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"RITRATTO DEL PRINCIPE TOMMASO FRANCESCO DI SAVOIA CARIGNANO A CAVALLO

DI ANTOON VAN DYCK

DI GUSEPPE FRASCAROLI

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Tra le diverse tipologie di ritratti indagate da Antoon Van Dyck (Anversa, 1599Londra, 1641), pittore fiammingo, principalmente ritrattista, figura anche il ritratto equestre, genere che risale alla statuaria classica e che ha per tradizione un carattere eroico e magniloquente. In particolare, il cavallo trasmette energia, e laddove l’effigiato monti un cavallo impennato, il ritratto diventa una celebrazione della sua forza di carattere, permette psicologicamente di essere sollevati dalle proprie paure, sentendosi grande e potente; si sottintende quindi che chi sia in grado di controllare un cavallo imbizzarrito può ugualmente condurre una nazione o un esercito.

Van Dyck nel 1633 ha già ritratto “Carlo I a cavallo, con il suo scudiero Sant’Antonio” ma questo dipinto, che pure mostra il cavallo in movimento, ha l’enfasi e la grandiosità retorica del ritratto, che l’artista realizzò nel 1634 a Bruxelles per Tommaso Francesco di Savoia Carignano. Questo ritratto del principe a cavallo è un olio su tela di cm 315 x 236 ed è conservato nella Galleria Sabauda di Torino. Il dipinto fu eseguito insieme a un altro ritratto a mezzo busto e fu commissionato per celebrare l’insediamento “ad interim” del principe come reggente dei Paesi Bassi spagnoli. Tommaso Francesco, che era un comandante militare, era arrivato con quella nomina al culmine della sua carriera: la sua opzione di porsi al servizio di Filippo II di Spagna veniva premiata. In omaggio alla sua patria d’elezione il principe si fece ritrarre con un’armatura di fattura spagnola e scelse un cavallo di razza andalusa. La posa dell’elegante cavallo bianco che si sta impennando, la lunga criniera, le bardature dorate, i tendaggi di seta stupendamente modellati e il cielo cupo partecipano a commemorare la magnificenza e la fastosità del condottiero. Tommaso Francesco è raffigurato con il bastone del comando e con i segni e il nastro rosso dell’Ordine dell’Annunziata, assegnatagli dal padre, Carlo Emanuele I di Savoia nel 1616. Il principe era però più ambizioso che abile; la sua carriera militare sarebbe stata segnata da successi e fortune alternate ad insuccessi. Van Dyck era un ritrattista troppo attento e sensibile per non comprendere la vera natura dell’uomo: lo sguardo quasi disorientato e smarrito sta ad indicare la divergenza tra i suoi ideali, spesso utopistici e le sue reali capacità.

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