Genova 2001. G8. Vent’anni fa. Un ragazzo riprende gli scontri con una telecamera, non si rende conto di quanto è vicino sino a quando la prima manganellata lo colpisce. Un altro ragazzo urla rabbioso sotto un cielo pregno di lacrimogeni, contro il fumo di un blindato in fiamme. Un’infermiera assiste impotente alla mattanza nelle celle di Bolzaneto. Il romanzo di Domenico Mungo, uscito originariamente nel quindicennale di quella che Amnesty International ha definito la più grande sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale, ripercorre a ritroso le giornate del G8, dalla macelleria della Diaz al primo giorno, quando un corteo colorato e festoso dava il via a un controvertice di persone convinte delle proprie ragioni e niente di tutto quello che è successo sembrava possibile. E poi l’incubo: le urla che si confondono con l’eco dei manganelli che battono contro gli scudi, un morto ammazzato e la furia cieca di chi non lo potrà mai accettare...