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Prefazione

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Introduzione

Introduzione

Possiamo. C’è tutta la forza che viene dall’autorevolezza di chi conosce l’animo umano e le vie attraverso le quali esso può perdersi e incontrarsi. Un invito a fidarci, anche di noi stessi: l’autostima viene qui presentata come “un’esperienza della nostra interiorità”, dunque è possibile per ciascuno di noi. La visione olistica che incornicia questo lavoro ci orienta nella ricerca del nostro benessere, dove la relazione corpo-mente-spirito va costituendo la nostra completezza che non può prescindere dalla relazione che ci abita. L’etimologia ci viene incontro: per comprendere dobbiamo prendere insieme, riunire, abbracciare. La comprensione richiede la coscienza della complessità (dal greco pleco, intrecciare), ossia di questo incontro che è intreccio. La nostra integrità richiede questo sguardo capace di riconoscere i soggetti di questa relazione e le loro interazioni: è da esse, infatti, che si sprigiona la nostra potenzialità trasformatrice. Le relazioni, a tutti i livelli, infatti sono atti creativi: nell’incontro, nello scambio, nella reciprocità si genera il nuovo, si ridefiniscono i confini, si svelano nuove conoscenze, si intravedono altri scenari. In questo senso le relazioni tra corpo-mente-spirito hanno una valenza altamente educativa e potenzialmente terapeutica: può infatti condurci oltre.

Anche oltre il dolore. In questa prospettiva dagli ampi orizzonti l’autrice non manca di guardare dritto negli occhi le possibilità che abbiamo. In un’altalena tra uno sguardo di tenera pazienza verso le nostre debolezze, unito a qualche sferzata che sa di materna esortazione, di chi sa che è possibile il cambiamento. L’oscillazione tra l’ansia che tutto dipenda da me e che sia tutta colpa mia o al contrario il pensare che siano solo le circostanze o le altre persone ad essere sfavorevoli, può portarci ad una postura esistenziale paralizzante e quindi ad uno stato di malessere psicofisico. Malessere chi ci allontana dalle possibilità di cambiamento che, invece, abitano la nostra interiorità. Quante volte accade che ci sentiamo desiderosi del cambiamento, eppure immobili, stretti e tormentati in situazioni che si ripetono e generano in noi frustrazione, scontento, malessere. A questo proposito, dalla lettura di questo libro raccoglierete un prezioso frutto: “Non ha importanza da dove inizierete – ci incoraggia l’autrice – l’importante è iniziare”. Nulla a che vedere con l’impazienza di chi pretende. Piuttosto un invito ad un atteggiamento, prima di tutto verso se stessi, di perdono capace di sciogliere il risentimento. Rappacificarsi con la propria ombra (Jung), con le maschere che ci hanno permesso di proteggerci dalla sofferenza e che ci indicano la strada: è attraverso la nostra maschera che possiamo scoprire le nostre ferite e concederci la guarigione. Del corpo e dell’anima che sola “ha la capacità di farci sollevare”. Non ha paura di affermare che “soffrire non è un obbligo” e la responsabilità è qui intesa come possibilità che ci è data di produrre quei cambiamenti che spesso attendiamo.

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Se è certamente vero che le basi dell’autostima germogliano nei primi anni di vita, è anche vero che essa si struttura, si rinforza, si abbatte, si ridefinisce nell’arco di tutta la nostra esistenza. La buona notizia che accompagna e sostiene questo energico testo, è che l’autostima è un processo che non avviene al di fuori di noi, non altrove e non si tratta di avere o non avere autostima. Neppure il tempo ci è contrario: non c’è una volta per tutte o mai più. Ci è sempre data la possibilità di scoprire le nostre ferite e i nostri talenti, che tutti noi abbiamo. In questo sguardo stupito di chi si concede di osservare le proprie fragilità, prende vita il percorso dell’autostima. Essa non risiede al fuori di noi, né oltre le nostre competenze e possibilità. Il senso di insoddisfazione, inquietudine, sofferenza già racchiudono “la lezione più grande che vi può capitare”, perché ci offrono la possibilità del perdono, culla della nostra autostima. Desidero ringraziare sentitamente l’autrice, ancora una volta, per la sua preziosa sollecitudine nel confidare che i colori e le trame di questa meravigliosa tessitura che è la Vita siano anche opera di ciascuno di noi.

Dott.ssa Agnese Ravaglia

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