N 16 – GIUGNO
Food Magazine
ITALIA ITALIA TRA PAESAGGI E CUCINA
GIUGNO N. 16
ENJOY FOOD MAGAZINE
CONTRIBUTORS Anna Funari Annalisa Sandri Aurora Mottes Calogero Rifici Carla De Iuliis Caterina Anello Caterina Ganau Claudia Di Francesco Claudia Maestri Dina Gintsburg Erica Zambri Francesca Fughelli Francesca Marcuccio Francesca Mele Francesca Cecchini Gabriella Pizzo Giulia Lafavia Giorgia Pazzaglia Karen Odell Libera Mascio Maria de Candia Maria Rosaria De Luca Mariangela Marchesi Michelangelo Mascellaro Mirella Pagliaro Miria Onesta Monica Vitale Roberta Bucci Sabrina Pignataro Samantha Fontana Vincenzo Serino Vittoria Tassoni Welda Bertorelli
LA REDAZIONE Lucia Antenori Lucia Lettieri Elena Prugnoli
FOTO DI COPERTINA Elena Prugnoli
SITOGRAFIA Le foto di cui non è specificato l'autore sono state scaricate da https://pixabay.com/it/ Per le regioni in generale https://www.travel365.it/destinazioni/europa/italia/ http://www.italia.it/it/scopri-litalia/ http://www.assovini.it/italia per alcuni aspetti in particolare : https://www.10cose.it/umbria/cosa-vedere-umbria https://www.paginegialle.it/magazine/food/10-piatti-tipici-emiliani-da-provare-assolutamente-166 https://www.expedia.it/explore/le-20-cose-da-vedere-in-liguria https://www.expedia.it/explore/cosa-vedere-in-friuli-venezia-giulia-i-15-luoghi-da-non-perdere https://www.expedia.it/explore/cosa-vedere-in-emilia-romagna-20-luoghi-da-visitare https://siviaggia.it/idee-di-viaggio/10-itinerari-alla-scoperta-della-liguria/248005/ https://www.guidatorino.com/cose-da-vedere-in-piemonte/ https://www.10cose.it/umbria/cosa-vedere-umbria https://www.skyscanner.it/notizie/10-posti-bellissimi-umbria-da-scoprire-auto https://www.luoghidiinteresse.it/cosa-vedere-in-piemonte/4221/ https://www.zingarate.com/italia/lombardia/cosa-vedere-lombardia.html https://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_piemontese https://www.venetoinside.com/it/scopri-il-veneto/pianifica-la-tua-vacanza-in-veneto/10-luoghi-danon-perdere-in-veneto/ https://www.ilovevaldinon.it/piatti-tipici-del-trentino-alto-adige https://www.neveitalia.it/snowfood/news/8-cose-da-assaggiare-in-valle-daosta https://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_valdostana https://www.miprendoemiportovia.it/2017/10/lazio-da-scoprire/ https://www.voyagetips.com/it/sicilia-cosa-vedere/ https://www.skyscanner.it/notizie/10-posti-bellissimi-umbria-da-scoprire-auto http://www.basilicatadavedere.com/it/itinerari https://www.agriturismo.it/it/extra/cosa-mangiare-in-emilia-romagna:-prodotti-e-piatti-tipici-1246
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In
questo
numero
speciale
faremo
un
viaggio virtuale in tutte le regioni d’Italia partendo
da
accostando
luoghi le
conosciuti
bellezze
e
non,
naturali
alle
particolarità gastronomiche del luogo. E’ risaputo che cultura e cibo si fondono in una storia narrativa che fa godere gli occhi
e
le
papille
gustative.
Per
i
racconti e le immagini ci siamo affidati a food blogger locali che hanno saputo accoppiare
in
modo
naturale
cibo
e
luoghi della propria terra. Volutamente
non
abbiamo
collocazione
geografica
distinto
delle
la
regioni,
cercando di unire con il cibo la nostra amata terra italiana. Si
dice
abbiamo virtuale allora
che
la
tavola
apparecchiato lunga
che
quanto
riunisce, una
tutta
aspettiamo?
noi
tavola
l’Italia
e
Prendiamo
posto e gustiamoci con tutti i sensi a disposizione
queste
pagine
che
profumano d’Italia.
La Redazione
Foto di Elena Prugnoli
LAZIO TRA PAESAGGI E CUCINA
Il Lazio TRA PAESAGGI E CUCINA
Foto di Sante Galante
Foto di Elena Prugnoli
Il Lazio è la regione della capitale, "la città eterna", regione bagnata dal mar Tirreno, percorsa dalle acque del fiume Tevere e caratterizzata da un territorio prevalentemente collinare e montuoso ma pianeggiante in prossimità della costa. Il visitatore può scoprire paradisi di straordinaria bellezza anche dentro le mura cittadine: ne è un esempio Villa Borghese a Roma, Capitale d’Italia, il più famoso parco cittadino dove passeggiare, anche in bicicletta. La villa è molto interessante anche per la possibilità di visitare la Galleria Borghese ed i suoi capolavori. Il Lazio è anche una regione di terme, la cui storia è legata alle numerose fonti di acqua curativa che ebbero un enorme sviluppo durante l'epoca romana, sia nell'età repubblicana che in quella imperiale. I romani costruirono sontuosi bagni termali di cui esistono spettacolari testimonianze, disseminate in tutto il territorio, come per esempio le Terme di Caracalla, nel cuore di Roma e Tivoli. La sua fama è dovuta alle ville monumentali: Villa D’Este, caratterizzata da splendide fontane, giardini e dal palazzo, magnificenza del periodo rinascimentale e Villa Adriana, antica residenza dell’imperatore Adriano. Le due ville sono state inserite dall’UNESCO nell’elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità. A chi preferisce il mare la regione offre delle autentiche perle come Gaeta, Sabaudia, San Felice Circeo, Sperlonga e le isole Pontine, con Ponza, Ventotene a Palmarola. Per chi è appassionato di storia c'è l’imbarazzo della scelta su cosa vedere nel Lazio. Partendo dagli etruschi da non perdere le necropoli etrusche di Cerveteri e di Tarquinia e le antiche città di Vulci e Veio. Chi ama il lago non potrà fare a meno di andare a Bracciano o Bolsena. Il primo dove si trova il castello Odescalchi circondato dal verde e ricco di interesse. Il lago di Bolsena, nel viterbese, è il lago più grande di origine vulcanica d’Europa dal quale emergono due isole, Bisentina e Martana, che al fascino della natura che le circonda e agli splendidi panorami, uniscono la storia con le tracce lasciate dagli Etruschi e dai Romani e dai periodi storici che si sono succeduti. Non saranno, infine, delusi gli amanti della montagna, che nel Lazio troveranno ottime località sciistiche come il Terminillo, Livata e Campo Staffi. Visitare queste terre lascia il ricordo di luoghi unici, di emozioni intense, ma anche la chiara percezione dello scorrere inesorabile del tempo, che motiva tutti i tentativi, da parte di chi ci ha preceduto, di sfidare i secoli lasciandoci qualcosa di sé.
Conoscere e scoprire il Lazio è un po’ come sfogliare un libro di storia: ogni pagina ci narra di avvenimenti che hanno lasciato il segno su questo splendido territorio. Di seguito citiamo solo alcuni luoghi unici al mondo da non perdere assolutamente ma il Lazio è tanto altro.
Roma Le bellezze della Città Eterna sono infinite e serve il giusto tempo per goderne a pieno. Il Colosseo è il monumento più noto ma la vista mozzafiato che si gode dal Pincio non ha pari. Piazza di Spagna, Piazza Navona, Fontana di Trevi Il Pantheon e via dicendo. La Capitale d’Italia vi aspetta per una vacanza a tu per tu con la storia millenaria che poche città al mondo custodiscono. Visitarla in autunno è magnifico e le “ottobrate romane” vi regaleranno serate all'aperto e momenti indimenticabili. .
Viterbo Solo il fascino medievale del pittoresco quartiere San Pellegrino vale il viaggio verso il capoluogo della Tuscia. Città di papi, terme e facchini (i portatori a spalla della Macchina di Santa Rosa, dal 2013 inserita nel patrimonio orale e immateriale dell’umanità UNESCO). Viterbo offre tanto tra monumenti storici, boutique alla moda e acque benefiche. Una città immancabile fra le top del Lazio.
Civita di Bagnoregio Considerato uno dei borghi più belli d'Italia, è chiamata la città che muore in quanto sta per scomparire. È infatti costruita sopra ad uno sperone di roccia tufacea che si sgretola inesorabilmente risucchiando via le abitazioni esterne. Sembra sospeso nel nulla e collegato alla città nuova tramite un ponte pedonale sulla valle dei calanchi. E' ancora abitato da alcune famiglie che lo mantengono ancora vivo.
I Giardini di Ninfa Vi troverete in un luogo davvero magico, che alterna piante e alberi provenienti da tutto il mondo, ai resti di una vera e propria città medievale.
Tivoli Cittadina che vanta origini ancora più antiche di quelle di Roma situata sulle pendici dei Monti Tiburtini, poco distante dalla Capitale. E' come se fosse un balcone sulla campagna romana, e le Ville presenti nel suo territorio sono dichiarate siti UNESCO. Da non perdere poi l'Anfiteatro Romano, la Cattedrale o Chiesa di San Lorenzo, la Chiesa di S. Maria Maggiore, la Mensa Ponderaria, Piazza del Comune e Rocca Pia.
Calcata Spettacolare città scavata nella roccia, si presenta ai visitatori con le sue case e costruzioni che paiono quasi un prolungamento della roccia tufacea. Il tutto crea una atmosfera da borgo incantato tanto che qui si ritrovano spesso artisti ed hippies, ma si festeggia anche la notte delle streghe.
Parco dei mostri di Bomarzo Nei pressi di Bomarzo si può visitare il Parco dei Mostri, noto anche come Sacro Bosco o Villa delle Meraviglie. Si tratta di un complesso monumentale fantastico. Una passeggiata fra fra animali mitologici, divinità e mostri di pietra all'interno di un parco caratterizzato da un'atmosfera magica, ed oscura. La visita è consigliata ai bambini, ma il luogo è capace di lasciare senza parole persone di ogni età
Parco Nazionale del Circeo Istituito nel 1934, sorge nel tratto di litorale compreso tra Anzio e Terracina. Numerosi sono i resti risalenti a vari periodi storici, ma i tesori da vedere sono soprattutto quelli naturali come ad esempio la Duna Litoranea, ambiente unico in Italia.
Foto di Sante Galante
Foto di Elena Prugnoli
Foto di Lucia Antenori
LA CUCINA LAZIALE La gastronomia laziale è molto legata alla terra e fatta di sapori intensi e profondi, dai piatti semplici e genuini. Scoprire questa cucina è una gioia per il palato Tra i fiori all'occhiello della terra laziale figurano anche il carciofo romano,la porchetta molto conosciuta quella dei Castelli Romani, le olive nere di Gaeta, l’olio di oliva della Sabina le castagne dei Monti Cimini, il pecorino e le lenticchie di Onano.
Foto di Elena Prugnoli
Una cucina semplice e senza fronzoli: i piatti popolari sono diversi, perlopiù derivati dalla cucina romanesca in chiave rurale. Si inizia con carbonara, amatriciana, cacio e pepe, gricia: i quattro grandi classici della cucina romana. E poi coda alla vaccinara, trippa, pajata, tutti i piatti a base di quinto quarto, e ancora carne: abbacchio allo scottadito, saltimbocca alla romana, animelle, pollo con i peperoni e tutti i salumi e formaggi tipici del territorio. Tanta ricotta e pecorino, naturalmente, ma non manca il pesce (l'acquacotta di lago, il brodo di tinca con i tagliolini), e poi le verdure, come i carciofi alla giudia,o alla romana, la cicoria e le puntarelle con le acciughe. Per dessert, via libera a ciambelline al vino rosso, biscotti secchi di vario genere che cambiano di paese in paese, grattachecca, maritozzo con la panna e crostata di ricotta e visciole.
L’ACQUACOTTA Vittoriaincucina.it
Ingredienti per 4 persone 1 kg di Cicoria 500 g di patate 8 pomodorini 1 spicchio di aglio Pane raffermo q.b. Olio evo Sale Peperoncino
Pulire la cicoria e lessarla per 5 minuti, pelare le patate e tagliarle a tocchetti. Mettere in una pentola due cucchiai di olio e aggiungere il peperoncino e lo spicchio di aglio. Far soffriggere per 1 minuto, aggiungere le patate, i pomodori e la cicoria, versare l’acqua fino a coprire la verdura. Continuare a cuocere fino a che le patate siano cotte. Aggiustare di sale. Facoltativa è l’aggiunta di un uovo. Tagliare il pane raffermo a fettine sottili e metterle nel fondo di un piatto cupo, coprirle con le patate, poi la cicoria e terminare con un filo di olio evo.
“Piatto tipico dei butteri. Tra i vari tipi di acquacotta quella maremmana è senza dubbio la più tradizionale e, ancora oggi, nelle case si prepara un piatto gustoso come un tempo.”
SPAGHETTI ALLA GRICIA delizieeconfidenze.com
La pasta alla gricia è una ricetta tradizionale laziale, nata come pasto principale dei pastori di Grisciano, un paese in provincia di Rieti, vicino ad Amatrice, che portavano nei loro zaini del pecorino, sacchetti di pepe nero, della pasta essiccata, guanciale e strutto. Un piatto a metà tra la carbonara (che ha nel suo condimento l’utilizzo dell’uovo) e della amatriciana (che è condita anche con il pomodoro). All’origine della gricia, non era ancora conosciuto e utilizzato il pomodoro: molti infatti indicano questo piatto come l’amatriciana in bianco.
"si usa guanciale e non pancetta, pecorino romano e non parmigiano, niente cipolla e niente aglio e prevede l'uso di strutto... forse l'unica eccezione ammessa è sostituire lo strutto con olio extravergine d'oliva." La pasta alla gricia è una ricetta facile, ma per un risultato perfetto, si devono dosare gli ingredienti in modo molto preciso. Tre sono gli ingredienti per realizzare questo primo piatto: guanciale di Amatrice, pecorino romano DOP e pepe nero. Si possono utilizzare differenti formati di pasta (quali bucatini, penne o rigatoni), ma la ricetta più conosciuta è quella degli spaghetti.
Ingredienti per 4 persone: 280 g di spaghetti 250 g di guanciale di Amatrice 150 g di pecorino romano DOP 1 pugno di pepe nero 1 cucchiaio di strutto Sale q.b.
Prendere una pentola, riempire d’acqua e salare. Quando arriva ad ebollizione, buttare gli spaghetti e lasciar cuocere per 8-10 minuti, o secondo il tempo indicato sulla confezione. Nel frattempo tagliare le fette di guanciale di amatrice a striscioline lunghe, dello stesso spessore. Grattugiare il pecorino. Versare un cucchiaio di strutto nella padella e farlo scaldare a fuoco vivo. Versare le striscioline di guanciale e una manciata di pepe nero mescolando immediatamente con un mestolo di legno. Abbassare il fuoco e far rosolare il guanciale per un paio di minuti: far attenzione a non bruciarlo. Una volta cotti gli spaghetti al dente, scolare e versarli nella padella con il guanciale e pepe, aggiungendo un po’ alla volta il pecorino grattugiato e il pepe nero quanto basta. Se necessario allungare con qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta. Quando la pasta alla gricia avrà formato una deliziosa cremina, sarà pronta per esser impiattata e servita ben calda. Aggiungere in superficie altro pecorino e pepe nero, e buon appetito!
Gnocchi alla romana Ricetteromane.it
Ingredienti per 2 persone 200 g di semolino 800 ml di latte intero 2 tuorli 100 g di burro 80 g di parmigiano 40 g di pecorino romano non troppo fresco Pangrattato q.b. Noce moscata q.b. Sale q.b. Qualche foglia di salvia
Versare il latte in una pentola con 50 g di burro, metterla sul fuoco e portarlo a bollore. Abbassare il fuoco al minimo e versate il semolino a pioggia, aiutandosi con la frusta per evitare che si formino dei grumi. Continuare a mescolare finchĂŠ la sua consistenza inizierĂ ad addensarsi, far cuocere per 10-15 minuti ancora. Spegnere il fuoco, versare i due tuorli d'uovo, il parmigiano, il sale necessario e un po' di noce moscata e mescolare il tutto. Mettere un foglio di carta forno su un piano di lavoro e versare sopra il semolino. Ricavare un cilindro dello spessore desiderato riavvolgendo la carta intorno. Mettere i cilindri formati a raffreddare in frigorifero per 20 minuti. Poi, con un coltello, ricavare dei dischi di dimensioni regolari. Disporre i dischi in una pirofila imburrata, spennellarli con burro fuso, spolverarli con il pecorino romano e mettere qualche foglia di salvia qua e lĂ . Infornare per 15 minuti in forno preriscaldato a 200 gradi, poi per 3-4 minuti minuti funzione grill per far formare la crosta esterna.
MARCHE TRA PAESAGGI E CUCINA
Le Marche TRA PAESAGGI E CUCINA
Le Marche, regione dell'Italia centrale, meravigliosa ed insolita per la diversità di paesaggio e territorio. Falesie e grotte che si alternano a spiagge meravigliose, colline che rievocano storia, tradizione e arte, montagne attrezzate per gli appassionati di sci e di sport invernali. Il territorio è in prevalenza collinare e montuoso, ma presenta anche spiagge basse e sabbiose. Rinomata Senigallia con la sua lunga distesa di sabbia fine e dorata, bagnata da acque cristalline, con il suo lungomare vivo durante tutte le ore del giorno. Non sono da meno Gabicce mare, Pesaro, Fano, Civitanova Marche e San Benedetto del Tronto che rappresentano una meta ideale per chi ha voglia di rilassarsi tra i tanti stabilimenti balneari. Mentre per chi ama la natura estrema, la riviera del Conero offre scenari suggestivi e lembi ancora selvaggi, a volte raggiungibili solo via mare o tra sentieri ritagliati nel verde della macchia mediterranea. Le Marche è una regione unica soprattutto per quanto riguarda la natura. La regione ospita infatti numerosi parchi nazionali e regionali e oasi del WWF da scoprire; i parchi dei Monti Sibillini e dei Monti della Laga offrono uno spettacolo unico per gli appassionati di trekking. Non si possono perdere le Grotte di Frasassi, meta di visite da ogni parte d’Europa e di grande interesse speleologico per il fenomeno carsico che hanno originato splendide grotte, alcune delle quali abitate sin dalla preistoria. Distese di frutteti e vigneti sulle colline e nella Valle dell’Esino contornano case coloniche dal calore antico dove è possibile riscoprire il gusto semplice delle cose genuine. Dimore signorili o antiche case mezzadrili adibite ad agriturismo raccontano la vita del tempo passato, ed accolgono viaggiatori e turisti alla ricerca di emozioni autentiche. La regione rievoca il suo grande passato nelle città d’arte, tra le piazze che sembrano salotti, nei borghi medioevali dove il tempo sembra essersi fermato, tra le strade e tra i palazzi signorili.
Ascoli Piceno Rappresenta una delle città monumentali d’Italia con il suo centro storico medioevale e Piazza del Popolo, ornata da un loggiato ad archi e dalla mole con torre merlata del palazzo dei Capitani del Popolo. In città si possono visitare alcuni laboratori artigiani espressione della creatività e bravura ascolana, come quella dei liutai. La prima domenica del mese di agosto, le strade della città fanno da cornice alla storica “Quintana” dove abili cavalieri si sfidano alla giostra del Saracino.
Ancona Antico snodo portuale, nota come “porta d’Oriente”, conserva monumenti di pregio ed una spiaggia accogliente. La Cattedrale di San Ciriaco sorge sul luogo di una antica acropoli greca ed è considerata una delle più interessanti chiese medioevali delle Marche.
Urbino Il centro storico di Urbino con il Palazzo Ducale è inclusa nella UNESCO World Heritage List e rappresenta un interessante esempio architettonico ed artistico del Rinascimento Italiano. Una visita merita anche Gradara con la Rocca, magnifico esempio di architettura militare medioevale e luogo, secondo la tradizione, ove Paolo e Francesca si baciarono, così come narrato da Dante nel quinto canto dell’Inferno. Per il turismo religioso, il santuario di Loreto è una tappa importante in quanto considerato uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico. Per gli amanti della musica classica, a Pesaro due settimane in agosto il Rossini Opera Festival è divenuto un appuntamento imperdibile nella suggestiva cornice della città che offre attrattive non solo culturali.
LA CUCINA MARCHIGIANA Quella marchigiana è una cucina frutto dell’unione di sapori e gusti di tutto il territorio con le sue caratteristiche specifiche. Prodotti tipici sono il pecorino di Talamello avvolto in foglie di noce e invecchiato in grotte di tufo, i prosciutti, i lonzini, la coppa di testa.
La ruvidità tipica dell’entroterra, si assapora nei piatti a base di carne con il maiale in porchetta, l’agnello marinato; piatti a base di tartufo, come quelli di Acqualanga e Sant’Agata Feltria e a base di funghi; nei primi piatti, tagliatelle, strozzapreti ed i tradizionali “vincisgrassi”, capostipite di tutte le lasagne al forno della penisola. Il gusto fresco e dolce del mare, si percepisce nei piatti a base di pesce; padrone indiscusso della tavola costiera è il “brodetto” che raccoglie più di 14 specialità di pesce arricchito, a Pesaro ed Ancona dal pomodorino e, nell’ascolano, dallo zafferano. Il piatto simbolo della città di Ascoli è il fritto misto all'ascolana: olive farcite, crema, zucchine, carciofi e costolette d’agnello. Tra i dolci troviamo il ciambellotto con i funghetti all'anice, la cicerchiata, i ravioli fritti e ripieni di castagne, crema e ricotta. Ottima l'offerta di vini tra cui il bianco Falerio dei Colli Ascolani, il Rosso Piceno e Rosso Piceno Superiore.
Ciambellone all’anice marchigiano. Cibochepassioneblog.it
Ingredienti: 3 uova 150 ml di latte 350 g di farina 00 1 bustina di lievito istantaneo per dolci 100 g di zucchero semolato 1 tazzina di anice semi di anice (facoltativo) 80 ml di olio di semi granella di zucchero per decorare In una ciotola sbattere le uova con lo zucchero finchè non diventa un composto spumoso ed omogeneo. Aggiungere a filo l’olio e il latte. Dopo mettere la farina e il lievito setacciati ed amalgamare in modo uniforme il composto. Infine aggiungere l’anice e se volete i semi, unire gli ingredienti. Prendere una teglia a cerniera a forma di ciambella, imburrare e infarinare, versarci il composto e cuocere a 170 gradi. Dopo dieci minuti circa dall’inizio della cottura aggiungerci la granella di zucchero e terminare la cottura per altri 30 minuti circa, fare la prova stecchino prima di sfornare. Il Ciambellone all’anice è pronto per essere mangiato.
Crema fritta Cibochepassioneblog.it
Ingredienti per la crema 1 l di latte 150 g di zucchero Semolato 150 g di maizena 2 limoni 7 tuorli Ingredienti per frittura: 5 Uova Farina 00 q.b. Pangrattato q.b. Olio per friggere q.b.
Per preparare la Crema fritta (o i cremini) bisogna partire dalla preparazione della crema pasticciera: l’ideale è prepararla il giorno prima così ha tempo di raffreddarsi e rassodare per bene. Mettere a bollire in una pentola il latte con la buccia di un limone e la buccia grattugiata di un’altro limone. Dividere i tuorli dagli albumi. A parte in una ciotola sbattere i tuorli con lo zucchero e la maizena, si dovrà ottenere una crema schiumosa. Versare il composto ottenuto nella pentola del latte e rimetterla a bollire sul fuoco. Durante la cottura mescolare bene la crema con una frusta per evitare che si formino grumi o che si attacchi. Quando la crema si sarà addensata toglierla dal fuoco e continuare a mescolarla con la frusta per qualche minuto, togliere la buccia del limone. Stenderla su una superficie piana o lastra di acciaio, ricoprire con carta da forno e lasciarla raffreddare tutta la notte. Il giorno dopo mettere la crema rassodata sul piano di lavoro ben infarinato ed infarinare la crema ancora parecchio, iniziare a tagliarla prima in strisce per lungo poi nell' altro senso, formando così dei cubetti. Un piccolo accorgimento: dopo aver tagliato le strisce infarinarle nuovamente e solo dopo tagliare i cubetti. Ora preparare sul piano di lavoro tre ciotole: una con la farina, l’altra con il pangrattato e l’ultima con 5 uova intere e i 7 albumi (sbattere per 10 minuti con le fruste prima di utilizzarli). Quindi passare i cubetti prima nella farina, eliminare quella in eccesso, passare nelle uova, far togliere l'eccesso e passare nel pangrattato. Ad ogni passaggio controllare che il cubetto sia ben coperto. Fare lo stesso procedimento con tutta la crema. Prendere una pentola antiaderente, versare l’olio per friggere, appena sarà ben caldo immergere la crema e cuocerla da tutti i lati in modo uniforme. Servire i Cremini o Crema fritta ancora calda.
Olive ascolane PaneMarmellata.blog
PER 50 OLIVE (olive verdi grandi, intere, meglio se le originali tenere di Ascoli) 150 g di polpa di manzo 150 g di lonza di maiale 20 g di Fegatini di pollo (facoltativi) 1 tuorlo 50 g di Parmigiano grattugiato Olio EVO Un trito di verdure per soffritto (sedano, carota e cipolla) 1 rametto di rosmarino 1 bicchiere di vino bianco secco sale q.b. pepe nero macinato q.b. PER LA PANATURA farina 00 q.b. 2 uova sbattute q.b con un pizzico di buccia di limone pangrattato q.b. PER FRIGGERE olio di arachide 1,5 l
Preparare un soffritto con il trito di verdure, gli aghi di rosmarino tritati e un filo d’olio EVO. Aggiungere la carne a tocchetti per rosolare e poi sfumare con il vino bianco, salare e pepare. Continuare a cuocere coperto per almeno mezzora. A cottura ultimata lasciare raffreddare e poi unire la noce moscata, aggiustare di sale e pepe e aggiungere il parmigiano. Trasferire quindi il composto in una ciotola per impastare con le mani aggiungendo il tuorlo. Preparare le olive snocciolandole con la punta di un coltello per incidere creando una spirale dall’ alto in basso. Utilizzare la farcia di carne già preparata per riempire e ricomporre le olive. Sbattere le uova con della buccia di limone per la panatura. Passare le olive prima nella farina, poi nell’uovo e poi nel pangrattato. Friggere in olio caldo facendo attenzione a girare spesso le olive per una doratura perfetta. Asciugare su carta paglia prima di servire.
La cresciona Cibochepassioneblog.it In una ciotola sgranare la polenta avanzata con le mani. Un pò alla volta aggiungere la farina fino a quando non otterrete un impasto omogeneo, liscio e non appiccicoso. Trasferire l’impasto su una spianatoia, dividerlo in palline di uguale dimensione e con un matterello stendere ciascuna pallina cercando di dargli una forma circolare di diametro di circa 15 cm, devono essere molto sottili. Portare l’olio a ebollizione e immergere una alla volta le vostre frittelle. Quando saranno completamente dorate sono pronte. Scolarle, asciugarle con della carta assorbente e spolverarle con abbondante zucchero semolato. Ottime servite ancora calde.
Ingredienti: 350 g di polenta giĂ cotta 150 g di farina 00 Zucchero semolato q.b. Olio di semi per friggere q.b.
SICILIA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Sicilia Tra paesaggi e cucina La Sicilia è la più grande isola dell’Italia e del Mediterraneo, una terra sorprendente ricca di storia e tradizioni, in cui arte e cultura si intrecciano con meravigliose bellezze naturali. Dal mare alla montagna passando per campagne, vulcani e borghi marinari, sono davvero tanti i motivi per visitare la Sicilia. Come ebbe a esclamare Federico di Svevia, re di Sicilia “Non invidio a Dio il Paradiso, perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia”. Sarebbe difficile fare un elenco delle località e dei luoghi da visitare in Sicilia poiché non basterebbe un solo libro. Il tempo minimo per visitare un minimo di luoghi di interesse è una settimana. Volendo fare un elenco dei luoghi da non perdere in Sicilia si devono obbligatoriamente citare Palermo dallo stile normanno a quello arabo, dalle testimonianze greche a quelle spagnole, il capoluogo della regione è un insieme di culture e luogo di vivaci mercati rionali. Il vicino Duomo di Monreale con i suoi mosaici d’oro . La Valle dei Templi di Agrigento sito Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dove poter ammirare templi dorici dedicati alle divinità greche ben preservati. Taormina, nominata “la perla della Sicilia”, L’Etna con le sue eruzioni spettacolari e a volte preoccupanti. Siracusa e l’isola di Ortigia; una città d’arte straordinaria con una delle più vaste aree archeologiche del Mediterraneo Per chi ama l’arte barocca da non perdere le città di Noto, Modica e Ragusa. Troverete un borgo medievale delizioso in Erice. Da visitare le isole Egadi e le isole Eolie per non dimenticare che le spiagge sono belle e accoglienti. Una nota particolare alla Scala dei Turchi: questa è la spiaggia più romantica nella quale godersi un tramonto in Sicilia. Acqua turchese, scogliere calcaree che si colorano di arancione e di rosa
Foto di Lucia Antenori
LA CUCINA SICILIANA I piatti della cucina siciliana sono conosciuti e amati in tutto il mondo: un viaggio alla scoperta della sua terra è anche e soprattutto un viaggio attraverso la sue specialità culinarie, che sono un vero tripudio di colori e sapori.
Un pasto tipico siciliano inizia al meglio con una ricchissima varietà di antipasti: dal semplice accostamento di olive, formaggi e salumi alla classica caponata (ortaggi fritti conditi con pomodoro e salsa agrodolce), agli involtini di melanzana fino alla classica parmigiana di melanzane. Quando si parla dei primi piatti siciliani la scelta è davvero ampia, con tante specialità che variano a seconda della zona. Tra le più tipiche trionfa la pasta alla norma, originaria di Catania (di solito maccheroni, con sugo di pomodoro, melanzane fritte e ricotta salata), la pasta con le sarde, a base di bucatini, sarde fresche e finocchietto, e le busiate, un tipo di pasta tradizionale del Trapanese, da gustare con il locale pesto alla trapanese preparato con pomodoro, basilico, aglio, mandorle e pecorino.
Tra i migliori secondi siciliani è il pesce a farla da padrone: obbligatorio è provare almeno una volta le sarde a beccafico, un gustoso involtino di pesce con pecorino e uvetta, le polpette di alici, o il pesce spada alla siciliana, con pomodorini e capperi. Chi invece preferisce la carne deve assaggiare il falsomagro o “bruciuluni”, un grosso involtino ripieno di formaggio e verdure.
Per quanto riguarda i dolci in Sicilia i dolci sono delle vere squisitezze. Il più famoso è il cannolo siciliano, fritto e riempito con ricotta di pecora fresca, gocce di cioccolato e scorza di arancio o granella di pistacchi; non meno famosa è la cassata siciliana, preparata con ricotta, gocce di cioccolato, frutta candita e marzapane adagiati sul pan di spagna e i dolcetti di pasta di mandorla, sempre presenti in ogni pasticceria siciliana. Se invece volete approfittare di un pasto al volo, le offerte di street food non mancano: immancabili sono gli arancini (o arancine, a seconda se ti ritrovi nel catanese o nel palermitano), palle di riso impanate e fritte ripiene di ragù, piselli e mozzarella; a Palermo immancabili sono pane e panelle, delle frittelle di farina di ceci, e lo sfincione, simile a una pizza ma condito con pomodoro, cipolla, acciughe e origano. In ogni momento della giornata - anche se in Sicilia è tipica per la colazione - è la granita con la brioche col tuppo, da gustare in tante deliziose varianti. Tra i vini, le etichette più famose sono quelle del Nero D’Avola, i vini dell’Etna, come l’Etna Rosso, il Faro e l’Etna Bianco, l’Alcamo della zona di Trapani e Palermo, il Moscato di Noto, il Malvasia delle Lipari, e tra i vini liquorosi il Marsala e lo Zibibbo di Pantelleria.
Cantuccio di pane nero, pomodori, olive... blog.giallozafferano.it/peperonciniedintorni
Un piatto classico dei paesi collinari delle Madonie, ha accompagnato la mia gioventù, contiene pomodori e il mio peperoncino preferito, il peperoncino di 7 anni, coltivato solo in quella zona. Non è molto diffuso, purtroppo, perché poco piccante, ma ha una caratteristica molto importante, anche se conservati sott'aceto, rimangono piccanti. Nella mia zona di nascita vi era un’industria conserviera estesa, negli anni 60, con l’arrivo di prodotti esteri l’industria era andata in crisi. Qualcuno ha avuto l’idea di inserire un filetto di acciuga in ogni peperoncino.
Ingredienti per 4 persone 4 cantucci di pane nero, (Cozzo, in siculo) 4 peperoncini di 7 anni sott’olio 10 pomodorini 2 cipollotti freschi 12 olive nere al forno 12 olive bianche in salamoia Qualche fogliolina di menta Olio EVO q.b. Sale q,b. poco Tagliare a pezzetti i pomodorini, il cipollotto, il peperoncino e la menta spezzettata, mescolare. Denocciolare le olive dividerle a pezzetti e unirle al composto insieme un pizzico di sale e olio evo, non siate parsimoniosi. Tagliare i cantucci da una pagnotta di pane, con un coltello affilato svuotare il cantuccio di quasi tutta la mollica, in un unico pezzo, tenerla da parte. Riempire con l’insalata preparata prima, premere con una forchetta per riempire bene l’incavo e chiudere con la mollica tenuta da parte.Lasciare riposare 10 minuti in modo che il sughino dell’insalata penetri nel pane. Questo è un cibo da strada, in Sicilia avevano inventato lo Street food diverse centinaia di anni fa. Io mangio questo cozzo come da tradizione: si tiene con una mano e con l’altra, con un coltellino affilato, si tagliano dei pezzetti e si mangiano.
PASTA CON LE SARDE Ciboeleggende.it Ingredienti 400 g di bucatini 600 g di sarde fresche 1 mazzo di finocchietto selvatico 1 bustina di zafferano 1 cipolla 25 g di pinoli 25 g di uvetta di Corinto 100 g di filetti di acciuga sott'olio pan grattato olio evo sale pepe Iniziare con il pulire le sarde, staccare la testa, rimuovere la lisca interna e aprirle a libro. Per facilitare questa operazione riporre la sarda sotto il rubinetto aperto in modo che l'acqua scorrendo favorisca le operazioni di diliscatura. Terminata questa fase risciacquare le sarde e spezzettarle grossolanamente.
Lavare il finocchietto, rimuovere i gambi duri e lessarlo in acqua salata. Sgocciolarlo e tritarlo finemente, tenendo da parte l'acqua di cottura. In un tegame far appassire la cipolla con mezzo bicchiere d'olio, aggiungere i filetti di acciuga e farli sciogliere aiutandovi con un cucchiaio di legno. Unire adesso i pinoli e l'uvetta, le sarde e il finocchietto e lasciare insaporire e amalgamare gli ingredienti mescolando il tutto. Prendere un bicchiere del liquido di cottura del finocchietto e farvi sciogliere lo zafferano in polvere. Il liquido cosĂŹ ottenuto unirlo al composto di finocchietto e sarde, salare, pepare e lasciare cuocere a fiamma bassa per circa 20 minuti. Nel liquido di cottura del finocchietto lessare la pasta e dopo averla scolata impiattarla e condirla con il sugo preparato in precedenza. Completare il piatto cospargendolo di pangrattato abbrustolito, che viene chiamata "Muddica atturrata".
CANNOLI Ciboeleggende.it Ingredienti per la cialda 125 g farina 00 10 g di zucchero semolato 12 g di strutto 60 ml di Marsala 1 cucchiaio di cacao in polvere 1 tuorlo d’uovo 1 pizzico di sale Ingredienti per la crema 500 g di crema di ricotta di pecora 150 g di zucchero semolato 50 g di gocce di cioccolato fondente 50 g di zuccata candita 50 g di arancia candita Ingredienti per le decorazioni finali zucchero a velo ciliegie candite scorza di arancia candita
Procedimento per la crema Amalgamare la ricotta con lo zucchero e passarla al setaccio, in modo da renderla liscia. Lasciarla riposare in frigorifero per almeno un ora. Aggiungere le gocce di cioccolato e i canditi tagliati a cubetti molto piccoli. Mescolare per distribuire in modo uniforme all’interno della crema. Procedimento della cialda Impastare la farina con lo strutto, lo zucchero, un cucchiaino di cacao, il tuorlo sbattuto, il marsala e un pizzico di sale fino ad ottenere un impasto omogeneo. Realizzare una palla e lasciarla riposare per almeno 2 ore coperta. Stendere l’impasto su un piano fino ad ottenere una sfoglia dello spessore di 2 mm. Tagliare la pasta con l’apposito tagliapasta realizzando delle pezzature di forma romboidale. Porre al centro di ogni pezzatura il cannello oliato e arrotolare la pasta unendola per le 2 estremità sigillandole per bene. Un segreto per la perfetta riuscita della cialda è di bagnare le estremità prima di unirle e dare un colpo secco con il palmo della mano in modo da fonderle e non farle distaccare in cottura.
Friggere la cialda in un contenitore colmo di olio di semi d’arachidi. Immergere la cialda con tutto il cannello e attendere che venga in superficie. Cuocere per circa sei minuti o fino ad avvenuta colorazione. Fare scolare l’olio in eccesso, elminare il cannello e lasciare raffreddare la cialda. Al momento di servire , riempire i cannoli con la crema di ricotta aiutandovi con una sac a poche. Decorare le 2 estremità con mezza ciliegia e una striscia di arancia candita. Spolverare l’intero cannolo con dello zucchero a velo. I cannoli vanno riempiti qualche istante prima di consumarli altrimenti la cialda si ammolla e non risulta croccante. Diffidate dei cannoli già riempitii ed esposti in vetrina a meno che non abbiano l’interno foderato di cioccolato.
Brioche col tuppo blog.giallozafferano.it/tracucinaepc Si parte da un lievito madre già rinfrescato almeno due volte in modo ravvicinato. Per prima cosa, sciogliere la pasta madre pronta nel latte tiepido. Quando il lievito sarà totalmente sciolto, aggiungere nel boccale della planetaria le uova leggermente sbattute col gancio in funzione a velocità bassa. Appena si sarà amalgamato il tutto, aggiungere anche lo zucchero. Continuando ad impastare aggiungere lentamente la farina e, quando sarà tutta assorbita, unire il sale. A questo punto aggiungere un pezzetto di burro alla volta e prima che inizi a incordarsi, aggiungere anche l’aroma. Continuare ad impastare finchè l’impasto non diventi una palla omogenea e morbida. Trasferire l’impasto sul piano di lavoro e dopo averlo impastato a mano brevemente, pirlarlo e metterlo a lievitare coperto al calduccio per 4/6 ore (fino al raddoppio).
Dopo la lievitazione dividere l’impasto in porzioni da 90+15 g (circa). Con la porzione grande formare una pallina senza lavorarla eccessivamente, quindi posizionarla sul piano di lavoro e arrotondarla posandoci la mano su a coppo e ruotando in un unico senso per qualche giro, fino ad ottenere una pallina perfettamente rotonda e liscia. Fare lo stesso con la porzione piccola (può essere arrotondata anche fra le mani) e, dopo aver schiacciato al centro della pallina grande, posizionarvi la piccola, creando il famoso "tuppo". Trasferire le brioches formate sulla leccarda ricoperta di carta forno posizionandole ben distanziate e rimettere a lievitare per tutta la notte (circa 10 ore) fino a raddoppiare. Poco prima di infornare, spennellare la superficie con latte e tuorlo, e infornare in forno già caldo a 180°C per 15/18 minuti.
Ingredienti 150 g di lievito madre rinfrescato 2 volte ravvicinate 125 g di farina manitoba 325 g di farina 00 180 g di latte tiepido 80 g di zucchero 1 uovo intero 1 tuorlo 100 g di burro morbido 1 cucchiaino di sale Aroma all’ arancia 1 tuorlo Latte (qualche cucchiaio)
"La tradizione siciliana per colazione le vorrebbe accompagnate con dell’ ottima granita di mandorle"
Ingredienti 500 g di riso originario bollito Ragù con carne macinata e piselli 100 g di Parmigiano Reggiano 100 gr pane grattugiato 4 uova zafferano 150 g di mozzarella (circa) Olio di semi per friggere
Arancini o Arancine?
blog.giallozafferano.it/tracucinaepc Prima di tutto preparare un ragù di carne molto ristretto con abbondanti piselli. E' consigliabile prepararlo il giorno prima per renderlo ancor più compatto. Una volta fatto il ragù, preparare anche il riso con lo zafferano cuocendolo in acqua o brodo. A fine cottura lasciarlo raffreddare un pò, quindi aggiungere 2 uova, qualche cucchiaiata di ragù e il formaggio, amalgamare il tutto. Lasciar raffreddare totalmente. Preparare 3 ciotole: 1 con le altre due uova sbattute, 1 con pan grattato e 1 con farina. Procedere formando gli arancini o le arancine. Nel palmo della mano compattare un generoso strato di riso, al centro posizionare una cucchiaiata di ragù con qualche pezzo di mozzarella e chiudere su se stesso il riso (eventualmente aggiungerne un alto po').
A questo punto si decide se creare un arancino (dandogli la forma a cono) oppure un' arancina (dandogli una forma sferica). Una volta formati tutti gli arancini, passarli prima nella farina, poi nell'uovo sbattuto e infine nel pangrattato. Completati tutti i passaggi, metterli in frigo a rassodare fino al momento della cottura. In una pentola capiente versare tanto olio di semi quanto basta per ricoprire abbondantemente gli arancini in fase di cottura. Portare l'olio ad una temperatura di circa 150/160°C, quindi friggere gli arancini per pochi minuti toccandoli il meno possibile per evitare che si rompano. Gli arancini saranno pronti quando assumeranno un colore dorato, o meglio, come di oro vecchio!
VENETO TRA PAESAGGI E CUCINA
Il Veneto TRA PAESAGGI E CUCINA
Quando si pensa al Veneto si pensa a Venezia, ma la regione non si riduce solo al suo capoluogo e custodisce città d’arte e piccoli borghi storici, oasi naturali e montagne, cittadelle fortificate, ville nobiliari e località di villeggiatura sul mare e sul lago.
Venezia Venezia, insieme alla sua laguna Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è una città incredibile per il suo immenso tesoro artistico e storico. La sua eterna bellezza, e il suo fascino, la rendono uno dei più bei posti da visitare in Italia, se non nel mondo intero. I suoi luoghi simbolo sono noti in tutto il mondo: Piazza San Marco con il suo Campanile, la Basilica di San Marco e il Palazzo Ducale, il Ponte di Rialto, i suoi palazzi e le sue chiese, i suoi canali e le sue vie (le “calli”), così come noti sono il suo Carnevale e la Regata Storica, i vetri di Murano e i merletti di Burano. Venezia non è l’unica in Veneto a fregiarsi del titolo di Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco: tra i luoghi veneti protetti c’è anche la città di Verona,; Vicenza e le ville di Andrea Palladio, l’Orto Botanico di Padova, l’orto universitario più antico del mondo (risale al 1545), la catena montuosa delle Dolomiti, dove si trova il comprensorio sciistico più grande del mondo e, ultima solo in ordine di citazione, la zona vitivinicola delle Colline del Prosecco.
Verona La città dell’amore e dell’opera, una città elegante ricca di attrazioni. La maestosità dell'Arena e il suo ormai famosissimo Festival Lirico, il Ponte Scaligero, Piazza delle Erbe, Castelvecchio, il Teatro Romano e i luoghi legati alla storia d'amore di Giulietta e Romeo rendono questa città un luogo incantevole. Anche Verona come già detto, l’Arena, il suo suggestivo centro storico e la Casa di Giulietta, legata alle vicende del Romeo e Giulietta di Shakespeare è patrimonio dell’umanità dell’Unesco
Le Colline del Prosecco Nelle colline ricamate di vigne tra Conegliano e Valdobbiadene si produce un pregiato vino bianco conosciuto in tutto il mondo, Il prosecco di Valdobbiadene. Il terrirorio DOCG comprende solo 15 comuni: Conegliano, Susegana, San Fior, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Tarzo, Cison di Valmarino, Follina, Miane, San Pietro di Feletto, Refrontolo, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Vidor e Valdobbiadene.
Le ville Palladiane Edificate intorno alla metà del XVI secolo, sparse tra le provincie di Vicenza, Padova, Treviso e Rovigo, sono una parte fondamentale dell’eredità del Palladio. Dimore di campagna dell'aristocrazia veneta, eguagliano per sfarzo e ricchezza i palazzi veneziani e sono spesso arricchite da giardini con piante esotiche e giochi d'acqua.
Le Dolomiti bellunesi Le Dolomiti custodiscono alcuni dei più bei luoghi da visitare in Italia. Dislocate tra Veneto, Trentino e Friuli offrono scenari da favola in qualsiasi stagione, oltre ad una vasta gamma di attività sportive all'aperto. Sono bellissime e particolari per i loro colori rosati che più risaltano al tramonto. Alcuni gruppi veneti da visitare le Tre Cime di Lavaredo, la Marmolada, il Civetta.
Il Delta del Po È una vasta area protetta di zone umide tra il corso del Po di Goro e il Fiume Adige abitato da oltre 300 specie di uccelli, meta ambita per il birdwatching.
Lago di Garda Lombardia, Trentino e Veneto trovano qui il loro punto d'incontro. Lungo la sponda orientale del lago si trovano borghi pittoreschi, ma anche centri termali, opportunità di trekking e parchi divertimento: la parte del lago veneta è parte della provincia di Verona ed alcuni dei migliori posti da visitare in Veneto sorgono proprio lungo le sponde del più grande lago d'Italia. Bardolino, Lazise, Torri del Benaco, Garda e Malcesine vi offriranno un affascinante connubio di tradizione, storia e panorami da togliere il fiato. Relax in una delle numerose spiaggette, sport acquatici, e una pregiata enogastronomia.
Padova Una città raffinata che vale una visita anche solo per ammirare i capolavori di Giotto nella Cappella Scrovegni. Sede di una delle più antiche università italiane ricca di luoghi da visitare tra cui non perdere: i Musei Civici agli Eremitani, Palazzo del Bo', la Basilica di Sant'Antonio e l'Orto Botanico. A pochi km da Padova da non perdere Cittadella una affascinante città murata di origini medievali.
Bassano del Grappa Situata ai piedi del Monte Grappa, è famosa per il suo ponte coperto in legno realizzato dal Palladio e per il suo centro storico.
LA CUCINA VENETA È una cucina dalle radici antiche, che grazie a Venezia, porta d’Oriente per l’Europa, ha saputo accogliere per prima sapori e ingredienti provenienti da tutto il mondo, come il mais, lo zucchero, il merluzzo e il riso. Il Veneto è terra di vini pregiati come l'Amarone della Valpolicella e il Prosecco di ConeglianoValdobbiabene.
La cucina regionale veneta è ricca di sapori. Quattro gli ingredienti base della cucina veneta: riso, polenta, fagioli e baccalà, preparati in un innumerevole numero di varianti all’interno delle varie zone della regione e accostati a un gran numero di verdure, come il Radicchio Rosso di Treviso, il Radicchio Variegato di Castelfranco, gli asparagi bianchi o le cipolle. Per aprire l’appetito, un buon pasto può iniziare con del patè di fegato alla veneziana, con fegato di vitello e cipolla, un tagliere di salumi tipici, ad esempio con soppressa o salame di cavallo o di formaggi (come l’Asiago, il Montasio o il Provolone Valpadana), le sarde in saor, condite con cipolle in agrodolce, immancabili nei “cicchetti”, gli stuzzichini tipici veneziani da consumare nei “bacari”, le osterie tradizionali.
Nella selezione dei primi impossibile non menzionare pasta e fasoi alla veneta, una saporita minestra di fagioli della cucina tradizionale contadina, oppure risi e bisi, o i bigoli, un tipo di pasta lunga diffusa in tutto il Veneto, da gustare in tante varianti, magari al sugo d’anatra (i bigoli co l'arna) o con cipolla e sardine (i bigoli co le sardele). Chi ama lo streetfood, può sbizzarrirsi con i cicchetti a base di polpette, crostini con il baccalà, sarde in saor, salumi e formaggi accompagnati da un bicchiere di vino o uno Spritz, oppure un cartoccio di pesce fritto, polenta e salsiccia oppure il panino col fromai (formaggio) e pastin, una carne trita a grana grossa. Tra i secondi a rubare la scena è il baccalà, merluzzo conservato sotto sale, da gustare ad esempio cucinato alla vicentina, con pomodoro, capperi e cipolla, o mantecato, ridotto a una crema delicata preparata con olio, aglio e prezzemolo; tra i secondi più noti c’è anche il fegato alla veneta, fegato di vitello cucinato con le cipolle, le lumachine alla veneta, lumache di mare cucinate con aglio e prezzemolo o lo spezzatino di musso, carne d’asino stufata con vino rosso e verdure, da accompagnare con la polenta, gialla o bianca che sia. Tra i dolci vale la pena consigliare il tiramisù, diffuso in tutta Italia ma originario – a quanto sembra – del vicentino, la pinza, un dolce preparato con frutta secca e un bicchierino di grappa, la fregolotta, una torta secca di pasta frolla con mandorle e aromi, e, a Natale, il Pandoro, il dolce natalizio della città di Verona.
Erica Zampieri
Erica Zampieri
Il Veneto è terra di vini pregiati: gli intenditori non possono non apprezzare l’Amarone della Valpolicella, un rosso passito secco DOCG prodotto esclusivamente nella Valpolicella, in provincia di Verona, il Soave Superiore, un vino bianco DOCG del Veronese, il Prosecco di Conegliano-Valdobbiabene, un vino bianco DOCG prodotto sulle colline trevigiane, o il Bardolino Superiore, un vino rosso tipico del Lago di Garda.
Elena Prugnoli
Bigoli al torchio con ragù d’anatra www.gustadegustablog.com Ingredienti per 4 persone Per la pasta: 150 g di farina 0 150 g di semola rimacinata di grano duro Farina per polenta q.b. 3 uova 2 tuorli Sale Per il ragù: Anatra possibilmente allevata a terra 1 cipolla Sedano una costa 1 Carota 200 ml di vino Bardolino Concentrato di pomodoro Maggiorana fresca Sale e pepe Per prima cosa preparare il ragù, disossare l’anatra in modo da ricavarne la polpa. Tagliare la polpa a coltello, tritare sedano, carota e cipolla e fare soffriggere con un pezzo di pelle dell’anatra, questo passaggio insaporisce e evita di utilizzare altri grassi. Aggiungere la polpa e far rosolare, sfumare con il vino e farlo evaporare, aggiungere il concentrato di pomodoro, maggiorana, sale e pepe, coprire e lasciare cuocere a fuoco basso per 2 ore. Nel frattempo preparare i bigoli: Disporre sulla spianatoia la farina a fontana, uova e tuorli al centro, pizzico di sale e impastare fino ad ottenere un panetto liscio, farlo riposare coperto con pellicola per circa un’ora. L’impasto dovrà essere abbastanza compatto, altrimenti i bigoli non manterranno la forma e si attaccheranno tra loro. Inserire l’impasto nel foro del torchio, con la pressione del manico ricavare i bigoli. Man mano che i bigoli escono dalla trafila vanno cosparsi di farina per polenta, tagliare con coltello e farli asciugare appesi possibilmente su asta di legno. A questo punto portare a bollore abbondante acqua salata, cuocere i bigoli 2 minuti, condirli col ragù.
Risi e Bisi
www.saporiedissaporifood.it
Ingredienti 100 g di riso vialone nano 300 g di piselli novelli interi 20 g di prezzemolo mezzo cipolloto 25 g di prosciutto crudo mezzo lt di brodo vegetale 30 g di burro parmigiano grattugiato sale e pepe olio evo
Sgranare i piselli. Eliminare il filo dai bacelli e farli lessare in acqua salata. Quando sono cotti frullarli con un po’ della loro acqua di cottura e infine filtrare il composto che deve risultare liquido. Mondare, lavare e tritare il prezzemolo. Pulire il cipollotto e tagliarlo a fette sottili. Tritare il prosciutto. Unire il composto di baccelli al brodo vegetale e metterlo sul fuoco. In una casseruola fare un soffritto con 10 g di burro, la pancetta, 1 cucchiaio di olio, il prezzemolo e il cipollotto. Lasciare soffriggere per qualche minuto, unire i piselli, aggiungere due cucchiaiate di brodo. Versare nella casseruola il brodo caldo e, quando inizia a bollire nuovamente, aggiungere il riso e farlo cuocere mescolando di frequente. Quando mancano 5 minuti circa al termine della cottura assaggiare il riso ed eventualmente salare e pepare. Mantecarlo con il burro rimasto e tre cucchiai di parmigiano fino a ottenere una minestra densa e corposa.
Rinascita delle Dolomiti
quellalucinanellacucina.it 19
"La ricetta è del pasticcere Igino Massari nata per aiutare le Dolomiti colpite durante l’alluvione alcuni anni fa. La torta esalta le nocciole del territorio del bellunese. Ingredienti per una tortiera da 22 cm 150 g di burro 75 g di zucchero 38 g di miele d’acacia 1/2 bacca di vaniglia 95 g di yogurt bianco 95 g di uova intere 190 g di farina di nocciole 95 g di farina “0” Facoltativi 1 cucchiaino di cremor tartaro 1 pinta di bicarbonato di sodio Per la superficie zucchero a velo q.b.
In una ciotola montare il burro morbido, lo zucchero, il miele e i semi di metà bacca fino ad ottenere un composto spumoso e leggero. Versare lo yogurt e a filo i tuorli leggermente sbattuti e continuare a montare. Montare a neve ferma gli albumi con il cremor tartaro. Aggiungere lentamente le due farine e mescolare con una spatola finché il composto risulterà ben amalgamato. Aggiungere gradualmente l’albume ed infine anche il bicarbonato. Mescolare il tutto senza fare smontare il composto. Versare l’impasto in una tortiera imburrata ed infarinata e livellarlo con la spatola. Io ho utilizzato una teglia per crostata con fondo rimovibile. Infornare la torta e cuocerla per circa 40 minuti. Gli ultimi 15 minuti mantenere lo sportello del forno leggermente socchiuso per far asciugare la torta. La torta va sformata dalla tortiera solo quando si sarà perfettamente raffreddata. Spolverarla con zucchero a velo e servire.
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blog.giallozafferano.it/loscrignodelbuongusto
Zaeti o zaleti Ingredienti per circa 50 biscotti 350 g di farina di mais 250 g di farina “0” 150 g di zucchero ½ bustina di lievito per dolci 100 g di burro 150 ml di latte intero 1 uovo medio 100 g di uva sultanina 100 g di gocce di cioccolato fondente (facoltativo) ½ bicchiere di grappa o rhum Per la decorazione 40 g di zucchero a velo
Per prima cosa mettere l’uva sultanina in ammollo nella grappa e lasciare stare fino a quando non andrà aggiunta all’impasto. Nello sbattitore mettere l’uovo, lo zucchero, il latte e il burro ammorbidito sbattendo a bassa velocità. Aggiungere la farina “0” e mescolare ancora, unire il lievito per dolci continuando a mescolare amalgamando bene il tutto. A questo punto scolare l’uvetta e aggiungerla all’impasto, poi unire anche le gocce di cioccolato, la farina di mais e lavorare bene l’impasto, versarlo su un piano di lavoro infarinato e continuare a lavorarlo fino ad ottenere un panetto. Ricavare due salsicciotti di circa 3 cm di diametro da cui andranno tagliate delle fette di circa 1 dito di spessore. Modellare ogni fetta ottenendo delle forme ovali. L’importante sarà non fare i biscotti troppo sottili, ma di circa 3 mm di spessore circa. Mettere i biscotti ricavati sulla placca foderata di carta forno e infornare a forno caldo a 180°C per 20-25 minuti controllando la cottura. Terminata la cottura, sfornarli e lasciare raffreddare per poi spolverarli con zucchero a velo.
PUGLIA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Puglia Tra paesaggi e cucina
Foto di Elena Prugnoli
La Puglia è una regione tutta da scoprire: terra di mare, colli e pianure sconfinate, attira visitatori per le sue splendide coste (più di 800 chilometri) tra Mare Adriatico e Mare Ionio, ma anche per le sue città d’arte e i suoi pittoreschi borghi storici, dove vivono ancora intatte antiche tradizioni. La Puglia vale sempre il viaggio, per tanti motivi. Pensare alla Puglia rievoca come prima cosa i trulli, le costruzioni a secco con il tetto a cono tipiche della regione che si trovano sparse in tutta la zona centro-meridionale. Sono particolarmente diffusi nella Valle d’Itria, nelle Murge ma soprattutto ad Alberobello, il cui centro storico è costituito interamente da trulli: i Trulli di Alberobello sono dal 1996 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Foto di Elena Prugnoli
Foto di Elena Prugnoli
Altro luogo simbolo della Puglia è Castel Del Monte, una fortezza duecentesca non lontana da Andria, anch’esso inserito tra i beni Patrimonio dell’Unesco, così come il Santuario di San Michele Arcangelo, luogo di pellegrinaggio in provincia di Foggia, e la Riserva Naturale della Foresta Umbra, nel Gargano. Simboli indiscussi della regione sono anche i suoi muretti a secco, ampiamente diffusi nel Salento e nella Valle d'Itria, e i suoi uliveti centenari e millenari di inestimabile valore, che producono un olio pregiatissimo, il vero “oro” della Puglia. Continuando nell’entroterra devono essere sicuramente visitate Altamura, e Gravina di Puglia. Da non dimenticare che nel territorio di Altamura, precisamente in una grotta di origine carsica è stato ritrovato lo scheletro intatto di un uomo di Neanderthal di grande interesse per la comunità scientifica mondiale. Parlando di grotte di origine carsica però non si possono dimenticare le Grotte di Castellana, un complesso di cavità sotterranee di origine carsica, di notevole interesse turistico, tra i più belli e spettacolari d'Italia.
Foto di Elena Prugnoli
Spostandosi sulla costa non mancano luoghi incantevoli e molto particolari. Polignano a Mare, abbarbicata su uno sperone di roccia affacciato sul Mare Adriatico, è una località di mare apprezzata anche per le sue grotte marine e i resti della dominazione romana. Ostuni, chiamata la città bianca, Santa Maria di Leuca con le sue grotte marine stupende. Se vi recate in Puglia non potete non andare a visitare Lecce, città barocca costruita con la classica pietra calcarea leccese che presenta anche testimonianze della civiltà romana nei resti dell’anfiteatro che si trovano nella piazza principale e del teatro sempre di epoca romana. In ultimo degne di nota le Isole Tremiti: unico arcipelago della regione, comprende cinque isole all’interno di una riserva naturale marina con un mare che è un paradiso per le immersioni.
Foto di Elena Prugnoli
“È EVIDENTE CHE DIO NON HA CONOSCIUTO L’APULIA E LA CAPITANATA, ALTRIMENTI NON AVREBBE DATO AL SUO POPOLO LA PALESTINA COME TERRA PROMESSA.” Federico II
di Svevia
Ovunque sulla costa troverete paesaggi meravigliosi, porti e scorci che trasmettono tranquillità e pace. Le vostre vacanze in Puglia saranno sempre indimenticabili e vorrete tornarci per scoprire altri posti stupendi, luoghi pittoreschi, amare l'accoglienza delle persone e gustare una cucina sana, buona e ricca di colori. Foto di Elena Prugnoli
Foto di Elena Prugnoli
Foto di Elena Prugnoli
LA CUCINA PUGLIESE Quella pugliese è una cucina povera che si basa su ingredienti semplici e ricca di prodotti della terra: ad accompagnare i piatti ci sono sempre verdure di ogni tipo come cicorie, rape, pomodori, cipolle, melanzane e peperoni.
Foto di Elena Prugnoli
A farla da padrone sono le conserve come i peperoni, le melanzane, i carciofini, ed anche i lampascioni conservati sott’olio. Durante le sue visite il turista può portare con se i tipici street food che in Puglia non mancano: tra i prodotti da non perdere c’è la focaccia barese, in numerose varianti da zona a zona (la ricetta tradizionale prevede pomodori freschi e olive, ma c’è anche con le patate o bianca), il panzerotto, fritto, con ripieno di mozzarella e pomodori o il classico rustico leccese, della pasta sfoglia ripiena di mozzarella, besciamella, pomodoro e pepe, Taralli di ogni tipo da sgranocchiare passeggiando.
Nella cucina pugliese i primi piatti sono una pietanza immancabile, con tanti innumerevoli varianti di tipi di pasta, possibilmente fatta in casa, secondo ricette tramandate di generazione in generazione. Tra i primi piatti pugliesi le più famose sono sicuramente le orecchiette preparate con le cime di rapa oppure da gustare con il pomodoro e la ricotta salata. Tipica pugliese è anche la tiella, a base di riso, patate, cozze, cipolle e pomodoro, e gli ziti al forno, con sugo di polpette di carne fritte e mozzarella. Tra i secondi ci sono tante specialità da provare, sia di pesce, sia di carne: ad esempio le bombette pugliesi, degli involtini tondeggianti di carne di vitello ripieni di pancetta e caciocavallo; oppure la carne d’agnello e patate al forno, tipica del periodo pasquale, oppure le cozze alla tarantina o il polpo alla pignata, un classico salentino in cui il polpo viene cucinato in una pentola di terracotta con cipolla, pomodoro e aromi. Ampissima è la scelta di verdure: dal purè di fave con la cicoria ai pomodori e carciofi ripieni, dai lampascioni fritti alle melanzane cucinate in mille varianti.
Foto di Elena Prugnoli
Per concludere in dolcezza un must indiscusso è il pasticciotto leccese, un dolce tipico del Salento, una pasta frolla ripiena di crema pasticcera a cui è possibile aggiungere delle amarene, tipico della colazione salentina. La Puglia è anche terra di vini apprezzati: tra le etichette più rinomate ci sono il Primitivo di Manduria, un rosso DOC e DOCG della provincia di Brindisi e Taranto, il Negroamaro, vitigno autoctono del Salento, e il Castel Del Monte Aglianico, un vino rosso Doc prodotto nelle province di Barletta-AndriaTrani e di Bari.
Foto di Elena Prugnoli
Cozze fritte ziaralu.it
Ingredienti (2 persone) 500 g di cozze (circa 25 – 30) 90 g di mollica di pane di semola raffermo 2 uova medie 2 cucchiai di pecorino grattugiato 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato 1 spicchio di aglio 2 foglie di basilico (facoltative) 6 g di foglie di prezzemolo Olio di semi per friggere q.b.
Pulire le cozze lavarle bene poi con una spugnetta pulita raschiare le conchiglie per togliere le impurità. Mettere a bagno in acqua fredda salata per 1 ora. Terminato il periodo dell’ammollo prendere una padella ampia e metterci 1 spicchio di aglio le foglie di basilico e un rametto di prezzemolo. Far scaldare la padella poi aggiungete le cozze e farle aprire a fiamma moderata per 5 minuti. Togliere le cozze dalla padella e gettare quelle rimaste chiuse perché sono morte. Prendere le fette del pane di semola rimacinata e ricavarne soltanto la mollica poi tritarla nel frullatore o nel tritatutto. Prendere le foglie del prezzemolo l’aglio e tritarli con il coltello. Mettere la mollica tritata in un piatto insieme al prezzemolo e l’aglio, il pecorino e il parmigiano grattugiato. Sbattere le uova separatamente e poi aggiungerle nel piatto con tutti gli altri ingredienti. Amalgamare bene fino ad ottenere un impasto ben compatto ma non duro. Se necessario aggiungere poca mollica tritata. Prendere le cozze aperte ed una ad una staccarla dalla sua conchiglia e poi amalgamarla con un po’ di ripieno. Se le cozze sono piccole rispetto alla conchiglia allora riempire una conchiglia più piccola. Insomma occorre cercare di mantenere equilibrio tra la grandezza della conchiglia con il ripieno. Terminata questa operazione, mettere le cozze in frigo a riposare per 20 o 30 minuti. Frittura delle cozze In una padella mettere abbondante olio di semi e portare a bollore. Quando l’olio sarà caldo friggere le cozze per qualche minuto o comunque fino a che prenderanno un bel colore dorato. Mettere le cozze ad asciugare su dei fogli di carta da cucina. Ed ecco qua che le cozze ripiene fritte sono pronte per essere gustate. Consiglio Se avete paura che le cozze possano aprirsi troppo durante la frittura legarle con un filo da cucina, ma non troppo strette. Comunque sarebbe preferibile lasciarle aperte perché cuociono meglio e perché il ripieno è compatto e non si muove.
TARALLI PUGLIESI ziaralu.it Ingredienti per circa 45 taralli (circa 320 g): 210 g di farina tipo 00 60 g di semola rimacinata 65 g di olio evo 125 g di vino bianco secco 5 g di sale Innanzi tutto pesare olio, vino, le farine e il sale. Setacciare le due farine in una ciotola e mescolarle insieme al sale. Versare nelle farine l’olio e il vino. Amalgamare bene e trasferire il tutto su una spianatoia o su un piano di lavoro. Impastare fino ad avere un impasto elastico e omogeneo. Fare riposare 15 minuti coprendo l’impasto con un canovaccio pulito. Riprendere l’impasto e dividerlo in pezzi di circa 10 g. ciascuno. Con il palmo della mano arrotolare e stendere ogni pezzetto fino ad ottenere un cordoncino di circa 1 cm di diametro e di circa 10 cm di lunghezza. Unire gli estremi dei cordoncini formando una ciambellina.
Disporre i taralli sulla spianatoia o sul piano di lavoro. Intanto che preparate i taralli mettere una pentola piena di acqua con poco sale sul fuoco e portare a bollore. Proseguire fino ad esaurimento dell’impasto. Quando l’acqua bollirà tuffarci pochi taralli alla volta e aspettare che salgano a galla senza toccarli. Prelevarli con una schiumarola appena saliti a galla e lasciarli asciugare su un canovaccio pulito proseguendo fino ad esaurire tutti i taralli. Intanto foderare una teglia di carta da forno e accendere il forno a 200 °C. Finito di sbollentare tutti i vostri taralli, disporli nella teglia foderata di carta da forno e infornarli a forno caldo. Aspettare se non ha ancora raggiunto la temperatura. Fare cuocere i taralli pugliesi per 25 – 30 minuti o comunque fino a che saranno ben dorati e croccanti poi estrarli dal forno e farli raffreddare prima di mangiarli.
Ingredienti per 4 porzioni
ORECCHIETTE CON CIME DI RAPA blog.giallozafferano.it/rafanoecannella
350 g di orecchiette fresche fatte in casa 1,5 kg di cime di rapa 2 spicchi di aglio 3 filetti di acciughe sott’olio 3 cucchiai di olio extravergine di oliva peperoncino (facoltativo)
Privare le cime di rapa delle foglie esterne e quindi più dure. Quindi prelevare le foglie più tenere togliendo i gambi. Lavare le cime di rapa accuratamente, scolarle e separare le foglie dalle cimette. Mettere abbondante acqua sul fuoco e, quando alzerà il bollore, tuffarvi le foglie (hanno bisogno di maggior cottura delle cimette). Successivamente, quando l’acqua avrà ripreso il bollore, aggiungere le cimette e le orecchiette. Regolare di sale e portare a cottura. Nel frattempo, fare soffriggere i filetti di acciughe insieme all’olio e all’aglio intero che poi andrà tolto. Quando le orecchiette con le cime di rapa saranno cotte, scolarle bene e versare il tutto nella padella del soffritto (ricordatevi di togliere l’aglio!) e mescolare bene. A piacere, aggiungere il peperoncino in base al proprio gusto. Se necessario, aggiungere ancora un filo di olio a crudo e servire.
BOCCONOTTI blog.giallozafferano.it/rafanoecannella
Ingredienti per la pasta esterna 500 g di farina 2 uova 200 g di zucchero semolato 100 ml di olio d’oliva 1 bustina di vanillina o scorza grattugiata di mezzo limone 10 g di ammoniaca per dolci oppure 1 bustina di lievito per dolci poco latte (se necessario) Per la glassa 1 kg di zucchero 300 ml circa di acqua Per decorare 200 g di ciliegie candite Ripieno 300 g di mandorle 4 uova 200 g di zucchero semolato un pizzico di cannella in polvere un pizzico di chiodi di garofano in polvere scorza grattugiata di mezzo limone 1 bustina di vanillina 180 ml di liquore “crema cacao bianca” 150 g di cioccolato fondente 300 g di confettura di ciliegie o uva
Occorrente stampini per crostatine da 6-7 cm di diametro circa 30 pirottini di carta (misura n° 8)
Prima di procedere con la preparazione della ricetta è necessario pelare e tritare finemente le mandorle. Mettere dell’acqua in una pentola e, quando si alzerà il bollore, tuffarvi le mandorle; appena salgono a galla (occorrerà qualche minuto), scolarle, passarle velocemente sotto l’acqua corrente e sbucciarle strofinandole tra le dita. Lasciarle asciugare un po’ e tritarle finemente. Questa operazione può essere fatta il giorno prima in modo da velocizzare la preparazione. Preparare il ripieno. Mettere in una ciotola tutti gli ingredienti tranne il liquore e mescolare amalgamandoli bene. A poco a poco aggiungere il liquore mescolando fino a quando si otterrà un composto nè troppo denso nè troppo liquido. Procedere ora con la preparazione della glassa, in modo che abbia il tempo di raffreddarsi. In una pentola, mettere lo zucchero e l’acqua; mescolare un pochino e porre il tutto sul fuoco a fiamma moderata, senza mai mescolare. Dopo 7-8 minuti da quando si alzerà il bollore, prelevare dalla pentola un pochino di zucchero (che ormai sarà sciolto e trasparente) con il cucchiaio di legno, soffiare per stemperarlo, bagnarsi il dito indice e, continuando a soffiare, premere l’indice contro il pollice, aprendo e chiudendo velocemente le dita. Si formerà un filo di zucchero; solo quando questo filo non si romperà, la glassa sarà pronta. Una volta pronta, togliere la pentola dal fuoco e fare raffreddare. Mettere da parte e dedicarsi alla pasta esterna. Porre la farina sulla spianatoia, fare al centro la fontana e aggiungere le uova, lo zucchero, la vanillina, il lievito e la scorza del limone. Impastare il tutto e, se necessario, aggiungere un po’ di latte. Aiutandosi con un po’ di farina stendere l’impasto in una sfoglia spessa 3-4 mm e rivestire gli stampini. Spezzettare il cioccolato e porlo sul fondo di ogni formina;quindi aggiungere un po’ di confettura e terminare con il composto di mandorle (mescolatelo spesso) fino a riempire gli stampini. Trasferire questi ultimi nelle teglie da forno, lasciando circa 1 cm di distanza tra loro. Durante la cottura i bocconotti aumentano di volume e, toccandosi sul bordo, potrebbero perdere la loro forma rotonda. Infornare a 180/190°C per 20 minuti. Quando saranno cotti, farli raffreddare completamente prima di sformarli; quindi metteteli sulla spianatoia (o su un piano di lavoro). Riprendere la glassa; in superficie si sarà formato un sottile strato solido ma non preoccupatevene. Con un cucchiaio di legno, cominciare a mescolare fino a quando la glassa diventerà bianca. A quel punto intingervi, uno per volta e mantenendoli dalla base, i bocconotti, glassando solo la parte superiore; quindi posarli su una grata in modo che sgoccioli la glassa in eccesso. Tagliare a metà le ciliegie candite e posarne una metà al centro di ogni bocconotto e sistemare questi ultimi ognuno nel suo pirottino di carta. Lasciarli asciugare completamente prima di coprirli con un foglio di plastica trasparente, quelli che si usano per impacchettare i dolci.
FOCACCIA BARESE blog.giallozafferano.it/rafanoecannella
Ingredienti 500 g di semola rimacinata 1/2 cubetto di lievito di birra 1 patata media 1/2 cucchiaio di sale fino Acqua tiepida q.b. per l’impasto Pomodori rossi Olive verdi o nere (facoltative) Origano q.b. Olio d’oliva q.b.
Lessare la patata, sbucciata e a pezzetti, e lasciarla raffreddare, conservando l’acqua di cottura. Mettere i pomodori, tagliati a metà, in una ciotola, condirli con olio e origano e lasciare macerare per circa un’ora. Sciogliere il lievito in poca acqua e versarlo in una capiente ciotola (o nel boccale della planetaria); aggiungere la patata lessa e ridotta in purea con tutta l’acqua di cottura, la semola rimacinata e cominciare ad impastare. Aggiungere tanta acqua tiepida quanto basta per avere un impasto abbastanza morbido che si attacchi appena alle mani, in ultimo unire il sale. Lavorare con forza l’impasto per una quindicina di minuti poi trasferirlo in una teglia da forno (diametro 26 cm) precedentemente oliata. Per fare questa operazione è necessario ungere le mani con un po’ di olio. Allargare l’impasto con la punta delle dita, mettere la teglia nel forno spento e lasciare lievitare l’impasto fino al raddoppio. Saranno sufficienti due ore (in estate ancora meno). A lievitazione avvenuta, distribuire sulla superficie i pomodori a pezzetti, le olive, un pizzico di sale fino, un po’ di origano e dell’olio. Infornare a 230°C per circa 20 minuti. La raccomandazione, come al solito, è di regolarsi col il proprio forno.
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MANDORLACCIO
blog.giallozafferano.it/rafanoecannella Ingredienti: 300 g di mandorle pelate 5 Uova 160 g di zucchero 40 g di miele 40 g di burro 150 g di cioccolato bianco 150 g di mandorle pralinate 1 bustina di vanillina 1 scorza d'arancia (grattugiata) 1 scorza di limone (grattugiata)
Tritare grossolanamente 200 g di mandorle (devono rimanere granulose) con 3 cucchiai di zucchero prelevati dal totale. I restanti 100 g trasformarli in finissima farina. Intiepidire il miele, insaporirlo con la scorza di arancia e limone grattugiata, la vanillina e tenerlo da parte. Separare i tuorli dagli albumi. Montare i tuorli con lo zucchero fino a ottenere un composto biancastro e spumoso. Unire tutte le mandorle, il miele, il burro fuso e amalgamarli bene; alcuni aggiungono pochissima farina e lievito per dolci In questa ricetta non vengono usati perchè, a quanto pare, la ricetta originale non prevede l’utilizzo nè dell’una nè dell’altro.
Aggiungere gli albumi montati a neve e mescolare delicatamente dal basso verso l’alto fino a quando saranno stati completamente assorbiti dal composto che dovrà risultare gonfio e spumoso. Versare il tutto in uno stampo a cupola da 22 cm di diametro precedentemente imburrato e cosparso di pangrattato (è un ottimo staccante). Infornare a 180°C per circa 30 minuti in modalità statica. Regolarsi col proprio forno e fare la prova stecchino. Lasciare raffreddare completamente il mandorlaccio prima di sformarlo. Sciogliere a bagnomaria il cioccolato e versarlo sulla “cupola” del dolce fino a ricoprirlo completamente. Se necessario aiutarsi con una spatola. Infine guarnire tutto il dolce con le mandorle pralinate tritate grossolanamente. Lasciare raffreddare a temperatura ambiente.
TOSCANA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Toscana TRA PAESAGGI E CUCINA
La Toscana è una regione stupenda, ricca di arte, storia medievale e rinascimentale, cultura culinaria e scorci memorabili fatti di campagne e dolci colline. Il turista potrà concedersi una pausa di tranquillità negli agriturismi tra le colline oppure immergersi nella visita delle numerose città d’arte tra cui domina Firenze il capoluogo.
Firenze Una città storica, magica ed affascinante... tra le migliori in tutta Italia. Nessun aggettivo può descrivere adeguatamente Firenze, la culla del Rinascimento. E'spesso descritta come un museo a cielo aperto, un mix di arte e tesori architettonici, che vanta attrazioni stupende come Piazza della Signoria, il Duomo ed il Ponte Vecchio, Palazzo Pitti e la Galleria degli Uffizi.
Arezzo
Foto di Sante Galante
Fu una fiorente città Etrusca, ed oggi merita senz'altro di essere visitata per via del suo grande patrimonio storico. Fra i luoghi della città da non perdere: Piazza Grande con la Loggia del Vasari, la Basilica di San Francesco e la sua sorprendente Cappella Bacci, il Museo d'Arte Medievale e la chiesa romanica di Santa Maria della Pieve Curiosità: Arezzo è sede di un'importante evento storico-culturale che si tiene a giugno ed a settembre di ogni anno, noto come la Giostra del Saracino. In questa occasione i quattro storici quartieri che compongono la città si sfidano in giochi medievali.
Val d'Orcia La Val d'Orcia è una pittoresca regione che comprende diversi borghi e villaggi meravigliosi. L'intera area è protetta come parco naturale, e presenta numerosi castelli e case coloniche risalenti ad epoche medievali e rinascimentali quali quello di Radicofani. Un borgo da visitare è Bagno Vignoni, famosa per le terme, la cui piazza centrale, dedicata a Santa Caterina da Siena, è costituita da una piscina in cui l’acqua sgorga a 52°C.Proprio in questa porzione di territorio si trova il borgo di Pienza, una delle "città ideali" del Rinascimento e Montalcino nota per la produzione del Brunello.
Foto di Sante Galante
Siena Andare in Toscana senza visitare la città di Siena è un errore da non commettere assolutamente. La città forse viene meno considerata rispetto a Pisa e Firenze, ma in realtà presenta un fascino altrettanto rilevante. E' conosciuta in tutto il mondo per il Palio, che si tiene ogni anno il 2 luglio e il 16 agosto. Il cuore della città è Piazza del Campo, con la sua inconfondibile forma a conchiglia, dalla quale può ammirare la Torre del Mangia. Da non perdere anche la bellissima Cattedrale.
Volterra Volterra è un’antica città della provincia di Pisa. Il colle sul quale sorge ha visto i primi uomini già nell’età del ferro, come confermano le numerose necropoli villanoviane. Fu una delle città-stato dell’antica Toscana, l’Etruria. Conserva un centro storico di origine etrusca. Di quell'epoca ormai lontana restano la Porta Diana, la maggior parte della cinta muraria, l’Acropoli, svariati ipogei, la Porta all’Arco e i resti del Teatro Romano, risalente al I secolo. Vari sono gli edifici d’epoca medievale, come il Palazzo dei Priori, la Fortezza Medicea e la Cattedrale.
Isola d’Elba Spiagge incantevoli e mare limpidissimo, insieme alle altre isole dell’Arcipelago Toscano è tappa obbligata per gli amanti del mare
San Gimignano
forse il più famoso dei piccoli centri della Toscana, noto soprattutto per le sue numerose torri che si affacciano su pittoreschi uliveti e vigneti. Una vera e propria bomboniera.
Lucca Soprannominata la "città dalle 100 chiese", Lucca è famosa per le sue mura perfettamente conservate sulle quali si può anche passeggiare Questa passerella di 4 km che domina la città è un ottimo punto di partenza per un tour di Lucca. Tra le cose da vedere ricordiamo: l'Anfiteatro Romano, la Torre Guinigi, la Cattedrale di San Martino, il Palazzo Pfanner ed i suoi giardini barocchi
Foto di Sante Galante
Pisa Situata lungo il fiume Arno nella regione nord-occidentale della Toscana, la città di Pisa presenta diverse testimonianze dei fasti del passato. E' nota per la sua famosa Torre Pendente di Piazza dei Miracoli, la piazza più bella d'Italia. Ma in realtà ci sono un sacco di altre attrazioni che accrescono il valore della città, come ad esempio il Museo di San Matteo e la bellissima Chiesa della Spina.
Foto di Elena Prugnoli
Pistoia La provincia di Pistoia è ricca di arte e di storia ma anche di scenari suggestivi tipici dell’Appennino dal punto di vista della fauna e della flora. Pistoia è conosciuta in tutto il mondo grazie ai suoi vivai.
San Gimignano è un piccolo borgo medievale risalente al VIII secolo. È
La Toscana è stata la prima regione ad utilizzare i pavimenti. Nel 1339, la città di Firenze fu la prima città europea a pavimentare le proprie strade, dando il via ad una « moda » che, attraverso i finanziamenti dei banchieri fiorentini, ha influenzato tutto il resto d’Europa. Foto di Sante Galante
LA CUCINA TOSCANA La Toscana vanta una forte tradizione culinaria fatta di ricette semplici e sapori genuini con tante specialità diverse da zona a zona: ogni angolo della Toscana è una sorpresa gastronomica!
Per un pasto veloce o per uno spuntino, in Toscana non mancano le specialità da gustare al momento, in strada: lo street food toscano più famoso è il lampredotto, ovvero interiora di bovino, ingrediente principale del panino tradizionale fiorentino. Molto diffuso è anche il panino con la porchetta, da gustare con pane, oppure focaccia o schiacciata; un po’ ovunque in Toscana, la torta di ceci, che ha diversi nomi a seconda della zona (si chiama “cecina” a Pisa, semplicemente “torta” a Livorno) e i brigidini, delle sfoglie all’anice originari del Pistoiese ma diffusi in tutta la regione. La Toscana produce vini rossi d'eccellenza esportati e noti in tutto il mondo. Chianti, Brunello di Montalcino e Vino Nobile di Montepulciano hanno reso la Toscana una delle regioni simbolo dell’enologia Italiana. . Anche alcuni vini bianchi Toscani, come la Vernaccia di San Gimignano, sono da annoverarsi tra le eccellenze della regione.
Un pasto tipico toscano da tradizione inizia con un antipasto di crostini neri, ovvero pane “sciocco” toscano, senza sale, spalmato con un paté a base di fegatini di pollo, acciughe e capperi, oppure con un tagliere di salumi locali, come la finocchiona, tipico insaccato senese insaporito dal finocchietto selvatico, il lardo di colonnata, lardo di maiale specialità delle Alpi Apuane, oppure ancora con del Pecorino di Pienza, magari abbinato a pere e noci o a una marmellata di fichi. L’offerta dei primi piatti in Toscana è davvero molto ampia: sempre molto apprezzati sono i pici (dei grossi spaghetti fatti a mano tipici del sud della Toscana) all’aglione, con aglio nella varietà Aglione della Val di Chiana, così come le pappardelle al sugo di cinghiale, o gli gnudi maremmani piatti robusti e saporiti tradizionali della Maremma. Tipiche della zona di Firenze sono invece la ribollita, una gustosa zuppa a base di pane raffermo, verdure e legumi, e la pappa al pomodoro, un piatto povero preparato con pane raffermo toscano, pomodoro e aromi. La scelta dei secondi non è meno ricca: simbolo della cucina toscana per eccellenza è la bistecca alla fiorentina, succulenta carne di vitellone o di scottona normalmente di carne chianina, razza bovina tipica della Val di Chiana – da cuocere alla brace o alla griglia. Un piatto storico toscano è invece il peposo dell'Impruneta, uno stufato di manzo cotto a lungo nel vino Chianti e insaporito dal pepe, caratteristico della zona di Firenze. Chi invece preferisce il pesce apprezzerà sicuramente il cacciucco piatto locale della costa tra Livorno e Viareggio: è una zuppa preparata con diverse qualità di pesce, crostacei, molluschi e salsa di pomodoro che viene adagiata su fette di pane abbrustolito. Non lasciatevi invece ingannare dal tonno del Chianti: nonostante il nome, si tratta di un’antica ricetta toscana a base di carne di maiale, erbe e olio d’oliva (non è pesce ma è comunque un piatto squisito). Un pasto tipicamente toscano si conclude con uno dei tanti dolci della regione: ad esempio con i classici cantucci, dei biscottini con le mandorle da inzuppare nel Vin Santo, un vino liquoroso locale.
Altro dolce tipico è il castagnaccio, una torta di farina di castagne insaporita da noci, pinoli, uvetta e rosmarino; oppure ancora con il panforte, originario di Siena, a base di mandorle e frutta candita, o la sua variante speziata, arricchita con cacao in polvere, melone candito e pepe: il pan pepato. Una menzione particolare va al Vin Santo uno dei prodotti più interessanti in Italia sia dal punto di vista organolettico che da quello della tecnica di vinificazione e maturazione. Vino liquoroso che conclude pasti insieme ai cantucci.
PATE' TOSCANO ziaralù.it Ingredienti 400 g di fegati di pollo 1 carota piccola ½ cipolla 1 costa di sedano 50 g di burro 1 cucchiaio di olio evo 150 g di vino bianco 150 g di acqua (o brodo) 1 cucchiaio di capperi sotto sale 2 filetti di acciuga
Lavare e tritare la carota, il sedano e la cipolla. In una padella mettere un cucchiaio di olio evo e far soffriggere le verdure tritate per qualche minuto, poi aggiungere i fegati di pollo a cui avrete tolto eventuale grasso. Far cuocere per tre minuti poi aggiungere il vino e l’acqua (o il brodo) e lasciar cuocere per 25 minuti circa, o comunque fino a restringimento del liquido di cottura. Mettere i fegati di pollo cotti con il sugo in un frullatore, aggiungere i filetti di acciuga puliti e i capperi poi frullare tutto fino ad ottenere un composto omogeneo e cremoso. Rimettere ora il paté in padella e aggiungere il burro. Far sciogliere bene il burro e spegnere. Servite su crostini di pane. Se rimanesse un po' del paté può essere conservato in un barattolo di vetro, in frigo per qualche giorno. Riscaldarlo sempre prima di consumarlo.
CANTUCCI TOSCANI
ziaralu.it Ingredienti 500 g di farina per dolci ( massimo 560 g) 3 uova medie 50 g di burro 50 ml di liquore (Vermut, o altro) 250 g di zucchero 200 g di mandorle con la pelle 1 arancia non trattata (o 1 limone) 8 g lievito per dolci
I cantucci toscani si conservano a lungo in una scatola di latta; possono essere un regalo gustoso da portare in dono magari sotto le feste natalizie, ben confezionati.
Tostare le mandorle a 180 °C per qualche minuto. Sbattere le uova e lo zucchero aggiungere ora il burro ammorbidito e la buccia di arancia grattugiata. Amalgamare bene poi aggiungere la farina e il lievito. In ultimo aggiungere il succo di arancia e il liquore. Amalgamare bene e aggiungere le mandorle poi trasferire il composto su un piano di lavoro meglio liscio, in alternativa su una spianatoia infarinata. Con l’impasto ottenere dei filoncini lunghi circa 30 cm. Se si trova difficoltà si può aggiungere più farina all’impasto ottenendo una pasta più lavorabile e meno morbida. Così facendo i cantucci saranno meno friabili, ma sarà meno più semplice modellare i filoncini. Trasferire i filoni ottenuti in una teglia foderata di carta da forno e spennellarli con il tuorlo di un uovo sbattuto. Fare cuocere a 190 °C per 20 – 25 minuti. Trascorso questo tempo estrarre i filoncini, farli raffreddare qualche minuto e poi tagliarli in diagonale ottenendo delle fette lunghe e strette. Disporre i biscotti ottenuti di nuovo sulla placca e metterli nuovamente in forno ma a 170°C per circa 1015 minuti. Estrarre i cantucci ottenuti e aspettate che siano ben freddi per gustarli.
GNUDI MAREMMANI
sweetandsaltycorner.it
Ingredienti Per l ‘impasto: 300 g di ricotta 300 g di spinaci 3 uova 150 g di formaggio Parmigiano Reggiano Noce moscatafarina q.b. Sale q.b. Per il condimento: Burro q.b. Salvia q.b.
Per prima cosa lessare gli spinaci in poca acqua bollente leggermente salata, poi strizzarli bene e tritarli. Una volta raffreddati, unire gli spinaci alla ricotta e mescolare. Aggiungere le uova, il parmigiano grattugiato, un pizzico di sale, la noce moscata e amalgamare bene il tutto. L’impasto può essere preparato il giorno prima e lasciato riposare tutta la notte in frigo per facilitare l’operazione di formare gli gnudi. Prendere l'impasto a cucchiaiate e, con le mani, formare delle “palline” che poi andranno rotolate nella farina. Portare dell’acqua leggermente salata ad ebollizione e aggiungervi un cucchiaio d’olio (è un trucco per non far incollare gli gnudi uno con l’altro!). Versare gli gnudi e, quando questi vengono in superficie, sono cotti. Scolare e condire con burro fuso e salvia o salsa di pomodoro. Completare il piatto con del parmigiano grattugiato. Possono essere fatti anche utilizzando le bietole al posto degli spinaci o mescolando le due verdure a vostro gusto.
Lucignano in provincia di Arezzo
PIATTO TOSCANO RIVISITATO
Francesina con peperoncino scozzese blog.giallozafferano.it/peperonciniedintorni
Quando si prepara il bollito, specie se per tante persone, l’avanzo di carne c’è quasi sempre, rimane lì in frigorifero, une delle cose più tristi e decisamente poco appetibile. Magari dopo qualche giorno si butta, sarebbe davvero un peccato. Vi presento una ricetta per utilizzare il lesso, utilizzando tante cipolle e un peperoncino adatto alla cottura: il peperoncino scozzese. Si chiama così non perché originario della Scozia ma perché ha la forma del copricapo utilizzato in Scozia. Si tratta di un piatto tipico della Toscana, si chiama in molti modi Francesina, Lesso rifatto, troiaio. Ne esistono diverse versione oggi vi spiego la mia.
Ingredienti per 4 persone: 400 g di cipolle rosse di Certaldo 400 g circa di lesso di carne Patate carote e sedano (rimanenza del bollito) Qualche cucchiaio di brodo (rimanenza del bollito) 1 Peperoncino Scozzese 300 g di pomodori pelati Qualche rametto di maggiorana Sale q.b.Pepe q.b. Olio EVO q.b. Pulire le cipolle e tagliarle alla veneziana, soffriggerle in una padella capiente con qualche cucchiaio di olio EVO e il peperoncino Scozzese tagliato a pezzetti. Quando si saranno ammorbidite continuare la cottura, con qualche mestolo di brodo rimasto. Fare andare a fuoco medio per una decina di minuti. Aggiungere le altre verdure rimaste dal bollito, unire i pelati, aggiustare di sale e pepe, amalgamare tutto.Tagliare il bollito a striscioline , unire al resto amalgamare per qualche minuto, aggiungere la maggiorana e servire.
VALLE D'AOSTA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Valle D'Aosta TRA PAESAGGI E CUCINA La valle d’Aosta è la regione più piccola d’Italia posizionata al confine tra Francia e Svizzera. La Valle d'Aosta è composta soprattutto da territorio montano fra cui troviamo le cime più alte delle Alpi come il Cervino, il Monte Rosa, il Gran Paradiso e sua maestà il Monte Bianco che, con i suoi 4810 m. non ha rivali in Europa. Gioiello della regione è Courmayeur, considerata una delle più importanti stazioni sciistiche del mondo e culla dell'alpinismo, qui è nata la prima scuola per guide alpine. Il primo parco italiano, il parco Nazionale del Gran Paradiso si estende sul territorio della regione, dove è possibile osservare gli animali nel loro ambiente naturale: camosci, aquile reali, marmotte ed ovviamente lo stambecco, simbolo del parco. Storicamente la Valle d’Aosta è considerata una terra di fusione tra l'Italia e la Francia, caratteristica che si riflette sul bilinguismo ufficiale e sul suo statuto di regione autonoma. I grandi, moderni tunnel del Gran San Bernardo e soprattutto del Monte Bianco, capolavoro di ingegneria che sbocca in territorio francese, hanno aumentato la sua caratteristica di crocevia tra l'Italia ed il resto d'Europa. Quando si pensa alla Valle d’Aosta, la mente va subito alle piste da sci di Cervinia, Courmayeur, Pila, note in tutta Europa come meta obbligata per gli amanti degli sport invernali: dallo sci allo snowboard, al pattinaggio sul ghiaccio, ma la regione offre anche altre attrazioni. Lungo la vallata che da Pont Saint Martin porta a Courmayeur, si contano ben 82 edifici, tra fortificazioni primitive, fortezze militari, residenze e torri di guardia a testimonianza della ricca storia feudale della regione. Il più noto dei castelli valdostani è quello di Fénis, famoso per la sua scenografica architettura, sede della famiglia Challant. Aosta, il capoluogo e unica provincia è una città interessantissima, porta con sé i segni visibili dell’epoca romana grazie ad importanti monumenti quali l’Arco d’Augusto, la Porta Praetoria, la cinta muraria, percorribile quasi per intero facendo una lunga e piacevole passeggiata. Di grande interesse la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con la visita agli scavi archeologici posti sotto l’attuale pavimento, la caratteristica Piazza Chanoux ed il complesso monumentale della Collegiata di Sant’Orso risalente all’XI sec.
LA CUCINA
VALDOSTANA Cosa mangiare in Valle d’Aosta non è certo un problema. Da formaggi, come la famosa Fontina o il Fromazdo, a ricette con la selvaggina come il cervo in civet, passando per i suoi salumi tipici, le verdure della zona, i piatti classici della tradizione valdostana come la polenta e, ovviamente, i suoi vini.
La cucina regionale valdostana è ricca di sapori genuini ed è sostanziosa. E’ caratterizzata da alcune tipiche specialità di carne come la carbonada, stufato di carne in vino, cipolla e aromi; la mocetta, carne di bovino o stambecco essiccata ed aromatizzata con erbe di montagna e la cotoletta alla valdostana. Ottimi i formaggi tra cui il Fromadzo e la celebre Fontina Dop, base di tante ricette tra cui la fonduta, da far precedere o seguire, dalla tipica zuppa alla valdostana, a base di cavolo, verza, fontina, pane raffermo di segale. Il pane di segale è molto utilizzato e apprezzato. Gustosa anche la polenta concia preparata con fette di fontina tutto passato in forno. Si possono gustare anche delle versioni di canederli, nonostante siano un piatto di recupero della cucina dell’arco alpino centroorientale. I dolci tipici come le tegole valdostane, gallette di pasta di mandorle e i torcetti, di Saint-Vincent concluderanno i vostri pasti. Per terminare con lo straordinario liquore d'erbe "Genépy des Alpes" o un tipico Caffè alla valdostana da gustare nella tradizionale "coppa dell'amicizia".
Pane nero di segale integrale valdostano
Ingredienti 550 g di farina di segale integrale 250 g di farina di grano tenero tipo 0 200 g di Farina di grano tenero integrale 650 ml di acqua 20 g di sale 20 g di lievito di birra o 10 g di lievito di birra secco
quellalucinanellacucina.it
Setacciare le farine su un piano di lavoro, creare una fontana e mettere al centro il lievito e parte dell’acqua, mescolare inserendo gradualmente l’acqua restante, aggiungere il sale. Lavorare l’impasto energicamente per ottenere un composto liscio e compatto. Riporre il panetto in una ciotola oleata, coprire l’impasto e farlo lievitare. I tempi di lievitazione possono variare in base al calore dell’ambiente in cui riponiamo l’impasto. Quando l’impasto sarà ben lievitato, farlo scivolare dalla ciotola su un piano di lavoro infarinato. Dare la forma desiderata e riporlo su carta forno a ri-lievitare. Al raddoppio incidere una croce centrale con una lama affilata ed infornare a forno statico, 220° C per 15 minuti, continuare la cottura per altri 20 minuti a 180° C.
Panino ai sapori della Valle delizieeconfidenze.com
Ingredienti 8 fette di pane nero di segale 4 fette di fontina dallo spessore di 5-6 mm 4 foglie di radicchio rosso 4 fette di lardo tagliate sottili gherigli di noce q.b. miele di millefiori o di acacia q.b.
Disporre sulla fetta di pane una fetta di fontina privata dalla crosta, e una foglia di radicchio precedentemente lavata e tamponata con un panno asciutto e pulito. Adagiare sopra la fetta di lardo, quindi i gherigli di noce tagliati a metà . Lasciar cadere del miele a coprire gli ingredienti, e chiudere il tutto con un’altra fetta di pane. Lasciar scaldare il panino sulla piastra fino a quando il formaggio non risulta sciolto e filante. Servire caldo per un gusto pieno e avvolgente. Ottimo anche freddo.
TROTA ALLA VALDOSTANA delizieeconfidenze.com Ingredienti per 2 porzioni 1 trota salmonata grande 1 carota 1 cipolla 1 costa di sedano 1/2 limone 1 spicchio d’aglio 1 rametto di rosmarino Salvia qualche foglia 50 g di mirtilli disidatati 1 cucchiaio di fecola di patate 1 bicchiere di brodo vegetale 1 noce di burro vegetale 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva Sale q.b. Pepe q.b.
Pulire e lavare accuratamente la trota con acqua corrente, quindi tamponare con della carta cucina. Mondare le verdure, lavarle, tagliarle a dadini e farle rosolare insieme alla salvia ed il rosmarino in una pentola capiente, con i due cucchiai di olio extra vergine d’oliva. Aggiungere la trota e lasciarla rosolare su ambo i lati. Aggiungere l’aceto e lasciar evaporare. Unire la scorza del limone grattuggiata e i mirtilli disidratati. Aggiustare di sale e pepe. Bagnare con il brodo vegetale caldo e continuare la cottura per 15 minuti. A cottura ultimata scolare la trota dalla pentola e sfilettarla tenendo i filetti al caldo. Togliere anche le verdure e mantenere da parte. Filtrare il sugo con un colino a maglie fine, quindi riportarlo sul fuoco per farlo addensare unendo il burro vegetale lavorato con la fecola. Mescolare accuratamente e lasciar addensare qualche minuto su fiamma bassa. Impiattare i filetti di trota, e servire caldi con la dadolata di verdure tenute da parte e distribuire la salsa sul pesce.
Torcetti Aostani incucinaconmammaagnese.com
Ingredienti 450 g di farina 5 g di lievito di birra 210 g di Burro di qualità 250 ml di acqua tiepida 1 pizzico di sale (circa 0,30 g) Per infornare Zucchero semolato burro farina
Porre la farina settacciata a fontana su una spianatoia, unire il lievito sciolto in poca acqua tiepida. Lavorare bene gli ingredienti finchè l'impasto farà delle "bolle". Formare una palla, avvolgere in un tovagliolo, lasciare lievitare per circa 1 ora in un posto caldo privo di spifferi. Toglere il burro dal frigorifero, tagliarlo a pezzetti, lasciarlo a temperatura ambiente. Passata un ora, lavorare la pasta per una decina di minuti ed incorporare il burro. Formare nuovamente una palla di pasta e rimettere a lievitare per 1 ora. Accendere il forno e portare a temperatura di 220°C. Terminata la lievitazione, formare dei lunghi cilindri mediamente sottili, non più lunghi di 14 cm, ripiegarli formando delle ciambelline appiattirli leggermente, passarli sullo zucchero semolato. Sistemare i biscotti su delle placche da forno leggermente imburrate ed infarinate. Infornare per circa 15-18 minuti a seconda del forno, dovranno al fine imbiondire. Fate attenzione essendoci lo zucchero tenderanno ad imbrunire troppo se li lasciate qualche minuto in più nel forno e diventeranno amari.
UMBRIA TRA PAESAGGI E CUCINA
L'Umbria TRA PAESAGGI E CUCINA
Foto di Elena Prugnoli
Paesaggi incontaminati, immersi nel verde di valli sinuose, e antichi borghi fanno dell’Umbria una regione incantata. Una terra, fatta di colline, monti e valli, che nasce nel cuore dello stivale e si estende sul medio bacino del Tevere. L'Umbria è anche la regione del Lago Trasimeno, il maggiore lago dell’Italia centrale, nel cui territorio sono presenti, ancora oggi, i resti di insediamenti etruschi, specie nell’area di Castiglione del Lago, località che unisce al fascino del paesaggio naturale, il romanticismo e la quiete delle acque del lago. Dalle acque del Trasimeno si passa alle acque delle Cascate delle Marmore nei pressi di Terni, considerate tra le più belle d’Europa. La Cascata fu creata dai Romani per far defluire il fiume Velino e concede un delizioso scenario in cui il fragore delle acque spumeggianti, che effettuano un salto di 165 metri, si unisce ad affascinanti giochi di luce. Le cascate sono meta di sportivi amanti di canoa, kayak e non solo. Tra le perle della regione spicca Assisi, principale centro religioso della regione, che ha dato i natali a San Francesco, patrono d'Italia, e a Santa Chiara e che è meta prediletta da molti pellegrini In provincia di Terni sorge Orvieto, famosa per il suo spettacolare Duomo, per i palazzi, i vicoli medievali e il mitico Pozzo di San Patrizio. Arroccati sulle pendici delle montagne ci sono altri magnifici villaggi a "presepe", come Bevagna e Spello. Da visitare anche Todi elegante città medievale, meta tra le più affascinanti dell’Umbria. Altro bellissimo centro medievale umbro è Gubbio, un pittoresco borgo grigio per la pietra con il quale è costruito, legato anch'esso alla vita di San Francesco. Partendo da Piazza Grande, centro principale della città, un giro tra i monumenti, dal Palazzo dei Consoli al Palazzo del Capitolo fino al Duomo permette di scoprire le meraviglie di questo borgo umbro.
Foto di Elena Prugnoli
Perugia Perugia è un piccolo gioiello che custodisce tesori artistici e monumentali che ne testimoniano il ricco passato e rendono giustizia al primato culturale del nostro Paese. Anche se conserva l’aspetto e il ritmo di vita di un piccolo borgo medievale fortificato, Perugia ha una vita cittadina molto intensa, legata soprattutto alla presenze di una delle più antiche Università degli Studi della penisola (fondata nel 1308), oltre che della maggiore Università per stranieri d’Italia.
Orvieto Questa splendida cittadina è la meta prediletta da chi ricerca un turismo di qualità: Orvieto offre ai suoi visitatori un ricco patrimonio storico, artistico, gastronomico ed ambientale. Passeggiare per le strade della città significa fare un viaggio nei sui tre millenni di storia: in ogni punto si ritrovano tracce di epoche passate. La visita potrebbe partire dal Duomo per poi proseguire con la Rocca ed il Pozzo di San Patrizio e Piazza del Popolo dove dominano in tutto il loro splendore il Palazzo del Popolo ed i Palazzi Papali.
Todi Sorge sulla cima di una collina che sovrasta la bellissima valle del Tevere. La Piazza del Popolo, è il cuore pulsante della vita cittadina e luogo da cui godere una delle vedute più belle d sempre. Fuori dalle ben tre cerchia di mura (etrusche, romane e medievali), nella parte bassa, c’è il Tempio di Santa Maria della Consolazione, opera architettonica conosciuta in tutto il mondo e considerata uno degli edifici-simbolo del Rinascimento italiano.
Spoleto Gli influssi dell’epoca romana sono ancora evidenti, nonostante Spoleto conservi, con le sue caratteristiche stradine, l’aspetto di un borgo medievale. Alle origini più antiche di Spoleto appartengono il Teatro Romano, l’Arco di Druso e la Basilica paleocristiana di San Salvatore; ma a dominare su tutti i monumenti, la fortezza fatta costruire dal cardinale Albornoz nella seconda metà del Trecento. La Cappella Eroli che protegge bellissimi affreschi del Pinturicchio e la Cappella delle Reliquie che custodisce la trecentesca statua della Madonna col Bambino. Al centro della città sorge maestoso il Duomo e a poca distanza il Palazzo Arroni e la Chiesa di Santa Maria della Manna d’Oro. Non solo arte, ma Spoleto è promotrice di importanti eventi culturali; primo fra tutti il Festival dei Due Mondi: una rassegna di cinema, teatro, arte, musica e balletto.
Spello Spello nasce su uno sperone del Monte Subasio ed è proprio la pietra rosa del Subasio a dare a tutto il centro urbano una colorazione particolare. Come per Spoleto, anche a Spello tracce di epoca romana e medievale convivono in perfetta armonia. I resti dell'Anfiteatro e del Teatro romano sorgono all'interno della cinta muraria medievale dove sono perfettamente conservate la Porta Consolare e la Porta Urbica.
Elena Prugnoii PH
A seguito del terremoto del 2016, che ha provocato molte troppe vittime, sono andati distrutti molti monumenti e molte cittadine del centro Italia. Anche alcuni centri umbri hanno subito danni tra cui Norcia, che ha perso alcuni monumenti importanti. La cittadina nota per i suoi insaccati e la lavorazione del maiale lo era anche per i suoi tesori artistici.
Foto di Elena Prugnoli
Elena Prugnoii Ph
LA CUCINA UMBRA Piccola terra dai grandi sapori, l’Umbria riesce a soddisfare ogni tipo di palato. Fiore all'occhiello sono i prosciutti e i salumi di Norcia. Non da meno il tartufo nero e il pregiato tartufo bianco che arricchiscono tutti i piatti. I formaggi tra cui quello tradizionale di Fossa, il pecorino stagionato e il formaggio al tartufo.
Partendo dall'antipasto, Immancabili sono dei taglieri con i tradizionali insaccati di maiale come il prosciutto di Norcia e il capocollo, i formaggi più o meno stagionati accompagnati dai particolari tipi di pane quale il pane con le noci e il pan caciato, il pane di Strettura e il pane di Terni. Il companatico più sfizioso che ci sia è però la torta al testo che ha origini antiche, bizantine per l’esattezza. Discende dal pane azzimo e vanta una parentela con la pita greca. I primi piatti sono diversi a seconda della zona in cui ci si trova. Lenticchie e legumi vari sono gli ingredienti principali di zuppe e minestre dai sapori unici. Caratteristica è la farrecchiata che è una polenta fatta con la farina di piselli selvatici; chiamati in gergo locale 'roveja'. Questa polenta la si può gustare morbida oppure croccante friggendola. Altro primo piatto tipico dell’Umbria sono gli strangozzi al tartufo nero. Forse meno famosi gli umbricelli gustati con vari condimenti, gli spaghetti con rancetto e le pappardelle alla lepre.
Altra protagonista della cucina umbra è la carne, come le salsicce fresche cucinate alla griglia o al forno con patate. Secondi piatti umbri a base di carne davvero speciali sono il friccò e i tordi. Nella zona di Terni, un piatto tipico è la “palomba”, il colombaccio selvatico cucinato allo spiedo. Sempre in questa zona, la cucina si arricchisce di secondi a base di pesce, grazie alla presenza di alcuni pesci d’acqua dolce che danno vita a piatti con il persico reale, e le anguille cucinate con l’immancabile tartufo nero. L’Umbria è una regione ricca di mandorle e nocciole. Per questo motivo, diversi dolci tipici sono preparati utilizzando questi ingredienti. Un esempio sono i tozzetti: deliziosi dolcini a base di mandorle, semi di anice e uva secca. Ci sono poi i tipici panicocoli realizzati con zucchero, olio, farina e anice, utilizzando particolari attrezzi, detti ferri. Si dispone la farina a fontana, si mettono al centro gli ingredienti e si impasta. Si fanno poi dei rotoli e si ricavano delle palline di impasto da mettere sui ferri ben caldi. Si formano dei cannoli arrotolando le sfogliette che si farciscono a piacere. A questi dolci si aggiungono le famose pere al Sagrantino e le "fregnacce": pasta di pane lievitata, fritta in olio di oliva e ricoperta di zucchero. Tra i dolci non si può poi rinunciare al dolce tipico, il panpepato. Ci sono inoltre molti dolci locali, le cui ricette vengono tramandate da secoli. Il terreno umbro, infine, è particolarmente adatto alla viticoltura ed il clima temperato ha permesso a questa terra di produrre pregiati vini bianchi e rossi doc, tra cui ricordiamo, tra i tanti conosciuti, il Grechetto d’Assisi, la Vernaccia ed il Vino Sagrantino di Montefalco.
UMBRICELLI AL PECORINO dueamicheincucina.it
Ingredienti per 2 porzioni Per gli umbricelli: 200 g di farina 0 Sale q. b. Acqua q.b. Per il condimento: 2 pomodori ramati maturi Uno spicchio di aglio Olio extra vergine di oliva Sale Pepe Prezzemolo Pecorino grattugiato
Iniziare preparando la pasta. Versare su un piano da lavoro la farina e il sale, fare la fontana e al centro unire l’acqua, tanta quanta ne occorrerà per ottenere un impasto morbido. Impastate finché non si otterrà un impasto liscio, coprire con un panno e fare riposare per un’ora. Trascorso il tempo di riposo staccare dei pezzi di impasto grandi come una piccola noce e farli rotolare sotto le mani finché non si otterranno dei grossi spaghettoni. Mettere gli umbricelli sul piano da lavoro infarinato e farli riposare per circa un’ora. Mentre la pasta riposa preparare il condimento. Portare ad ebollizione una pentola con acqua. Lavare i pomodori e incidere la sommità formando una croce. Tuffare i pomodori nell’acqua bollente per un paio di minuti, scolarli ed eliminare la pelle. Tagliarli a metà ed eliminare i semi, tagliare la polpa a cubettini. Versare in una padella 2 cucchiai di olio e l’aglio, fare soffriggere e unire la polpa dei pomodori, regolare di sale e pepe, aggiungere il prezzemolo tritato. Fare cuocere per circa 15 minuti. Portare ad ebollizione abbondante acqua salata e tuffare gli umbricelli. Scolarli e passarli nella padella con il condimento, fare insaporire per un minuto,aggiungere pecorino a piacere e servire.
TOZZETTI UMBRI delifoodclub.com
Ingredienti 100 g di burro ammorbidito 450 g di farina 00 2 uova grandi + 1 tuorlo ½ bustina di lievito 10 g di liquore a piacere 100 g di mandorle con la pelle 120 g di zucchero Semi di anice q.b.
Preriscaldare il forno a 180 gradi. Versare la farina su un piano da lavoro e ricavare un buco per formare una fontana. All’interno, rompere le uova e il tuorlo e versare tutti gli altri ingredienti. Impastare energicamente con le mani fino ad ottenere un impasto abbastanza elastico. Formare tre filoncini della larghezza di circa 5 centimetri ciascuno. Attenzione: i filoncini devono essere lasciati tondeggianti e non appiattiti affinché la forma dei tozzetti risulti quella tradizionale. Infornare a 180°C in modalità statica per 20 minuti. Trascorso questo tempo, sfornare, aspettare 5 minuti (in modo tale che l’impasto non sia bollente) e con un coltello tagliare i filoncini in obliquo formando dei biscotti larghi circa 3 cm. Ripassare in forno per 10 minuti, girando i tozzetti a metà cottura. Lasciare raffreddare. Si possono gustare così come sono o accompagnati a un vino liquoroso. Riporre i tozzetti in una scatola di latta: si conserveranno per 1 mese intero.
TORCOLO AL LATTE dueamicheincucina.it
Ingredienti: 500 g di farina 4 uova 200 g di zucchero 150 g d’olio 300 ml di latte 1 bustina di lievito
Preriscaldare il forno a 180°C. Montare le uova con lo zucchero, unire l’olio e il latte, poi la farina setacciata con il lievito, mescolate bene. Imburrare uno stampo a ciambella da 28 cm di diametro e cuocere per 40-45 minuti. Sfornare, lasciare raffreddare leggermente e sformare.
Spezzatino di cinghiale e fagiolina del Trasimeno dueamicheincucina.it Ingredienti 800 g di cinghiale 150 g di fagiolina del Trasimeno Un rametto di rosmarino 2 foglie di salvia Un rametto di serpillo Un rametto di origano fresco 1 foglia di erba San Pietro Un rametto di finocchietto selvatico 4 bacche di ginepro 1 spicchio di aglio ½ cipolla di piccole dimensioni 20 g di prosciutto Sale Pepe Peperoncino Olio extra vergine di oliva ½ bicchiere di vino rosso 300 g di passata Per la marinatura 1 litro di vino rosso 2 foglie di salvia 1 foglia di alloro Un rametto di rosmarino
Iniziare dalla marinatura del cinghiale. Tagliare il cinghiale, lavarlo e metterlo in una ciotola, unire il vino e le erbe aromatiche, coprite e tenete in frigo per 12 ore. Trascorso il tempo di riposo, fare un battuto con il prosciutto, l’aglio, la cipolla, il rosmarino, la salvia, il finocchietto, l’erba San Pietro, il serpillo e l’origano. Trasferire il battuto in un tegame con 4 cucchiai di olio, unite anche il peperoncino e il ginepro, fare soffriggere per 5 minuti. Scolare il cinghiale dalla marinatura e aggiungetelo al soffritto, lasciare sigillare la carne, poi aggiungere sale e pepe, fare cuocere a fuoco basso per circa un’ora. Nel frattempo cuocere la fagiolina, salare a fine cottura scolarla e tenerla da parte. Quando il cinghiale sarà ben rosolato e non ci sarà più liquido nel tegame aggiungere il vino, mescolare e lasciare evaporare. Quando il vino sarà evaporato aggiungere la passata e 2 bicchieri di acqua, fare cuocere per circa 30 minuti. Aggiungere la fagiolina, regolare di sale e pepe e fare cuocere ancora per 15 minuti. Servire con torta al testo
CALABRIA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Calabria Tra paesaggi e cucina
Foto di Pina Filippo Lateana
Foto di Mire Pagliaro
Foto di Livia Calabrò
La Calabria è la punta dello Stivale, bagnata dalle splendide acque del mar Ionio e del mar Tirreno, ed è separata dalla Sicilia dallo stretto di Messina. E' una delle regioni italiane con più coste (circa 800 km) alternate tra litorali sabbiosi e coste rocciose. La sua natura selvaggia e misteriosa, i sapori intensi e genuini della cucina locale e le testimonianze delle sue antiche origini rendono la Calabria un posto unico, da ammirare sia d'inverno che d'estate. Chi ama la natura, potrà addentrarsi nell'entroterra calabrese, scoprendo un paesaggio puro e incontaminato, dove distese di verde sono interrotte dal blu di laghi e cascate. Degni di nota i parchi della Sila, delle Serre, dell’Aspromonte e del Pollino, sono solo alcune tra le mete naturalistiche più interessanti. Chi ama il mare avrà l’imbarazzo della scelta tra le tante località balneari. Spazio anche alla cultura: culla della Magna Grecia e terra di antichi insediamenti, la Calabria offre un’ampia scelta fra chiese e monasteri, castelli e palazzi, borghi e luoghi dove sopravvivono usi e tradizioni secolari. Da non perdere e ammirare i famosi Bronzi di Riace, esposti nel Museo Nazionale di Reggio Calabria. La Calabria è terra di emozioni forti e intense che vengono trasmesse anche dai suoi sapori e dalle sue ricette: un esempio per tutti è rappresentato dal famoso peperoncino calabrese. È facile trovare questo ingrediente in molti piatti caratteristici calabresi: dalle bruschette con la n’duja o con la sardella - detta il “caviale dei poveri” - agli insaccati di carne suina, dai condimenti per la pasta alle pietanze di pesce. Al gusto deciso del peperoncino si contrappone quello dolce della famosa cipolla rossa di Tropea, tutelata dal marchio IGP, usata sia per insaporire le pietanze che per scopi curativi. Gustosi e da non perdere anche i dolci natalizi.
Foto di Mire Pagliaro
LA MAGIA DI CLETO Piccolo borgo medioevale calabrese della provincia di Cosenza, conosciuto anticamente con il nome di“Petramala” (cattiva pietra). Un territorio ricco di storia, cultura, leggende, detti popolari e prodotti enogastronomici che conserva ancora intatta l'idea di piccola comunità con i suoi ritmi lenti, la semplicità e la genuinità delle cose. Tutti elementi che al tempo d'oggi sono sempre più rari da trovare.
A Cleto è legata un’antica leggenda. Si narra che nel periodo della guerra di Troia, X secolo a.C., la regina delle amazzoni Pantasilea rimase uccisa in battaglia da Achille. Cleta, la sua nutrice, nell’udire la triste notizia, la pose su una nave e partì col pensiero di poterle dare un’onorata sepoltura. Così, Cleta, ancella di Enea, giunta nel mare della Calabria, scese a terra ed edificò la città di Cleta. La città crebbe tanto che all’epoca dello splendore della Magna Grecia entrò in guerra con Crotone. I Crotoniati, con un esercito, uccisero la regina la quale prima di morire ebbe a esprimere il desiderio che tutte le regine che avrebbero regnato dopo di lei portassero il suo nome. Così tutte le regine della città furono dette Cleta.
Foto di Mire Pagliaro
Foto di Mire Pagliaro
LA CUCINA CALABRESE La Calabria si propone come la terra del gusto e dei sapori, che vanno ben oltre al famosissimo peperoncino calabrese, protagonista indiscusso, ma non l'unico, di gran parte dei piatti tipici calabresi.
Molti dei piatti tipici della tradizione calabrese si ricollegano alla storia e la cultura della regione e spesso alla religione. Tra gli antipasti calabresi non possiamo non menzionare le bruschette al pomodoro con la cipolla di Tropea, oppure con creme tipiche preparate con prodotti locali. Se non temete il piccante, allora è possibile assaggiare la bruschetta con la n’duja, una sorta di salame preparato con peperoncino piccantissimo. Altra pietanza tipica da gustare come antipasto è il caviale dei poveri, ovvero la sardella: conserva ittica tipica della provincia di Crotone (ma anche di Cosenza), originariamente preparata con le sarde appena nate ora vietate. Attualmente viene preparata con il pesce ghiaccio, tipico delle acque salmastre e spesso utilizzato come sostituto del piÚ pregiato bianchetto. Esistono sia piccanti oppure in variante non piccante.
Le paste fatte in casa come gli gnocchetti, gli strozzapreti, i strangugghi o Fileja (a seconda della zona) dominano tra i primi piatti. Queste paste vengono condite con prodotti tipici, dalla salsa fatta in casa alle carni o il pesce acquistato. Tra i piatti tipici, citiamo la pasta alla 'nduja che racchiude in se tutto il piccante e il colore della Calabria. ottima anche la versione calabrese della parmigiana, preparata con melanzane fritte, prosciutto, mozzarella e salsa. Tra i secondi piatti, tra i piatti tipici calabresi, ci sono il morzeddhu catanzarese, preparato con la trippa del vitello bollita e cotta nel concentrato di pomodoro e peperoncino piccante. Una vera squisitezza, da gustare soprattutto in estate, è il famoso Stocco di Mammola: stoccafisso precedentemente ammollato e cotto con pomodori pelati, olive, peperoni e patate. Le purpetti, ovvero polpette preparate con la carne di maiale, formaggi e peperoncino o nelle varianti a base di verdura, come le polpette di melanzane o peperoni. Anche i dolci calabresi sono una vera squisitezza, tutti preparati con ingredienti naturali e di produzione locale. Dalla raccolta della frutta di stagione si ricavano delle confetture squisite che vengono impiegate per la preparazione dei dolci tipici, quali le crostate o torte di ogni genere. Altro dolce da mangiare in Calabria sono i biscottini preparati con frutta secca, come fichi o uva passa, noci, mandorle e buccia di arancia. Altrettanto squisito il torrone, preparato in diverse varianti in tutta la regione. Il piÚ rinomato è quello di Bagnara Calabra e Gioiosa Jonica.
Pasta alla nduja blog.giallozafferano.it/incucinaconmire
Ingredienti 360 g di linguine 80 g di nduja 300 g di passata di pomodoro 50 ml di olio extravergine d’oliva 1 spicchio di aglio Mezza cipolla di Tropea Sale q.b.
Mettere la pentola con l’acqua sul fornello e nel frattempo che l’acqua bolle preparare il sugo con la nduja. Tagliare a piccoli pezzetti la cipolla, metterla nella padella con l’olio e lo spicchio d’aglio tagliato in 4 parti, volendo toglierlo dopo cotto meglio lasciarlo intero. Togliere la nduja dal budello, spezzettarla e metterla nella padella, quando è tutto pronto accendere il fornello. A piacere si può scegliere se soffriggere prima la cipolla e l'aglio oppure rosolare tutto insieme. Far rosolare a fuoco lento pochi minuti, aggiungere la passata di pomodoro, controllare se è abbastanza sapida e stare attenti se necessita sale, visto che la nduja è abbastanza salata ne basta aggiungere poco. Se il sugo risulta troppo asciutto aggiungere qualche mestolino d’acqua della pasta. Bastano 15/20 minuti e il sugo è pronto. Nel frattempo cuocere la pasta, scolarla al dente e farla insaporire velocemente in padella assieme al sugo con la nduja. Per rendere più saporita e gustosa la pasta alla nduja, una bella grattugiata di pecorino non può mancare.
Consigli: - Se volete renderla più completa si possono aggiungere dei cubetti di pancetta e qualche peperoncino tagliato a pezzi, questo se mangiate tanto piccante. - La passata di pomodoro si può sostituire con i pomodori a pezzetti.
Gli ingredienti che servono: 2 kg di lardo di pancetta e altre parti grasse 800 g di carne magra 1.400 g di salsa di peperoni dolci 200 g di peperoncino piccante macinato a piacere 65 g di sale Budella di maiale, giĂ puliti e lavati, tenuti in acqua con le bucce di arancia. In alternativa si possono usare delle budella sintetiche, si comprano dal macellaio.
Nduja fatta in casa
Durante la preparazione consiglio di usare i guanti usa e getta per evitare eventuali allergie al peperoncino. La carne va macinata molto finemente, non devono restare pezzetti di carne, ma si deve stendere bene tipo una crema grossolana. Mettere la carne macinata e il lardo in un contenitore, aggiungere salsa di peperone dolce e il sale, mescolare bene, poi aggiungere il peperoncino piccante macinato continuando a mescolare cosi da ottenere una pasta omogenea. Con il piccante ci si regola secondo i gusti senza dimenticare che la 'nduja va fatta piccante, il piccante lo perde un po' con la stagionatura, ma se non lo amate tanto magari non esagerate. Insaccare nelle budella, legare tipo salsiccia soppressata, facendo attenzione che non restino vuoti d’aria. Sistemare in una cesta per 12 ore e poi appendere ad asciugare preferibilmente in un ambiente con un caminetto acceso.
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Mostaccioli calabresi al miele Ingredienti: 1 kg di miele 1 kg di farina 0 4 / 5 cucchiai di zucchero 1 uovo 1 cucchiaino di cannella in polvere 1 cucchiaino di bicarbonato
Versare il miele in una ciotola capiente, con un cucchiaio mescolare insieme allo zucchero, aggiungere l’uovo, il bicarbonato, la cannella, metà farina e continuare a lavorare con le mani. Il resto della farina aggiungerlo man mano che serve, potrebbe non essere necessaria tutta, bisogna ottenere un panetto morbido e liscio.
Foderare una teglia con carta forno, stendere il panetto all’interno della teglia ad un' altezza di circa 3 cm. e schiacciare e livellare bene. Cuocere a 160°C per un ora circa.
"HANNO UNA LUNGA CONSERVAZIONE E CON IL IL TEMPO DIVENTANO SEMPRE PIÙ BUONI!" Togliere dal forno e con un coltello tagliare a fette, non aspettare che si raffreddi, sarebbe poi difficile da affettare. All’inizio saranno duri, ma conservandoli in una scatola o in un barattolo diventeranno morbidi con il trascorrere dei giorni.
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TRENTINO TRA PAESAGGI E CUCINA
Trentino Alto Adige TRA PAESAGGI E CUCINA
Situato all'estremità del nord dell’Italia, al confine con l’Austria e la Svizzera, il Trentino Alto Adige è, fra le regioni italiane, quella più nota per la bellezza delle sue montagne. Il suo territorio si estende dal gruppo dell’AdamelloBrenta e dalle cime dell’Ortles e del Cevedale ai rilievi più suggestivi d’Europa: le Dolomiti della Val di Fassa, del Brenta, della Val Gardena, della Val di Fiemme. Questo scenario racchiude una straordinaria varietà di paesaggi: maestose vette, boschi, ampie vallate, corsi d’acqua, laghi, il gioco di luci delle Dolomiti, i caratteristici paesini dai campanili svettanti e le mille sfumature di una natura autentica e incontaminata. Un vasto comprensorio sciistico con centinaia di chilometri di piste pone la regione ai primi posti nel settore del turismo invernale: Madonna di Campiglio, Canazei, Moena, San Martino di Castrozza sono alcune tra le mete più rinomate, frequentatissime sia d’inverno che d’estate per una vacanza all’insegna della natura, dello sport e del divertimento. Caratteristico è il panorama del lago di Garda che nel territorio regionale si restringe e appare come un fiordo chiuso tra le montagne. Il Trentino Alto Adige custodisce anche un notevole patrimonio culturale: testimonianze preistoriche, incantevoli castelli, santuari e città di rilievo storico e artistico. Diverse le località termali che offrono cure e trattamenti: Merano, Lèvico Terme, Peio e Comano Terme solo per citare le più note.
L’itinerario di scoperta della regione inizia a Trento, famosa per aver ospitato il Concilio Ecumenico, con la sua cattedrale in stile romanico lombardo e il Castello del Buonconsiglio. Seconda tappa è Bolzano, la “Porta delle Dolomiti”, città simbolo del connubio tra cultura latina e tedesca, come è testimoniato dal suo duomo gotico. Altre località di rilievo sono Rovereto con i suoi musei, castelli, l’Eremo di San Colombiano, la grande ”campana della pace” e il Mart, nuovo polo dell’arte moderna, Riva del Garda, con il Palazzo Pretorio e la Rocca del XII sec, dall’aspetto austero ed elegante. Numerosi anche i santuari, tra cui il santuario di Montagnaga di Pinè e Madonna del Monte di Rovereto. Ricchi di fascino sono i castelli della regione, tra cui il Castel Tirolo, il Castel Roncolo, Castel d'Appiano, Castel Beseno, che offrono atmosfere da fiaba e panorami incantevoli.
LA CUCINA TRENTINA La cucina tradizionale del Trentino Alto Adige si basa su piatti semplici, poveri, ma ricchi di gusto, realizzati con i prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento locale frutto dell’isolamento geografico delle vallate alpine. La specialità regionale più nota è lo speck.
Tra gli antipasti della tradizione si trovano i Tortel di patate, una sorta di frittelle di patate, tipiche della Val di Non. Sono una ricetta povera e molto semplice, a base di patate, farina e sale quanto basta. La specialità regionale più nota è lo speck; appetitoso, tra i salumi, il kaminwurz, un insaccato crudo ed affumicato di carne di suino o di cervo; grana trentin, toma di montagna e casolet sono i formaggi più tipici. I più famosi tra i primi piatti sono i canederli e la polenta, preparata con farina di granturco o di grano saraceno, condita con sughi di carne, formaggi o funghi. Un altro primo piatto tipico sono gli spatzle o gnocchetti tirolesi che si formano con l’apposito attrezzo facendoli cadere direttamente in acqua bollente, e sono fatti con latte farina e uova; in versione bianca verde con gli spinaci e rossa di barbabietole. Altri primi piatti tipici sono la minestra di orzo, la pasta e fagioli, la zuppa di funghi e soprattutto il “brò brusà”, una semplice e gustosa minestra. Come secondo piatto si distinguono il coniglio alla grappa, il gulasch, il capriolo con polenta, la trota salmonata e non condita con varie salse.
Regina della gastronomia locale è la mela della Val di Non, utilizzata per preparare il famoso strudel, e torte di frutta. Notevole la produzione di vini pregiati, tra cui Merlot, Cabernet, Pinot, Chardonnay e gli ottimi spumanti della zona. Inoltre, da non perdere tutti i prodotti a base di mela come la spremuta, sidro e le birre artigianali.
Schlutzkrapfen ravioloni ripieni tirolesi Ingredienti per circa 80 Schlutzkrapfen Per la pasta fresca: 150 g di farina di segale 100 g di farina 00 1 uovo intero grande due generosi pizzichi di sale fino 83 ml di acqua 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
Per il ripieno: 150 g di spinaci lessati e strizzati (circa 300 g di spinaci freschi e crudi) 1 spicchio di aglio piccolo mezza cipollina piccola noce moscata grattugiata q.b. 100 g di ricotta vaccina 1 cucchiaio di erba cipollina tagliuzzata finemente 15 g di Grana o Parmigiano grattugiato burro di ottima qualità q.b. sale, pepe, burro q.b. Per condire il piatto: erba cipollina tagliuzzata Grana o Parmigiano grattugiato abbondante burro fuso
Preparazione: Inserire nel contenitore della planetaria tutti gli ingredienti per l’impasto, azionarla e farla lavorare a media velocità fino ad ottenere un bell’impasto omogeneo. Avvolgerlo nella pellicola da cucina e lasciarlo riposare in frigorifero per 30 minuti. Tritare gli spinaci precedentemente lessati e ben strizzati. In un tegame mettere una noce di burro, l’aglio sbucciato, la cipolla tritata finemente e lasciare rosolare fino a quando la cipolla imbiondisce. Unire gli spinaci, regolare di sale e lasciare insaporire per cinque minuti.Togliere il tegame dal fuoco ed eliminare lo spicchio di aglio. Aggiungere il Grana, la ricotta, l’erba cipollina, la noce moscata e una spolverata di pepe, mescolare molto bene gli ingredienti tra loro. Stendere la pasta, poco per volta, in sfoglie sottili, io ho usato la sfogliatrice e passato la pasta fino al penultimo step compreso, mi raccomando infarinate bene le sfoglie e preparatene due alla volta, in modo che non secchino.Tagliare dei dischi di pasta di 7 cm di diametro e in mezzo appoggiare mezzo cucchiaino abbondante di ripieno. Bagnare leggermente mezzo bordo con l’acqua, quindi richiudere a mezzaluna, premendo bene il bordo tra le dita. Mano a mano che preparate gli Schlutzkrapfen appoggiarli su un vassoio infarinato. Porre sul fuoco una capace pentola piena di acqua salata e portarla a bollore, far scivolare dentro gli Schlutzkrapfen (cuocerli in due volte) e appena l’acqua riprende il bollore, calcolare 4-5 minuti di cottura. Nel frattempo fondere il burro a fuoco allegro.Scolare gli Schlutzkrapfen e farli saltare nella padella con il burro fuso, completando con Grana ed erba cipollina, servire subito e buon appetito!
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Strangolapreti blog.giallozafferano.it/graficareincucina
Ingredienti: 1 kg di spinaci freschi 500 g di pane raffermo (tipo rosette) 2 uova medie 120 g di farina 00 200 g di Grana (+ quello per il condimento finale) Noce moscata q.b. Mezza cipolla 100 g di burro (di ottima qualità) 1 rametto grande di salvia Latte q.b. Sale, pepe, olio extravergine di oliva q.b.
Lavare gli spinaci e lessarli per una decina di minuti in poca acqua salata. Scolarli e lasciarli nel colapasta in modo che perdano più acqua possibile. Un paio di ore prima di preparare gli strangolapreti, spezzettare il pane e metterlo in una ciotola in cui avrete versato un bicchiere di latte. Mescolare il pane e lasciarlo in ammollo per un paio di ore. Ogni tanto mescolarlo così da bagnarsi bene tutto. In un tegame versare un filo di olio e un pochino dei 100 g di burro, aggiungere la cipolla tritata e lasciarla imbiondire. Strizzare bene gli spinaci e tritarli grossolanamente, poi metterli nel tegame e lasciarli rosolare per una decina di minuti o fino a quando saranno ben asciutti. Lasciarli intiepidire. Strizzare il pane e metterlo in una grande ciotola, aggiungere gli spinaci, il grana grattugiato, un’abbondante grattata di noce moscata (si deve sentire bene, regolatevi), una spolverata di pepe, le due uova e la farina, quindi mescolare bene con un mestolo di legno. Dovrete ottenere un impasto abbastanza compatto. Se risulta troppo molle, aggiungere ancora un pochino di farina. Porre sul fuoco una capace pentola piena di acqua salata e portarla a bollore. Inumidirsi le mani e formare gli strangolapreti, la forma tipica è quella a cilindro di circa 5 cm di lunghezza e 3 cm di larghezza. Mano a mano che formate gli strangolapreti metterli nell’acqua che bolle. Quando verranno a galla, calcolare un paio di minuti dal bollore e scolarli subito. Nel frattempo sciogliere il burro con le foglie di salvia (tante), il burro dovrà essere leggermente dorato. Cospargere gli strangolapreti con il burro e abbondante grana e buon appetito!
Strudel di mele blog.giallozafferano.it/graficareincucina
Ingredienti per la pasta tirata: 150 g di farina 00 1 uovo grande intero 25 g di zucchero 1/2 cucchiaio di latte 1 pizzico di sale poco meno di un cucchiaio da minestra di olio di semi
Ingredienti per la farcia: 1 kg di mele renette 30 g di uvetta sultanina 40 g a scelta tra pinoli, nocciole e noci (va bene anche solo un tipo di frutta secca) 1 cucchiaino raso di cannella in polvere la punta di un coltello di chiodi di garofano in polvere 1 noce di burro (fuso) q.b. pangrattato 20 g di zucchero q.b. buccia di limone biologico per la copertura: q.b. Zucchero a velo
Per prima cosa mettere a bagno l’uvetta in acqua tiepida. C’è chi ammolla l’uvetta nel Rum o il Marsala, scegliete voi, io uso l’acqua. Sulla spianatoia mettere la farina a fontanella e nel centro rompere l’uovo, aggiungere l’olio, il sale, lo zucchero e tanto latte quanto serve per ottenere un impasto morbido, liscio ed elastico. Formare una palla e riporla in una terrina ricoperta con pellicola da cucina e lasciare riposare per una mezz’ora a temperatura ambiente. Nel frattempo, lavare, sbucciare e levare il torsolo alle mele, quindi ridurle a fettine sottili che metterete in una terrina, aggiungere quindi la buccia di limone grattugiata, la cannella, i chiodi di garofano, le nocciole tritate al coltello grossolanamente, i pinoli, l’uvetta ben strizzata e lo zucchero. Mescolare bene e mettere da parte. Prendere uno strofinaccio abbastanza grande, infarinarlo appoggiarci sopra l’impasto e con il mattarello ben infarinato e tirare una bella sfoglia sottilissima, si usa dire che deve essere tanto trasparente da poter intravedere eventuali disegni o decori dello strofinaccio. Spennellare la sfoglia con un po’ di burro liquefatto e cospargere con un pochino di pane grattugiato. Ne serve veramente pochissimo e la sua funzione è quella di assorbire l’eventuale liquido di vegetazione rilasciato dalle mele durante la cottura, ma sappiate che, se le mele sono “vecchie” potrete anche non metterlo, perché si saranno asciugate naturalmente con il tempo. Eliminare il liquido di vegetazione delle mele (ma non buttatelo, tenetelo da parte se ce n’è) e trasferire il ripieno sulla sfoglia stendendolo uniformemente e lasciando giusto 1 cm ai bordi. Con l’aiuto dello strofinaccio, arrotolare su se stessa la sfoglia, sigillare bene le due estremità e adagiare delicatamente lo strudel, con la chiusura rivolta verso il basso, in una teglia coperta con carta forno. Spennellare la superficie con dell’altro burro liquefatto (poco) e infornare in forno preriscaldato a 190°C per circa 40/50 minuti.Durante la cottura, per conferire allo strudel una crosticina dorata e caramellata, spennellare con il liquido di vegetazione precedentemente messo da parte, oppure con quello che si forma in cottura.Una volta cotto, cospargere con abbondante zucchero a velo. Il massimo di questo dolce lo potrete ottenere gustandolo tiepido.
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Gnocchi di pane con fonduta e speck croccante Ingredienti per 4 persone 2 panini ½ bicchiere di latte 2 uova 1 cucchiaio di ricotta 3 cucchiai di formaggio Grana 2 cucchiai di farina 00 Sale e pepe q.b. Acqua e sale grosso q.b. 3 cucchiai di Grana 1 etto di formaggio tipo Fontal ½ bicchiere di latte 1 noce di burro 4 foglie di salvia 1 etto di speck Pepe q.b.
Tagliare il pane a piccoli cubetti, riporlo in una ciotola e versarci sopra il latte in modo da ammorbidirlo. Mescolare il tutto con una forchetta, quindi aggiungere: le uova, la ricotta, il formaggio grana e la farina. Da ultimo regolare di sale e pepe. Portare a bollore dell’acqua, salarla, quindi versare delle cucchiaiate di impasto direttamente in pentola per formare gli gnocchi. Farli cuocere per 34 minuti da quando vengono a galla. Mentre gli gnocchi cuociono, passare alla fonduta. Mettere in un pentolino antiaderente i formaggi ed il latte, far fondere a fuoco lento mescolando con una frusta. Mettere una noce di burro in una padella, aggiungere la salvia e lo speck tagliati a striscioline e far dorare. Una volta che gli gnocchi saranno cotti, tuffarli in questo soffritto e mescolare delicatamente. Versare gli gnocchi nel piatto da portata, aggiungere delle cucchiaiate di fonduta ed ultima con un pizzico di pepe.
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I CANEDERLI Sognoincucina.it
Un tipico piatto povero e ricco allo stesso tempo. Della tradizione contadina, composto da pane raffermo, uova, latte e formaggio. Ne esistono tante varianti, con lo speck, con gli spinaci oppure con il formaggio, ovviamente rigorosamente di malga!
Ingredienti per 8 canederli: 150 g di pane raffermo e tagliato a dadini 40 g di farina 100 ml di latte 2 uova 80 g di formaggio di malga tagliato a cubetti Mezza cipolla Prezzemolo q.b. Sale e pepe q.b.
Iniziare a far rosolare la cipolla in un cucchiaio di olio. In una ciotola mettere il pane, la farina, il formaggio e la cipolla. Amalgamare bene tutti gli ingredienti. Sbattere in una ciotola a parte le uova con il latte, il sale, il pepe e il prezzemolo. Aggiungere i liquidi al composto di pane e farina e unire tutto impastando con le mani. Fai riposare il tutto per circa 10 minuti una volta che gli ingredienti saranno ben amalgamati. Formare con le mani 8 palline. Cuocere le palline cosĂŹ formate a vapore per circa 20 minuti e
servirle tuffate in un piatto di brodo di carne o di verdure, oppure servirle con un filo d’olio. Stupite i vostri ospiti con un piatto di montagna. Sembrano impossibili da preparare ed invece sarà una gran soddisfazione portarli a tavola! Potete anche fare tre dosi e preparare tre diversi canederli da servire agli ospiti: uno al formaggio, uno allo speck (aggiungendo lo speck), uno agli spinaci (aggiungendo gli spinaci lessati).
Ingredienti 320 g di farina ½ bustina lievito per dolci 1 uovo 1 tuorlo 150 g di burro 150 g di zucchero 1 pizzico di sale 1 pizzico buccia di limone 3 mele Succo di 1/2 limone 1 cucchiaio di farina 1 cucchiaio di zucchero 80 g di uvetta ammollata in acqua farina q.b. burro q.b. Confettura di albicocche, pesche o prugne zucchero al velo q.b.
Crostata ripiena alle mele www.getbready.net Inserire in un mixer la farina e il lievito, le uova, il burro, lo zucchero, il sale e la buccia di limone ed avviarlo per formare un impasto omogeneo. Avvolgere il panetto con pellicola da cucina e metterlo a riposare in frigorifero. Preparare la farcia Sbucciare le mele, eliminare il torsolo e tagliarle a dadini. Metterle in una ciotola insieme al limone, alla farina, allo zucchero e all’uvetta. Estrarre la frolla dal frigorifero, prelevarne 2/3 dell’impasto e stenderlo con il mattarello su una spianatoia leggermente infarinata. Trasferire il disco di pasta ottenuto in una teglia precedentemente imburrata e infarinata.
Stendere uno strato di marmellata sopra al disco. Ricoprire con la farcia alle mele. Stendere ora il rimanente panetto di pasta e con il disco ottenuto ricoprire la torta sigillando accuratamente i bordi. Con una forchetta bucherellare la superficie. Cuocere la torta in forno preriscaldato a 180° C per 1 ora e 5 minuti. Quando si sarà raffreddata spolverare la superficie con dello zucchero al velo.
Questa torta è molto friabile, prima di rimuoverla dalla tortiera è bene lasciarla raffreddare completamente per evitare di romperla.
BASILICATA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Basilicata Tra paesaggi e cucina Basilicata o Lucania, due nomi per una regione ancora tutta da scoprire, ricca di storia e tradizioni. Luoghi di una bellezza unica, paesaggi ricchi di storia e straordinari posti naturalistici che regalano emozioni indimenticabili. Gastronomia semplice e genuina caratterizzata da prodotti tipici preparati come una volta. Abitanti ospitali e generosi. Una regione che offre una serie di itinerari turistici da non perdere.
I Calanchi lucani Da visitare sono gli scenari fantastici dei Calanchi Lucani con i suoi profondi canyon, le aride dune bianche e i suoi pinnacoli naturali che riportano alla nostra mente la Cappadocia o i paesaggi dei film western.
reale (dove è semplice vedere volteggiare rapaci, come il falco, il nibbio reale e il gheppio). In questo splendido paesaggio sono sicuramente da visitare due borghi: Pietrapertosa e Castelmezzano.
Matera Matera è la città più conosciuta e visitata della Basilicata. Tra le più antiche del mondo il cui territorio custodisce testimonianze di insediamenti umani a partire dal paleolitico fino ai nostri giorni senza interruzioni. La sua attrattiva più famosa è costituita dai Sassi che l'hanno resa famosa al mondo propiro con il nome di città dei Sassi. Eletta patrimonio mondiale dell’umanità dall'Unesco nel 1993. Scale, vicoli, abitazioni ricavati nella roccia e chiese scavate nel tufo
Le Dolomiti lucane Da non perdere sono i meravigliosi paesaggi naturalistici delle guglie delle Dolomiti Lucane: l’incudine, la grande madre, la civetta, l’aquila
Foto di Elena Prugnoli
Il mare Tra Metaponto e Policoro sulla costa Ionica ci sono 30 km di spiagge di sabbia dorata finissima ed un mare limpido. Nei dintorni è possibile esplorare gioielli archeologici risalenti all’età della Magna Grecia. La Basilicata si affaccia per pochi chilometri anche sul Mar Tirreno con la sua meravigliosa costa di Maratea, considerata la Perla del Tirreno.
I laghi di Monticchio Meraviglioso spazio verde in cui si possono ammirare due laghi, uno più grande, l’altro più piccolo. Due specchi d’acqua che sorgono proprio al posto del cratere del Vulture, vulcano spento. Su di essi si riflette la splendida Abbazia benedettina di San Michele.
Foto di Elena Prugnoli
Venosa Venosa risale al III secolo A.C. ed è stata fondata dalle popolazioni sannite. Città del poeta latino Orazio Flacco e del compositore Gesualdo da Venosa. È uno dei borghi più belli d'Italia, situato tra le colline, ricco di meravigliosi monumenti e resti antichi tra i quali ricordiamo il sito preistorico di Notarchirico, il parco archeologico romano con le terme e l’anfiteatro, l'Incompiuta(l'Abbazia della Santissima Trinità), le catacombe ebraicoromane ed il Castello Ducale Pirro del Balzo.
Foto di Nello Pane
Foto di Elena Prugnoli
LA CUCINA LUCANA Per secoli la Basilicata è stata terra di pastori e contadini e ciò ha condizionato in modo determinante la cucina locale, basata su piatti poveri preparati sapientemente con ingredienti semplici.
La cucina della Basilicata ha una storia ricchissima grazie alle tante civiltà con cui è entrata in contato: dai Greci ai Longobardi, dagli Arabi ai Normanni e agli Aragonesi. Influenze derivano anche dalle regioni confinanti: Campania, Puglia e Calabria. Tra i prodotti tipici lucani più conosciuti troviamo sicuramente il peperone crusco di Senise IGP, la lucanica, il caciocavallo podolico, i fagioli di Sarconi IGP, le melanzane rosse di Rotonda, l'olio extravergine d'oliva del Vulture e il pane di grano duro di Matera. Le zone di produzione di vini DOC della Basilicata sono il Vulture con l'Aglianico del Vulture D.O.C. in provincia di Potenza; Val d'Aglri con il Terre dell'Alta Val d'Agri D.O.C., sempre in provincia di Potenza; Matera con il Matera D.O.C.
Foto di Silvana Felicetta Colucci
Il peperone crusco di Senise è sicuramente il più conosciuto ma in tutta la regione quasi ogni famiglia conserva ancora la tradizione di seccare durante l'estate i peperoni cornetto in lughe "zert". Il peperone secco, diventa così il filo conduttore di molti piatti. Lo ritroviamo per condire primi, pensiamo alla pasta condita con mollica fritta e peperoni cruschi tipica del materano e non solo; utilizzato per accompagnare olive fritte; per insaporire le ciambotte; ottimo per preparare le acquasale invernali; oppure semplicemente da sgranocchiare come contorno. I peperone crusco viene utilizzato tantissimo anche in polvere ed è conosciuto come lo "zafferano lucano". Tantissimi, inoltre, i formati di pasta fresca che cambiano nome in base ai vari territori della regione. Anticamente preparata solo con semola di grano duro rimacinata ed acqua, oggi viene preparata anche con le uova. Tra i formati più conosciuti troviamo le orecchiette, i cavatelli, gli strascinati, le lagane, le manate, i maccheroni al ferro, i fusilli. Le carni più utilizzate sono quelle del maiale, dell'agnello e del capretto. Alcune ricette tipiche da ricordare sono u cutturidd, carne in umido fatta cuocere lentamente in un recipiente di terracotta; i migliatid, involtini preparati con frattaglie di agnello.
Foto di Lucia Antenori Molto diffuso è l'uso di erbe selvatiche come la pianta del papavero, il finocchietto, i cardoni selvatici, la borraggine e tante altre piante spontanee. Tra i dolci più tradizionali troviamo il tarallo della sposa tipico di Avigliamo (Potenza), le pettole dolci di Natale, i calzoncelli fritti di castagne o di ceci, i mostacciuoli,le cartellate o scartellate a seconda della zona; la scarcedda dolce e il piccilatied di Potenza ma diffuso con vari nomi in tutta la Lucania.
Foto di Elena Prugnoli
LA STRAZZATA DI AVIGLIANO quellalucinanellacucina.it
Ingredienti per una o due ciambelle da 700 g totali 250 g di semola rimacinata di grano duro 250 g di farina 00 310 ml di acqua 2 g di lievito di birra secco (oppure 12 g di lievito di birra fresco) 25 g di olio extravergine d’oliva (non è presente in tutte le versioni della ricetta ) 15 g di sale fino un cucchiaino di miele o un cucchiaino raso di zucchero pepe nero macinato grossolanamente, quantità in base ai gusti (va messo in abbondanza)
Mettere in un robot impastatore il lievito, un po’ di acqua e il miele o zucchero, mescolare. Aggiungere le due farine e continuare a mescolare. Aggiungere gradualmente l’acqua, passaggio fondamentale perché le farine usate potrebbero richiede meno o più acqua del previsto. Quando l’impasto inizierà a passaggio
fondamentale perché le farine usate potrebbero richiede meno o più acqua del previsto. Quando l’impasto inizierà a prendere consistenza, aggiungere il sale, l’olio ed il pepe. L‘impasto deve venire morbido ma non appiccicoso. Riporre l’impasto in una ciotola oleata, coprirlo con pellicola alimentare e lasciarlo lievitare. Ci vorrà circa un’ora, dipende dalla temperatura che si ha in casa. Se dopo un’ora non sarà lievitato completamente aspettate. Quando l’impasto sarà lievitato rovesciarlo su un piano di lavoro infarinato senza farlo sgonfiare, infarinarlo e dividerlo in due con un taglia pasta. Con delicatezza dare una forma tonda ai due pezzi di impasto e con una mano creare al centro di ognuno un foro che va allargato delicatamente. Mettere le due ciambelle ottenute su due leccarde diverse e coprire con un telo per la seconda lievitazione. Spennellare ogni ciambella con l’olio extravergine d’oliva ed infornare a 220°C forno statico per 10/15 minuti, riponendo la leccarda sul ripiano più basso.
SALSICCIA quellalucinanellacucina.it
Ingredienti 1 kg di carne di maiale tra coscia, spalla, costata e pancetta 25 g di finocchietto selvatico 27 g di sale fino Pepone dolce (polvere di peperone secco) Peperoncini secchi piccanti (facoltativi) Budello di maiale Tagliare la carne del maiale a punta di coltello. Condire con semi di finocchietto selvatico, con sale, peperone in polvere e peperoncino spezzettato per una versione piccante. Con le mani amalgamare velocemente la carne spezzettata ed insaccarla nel budello. Insaccando la carne fare attenzione a non lasciare bolle d'aria. Legare la salsiccia alle estremitĂ con uno spago da cucina e pungere la salsiccia con un un ago. Appendere la salsiccia in un luogo fresco e asciutto e lasciarle asciugare per 40 giorni prima di mangiarle.
Rispetto ai prodotti delle altre regioni, quasta salsiccia lucana conosciuta anche come lucanica, si distingue per l'uso di carni piÚ pregiate, quindi poco grasse, e per il suo sapore caratteristico dato dall'uso del finocchietto e della polvere di peperone secco. Una versione povera ma altrettanto buona è , invece, il Pezzente, preparato con le parti poco pregiate del maiale. In passato era ritenuto un prodotto povero, destinato ai ceti meno agiati.
Lagane e ceci quellalucinanellacucina.it
Ingredienti per due porzioni Per le lagane 150 g di semola rimacinata di grano duro 75 g di acqua tiepida Un cucchiaino di olio extravergine d'oliva Un pizzico di sale Per il condimento 130 g di ceci lessi 20 g di olio extravergine d'oliva Un porro di media grandezza Sale q.b. Rosmarino q.b. Preparare l'impasto per le lagane, impastare la semola rimacinata con l’acqua, olio e un pizzico di sale. Quando il composto risulterà sufficientemente elastico ed omogeneo lasciarlo riposare per una decina di minuti ben coperto. Ricavare dall'impasto una sfoglia sottile, arrotolarla su se stessa formando un cilindro e con un coltello tagliare a strisce di circa 2 cm di larghezza. Srotolare le lagane, spolverarle con della farina e lasciarle asciugare un po'. Intanto in una padella d'alluminio mettere l'olio, Il porro tagliato a rondelle e un ciuffetto di sottili e rosmarino. Fare appassire il porro ed aggiungere i ceci lessi. Aggiustare di sale e far cuocere il tutto a fiamma bassa. Cuocere le lagane in acqua salata per qualche minuto scolandole al dente. Versarle nella padella con i ceci ed il porro e saltarla per qualche minuto, il tempo che si insaporiscono. Servire con un ciuffetto di rosmarino.
il poeta latino Orazio Flacco, nato a Venosa nel 65 a. C., conosceva e amava questo piatto, come testimonia la satira I, VI, 114: «...inde domum me / Ad porris et ciceris refero laganique catinum».(«... quindi me ne torno a casa / al mio piatto di porri, di ceci e di lagane»).
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LE SCORZETTE DI BERNALDA QUELLALUCINANELLACUCINA.IT
Ingredienti 2 albumi di uova grandi 50 g di zucchero semolato 150 g di zucchero a velo vanigliato 200 g di mandorle non spellate 100 g di cioccolato fondente
In un frullatore mettere le mandorle e lo zucchero semolato, frullare il tutto lasciando le mandorle in granella. Montare l’albume a neve ferma con lo zucchero a velo. Aggiungere le mandorle sminuzzate e mescolare delicatamente per non fare smontare il composto.
Coprire una leccarda con carta forno e con due cucchiaini prendere il composto e formare delle palline, con il dorso di un cucchiaino stendere l’impasto per creare degli ovali. Infornare a forno caldo a 180° C per 10 minuti circa. Sfornare e far raffreddare per qualche minuto i dolcetti ma non completamente. Prendere ogni biscottino e curvarlo leggermente su una superficie curva. Appena le scorzette si saranno raffreddate completamente spennellarle all’interno con il cioccolato fuso temperato.
GRANO DEI MORTI: "GRUR ME ARRA" quellalucinanellacucina.it
Ingredienti 100 g di grano 1 melagrana 9 noci
3 cucchiai di vincotto di fichi o di mosto, in alternativa malto d’orzo o di riso che si trova nei negozi bio
Mettere in ammollo il grano per un’intera notte prima di cuocerlo. Il giorno dopo sciacquarlo e metterlo a cuocere in una casseruola coperto con abbondante acqua fredda. Farlo cuocere un’ora dal momento in cui l’acqua inizia a bollire. Lasciarlo raffreddare e solo successivamente scolarlo. Se si usa grano precotto, basteranno soli 10 minuti di cottura senza il preammollo o il tempo indicato sulla confezione. Appena il grano sarà freddo si potrà condire con le noci spezzettate, la melagrana e abbondante vincotto. Se si prepara una quantità maggiore di grano si consiglia di non condire il grano cotto tutto insieme, ma di conservarlo in frigo e di condirlo al momento di servirlo.
Questo dolce entra a far parte della cucina lucana grazie alle comunità di lingua arbëreshë che si sono stanziate in Basilicata tra il XV e il XVIII secolo. Queste comunità conservano ancora la loro lingua d'origine e le loro trazioni. Le possiamo trovare in provincia di Potenza nei comuni di Maschito, Ginestra, Barile, S. Paolo Albanese, S. Costantino Albanese.
FRIULI VENEZIA GIULIA TRA PAESAGGI E CUCINA
Friuli Venezia Giulia TRA PAESAGGI E CUCINA
Il Friuli Venezia Giulia è la regione situata nell’estremità nord-orientale dell’Italia, al confine con la Slovenia e l’Austria. Affacciata sul mare Adriatico e circondata da alte montagne racchiude tanti diversi paesaggi. Impressionante è l’altopiano del Carso, formato da nuda roccia battuta dal vento, dove l’erosione del suolo ha dato vita a una serie di grotte, cavità e “risorgive” di notevole rilievo. Spettacolari sono i panorami di alta montagna delle Dolomiti Orientali, della Carnia e delle Alpi Giulie, tra laghi, vallate e aree protette. Dal confine con il Veneto a Monfalcone, la costa è orlata di lagune e presenta lunghe spiagge sabbiose, dove sorgono varie località turistiche tra cui la rinomata Lignano Sabbiadoro. Da Monfalcone a Trieste la costa è invece rocciosa. Alla grande varietà dei paesaggi corrisponde un patrimonio culturale altrettanto ricco e variegato, determinato da una storia complessa e dalla presenza nel tempo, in questa terra, di diverse popolazioni. Per questo motivo il Friuli Venezia Giulia si presenta come un piccolo universo in cui si fondono tante diverse tradizioni: è la “terra dei contrasti”. Tra le eccellenze del Friuli Venezia Giulia spicca l’antica città di Aquileia, che fu uno dei più importanti centri dell’impero romano. Dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, Aquileia è ricca di testimonianze come il foro, i resti del porto fluviale e la Basilica, uno dei più alti esempi di arte paleocristiana. Monumento naturale di singolare valore sono le Dolomiti, altro sito UNESCO, che offrono scenari e colori di estrema suggestione sia d’inverno che d’estate: specchi d’acqua cristallini, cime innevate e vallate rigogliose.
Dall’altopiano del Carso al mare, Trieste è una città tutta da scoprire. Patria di Svevo e Saba rivela il suo fascino con gli storici caffè, i palazzi neoclassici lungo il Canal Grande e gli altri monumenti. Dalle rovine romane alle fortificazioni medievali, dallo splendore dei palazzi asburgici all'angosciante memoria dell'Olocausto nella Risiera di San Saba, Trieste è una città che parla al visitatore. Altra meta da non perdere è Gorizia, dal carattere spiccatamente cosmopolita, con il castello medievale che racconta secoli di storia. Ricca di fascino è anche Udine, dominata dall’antico castello e impreziosita dalle opere di Giambattista Tiepolo. E' una piccola Venezia sulla terraferma. Ci si accorge subito entrando in Piazza della Libertà, ricca di logge e porticati, bifore e trifore: la sua armonia rasenta la perfezione architettonica. Un momento di relax in una delle tante osterie a bere un “Taj di chel bon”! Ed infine, merita una visita Pordenone, con i suoi antichi palazzi e il caratteristico Corso dai lunghi portici. Ancora molte città e numerosi piccoli borghi arricchiscono con la loro arte e le loro tradizioni la regione, come Grado, caratteristica per il suo centro storico veneziano, il piccolo borgo di San Daniele che conserva nella chiesa di Sant’Antonio gli affreschi più pregevoli della regione e Cividale del Friuli, cittadina storica e sede del primo ducato longobardo in Italia. Il Carso E' l'altra metà del cuore dei triestini. Il Carso è un territorio particolarmente prezioso sotto il profilo naturalistico. Le grotte, le doline e le valli che l’acqua e i corsi ipogei dei fiumi hanno scavato nella roccia sono il paradiso dei geologi. Per la straordinaria varietà della vegetazione, adorata dai botanici. Vi sono antichissime grotte presenti sul territorio, prima fra tutte la Grotta Gigante di Opicina. Sempre a Opicina bella la passeggiata sulla Strada Napoleonica che regala delle splendide viste sulla costa triestina. Palmanova Unica nel suo genere, Palmanova stupisce per la sua planimetria stellare. Bello il giro dei baluardi con le monumentali porte dello Scamozzi e la vasta piazza centrale.
Foto di Annalisa Sandri
LA CUCINA FRIULANA La cucina del Friuli Venezia Giulia risente dell’influenza della cultura slava, mitteleuropea e veneta. Si basa principalmente su ricette semplici e sulla genuinità degli ingredienti: carne, latticini, insaccati e legumi con cui vengono creati saporite specialità.
Piatti caratteristici sono la polenta, la porcina, composta di carni di maiale lessate e di insaccati serviti con crauti e senape, zuppe e minestre di verdure e legumi. Il prodotto tipico per eccellenza è il prosciutto di San Daniele, conosciuto ed esportato in tutto il mondo, seguito dal formaggio di Montasio e dal prosciutto affumicato di Sauris. Tra gli insaccati spiccano i salami, le soppresse, le salsicce e il musèt con la brovada, cioè il cotechino servito con rape inacidite nella vinaccia. Il dolce regionale più diffuso è la gubana, un involucro di pasta ripieno di frutta secca. Squisiti sono anche gli strudel e torte alla frutta. E' molto ricca la produzione di vini di alta qualità, sia rossi che bianchi da abbinare ai gustosi piatti della tradizione friulana, tra cui il Picolit, Refosco, il Terrano, la Malvasia, il Tocai, la Rebula. Il Friuli Venezia Giulia è rinomato, infine, anche per la produzione di distillati, tra cui le grappe, da quelle tradizionali a quelle aromatizzate.
FRICO mancailsale.it
Ingredienti 400 g di patate possibilmente non novelle 400 g di strissulis o formaggio media stagionatura Uno scalogno piccolo 1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
Sbucciare le patate e, con l'aiuto di una grattugia, grattugiarle. In una pentola bassa versare l'olio evo e far appassire lo scalogno tritato fine. Aggiungere le patate grattugiate e lis strissulis (se non trovate i ritagli, aggiungete del formaggio di media stagionatura tagliato a lamelle). Mescolando spesso a fuoco basso, fate cuocere per circa 10/15 minuti da un lato. Quindi con l'aiuto di un coperchio capovolgete il frico come si farebbe con una frittata e farlo cuocere per altri 10 o 15 minuti sull'altro lato.
Alcune ricette, più di altre, sono altamente rappresentative di un popolo e della sua storia. Una di queste è senz’altro il frico per i friulani (o fricò, come si diceva in friulano antico). Si tratta di un tortino di formaggio, declinato in un paio di macro varianti: frico friabile e frico morbido. Quello friabile, prevede la cottura di solo formaggio grattugiato, in olio abbondante o in padella antiaderente. Quello morbido può essere filante o croccante l’aggiunta di patate oppure con patate e cipolla, talvolta anche con mele (frico cui mei tipico del paese di Andreis). Si tratta di un piatto del riuso, che prevede il prevalente utilizzo di uno dei prodotti che nelle montagne friulane non mancava e non manca mai: il formaggio. Per realizzare il frico però si utilizza quella parte che proviene dalla rifilatura della forma di formaggio: lis strissulis, cioè i ritagli. Riuso puro!
Gina Marpillero, scrittrice friulana, diceva: “il frico va mangiato tenendone un pezzo in una mano e nell’altra della polenta“.
GriesKoch (koch di semolino) mancailsale.it
Ingredienti 250 g di semolino più un po' per la teglia 1 l di latte 80 g di burro più un po' per la teglia 4 uova 120 g di zucchero più un cucchiaio 1/2 buccia di limone 30 g di uvetta 20 g di pinoli
Per prima cosa preparare il semolino: in una pentola portare ad ebollizione il latte, con un pizzico di sale e la buccia grattugiata di mezzo limone. Quando inizia a sobbollire, gettare a pioggia il semolino e mescolare con una frusta finché si è ben rappreso,circa 5 minuti. Togliere dal fuoco. Finché è ancora caldo, aggiungere lo zucchero ed il burro e lasciar raffreddare. Intanto mettere in ammollo in acqua tiepida l'uva passa. Quando il composto sarà freddo, aggiungere i tuorli uno alla volta, mescolando bene. E quindi l'uva passa (ben strizzata) ed i pinoli (lasciandone da parte qualcuno per la decorazione finale). Montare gli albumi a neve ben ferma ed aggiungerli al composto (mescolando dal basso verso l'alto). Imburrare una teglia da forno (ho usato una ovale di ceramica lunga cm. 23), infarinarla e versare dentro il composto. Cospargere la superficie con i pinoli e lo zucchero (così farà la crosticina), ed infornare nel forno già caldo a 180° per 1 ora.
Rosa di Gorizia cu’lis frizzis
mancailsale.it
Ingredienti per 2 porzioni 2 o 3 boccioli di Rosa di Gorizia 50 g in un'unica fetta di Lardo di Sauris alle erbe 20 ml di aceto di vino bianco
Preparare la Rosa di Gorizia togliendo la parte più legnosa (comunque gustosa!) e separando le foglie, tagliando a metà quelle più grandi. Preparare il lardo dì Sauris, tagliandolo a cubetti (1 cm x 1 cm). Far scaldare la pentola e, quando è ben calda, aggiungere i cubetti di lardo. Farli rosolare finché diventano dorati. Sfumare con l’aceto e lasciare insaporire per un paio di minuti. Mettere le foglie di Rosa di Gorizia su un piatto (io preparo le singole porzioni) e versarci sopra lis frizzis.
Questa ricetta (super semplice e velocissima), è quanto di più tipicamente friulano si possa mangiare utilizzando la Rosa di Gorizia. Le “frizzis” o “fricis“, a seconda della zona del Friuli, sono null’altro che i ciccioli di maiale. Del grasso, pertanto, ottenuto con quanto residua dalla preparazione dello strutto
LOMBARDIA TRA PAESAGGI E CUCINA
Lombardia TRA PAESAGGI E CUCINA
La Lombardia spazia dalle Alpi alla campagna, dalle città d’arte ai piccoli borghi ricchi di storia, in quella che è la grande regione italiana dei laghi (se ne contano più di quindici). La Lombardia è anche la destinazione perfetta per chi cerca una vacanza dinamica e coinvolgente, in cui non annoiarsi mai. In Lombardia si contano quasi 500 musei e oltre un milione di beni culturali: tra questi il famoso affresco dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, che si trova nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano. il Torrazzo medievale di Cremona, con i suoi 112 metri il campanile storico più alto d’Italia, e il Teatro alla Scala di Milano, inaugurato nel 1778 e tra i più celebri al mondo per la musica lirica. Da non dimenticare Pavia e la Certosa di Pavia, complesso monumentale che comprende un monastero e un santuario e che assomma in sé diversi stili, dal tardo-gotico italiano al rinascimentale. La Lombardia è inoltre la regione italiana che custodisce il maggiore numero di siti Patrimonio dell’Unesco: tra questi, oltre alle Mura Venete di Bergamo, anche Mantova e Sabbioneta, il parco delle incisioni rupestri della Valle Camonica, il Villaggio operaio di Crespi d'Adda, il Sacro Monte della Beata Vergine del Soccorso e il Sacro Monte di Varese, e la Ferrovia Retica, che collega Tirano, in Valtellina, con Sankt Moritz, in Svizzera.
Milano Capoluogo della regione, città modernissima ed eclettica, è capace di sorprendere sempre grazie al suo fitto calendario di eventi culturali, ai suoi itinerari storici e ai tesori artistici. In centro a Milano da non perdere la visita al Duomo e a San Maurizio al Monastero, la Cappella Sistina di Milano. Il Castello Sforzesco è l'altro simbolo della città. Dopo una passeggiata a Brera visitate la Pinacoteca. Continuando con l'arte visitate il Cenacolo Vinciano, per poi proseguire in una passeggiata dai Navigli a Porta Romana, passando per la Darsena.
Bergamo
Lago di Como
ll suo affascinante borgo medievale è protetto da mura del XVI e XVII secolo – Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco – e adagiato sui colli, in posizione scenografica.
Un viaggio in Lombardia non può non includere una visita ad uno dei suoi più spettacolari laghi, il Lago di Como. Lungo le sponde del lago ci sono paesi belli, lussuose ville, giardini incantati e sentieri che giungono verso la montagna. Qui potrete trovare molte delle più belle località della regione come Bellagio, Varenna, Cernobbio o Menaggio. Ci sono poi le ville nobiliari sul lungo lago: Villa Carlotta ad esempio custodisce i capolavori di Hayez e Canova mentre Villa Serbelloni ha uno scenografico parco da visitare. Non perdete una visita allo spettacolare Orrido di Nesso in provincia di Como ed a Lecco e ai suoi scorci.
Le Orobie Una catena montuosa di aree protette e riserve naturali che si estende dal Lago di Como alla Valtellina e alla Val Camonica, tra rifugi, percorsi escursionistici e attività sportive
Mantova Eletta Capitale Italiana della cultura 2016 Mantova è uno dei principali centri del Rinascimento italiano, incastonata in uno scenario suggestivo e abbracciata su tre lati da laghi all'interno di un’area naturale protetta. Un tempo i fiumi erano 4 e Mantova era un'isola. Il centro storico di Mantova è Patrimonio dell'Umanità UNESCO. A segnarne il profilo è stata la lunga epoca dei Gonzaga che l'hanno resa perla del Rinascimento italiano, lasciando ai posteri opere straordinarie dei migliori artisti del periodo.
Lago di Garda Tremosine, Limone sul Garda o Sirmione sono solo alcuni luoghi da non perdere in un viaggio alla scoperta del versante lombardo del Lago di Garda. Ci sono numerosi gioielli come Desenzano del Garda, incastonato tra lago e montagna. Si possono praticare sport acquatici o seguire percorsi di trekking. Il castello Scaligero è uno dei più belli e visitati del paese. E' circondato dal Lago di Garda sui 4 lati e su uno di questi è stata costruita la darsena che ne racchiude un pezzo e che un tempo ospitava la flotta Scaligera.
Franciacorta In zona collinare tra Brescia e il Lago d’Iseo, è una nota zona vitivinicola che lega la sua storia alla produzione di un vino spumante DOCG molto apprezzato-
Valtellina Paradiso per gli amanti dell’outdoor, la valle offre infinite opportunità per una vacanza in montagna che combini sport, benessere, cultura e buona cucina
Monte Isola Una montagna verde punteggiata di borghi al centro del lago d’Iseo, è l’isola lacustre più grande dell’Europa meridionale. Visitare l'isola è come fare un viaggio nel tempo, qui infatti le auto non sono ammesse, si può transitare esclusivamente in bici o in motorino. Non perdetevi la visita al santuario o la fantastica passerella di Christo una delle opere di Land Art più incredibili degli ultimi tempi.
Per i curiosi e gli amanti della storia: nel 569 i Longobardi, dopo aver conquistato buona parte del nostro Paese, scelsero Pavia come capitale.
LA CUCINA LOMBARDA Tutti solitamente conoscono e il risotto alla milanese, ma ci sono altri piatti tipici della cucina lombarda che sono il risultato di secoli di dominazioni passate: polenta, al posto del pane; riso, al posto della pasta e burro, al posto dell’olio.
La cucina della Lombardia è ricca e variegata, dai sapori forti e rustici. Ricette tramandate di generazione in generazione rivivono attraverso rivisitazioni moderne ma rispettose della tradizione. Il viaggio alla scoperta della buona tavola della Lombardia può cominciare al meglio con un gustoso tagliere di salumi e formaggi locali: tra i tanti salumi tipici ci sono la bresaola della Valtellina, il salame di Milano (detto anche crespone), il Salame d’Oca di Mortara IGP o la coppa mantovana; in fatto di formaggi la scelta è davvero ampissima: in Lombardia nascono alcune delle eccellenze italiane, come il Grana Padano DOP, il Gorgonzola, il Bitto Storico, il Salva Cremasco, il Taleggio, il Formai de Mut DOP e lo Stracchino delle Valli Orobiche.
lombardia Per la scelta dei primi piatti famosi sono i pizzoccheri della Valtellina, una pasta preparata con farina di grano saraceno e condita con patate, verza, formaggio e burro fuso, i casoncelli, tipici della zona di Bergamo e di Brescia, dei ravioli con un ripieno che cambia da zona a zona, i tortelli di zucca tradizionali del mantovano, e i risotti, come il classico risotto alla milanese, con lo zafferano, oppure il risotto alla zucca mantovana. Tra i secondi, piatto classico della regione è la cassœula, carne di maiale cucinata con le verze, la cotoletta alla Milanese, rigorosamente con l’osso, il bollito con la mostarda, tipico della zona del Cremonese, e tanti altri piatti di carne come brasati e stufati da accompagnare con la polenta o della gustosa polenta taragna (ottima anche da sola o con i funghi). Un soggiorno sul lago è invece l’occasione giusta per gustare il pesce di lago, come il coregone, la tinca o il salmerino. Per concludere, da provare è la torta Sbrisolona di Mantova, a base di mandorle, gli amaretti di Saronno, il Torrone di Cremona, la Bisciola della Valtellina, un pane dolce arricchito con frutta secca, la Veneziana, un impasto lievitato ricoperto di granella di zucchero, un dolce tipico milanese come il dolce natalizio per eccellenza: il Panettone. Tra i vini lombardi di eccellenza, una menzione speciale va allo spumante Franciacorta, ai vini della Valtellina (tra i più prelibati l’Inferno, lo Sforzato, il Valtellina Superiore), al Lugana del Lago di Garda, ai vini dell’Oltrepò Pavese (tra cui in primis l’Oltrepò Pavese Metodo classico, il Barbera, il Bonarda), al Moscato di Scanzo e al Lambrusco Mantovano.
SBRISOLONA CioccolatoeLiquirizia.it
Ingredienti: 200 g di farina di riso * 200 g di farina di mais finissima o fioretto * 200 g di zucchero di canna grezzo 150 g di mandorle pelate tritate a granella 50 g di mandorle con pellicina per decorazione 3 uova 37 g di acqua 187 g di olio EVO qualche goccia di succo di limone * Come tutte le preparazioni senza glutine gli ingredienti devono essere certificati.
Iniziare preparando la crema con uova e olio, come fosse maionese. Porre in una ciotola i tuorli e l’acqua e frullare finché non diventa un composto gonfio, quindi versare l’olio A FILO, molto, molto lentamente. Alla fine aggiungere qualche goccia di limone. Frullare fino a quando non si ha una consistenza densa come maionese. Accendere il forno a 180°C. Prendere le due farine, la granella di mandorle e lo zucchero e mescolare insieme. Aggiungere il composto di uova e olio e girare con una spatola. Aggiungere anche gli albumi, poco alla volta: il composto non deve essere omogeneo, tutt’altro!! Si chiama sbrisolona appunto perché per farla bisogna fare le briciole…in pratica è un crumble gigante!! Continuare con le mani finché non si ottiene un composto grumoso. Prendere la tortiera, uno stampo a cerniera con carta-forno sotto per aiutarvi. Per la torta grande serve uno stampo da 30 centimetri oppure 15 mini sbrisoline da 7 centimetri e 6 sbrisoline da 12 centimetri. Oliare e infarinare con farina di riso gli stampi e fare cadere le briciole di composto al loro interno, senza premere e compattare. Guarnire con le mandorle con pellicina adagiandole nel composto e premendo leggermente. Infornare e lasciare cuocere quelle piccole per 20 minuti, quelle medie 25 minuti e se fate una torta unica almeno 35/40 minuti. Nel dubbio meglio lasciare la torta qualche minuto in più nel forno poiché è buona se è croccante.
RISOTTO SEDANO PARMIGIANO CucinaCre-attiva.it
Una ricetta semplice del Lodigiano. Un risotto delicato, elegante e gustoso.
Ingredienti per 4 persone: 300 g di riso tipo Carnaroli 200 g di cuore di sedano 125 g di mascarpone 200 g di parmigiano reggiano (media stagionatura) 1 porro olio Evo pepe nero un litro di brodo vegetale.
Come prima cosa preparare il brodo vegetale fatto con 1/2 porro e i gambi piĂš esterni del sedano (giĂ lavato) privati della corteccia esterna. Salare a piacere. A parte in un tegame antiaderente a sponde alte mettere 4 cucchiai di olio, il porro tagliato a rondelle, il cuore del sedano (foglioline comprese) tagliati in pezzi di circa 2 cm di lunghezza. Cuocere cosĂŹ per 5 minuti poi unire il riso e portarlo a cottura aggiungendo poco brodo per volta. Regolare di sale e di pepe. A parte preparare la salsa: grattugiare tutto il parmigiano e trasferirlo in un padellino antiaderente con un goccio di latte e il mascarpone. Creare una fonduta ma non farla mai bollire; tenere il fuoco bassissimo. Spegnere il riso, unire 4 cucchiai di fonduta, mantecare e servire impiattando prima con la salsa sul fondo del piatto e ponendo sopra un mestolo abbondante di riso, spolverare col pepe nero macinato. Servire subito.
POLENTA CONCIA quellalucinanellacucina.it
Ingredienti per 2 porzioni 1 l di acqua 200 g di farina per polenta 125 g di toma 125 g di fontina 80 g di burro Sale q.b. Pepe q.b.
In una capiente pentola versare l’acqua, salare e portare a ebollizione. Togliere dal gas la pentola e versare a pioggia la farina di mais. Mescolare con un cucchiaio di legno e porre di nuovo la pentola sul gas. Mescolare continuamente e far cuocere in base al tempo indicato sulla confezione della farina utilizzata. Dieci minuti prima di terminare la cottura versare i formaggi tagliati a pezzetti e continuare a a mescolare. Terminata la cottura versare la polenta nei piatti e completare con il burro fuso e una generosa quantità di pepe.
EMILIA ROMAGNA TRA PAESAGGI E CUCINA
L'Emilia Romagna TRA PAESAGGI E CUCINA Quando si parla di Emilia Romagna si pensa al mare. La Riviera Romagnola infatti, con la spiaggia più lunga d’Europa offre al turista strutture attrezzate per offrire relax e tanto divertimento. E' nella riviera che troviamo il parco l’Italia in miniatura, un parco che custodisce tantissime riproduzioni in scala dei principali monumenti della penisola e d’Europa. Località come Rimini, Riccione, Cattolica sono sinonimo di ottima accoglienza turistica, relax, divertimento e buona cucina. L’Emilia Romagna è anche montagna e città d’arte tutte da visitare. Si possono ammirare le bellezze dell’Appennino, magari visitando Parma e Piacenza, oppure passeggiando a cavallo o a piedi tra gli splendidi parchi e le meravigliose riserve naturali. Per gli amanti della natura ci sono due parchi nazionali, numerosi parchi e riserve regionali. Luoghi ideali per coloro che desiderano immergersi nel verde e magari dedicarsi alle attività all'aria aperta come il trekking, il kajak e le gite in bici. Spazio anche al benessere con un'ampia offerta di centri termali, Salsomaggiore, Tabiano, Bagno di Romagna, Castrocaro, Porretta sono solo alcune delle località note per le terme. In Emilia Romagna è possibile divenire spettatore in qualsiasi posto; resta solo da scegliere lo spettacolo da una lista senza fine.
L’emilia Romagna ha dato i natali a molti grandi personaggi italiani. Nella musica Giuseppe Verdi, Luciano Ligabue, Lucio Dalla, Gianni Morandi, e Zucchero (Adelmo Fornaciari). Federico Fellini, entrato nel mito grazie ai suoi tanti capolavori cinematografici. Ludovico Ariosto, che con le sue opere è stato uno degli autori più celebri ed influenti del suo tempo. L'opera su tutte il suo "Orlando Furioso". Giovanni Pascoli nella letteratura e poesia e Guglielmo Marconi nel campo della scienza., fu lui l'inventore del telegrafo senza fili.
NON SOLO MARE MA ARTE CITTÀ D’ARTE ED ENTROTERRA Ferrara Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è un luogo che conserva ancora intatto lo splendore acquisito in epoca rinascimentale, che si esprime nelle strade, nelle facciate dei palazzi e nei tesori artistici conservati nel Castello Estense, un vero gioiello architettonico.
Bologna Città di fiere e di commercio. Da visitare assolutamente la Basilica di San Petronio, una delle più belle chiese d'Italia che vanta una facciata singolare: metà grezza e metà rivestita di marmo. Per ammirare il paesaggio della città, si possono salire i 498 gradini della Torre degli Asinelli e il panorama che si ammira dall’alto è il premio di tanta fatica.
Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 patria del prosciutto e degli anolini è una città da godere e da visitare. E' sede dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Tra i più bei monumenti di Parma ci sono sicuramente il Battistero, la Certosa, il Palazzo Ducale e il Teatro Regio. Queste sono solamente alcune delle attrazioni presenti a Parma, autentiche perle per una città che ha molto da offrire.
Modena Città del gusto e patria del tortellino, è possibile visitare la Cattedrale Romanica e il Campanile della Ghirlandina.
Ravenna Altro luogo che conta ben otto edifici riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio dell'Umanità è Ravenna, la città dei mosaici. I capolavori di questa città sono un esempio della magnificenza acquisita nel corso della sua lunga storia che l'ha vista capitale per tre volte. Tra i monumenti da non perdere, la Basilica di S. Apollinare Nuovo, il Mausoleo di Teodorico e la Basilica di S. Apollinare in Classe.
Faenza Città ricca di monumenti gode invece di fama internazionale grazie alla sua antica industria della ceramica, un'arte che risale al secolo XIII.
LA CUCINA ROMAGNOLA Quando si parla della cucina romagnola, si pensa subito alla pasta ripiena nelle sue magnifiche forme dei tortellini, cappelletti, cappellacci arricchiti da ripieni, aromi e sapori. Ma l'Emilia Romagna è anche la terra del Parmigiano Reggiano e del Grana, la terra del Prosciutto di Parma e della Mortadella, che rappresentano l'Italia nel mondo e sono un nostro vanto.
La cucina romagnola è fatta di sapori forti e raffinati: da quelli contadini dell’Emilia a quelli marinari della Romagna passando attraverso la laguna delle Valli di Comacchio con le sue conosciute anguille. Tra i piatti tradizionali ricordiamo: il tipico Erbazzone, una torta salata con spinaci, i pisarei e faso, piccoli gnocchi con fagioli del piacentino. Le lasagne alla bolognese per non parlare delle tante varietà di pasta ripiena. La piadina e lo gnocco fritto sono ideali per accompagnare salumi e formaggi. Tra i secondi la cotoletta alla bolognese, l'anatra alla romagnola, la trippa piacentina. Tra i dolci la torta di riso è la regina. Altro fiore all’occhiello dell'Emilia Romagna sono i vini. Dal Gutturnio frutto dei Colli Piacentini, al Trebbiano, passando per il Lambrusco, il Barbera, il Sauvignon e il Sangiovese.
LA TORTA DEGLI ADDOBBI fraduefuochi.blog Ingredienti 1 l di latte intero 100 g di riso della varietà Originario La scorza di un limone bio 500 g di zucchero semolato 150 g di mandorle pelate 150 g di cedro candito 150 g.di amaretti 5 uova Un po’ di semi della bacca di vaniglia Liquore mandorla amara q.b. Burro q.b. Pangrattato q.b. Mettere il riso e il latte con una scorza di limone in un tegame e cuocere per circa un quarto d’ora, poi spegnere il gas e aggiungere lo zucchero. Nel frattempo tritare finemente le mandorle insieme al cedro candito e agli amaretti e mettere da parte. Sbattere le uova aggiungendo un po’ di semi di una bacca di vaniglia, finché non si otterrà una massa montata spumosa. Quanto il riso sarà freddo e avrà assorbito il latte, togliere la scorza di limone e unire il trito di mandorle, cedro e amaretti. Alla fine unire anche la massa montata delle uova, mescolando dal basso verso l’alto in modo che non si smonti. Prendere una teglia da forno rettangolare 20 per 60 cm, ungerla con burro, cospargerla di pangrattato e versare l’impasto. Cuocere in forno a 160°C per 45-60 minuti. Controllare la cottura con uno stuzzicadenti. Mentre la torta di riso è ancora calda, bagnarla con il liquore alla mandorla amara poi lasciarla raffreddare coperta da un foglio di alluminio per alimenti. Servire la torta degli addobbi a temperatura ambiente tagliata a losanghe. È ottima anche dopo alcuni giorni, ma va conservata rigorosamente in frigorifero.
La Torta degli Addobbi, in dialetto Tåurta di Adòb, è un dolce di Bologna che un tempo veniva preparato in occasione della processione del Corpus Domini. L’usanza di preparare la torta di riso in occasione della Festa degli Addobbi si attesta alla metà dell’Ottocento. Se ne parla nel libro “Cuoco bolognese dedicato al bel sesso” pubblicato nel 1857: “Per fare questa torta ogni boccale di latte prendete sei once di riso e un’idea di sale, indi ben cotto si lascia raffreddare e vi si pone onde sei zuccaro, un poco limone raspato, pignoli, e sei mandorle amare. Il tutto brustolino e ben posto, vi si mettano ova 2 e il tutto si vuota nella rolla già unta e coperta di pane grattato, il tutto ben disteso. Con un mazzetto di penne di pollo vi si distende altro ovo sbattuto e si cuoce.” La torta preparata dalle famiglie della parrocchia in festa veniva offerta a parenti e amici in visita, tagliata a piccole losanghe. La preparazione della torta di riso si è protratta nel tempo fino ad arrivare ai giorni nostri, anche se ora è svincolata dalla festa religiosa ed è diventata una specialità disponibile tutto l’anno. Ogni famiglia la prepara secondo la sua personale ricetta.
Foto di Karen Odell
Cassoni
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Per l’impasto 600 g di farina tipo 1 80 g di strutto 1 cucchiaino di sale 250 g di acqua (circa) Per il ripieno 1 kg di rosole (rosolacce) 1 aglio fresco (oppure uno spicchio d’aglio) Sale q.b. 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva (circa) Pepe q.b. Preparare le rosole: Pulire le rosole e lavarle accuratamente. Scolarle bene dall'acqua di lavaggio e tagliarle sottilmente. Mettere le verdure tagliate in un recipiente o in un colapasta e condirle con sale. La quantità di sale da usare è quella sufficiente a condire normalmente le verdure. Lasciarle sotto sale per almeno 4-5 ore. Passato questo tempo, strizzare le rosole per eliminare il liquido in eccesso e condirle con olio, pepe e aglio tritato. Assaggiare e regolare di sale se necessario. Tenere da parte. Per l'impasto: Mettere sulla spianatoia la farina e il sale. Fare la conca e nel mezzo mettere lo strutto a pezzetti. Scaldare l’acqua e quando è calda versarla a poco a poco sullo strutto e impastare tutto. Lavorare l’impasto per 10 min. circa. Si deve ottenere un impasto liscio e non eccessivamente morbido. In alternativa si può usare l’impastatrice: in questo caso impastare tutti gli ingredienti insieme con il gancio a bassa velocità. A questo punto suddividere l’impasto in tanti piccoli panetti (circa 160-170 g ciascuno) e metterli in 1 o 2 sacchetti di plastica e lasciarli riposare per circa 1 ora. Per i cassoni: Prendere un panetto e stenderlo sottilmente a disco. Farcire una metà del disco con le rosole preparate in precedenza, lasciando 1 cm di bordo libero. Coprire le rosole con l'altra metà libera d'impasto e sigillare il bordo schiacciando bene con le dita. In questo modo si otterrà una forma a mezzaluna. Tagliare l'eccesso di pasta con la rotella. Scaldare il testo per piadine. In mancanza del testo, si può usare una teglia piatta antiaderente. Quando il testo è rovente, porvi sopra un cassone preparato e cuocerlo da entrambi i lati, girandolo con attenzione. Per ultimo, cuocere anche il bordo non stondato del cassone, ponendolo in verticale per pochi istanti. Togliere dal testo e lasciare riposare per un paio di minuti prima di servire.
CAPPELLETTI
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I cappelletti sono in Romagna la pasta ripiena per eccellenza. I romagnoli orgogliosamente sostengono che non sono tortellini e non hanno nulla da invidiare ai loro cugini emiliani! Cambia sia il ripieno che la forma. Sono sempre presenti sulla tavola del giorno di Natale, tuffati in un brodo fumante di cappone. Però non si disdegnano nemmeno a Pasqua, o addirittura a Ferragosto con l'afa e il sole a picco! Insomma i cappelletti in Romagna sono sinonimo di festa! Le ricette sono tante, ogni famiglia è convinta di avere la ricetta migliore. Fondamentalmente ci sono due versioni: cappelletti di formaggio (a base di ricotta e “formaggio bazzotto” – formaggio simile alla caciotta, ma più saporito) e cappelletti di carne e formaggio (a base di formaggio, carne di maiale e vitello).
Ingredienti per la sfoglia 8 uova 800 g farina tipo 1 Per il ripieno 200 g lombo di maiale macinato 200 g vitello macinato 150 g mortadella 300 g formaggio tipo caciotta 300 g ricotta di pecora o di mucca 100 g parmigiano reggiano grattugiato Burro q.b. Olio extravergine d'oliva q.b. Sale q.b. Pepe q.b. Rosmarino q.b. Salvia q.b. Vino bianco q.b. Noce moscata q.b.
Per la sfoglia: Impastare la farina con le uova lavorando fino ad ottenere un impasto liscio. Far riposare coperto almeno 30 minuti. Per il ripieno: Soffriggere in poco olio e burro la carne macinata con un rametto di rosmarino e 2 o 3 foglie di salvia. Quando è rosolata sfumare con il vino bianco, salare e pepare. Aspettare qualche minuto finché la carne non si raffreddi, eliminare gli aromi e inserire nel tritatutto insieme alla mortadella. Tritare tutto fino ad ottenere un impasto fine. In alternativa si può chiedere al macellaio di macinare la mortadella insieme alla carne. Aggiungere la ricotta, il parmigiano ed il formaggio. Passare tutto di nuovo al mixer. Aggiustare di sale e aggiungere un pizzico abbondante di noce moscata. Mescolare bene e lasciare riposare mezz'ora in frigo. Riprendere la pasta e stenderne un piccolo pezzo a mattarello o con la sfogliatrice. Se si stende a macchina fermarsi al penultimo grado. Tagliare dei quadrati di 2-3 cm di lato. Tenere la sfoglia stesa sotto a un panno umido fino al suo utilizzo. Porre una nocciolina di ripieno al centro di ogni quadrato. Si può anche usare la sac a poche se si desidera. Piegare a triangolo facendo aderire bene i bordi e facendo fuoriuscire l’aria. Avvicinare le due punte e sovrapporle con una leggera pressione.
PIEMONTE TRA PAESAGGI E CUCINA
Il Piemonte TRA PAESAGGI E CUCINA
Circondato su tre lati dalla catena alpina, che proprio qui comprende le vette più alte e i ghiacciai più vasti d’Italia. Monti, laghi, castelli, dimore storiche, edifici religiosi, fortezze… tutto questo e molto altro ancora fa parte del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del Piemonte, Il Monviso, il versante piemontese del Monte Rosa e gli altri rilievi offrono paesaggi di singolare bellezza. Sullo sfondo delle Alpi si aprono grandi e pittoresche vallate, tra cui la Val di Susa, la Valsesia e la Val d’Ossola. Ben diverso è il panorama delle Langhe e del Monferrato: una serie di colline coltivate a vigneti, con borghi e castelli a completare il paesaggio. Specchi d’acqua e risaie, lunghi filari di pioppi e antiche cascine sono invece gli scenari tipici delle pianure che si estendono nel novarese e nel vercellese. Capolavori dell’architettura religiosa sono i Sacri Monti, luoghi di devozione riccamente decorati, diffusi sul territorio dell’intera regione: Varallo Sesia, Serralunga di Crea e Ponzano Monferrato, a Orta San Giulio, a Ghiffa, a Domodossola ne sono esempi. Mete da non perdere sono alcune cittadine storiche tra cui Cherasco “la città dalle mura stellate”, Savigliano ricca d monumenti, Alba, Ivrea. Fra le più famose abbazie spiccano quella di Staffarda, suggestivo esempio di architettura gotica e quella di Novalesa, vicino Susa. Molte sono anche le riserve e i parchi naturali, tra cui il Tour virtuale Parco Nazionale del Gran Paradiso che ospita ghiacciai, laghi naturali e flora e fauna protette. Ultimi ma non per importanza sono i numerosi comprensori sciistici, tra cui la Via Lattea e il Sestriere, che accolgono con le loro modernissime attrezzature gli appassionati di sport invernali.
Torino Per chi sceglie di visitare il Piemonte per la prima volta Torino è una meta irrinunciabile. La storia ha reso grande il capoluogo piemontese facendone la prima capitale d’Italia, ed abbellendola con palazzi barocchi, splendidi musei, antiche piazze e caffè storici che le danno un fascino unico. I Museo Egizio, tra i più importanti del mondo, la Sacra Sindone, una delle reliquie più preziose della cristianità, la famosa Mole Antonelliana che domina il panorama cittadino e ospita il Museo Nazionale del Cinema e il Museo dell’Automobile. Splendida la Reggia della Venaria Reale, un complesso architettonico di estremo fascino, riconosciuta dall’Unesco sito Patrimonio dell’Umanità insieme alle altre Residenze Reali dei Savoia. Dal Palazzo Reale e dal Palazzo Carignano di Torino alla Palazzina di caccia di Stupinigi, dal Castello reale di Racconigi al Palazzo Madama di Torino: il percorso di visita delle Residenze Reali dei Savoia inizia nella città di Torino per terminare nel territorio circostante.
La Sacra di San Michele Simbolo del Piemonte Il primo posto da visitare in Piemonte, quando si pensa alla Val di Susa, è certamente la Sacra di San Michele, uno dei simboli delle montagne torinesi e dell’intera regione. L’antico monastero romanico, aggrappato alla roccia, si erge maestoso sulle vallate circostanti, capolavoro dell’architettura e della fede così unico da lasciare letteralmente senza fiato.
Lago Maggiore Una delle mete più amate è da sempre la zona del Lago Maggiore, La riva piemontese del Lago Maggiore è densa di rinomate località di soggiorno, come Arona con la seicentesca colossale statua di San Carlo, Stresa e le Isole Borromee, con strutture ricettive, ville e giardini.
Il Santuario di Oropa Situato sul Sacro Monte di Oropa, patrimonio dell’Unesco dal 2003, il Santuario di Oropa è sicuramente da non perdere. La costruzione, si compone di una Basilica Antica, della Basilica Nuova, il Museo dei Tesori, l’Appartamento Reale, il Sacro Monte, l’Osservatorio Meteoro-sismico, la Biblioteca . Il tutto incastonato nello splendido paesaggio delle Prealpi Biellesi a 1.159 metri di altezza.
LA CUCINA PIEMONTESE La cucina piemontese è ricca di piatti e prodotti tipici della regione. Si va da piatti sontuosi e ricchi della tradizione di corte come lo zabaione o il gran fritto misto; a piatti poveri della tradizione contadina tipo la panissa o la bagna cauda.
Le specialità più caratteristiche della cucina regionale sono la fonduta e la bagna cauda: intingoli che esaltano l’uso del tartufo di Alba e quello delle verdure crude. Eccezionali sono anche il gran fritto misto, il brasato al barolo, la lepre in civet e l’ampia scelta di formaggi: le tome, le robiole, il bruss delle Langhe, il gorgonzola di Novara, il sernium di Biella. Dolci caratteristici sono presenti in ogni città: a Torino i gianduiotti, a Novara i biscotti, a Vercelli i bicciolani, a Casale i “crumiri”, a Cuneo i cuneesi al rhum e i marroni glassati, ad Alba il torrone, i baci di dama di Alessandria e Asti, gli amaretti a Novi. Infine, originari di Torino sono prodotti di fama e diffusione mondiale: i grissini e il vermouth. Il Piemonte produce alcuni dei più pregiati vini rossi italiani: Barolo, Barbaresco, Gattinara, Ghemme, Nebbiolo, Barbera, Fresia, e Dolcetto.
PANADA PIEMONTESE CucinaCasareccia.it
Ingredienti 1 litro di brodo di carne 1 spicchio d'aglio 2 uova 20 g di burro 300 g di pane raffermo 50 g di parmigiano grattugiato Sale Pepe Una volta pronto il brodo, portare ad ebollizione e aggiungere lo spicchio d'aglio e il burro. Tagliare a pezzi il pane raffermo e dopo 10 minuti da quando si è aggiunto il burro, unirlo al brodo. In un piatto sbattere le uova a cui si sarà aggiunto sale, pepe e parmigiano. Mescolarlo al brodo con il pane, non appena questo risulti appassito. Lasciare cuocere ancora per 10 minuti, mescolando spesso. Versare la panada piemontese in singoli piatti da portata e servirla caldissima.
Baci di dama Ziaralu.it
Ingredienti per 42 baci di dama 100 g di nocciole tostate 100 g di farina 00 100 g di zucchero 100 g di burro 1 pizzico di sale 1 bustina di vanillina 130 g di cioccolato fondente (meglio gianduia)
Preparazione dell’impasto Frullare le nocciole tostate e spellate con lo zucchero, azionando il frullatore a intermittenza. Così si otterrà una farina abbastanza sottile senza arrivare a far sprigionare l’olio alle nocciole perché surriscaldate. Mescolare la farina di zucchero e nocciole con la farina 00, la vaniglia in polvere, il burro e il sale. Impastare con cura tutti gli ingredienti. Stendere la pasta dandogli la forma di un rettangolo, foderarla con pellicola trasparente e farla riposare in frigo per 1 ora circa. Cottura dei baci di dama Trascorso il tempo di rassodamento della pasta frolla tirarla fuori dal frigo e stenderla allo spessore di 1 cm poi formate di quadretti di 2 cm di lato, che saranno di circa 4 – 5 g di peso. Formare una pallina con ogni pezzo di pasta alle nocciole e posizionarla su un vassoio. Terminata la formazione delle palline mettere il vassoio in frigo per 1 ora. Cottura dei dolci piemontesi Dopo il riposo in frigo accendere il forno a 180 °C e foderare una o più teglie di carta da forno. Quando il forno sarà caldo tirare fuori il vassoio dal frigo e sistemare le palline di pasta sulla teglia. Cuocere per circa 15 minuti. Estrarre la teglia dal forno e fare raffreddare quelle che sono diventate mezze sfere prima di completarle. Preparazione del cioccolato e completamento dei dolci Quando i dolci saranno freddi sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria o nel forno a microonde e iniziare a decorare i baci di dama. Lasciare raffreddare un po’ il cioccolato, evitando che il cioccolato coli sporcando i dolci. Prendere una sacca da pasticcere o una siringa per dolci con bocchetta rotonda sottilissima e riempirla con il cioccolato. Accoppiare le sfere di uguale misura e metterle una vicino all’altra, poi sulla parte piatta di una mezza sfera distribuire il cioccolato facendo una piccola montagnetta al centro. Non mettere troppo cioccolato altrimenti, quando si chiuderanno i baci di dama con l’altro biscotto, la farcitura rischierà di uscire. Aspettare ancora qualche minuto poi sovrapporre con l’altra metà del biscotto. Far rassodare completamente il cioccolato fondente prima di servirli altrimenti i biscotti si rovineranno e sporcheranno le mani di chi li prenderà.
Grissini tipo Torinesi
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Ingredienti 400 g di esubero di pasta madre 200 g di farina 00 80 ml di acqua 40 ml di olio EVO 10 g di sale per aromatizzare rosmarino q.b. semi di sesamo q.b.
Mettere nel boccale dell' impastatrice l’esubero di pasta madre e scioglierlo nell’ acqua, Aggiungere tutta la farina facendola assorbire bene. Aggiungere quindi l’olio a più riprese e solo per ultimo aggiungere il sale. Infine, se si vogliono i grissini aromatizzati, aggiungere gli aghetti di rosmarino tritati grossolanamente all’ impasto. Impastare ancora a mano per un minuto, giusto il tempo per dare corpo all’ impasto, quindi appiattirlo dandogli una forma più regolare possibile (un rettangolo) e, dopo aver spennellato un pò di olio su un foglio di pellicola, trasferirci su l’impasto, spennellare anche la pasta e avvolgerla con la pellicola. Trascorsa circa un ora (non aspettatevi un impasto lievitato, si sarà solo un pò gonfiato, ma niente di eccessivo), riprendere l’impasto e tagliarne con un colpo secco tante strisce di circa 1 cm di spessore. Se si vogliono aggiungere, passare in un piatto con semi di sesamo i pezzi appena ricavati e, delicatamente partendo dal centro del pezzo, allungarlo “stirandolo”.
Si otterrà un grissino irregolare, più sottile al centro e più grosso alle estremità, è una delle caratteristiche di questo genere di grissini. Man mano che si preparano i grissini posizionarli in una teglia ricoperta da carta forno distanziandoli appena un pò tra loro. Cuocere a 180°C per 15 minuti, poi per altri 10 minuti sempre a 180°C ma lasciando lo sportello del forno fessurato. I grissini con esubero di pasta madre saranno pronti quando inizieranno ad assumere un colorito dorato. Lasciar raffreddare, quindi gustare a piacere.
ABRUZZO TRA PAESAGGI E CUCINA
L'Abruzzo Tra paesaggi e cucina
Situato nell’Italia centro-meridionale, l’Abruzzo si estende dal cuore dell’Appennino al mare Adriatico, su un territorio prevalentemente montuoso. In alta montagna, tra vette incontaminate e pareti rocciose sorgono località turistiche attrezzate per lo sci e gli sport d’inverno, come Pescasseroli, Rivisondoli e Roccaraso. Dalle vette del Gran Sasso, dei Monti della Laga e della Majella si scende verso un ampio sistema collinare, per giungere infine al litorale adriatico. Il percorso dal Gran Sasso al mare attraversa territori ricchi di storia, tradizioni e testimonianze artistiche che non finiscono mai di sorprendere i visitatori. Numerose sono le riserve naturali come il Parco nazionale d’Abruzzo, il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga o quello della Majella, che assicurano protezione a specie vegetali e animali tipiche dell’area, come l’aquila reale, il lupo e l’orso marsicano. Il litorale abruzzese è caratterizzato da spiagge sabbiose nella parte settentrionale, per scendere poi verso spiagge di ciottoli e scogli. Nel litorale abruzzese come per il Molise e la costa nord pugliese , si possono ammirare i Trabucchi. Il trabocco, o trabucco, è un'imponente costruzione realizzata in legno composta da una piattaforma protesa sul mare ( tipo palafitta) ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d'Aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall'acqua, due (o più) lunghi bracci, detti antenne, che sostengono un'enorme rete a maglie strette detta trabocchetto. Sono belli da ammirare e spesso sono stati trasformati in ristoranti caratteristici I piccoli paesini dell’entroterra, i monasteri, i castelli della regione sono ricchi di fascino e costituiscono diversi percorsi di visita nella regione più verde d’Italia.
LA CUCINA ABRUZZESE L’Abruzzo ha una ricca tradizione gastronomica, con tradizioni specifiche, sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera e legate alle singole province. L'isolamento che l'ha caratterizzata per decenni ha fatto sì che mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente.
Sovrani in tavola sono i maccheroni alla chitarra, pasta fatta in casa, tagliata con un telaio dai fili d’acciaio. Tipiche del teramano sono le scrippelle, sottili sfoglie di pasta in brodo e tutte le zuppe con i legumi e le pallotte cacio e uova. Sulla costa dominano i primi piatti a base di pesce, spesso conditi con il pomodoro per esaltare il gusto del "pesce povero" che si pesca nel mare antistante ad antiche località marine. Tra i secondi, tipica ricetta del chietino è lo scapece, pesce fritto conservato nell’aceto. Altrettanto lo è il guazzetto o "brodetto di pesce" che si consuma principalmente nei centri costieri e, rivisitato, nelle zone del teramano. A farla da padrone in tavola è però la carne dei monti abruzzesi, soprattutto nel teramano e nell'aquilano, zone tradizionalmente dedicate all'allevamento degli ovini. Abbondano infatti menù a base di agnello, capretto e pecora. I salumi come prosciutto lonza e ventricina sono il piatto forte dell'Abruzzo.
Tra i dolci, spesso a base di mandorle e miele, spiccano i torroni, famosi quelli dell'Aquila, i confetti, specialità di Sulmona, e la cicerchiata, piccole palline di pasta fritta ricoperte di miele, ma anche i mostaccioli e il rinomato bocconotto, tipico della zona di Chieti. Il tipico pasto abruzzese è innaffiato da una selezione dei migliori vini regionali Doc, e Igt. Montepulciano d’Abruzzo, Sangiovese e Trebbiano d’Abruzzo nel tempo hanno conquistato il mercato nazionale e internazionale per la cura della loro produzione e l'ottimo rapporto fra la qualità e il prezzo. Molte sono le produzioni di vino biologico soprattutto nel chietino e nel teramano.
PALLOTTINE CACIO E OVE Carla de Iuliis
Per le pallotte (circa una ventina): 175 g di pecorino (se molto forte è sufficiente dimezzare la dose aggiungendo il parmigiano grattugiato) 4 uova intere grandi 80 g di mollica di pane del giorno prima 1/2 bicchiere di olio EVO Un pizzico di noce moscata Prezzemolo q.b. Sale q.b. Pepe q.b. Per il sughetto: 400 g di polpa di pomodoro 1/2 cipolla (in un unico pezzo) Uno spicchio di aglio (incamiciato) 4 cucchiai colmi di olio EVO 1 peperoncino piccante Sale q.b. Olio per friggere
Versare in una ciotola capiente tutti gli ingredienti indicati per procedere alla preparazione delle pallotte. Amalgamare fino ad ottenere un impasto della consistenza delle "classiche" polpette. Lasciare riposare per circa 15 minuti coperto da pellicola trasparente. In una casseruola, di medie dimensioni, iniziare a preparare il sughetto di pomodoro. Soffriggere nell'olio EVO la cipolla e l'aglio. Dopo circa 3 minuti aggiungere qualche pezzetto di peperoncino fresco piccante. Procedere con la realizzazione delle polpette di circa 2/3 centimetri di diametro e poggiare su un vassoio coperto da carta da forno (in modo tale che non si attacchino). In una pentola a sponde alte versare l’olio per friggere. Mettere sul fuoco e, raggiunta la giusta temperatura, friggere le polpette. Scolarle e, dopo aver tolto l'olio in eccesso poggiandole su carta assorbente (o per fritti), versarle nel sugo rosso. Lasciarle sobbollire per circa 10 minuti a fuoco moderato, mescolando di tanto in tanto. Spegnere il fuoco e coprire con un coperchio. Lasciare riposare per circa 10 minuti e servire ben calde.
Ingredienti per le pallottine: 250 g di carne macinata 1 uovo intero 2 cucchiai di parmigiano Noce moscata Pane grattugiato (1-2 cucchiai) Sale Pepe Prezzemolo Per gli spaghetti: 300 g di farina 00 3 uova medie 2 cucchiai di olio EVO 20 ml di acqua Per il sugo con le pallottine: Olio per friggere (le pallottine) Cipolla 1 bottiglia di pomodoro a pezzetti piccoli Basilico Olio EVO Sale q.b . Parmigiano grattugiato (da spolverizzare sullo spaghetto)
SPAGHETTI ALLA CHITARRA CON LE PALLOTTINE Carla de Iuliis
Preparare le pallottine, mettendo insieme tutti gli ingredienti e impastando con le mani fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo (come per le polpette). Formare tante piccole polpettine e adagiarle su un piano con carta da forno. Friggere in olio di semi le polpettine e scolarle su carta assorbente. Preparare il sughetto di pomodoro. Aggiungere in una padella capiente olio evo, cipolla, pallottine fritte, pomodoro passato, sale e basilico fresco. Tenere sul fuoco 15/20 minuti circa. Preparare l’impasto per gli spaghetti, aggiungendo in un robot da cucina tutti gli ingredienti fino a formare una palla liscia e compatta. Procedere con il creare le sfoglie di pasta e poi con gli spaghetti. Cospargere di farina. Mettere l’acqua sul fuoco, il sale e, al bollore, buttare giù gli spaghetti, mescolando di tanto in tanto affinché non si attacchino tra loro. Scolare e versare la pasta nel sugo, mescolando. Cospargere di parmigiano grattugiato e servire.
BOCCONOTTI MONTORIESI blog.giallozafferano.it/clofoodblogger
Ingredienti Per il ripieno 1 vasetto di confettura d’uva 50 g di mandorle pelate 40 g di cioccolato fondente Cannella in polvere q.b. Scorza di limone q.b. Zucchero q.b. Per l’impasto 400 g di farina 150 g di olio extravergine d’oliva 150 g di zucchero 1 uovo intero 7 tuorli Vanillina
Per prima cosa, preparare l’impasto perché dovrà riposare. Impastare le uova con lo zucchero, quindi aggiungere della scorza di limone e l’olio. Infine aggiungere la farina e la vanillina setacciate. Mescolare con una forchetta o una spatola in silicone perché l’impasto tende a restare molto morbido e appiccicoso. Una volta pronto, coprirlo con della pellicola e metterlo in frigo per 3 ore almeno. Per il ripieno del bocconotto, tostare le mandorle pelate, quindi tritarle finemente con il mixer o a coltello. Poi grattugiare il cioccolato fondente o tagliarlo a pezzetti con il coltello. Aggiungere la scorza di limone, la cannella. Ungere le formine, quindi formare una pallina di impasto con le mani, schicciarla leggermente e poi farla aderire allo stampino eliminando l’eccesso. Mettere un cucchiaino di ripieno e poi con un’altra pallina di impasto schiacciata, coprire il bocconotto, premendo ai lati per tagliare l’eccesso di pasta. Posizionare i bocconotti montoriesi su una teglia foderata di carta forno perché la confettura potrebbe uscire. Appena prima di infornare, cospargere la superficie di zucchero semolato. Cuocere a 180°C in forno statico per 15 minuti. Sformare ancora tiepidi.
LIGURIA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Liguria TRA PAESAGGI E CUCINA
Situata al confine con la Francia, si trova la Liguria, terra unica con una vastità di posti stupendi: da un lato le meravigliose coste caratterizzate da cittadine abbarbicate sulla roccia e coltivazioni a terrazza e dall’altro lato i monti che la circondano quasi a proteggerla.
Foto di Roberta Bucci
Foto di Roberta Bucci
Foto di Roberta Bucci
E’ una regione dalle molteplici sfaccettature, diverse ma indissolubilmente unite fra loro per offrire un ricco panorama di opportunità a chi sceglie questa terra per trascorrere le sue vacanze. La grande risorsa della Liguria è il mare, con le sue coste rocciose interrotte da piccole insenature dove trovano riparo graziose piccole spiagge di sabbia finissima. Le Cinque Terre e il Golfo dei Poeti, il Golfo del Tigullio, Genova e il Golfo Paradiso, la Riviera delle Palme e la Riviera dei Fiori formano la famosa costa ligure che si estende, da Ameglia a Ventimiglia, per più di 300 km. Lungo questo itinerario, spettacolare per la bellezza dei paesaggi terrestri e marini, si incontrano le più famose località turistiche della Liguria: Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Sestri Levante, con la sua incantevole Baia del Silenzio, e Chiavari. Un susseguirsi di ampie spiagge, porticcioli e scenari tutti da esplorare che, di sera, lasciano spazio al divertimento e allo shopping. Sanremo, la città dei fiori, nota per il Festival della canzone Italiana e per il Casinò. La raffinata Bordighera e Alassio con i suoi 3 chilometri di spiaggia finissima, Varigotti e Laigueglia sono alcune delle “gemme” della Riviera di Ponente. E ancora, Portovenere di fronte all’isola di Palmaria, Lerici con l’imponente castello medievale, le sue eleganti ville ed i suoi giardini. Un mare talmente bello da attrarre anche numerosi esemplari di capidogli, balenottere e delfini che in questa area, definita il “Santuario dei Cetacei”, hanno trovato il loro habitat naturale dove vivere in totale sicurezza. Le grandi distese boschive della Liguria, con i suoi alberi secolari, rappresentano una offerta alternativa al turismo tradizionale. Una vera e propria immersione nella natura per conoscere e vivere i luoghi dove l’uomo, ha saputo ottenere da questa terra i suoi migliori frutti.
Le cinque terre Sospesi tra mare e terra Le Cinque Terre con Porto Venere e le isole di Palmaria, Tino e Tinetto sono l’altro sito UNESCO vantato dalla Liguria. Coloro che visiteranno questi luoghi, difficilmente dimenticheranno il fascino e l’atmosfera emanata dai cinque borghi marinari di Manarola, Riomaggiore, Corniglia, Vernazza e Monterosso. Sono 18 km di costa che racchiudono e custodiscono un piccolo Eden: mare incontaminato, rocce a strapiombo sul mare, colori e profumi della terra il tutto armoniosamente unito alle tipiche costruzioni arroccate sulla costa creano una paesaggio unico al mondo. A Riomaggiore inizia la celebre via dell’Amore, un percorso scavato nella roccia che conduce a Manarola. Il sentiero è veramente meraviglioso.
Foto di Roberta Bucci
In una terra che sa di basilico e mare, le colline sembrano voler sfiorare le nuvole e i colori sono pennellate di luce e incanto. (Fabrizio Caramagna)
Manarola è un quadro dai colori tenui, un caratteristico borgo in cui le case sembrano dei prolungamenti naturali della stretta e lunga scogliera. Nella parte inferiore della cittadina potrete ancora apprezzare il vecchio mulino o frantoio, messo a nuovo dal Parco Nazionale. Corniglia, situata su un’imponente scogliera alta circa 100 metri, è l’unico paese delle Cinque Terre che è quasi completamente inaccessibile dal mare. Per raggiungere Corniglia è necessario salire la Lardarina, un’estenuante scalinata di mattoni, ben 33 rampe con 377 gradini, o attraversare una strada che dalla ferrovia porta fino al paese.
Situata su di un’imponente scogliera, Vernazza nel passato è stata il punto di partenza e di approdo delle forze navali che avevano il compito di ostacolare il passaggio dei saraceni. Le atmosfere magiche e un po’ sospese del caratteristico e medievale borgo di Vernazza vi incanteranno: vicoletti misteriosi, nascosti dalle piccole e graziose casette rosse, gialle e rosa, che nel periodo estivo si affollano di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Monterosso al Mare, è la terra che Eugenio Montale ha tanto amato: qui il premio Nobel ci trascorreva l’estate e al riguardo scriveva “paese roccioso e austero, asilo di pescatori e contadini“.
Foto di Roberta Bucci
Foto di Roberta Bucci
LA CUCINA LIGURE Quando si parla della cucina ligure, si pensa subito al famoso pesto, una gustosa salsa a base di basilico, pinoli, aglio parmigiano, pecorino e olio extravergine di oliva usata per condire le trenette o i ravioli di borragine. Ma la Liguria è anche terra di vigneti e di uliveti dai cui frutti si ottengono eccellenti oli extra vergine di oliva e ottimi vini.
In una regione come la Liguria non possono mancare i piatti di mare: le zuppe di pesce come il ciuppin e la buridda di stoccafisso e le sardine ripiene e fritte. Tra i piatti di carne la cima alla genovese, carne di vitello farcita di erbe e formaggio, o il coniglio stufato con le famose olive taggiasche, i pinoli e il rosmarino. Regina delle torte salate ripiene è la torta Pasqualina farcita di erbe, formaggio, uova, specialità del periodo Pasquale, o la turta de gee farcita con bietole e formaggio. Da non dimenticare, infine, la fugassa una focaccia di pane alta e morbida, cosparsa di fettine di cipolla e olio e la sottile “farinata di ceci” cotta nel forno. Tra i dolci tradizionali troviamo il pandolce genovese, gli amaretti, i baci di Alassio e i canastrelli. Tra i vini liguri citiamo l’Ormeasco e il Rossese di Dolceacqua, il Vermentino, e la Bianchetta di Genova, l’Albarola e la Pollera Nera della Riviera di Levante e il Pigato di Salea di Albenga.
zampineincucina.it
TURTA DE GEE CLASSICA TORTA SALATA GENOVESE
La vera turta de gee prevede che le verdure siano crude. C’è solo un piccolo problema se non siete genovesi, non troverete la Prescinseua che è una cagliata acidula presente in quasi tutte le nostre torte salate, ma potrete sostituirla con ricotta e yogurt. Con queste dosi bisognerà usare un tegame di 30 cm di diametro, questa torta salata non deve essere molto alta. La sfoglia che usiamo per le torte salate in Liguria è una pasta matta, farina, acqua, olio, si ottengono delle sfoglie sottilissime, come un velo che verranno sovrapposte per una turta de gee leggera e friabile, davvero deliziosa.
Ingredienti: 200 g di farina 0 100 g di farina Manitoba 3 cucchiai di olio extra vergine 1 cucchiaino di sale 150 / 160 g di acqua 1 kg di bietole ( quelle con le coste piccole) 500 g di prescinseua (o in sostituzione 200 g di ricotta e 400 g di yogurt) 2 pugni di farina Olio extra vergine q.b. Sale q.b.
Impastare a mano o con l’aiuto di un robot la farina, l'olio, il sale e aggiungere subito 150 g di acqua. Questo impasto deve essere morbido, quindi se occorre aggiungere ulteriori 10/20 g di acqua. Formare una palla e mettere a riposare la pasta. Per un riposo più lungo basterà avvolgere con la pellicola la pasta e farla riposare in frigo per una notte. Naturalmente prima di stenderla farla acclimatare per almeno 1 oretta , altrimenti sarà dura. Si può usare anche dopo solo un ora di riposo per avere una ricetta più veloce. In questo caso bisognerà procedere in questo modo: Mettere la pasta su una spianatoia, nel frattempo scaldare una pentola con un po’ di acqua dentro, quando quest’ultima bolle buttarla, asciugare velocemente la pentola e capovolgerla sulla pasta, aspettare quindi un oretta. Mentre la pasta riposa lavare e asciugare bene le bietole, tagliarle a listarelle sottili, (se hanno il gambo grosso eliminarlo, non cuocerebbe bene). Ora non resta che stendere la pasta. Dividere l'impasto in 6 pezzetti, lavorarne uno alla volta e nel frattempo coprire con la pellicola gli altri. Infarinare poco la spianatoia e con l’aiuto di un mattarello fare un cerchio che poi andrà allargato usando le
mani tenendo i pugni chiusi sotto la pasta e allargando piano piano verso l’esterno facendola ruotare su se stessa senza romperla sino a farla diventare praticamente trasparente. A questo punto ungere una teglia e posizionarci sopra la prima sfoglia. Ungerla con poco olio e procedere a preparare un altra sfoglia, che andrà posizionata sopra. Prendere le bietole, spolverarle con i 2 cucchiai di farina ( servono per assorbire l’acqua che produrranno in cottura) salarle e porle sopra alla seconda sfoglia. Prendere la prescinseua condirla con qualche cucchiaio di olio, salare leggermente e, a cucchiaiate, metterla sulle bietole. Ora prendere una terza sfoglia e coprire tutto, oliare e proseguire con le altre sfoglie rimanenti sempre oliando tra una sfoglia e l'altra. A questo punto con la pasta in eccesso che fuoriesce dalla teglia formare un cordoncino arrotolandola su se stessa. Quando si è quasi alla fine della chiusura (circa 2 cm prima) inserire una cannuccia tra le ultime due sfoglie (se la volete a palloncino) e soffiare, chiudere bene, ungere un’ultima volta. Infornare a 200°C per 50 minuti, la torta deve ben dorarsi. Se la cupola tende a scurirsi troppo coprirla con un foglio d’alluminio. Questa torta salata è ottima tiepida, ma è buonissima anche fredda perfetta per i pic-nic.
di Roberta Bucci
PESTO GENOVESE Ingredienti 4 mazzi di basilico ligure 45-60 g di Parmigiano Reggiano 20-40 g di pecorino toscano 60-80 cc d'olio extravergine d'oliva 10 g di sale marino grosso 30 g di pinoli 2 spicchi di aglio
Il Basilico Genovese DOP ligure si contraddistingue per le sue foglie di grandezza medio-piccole a forma ovale e convessa. Il suo colore è di un verde tenue e il suo aroma è intenso. A differenza del basilico
coltivato
sentori di menta.
su
altri
territori
non
presenta
Lavare le foglioline di basilico, asciugarle accuratamente senza sciuparle. Mettere in un mortaio di marmo l'aglio insieme a qualche grano di sale, iniziare a schiacciare con il pestello rotando il contenitore in senso orario. Aggiungere i pinoli e pestare ancora, unire il basilico e il rimanente sale, continuando a pestare sminuzzando il piĂš possibile il basilico. Aggiungere lentamente parte dell'olio a filo fino ad ottenere un composto omogeneo. Unire i due formaggi precedentemente grattugiati e continuare ad amalgamare il tutto fino a raggiungere una consistenza cremosa. Trasferire in un contenitore il pesto ed aggiungere il restante olio per coprirlo.
Foto di Roberta Bucci
CANESTRELLI www.ziaralu.it
Ingredienti 100 g di farina 00 65 g di amido di mais 35 g di zucchero a velo 100 g di burro 2 tuorli Aroma di vaniglia
Far bollire le uova in un pentolino per 7 - 8 minuti, poi farle raffreddare e sgusciarle. Ricavare solo i tuorli e passarli in un setaccio facendoli cadere in una ciotola. Nella ciotola aggiungere il burro, lo zucchero a velo e un pizzico di sale. Lavorare il tutto con una spatola o un cucchiaio fino ad ottenere una crema liscia e senza grumi.
Aggiungere a questo punto la farina setacciata insieme all’amido di mais e mescolare velocemente con le mani. Mettere la pasta frolla ottenuta in frigo per circa 1 ora affinchè si stabilizzi. Passato il riposo prendere la pasta frolla, stenderla ad uno spessore di 1 cm circa e tagliare i biscotti con il taglia biscotti apposito. Mettere i biscotti ottenuti in un vassoio e farli riposare in frigo per 30 minuti. Cuocere in forno a 170 °C per circa 20 minuti disponendoli in una teglia foderata di carta da forno. Spolverarli di abbondante zucchero a velo quando saranno raffreddati
I canestrelli sono dei biscotti che hanno la particolarità di essere di pasta frolla ovis mollis cioè una pasta frolla che prevede l’utilizzo di tuorli cotti per la sua preparazione. Questi dolcetti sono friabili, sofficissimi e si sciolgono in bocca.
MOLISE TRA PAESAGGI E CUCINA
Il Molise Tra paesaggi e cucina Situato nell'Italia centro-meridionale, il Molise si estende tra la dorsale appenninica e il mare Adriatico. Natura, storia, arte, antiche tradizioni e gastronomia sono i tesori di questa terra ancora poco conosciuta. Nel visitare il Molise muovendosi nel territorio prevalentemente montuoso e collinare, si notano subito i caratteristici “tratturi”, i percorsi storici della transumanza che uniscono i pascoli abruzzesi con quelli pugliesi. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise rivela luoghi paesaggi stupendi; riserve naturali che proteggono le specie vegetali e animali tipiche di questa area. Scenari di natura incontaminata incorniciano anche le due stazioni sciistiche più importanti della regione: Campitello Matese e Capracotta. Il litorale presenta spiagge sabbiose, circondate da vegetazione mediterranea e da un mare limpido e pulito. Una delle località più famose è Termoli, il cui borgo si affaccia sulla spiaggia da un promontorio, con il castello aragonese che domina il mare. Termoli è molto amata dagli appassionati di sport acquatici e dai velisti. La storia e la cultura della regione possono essere scoperte visitando i siti archeologici, le abbazie tra cui la Badia benedettina di San Vincenzo al Volturno, il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso, i borghi e i numerosi castelli presenti sul territorio tra cui quello di Pescolanciano. Splendido esempio di architettura romanica è la chiesa di Santa Maria della Strada a Matrice. Fra gli importanti centri archeologici del Molise, meritano una visita il sannitico Pietrabbondante, con il suo bellissimo teatro, Sepino, con le rovine dell’abitato romano e Larino, che unisce ai sui resti romani un magnifico esempio di arte medievale: la cattedrale in stile romanico-gotico. Cittadine di particolare rilievo sono Termoli, località turistica e porto, con il maestoso Castello Svevo e il Duomo romanico e Venafro con il castello Pandone, la cattedrale romanico-gotica e reperti archeologici di età romana e pre-romana.
LA CUCINA MOLISANA Terra dalla vocazione agricola, la cucina tipica molisana si basa sui prodotti della terra e della pastorizia, arricchendosi anche delle influenze delle vicine regioni
Sono molti i piatti caratteristici, come i maccheroni alla chitarra, la pasta e fagioli, la polenta, l’agnello e i turcinelli arrostiti, formati da interiora di agnello e frattaglie. Tra le eccellenze spiccano il tartufo di Isernia e la pasta di grano duro e vari salumi, tra cui i saggicciotti, cioè salsicce di fegato, ventricina e pampanera, pancetta con peperoncino essiccata al forno. Anche i latticini sono caratteristici, in particolare il caciocavallo e la stracciata di Agnone e, il fior di latte di Boiano, il pecorino del Matese. Tra i dolci tipici, la mostarda d’uva (marmellata tipica della campagna molisana) i cauciuni (dolci ripieni di pasta e ceci), ostie farcite (cialde riempite con noci e mandorle), peccellate (dolci ripieni di mosto cotto o marmellate) e cippillati (ravioli al forno con ripieni di amarene).
CALZONE FARCITO CON BIETOLE
“Sciarun” BLOG.GIALLOZAFFERANO.IT/LACUCINADILIBERTE
Ingredienti per la pasta matta 300 g di farina 00 140 g di acqua 1 pizzico di sale 50 g di olio extravergine d’oliva Ingredienti per la farcitura 1.5 kg di bietole fresche (a foglia larga) 10 alici sotto sale (da dissalare) 2 peperoncini (tritati) 100 g di olive verdi Olio extravergine d’oliva
In una ciotola mescolare la farina con il sale e sempre lavorando l’impasto, aggiungere l’acqua e l’olio evo. Creare un panetto liscio ed uniforme
e lasciarlo riposare per circa 30 minuti avvolto in un foglio di pellicola per alimenti. Pulire con cura le bietole, lessarle in acqua salata e scolarle. Una volta fredde, strizzarle molto bene tra le mani. Tagliare le bietole grossolanamente con un coltello, condirle con le olive tagliate in pezzi, il peperoncino e le alici dissalate anch’esse tritate. Le alici precedentemente vanno lasciate in acqua finchè non ammorbidiscono e poi sciacquate e spinate. Mescolare molto bene le bietole con il loro condimento insieme ad un goccio di olio. Dividere la pasta matta in pezzi e
con un mattarello stenderla lasciandogli una forma come di un dischetto. Farcire ogni dischetto con la quantità che si preferisce di condimento e richiuderli. Fare un bel bordo tutto intorno e bucherellare la superficie con uno stuzzicadenti. Sistemare i calzoni in una teglia da forno rivestita di carta forno e spennellarli con dell’olio evo al momento di infornarli. Infornate in forno ventilato già caldo a 200 gradi per circa 20 minuti, sono pronti quando la superficie è uniformemente colorita. Sfornarli e lasciarli raffreddare su una gratella, in modo che l’umidità non li ammorbidisca di sotto.
SEDANO ALLA MOLISANA blog.giallozafferano.it/lacucinadiliberte
Ingredienti 1 Cespo sedano 6 cipollotti 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva 120 g di olive nere denocciolate 4 cucchiai di pane grattugiato Pepe nero q.b. Sale q.b.
Lavare con cura il sedano lasciando da parte le foglie. Tagliare i gambi in pezzi non eccessivamente piccoli e lessateli in acqua bollente salata per circa 10 minuti. Scolarli e lasciarli intiepidire. Nel mentre in una padella, scaldare l’olio evo, aggiungere i cipollotti tagliati e lasciarli ammorbidire dolcemente con un pizzico di sale e pepe nero. Se necessario in cottura aggiungere un goccino di acqua per completare la cottura dei cipollotti. Versare il sedano lessato in una teglia appena unta di olio evo, unire i cipollotti, le olive nere, il pane grattugiato ed ancora un pizzico di pepe in superficie. Infornare in forno ventilato già caldo a 180 gradi per circa 15 minuti. Il sedano alla molisana è ottimo gustato anche una volta raffreddato. E’ perfetto sia come contorno estivo che invernale.
TORTA MOLISANA ALLA TINTILIA blog.giallozafferano.it/loscrignodelbuongusto
Ingredienti 4 uova medie 100 g di zucchero + 40 g 4 uova medie 100 ml di latte intero 100 g di burro 200 g di cioccolato extra fondente (almeno 70%) ½ bicchiere di vino Tintilia 1 bustina di lievito per dolci 180 g di farina 0 Per la copertura 60 g di burro 40 g di vino tintilia 200 g di cioccolato extra fondente (almeno 70%)
In un pentolino mettere il cioccolato a pezzi, 100 g di zucchero, il latte, il burro e fare sciogliere senza arrivare al bollore. Mettere da parte il cioccolato sciolto. Montare a neve gli albumi, poi in un altro contenitore sbattere i tuorli con 40 g di zucchero, a questo punto aggiungere i tuorli montati agli albumi e mescolare con una spatola. Aggiungere la farina setacciata, mescolare bene, unire il vino Tintilia, il lievito per dolci e continuare ad amalgamare facendo incorporare bene tutti gli ingredienti. Aggiungere il cioccolato fuso mescolando per qualche minuto per farlo incorporare al resto del composto. Imburrare ed infarinare uno stampo per ciambella di 22 cm di diametro. Mettere il composto nello stampo e infornare in forno caldo a 180°C per 30 minuti. Trascorso il tempo, sfornare la ciambella e farla raffreddare completamente prima di guarnirla. Preparare la copertura di cioccolato: sciogliere il cioccolato con il burro ed il vino in un pentolino su fiamma moderata. Far cuocere fino ad ottenere una crema densa. Spegnere il gas e lasciar intiepidire la salsa di cioccolato, mettere la ciambella su una griglia e versare il cioccolato sul dolce, aspettare che solidifichi e spostarla su un piatto da portata.
CAMPANIA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Campania Tra paesaggi e cucina Dalle magnifiche isole ai templi greci. Dalla Costiera amalfitana al Parco del Cilento. C'è l'imbarazzo della scelta di cose da vedere in Campania e risulta un’opera veramente difficile escludere un luogo dalle mete consigliate. Ricca di storia e bagnata dal mare, la regione offre tante diverse prospettive per scoprirla. Tante le sue bellezze imperdibili.
Napoli "Vedi Napoli e poi muori" (Siehe Neapel und stirb.) diceva il famoso poeta Johan Wolfgang van Goethe dopo aver vissuto a Napoli e non aveva torto. Conosciuta in tutto il mondo come la patria della pizza è piena di contrasti: bellezza e degrado, fede e superstizione, storia e modernità. Il Maschio Angioino insieme a Piazza del Plebiscito sono alcuni dei simboli di Napoli. Lungo la cosiddetta “Spaccanapoli”, la strada che divide in due il centro della città, si trovano il Monastero di Santa Chiara che è il più grande complesso gotico della città.
Le isole del golfo di Napoli Per coloro che amano il mare e il relax, senza rinunciare alla vita culturale e mondana, immancabile un viaggio nelle splendide isole del Golfo di Napoli: Procida, Ischia e Capri con i suoi faraglioni. Un “weekend lungo” è l’ideale per godere delle bellezze offerte da queste tre isole e viverne appieno mare e natura.
Costiera amalfitana un paradiso in terra Quando all’estero dici Napoli, subito rispondono “Amalfi Coast”! La Costiera Amalfitana infatti è famosissima nel mondo. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per l’unicità del suo paesaggio naturale, è costellata di paesi colorati su un mare cristallino. Amalfi è la città di origine romana che dà il nome alla Costiera, la più antica repubblica marinara. Il monumento simbolo della città è il Duomo, che si trova in piazza, Positano, con le sue strade strette, case sulla roccia, fortificazioni e torri di avvistamento è un gioiello della Costiera. Da ogni punto del paese si può ammirare la cupola in maiolica multicolore della Chiesa di Santa Maria Assunta .
La reggi a di Caserta Sito UNESCO, è un autentico capolavoro di arte e architettura . E’ definita la Versailles d’Italia.
Fatta costruire dal re di Napoli, Carlo di Borbone. La Reggia rappresenta a pieno il Barocco italiano, con le sue 1.200 stanze, più di 30 imponenti scalinate tra cui il famoso Scalone d’Onore con 116 scalini e un immenso Parco di 122 ettari ricco di fontane, statue, piccole cascate che lo rendono unico.
l ’ Area Archeol ogi ca di Pompei , Ercol ano e Torre Annunzi ata Questa area comprende dei siti che nel 79 d.c. furono distrutti dal Vesuvio. La lava vulcanica distrusse città e luoghi, e incenerì tutto anche le persone e ne ha consentito allo stesso tempo la conservazione fino ai giorni nostri. I siti sono visitabili.
Percorsi escursi oni sti ci Il parco del Cilento offre varie possibilità di percorsi trekking tra piante millenarie e erbe spontanee, dove da primavera ad autunno è possibile vivere un’esperienza unica, legando insieme ambiente, benessere e tranquillità.
Da non perdere anche il percorso degli Dei che si sviluppa tra la Costiera Amalfitana e la Costiera Sorrentina e che permette di ammirare splendidi borghi, oltre che il mare azzurro. Dalla lunghezza di circa 10 km, è da molti considerato uno dei percorsi escursionistici più belli del mondo.
LA CUCINA CAMPANA È una cucina allegra e solare, quella campana, famosa soprattutto per i prodotti tipici della sua terra come i pomodori e i limoni. Notissimi quelli di Sorrento e dintorni con i quali si produce il Limoncello, un liquore buonissimo e noto in tutto il mondo.
La ricetta di origine campana più famosa al mondo è senz'altro la pizza. È oramai passato alla leggenda il pizzaiolo che inventò, in onore di Margherita di Savoia, una pizza tricolore condita con pomodoro, mozzarella e basilico dal nome di “pizza Margherita”. Altro fiore all'occhiello di questa regione è la produzione casearia, con la famosa mozzarella di bufala campana DOP, prodotta ormai in tutta la regione ma prevalentemente a Mondragone, Battipaglia, Capua ed Eboli. I dolci più rappresentativi sono certamente la pastiera napoletana, le sfogliatelle di ricotta, il babà intriso di liquore e la rinfrescante Delizia al limone. Il limoncello di Sorrento e i vini campani, tipici sono: l'Aglianico il Greco di Tufo, l'Asprino d’Aversa, Lacrima Christi, Fiano e Solopaca.
Limoncello di Sorrento ZIARALU.IT Ingredienti 1 kg di limoni bio 1 litro di alcool 96° Per lo sciroppo 1 l di acqua 650 g di zucchero
Lavare bene i limoni, asciugarli e con un pelapatate togliere la buccia facendo attenzione a non prendere la parte bianca. Più parte bianca rimarrà attaccata alla buccia più il liquore sarà amarognolo e sbiadito, quindi fare attenzione in questa fase. Mettere tutte le bucce in un barattolo a chiusura ermetica e versarci l’alcool, chiudere il barattolo e far macerare le bucce per 10 giorni in un luogo buio. Se l’alcool prenderà luce il liquore non assumerà un colore brillante. Trascorso il tempo di macerazione preparare lo sciroppo: far sciogliere bene lo zucchero nell'acqua senza portala a bollore. Far raffreddare completamente lo sciroppo prima di unirlo all’alcool. Filtrare con un colino a maglie strette l'alcool ed aggiungervi lo sciroppo. Imbottigliare il liquore e mettere in dispensa a riposare almeno un mese prima di consumarlo.
Pastiera Napoletana Cucinacasareccia.it
Ingredienti per la pettola: 6 uova (solo tuorlo) 3 gusci di acqua 250 g di farina una bustina di vanillina un pizzico di sale un cucchiaio di zucchero un cucchiaino di sugna un pò di liquore a scelta
Ingredienti per il ripieno: 1 Kg. di ricotta 20 uova 500 g. di latte 2 barattoli di grano cotto 1 Kg. di zucchero 1 fiala di acqua millefiori Un pizzico di cannella frutta candita a pezzettini 1 cucchiaio di sugna
PETTOLA In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti e formare una palla da avvolgere poi nella pellicola e lasciare riposare fino all'utilizzo successivo. IL RIPIENO Prima di tutto cuocere il grano. In una pentola inserire i 2 barattoli di grano cotto, insieme al latte, la cannella, il sale, la sugna e portare a bollore, mescolando e assicurandosi che non restino dei pezzi grandi di grano. Una volta portato a bollore, lasciare raffreddare. Nel frattempo che si raffreddi il grano, in una ciotola unire la ricotta con lo zucchero e con delle fruste elettriche, mescolare fino a formare una liquido denso. Mettere da parte e prendere le uova. In una ciotola mettere gli albumi da montare e in un'altra i tuorli da sbattere sempre con le fruste elettriche. A questo punto mettere da parte tutte le ciotole con gli ingredienti e prendere la pettola. Stenderla con la apposita macchinetta, in una sfoglia piuttosto sottile. Utilizzare la farina se risulta troppo umida e si appiccica alle mani e al tavolo da lavoro. Una volta stesa la pettola ricoprire uno stampo da Pastiera Napoletana, preventivamente unto con un pò di sugna e infarinato. Non utilizzare tutta la pettola, ne occorrerà un pò per fare le classiche strisce. Ora prendere una ciotola molto capiente e riversarci il grano ormai freddo o almeno tiepido. Aggiungere man mano lo zucchero e ricotta, i tuorli d'uovo, gli albumi, i canditi a pezzi piccoli e per ultimo dopo aver mescolato già per almeno 5 minuti, l'acqua millefiori. Versare lentamente nello stampo foderato dalla pettola. A questo punto accendere il forno a 180°C. Prendere la pettola messa da parte precedentemente e stenderla con la macchinetta, con una rondella tagliamo delle strisce. Dovranno essere abbastanza lunghe quanto il diametro dello stampo, quelle troppo lunghe potranno essere tagliate e riutilizzate. Con le strisce, quindi ricoprire la pastiera napoletana ancora non infornata. Le seconde strisce dovranno essere messe trasversalmente alle prime formando dei rombi. Ora è pronta per essere infornata in forno già caldo a 180°C per circa 1 ora e 20 minuti. Naturalmente varia di poco a secondo del forno e della grandezza della pastiera stessa. Dovrà essere colorata anche sopra e quando sarà cotta utilizzare uno stuzzicadenti per accertarvene. Sfornare poi la pastiera. Risulterà un pò sformata, ma lasciatela raffreddare, si assesterà, cospargetela (ma solo quando è completamente fredda) di zucchero a velo.
Foto di Lucia Antenori
la pizza Margherita CUCINARECHIACCHIERANDO.IT
Ingredienti per 3 pizze 550 g di farina 0 330 g di acqua 13 g di sale 1/2 g di lievito secco 1 cucchiaino di zucchero Mozzarella q.b. Pomodoro q. b. Impastare gli ingredienti, preferibilmente con l’impastatrice, per 15 minuti. Mettere l’impasto in una ciotola, coprire con pellicola, mettere in frigo a lievitare nel piano più freddo per circa 18 ore. Il giorno dopo prendere l'impasto e lavorarelo brevemente, formare 3 panetti. Mettere i panetti su un piano infarinato di semola e coprire con la pellicola, lasciare lievitare. Stendere l’impasto aiutandosi con la semola avendo cura di non appiattire il bordo.
Accendere il fornello sotto la piastra (o la padella) di pietra, quello grande a fiamma alta e lasciare riscaldare per alcuni minuti, far scivolare la base o sistemarla con le mani sulla piastra, solo a questo punto accendere il forno al grill. Condire velocemente con pomodoro e mozzarella o ciò che più vi piace. A questo punto si vedranno delle bolle formarsi. Appena la base sarà cotta va spostata sulla griglia del forno all’ultimo ripiano o penultimo a seconda della vicinanza della serpentina. 3/4 minuti di cottura con il grill e la pizza è pronta da mangiare.
Ingredienti per l’impasto 700 g di farina 0 400 ml di acqua 10 g di lievito di birra 4 g di sale fino 1 cucchiaino di zucchero Per il condimento 2 barattoli da 700 g di pomodori pelati Parmigiano o pecorino grattugiato Sale q.b. 1 spicchio d’aglio 15 ml di olio extravergine di oliva Per friggere Olio di semi di arachide
Pizzette fritte cucinacasareccia.it
La pizza fritta può essere considerata la “sorella povera” della classica pizza cotta in forno che in passato era un lusso destinato a pochi. Le pizzette fritte nascono, così, grazie all'ingegno delle massaie che vivevano nei “vasci” di Napoli. Nascono per sfamare la famiglia ma anche per essere vendute ai passanti.
Preparare l’impasto facendo sciogliere il lievito nell’acqua con lo zucchero. Aggiungere alla farina e mescolare, unire il sale e impastare per 10/15 minuti. Far lievitare per almeno 8 ore. Trascorso il tempo dare delle pieghe all’impasto e lasciar riposare per altre due ore e dopo la lievitazione formare delle palline di pizza. La grandezza delle palline dovrà essere circa 70/110 g, a seconda di quanto si vogliono grandi le pizzette, tenendo conto che raddoppieranno la grandezza durante la frittura. Far riposare per 30 minuti le palline. Nel frattempo preparare il sugo; soffriggere l’aglio nell’olio e versare i pelati, aggiungere il sale e lasciare cuocere per 20 minuti. Prendere una pallina alla volta e schiacciarle con delicatezza, con le punta delle dita. Stendere la pasta dal centro verso il bordo che dovrà essere più doppio rispetto al centro che dovrà essere sottile. Dovrà essere un rotondo grande più o meno 20 cm. Friggerle in abbondante olio caldissimo. Dopo aver fritto tutte le pizzette, condirle e servirle calde.
Migliaccio napoletano BLOG.GIALLOZAFFERANO.IT/RAFANOECANNELLA/
Il migliaccio napoletano è una delle “leccornie carnevalesche” che vale la pena di assaggiare. E’ una ricetta molto antica in cui l’ingrediente principale è il miglio (oggi sostituito con il semolino) dalla cui farina nascevano le ricette della cucina povera partenopea.
Ingredienti: 500 ml di latte 125 ml di acqua 250 g di zucchero semolato 25 g di burro Scorza grattugiata di 1 arancia 125 g di semolino 250 g di ricotta 3 uova 1 bacca di vaniglia 25 ml di limoncello 50 g di scorze d’arancia candite zucchero a velo per guarnire In un pentolino versare l’acqua e il latte. Unire metà dello zucchero, il burro, i semi prelevati dalla bacca di vaniglia e la scorza grattugiata dell’arancia. Portare a bollore tenendo la fiamma moderata; quindi versare a pioggia il semolino e mescolare energicamente con una frusta fino a quando il composto si sarà addensato e non ci saranno grumi. Versare il composto ottenuto in una ciotola pulita, coprire con pellicola trasparente “a contatto” e lasciare raffreddare. A parte montare le uova con l’altra metà dello zucchero e lavorare il composto per una decina di minuti, fino a quando sarà divenuto gonfio, spumoso e biancastro. Aggiungere la ricotta e il limoncello e mescolare prima delicatamente, poi aumentare la velocità. In ultimo unire i canditi e amalgamarli bene al composto. A questo punto amalgamare il composto ottenuto con quello di semolino tenuto da parte e versare il tutto in una tortiera imburrata. Infornare a 180°C per 40 minuti. Usare la modalità statica per i primi 20 minuti poi passare a quella ventilata. Se il vostro forno dispone di una funzione “pasticceria” usare quella. Lasciare raffreddare completamente il migliaccio napoletano prima di servirlo. Se preferite guarnitelo con una spolverata di zucchero a velo.
SARDEGNA TRA PAESAGGI E CUCINA
La Sardegna Tra paesaggi e cucina
Un mare di smeraldo, tra piccole e grandi insenature dalla sabbia bianchissima: questa è la Sardegna. Un’isola che stupisce il visitatore per i suoi contrasti naturali, luci e colori, un paese di antichissime tradizioni, immerso in una natura selvaggia e incontaminata. Situata al centro del Mediterraneo, con un territorio prevalentemente montuoso ma senza vette alte, la Sardegna regala al visitatore un ambiente naturale unico, nello stesso tempo aspro e dolcissimo. Il mare regna incontrastato con i suoi colori rendendo uniche le calette tortuose, le coste e le spiagge. La costa Smeralda con la sua perla, Porto Cervo, ne è un esempio. Il suo Porto Vecchio è considerato il più attrezzato porto turistico del Mediterraneo. Porto Rotondo è una località anch'essa rinomata, che si affaccia sull'ampio Golfo di Cugnana ed è popolata da ville e piazzette incastonate in una magnifica natura. Chi al mare preferisce la montagna potrà andare alla scoperta della regione del Gennargentu, il più vasto complesso montano della Sardegna, con i suoi pittorici scenari dove la natura occupa un posto di primo piano. Molto ricca la flora e la fauna con i suoi mufloni, aquile reali, cervi sardi e varie specie ormai molto vicine all'estinzione. Il suo paesaggio frastagliato è costellato da migliaia di nuraghi, misteriose rovine in pietra costruite nell'Età che va dal XV al VI secolo a.C. I nuraghi sono dei monumenti unici al mondo costruiti con grandi blocchi di pietra che si sviluppano intorno ad una torre centrale a forma di tronco di cono. Uno dei nuraghi più grandi e più antichi è il Su Nuraxi di Barumini, che risale al 1500 a.C. e che è nella lista dei beni patrimonio dell'Unesco
La leggenda del Castello di Fava Leggenda narra che, intorno al 1300, una flotta di Turchi
sbarcata
assedio
sulle
Posada
coste
nell'intento
isolane di
pose
sotto
conquistarla
per
fame. Per ingannarli, nonostante le scorte di cibo fossero quasi del tutto esaurite, gli abitanti fecero mangiare
l'ultima
manciata
di
fave
rimaste
a
un
piccione, ferendolo leggermente. L’uccello durante il
volo
cadde
nell'accampamento
dei
Turchi
rivelando lo stomaco pieno di fave. Fu cosi che gli assedianti, sovrastimando le risorse alimentari degli isolani
e
convinti
l'assedio
e
di
non
lasciarono
avere
speranze,
definitivamente
le
tolsero coste
dell’isola. La storia non è troppo distante dai reali fatti storici. Posada e la sua fortezza, costruita dai giudici di Gallura nel XIII secolo, furono vittime di incursioni secolo.
dei Ne
pirati è
saraceni
testimonianza
a
partire anche
dal
XIV
l’assetto
urbanistico del borgo medioevale, che si presenta come
un
nascoste
labirinto la
cui
di
stretti
architettura
imboscate, assalti e fughe.
vicoli
e
piazzette
stessa
richiama
Nella parte nord orientale della Sardegna, in Baronia, si trova un antico borgo che si erge su una rupe calcarea: è Posada, uno dei luoghi più suggestivi di questo tratto di costa, ricco com’è di storia, cultura e paesaggi mozzafiato. Non è un caso, infatti, che sia entrato a far parte del circuito dei Borghi più Belli d’Italia e sia stato insignito della Bandiera Arancione. Ai suoi piedi si estende il mare e alle sue spalle si può ammirare il Castello della Fava, cosi chiamato in seguito ad un episodio curioso.
LA CUCINA SARDA La cucina sarda soddisfa i palati più esigenti con il suo gusto semplice e ricco di ingredienti naturali. è caratterizzata dall'essersi arricchita attraverso apporti e contaminazioni da contatti e scambi fra diverse culture mediterranee. Varia e diversificata.
L'ingrediente principale è il grano, lavorato nel suo prodotto più conosciuto, il pane carasau, ma anche come base per i famosi malloreddus, culurgiones e la fregola. Non si può andar via dall’isola senza aver assaggiato il gustoso porceddu: maialetto da latte cotto alla brace e servito su vassoi di sughero cosparsi di rami di mirto. Chi ama i sapori del mare non potrà fare a meno di provare l’aragosta algherese, la bottarga di Cabras e il tonno di Carloforte. Altra prelibatezza per i piatti a base di pesce sono la zuppa di arselle e gli spaghetti ai ricci di mare. Anche salumi e formaggi sono prodotti locali della cucina locale più saporita, tra i quali il più famoso è sicuramente il pecorino sardo. E per accompagnare le saporite pietanze sarde, il territorio propone vini di ottima qualità come il Vermentino di Gallura o Cannonau. Ottimo anche il liquore di mirto.
Seadas Cake & Fancy
Ingredienti per la RICETTA TRADIZIONALE: 500 g di farina di grano duro (semola) 80 g di strutto q.b. di acqua tiepida 1 pizzico di sale 1 cucchiaio di olio di semi di girasole Olio di semi di girasole per la frittura q.b. Per il ripieno: 500 g di pecorino fresco 1 pizzico di sale Scorza grattugiata di 1 limone bio
Versione SENZA STRUTTO: 500 g di farina di grano duro o farina 00 100 g di burro 150 ml di acqua tiepida 1 pizzico di sale 1 cucchiaio di olio di semi di girasole 110 g di uova (circa 2 medie) Olio di semi di arachidi per la frittura q.b. Per guarnire: q.b. Miele di corbezzolo o Castagno q.b. Miele millefiori (in alternativa)
Dentro una ciotola bella capiente o sopra una spianatoia, creare una fontana con la farina setacciata, il pizzico del sale, l’acqua tiepida, un uovo e il cucchiaio di olio. Iniziare a impastare con le mani, ma si può utilizzare anche una planetaria. Aggiungere a piccoli pezzi il burro e continuare ad impastare, farlo amalgamare per bene. Se l’impasto tende a legare poco, prendere l’altro uovo, sbatterlo leggermente dentro una ciotola e unirlo poco per volta, regolarsi da soli per la quantità. È pronto quando il panetto diventa bello compatto e omogeneo, coprirlo con carta pellicola e farlo riposare per circa 30 minuti a temperatura ambiente. Nel frattempo preparare il ripieno: porre a pezzi il pecorino fresco dentro il mixer e azionare. Una volta grattugiato, unire la scorza del limone biologico, anch’essa grattugiata e il pizzico del sale, amalgamare tutti gli ingredienti. Riprendere il panetto, creare una sfoglia a mano di circa 3 mm, oppure usare una sfogliatrice. Prendere un coppapasta di media misura, dai bordi ondulati. Ritagliare dei dischi e porre al centro il ripieno di formaggio, coprire con il secondo disco di sfoglia, sigillare per bene e procedere con la cottura. Dentro un tegame porre l’olio di arachidi e quando avrà raggiunto la giusta temperatura friggere le seadas per un paio di minuti. Devono restare dorate, fare leggermente asciugare l’olio in eccesso su carta assorbente. Ancora calde trasferire su un piatto da portata e guarnire con tanto miele. Questo dolce va servito assolutamente caldo, per gustare il formaggio fuso e non far solidificare il miele.
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CASADINAS SALIDAS
Ingredienti Per la pasta violata 500 g di semola 150 g di strutto 1 cucchiaino sale acqua tiepida q.b. Per il ripieno 500 g di pecorino fresco maturato per 2 giorni senza sale 10 foglie di menta o prezzemolo 1 cucchiaio di farina Sale q.b. Si possono servire come antipasto caldo, oppure una merenda molto appetitosa. La Casadinas si fa in molte parte della Sardegna, ma ogni zona ha la sua ricetta con alcuni ingredienti diversi.
Si prepara un impasto con la semola, l'acqua tiepida il sale e lo strutto. Si lavora bene la pasta, poi si lascia riposare coperta in frigo. Nel frattempo grattugiare il formaggio con la menta o il prezzemolo, aggiungere la farina e il sale e mescolare bene. A questo punto prendere la pasta dal frigo e stendere una sfoglia, formare dei dischi con un coppapasta da 10 cm, appena coppati tutti coprrli per non farli seccare. Sopra ogni disco adagiare il formaggio pressandolo bene e lasciando libero 1 cm dal bordo che andrà pizzicare con l'indice e il pollice per ottenere il cestino. Mettere le casadinas su una teglia con carta forno,e infornare a 180°C per 15 min. circa, ma dipende sempre dal forno. Quando raggiungeranno un bel colore dorato le casadinas sono pronte.
Ingredienti per la pasta: 1 kg di farina granito (grano tenero) 1 etto di zucchero 150 g di strutto Ripieno: 1 kg di miele 250 g di pane grattugiato 1 cucchiaino da caffè di chiodi di garofano in polvere e a piacere anche la cannella 200 g di mandorle tostate e tritate 200 g di noci tritate 2 cucchiaini di cacao amaro scorza di mandarino e di arancia grattugiati
Cucciuleddi e meli CATERINA GANAU
Questo dolce è di tradizione gallurese, Sardegna del nord, è un dolce tipico natalizio.
Si porta il miele ad ebollizione per 3/4 minuti non di più altrimenti si caramella, si aggiungono il pane grattugiato, le scorze di mandarino e arancia, le noci, le mandorle, la cannella e il cacao è si mescola continuamente finchè non si ottiene un impasto morbido. Si fa raffreddare per poter fare dei cordoncini grossi come il mignolo che andranno inseriti nella sfoglia. La preparazione della pasta è molto semplice, si uniscono lo strutto e lo zucchero alla farina, si lavorano aggiungendo un po’ di acqua tiepida per amalgamare fino ad ottenere un impasto omogeneo non troppo morbido. Si fanno delle sfoglie sottili, con la sfogliatrice e con la rotella formare dei rettangoli dove metterete il cordoncino di miele. Chiudere la pasta verso l’alto e formare un cerchio, ma ci sono varie tipi di forme. Si fa cuocere a 120°C per 15 minuti circa, dipende dal forno, comunque devono rimanere bianchi.
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