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OSPITI D’ONORE ALL’AUBERGE DE LA MAISON
C’È IL FASCINO DELL’ATMOSFER A CALDA E COINVOLGENTE DELLE
TR ADIZIONALI STRUTTURE ALPINE, MA CON SPICCATA PERSONALIZZA ZIONE
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Testo E Foto Di Teresa Carrubba
il primo impatto è il profumo resinoso dei legni che av viluppano anche lo sguardo in un’esperienza sensoriale dav vero unica e’ questo il segno dell’accoglienza dell’auberge de la maison di entrèves, a pochi passi dall'antica casa-forte un tempo di proprietà della signoria di courmayeur “hotel de charme, hotel-chalets de tradition, saveurs du Val d ’a o s t e ” , q u e s t o d i c o n o l e i n s e g n e d e l l ’au b e rg e e d è t u t t o ve ro. c ’è i l f a s c i n o dell’atmosfera calda e coinvolgente delle tradizionali strutture alpine, ma con spiccata personalizzazione, fatta di mobili in legno massiccio di antica fattura artigianale, stampe d’epoca, rivestimenti in legno alle pareti, una sorta di boiserie su cui vengono stampati tessuti antichi, e pavimenti in legno degni di un attento progetto specie quello della hall, un puzzle di cubetti ricavati dal legno di larice tagliato di testa, inseriti in un reticolo m a n o n f i ss a t i i n m o d o t a l e d a “g i o c a re ” c o n i p a ss i d i c h i l o a t t r ave r s a g e n e r a n d o volutamente un leggero scricchiolìo che dà un tono di vissuto
L A SUITE DI FORTE IMPRONTA ALPINA, CON TANTO DI ABBAINO INCORNICIATO DA LEGNO DI ABETE E TETTO MANSARDATO CON TR AVI A VISTA E POI, A MAGNIFICO CONTR ASTO, UNA VASCA IDROMASSAGGIO DI DESIGN NEL BEL MEZZO DEL SALOTTO, SOTTO UN SOFFITTO SPIOVENTE
Questo è solo un esempio di come qui all’auberge niente è stato lasciato al caso, la cura dei particolari sembra essere il frutto di una precisa volontà di stupire Questo vale, ovviamente, anche per camere e suite, una diversa dall’altra, rinnovate periodicamente in un felice connubio tra tradizione montana e moderno design Qui c’è la mano dell’architetto, danilo montovert del prestigioso studio di architettura in aosta montovert architects, per quanto attiene alle idee strutturali come ad esempio la suite di forte impronta alpina, con tanto di abbaino incorniciato da legno di abete e tetto mansardato con travi a vista e poi, a magnifico contrasto, una vasca idromassaggio di design nel bel mezzo del salotto, sotto un soffitto spiovente o la suite con la tradizionale stufa-camino in maiolica, un intimo soppalco con salottino per il relax e una grande moderna vetrata panoramica. ma poi c’è l’impronta di una donna dal gusto estetico molto spiccato e dall’attenzione minuziosa ad ogni particolare che possa far sentire l’ospite coccolato e accolto con molto di più delle tipiche amenities di un albergo. la donna è alessandra Garin, l’anima dell’auberge e proprietaria insieme al fratello furono i nonni filippo ed esterina Garin, negli anni ’50, a dare il via alla tradizione alberghiera della famiglia con la locanda belvedere in Val ferret. poi fu la volta di leo Garin, padre di alessandra, che costruì l’auberge de la maison a entrèves e portò al successo la cucina valdostana tradizionale. un merito questo di cui si è av vantaggiata la figlia alessandra, appunto, puntando molto sulla tradizione culinaria per aumentare l’appeal dell’auberge. e’ infatti l’aubergine, il ristorante interno dell’albergo uno dei suoi punti di forza per qualità dei piatti proposti, per il rispetto della tradizione locale e, non ultimo, per il servizio davver eccellente l’attenzione dei camerieri al cliente è a tal punto sensibile che può capitar che un desiderio appena sussurrato tra i commensali si concretizzi a tavola nel cib appena nominato tanto apprezzabile quanto inusuale nel menu appaiono piat curatissimi e gourmand quali ad esempio Vallée d’aoste Jambon de bosses dop co frittelle di mele calde, Zuppa alla courmayeurentze in crosta di fontina dop, ravioli maiso con cuore di burrata e basilico su crema di spinaci e olio aromatico, crespelline di gran saraceno alle erbette di montagna e coulis di pomodoro, filetto di cervo al porto ruby co marmellata di cipolle rosse e uvetta, Guancetta di vitello cotta lentamente nel blan fripon, sugo infuso al timo, funghi secchi e patata di montagna schiacciata all’oli extravergine di oliva. e per finire, il magnifico sabayon auberge e pasticceria mignon. l coccole dell’auberge de la maison proseguono alla maison d’eau, la raffinata spa co piscina, idromassaggio, sauna finlandese e bagno di vapore. il menu dei trattamenti davvero allettante e particolare, specie per quelli che riecheggiano le vecchie tradizion locali come il bagno di fieno caldo o il bagno alpino di erbe e fiori ma anche trattamen innovativi come lo scrub aromatico seguito da massaggio con olio al cioccolato e spezie scrub e massaggio con preparati antiossidanti ottenuti da uve muscat, enfer e rayo colte ai piedi del monte bianco. e tanto altro. una chicca è la personal spa refuge d mont-blanc, una casetta in legno nel parco dell’auberge, prenotabile in esclusiva, in gener per una coppia, per una indimenticabile esperienza di relax alpino
Si tratta di un romanzo in parte storico, in parte collegato e suggerito da avvenimenti personalmente vissuti Leggiamo nella controcopertina, oltre ad una originale sorta di autobiografia dello stesso autore, anche una illustrazione ambientale: «Il fatto si svolge a Londra al tempo della regina Vittoria, offuscato da un misterioso criminale chiamato Jack lo Squartatore realmente esistito che uccise un numero indefinito di meretrici, massacrandole senza un motivo, con estrema crudeltà» . Si potrebbe pensare di trovarsi a leggere un “giallo” e invece l’autore ci porta attraverso luoghi e avvenimenti da lui realmente vissuti in una sorta di “ romanzo storico” collegato con la sua attività di architetto, portata avanti in Somalia, per conto del Ministero degli Esteri Italiano In effetti i suoi racconti volteggiano fra ipotesi di avvenimenti molto reali, ma anche aventi alle spalle situazioni imprevedibili, anche se in certo modo “annunciate” E’ così ad esempio per “La Belle Epoque (1870 – 1914), un periodo troppo bello per essere una storia” e “troppo recente per essere una leggenda” con una bella immagine che presenta la soubrette del Moulin Rouge e, in secondo piano il pittore Toulouse Lautrec, ma al tempo stesso fa pensare a quei “fermenti sociali che dal 1848 si preparavano a sconvolgere l’equilibrio politico europeo ” , perché “le cose cambiano velocemente” (ed è questa la didascalia di una foto in bianco e nero), con l’accenno all’affondamento del Titanic (1912), quasi come presagio dell’attentato di Sarajevo del 1914 E l’architetto si chiede: «Perché l'ho scritto?» Risposta: «Perché sì...» e il lettore si renderà conto del fatto che un tale libro, davvero “unico ” , andava proprio scritto. Curiosa e originale anche la rassegna finale dei personaggi menzionati nel testo con qualche riga di note biografiche a cura di Luisa Chiumenti
Il volume, curato da Luigi Gallo e Raffaella Morselli è stato pubblicato in occasione della mostra “Arte liberata Capolavori salvati dalla guerra 1937-1947”, allestita alle Scuderie del Quirinale (fino al 10 aprile 2023). Siamo così di fronte ad un periodo storico molto importante per la tutela delle opere d’arte in Italia che ha dato vita a iniziative delicate e spesso anche pericolose, mirate a mettere in sicurezza dalle minacce del periodo bellico, quante più opere era possibile. Oltre all’operazione in sé, il lavoro di queste persone (molti soprintendenti e funzionari di Stato) che mise in atto un eroismo e un tempismo davvero eccezionali, affrontando bombardamenti e sventando razzie da parte del nemico, durante la seconda guerra mondiale, ha in effetti anche un risvolto di carattere “formativo”, poiché dà testimonianza di una profonda dedizione verso la tutela di un patrimonio culturale che è da ritenere indissolubile dall’immagine “Italia”. Più di 100 le opere che danno testimonianza in mostra del livello di arte che fu messa in sicurezza, testimoniate da documenti e fotografie d’epoca che si accompagnano in Catalogo con le immagini presenti in mostra, di molti dei capolavori salvati Una interessante panoramica di documenti, fotografie e risvolti sonori che raccontano in modo drammatico e avvincente l’emozione di un periodo della nostra storia che oggi possiamo vedere come un vero e proprio caposaldo “fondativo per una nuova coscienza civica” Molti sono i nomi di coloro che si impegnarono in questa che fu denominata “ operazione salvataggio”; e per tutti ricordiamo Pasquale Rotondi, legato alla Rocca di Sassocorvaro Sono storie di anti-eroi e anti-eroine che difesero il concetto stesso di bene culturale quale “metafora di salvaguardia di una memoria collettiva e identitaria” a cura di Luisa Chiumenti