Thesis: Architettura in Turchia. Behruz Çinici e il pluralismo

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In copertina: Palestra di ODTĂœ, B. Çinici




Architettura in Turchia Behruz Çinici e il pluralismo

Politecnico di Milano Scuola di AUIC Tesi di Laurea Triennale a.a. 2015/16

Eren Gazioglu 818277

relatrice: Paola Pleba i


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Indice 0.1 Indice 0.2 Abstract

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1 Panoramica della situazione architettonica in Turchia 1.1 Le premesse storiche 1.2 Le prime architetture nazionali 1.3 L’architettura della repubblica 1.4 Riepilogo del panorama economico fino al 1950 1.5 Politiche urbane del populismo democratico 1.6 L’architettura post-bellica 1.7 Architettura e il coinvolgimento politico

1 3 6 15 18 21 29

2 Behruz Çinici 2.1 La sua vita “prima dell’architettura” 2.2 La seconda scuola 2.3 Il primo decennio: primi anni dopo l’università 2.4 Il secondo decennio 2.5 Un programma specifico nella seconda metà del XX secolo: Siti estivi 2.6 Il terzo decennio 2.7 Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea 2.8 Improvvisazioni, gli anni ‘80

32 35 39 44

3 Cenni biografici

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Bibliografia

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Sitografia

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Indice delle illustrazioni

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Crediti

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Abstract A partire dalla metà del XX secolo si sono iniziati a manifestare in Turchia nuovi approcci verso l’architettura. Mentre i primi secoli dopo la fondazione della Repubblica Turca erano stati caratterizzati dalla volontà di creare un’identità nazionale attraverso l’arte e l’architettura “ufficiali” promossi da parte del governo, la conclusione della Seconda Guerra Mondiale e la fine del regime monopartitico e statalista nel 1950 hanno segnato l’inizio di un periodo di politiche liberali. Queste hanno trovato espressione anche nell’ambito architettonico: le opere che seguivano il modello delle architetture dei professionisti “germanofoni” come Holzmeister o Bonatz hanno lasciato il palco a una gamma più ampia di architetture, più aperte a influenze esterne e variazioni. Behruz Çinici (1932-2011) si inserisce in questo ambito verso la fine degli anni ‘50 quando gli è stato affidato l’incarico del campus di ODTÜ, la sua opus magnum. Insieme a sua moglie Altuğ Çinici -che ha sempre avuto un ruolo principale nei suoi progetti- è stato l’architetto più discusso in quest’ambito che ha influenzato considerevolmente. La sua attività professionale ha contribuito in prima linea all’evoluzione storica dell’architettura turca. Allo scopo di individuare le fonti delle principali problematiche affrontate dagli architetti turchi dello scorso secolo, la tesi mira a dare una visione d’insieme attraverso la storia politica e economica della Turchia a partire dagli anni del declino dell’Impero Ottomano. Inizialmente è stata svolta una lettura parallela tra libri di storia politica, di storia economica e di architettura per creare una panoramica più completa possibile fino agli anni ’60, periodo nel quale Behruz Çinici ha iniziato a praticare la professione. Nel secondo capitolo, è stata analizzata la carriera dell’architetto e le tematiche rilevanti di quest’ultima per spiegare le dinamiche del secolo e la relativa posizione di Çinici. A tale fine, sono state consultate delle fonti in lingua turca e inglese, tra cui anche interviste, nonché immagini archiviali grazie alle quali sono stati analizzati alcuni progetti e opere. Infine, poiché certe informazioni sono state escluse per questioni di pertinenza al discorso, sono stati annessi dei cenni biografici sulla vita di Çinici.

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Le premesse storiche

1 Panoramica della situazione architettonica in Turchia 1.1 Le premesse storiche Le prime opere che possono essere considerate l’inizio della storia architettonica della Turchia moderna coincidono con gli ultimi anni dell’Impero Ottomano. In altre parole, le basi necessarie per un’architettura moderna nella Repubblica Turca sono state poste nei due decenni che precedono la fondazione di quest’ultima, la quale ha dato avvio ad una serie di riforme che miravano a dissociare la società da un ordine fondato su tradizioni e leggi islamiche per creare una nuova nazione laica e “occidentalizzata”.1 L’origine della tendenza di prendere l’occidente come modello di una civiltà progredita risale alla Pace di Carlowitz nel 1699, noto anche come l’inizio della regressione dell’Impero Ottomano. A conseguenza di tale sconfitto, gli ottomani hanno accettato per la prima volta la superiorità europea nelle tecnologie belliche.2 Nel XVIII secolo l’impero ha vissuto a pieno la disintegrazione economica e politica che derivava da un declino di autorità centrale e dalle pressioni esterni in aumento da parte delle “Grandi Potenze”. Il programma riformista del sultano Selim III (17891806) ha posto le basi necessarie per le riforme di Mahmud II (1808-1839) che consistevano nella creazione di un nuovo corpo militare sulla falsariga di quelli europei e le istituzioni che questo richiedeva. Di conseguenza ha creato una nuova generazione di ufficiali ottomani qualificati che dopo la sua morte, continuando quello che ha iniziato, hanno inaugura-

BOZDOĞAN, Sibel e AKCAN, Esra, Turkey (Modern architectures in history), Londra 2012, p. 17

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İNALCIK, Halil, Osmanlı ve Modern Türkiye - Araştırmalar, Istanbul 2013, pp. 210-211

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

to una nuova fase nella trasformazione del sistema ottomano.3 Il periodo più intensivo di attività riformista ottomana è quello a partire dall’editto di Tanzimat (letteralmente significa “riorganizzazione”) nel 1839 fino alla prima costituzione ottomana scritta nel 1876. In questo periodo, le innovazioni dello scopo soprattutto militare di Mahmud II si sono espansi in altri campi, sono nati istituzioni per una formazione alta dei civili, nuovi codici penali e commerciali si sono stabiliti seguendo il modello francese, è nata una nuova nozione di patriottismo che avrebbe sostituito l’ordine più religioso della società e in campo letterario una sorta di rinascimento ha trovato espressione grazie ad una relativa libertà di espressione.4 Un effetto collaterale di tale evoluzione era la sollecitazione eccessiva delle risorse: ciò ha fatto sì che nel 1876 il governo fallisse a ripagare i suoi debiti e andasse in bancarotta, questi debiti sono rimasti fino al 1954 e solo da parte della Repubblica Turca sono potuti essere ripagati interamente.5 Sebbene il primo regime parlamentare fosse durato solamente per due anni dopo l’adozione della prima costituzione, ha sicuramente posto le premesse del secondo parlamento, fondato nel 1908 dopo trent’anni di autocrazia del sultano Abdulhamid II (considerato l’ultimo sultano ottomano sfrenato), detronizzato subito dopo per essere sostituito da un sultano più tenero, più adatto a cooperare.6 In questo nuovo periodo si è accresciuto l’interesse verso l’arte in generale: sono iniziati a maturare artisti turchi, il contatto con il mondo occidentale è aumentato e si sono sperimentati nuovi metodi e linguaggi artistici, perciò naturalmente anche l’architettura ha preso la sua parte, anche se era relativamente limitata, siccome gli architetti costituivano uno degli anelli deboli dell’intellighenzia ottomana.7

3 CLEVELAND, William L., BUNTON, Martin, A History of the Modern Middle East, Westview Press 2009, pp. 57-80 4

Ivi, pp. 81-84

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Ivi., pp. 86-87

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Ivi., pp. 119-122

ÖDEKAN, Ayla, Mimarlık ve Sanat Tarihi 1908-1980, in AKŞİN, Sina (a cura di), Çağdaş Türkiye 1908-1980 (Türkiye Tarihi 4), Istanbul 1990, pp. 505-507

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Le prime architetture nazionali

1.2 Le prime architetture nazionali Negli ultimi anni dell’Impero Ottomano, nel XX secolo, le tendenze architettoniche si possono riassumere in quattro direzioni principali. Uno stile eclettico che fa uso di elementi europei (soprattutto di tipo neo-barocco), manifestatasi nel XIX. secolo nei lavori principali come il palazzo Dolmabahçe (1843-56) e la moschea di Ortaköy (1853), si estende a questo periodo con esempi come la stazione ferroviaria di Haydarpaşa (1906-9) di architetti Otto Ritter e Helmuth Cuno. Un secondo approccio, sempre eclettico, era quello di abbinare elementi e forme Ottomani o Seljuki a quelli storici europei, come nel Düyun-i Umumiye (1900, ora Liceo di Istanbul) e nella Scuola di Medicina (1901, ora Liceo di Haydarpaşa), entrambi progettati dall’italiano Raimondo D’Aronco e dal francese Aléxandre Vallaury. In altri progetti di D’Aronco vediamo quello che categorizziamo come il terzo stile molto ripetuto in quegli anni: l’Art Nouveau si dissocia dai suoi principi per diventare un’ulteriore estensione formale dell’eclettismo. Incontra a volte alcune altre forme prestate dalla Secessione Viennese, per costituire un disegno studiato in facciata, creando una dicotomia, se non incongruenza, tra l’esterno e gli spazi interni dell’edificio, come nel caso del Türbe di Şeyh Zafir Efendi.8 A seguito della comparsa di intellettuali turchi come Ziya Gökalp si è sviluppato il nazionalismo turco, e i giovani architetti turchi ne hanno tratto ispirazione: l’effetto combinato di tale ideologia e della loro disapprovazione per la dominanza straniera ha prodotto il primo stile architettonico che vuole essere turco di definizione. Questo nuovo linguaggio viene definito il Primo Movimento di Architettura Nazionale (Birinci Ulusal Mimarlık Akımı) ed è la quarta delle tendenze principali discusse sopra. Essendo la frutta di un’ideologia nazionalista, questo stile ricorda in realtà le architetture europee di tipo revival del XIX secolo, con l’ovvia differenza delle fonti dove si verifica la ricerca formale: invece dei linguaggi storici eurocentrici come il gotico o il barocco, si cercano le fonti locali in Anatolia. Con Vedat Tek (1873 – 1942) e Kemaleddin Bey (1870 – 1927) come pionieri, il nuovo movimento domina due decenni e segna l’inizio 8

Ivi, pp. 509-512

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

(1) Stazione di Haydarpaşa, O. Ritter e H. Cuno, 1906-9

di un nuovo periodo, estendendosi al di là della fondazione della Repubblica Turca per poi lasciare il suo posto a delle nuove ricerche di identità nazionale. Il Palazzo delle Poste (1909) di Vedat Tek ne è un’opera manifesto precoce: con elementi strutturali ottomani in proporzioni tradizionali, uso ricco di ceramiche çini (porcellana turca dipinta in blu e bianco, arte tipico ottomano), tetti aggettanti e il piccolo mescit (luogo di preghiera) all’esterno del corpo principale.9

(2) Şeyh Zafir Efendi Türbesi, R. D’Aronco. Elementi della Secessione Viennese

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Sebbene la seconda costituzione avesse introdotto un’atmosfera di libertà, di fatto il partito al


Le prime architetture nazionali

potere (İttihat ve Terakki Cemiyeti) ha mantenuto uno stato di dittatura per un periodo di più di 5 anni che ha preceduto la Prima Guerra Mondiale. Un’analisi dettagliata della guerra mondiale risulta al di là degli scopi di questa tesi. A seguito della sconfitta dello stato ottomano sono comparsi diversi gruppi di resistenza e la Guerra d’Indipendenza Turca inizia definitivamente nel 19 maggio 1919 come una reazione all’invasione de facto di İzmir da parte dei greci. Nel 23 aprile 1920 la Grande Assemblea Nazionale Turca si è istituita ad Ankara (sotto la guida di Mustafa Kemal Pascià, in seguito Atatürk) opponendosi al governo ottomano di Istanbul. Questo ruolo storico di Ankara (allora non più di un semplice paesino) condizionerà molto l’andamento dei primi decenni dell’architettura repubblicana. Dopo più di 3 anni di conflitto tra i rivoluzionari turchi e la Grecia (19 maggio 1919 – 11 ottobre 1922), si è firmata l’armistizio di Mudanya e la soluzione definitiva è stata elaborata nel 24 luglio 1923 con il Trattato di Losanna: la Turchia veniva ufficialmente riconosciuta e inizia-

(3) Palazzo delle Poste di Istanbul, Vedat Tek, 1909

YILDIRIM, Yavuz, ÖZKAN, Suha, Osmanlı İmparatorluğu’nun Son Yılları, in HOLOD, Renata, EVİN, Ahmet, ÖZKAN, Suha (a cura di), Modern Türk Mimarlığı, Ankara 2007, pp. 45-52 9

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

va il suo lungo cammino puntato verso una civiltà che potesse rimettersi in pari con l’occidente.10 La Repubblica Turca si è fondata ufficialmente nel 29 ottobre 1923. Mustafa Kemal Atatürk, eroe nazionale e fondatore della repubblica, ha dato inizio a una serie di riforme che miravano a compiere il passaggio da un impero islamico e cosmopolita ad una nazione moderna e laica.

1.3 L’architettura della Repubblica Gli anni che hanno seguito la fondazione della Repubblica Turca sono caratterizzati da un bisogno urgente di costruire una nuova identità nazionale che potesse rispecchiare le intenzioni di questo nuovo inizio. Fino agli anni ’30 il Primo Movimento di Architettura Nazionale continuava (con rinforzata determinazione nel creare un’identità nazionale) ad essere lo stile architettonico prominente. Questa volta però le opere si sono concentrate ad Ankara, il nuovo capitale che ancora non aveva subito una trasformazione cittadina. Nella grave mancanza di architetti e costruttori in quel periodo, Kemaleddin Bey, Vedat Tek e il levantino Giulio Mongeri sono le figure principali di questa architettura eclettica repubblicana. Anche i primi piani urbanistici di Ankara si sono redatti in questo periodo (il primo dall’urbanista Heussler nel 1924, il secondo da Jansen dopo il 1928) seguendo principi di garden cities inglesi.11 Il decennio a seguire si identifica con una forma più dirigista di gestione economica rispetto alle politiche economiche relativamente liberali degli anni ’20 abbandonate con varie influenze, tra cui la Grande Depressione. Lavori di infrastruttura e di sviluppo industriale fanno parte delle priorità assolute. Inoltre, la concretizzazione della volontà di distanziarsi

TUNÇAY, Mete, Siyasal Tarih 1908-1980, in AKŞİN, Sina (a cura di), Çağdaş Türkiye 19081980 (Türkiye Tarihi 4), Istanbul 1990, pp. 36-81

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Op. cit. nella nota 1, pp. 26-30


L’architettura della Repubblica

dal passato imperiale e di quella di tenersi al passo con l’occidente ha fatto sì che i canoni estetici del cosiddetto “International Style” venissero abbracciati da un élite riformista e applicati con perseveranza. Con questo scopo, diversi architetti stranieri sono stati invitati ufficialmente in Turchia, la maggior parte dei quali erano austriaci o tedeschi. Il salire al potere dei socialisti nazionalisti in Germania nel 1933 e l’invasione dell’Austria nel 1938 hanno contribuito a questo flusso di architetti germanofoni di cui la Turchia non belligerante ha fatto ampio uso (circa 200 professionali germanofoni hanno servito lo stato Kemalista, tra cui una quarantina di architetti e urbanisti che hanno integrato la cultura modernista all’istruzione turca. Lo stesso Behruz Çinici, entrato in università nel 1949, ha avuto Paul Bonatz e Clemens Holzmeister come maestri). 12 Le forme delle prime architetture dipendevano perlopiù dalla funzione rappresentativa e meno da quella programmatica: Ankara che diventava il simbolo di una Turchia progredita voleva dimostrarsi attraverso la

(4) Progetto di residenze co-op Bahçeli Evler ad Ankara, H. Jansen, 1935-9 12

Ivi, pp. 51-52

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

sua architettura in cui la dottrina moderna si riconciliava con principi di monumentalità e rappresentanza (analogie con Brasilia e Chandigarh). Gli sbocchi formali di tale ossimoro (secondo il motto tipico di Lewis Mumford, “se è un monumento non è moderno, se è moderno non è un monumento”) si sono manifestati già a partire dal 1927: il Ministero della Salute (1926-7) realizzato da Theodor Jost ha stabilito i canoni estetici della Yeni Mimarlık (Nuova Architettura), rispettati e sviluppati da altri architetti germanofoni come Clemens Holzmeister e Ernst Egli.13 Sempre come nel caso di Oscar Niemeyer e Lucio Costa con la Brasilia, Clemens Holzmeister (1886 – 1983) riceve l’incarico di pianificare il quartiere amministrativo di Ankara e di disegnarne alcuni edifici (tra cui il Ministero della Difesa, 1927-31 e lo Stato maggiore generale, 1929-30) a seguito del piano di Jansen nel 1928. Sebbene la sua architettura fosse considerata conforme al “primo stile internazionale” da alcuni storici turchi, in realtà la sua “architettura cubica viennese” non apparteneva ad una semantica all’avanguardia che gli europei ritenevano fondamentale. In queste prime opere dell’Ankara moderna ha impiegato forme e metodi molto convenzionali per una rappresentanza dell’ordine e del

(5) Vista panoramica del quartiere amministrativo, Ankara

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Ivi, p. 55


L’architettura della Repubblica

potere, come la simmetria, gallerie, entrate centrali e sopraelevate e elementi come le finestre verticali e regolari in proporzioni molto tradizionali e i muri spessi che delineavano piante chiuse invece di una pianta libera. 14 Ernst Egli (1893 – 1974), d’altronde, era considerato più vicino al modernismo e il suo ruolo da consulente al ministro turco dell’istruzione gli ha permesso di eseguire tante opere legate a tale funzione. Egli è stato sostituito da poi da Bruno Taut (1880 – 1938), attore principale dell’espressionismo tedesco. Lui ha dichiaratamente lottato contro la rigidità dell’approccio “cubico” in Turchia, resistendo a entrambe le controtendenze: la riproduzione senza critica delle forme straniere e il rifiuto totale di queste ultime. 15 Questi architetti hanno contribuito alla creazione della Nuova Architettura non solo con i loro disegni, ma anche attraverso un coinvolgimento accademico: seguendo la riforma universitaria del 1933, la facoltà di architettura dell’Accademia delle Belle Arti di Istanbul è stata ristrutturata da Egli e successivamente da Taut (in parole povere hanno

(6) Stato maggiore generale ad Ankara, C. Holzmeister, 1929-30 14

SÖZEN, Metin, Cumhuriyet Dönemi Türk Mimarlığı (1923-1983), Ankara 1984, p. 173

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Op. cit. nella nota 1, pp. 59-61

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

(7) Facoltà di Lettere e Storia-Geografia ad Ankara, B. Taut, 1937

abolito la tradizione Beaux-Arts) mentre l’università di İstanbul è diventata rinomata come Emigré Universität, dove vari professori germanofoni emigranti (tra cui Paul Bonatz e Holzmeister) sono diventati professori molto influenti sulla nuova generazione di architetti turchi. 16 La formazione di questi ultimi quindi è coincisa con la risistemazione dell’istruzione architettonica, e i giovani architetti aspiranti hanno approfondito la loro cultura lavorando e studiando all’estero, grazie agli incentivi del governo. Si ricordano, tra gli altri, il viaggio di Sedad Hakkı Eldem a Parigi e a Berlino, lo studio di Emin Onat a Zurigo, il lavoro nello 16

Ivi, p. 51

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L’architettura della Repubblica

studio di Le Corbusier di Burhan Arif Ongun e quello di Rükmettin Güney nello studio di Auguste Perret. 17 Mentre il campo era dominato dagli architetti stranieri in questo periodo, nella mancanza di commissioni importanti dallo stato gli architetti turchi erano limitati a progettare case e appartamenti, a parte alcune eccezioni comunque poco significative. La svolta è arrivata nel 1933 quando, al concorso per la sala di esposizione ad Ankara, il progetto dell’architetto Şevki Balmumcu è stato scelto dalla giuria assieme a quello di Paolo Vietti Violi (un altro architetto straniero che ha operato molto ad Ankara), e quando il costo complessivo di quest’ultimo risultava troppo,

(8) Sala esposizioni ad Ankara, Ş. Balmumcu, 1933-4 17

Ivi, p. 66

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

(9) Sala esposizioni ad Ankara, Ş. Balmumcu, 1933-4

la realizzazione di questo edificio è stato incaricato a Balmumcu. L’edificio è diventato l’orgoglio degli architetti turchi dell’epoca, in quanto dimostrava la capacità loro di portare a termine un lavoro di tale rilievo, oltre al suo aspetto “canonico” con le sue finestre a nastro, i suoi muri bianchi inornati e la sua composizione volumetrica netta e pura. 18 Solo dopo la seconda metà degli ’30 che i turchi hanno iniziato a ricevere incarichi rilevanti dal loro stato, però le preferenze estetiche di quest’ultimo si stavano già evolvendo verso un’architettura sempre più monumentale che rispecchiava le sue ambizioni nazionalisti: […] Gli italiani hanno creato un’architettura Fascista. La nazione turca ha compiuto una rivoluzione molto più grande di quello rispetto al cambiamento di regime della Roma Fascista. Però la nostra rivoluzione manca di un aspetto fondamentale. Essa non è stata monumentalizzata. ZİYA, Aptullah, İnkılap ve San’at, in «Mimar», n. 33-34, settembre-ottobre 1933, p.317 18

Ivi, p. 67-68

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L’architettura della Repubblica

Durante la seconda guerra mondiale, la Turchia è rimasto neutrale; tuttavia il contesto economico e politico generato dalla guerra ha fatto sì che la Repubblica Turca si dirigesse verso un’ideologia statalista e nazionalista sempre più rigida. In tale ottica, capiamo meglio come l’architettura e l’arte in Turchia iniziava man mano ad assomigliare quelle della Germania nazista o dell’Italia fascista, tramutandosi nel Secondo Movimento di Architettura Nazionale (İkinci Ulusal Mimarlık Akımı). Una delle prime manifestazioni di questo stile è la Stazione ferroviaria ad Ankara (1935-7) di Şekip Akalın (1910 – 1984). L’ha seguito il Ministero di Trasporto (1938 – 41) realizzato da Bedri Uçar (1911 – 1978), “l’edificio più bello di Ankara” secondo Paul Bonatz (1877 – 1956). 19 Una disamina dettagliata o una critica delle pratiche politiche e amministrative di questo periodo, oltre a risultare al di là degli scopi della tesi, sarebbe irrilevante dal punto di vista pratica. Vale la pena solo far notare che gli

(10) Stazione ferroviaria di Ankara, Ş. Akalın, 1935-7 18

Ivi, p. 72

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

effetti della presenza dominante di una figura come Bonatz non erano del tutto trascurabili. Ha svolto diverse attività da consigliere, architetto o insegnante fino al 1955 senza essere sottoposta ad una vera critica per la sua posizione. 20 L’evento che esemplifica al meglio sia l’influenza di Bonatz che il cambiamento delle preferenze estetiche dello stato verso uno storicismo nazionalista è la conversione della sala esibizioni di Şevki Balmumcu in un Teatro Statale dell’Opera ad Ankara (1946-8). Perché rispecchiasse questo tipo di “estetica nazionale” Bonatz ha irreversibilmente distrutto il suo aspetto moderno, introducendo un elemento tipico e ricorrente nella storia turca: distruggere il proprio passato recente e sostituirlo con il “nuovo”. 21

(11) Teatro Statale dell’Opera ad Ankara, P. Bonatz, 1946-8 20

TANYELİ, Uğur, Mimarlığın Aktörleri. Türkiye 1900-2000, İstanbul 2007, pp. 406-412

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Op. cit. nella nota 1, p. 78

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L’architettura della Repubblica

Con la guerra alle spalle, il regime monopartitico del Partito del Popolo Democratico (Cumhuriyetçi Halk Partisi, abbr. CHP) che andava avanti sin dalla fondazione della Repubblica Turca è stata conclusa definitivamente con la vittoria elettorale del Partito Democratico (Demokrat Parti, abbr. DP) nel 1950. La rigidità delle autorità negli anni di guerra si è dissolta e le politiche stataliste si sono cambiati verso un populismo democratico.

1.4 Riepilogo del panorama economico fino al 1950 Nei primi decenni, la Turchia ha vissuto periodi depressivi di poca libertà economica. dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale dell’impero e la successiva guerra d’indipendenza, la Repubblica aveva il compito difficile di rimettere in piedi il paese, soprattutto dal punto di vista economica e istruttiva. Per riassumere le condizioni in cui il DP ha riuscito a creare un breve miracolo economico e un ambiente di ottimismo, è indispensabile tenere in mente la panoramica economica degli anni passati: 22 1. Gli anni della rivoluzione e della guerra (1908-22); 2. Ricostruzione in condizioni di economia aperte (1923-29); 3. Industrializzazione statalista e protezionistica (1930-39); 4. Un’interruzione – La Seconda Guerra Mondiale (1940-45); 5. Una prova di articolazione con l’economia globale (1946-53) Nel primo periodo definito dalla rivoluzione e dalla guerra, l’economia dell’Impero Ottomano risultava quasi interamente ipotecata alle potenze occidentali. In questa situazione semi-coloniale, il governo ha cercato di compiere “una rivoluzione borghese mancata” e i primi passi

BORATAV, Korkut, İktisat Tarihi 1908-1980, in AKŞİN, Sina (a cura di), Çağdaş Türkiye 1908-1980 (Türkiye Tarihi 4), Istanbul 1990, p. 265

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

timidi verso un capitalismo di tipo nazionale. 23 La mancanza nell’impero di un’industria vera e propria è stato confrontato attraverso politiche protezionistiche. Tuttavia, certi ostacoli non si sono interamente superati e un cambiamento radicale non si è effettuato. Lo spostamento degli eventi critici da Istanbul ad Ankara, tra gli altri avvenimenti importanti del periodo, ha creato un’aura anti-imperialista che a sua volta ha fatto sì che nonostante la distruzione causata dalla Guerra d’Indipendenza, l’economia dell’Anatolia assumesse un carattere nazionale e integro. 24 Sebbene la rivoluzione avesse cancellato tutti i rapporti della Turchia con il suo passato, nel periodo della ricostruzione le politiche economiche del nuovo governo presentavano una continuità sorprendente con quelle dell’impero tramontato. La scuola di pensiero della “economia nazionale” nata durante la guerra e applicata in parte, la quale sosteneva che al cuore del meccanismo del progresso e della modernizzazione stava “l’allevamento” di una borghesia locale e nazionale, è riuscita a trovare la sua massima espressione dopo la fondazione della Repubblica. L’amministrazione dei monopoli dello stato è stata affidata a diversi enti privati in questa ricerca della borghesia. L’approccio alla questione del capitale estero era simpatetico: lo stato incentivava le imprese collettive formate da attori locali e stranieri. Per il resto, attraverso politiche introverse, un notevole progresso è stato ottenuto riguardo l’industria e l’agricoltura in questi anni. 25 Il primo vero periodo di industrializzazione è quello nominato “Industrializzazione statalista e protezionistica”, e segna un distacco dagli anni precedenti per il suo impiego combinato e efficace dei meccanismi del statalismo e del protezionismo. La crescita media dell’industria in questi anni era di 11.6% e mentre il primo obiettivo era quello di pervenire all’autosufficienza riguardo i beni di consumo principali, i primi impianti moderni di metallurgia (tra cui ferro-acciaio) e di materiali edili si sono proliferati. 26

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Ivi, pp. 268-269

24

Ivi, pp. 275-276

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Ivi, pp. 279-281

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Ivi, pp. 291-292; 298; 303-4

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Riepilogo del panorama economica fino al 1950

Questi anni di potere severo della figura dello stato sono stati inoltre seguiti dal periodo di interruzione per via della Seconda Guerra Mondiale: anche se la Turchia non ha partecipato nella guerra, l’esporto (che già negli anni ’30 era calato molto per causa delle politiche introverse) si è ulteriormente dimezzato nell’arco di 2 anni e l’entrare in vigore delle spese per le difese ha fatto sì che tutti i piani economici dell’epoca si posponessero. Tuttavia, questa stasi funge da ponte tra le tendenze preservatrici precedenti e quelle liberali e ottimisti degli anni a seguire. L’accumulo della divisa e dell’oro nello stato in una panoramica di povertà molto diffusa fa di questi tempi degli anni di “covata” e crea in questo senso una continuazione tra il graduale impoverimento del popolo e il miracolo economico degli anni ’50. La fine della guerra mondiale e la fondazione di due nuovi partiti politici (Milli Kalkınma Partisi nel 1945 e DP nel 1946) fanno dell’anno 1946 un punto di svolta dell’economia in Turchia. Con i nuovi partiti, il regime monopartitico si è dissolto e il partito in potere (CHP) ha dovuto rispondere, come si dovrebbe in un sistema parlamentare, alla vox populi che non avevano potuto trovare espressione nella rigidità della panoramica politica precedente. Le politiche introverse e rigide hanno gradualmente lasciato il loro posto a delle pratiche meno severe, più liberali e più simpatetico verso un’articolazione con l’economia globale. Benché la vittoria elettorale di DP non avesse comportato un cambiamento radicale nelle tendenze economiche del governo, il breve miracolo economico nato dalla circolazione dei fondi e dell’oro accumulati e protetti durante l’economia bellica e le politiche liberali del nuovo periodo hanno fatto sì che il CHP venisse considerato il “vecchio” e DP il “nuovo”. Tra le politiche importanti del nuovo governo, quelle di maggiore rilevanza rispecchiata dall’ambito architettonico sono quelle relative ad una simpatia nei confronti degli Stati Uniti e della cultura del consumo. La Turchia è stato oggetto della dottrina Truman e del piano Marshall nel 1947 ed è stato ammesso alla NATO nel 1951. Attraverso una lettura parallela della panoramica economica della Turchia, si riescono ad identificare i motivi dietro i correnti e le opere significativi in architettura; infatti ne vengono fuori delle corrispondenze

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

molto esatte sia riguardo agli primi anni della Repubblica, sia dopo la fine del regime monopartitico. Si possono individuare attraverso la svolta economica degli anni ’50 i modi in cui l’architettura iniziasse ad assumere un’identità sempre più moderna e libera, rifacendosi al modernismo americano. Ulteriori avvenimenti economici e politici indicheranno invece una svolta ulteriore in architettura verso linguaggi sperimentali più personali, ovvero verso il pluralismo, tema nel quale Behruz Çinici svolge un ruolo da pioniere.

1.5 Politiche urbane del populismo democratico Dopo la vittoria alle elezioni di 14 maggio 1950 di DP e il piano Marshall del 1947, il “miracolo economico” ha creato validi motivi per l’ottimismo dei primi anni ’50. La Turchia era proclamata da sociologi americani come uno dei modelli più riusciti della teoria della modernizzazione. Codesta teoria si trattava di una semplice dicotomia tra la modernità e la tradizione: presentava la prima come una benedizione inequivocabile e l’ultima come un ostacolo nella realizzazione della prima. 27 La transizione da una società tradizionale ad una moderna si metteva sullo stesso piano del consumerismo e della imprenditorialità, dando credito conseguentemente alla descrizione più recente di Fredric Jameson, “un eufemismo per la penetrazione del capitalismo”. 28 Una delle svolte principali di questo periodo è l’attenzione prestata a Istanbul, ex capitale dell’Impero Ottomano che ha gradualmente diminuito di popolazione e di valore fino agli anni ’40, quando si sono verificati i primi impegni nella pianificazione della città. Negli ’50 è stato sottoposto a vari grossi interventi urbani nella sua penisola storica, che allora era caratterizzata da un tessuto molto fitto di vecchi edifici in leg-

27

Op. cit. nella nota 1, pp. 105-106

28

Ibidem.

18


Politiche urbane del populismo democratico

no costruiti durante l’impero ottomano. Vista come “una massiva campagna elettorale” dal primo ministro carismatico del DP, Adnan Menderes, il rifacimento di Istanbul è stato compiuto guidato direttamente da lui stesso con una prospettiva neo-Haussmanniana. Parte del tessuto storico è stato raso al suolo per creare nuove arterie automobilistiche (esito delle preferenze di veicoli su gomma per via dell’influenza americana) mentre altri edifici si sono demoliti per dare visibilità alle strutture storiche, soprattutto moschee e medrese (scuole ottomane), un tipo di operazione che era anche appoggiato dai valori populisti e conservativi di DP. 29 I lavori impegnativi delle infrastrutture automobilistiche a Istanbul ha innescato una colossale crescita e le zone industriali sviluppati negli

(12) Istanbul, lavori di Adnan Menderes

29

Ivi, p. 108

19


Panoramica della situazione architettonica in Turchia

hinterland di Istanbul ha posto le basi necessarie per l’inizio di una delle più gravi problematiche della città: i gecekondu, ovvero insediamenti residenziali abusivi. Il significato letterale della parola gecekondu, “piazzato di notte”, rappresenta bene la loro natura immediata e parassitica: case illegalmente costruite in tempo molto limitato (tipicamente davvero una notte), la demolizione del quale necessitava un’ingiunzione, perciò potevano occupare uno spazio a tempo indeterminato. 30 Interi quartieri si realizzavano rapidamente, spesso con il coinvolgimento di “coloni” che una volta fissati le loro prime case chiamavano i loro compaesani ad insediarsi accanto, creando un mosaico urbano di eterogenea etnicità. Un altro tipo di insediamento problematico si definisce come yapsatçı, si traduce letteralmente in “costruisci-vendi”, e si tratta di blocchi di appartamenti anonimi, malsani e sgraziati costruiti da piccoli privati. Sebbene fossero dei temi di significato principale per la realtà urbana delle città Turche, farne un’analisi oltre a queste brevi descrizioni e a vari accenni che mirano a tenere una visione d’insieme risulterebbe fuorviante dai veri scopi della tesi.

(13) Ankara, quartiere gecekondu 30

Ivi, p. 164

20


Politiche urbane del populismo democratico

Come discusso sopra, uno degli elementi principali che ha condizionato l’architettura di questo periodo era l’influenza della cultura americana. La posizione geopolitica della Turchia ha fatto sì che negli anni che seguono la dottrina di Truman (considerata l’inizio della Guerra Fredda) essa diventasse un alleato strategico per contenere l’espansione del comunismo sovietico, nonché per dimostrare il famoso soft power americano: 31 la good life promessa dal sistema capitalismo, il modo confortevole, felice e ricco di vivere americano. Inoltre, la fine della guerra e l’omogeneizzazione etnica del popolo hanno contribuito al sciogliersi del bisogno di espressione della propria nazionalità attraverso l’arte e l’architettura; perciò gli architetti turchi hanno abbandonato la loro ricerca dello “stile nazionale” per compiere la vera modernizzazione e internazionalizzazione dell’architettura turca.

1.6 L’architettura post-bellica L’architettura cubica avviata dalla generazione di emigrati germanofoni durante quello che oggi definiamo “Secondo Movimento di Architettura Nazionale” era stato accettato e portato avanti dalla prima generazione di architetti turchi, tra cui principalmente Sedad Hakkı Eldem (1908-1988) e Emin Onat (1908-1961). Tra le loro opere più significativi di quel periodo, si ricordano Anıtkabir (il mausoleo di Atatürk, realizzato da E. Onat e O. Arda, 1942-53), Facoltà di Scienze ad Ankara (S. H. Eldem, 1943), Facoltà di Scienze e di Lettere a Istanbul (E. Onat e S. H. Eldem, 1944) e una filiale della banca Yapı Kredi a Bursa (E. Onat, 1948). Lo spostamento dalla rigidità dell’architettura cubica verso soluzioni più “internazionali” si è iniziato a verificare dagli stessi attori. Il Palazzo BOZDOĞAN, Sibel, Turkey’s postwar modernism. A retrospective overview of architecture, urbanism and politics in the 1950s, in GÜREL, Meltem Ö. (ed.), Mid-Century Modernism in Turkey. Architecture Across Cultures in the 1950s and 1960s, Oxfordshire 2016, pp. 10-11 30

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

(14) Anıtkabir, E. Onat e O. Arda, 1942-53

di Giustizia a Istanbul di Onat e Eldem (1949) comportava il primo passo che si allontanava dal passato per via di un interesse verso l’ambito architettonico internazionale. 32 I componenti del populismo democratico (discussi sotto le politiche urbane degli anni ’50) hanno trovato da subito la loro espressione nell’albergo Istanbul Hilton Hotel (Skidmore Owings and Merill, in collaborazione con S. H. Eldem, 1952-5) in cui è stato riconosciuto il simbolo della perfezione tecnica, della precisione e del progresso. 33 L’opera ha tratto ispirazione dal lavoro del dopoguerra di Le Corbusier (ci sono notevoli parallelismi con l’Unité d’Habitation a Marsiglia) ed è diventata il paradigma tipologico da essere ripetuto in vari edifici degli anni a seguire: parallelepipedi orizzontali in calcestruzzo armato con facciata “a nido d’ape” che evocavano la democratizzazione dello spazio, spesso alzato 32

Op. cit. nella nota 14, p. 273

33

Op. cit. nella nota 31, p. 19

22


L’architettura post-bellica

(15) FacoltĂ di Scienze ad Ankara, S. H. Eldem e E. Onat, 1944 (16) Palazzo di Giustizia, S. H. Eldem e E. Onat, 1949

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

con i pilotis e dotati da brise-soleils o altri elementi di ombreggiamento, rifiniti da un tetto praticabile. Mentre questa formula si è applicata in modo diretto in altri alberghi che l’hanno preso come modello (come il Çınar Hotel di Rana Zıpçı, Ahmet Akın e Emin Ertan o il Great Ephesus Hotel di Paul Bonatz e Fatin Uran), anche edifici di tipologie diverse hanno seguito il suo esempio (Anadolu Club di Abdurrahman Hancı e Turgut Cansever o il Municipio di Istanbul di Nevzat Erol) con alcune (sempre limitate) variazioni nel modello. Ciò nonostante, l’ammiro del moderno degli architetti turchi non era limitato alla loro simpatia per questo campione; architetture moderne americane del dopoguerra che presentavano un impiego di materiali innovativi, come nell’esempio di Mies Van Der Rohe, erano altrettanto lodate, tuttavia nelle condizioni economiche in cui si trovava la Turchia

(17) Hilton Hotel, SOM & Sedad Hakkı Eldem, 1952-5; facciata democratica.

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L’architettura post-bellica

(18) Çınar Hotel, R. Zıpçı, A. Akın, E. Ertan

era improbabile reperire materiali edili sofisticati o la manodopera in grado di impiegarli. La scomparsa delle motivazioni nazionalisti per la ricerca formale d’identità, l’autonomia della professione ottenuta dalla fondazione della Camera degli Architetti Turchi nel 1954 come un organo di licenza e di regolamentazione, la propaganda culturale degli Stati Uniti e il nuovo ruolo del settore privato in Turchia spiegano la dedizione della nuova generazione allo stile internazionale. Questa generazione di architetti turchi erano maggiori in quantità e in questi anni sono nate le prime partnership di architetti, tra cui si ricordano Doğan Tekeli (1929-) & Sami Sisa (1929-2000), Haluk Baysal (1918-2002) & Melih Birsel (1920-2003) e İnşaat ve Mimarlık Atölyesi (Laboratorio di Costruzione e di Architettura; composto da Turgut Cansever, Abdurrahman Hancı, Maruf Önal, Süha Toner e Şahap Aran).Un esempio che potesse rispecchiare l’effetto com-

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

binato della dissemina del modello hiltoniana in Turchia, delle prime partnership turchi e della committenza privata e l’Anadolu Club (1951-7) realizzato da Abdurrahman Hancı (1923-2007) e Turgut Cansever (19212009). Abdurrahman Hancı, alla fine dei suoi studi nell’accademia a Istanbul, ha lavorato a Parigi negli anni 1947-8 ed era un devoto sostenitore di Le Corbusier. D’altronde, Turgut Cansever, laureato dalla stessa accademia di Hancı, ha concluso i suoi studi con un dottorato all’Università di Istanbul nel dipartimento di storia dell’arte 34 ed è riconosciuto come un architetto della cultura conservativa. La collaborazione di queste due tendenze opposte, oltre a far emergere riferimenti culturali molteplici e dare un’identità tropica al “modernismo fuori sede”, testimonia il fatto che gli architetti turchi dell’epoca non erano recipienti passivi di un’estetica importata negli anni ’50, ma erano partecipanti attivi nella localizzazione e naturalizzazione del modernismo internazionale. 35 Anadolu Club si dimostra esemplare anche nel presentare una variante al paral-

(19) Anadolu Club a Büyükada, A. Hancı e T. Cansever, 1951-7

34

In «Arredamento Dekorasyon», n. 29, agosto 1991, p. 82

35

Op. cit. nella nota 1, p. 124

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L’architettura post-bellica

lelepipedo schiacciato con due facciate “a nido d’ape”: mentre il lato verso il mare era caratterizzato da questo tipico grigliato, la facciata opposta era dotata di una schermatura in panelli quadrati in legno intrecciato. La controparte “ufficiale” di questa operazione moderna ha avuto inizio con il Municipio d’Istanbul (1953) di Nevzat Erol che ha appropriato il paradigma di Hilton ad edifici pubblici e uffici (20) Anadolu club, dettaglio degli schermi lignei. (21) Municipio d’Istanbul, N. Erol, 1953

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

statali e a differenza degli alberghi e edifici privati sulla costa, l’ha portato dentro la vecchia città, creando un contrasto schiacciante al tessuto ottomano minuscolo attorno a esso. L’hanno seguito altri complessi di uffici ad Ankara con configurazioni spaziali analoghe. La nascita successiva della Camera degli Architetti ha contribuito, oltre all’organizzazione dei professionisti turchi, alla generazione di un ambiente di discussione e dibattito sull’architettura e l’urbanismo. Diverse opinioni e tendenze in questi ambiti potevano coesistere e dare via a delle sperimentazioni, come nel caso della Direzione Generale di Lavori Idrici di Behruz Çinici, Enver Tokay e Teoman Doruk (1958, Ankara). Quest’ultima si considera una delle prime sperimentazioni importanti con il vetro: mentre la “soluzione tipo” di quegli anni puntava ai brisesoleil in calcestruzzo, l’edificio era dotato di una facciata continua, con dei curtain wall. Si può inoltre individuare un’interessante ibridazione con la semantica di Le Corbusier: era un blocco sollevato dai pilotis, dotato da rampe pedonali e rifinito da un tetto praticabile. 36

(22) Direzione Generale di Lavori Idrici ad Ankara, T. Doruk, E. Tokay e B. Çinici, 1958 36

Ivi, pp. 125-126

28


L’architettura post-bellica

Un’ulteriore caratteristica particolare sorta in questi anni era l’integrazione delle arti plastiche con l’architettura, ovvero la strategia di far coinvolgere pittori e scultori al fine di dare vita all’anonimità degli spazi moderni e di introdurre un’identità culturale attraverso opere astratte e originali. 37 Gli esiti di tale visione sono visibili, invece di alberghi e di luoghi di cultura (dove, uno difenderebbe, che tali opere d’arte appartengono), in luoghi utilitari o commerciali come nel caso del mercato Manifaturacılar di Istanbul (D. Tekeli, S. Sisa e M. Hepgüler, 1959; scultura in facciata di Kuzgun Acar) oppure in quello della Fabbrica Vakko (H. Baysal e M. Birsel, 1969; bassirilievi di Bedri Rahmi Eyüboğlu), sempre a Istanbul.

1.7 Architettura e il coinvolgimento politico Nel regime pluripartitico iniziato nel 1946 non è avvenuto un continuo progresso democratico, le forze armate hanno sequestrato il governo nel 1960, nel 1971 e nel 1980. Benché la presenza dei militari fosse un tema principale della storia politica della Turchia, la loro attività è stata solamente marginale: hanno sempre dichiarato la natura provvisoria dello stato militare e la loro unica intenzione di sistemare un governo corrotto e di assicurare la sicurezza cittadina. Il colpo di stato del 27 maggio 1960 ha messo fine al governo del DP. Possiamo individuare tre fasi significative (peraltro rispecchiate direttamente dalle elezioni generali) nei suoi 10 anni al potere: anni di ottimismo democratico (’50-’54), difficoltà economiche (’54-’57) e la prova di dispotismo (’57-’60). Dopo la vittoria nelle elezioni del ’50, il governo del DP ha proceduto con la liberalizzazione dell’economia e ha inviato delle forze armate

37

Ivi, pp. 130-131

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Panoramica della situazione architettonica in Turchia

in favore della Korea del Sud, alleandosi con gli Stati Uniti (ciò ha contribuito all’ammissione della Turchia alla NATO). 38 In questo periodo, il DP è riuscito ad ottenere un successo economico, soprattutto in campo agricolo; con l’aiuto di fattori come il clima favorevole negli anni ’51-’52, la riserva di fondi e d’oro accumulati durante la guerra e i piani americani di aiuto economico e militare. Sebbene, attraverso le sue politiche, questo governo avesse mantenuto la sua reputazione ottenuta dalla sua vittoria sulla piattaforma liberale, ha comunque realizzato un’inversione di ruoli nell’Assemblea: la sua accusa sulle politiche ingiuste praticate dal CHP è diventato la sua prassi e il CHP in cambio ha preso il ruolo del partito oppresso dal partito in potere. Inoltre, nonostante la promessa iniziale di “rimuovere gli elementi anti-democratici presenti nell’ambito legale” e l’impegno nell’attualizzarla, non ha mai tollerato il criticismo e ha sempre esercitato un controllo soverchiante sui media. 39 Il tentativo di mantenere il ritmo ottenuto dalle condizioni favorevoli ha messo il governo in difficoltà economiche. Di seguito ha preso delle precauzioni per assicurare la sua posizione al potere attraverso legislazioni speciali e un’attitudine oppressiva nei confronti dei giornalisti. Combinate a ripetuti fallimenti nella politica esterna, si è verificata una segregazione anche dentro lo stesso partito. Il primo ministro Adnan Menderes ha dovuto sacrificare tutti i suoi ministri per rimanere al potere. 40 Le politiche aggressive nei confronti di qualsiasi opposizione e criticismo si sono intensificati dopo le elezioni del ’57, le sue provocazioni hanno avuto ripercussioni violenti. La situazione economica e politica del paese è gradualmente peggiorato (non scendiamo in dettaglio per non perdere il filo del discorso) fino ad arrivare ad un colpo di stato.

38 TUNÇAY, Mete, Siyasal Tarih 1950-1960, in AKŞİN, Sina (a cura di), Çağdaş Türkiye 19081980 (Türkiye Tarihi 4), Istanbul 1990, p. 177-178 39

Ibidem.

40

Ivi, p. 183

30


Architettura e il coinvolgimento politico

La Camera degli Architetti è rimasta un ente apolitico fino a questo punto. Fondata nel 1954, è riuscita a creare la controparte locale -composta da architetti e pianificatori turchi- dei competenti architetti stranieri che allora dominavano il campo. La posizione remissiva mantenuta fino al golpe militare ha lasciato il suo posto ad un coinvolgimento politico sempre più tagliente con l’attività di una nuova generazione di architetti. Eccezionalmente ricettivi alle idee di Manfredo Tafuri sulle relazioni tra l’architettura e il capitalismo, hanno sostenuto che senza affrontare il male generato da quest’ultimo e dalla speculazione edilizia attraverso una lotta politica, i professionisti non possono affrontare il degrado estetico dell’ambiente costruito o trovare soluzioni longevi al tessuto anonimo yap-satçı o ai quartieri di gecekondu (fenomeni insediativi urbani discussi sopra) 41. In altre parole, la Camera degli Architetti ha preso una posizione molto di sinistra e una grande parte di architetti hanno vissuto vite doppie in questo periodo: rivoluzionari socialisti all’interno della Camera, ma architetti professionali di successo che partecipavano ai concorsi dello stato e tenevano delle riunioni con clienti ricchi o con funzionari del governo. 42 In questa nuova ottica rivoluzionaria, gli architetti della Camera hanno perso fiducia nella teoria moderna (le accuse alla cultura del cosiddetto “Hiltonismo” ha giocato un ruolo significativo in ciò) e i professionisti di questo gruppo hanno iniziato a cercare semantiche man mano più individuali e sperimentali, ponendo per conseguenza le basi necessarie per la libertà di espressione e la sorta del pluralismo in architettura.

41

Op. cit. nella nota 30, p. 22

42

Ibidem.

31


Behruz Çinici

2 Behruz Çinici 2.1 La sua vita “prima dell’architettura” U. Tanyeli: Allora faceva parte della generazione a Taşkışla. B. Çinici: Sì, eravamo la prima generazione. Gli anni ’49 – ’50… […] Taşkışla è il luogo dove sono nato come architetto. Ecco quindi la mia data di nascita, 1949. Intervista in: TANYELİ, Uğur (a cura di), Improvisation. Mimarlıkta Doğaçlama ve Behruz Çinici, Istanbul 1999, p. 30 (23) Ritratto di Behruz Çinici

Quando si tratta di autovalutazione, Behruz Çinici è un caso raro tra gli architetti, in quanto riesce a fare analisi retrospettive perlopiù precise della sua carriera. 1 Questa consapevolezza spiega anche una delle prime pubblicazioni autobiografiche di architettura in Turchia, realizzata con sua moglie Altuğ Çinici nel 1970. In questa ottica, non sarebbe sbagliato strutturare l’analisi della sua carriera dividendolo in diversi periodi di 10 anni, partendo dall’anno 1949, la sua “nascita come architetto”. Per quanto riguarda la sua vita prima dell’architettura, Behruz Çinici è nato nel 1932 a Istanbul. Ha vissuto a Kadıköy, un quartiere situata nella parte asiatica della città, e a Fatih, un quartiere nel centro storico. Come dichiarato anche da lui stesso come la sua “prima scuola”, le prime fonti di ispirazione nella sua vita da architetto risalgono alle sue esperienze spaziali e culturali nei vecchi quartieri di questa città come Fatih,

1

TANYELİ, Uğur, Behruz Çinici, in Behruz Çinici, Istanbul 2001, p. 8

32


La sua vita “prima dell’architettura”

Süleymaniye o Zeyrek. Nostalgico di tali circostanze, racconta: Il liceo di Vefa doveva essere lontana circa un chilometro dalla casa a Fatih. Attraversare la moschea Şehzade Camii 1 immergendomi nella neve fino ai ginocchi, vivere quel luogo… […] Camminare nelle strade voltate davanti alla Yeni Cami e arrivare fino a Fatih dal percorso del tram era bello, piacevole. Al giorno d’oggi questi non esistono più, si sono persi. ÇİNİCİ, Behruz, Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 29

A queste sue prime scoperte spaziali nell’Istanbul degli anni ’40, città della cultura ottomana lasciata ad invecchiare in negletto nei primi decenni della repubblica, si aggiungono le sue esperienze a liceo. Io ero il disegnatore del mio professore [Turan Hoca1]. Dopodiché sono diventato anche il disegnatore del libro di matematica. Mi ricordo l delle lezioni di geometria tridimensionale. Il disegno era essenziale. Pure nelle lezioni di storia: ci facevano dapprima disegnare mappe e poi colorarli. Le nostre lezioni di storia si tenevano perlopiù nelle corti delle moschee. Si usciva dalle classi, foglio e matita in mano… Ecco, al liceo di Vefa abbiamo iniziato a fare rilievi. ÇİNİCİ, Behruz, Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 29

Oltre al contatto con l’ambiente costruito, ha avuto anche il suo primo incontro con la musica nella sua infanzia. Ricorda sua madre, solo 17 anni più grande di lui, che suonava l’oud (uno strumento medio-orientale a corde) e cantava. Tuttavia, la musica diventa una sua vera passione negli anni di università quando inizia a prendere corsi di tambur, un altro strumento a corde tipico dell’impero ottomano. 2

Riportata in lingua originale: in turco, Cami = moschea, Camii = moschea di (…).

Riportata in lingua originale: in turco, Hoca = professore. Nella Turchia spesso si usavano denominativi del genere invece del cognome, parzialmente perché non esisteva fino alla Legge sul cognome del 1934.

3

33


Behruz Çinici

(24) Şehzade Camii, Istanbul

Gli anni ’30 - ’40, sebbene fossero il frutto di un progetto nazionale della costruzione di un’identità attraverso l’architettura, questo ruolo adibito alla disciplina non era ancora compreso dal popolo. La vera pervasione delle ideali dell’architettura si è verificato solo dopo gli anni ’50. In tale prospettiva, la storia dell’iscrizione di Çinici all’università tecnica rispecchia le conoscenze e le idee comuni degli studenti di allora riguardo alla disciplina. Sotto la guida del suo professore di liceo Turan Hoca, sostiene l’esame di ingresso dell’Universita Tecnica di Istanbul. L’esito del test indicava che potesse malapena scegliere il corso di ingegneria edile, mentre entrava senza difficoltà in quello di architettura. In quegli anni non sapevamo cosa fosse l’architetto, se fosse un disegnatore o un ingegnere. Io conoscevo solo la facoltà di costruzioni. […] Noi l’architettura la percepivamo come una scuola di apprendisti che lavoravano sotto l’ingegnere edile. […] Ero curioso di sapere cosa fosse l’architettura. Turan Hoca mi ha portato subito al rettore. […] Il rettore mi ha detto “Io parlerò con Emin [Onat], tu intanto entra in una lezione di Ke34


La sua vita “prima dell’architettura”

mali [Söylemezoğlu], poi deciderai”. […] Kemali Hoca era un tipo molto elegante, con la sua lunga camicia bianca… Mi ricordava il famoso artista di tambur Refik Fersan. Sia la sua lezione, sia l’arte egiziana, sia il suo carattere mi avevano ispirato, e con queste emozioni ho deciso sull’architettura. ÇİNİCİ, Behruz, Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 29

2.2 La seconda scuola Ö. Madra: C’è una scuola in cui appartiene? B. Çinici: […] Io ho avuto tre scuole. Uno, l’ambiente dove sono cresciuto, Istanbul. Subito dopo Kadıköy dove ho passato la mia infanzia; i quartieri Fatih e Vefa e i dintorni di Süleymaniye, dove sono vissuto sentendoli da dentro. Abitare nella casa a Fatih -che conserviamo ancora- mi è stato un’importante fonte di ispirazione. […] Ö. Madra: La sua seconda scuola? B. Çinici: Taşkışla. E una delle prime influenze su di me, Kemali Söylemezoğlu. Quando ho visto nel ’49, mi sono detto “questo è il campo che voglio, devo stare qui”. Poi, il primo incontro con professore Emin Onat. Aveva fondato lui la facoltà comunque. Noi eravamo i primi a trasferirsi lì. Un luogo pulitissimo, nato dal disegno di Bonatz. Intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 66

Gli obiettivi propagandisti di dimostrare i successi dello stato attraverso l’architettura degli anni ’30 avevano già perso il loro significato all’inizio della vita universitaria di Çinici. 4 Paul Bonatz, architetto che ha avuto un ruolo principale nella maturazione del Secondo Movimen-

4

TANYELİ, Uğur, Mimarlığın Aktörleri: Türkiye 1900-2000, Istanbul 2007, p. 411

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Behruz Çinici

(25) Taşkışla, Istanbul

to repubblicano, tra gli anni ’40-’50 ha dimostrato una resistenza contro i cambiamenti delle dinamiche in architettura, difendendo che i valori classici dell’architettura prescindevano dai correnti del momento sia attraverso la progettazione, sia in ambito accademico. 5 Per aggirare i criticismi di quel periodo, spesso firmava i suoi progetti assieme ad un architetto turco, come nel caso del restauro di Taşkışla, dove il contributo di Emin Onat è quello di dare legittimità nazionale all’opera di Bonatz. 6 Oltre a Bonatz e Onat, Çinici ricorda anche Kemali Söylemezoğlu e Clemens Holzmeister, nonché altri personaggi di fama eccezionale: Quando arrivavi all’edificio -l’opera bianchissima era appena completata-, entravi dalla porta e avevi il famoso scultore Prof. Belling, di fronte, dietro alla vetrata. […] Ti voltavi a destra, Sabahattin Eyüboğlu e Prof. Verzone che insegnava storia dell’architettura e dell’arte; salivi, Ercüment Kaltuk. Poi c’era un

5

Ivi, p. 412

6

Ibidem.

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La seconda scuola

Bonatz che camminava nel corridoio, lì anche Prof. Holzmeister, Emin Onat e i suoi assistenti, [e] Prof. Oelsner in urbanistica. Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 30

(26, 27) da sinistra a destra: P. Bonatz, C. Holzmeister

I quaderni (soprattutto quello delle lezioni di storia dell’architettura di Holzmeister negli anni ‘51-‘52) 7 di Behruz Çinici mettono in luce una delle caratteristiche principali dell’istruzione di quegli anni: gli appunti sono l’elemento centrale dell’insegnamento. È un sistema in cui la conoscenza, invece di essere creata, è trasmessa dal docente allo studente attraverso lezioni e da studente a studente previa la presa, lo scambio e la copia di appunti. Perciò i docenti sono considerati le fonti della conoscenza e godono di una grande stima. 8 Leggendo tra le righe delle descrizioni auliche di Çinici, si può individuare la prassi ancora rudimentale della professione in questi anni, le sue funzioni adempiute attraverso l’uso sottopagato o gratuito della forza lavoro dei studenti: 7 ÇİNİCİ, Behruz, Clemens Holzmeister Behruz Çinici: Mimarlık Tarihi Ders Notları 1951-52 İTÜ, Istanbul 1995 8

Op. cit. nella nota 4, p. 334

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Behruz Çinici

U. Tanyeli: Com’era il sistema dell’istruzione? Ad esempio, eravate liberi nel senso architettonico? B. Çinici: A dire il vero eravamo liberi. Però c’era un’aria di disciplina. Si facevano annunci dagli altoparlanti, ci sentivamo osservati dal preside, mettevamo dei grembiuli bianchi. […] Si bussava apposto sulle vetrate del laboratorio, così quando un professore chi chiamava ci lusingavamo, ci sentivamo fieri. Non si sapeva dopo quanti giorni si sarebbe tornati alla casa a Fatih. Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, pp. 30-31

Tra tutti gli attori famosi della sua seconda scuola, risalta Enver Tokay come una delle influenze maggiori di una gran parte della sua vita. A differenza delle altre figure di questi suoi “primi anni di vita come architetto”, Enver Tokay era un assistente nella facoltà, soprannominato “Concours Enver” 9 per i premi che vinceva nei concorsi professionali. Il rapporto che ha avuto Çinici con lui in questi anni si è trasformato in una collaborazione professionale negli anni a seguire. Oltre al fatto che si è nutrito di una dicotomia tra il contesto storico e culturale orientale e la disciplina occidentale seguita nell’Università Tecnica di Istanbul con maestri come Bonatz o Holzmeister; nei suoi progetti, le influenze del mondo architettonico internazionale -se esistonosono spesso impossibili da rintracciare. Una parte dei riferimenti colti dall’estero è dovuta all’attività didattica di Tokay: […] Non c’erano nemmeno mezzi come le pubblicazioni. Conoscevamo solo Falih Bey 10 in Tünel, o la rivista Baumeister. Ora mi affliggo. Si dice che io avessi iniziato con l’eclettismo, con imitazioni! […] Noi non avevamo una buona conoscenza nemmeno di Le Corbusier o di Wright. Enver Tokay ci presentava un architetto che si chiamava Nowicki (era polacco, è morto giovane

10, 10bis Riportata in lingua originale: in turco, Bey = signore, Ağabey = fratello (grande). Il denominativo ağabey veniva usato per riferirsi ad una persona di età o posizione poco superiori.

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La seconda scuola

in un accidente di aereo). Gli eleganti disegni e la vita di Enver Tokay mi avevano influenzato molto. Faceva disegni splendidi. Intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 68

(28) J. S. Dorton Arena, M. Nowicki, 1952

2.3 Il primo decennio: primi anni dopo l’università U. Tanyeli: Dopo aver finito l’università, che lavoro ha fatto per primo? B. Çinici: Un grande favore che mi ha fatto Kemal Ahmet [Arû] Hoca era quello di farmi assumere nel municipio come impiegato statale. Nel 1954, a Cağaloğlu… Grazie a questo, ho avuto l’occasione di incontrare Piccinato, Hoeg. […] Questa attività è stata un insegnamento prestigioso per me. Lì Ayhan Tayman era il nostro capo in ufficio, così ho conosciuto Ayhan Ağabey10bis. Poi Enver Tokay, Ayhan Tayman e io; anche Hayati [Tabanlıoğlu] Bey si è unito a noi. Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, pp. 32-33

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Behruz Çinici

Considerando il boom economico e la carenza di architetti (discussi nel primo capitolo), negli anni ’50 trovare lavoro non risulta difficile per Çinici. Le preferenze prevalenti sulla carriera, in questa Turchia di una tradizione statalista impenetrabile, erano o quella di lavorare come un impiegato in un ente statale, oppure quella di proseguire una carriera accademica. L’attività di Çinici in quegli anni si articola in tutti e due manieri: viene ammesso alla cattedra di urbanistica dell’Università Tecnica di Istanbul come assistente e ad un ufficio del municipio come impiegato statale. Il ruolo di Tokay nella maturazione di Çinici continua in questo periodo post-universitario, stavolta attraverso una collaborazione in vari concorsi e lavori ufficiali: Posso affermare che, in parte, è stato [Tokay] quello che mi ha scoperto. Mi sono ispirato parecchio a lui. Lo interpretavo, ma cercavo anche soluzioni miei. Ho lavorato da lui per 6 anni. Poi siamo entrati al concorso per l’Università di Erzurum assieme, siamo diventati partner. Abbiamo fatto la DSİ11 e partecipato in tanti altri concorsi. Abbiamo aiutato anche al progetto per il grattacielo ad Ankara (quello al quartiere Kızılay). Era famoso per il suo talento nel disegnare in realtà, mi ha dato molto ispirazione. Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 32

Tra gli altri lavori in cui ha collaborato in questi anni, due progetti sono stati terminati: il campus dell’Università Atatürk a Erzurum (1957, con E. Tokay, A. Tayman e H. Tabanlıoğlu) e la Direzione Generale di Lavori Idrici dello Stato (1958, con E. Tokay e T. Doruk). Çinici ricorda il primo come una partnership fallita e rimpiange il fatto che non voleva essere considerato uno degli architetti, sebbene fosse il primo campus universitario in Turchia e una esperienza formativa fondamentale per il successo nel suo opus magnum, ODTÜ (Università Tecnica del Medio Oriente), degli anni ’61 in poi:

11

DSİ = Direzione Generale di Lavori Idrici dello Stato.

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Il primo decennio: primi anni dopo l’università

Mi ricordo di aver commesso tre “omicidi” in architettura: uno è l’università a Erzurum, gli altri due sono piani urbanistici. […] Nel nostro studio, in quella bella vista che dava direttamente sul Bosforo, abbiamo partecipato al concorso dell’Università Atatürk senza mai vedere Erzurum e siamo stati scelti per il primo posto, da una commissione internazionale. […] Avrei voluto che il mio nome non fosse rimasto per questo progetto, purtroppo sì, sono considerato tra gli architetti di Erzurum. Abbiamo lavorato giorno e notte e anche le prime fondazioni sono state gettate da Behruz… [Adnan] Menderes aveva posto la fondazione politica, l’ho seguito io e ho redatto il piano per la sua applicazione. […] Perché erano corpi distinti quelle strutture, in quel clima fredda? Un altro esempio di questo [problema] l’abbiamo vissuto nell’Università del Medio Oriente. Perché diversi blocchi e non un unico edificio? Perché il budget era quello dello stato. Come si poteva fare un unicum con mezzi così limitati, consegnati da anno a anno? Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 32

(29) Università Atatürk di Erzurum, B. Çinici, E. Tokay, A. Tayman e H. Tabanlıoğlu, 1957

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Behruz Çinici

Il periodo in cui Behruz Çinici svolge i suoi primi lavori coincide con un punto di snodo molto particolare e importante della storia architettonica in Turchia: la Camera degli Architetti è stata fondata nello stesso anno in cui ha terminato i suoi studi all’Università Tecnica di Istanbul. Nel momento in cui ha partecipato, in collaborazione con Enver Tokay, al concorso per la Direzione Generale di Lavori Idrici dello Stato, il modello di Hilton si era già disseminato e i suoi varianti si erano già manifestati (temi discussi in dettaglio nel primo capitolo). Quindi le basi necessarie per nuove sperimentazioni erano presenti e le condizioni economiche e sociali erano favorevoli per la nascita di nuovi modelli architettonici.

(30) Great Ephesus Hotel, P. Bonatz e F. Uran; un altro caso di hiltonismo

In questa ottica, Çinici e Tokay sono riusciti a compiere l’applicazione di un sistema tecnologico relativamente innovativo. Nonostante l’inclinazione degli architetti in Turchia -persino di quelli più all’avanguardia- fosse quella di seguire e “tropicizzare” gli elementi del modernismo 42


Il primo decennio: primi anni dopo l’università

europeo che facevano ampio uso del calcestruzzo (come quelli di Le Corbusier, per via della difficoltà nel procurarsi materiali edili sofisticati e manodopera in grado di impiegarli) loro due hanno questi elementi paradigmatici ad una facciata trasparente curtain wall.12 Questo non indica solo un successo dal punto di vista tecnico: in questa maniera, Çinici e Tokay hanno, in un certo senso, messo a prova i mezzi fino al loro limite, e un atteggiamento del genere da parte di Çinici si individuerà anche nel complesso di ODTÜ. 13

(31, 32) da sinistra a destra: Seagram Building, M. v. d. Rohe; Le Corbusier, Unité d’Habitation. Sono due riferimenti moderni principali per gli architetti turchi dell’epoca.

Behruz Çinici, dopo la sua problematica esperienza con l’università a Erzurum, ha partecipato da solo al concorso per il Centro del Mercato e Uffici a Eminönü, Istanbul nel 1959 e ha vinto il primo premio. Ritenendo che fosse il progetto più importante che abbia vinto prima dell’incarico 12 BOZDOĞAN, Sibel e AKCAN, Esra, Turkey (Modern architectures in history), Londra 2012, pp. 125-126

TANYELİ, Uğur (a cura di), “Improvisation” Mimarlıkta Doğaçlama ve Behruz Çinici, Istanbul 1999, pp. 36-37. 13

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Behruz Çinici

di ODTÜ, riconosce nella sua vittoria il ruolo centrale dei temi principali tratti dal proprio passato: B. Çinici: […] Prima ancora che Altuğ [Çinici] entrasse nella mia vita, da solo sono entrato in un grande concorso e ho vinto il primo premio: il mercato di Eminönü. U. Tanyeli: In che anno? B. Çinici: 1958 - ‘59. In questo concorso hanno lavorato circa 350 architetti, presentando 70 progetti diversi. Era la prima volta che ho partecipato in un concorso da solo. […] È il progetto più importante che io ho vinto prima di quello del Medio Oriente. Lì ho applicato le forme tensili prima di Frei Otto. Tanto mica conoscevamo le sue opere in quegli anni. Mi ero ispriato alle tende che si appendevano nelle strade strette o nei luoghi di mercato. […] Gli altri concorrenti avevano disegnato degli edifici come Taşkışla. Perché è successo ciò? Perché io sono l’apprendista della via Tahmis dove lavoravo con mio padre, conoscevo la vita dei piazzisti in quel luogo. Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 34-35

2.4 Il secondo decennio, ODTÜ Uno dei componenti più importanti che hanno contribuito al successo di un architetto così innovativo e particolare è il fatto che nelle fasi più importanti della sua carriera, Çinici si trovava nel posto giusto e nel tempo giusto. L’inizio della sua istruzione è coinciso con il trasferimento della facoltà di architettura dell’Università Tecnica di Istanbul a Taşkışla. Erano, inoltre, gli ultimi anni di attività (e di vita) dell’architetto Bonatz e intanto l’assistente Tokay era una fonte di ispirazione principale per gli studenti della sua generazione. L’inizio della sua carriera professionale, invece, risale all’anno 1954, l’anno in cui Çinici ha finito i suoi studi e in cui la Camera degli Architetti Turchi si è fondata. Mentre partecipava a 44


Il secondo decennio, ODTÜ

dei concorsi, “l’effetto Hilton” aveva già trovata la sua massima espressione e stava lasciando man mano il suo posto a delle sperimentazioni di carattere diverse. Questo andamento non si rompe con il caso di ODTÜ, anzi, si rafforza. In 27 maggio 1960, un colpo di stato militare ha messo fine al governo di DP e, a seguito di un regime militare provvisorio in cui si è scritto la nuova costituzione della Turchia, la democrazia si è restaurato. L’hanno seguito il memorandum del 1971 e il golpe violente del 1980. Mentre discorsi riguardo al coinvolgimento politico degli architetti si riverberavano nella Camera degli Architetti a partire dal golpe militare del ’60, una nuova generazione di professionisti e critici di architettura ha cercato delle alternative all’International Style e al suo paradigma del blocco. 14 L’adozione delle articolazioni del corpo verso direzioni anche al di fuori da quelle ortogonali nell’albergo Sheraton Hotel a Istanbul era la prima manifestazione di un’architettura organica in Turchia in una plasticità evocativa di Wright,15 e l’ha seguita il campus di ODTÜ, un enorme laboratorio di architetture sperimentali, in cui Behruz Çinici ha implementato diversi tipi di plasticità, da sviluppi ortogonali a superfici curve in semplice mattone che ricordano Aalto. 16 (33) Sheraton Hotel a Istanbul 14

Op. cit. nella nota 12, p. 175

YÜCEL, Atilla, Çoğulculuk İş Başında: Türkiye’nin Bugünkü Mimarlık Manzarası, in HOLOD, Renata, EVİN, Ahmet, ÖZKAN, Suha (a cura di), Modern Türk Mimarlığı, Ankara 2007, p. 134-135 15

16

Ivi, p. 136

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Behruz Çinici

Negli stessi anni, discussioni sulla ricostruzione post-bellica erano l’agenda principale del mondo occidentale ed erano sorte le prime espressioni contro-modernisti dell’epoca da gruppi come Team X. Tuttavia, la comunità architettonica in Turchia difficilmente si nutriva di tali riferimenti. Una delle principali influenze esterne principali del XX secolo era il Giappone e l’ambizione degli architetti turchi negli anni dopo il colpo militare del 1960 si può formulare come “ottenere il successo che ha ottenuto l’architettura contemporanea giapponese”. 17 Questa intensificazione dell’ispirazione tratto dal progresso compiuto dai giapponesi agisce, in modo indiretto, come osserva Tanyeli: Il motivo della simpatia [per il Giappone] è evidente: oltre all’immensa crescita dell’economia giapponese negli anni ’60, si verifica anche un progresso nell’architettura giapponese. Il Giappone, che fino ad allora non era nemmeno soggetto di considerazione da parte del Modernismo convenzionale, diventava un notevole punto focale in architettura. Inoltre, perorava un tipo di architettura che, nonostante rimanesse nei limiti del moderno, presentava un’immagine caratteristica di quel popolo. La volontà turca di riuscire a compiere quello che ha com-

(34) Orfanatrofio di Amsterdam, A. Van Eyck, 1960; architetture del dopoguerra 17

Op. cit. nella nota 13, p. 36

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Il secondo decennio, ODTÜ

(35) Tokyo Bunka Kaikan, K. Maekawa, 1961; modernismo giapponese

piuto il Giappone traeva forza da questi avvenimenti. L’aria idealista generata dal movimento di 27 maggio quindi si è saldata facilmente con questo esempio pratico. Çinici progetta e costruisce il suo külliye ODTÜ in tali condizioni. Nell’atmosfera intellettuale del periodo, da un lato vigeva la credenza di poter superare qualsiasi impossibilità sforzando l’impegno umano fino alla fine, dall’altro c’era un serio esempio giapponese che dimostrava che il moderno “locale” era possibile. TANYELİ, Uğur (a cura di), Improvisation. Mimarlıkta Doğaçlama ve Behruz Çinici, Istanbul 1999, p. 37

Il primo periodo professionale di Çinici, quello che comprende gli anni ‘60, passa forzando diversi limiti nella costruzione del campus di ODTÜ. Uno dei modelli formali applicati in questo campus è quello del blocco frammentato, ovvero complessi con molteplici piccoli corpi. Un’altra sfida era riguardo all’attuabilità tecnica e materica del proget47


Behruz Çinici

to: episodi plastici, tattili. Tuttavia, l’atto di coraggio più significativo in questa opera è la rottura dell’anonimità degli edifici attraverso l’espressione di un’organicità completamente autoreferenziale, senza la preoccupazione di dichiarare intenti pseudo-funzionali per legittimare il proprio progetto. 18 Behruz e Altuğ Çinici hanno vinto il concorso per il campus nel 1961 e il cantiere si è avviato l’anno dopo. Il complesso si è strutturato attorno ad un percorso pedonale -soprannominato allée dai suoi utenti- che si adatta alla topografia in leggera pendenza, lungo 1,5 km, direzione nord-sud. Sul lato ovest del percorso, si trovano delle strutture di tipo

(36) ODTÜ, Allée principale 18

Ivi, p. 16

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Il secondo decennio, ODTÜ

accademico (diverse facoltà, aule…); sull’altro, edifici amministrativi o sociali (rettorato, biblioteca…). Un altro asse si unisce al percorso pedonale principale dalla sud-est e unisce il complesso “funzionale” agli spazi “serventi”; ovvero spazi ricreazionali, spazi di sport, alloggi, luoghi di incontro, spazi per la salute e così via. Le strutture di ODTÜ sono tra i primi esempi della composizione attraverso piccoli blocchi frammentati in Turchia. Negli anni della “diversità architettonica”, questo approccio ha dominato il campo come la soluzione tipo alternativa al prisma paradigmatica dell’Hilton: riconoscibile anche nel caso del quartiere Zeyrek di Istanbul dove il mercato Manifa-

(37) ODTÜ, Planimetria generale

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Behruz Çinici

turacılar (D. Tekeli, S. Sisa e M. Hepgüler, 1959) e l’Agenzia di Sicurezza Sociale (S. H. Eldem, 1962-4) si pongono in contrasto con il Municipio di Istanbul (N. Erol, 1953), uno dei primi prismi canonici.19 Questa loro ricerca di creare un distacco con il paradigma dello stile internazionale si verifica comunque entro i limiti dello stesso modernismo convenzionale, come nel caso delle loro controparti giapponesi: non riescono ancora ad alienare totalmente i loro prodotti finali dai loro punti di partenza. Perciò, l’operazione di Çinici in questo caso potrebbe essere definita come una forzatura dei limiti posti dalle convenzioni formali ancora validi in quegli anni.

(38) Mercato Manifaturacılar a Istanbul, D. Tekeli, S. Sisa e M. Hepgüler, 1959. Modello alternativo al prisma dello stile internazionale

19

Op. cit. nella nota 12, p. 175

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Il secondo decennio, ODTÜ

(39) ODTÜ, Facoltà di architettura. Blocco fragmentato

A ODTÜ si cerca di sollevare l’asticella, inoltre, dal punto di vista della tecnica. Le innovazioni -sempre da laboratorio- compiute nella sua costruzione vengono delineate da Kemal Kurdaş, rettore rinomato dell’università, in un’intervista pubblicata nella rivista «Arredamento Dekorasyon» nel 1991: […] Behruz ha usato un metodo nuovo; non sapevamo con quale tecnica operare, abbiamo chiamato un esperto dalla Germania, così abbiamo imparato come lasciare a vista il calcestruzzo. L’ho imparato pure io, ho assistito a tanti getti critici di archi. Abbiamo gettato a mezzanotte le colonne sbieche dell’auditorium della facoltà di architettura, senza errori. Il calcestruzzo a faccia vista è una manovra magnifica dal punto di vista economico, è stato una grande riduzione nei costi. L’abbi-

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Behruz Çinici

amo iniziato ad usare nel 1963, è da 30 anni che non è mai stato intonacato. In aggiunta, ha velocizzato molto la costruzione. KURDAŞ, Kemal, Intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 82b

In addizione al primo sviluppo di una tecnica per il calcestruzzo a faccia vista, vari componenti dell’industria edilizia sono cresciuti grazie al cantiere: Una volta che si era capito la convenzionalità del calcestruzzo a faccia vista, si è iniziati anche alla prefabbricazione di alcuni elementi in cemento. […] Questo luogo è stato anche il “cullo” per l’impiego ad alta luce del plexiglass. Abbiamo portato avanti questi lavori con una famiglia rum a Istanbul. Il plexiglass è ancora al suo posto. […] Poi le carpenterie in alluminio… ÇİNİCİ, Behruz, Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, p. 49

(40) ODTÜ, Facoltà di architettura; utilizzo del plexiglass alla copertura

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Il secondo decennio, ODTÜ

Sebbene l’allée riuscisse a creare una continuità tra le varie parti del complesso e tra gli spazi interni e esterni, le singole strutture non danno nemmeno l’impressione di essere disegnate dallo stesso architetto. 20 Tante volte si è sostenuto che questa ricchezza di espressioni si rifacesse a vari esempi, da Le Corbusier e Aalto ad architetti giapponesi del dopoguerra, tuttavia nell’architettura di Çinici i riferimenti sono così variegati e mischiati che dall’esito spesso non si può più risalire al sorgente. 21

(41) ODTÜ, vista aerea; pluralità nel linguaggio

20

Ivi, p. 180

TANYELİ, Uğur, Çinici ve Bireysel İfade Sorunu, in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 74

21

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Behruz Çinici

Per quanto si possa dire che il ruolo dei singoli riferimenti è stato secondario per lui, nel campus si riescono ancora ad individuare alcuni riferimenti che hanno prevalso in certi punti, come nel caso della palestra di ODTÜ. L’approccio strutturale con cui questo spazio è stato concepito è evocativo dei lavori di Nowicki, di cui Çinici indubbiamente aveva conoscenza per via del suo collega Enver Tokay. Inoltre si riescono ad intuire le influenze di Wright e di Aalto in altre strutture del complesso.

(42) ODTÜ, palestra; si intuisce l’influenza di M. Nowicki su Çinici

Gli alloggi del campus, con i loro muri spessi in mattone fabbricata ad hoc, si rifanno alle vecchie case di Ankara, perciò prendendo spunto anche dalle condizioni climatiche severe di Ankara. Per di più, ha fatto ampio uso di elementi microclimatici come l’acqua o gli alberi lungo

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Il secondo decennio, ODTĂœ

(43) Casa della Cultura a Helsinki, A. Aalto, 1958

(44) ODTĂœ, auditorium; analogie con il plasticismo di Aalto

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l’allée centrale e attorno agli episodi architettonici, amalgamando ulteriormente la sua architettura con la natura. 22 Sempre per la prima volta in Turchia, ha scritto i primi termini contrattuali per l’architettura: All’epoca, prima si chiedeva il progetto, poi il calcestruzzo armato, poi gli impianti idrici, poi quelli elettrici… Ho scritto i primi termini contrattuali per l’architettura in Turchia; ho dichiarato, “l’elettricità è inclusa nell’architettura, l’impianto e l’architettura non si possono separare, questi sono un unicum, questi sono la struttura” … ÇİNİCİ, Behruz, nell’intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 70

2.5 Un programma specifico nella seconda metà del XX secolo: Siti estivi Le case estivi rappresentano la celebrazione dell’architettura dopo gli anni ’50 e delle nuove dinamiche del vivere del dopoguerra: capitalismo democratico, cultura del leisure e del consumerismo americano. Le origini con il contatto con l’acqua risalgono agli ultimi periodi dell’impero ottomano, ai bagni marini: strutture sull’acqua, racchiuse, costruite su palificati lignee, simili a delle piscine coperte. 23 All’epoca, queste strutture, erano regolate da codici che, ad esempio, assicuravano la segregazione di generi opposti, garantita inoltre dalla loro configurazione spaziale e dalla sorveglianza da parte di guardiani. Questo tipo di uso, caratteristico di un regime islamico, si è sottoposto ad un cambiamento conforme all’identità laica della Repubblica Turca: spiagge moderne si 22

Op. cit. nella nota 12, p. 175

GÜREL, Meltem Ö., Seashore readings. The road from sea baths to summerhouses in mid-twentieth century Izmir, in GÜREL, Meltem Ö. (ed.), Mid-Century Modernism in Turkey. Architecture Across Cultures in the 1950s and 1960s, Oxfordshire 2016, pp. 29-30 23

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Un programma specifico nella seconda metà del XX secolo: Siti estivi

(45) Bagno marino ottomano

sono frequentate con costumi adatti a quest’aria “occidentalizzata”, foto di Atatürk che nuotava e veniva a contatto diretto alla spiaggia di Florya con il popolo sono immagini che affermavano tale rivoluzione sociale. 24 Mentre le spiagge pubbliche estendevano e normalizzavano la cultura del mare, a partire dagli anni ’50 questa cultura si è concretizzata anche nell’architettura, abbinando l’espressione residenziale moderna generata dalla nuova borghesia di questo periodo a uno dei modelli abitativi prominenti dell’era repubblicana, quello delle cooperative di residenze. 25 Le politiche del governo di DP riguardo alla mobilità su gomma, discusse nel primo capitolo, hanno avuto un ruolo centrale in ciò.

24

Ibidem.

25

Op. cit. nella nota 12, pp. 90-96

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Behruz Çinici

Con le abilità ottenute dall’esperienza di ODTÜ, Behruz Çinici affronta questi temi con il suo progetto per il sito estivo di Artur, un complesso cooperativo estivo di 2000 unità, situato a Burhaniye. Trattandosi di una quantità così elevata di case, Çinici esplora i temi della modulazione e della ripetizione; li combina all’utilizzo del calcestruzzo a faccia vista, conoscendone i vantaggi dal punto di vista economica e di tempistica, oltre alle sue qualità tattili e espressive. 26

(46) Sito estivo Artur a Burhaniye, Altuğ e Behruz Çinici, 1969

Nella ricerca di uniformare il complesso e ottimizzare i tempi della costruzione, ha progettato delle unità tipo da 40, 60 e 90 mq composti da un modulo quadrato. Ha organizzato le unità in gruppi, disponendoli in diagonale, ricavando così piazze all’apice di ogni triangolo formato, dotate di attrezzature sociali. Come nel caso di ODTÜ, Behruz Çinici ha prediletto i percorsi pedonali a quelli automobilistici, creando un’atmosfera pacifica e meno inquinata. Negli anni a seguire ha sviluppato anche 26

Op. cit. nella nota 12, p. 175

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Un programma specifico nella seconda metà del XX secolo: Siti estivi

(47) Sito estivo Artur a Burhaniye, Altuğ e Behruz Çinici, 1969

altri progetti sullo stesso tema, tra cui i siti Çapa (Bodrum, 1971), Tatsan (Güllük, 1976) e Aydınkent (Yalova, 1978). Questa sua opera si potrebbe considerare anche come un ponte tra il primo periodo della sua carriera (anni ’60), dominato dal cantiere di ODTÜ, e il secondo in cui ha applicato le sue conoscenze e le sue esperienze ottenute durante quest’ultimo in diversi progetti, variegandole con una libertà espressiva maggiore (anni ’70).

2.6 Il terzo decennio Per quanto fosse sperimentale dal punto di vista delle soluzioni adottate, ODTÜ non è frutto di un pensiero tematico; l’architetto, in ognuno delle sue strutture, ha cercato soltanto di impiegare diverse modal-

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Behruz Çinici

ità di espressione, “giocando” a modo suo con le retoriche moderniste dell’epoca. 27 Nel “secondo periodo” della sua carriera, egli si libera da tematiche altrui e inizia il processo creativo partendo da un tema e continua mutandolo, allontanandosi dal punto di partenza. Gli anni ’70 si manifestano come il periodo più violente e problematico della storia contemporanea della Turchia. Oltre alle crisi economiche e petrolifere che si verificavano nel mondo, il popolo turco era spaccato tra le due posizioni politiche generate dalle dinamiche bipolari generate dalla Guerra Fredda; nessun partito politico riusciva a raggiungere la maggioranza nel parlamento, il governo era destabilizzato e scontri violenti avevano luogo sempre più frequentemente. Questi fenomeni, come in tutti gli altri avvenimenti nella storia, influiscono sul campo architettonico del loro epoca. In un paese che si impoveriva costantemente, Altuğ e Behruz Çinici accennano le difficoltà incontrate nella loro pubblicazione autobiografica: Le nostre leggi sull’edificazione, i nostri problemi di tipo socioeconomico, le difficoltà nel preparare i piani, i problemi riguardo alla manodopera e alla nostra abilità di costruire sono molto diversi dalle condizioni che si incontrerebbero in tanti paesi, soprattutto in quelli progrediti. Il “poter edificare” in un paese nello sforzo di industrializzazione, ma esente di un’industria edile, è pieno di complicazioni. ÇİNİCİ, Altuğ, ÇİNİCİ, Behruz, Altuğ-Behruz Çinici: mimarlık çalışmaları = Architectural works: 1961-70, Ankara 1975

Infatti, quasi la totalità dei complessi progettati dai Çinici ha riscontrato complicazioni nella fase della realizzazione; mentre una parte dei progetti si sono costruiti solo in parte, alcuni progetti non si sono realizzati affatto.

TANYELİ, Uğur, 2. Dönem: Çeşitlemeler, in TANYELİ, Uğur (a cura di), “Improvisation” Mimarlıkta Doğaçlama ve Behruz Çinici, Istanbul 1999, p. 64

27

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Il terzo decennio

(48) Sito Binevler, Altuğ e Behruz Çinici, Çorum 1971

Il suo progetto più significativo realizzato in questo periodo è il sito Binevler a Çorum. Pianificato nel 1971, l’obiettivo era quello di creare una città satellite di 15.000 abitanti a 5 km di distanza dal centro di Çorum. In questa opera, considerato uno dei suoi lavori più importanti, si riescono ad individuare le influenze dalla sua “terza scuola” Kütahya, come descritto anche da lui stesso: Ö. Madra: La terza fonte della sua filosofia? B. Çinici: La regione di Kütahya. Sono il disegnatore del libro Kütahya Evleri28 con il mio professore Lami Eser. Ho imparato tante cose da Lami Hoca29, gli sono debitore. Kütahya è la mia terza scuola. […] Ö. Madra: Lei descrive Çorum come una sorta di capolavoro… B. Çinici: Ho investigato come si pianifica una città produttiva, 28

Riportata in lingua originale: in turco significa “Case di Kütahya”.

29

Vedere la nota n. 3 sulla denominazione “Hoca”.

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Behruz Çinici

vivendo per sette anni inserendomi tra la sua gente, scoprendo la sua vita, ricercando la loro vita socioeconomica. Çorum è una “sotto-regione” liberata da giochi di disegno e portata alla scala territoriale […]. 1000 unità abitative come fanno a creare 17 industrie? L’equilibrio tra diversi settori è uno dei temi principali per me. Pensare ad un unicum composto da diverse azioni, un unicum che includesse anche l’uomo… Perché io non vedo l’edificio singolarmente, non come un singolo corpo fisico, la vedo come un’unità dentro la struttura sociale-spaziale in grande scala. […] La mia filosofia è il libro di Çorum. Çorum è un progetto che racconta che l’architettura e la città sono un insieme e che si pone contro l’urbanismo classico che ignora l’uomo. […] Holzmeister è andato a vederlo a 93 anni è ha detto: “Questo è il progetto di come un architetto si è dedicato al popolo.” ÇİNİCİ, Altuğ, ÇİNİCİ, Behruz, Altuğ-Behruz Çinici: mimarlık çalışmaları = Architectural works: 1961-70, Ankara 1975

(49) Sito Binevler, planimetria generale

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Il terzo decennio

Al fine di presentare un ambiente “Çorumiano” agli abitanti di Çorum, Çinici parte da un tema regionalista e esplora gli elementi vernacolari. Tuttavia, l’architettura locale è stata rielaborata dalla coscienza di Çinici in modo così intenso che, come discusso sopra, il prodotto, posto alla sua “evoluzione forzata”, si è alienato al suo punto di partenza. Comunque, nell’architettura di Çinici, l’evasione da riferimenti leggibili (quindi “scorciatoie”, secondo Tanyeli) è un comportamento indispensabile. 30 Sempre nel ’71, Çinici prepara un altro progetto di residenze estive, questa volta però di dimensioni più modeste: Sito estivo Çapa a Bodrum. Benché il piano per Artur coprisse 225.000 mq di superficie, è stata applicata solo una piccola porzione del complesso. D’altronde, il progetto di Çapa occupava solo 20.000 mq, e non è stato realizzato nemmeno in parte. 31

(50) Sito estivo Çapa, tavola del progetto preliminare 30

Op. cit. nella nota 27, p. 64

TANYELİ, Uğur (a cura di), “Improvisation” Mimarlıkta Doğaçlama ve Behruz Çinici, Istanbul 1999, p. 118 31

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Behruz Çinici

(51) Sito estivo Çapa, modello fisico

Çapa si pone come un approccio nuovo alla pianificazione dei siti estivi, in quanto cerca delle soluzioni nella disposizione a reticolo di alcune città greche antiche. Benché questo modello di distribuzione fosse evitato completamente dagli architetti turchi fino ad allora, Çinici lo adotta come tema centrale al suo progetto per presentare un’alternativa al leitmotiv dell’epoca, quello dei progetti lineari disposti in modo parallelo alle curve di livello di un territorio. 32 Un approccio analogo sì può individuare anche nel suo progetto per il sito estivo Tatsan, di cui si sono potuti realizzare solo alcuni edifici da campione. In queste due prove di Çinici, si è determinato un motivo da cui partire che è successivamente stato snaturato dalle loro applicazioni originali (l’ispirazione per il sito Çapa era sorta dalla sua vicinanza a due siti greci, Priene e Mileto) 33. Nel caso di Tatsan, particolare attenzione si è prestata alla morfologia sculturesco del territorio, trattando gli elementi naturali come se fossero delle strutture; sfumando ulteriormente così il limite tra l’urbanistica è l’architettura. 34 Come nei suoi complessi precedenti, ha dato priorità all’accesso pedonale e ha tenuto il traffico automobilistico fuori dell’area abitabile. 32

Ivi, p. 64-65

33

Ibidem.

34

Ivi, p. 74

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Il terzo decennio

(52) Sito estivo Tatsan, modello fisico; particolare attenzione al paesaggio

(53) Sito estivo Tatsan

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Behruz Çinici

Un altro obiettivo prestabilito era di applicare sistemi prefabbricati in modo più esteso possibile, garantendo un’uniformità molto maggiore e un cantiere veloce. Secondo il progetto originale, queste case si erano inserite in moduli quadrati da 60 x 60m, creando unità autosufficienti dotate da elementi funzionali, ad esempio un mercato o un parco giochi. 35

(54) Sito estivo Tatsan; modello fisico dell’unità di abitazione, ripetizione del modulo

In un’altra sua struttura le ambizioni sono completamente diverse: la Scuola Iraniana ad Ankara (1975-80). Dichiarato da Behruz Çinici, la ricerca dominante in questo edificio è un eyvan (elemento tipico

35

Ivi, p. 76

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Il terzo decennio

dell’architettura tradizionale iraniana)36, ovvero lo spazio semi-aperto che funge da ingresso all’edificio e da luogo di incontro sociale. Il fatto che questo elemento è irriconoscibile da tutti tranne il progettista ne fa un caso da manuale dei riferimenti di Çinici: è diventato un elemento totalmente distorto, che ha ritenuto (probabilmente) solo alcune sue qualità intrinseca risuonati con forme nuove nella coscienza dell’architetto.

(55) Scuola Iraniana ad Ankara, piani 1-2; l’aggetto che crea “l’eyvan”

2.7 Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea L’edificio di Relazioni Pubbliche (1978-85) dentro il complesso della Grande Assemblea (1938-60) realizzato dal suo maestro Clemens Holzmeister presenta molti elementi di continuità rispetto alla Scuola Iraniana, perciò si può asserire che rappresentasse il passaggio verso un nuovo periodo. Çinici racconta a Tanyeli il retroscena di come sono iniziati i lavori:

35

Ivi, p. 20

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Behruz Çinici

Era l’anno 1978, quindi ero stato scelto come membro artista dell’Assemblea due anni prima della rivoluzione dell’80. Eravamo due persone, l’uno era Sadun Ersin Hoca, l’altro ero io. Cahit Karakaş era il presidente del consiglio. Ci occupavamo di alcuni argomenti, sceglievamo le opere d’arte. […] In una sera del ’78 il presidente di TBMM37 mi ha chiamato: “C’è l’idea di una moschea qui, però soprattutto, i deputati non hanno nemmeno un posto per appendere le loro giacche. Dobbiamo creare degli spazi di lavoro per i deputati, però non abbiamo i soldi. Lei lavora con noi come un membro artista, come possiamo risolvere questa faccenda?”. Poi ha detto “Io ho scelto questa area, c’è questa possibilità da questa parte, vorrei che Lei lo progettasse”. […] Ho detto che il mio hoca Holzmeister viveva a Salzburg. Non era possibile che aggiungessimo un edificio senza il suo permesso. Ho proposto: “Invitiamolo qui e chiediamogli le sue opinioni”. […] Nel ’79, Holzmeister è stato invitato, aveva 93 anni. […] [Holzmeister] ha deciso: tre progetti diversi si sarebbero preparati, da tre suoi studenti. Ha chiesto che i progetti venissero inviati a Salzburg senza che i nomi fossero scritti. […] Il nostro progetto è stato scelto. ÇİNİCİ, Behruz, Intervista nell’op. cit. di TANYELİ, Uğur, pp. 90-91

I lavori di TBMM hanno comportato alcune delle sfide più ardue della carriera dei Çinici. Behruz, rispettoso studente di Holzmeister da sempre, si è trovato indotto a confrontare il suo maestro “in trasferta” nella sua eredità tipica del Secondo Movimento di Architettura Nazionale (discusso nel primo capitolo). L’impostazione ciclopica e rigida dell’opera di Holzmeister ha posto delle condizioni non trascurabili: il sito si trova nello spazio libero alle spalle dell’assemblea e sulla sua asse di simmetria. Perciò, Çinici ha voluto relazionarsi con l’assemblea partendo da un’impronta altrettanta rigorosa, quello dei due corpi speculari a L. Ha creato quindi una sorta di negativo, abbracciando il complesso originale, e una 37 L’acronimo “TBMM” sta per Türkiye Büyük Millet Meclisi, ovvero la Grande Assemblea Nazionale Turca.

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Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea

(56) TBMM: planimetria generale. In rosso è stata evidenziata la moschea.

zona di tamponamento tra le ali del progetto. 38 Oltre a questa configurazione in pianta, l’architetto non ha cercato ulteriori punti di contatto con l’assemblea di Holzmeister, si è comportato in maniera completamente indipendente nella progettazione del nuovo. 39 È stato studiato un modello molto complesso di modulazione nella progettazione degli spazi funzionali: in ognuno delle due braccia dei corpi a L si trovano tre insiemi di uffici collocati attorno a due cortili. A loro volta, gli insiemi di uffici sono composti da 14 studi, da una segreteria e dagli spazi di archivio. Ci sono delle entrate diagonali negli angoli interni dei corpi a L, mentre sullo spigolo esterno si posizionano i ristoranti. 40 Il

BALAMİR, Aydan K., ERSEN, Jale N., TBMM Halkla İlişkiler Kompleksi, in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 80

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39

Op. cit. nella nota 31, p. 94

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Ivi, p. 95

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Behruz Çinici

(57) TBMM: Edificio delle Pubbliche Relazioni, pianta. (58) TBMM: Edificio delle Pubbliche Relazioni, vista dalla piazza della moschea.

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Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea

tutto è progettato con una particolare attenzione alla prefabbricazione: per la prima volta in Turchia si è utilizzata la tecnica della precompressione. 41 Occorre mantenere una visione d’insieme per capire meglio l’evoluzione dell’architetto fino a questo punto e la sua posizione nel mondo architettonico della Turchia. Doğan Kuban, architetto e docente nella facoltà di architettura dell’Università Tecnica di Istanbul, individua questa posizione di Behruz Çinici in un suo articolo pubblicato nel 1991: […] Per me, Çinici è uno dei nostri pochi architetti che pensano continuamente all’architettura e che possiedono un’immaginazione considerevole. Tra le sue opere, la facoltà di architettura, l’auditorium e gli alloggi di ODTÜ sono le sue prime strutture che evidenziano il suo carattere e talento. Due lavori importanti che si formano nei correnti post-moderni e “tradizionalisti” degli ultimi anni e che evidenziano la capacità di interpretazione e di sintesi della sua semantica “istintiva” sono l’edificio di Pubbliche Relazioni di TBMM e la moschea dell’Assemblea. Soprattutto quest’ultima la vedo come un esempio ottimo della sua creatività. Çinici è uno dei pochi architetti nostri che riescono a superare il livello della mediocrità. Se la mettiamo in confronto con i nostri architetti famosi, rispetto a un [Sedad Hakkı] Eldem e un [Cengiz] Bektaş che non consentono la fantasia, ad un [Turgut] Cansever che riesce a equilibrare la fantasia e la ragione, ad un [Vedat] Dalokay cui pragmatismo prevale alla sua immaginazione, a mio avviso Çinici (assieme a Çilingiroğlu e Ergün Aksel che non ha trovato la possibilità di realizzare le sue opere) è il rappresentante principale dell’architettura “istintiva” nell’architettura contemporanea turca. KUBAN, Doğan, Behruz Çinici Üzerine Görüşler, in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 81 41

Op. cit. nella nota 1, p. 56

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Behruz Çinici

Queste osservazioni mettono in evidenza il carattere istintivo e creativo delle sue architetture. La consapevolezza dell’architetto riguardo a questo carattere si è creato progressivamente nel corso della sua carriera, e ha raggiunto un punto cruciale nel caso dell’edificio di Relazioni Pubbliche di TBMM. Dopo aver iniziato il suo coinvolgimento con l’Assemblea realizzando questo progetto, ha realizzato altri due progetti importanti, sempre all’interno del complesso: il Sito Alloggi (1984) e la Moschea (1987). Per gli alloggi, un’area di 25 ettari è stato reso disponibile all’architetto per la realizzazione di un sito residenziale che comprendesse 400 unità abitative. Çinici ricorda i temi del progetto e le richieste del cliente: Ö. Madra: L’integrità della struttura-città-natura assume un ruolo centrale nella vostra filosofia architettonica. B. Çinici: Per me, la struttura e la natura assomigliano alla relazione tra un uomo e una donna; la mia filosofia è la persona e la sua vita… Non mi interessa nient’altro. […] Ö. Madra: Però a volte non è possibile verificare questa filosofia, vero?

(59) TBMM: Alloggi per i deputati

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Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea

B. Çinici: Esatto, ad esempio devi fare un sito per i deputati, è un sito ufficiale. C’è un ordine da seguire. Deve essere di 135 mq, deve far riferimento ai nostri motivi architettonici tradizionali, ci devono essere graticci lignei e varie altre richieste. […] “Perché [la casa] è stata ripetuta 400 volte?” Perché ci sono 400 deputati. E c’è un programma da seguire. Qui il critico non vede la città. Caspita, qui non si è realizzata solo la casa, ci sono dieci vie. E come nei vecchi villaggi turchi c’è un’unità grande che cerca di aprirsi verso una valle. […] Non è come Çorum, a Çorum ho individuato 12 gruppi sociali, ho disegnato un tipo diverso per ciascuno. In questo caso non ne ho la possibilità. Si fa un sito ufficiale. Un deputato fa 20 bambini, può farne anche 25! Non ci entra nei 135 mq. Cosa può fare l’architetto? […] Io non considero ognuno dei 400 deputati, uno alla volta, non riesco a farlo. Mi dedico alla questione di come inserire 400 abitazioni in quel pezzo di natura. Però comunque, c’è il carattere della casa turca, c’è una tradizione. Il primo piano è il piano del giardino nella nostra tradizione. Lì c’è una stanza per gli ospiti. Sopra le stanze da letto… Poi c’è un sottotetto che volendo potrebbe ospitare 10 di quei 20 bambini. Intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 69

(60) TBMM: Alloggi per i deputati

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Behruz Çinici

In effetti, il progetto per gli alloggi di TBMM è partito da una tipologia residenziale della tradizione, ma l’esito della manipolazione da parte dell’architetto ha fatto sì che questa non venisse richiamata affatto dalle forme finali. 42 Behruz Çinici, nella stessa intervista del 1991, si definisce come un architetto “improvvisatore”, nel senso musicale del termine.43 “[In architettura] faccio come se facessi un’improvvisazione. Ad esempio, se io stasera vi suonassi un’improvvisazione nihavend con il mio tambur, ora lo farei in un modo, domani sera in un altro”.43bis Questo accenno al suo modo di immaginare l’architettura fornisce una chiave di lettura importante per i progetti di Çinici, soprattutto per la Moschea nel complesso TBMM. La moschea dei Çinici è una delle opere religiosi del secolo più importanti della Turchia e del mondo islamico in generale, riconosciuta anche dal premio Aga Khan per l’architettura. 44 In questo incarico per la moschea, peraltro parecchio dibattuto per questioni simboliche riguardo alla laicità del governo, ha collaborato anche suo figlio Can Çinici, considerato uno degli architetti principali di Turchia al giorno d’oggi. Oltre ai requisiti difficili della progettazione di una moschea, la quota massima del complesso originale da non superare e le sensibilità turche riguardo alla separazione della religione dal governo ne fanno una sfida considerevole. La combinazione di questi fattori con l’approccio soggettivo di Behruz Çinici ha reso possibile una configurazione spaziale e materica “laica e tradizionale” nello stesso tempo. L’opera noto come la Moschea di TBMM in realtà è stata chiamata “Complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca” dall’architetto, traendo ispirazione dai “mesjid del suo passato e gli spazi di aggregazione dove 42

Op. cit. nella nota 31, p. 83

ÇİNİCİ, Behruz, Intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991; p. 71. L’architetto usa il termine tecnico “taksim etmek”, facendo riferimento alla musica classica orientale. Nihavend è una scala tipica della musica tradizionale turca. 43, 43bis

Mosque of the Grand National Assembly, dal sito ufficiale della Fondazione Aga Khan: http://www.akdn.org/architecture/project/mosque-grand-national-assembly [18/09/2016]

44

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Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea

(61) TBMM: complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca

questi si giungevano ai vicoli”. 45 L’importanza di questa opera sta nell’interpretazione del modello del rituale collettivo tipico del primo islam: Ö. Madra: Qual’era il principio centrale per la moschea? B. Çinici: Nel caso della moschea, tornando ai fondamenti della religione, ho seguito il principio dell’aumento della formazione lineare. Sebbene da noi ci fossero gli esempi più avanzati del modello della centralità con la cupola principale, queste forme non le trovo adatte all’islam. Rivolgo il mio sguardo ad una data precedente a ciò, e vedo che questo va avanti fino ai selgiuchidi e ai mongoli, oltre a loro non ci sono più le cupole, ci sono delle formazioni lineari. […] Se ora io ora volessi fare una moschea, farei un muro lungo un chilometro e mezzo. Quando ho detto

45

ÇİNİCİ, Behruz, Intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 71

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Behruz Çinici

(62) TBMM: moschea, spazio interno. Modello lineare per la preghiera

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Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea

questo, Vedat Dalokay mi ha risposto “E poi li fucileresti questi uomini, uno alla volta?”. Intervista in «Arredamento Dekorasyon», n. 25, aprile 1991, p. 69

Tra le varie manipolazioni dell’architetto, si possono individuare anche degli episodi simbolici che cercano di creare l’effetto ricercato nei modelli seguiti: ad esempio, la verticalità del minareto è stato rappresentato attraverso un cipresso. Confessa anche lui stesso di aver fatto dei rimandi particolari alla forma del modello preso come riferimento, senza che la configurazione strutturale di quest’ultimo venisse adottato inutilmente: “[…] Lo schema è uguale, ma è diversa la struttura. Nelle mie gallerie, c’è la base della colonna, c’è il capitello, ma il fusto non c’è più.” 46

(63) TBMM: moschea, sezione. Minareto simboleggiato dal cipresso

Un’altra scelta radicale nel progetto dei Çinici è di fare un mihrap completamente trasparente e la cupola piramidale a gradoni sembra di prescindere la discussione della progettazione “dall’interno verso

46

Ibidem.

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Behruz Çinici

(64) TBMM: complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca. Dialogo con il contesto

(65) TBMM: moschea. Dettaglio del giardino

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Occasioni per la libera espressione, la Grande Assemblea

l’esterno” o viceversa, creando un processo che intreccia le relazioni tra l’interno della moschea, la piazza, la biblioteca e il giardino. L’uso dell’acqua crea un dialogo indiretto tra il giardino sul quale si affaccia durante la preghiera (il mihrap trasparente, al quale diversi architetti e critici hanno attribuito la metafora del paradiso) 47 e la piazza triangolare del complesso (forma determinata dall’orientamento del mihrap).

(66) TBMM: complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca, pianta

2.8 Improvvisazioni, gli anni ‘80 Il suo quarto decennio si ricordano principalmente con i progetti del complesso TBMM, essendo progetti di alto rilievo e tipici dell’architettura “istintiva” di Çinici. Tra gli altri progetti caratterizzati dalla libera espressione formale dell’era post-golpe, le esplorazioni sul tema residenziale ai siti Platin (1993) e Mercan (1992) a Istanbul risultano altrettanto rilevanti. Sono tutti e due dei complessi in cui il disegno di Çinici non è più partito da alcun tipo di riferimento tematico, rendendoli delle

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Behruz Çinici

combinazioni formali unicamente autoreferenziali. 48 In questi, Çinici ha cercato di ottenere la quiete dei quartieri tradizionali: nel caso di Platin, ha collocato 10 blocchi quasi identici di 5 piani attorno ad uno spazio comune centrale, disposti in modo radiale su un’area molto pendente. Facendo questa operazione ha garantito un isolamento totale dal contesto urbano.

(67) Sito residenziale Platin a Ulus, Istanbul; isolamento dal contesto

Altre sperimentazioni interessanti si sono verificate nel progetto dell’albergo Marina Hotel a Tripoli (1982) dove le formazioni geografiche dell’area hanno giocato un ruolo centrale. 49 In questo complesso -uno dei tre progetti che ha fatto per Tripoli- era previsto un edificio molto

48

Ivi, p. 83

49

Ibidem.

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Improvvisazioni, gli anni ‘80

(68) Marina Hotel a Tripoli, vista dalla terra (69) Marina Hotel a Tripoli, vista dal mare

organico accessibile sia dal mare che dalla terra. Crea, in questo edificio “animalesco”, una larga “spina dorsale” che si ondula in due punti, lungo il quale ha collocato ingressi e funzioni su quote diverse. Ha posizionato le stanze sul lato che dà verso il mare e in ogni punto di rotazione ha piazzato elementi strutturali. 50 Oltre alle sue sperimentazioni in scala architettonica, prepara anche due progetti di riqualifica urbana: piazza Taksim a Istanbul (1987) e piazza Selimiye a Edirne (1988), ma non si sono potuti realizzare. Erano tutti e due delle ristrutturazioni ambiziosi e totali in una Turchia dove i progetti urbani correnti erano delle revisioni chirurgici, di piccola scala. In particolare, ha partecipato assieme a suo figlio Can e sua moglie Beh-

50

Ivi, p. 100

81


Behruz Çinici

(70) Progetto per la riqualifica di Piazza Taksim, modello fisico

ruz al concorso per la piazza Taksim e hanno vinto il secondo premio. Per rivalutare lo spazio in un’ottica umana, pedonalizza l’intera area portando a livello sotterraneo la rete automobilistica. Inoltre, crea un asse inclinato di 45 gradi rispetto a AKM (una struttura culturale iconica e controversa, Atatürk Kültür Merkezi, 1956-69, 1977 51 ) lungo circa 250 m costituito da un blocco che collega due torri gemelle di uffici (sempre parte del progetto) ad una piattaforma panoramica, chiamata kent balkonu (si traduce in “terrazza della città”) dai progettisti. 52

48

Op. cit. nella nota 12, pp. 127-130

49

Op. cit. nella nota 31, p. 102

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3 Cenni biografici Siccome il secondo capitolo analizza e tratta le tematiche principali che sono sorte della sua carriera e che danno un’idea dell’ambito architettonico della Turchia di quegli anni, risulta generoso dal punto di vista dell’analisi ma esente di certe informazioni di tipo biografico. Perciò questi cenni mirano a presentare certe informazioni sulla carriera dell’architetto escluse dal discorso della tesi. Nato nel 1932 a Istanbul, Behruz Çinici ha iniziato gli studi nel 1949 nella facoltà di architettura di İTÜ (Università Tecnica di Istanbul). Si è laureato nel 1954 ed è stato assunto come assistente dalla cattedra di urbanistica della stessa università. Sempre nel 1954 ha lavorato negli uffici del municipio sotto il suo collega Ayhan Tayman e in questi anni ha partecipato in vari concorsi, tra cui: 1955 – Ankara, Edificio commerciale della municipalità – terzo posto 1956 – Erzurum, Pianificazione del campus di Atatürk Üniversitesi (con Ayhan Tayman, Hayati Tabanlıoğlu, Enver Tokay). – vincitori 1956 – Ankara, Centro del mercato e uffici (con Ayhan Tayman) – vincitori 1957 – Ankara, Ufficio petroliero di Ankara / Edificio amministrativo (con Ayhan Tayman) – vincitori 1958 – Ankara, Direzione Generale di Lavori Idrici dello Stato (con Enver Tokay e Teoman Doruk) – vincitori 1959 – Istanbul, Mercato di Eminönü e uffici – vincitore 1961 – Ankara, Campus universitario ODTÜ (ovvero Università Tecnica del Medio Oriente, con Altuğ Çinici) - vincitori

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Dopo aver vinto il concorso per il campus universitario, ha trasferito il suo laboratorio ad Ankara, dove il suo obiettivo principale è rimasto quello di portare a termine questo incarico (di circa 50 ettari) fino al 1980. In questo periodo ha progettato il primo liceo scientifico della Turchia (1963 – Ankara), ha insegnato per un anno (1964 – Ankara Yükseliş), ha partecipato ad altri 23 concorsi e ha vinto vari premi (in 7 concorsi ha vinto il primo premio). Ha assunto un ruolo da consulente dentro il Ministero di Turismo tra gli anni 1972 – 1974, nel 1977 è stato scelto come membro artista nella fondazione TBMM (Grande Assemblea Nazionale Turca) e nel 1980 è stato assunto nel gruppo di lavoro di urbanistica nel UIA (Unione Internazionale degli Architetti). Nel 1981 è stato nominato dalla Camera Francese degli Architetti per il premio Pritzker e nella propria nazione per il premio Atatürk. Nel 1982 sono state esposte le sue opere nella Biennale di Venezia, nel 1984 ha ricevuto il premio Simavi, e nel 1986 è stato scelto per il premio “TC İş Bankası Kent ve Mimarlık Ödülü” (premio di Urbanistica e Architettura). Nel periodo che segue, ovvero quello a partire dagli anni ’80, ha aperto un altro studio a Istanbul e ha svolto la maggior parte dei suoi lavori da lì. Si è realizzato nel 1986 il suo progetto per il sito residenziale Soyak e nel 1987 è arrivato al secondo posto nel concorso internazionale per Piazza Taksim nella stessa città. Ha pianificato e ha realizzato nel 1989 tre complessi residenziali: Mercan e Platin nel quartiere Ulus e Alke in Florya. Ha realizzato tra gli anni 1986 – 1989 assieme al suo figlio Can Çinici il complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca nell’assemblea (meglio noto come TBMM Camii, ovvero moschea di TBMM), opera per cui hanno ricevuto il premio Aga Khan nel 1995. Per i suoi contributi alla prefabbricazione (e il suo uso nell’edificio di relazioni pubbliche di TBMM), ha ricevuto nel 1991 il Premio Turco di Prefabbricazione (Türkiye Prefabrik Ödülü). È stato assunto nel 1993 come

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capo consigliere in architettura e urbanistica del primo ministro Turco, inoltre ha ricevuto il titolo ufficiale di Ambasciatore. Ăˆ morto nel 2011, a Yalova per causa di un attacco cardiaco a 79 anni.

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Indice delle illustrazioni p.4 p.4 p.5 p.7 p.8 p.9 p.10 p.11 p.12 p.13 p.14 p.19 p.20 p.22 p.23 p.23 p.24 p.25 p.26 p.27 p.27 p.28 p.32 p.34 p.36

(1) Stazione di Haydarpaşa, O. Ritter e H. Cuno, 1906-9 (2) Şeyh Zafir Efendi Türbesi, R. D’Aronco. Elementi della Secessione Viennese (3) Palazzo delle Poste di Istanbul, Vedat Tek, 1909 (4) Progetto di residenze co-op Bahçeli Evler ad Ankara, H. Jansen, 1935-9 (5) Vista panoramica del quartiere amministrativo, Ankara (6) Stato maggiore generale ad Ankara, C. Holzmeister, 1929-30 (7) Facoltà di Lettere e Storia-Geografia ad Ankara, B. Taut, 1937 (8) Sala esposizioni ad Ankara, Ş. Balmumcu, 1933-4 (9) Sala esposizioni ad Ankara, Ş. Balmumcu, 1933-4 (10) Stazione ferroviaria di Ankara, Ş. Akalın, 1935-7 (11) Teatro Statale dell’Opera ad Ankara, P. Bonatz, 1946-8 (12) Istanbul, lavori di Adnan Menderes (13) Ankara, quartiere gecekondu (14) Anıtkabir, E. Onat e O. Arda, 1942-53 (15) Facoltà di Scienze ad Ankara, S. H. Eldem e E. Onat, 1944 (16) Palazzo di Giustizia, S. H. Eldem e E. Onat, 1949 (17) Hilton Hotel, SOM & Sedad Hakkı Eldem, 1952-5; facciata democratica. (18) Çınar Hotel, R. Zıpçı, A. Akın, E. Ertan (19) Anadolu Club a Büyükada, A. Hancı e T. Cansever, 1951-7 (20) Anadolu club, dettaglio degli schermi lignei. (21) Municipio d’Istanbul, N. Erol, 1953 (22) Direzione Generale di Lavori Idrici ad Ankara, T. Doruk, E. Tokay e B. Çinici (23) Ritratto di Behruz Çinici (24) Şehzade Camii, Istanbul (25) Taşkışla, Istanbul

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(26) P. Bonatz (27) C. Holzmeister (28) J. S. Dorton Arena, M. Nowicki, 1952 (29) Università Atatürk di Erzurum, B. Çinici, E. Tokay, A. Tayman e H. Tabanlıoğlu (30) Great Ephesus Hotel, P. Bonatz e F. Uran; un altro caso di hiltonismo (31) Seagram Building, M. v. d. Rohe (32) Le Corbusier, Unité d’Habitation (33) Sheraton Hotel a Istanbul (34) Orfanatrofio di Amsterdam, A. Van Eyck, 1960; architetture del dopoguerra (35) Tokyo Bunka Kaikan, K. Maekawa, 1961; modernismo giapponese (36) ODTÜ, Allée principale (37) ODTÜ, Planimetria generale (38) Mercato Manifaturacılar a Istanbul, D. Tekeli, S. Sisa e M. Hepgüler, 1959 (39) ODTÜ, Facoltà di architettura. Blocco fragmentato (40) ODTÜ, Facoltà di architettura; utilizzo del plexiglass alla copertura (41) ODTÜ, vista aerea; pluralità nel linguaggio (42) ODTÜ, palestra; si intuisce l’influenza di M. Nowicki su Çinici (43) Casa della Cultura a Helsinki, A. Aalto, 1958 (44) ODTÜ, auditorium; analogie con il plasticismo di Aalto (45) Bagno marino ottomano (46) Sito estivo Artur a Burhaniye, Altuğ e Behruz Çinici, 1969 (47) Sito estivo Artur a Burhaniye, Altuğ e Behruz Çinici, 1969 (48) Sito Binevler, Altuğ e Behruz Çinici, Çorum 1971 (49) Sito Binevler, planimetria generale (50) Sito estivo Çapa, tavola del progetto preliminare (51) Sito estivo Çapa, modello fisico (52) Sito estivo Tatsan, modello fisico; particolare attenzione al paesaggio (53) Sito estivo Tatsan (54) Sito estivo Tatsan; modello fisico dell’unità di abitazione (55) Scuola Iraniana ad Ankara, piani 1-2; l’aggetto che crea “l’eyvan” (56) TBMM: planimetria generale. In rosso è stata evidenziata la moschea. (57) TBMM: Edificio delle Pubbliche Relazioni, pianta. (58) TBMM: Edificio delle Pubbliche Relazioni, vista dalla piazza della moschea (59) TBMM: Alloggi per i deputati (60) TBMM: Alloggi per i deputati (61) TBMM: complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca (62) TBMM: moschea, spazio interno. Modello lineare per la preghiera (63) TBMM: moschea, sezione. Minareto simboleggiato dal cipresso (64) TBMM: complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca. Dialogo con il contesto (65) TBMM: moschea. Dettaglio del giardino (66) TBMM: complesso Piazza-Preghiera-Biblioteca, pianta (67) Sito residenziale Platin a Ulus, Istanbul; isolamento dal contesto (68) Marina Hotel a Tripoli, vista dalla terra (69) Marina Hotel a Tripoli, vista dal mare (70) Progetto per la riqualifica di Piazza Taksim, modello fisico

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Crediti rif. 01

Archivio SALT su flickr.com

https://www.flickr.com/photos/saltonline rif. 02

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SÖZEN, Metin, Cumhuriyet Dönemi Türk Mimarlığı, (1923-1983), Ankara 1984 rif. 04

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http://danielyngblog.com rif. 14

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http://jsah.ucpress.edu rif. 15

Wikipedia

http://www.wikipedia.org rif. 16

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http://www.failedarchitecture.com rif. 17

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http://www.moderndesign.org rif. 18

Archivio Altuğ-Behruz Çinici | SALT Research https://www.archives.saltresearch.org rif. 19

TANYELİ, Uğur (a cura di), “Improvisation” Mimarlıkta Doğaçlama ve Behruz Çinici, Istanbul 1999 rif. 20

Çinici Architects

http://www.cinicimimarlik.com

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