Dodici suffragi del bianco

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Enrico De Lea

dodici suffragi del bianco (poesie)

un e-book del blog DA PRESSO E NEI DINTORNI http://delea.wordpress.com/


Riunisco, qui , i “suffragi del bianco”, nati da alcune conversazioni con Mariella Marini. Un primo gruppo di essi (otto “suffragi”) è uscito su Poetarum silva. Queste poesie sono dedicate alla memoria di Mariella Marini (Puzzolo), amica ed artista indimenticabile. La foto di copertina è di Lea De Lea.


sembra che a notte appaiano colori incogniti dal bianco dei lenzuoli, dalle camicie dei padri appese all’aria, con mollettoni ai dolori quotidiani, lavate con la cenere e la sabbia, sbiancate col limone dopo allappi alle bocche delle insalate forti del bianco callo in aceto e pepe rosso‌


c’è costanza negli esseri del mondo: in questo mondo il lino alla fontana merita polso forte nel pestarlo, qui, sotto i gelsi neri e il rossomora, ci siamo chiesti dell’origine dell’acqua forse tutto il paese una sorgente, come certezza del grigio, nascituro acciottolato…


all’apparenza, quella della morte detta in vacanza, si sventolano dai fili lunghi cotoni, partecipi dell’incarnato che vuole cipria e lavanda, e vuole il vino, ma quello buono, che fa sanguee poi diviene il bianco nascosto di piante varie della macchia, un altro verde apparire, e cieco al cielo dell’alba incolore e tutta da colmare dei nostri riaccesi segni, sensi, precipitosi indizi di vita...


nel rossore dell’alba discreta e poi potente, il bianco di padri e madri, le bianche vesti, la camicia delle anime sorprese, mutagnolo sentore di nuove voci, ci sono croci argentate da intravedere ci sono serri da attraversare rossi in volto, cantilenando mali e buone erbe, da un vento tutto dalle case, augurali.


prego, non ci si parli della bianca carta-campagna e della nera semenza, nera traccia spermatica di notte, forse notte di storia, sicuramente non luce avanzante, ma che è vera tutta, nell’orto della zia, vicino, e nel primissimo iota rosso dell’alba fissata – l’oro dello squarcio marino a quell’ora al comando dell’occhio, luminescente dosso del primo mattino


sono reali gli esseri assopiti in penniche profonde come grigi mausolei di roccia calcarea, pronta a disfarsi in bianco latte-calce per case avÏte e ci sono rossori elementari avanti agli esseri, di carne, e di verde vincente sul sereno, e con segni indelebili, cicatrici delle more e dell’uva sulle braccia, a regolare l’incedere notturno


un inchiostro non nostro, ma di sangue atavico, a fugare oppure vincere il grappolo di nulla-notte-buio che la zia centenaria temeva, bramando sempre quel – di prima luce – sì, quel primo chiarore ancora bianco bianco, e rosso appena poi, e giallo oro come una lampa d’olio ai morti-dèi delle famiglie nelle case in penombra perlustrate


o come si affacci il viola di un sudario a statue, e si rinvenga luce a poco a poco ai sottopassi, gallerie per acque conosciute, da cavi interni per le forme di capra, dal sale che è vittoria vitale e salva il mare nemico e lontano, notissimo allo sguardo ed alla mano intenta, di vedetta, dall’alto, il bianco estivo che s’arrotola oltre i polsi


quest’agitare a manifesti del dolore i drappi viola, ovunque, sulle icone del tempio, anticipi, presagi luminosi dei fertili rossi, tra il verde testimone


se da una luna sospesa all’aspro monte provenga, intero, un rosso di fatica come un volto, malgrado abbia imbiancato alle fontane sagome matriarcali- il sole che atterrisce a quel bianco, latte e lenzuolo di semenza in coscienza nell’occhio di manca un fuoco che ora esplode, assolto nella secca della partenza‌..


con qualche danno, in revoca del verde, s’acconcia il bianco dei lastroni lavatoi, una cuccia di valle, un – da cenere e limone – dispiegato mantegna bianco di morte assorta, non rappresenta nulla il raccontare, solo il tradire avanza, la partenza invocata per i figli e il piccone dello stradone incluso dentro l'epoca di un film


si condannano a certi rossi infami dell’alba sconosciuta, amata perché il fresco azzera il sole, lo fa quadro di rami a cui attaccarsi, o d’erbe vellutate a spino, di cattura nel bianco dell’abbaglio.


Tutti i diritti riservati.


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