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FATTORIA PARADISO DI BERTINORO

Nicchie Riservate Proteggono Vini Nobili In Bottiglie Coperte

Dell A Doverosa Patina Del Tempo E Numerosi Scaffali Sorreggono

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In Bell A Mostr A Vini Di Annate Remote

Testo e Foto di Teresa Carrubba

Decine di splendidi pavoni a "ruota aperta" sono un comitato di benvenuto d'eccellenza in questa fattoria che già dal nome la dice lunga: Paradiso. Un vero Eden per enologi e grandi amatori di vini pregiati. Qui c'è un'enoteca preziosa, un tempio della sacra bevanda che mette in soggezione i profani e delizia gli intenditori. Nicchie riservate proteggono vini nobili in bottiglie coperte della doverosa patina del tempo e numerosi scaffali sorreggono in bella mostra vini di annate remote Vi si accede da un corridoio tappezzato da bottiglie perfettamente allineate in un reticolo di sostegno che copre persino il soffitto. E' il vino della Fattoria Paradiso, nelle sue pregiate varietà che spesso maturano e s'impreziosiscono in maestose botti di rovere francese o in barrique Un vino che ha beato palati illustri come quello di C l i n t o n, degustazione dei vini, che si svolge con la guida dell'enologo secondo tutte le regole del bon ton, ha luogo nella suggestiva Sala dello Stemma, taverna rinascimentale sede anche di cenacoli e incontri culturali, che mostra lo stemma patrizio degli Ugarte Lovatelli, antichi proprietari della villa e della tenuta che dal 1853 passarono alla famiglia Pezzi. Negli anni Sessanta, Mario Pezzi, consigliato dal poeta Aldo Spallicci, selezionò i cloni di Pagadebit gentile di Bertinoro e Cagnina dal peduncolo rosso e li coltivò in vigneto, ottenendone la DOC. Ma cavalli di battaglia della Fattoria Paradiso sono anche il frutto di due cru autoctoni, il Barbarossa e il Sangiovese Vigna delle Lepri. Quest’ultimo, nel 1962, fu la prima riser va in assoluto di sangiovese in purezza, presente sulle tavole di VIP e presidenti, Sandro Pertini lo volle al Quirinale per il banchetto ufficiale in onore di Ronald Reagan Nel 1954 alla Fattoria Paradiso venne scoperto un vitigno

Fattoria Par Adiso

VIA PALMEGGIANA 285 -BERTINORO (FO)

TEL.0543/445044

INFO@FATTORIAPAR ADISO.COM

HTTP://WWW.FATTORIAPARADISO.COM di Bologna e dell’Istituto di Conegliano Veneto, se ne ricavò un grandissimo rosso di grande struttura. Un vino fra i più longevi che si conoscano, che ha guadagnato a Mario Pezzi il riconoscimento di "Vignaiolo del Mondo". Qui si producono anche una vendemmia tardiva di Albana che Federico Fellini e Tonino Guerra vollero chiamare Gradisca dal personaggio del film Amarcord; il Mito, blend di Cabernet, Merlot e Syrah che il premio Nobel Dario Fò volle firmare e lo Strabismo di Venere, blend di uve bianche che ha entusiasmato New York e Las Vegas Non solo vino, La Fattoria Paradiso produce la Grappa Stravecchia di Barbarossa, l’olio extra vergine “Palmezzano” ed il “Vignatico”, salsa balsamica d’uva

L'amore per il vino di Mario Pezzi, ebbe la prima sublime espressione quando egli piantò una rosa rossa all'inizio di ogni filare: un omaggio alla vite. E i vigneti, qui, sono spettacolari e immensi. Più di quaranta ettari che av volgono la collina e digradano a valle. In questo verde, non lontano dalla cinquecentesca casa-madre in cui si trova l'enoteca, vivono la loro tranquillità due cascine ben ristrutturate, dedicate all'Agriturismo Appartamentini autonomi di cucina, arredati in modo essenziale e sobrio L'agriturista può passeggiare nella proprietà a piedi o in bicicletta, ma può anche visitare il Museo della civiltà contadina, il Museo del vino e dell’etichetta e la collezione di auto d'epoca che il poliedrico Mario Pezzi ha costruito Una bella storia di famiglia, questa, che da 5 generazioni tramanda da padre in figlio un’eredità che porta in sé una radicata esperienza, ma soprattutto l’amore per la vite e per il territorio

Questo saggio si presenta al lettore con grande originalità, non è infatti una vera e propria guida di viaggio con le consuete indicazioni stradali e notizie pratiche, ma piuttosto un compendio di tutte quelle osservazioni, brevi connotazioni ed anche a volte, curiosi commenti, che l’autore ha saputo scoprire dopo anni di riletture e di attente esplorazioni di tutti gli scritti di Shakespeare. E’ così che il lettore viene condotto nei luoghi percorsi realmente e nelle ambientazioni create da Shakespeare, in Inghilterra ma anche in numerosi altri luoghi d'Europa, inclusa l’Italia. Molte le curiosità, tante le notizie nascoste da scoprire fra le righe, circa le abitudini, le osservazioni spontanee anche semplici, che il Poeta fa durante i suoi spostamenti e i contatti con le persone che lo accoglievano Si tratta in effetti di un tour nei luoghi che hanno caratterizzato un percorso “ umano ” del drammaturgo nella sua identità completa Ma eccoci a Stratford-upon-Avon, la città natale del Poeta, che offre al viaggiatore le atmosfere che lo stesso Shakespeare visse, e che oggi si possono visitare: dalla casa in cui nacque alla chiesa in cui fu sepolto. E possiamo quindi suggerire vivamente la piacevole e originale lettura del Saggio di Caramelli perché, ricco di consigli e curiosità, francamente espone anche le contrarietà del viaggiatore in hotel infestati da fantasmi oppure indicare spunti scenografici che l’autore rende, con leggera ironia, vivacemente impreziositi dai suoi disegni, tracciati sul posto, come è consuetudine spontanea di “noi” architetti.

a cura di Luisa Chiumenti

Sempre vicina al teatro, come rappresentazione artistica poliedrica, sia sul piano umano, che ambientale, architettonico e scenografico, la Severi, storico e critico d arte, scrittrice, e curatrice di mostre, si presenta qui come professionista appassionata, che ha saputo dare al lettore uno spaccato completo e veritiero di ciò che in realtà racchiude in sé il Teatro, in tutte le sue componenti. Si concentra su Roma dove fu sempre alta la cura e la passione per il teatro, come hanno testimoniato anche i diari dei grandi viaggiatori stranieri presenti a Roma per il Grand Tour o i versi del Belli. Ed eccoci nel “sistema teatrale” nel tempo, con il divieto alle donne di calcare le scene, o la periodicità degli eventi o le pratiche per ottenere l’agibilità fino all’analisi delle varie architetture Leggiamo quindi come sia stata Roma che, nel teatro Tordinona-Apollo (non più esistente per la costruzione degli argini del Tevere), ad imporre la pianta “ a ferro di cavallo” tipica del “teatro a palchetti o all’Italiana”. Ed ecco poi succedersi, nell agile testo, in rigoroso ordine alfabetico, i nomi dei tanti teatri che, fin dall’antichità sono sorti a Roma. Ben 361 sono quelli citati dall’autrice, che ne presenta in particolare al lettore 289 con una specifica scheda compilata per ogni struttura, in base alla sua precisa storia Interessante il risvolto sociale, politico (di adesione o di condanna), che il Teatro stesso in sé ebbe a subire nel tempo E via via, di secolo in secolo, fino ad oggi, toccando anche i Caffè Chantant e i teatri nelle cantine.

a cura di Luisa Chiumenti

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