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"SLOW MOOD"

SINTONIZZIAMOCI AL RITMO DELL'ASINO

DI ALESSANDRA PIRRO

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Corporatura robusta, zoccoli piccoli e forti, sguardo languido e profondo, ma soprattutto lunghe orecchie dal folto pelo: “Piacere! IO SONO L’ASINO!” E’ singolare il modo in cui questo equide si presenta al nostro cospetto e prorompente è il suo ragliare inconfondibile in segno di saluto, che parte con un’inspirazione profonda e sfocia in un urlo graffiante e privo di grazia. Ma a contrasto della sua voce cacofonica e dietro al suo aspetto goffo ma armonico, si nasconde un animo mite ed amabile, pieno di generosità ma anche di orgoglio di essere se stesso. Questa presa di coscienza non è il risultato dell’umanizzazione, bensì è il frutto di studi scientifici che hanno dimostrato come la nostra visione antropocentrica sia opposta al Mondo Naturale. Esso ha le sue regole, parla attraverso le sue creature e seppur l’umano l’abbia modificato a proprio vantaggio, egli non potrà sfuggire alle sue leggi. E’ proprio di alcuni mammiferi, infatti, quali elefanti, scimmie, delfini, cani, alcune specie di volatili, e gli equidi, avere un forte senso di autoconsapevolezza e ciò, in concreto, significa che non siamo gli unici a riconoscere la nostra immagine riflessa in uno specchio. Negli asini l’autocoscienza è particolarmente spiccata ed esige una grande considerazione da parte di chi si rapporti con lui, a dispetto di quelle credenze popolari che su di lui si sono sbizzarrite o accanite… Per smentire la diceria di animale stolto, testardo o pigro, rendergli giustizia e conferirgli tutto l’onore che merita, è sufficiente guardare indietro nei secoli. L’asino domestico, il diretto discendente degli asini selvatici provenienti dal Nord Africa, è conosciuto soprattutto come grande collaboratore dell’uomo nelle attività rurali, ma non di meno ha rivestito importanza nelle azioni belliche, con il ruolo di facchino per gli approvvigionamenti militari ma anche di combattente vero e proprio. Con il trascorrere dei decenni, una ritrovata stabilità politica unita all’esigenza di rinascita economica, hanno portato alla migrazione verso i centri abitati e all’abbandono delle terre da coltivare. L’asino ha perso perciò il suo valore aggiunto e la sua utilità, e, ove possibile, è stato sostituito dalla meccanizzazione.

Ma il suo “festina lente” non si è mai assopito, il suo orgoglio di essere tale ha atteso consapevole che l’auto-coscienza fosse il suo premio celeste. Perciò, la capacità di differenziarsi dagli altri, così uguale alla nostra, l’ha strutturato, determinato e reso empatico, tanto da riuscire, proprio come noi, a comprendere se un suo prossimo sia felice o profondamente triste.

Il suo carattere ha due sfumature: fingere indifferenza e diffidare degli sconosciuti. Perciò quando approcciamo un asino avviciniamoci con calma e aspettiamo che sia lui ad incuriosirsi. Una volta guadagnata sua fiducia, diventerà un nostro amico fedele per sempre! Ma dovremo essere bravi a conquistare il suo cuore: egli predilige le persone che non esigono fretta, che lo rispettino e che lo trattino con gentilezza. In questo modo si saprà donare a noi e in modo sorprendentemente veloce imparerà i compiti nuovi e così bene che sembrerà non aver fatto altro nella vita! Ciò significa che la sua capacità cognitiva è molto avanti: l’asino è svelto e pronto, intelligentissimo e curioso. Chi possiede questi quadrupedi, infatti, sa che deve riporre bene mangimi, chiudere cancelli e porte perché gli asini sono capaci di ingegnarsi per uscire indisturbati, aprire bidoni, rubare cibo, ritirarsi in paddock altrui. In addestramento è bene compiere quotidianamente poche sessioni costituite all’inizio solo da approcci propedeutici alla sua cura e pulizia (striglia, spazzole, docce, simulazioni di interventi di mascalcia e visite veterinarie): poter mettere i ferri o somministrare un vaccino senza che l’asino abbia timore di attrezzatura e strumenti vari è molto importante. Ma diventerà un compito difficile se lo sottoporremo ad inutili ripetizioni o, peggio, lo costringeremo con la forza: ha solo bisogno del suo tempo perché è molto ricettivo, ma è anche permaloso. L’asino perdona ma non dimentica facilmente un torto subìto, ed esagerare con lui significa ottenere il riflesso di opposizione, che in questo animale è molto marcato.

E’ difficile quindi da addestrare? Assolutamente no, perché è molto disponibile nei confronti di chi si fida. Potrà imparare ad essere montato, in base alla sua stazza, tenendo presente che può portare al massimo un quinto del suo peso. Ci sorprenderà nell’eseguire le tre andature, potrà trainare carri e carretti, portare un basto. La sua sensibilità e pazienza sono doti che nella riscoperta del “vivere lento” lo rendono il migliore compagno di viaggio nelle ippovie e sui sentieri di pellegrinaggio, ma può rappresentare anche un ottimo aiutante nelle fattorie didattiche e in onoterapia. Di particolare efficacia è il suo impiego nella cura dell’autismo, perché il bambino, a differenza del cavallo, con l’asino non corre il rischio di essere spaventato e la sua vicinanza aiuta il suo rilassamento, migliora la tonicità dei muscoli, evita il rinchiudersi in se stesso. Non a caso il numero di asini in Italia negli ultimi dieci anni è raddoppiato.

Questo splendido animale, destinato ad eclissarsi, simbolo antiquato di una vita scomparsa, è invece modernissimo, antitetico a ciò che oggi propone la società ed è un ottimo maestro: ci insegna quanto l’essere miti non significhi essere deboli, ma semmai rappresenti il valore della solidità, della forza interiore. Ci insegna la lentezza nell’epoca della fretta, la gentilezza contro la violenza, la capacità di riappropriarsi del proprio tempo, l’avere una relazione reale nel mondo fatuo delle connessioni e dei rapporti virtuali. Chi incontrerà un asino sul suo cammino e saprà sincronizzarsi al suo ascolto, potrà far tesoro dei suoi insegnamenti riscoprendo la ricchezza interiore.

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