BOOK COLB 19
Questo libro è rilasciato con la licenza Creative Commons: "Attribuzione − Non commerciale − Non opere derivate, 3.0" consultabile in rete sul sito www.creativecommons.org. Tu sei libero di condividere e riprodurre questo libro, a condizione di citarne sempre la paternità, e non a scopi commerciali. Per trarne opere derivate, l’editore rimane a disposizione. Collana BookBlock Collana diretta da: Rachele Cinerari Cover design e illustrazione di copertina: Gabriele Ubrick Munafò Impaginazione: Sonny Partipilo Redazione: Anna Matilde Sali, Sonny Partipilo, Martina Campanini, Valentina Presti Danisi, Francesca Ruggiero © Copyright 2022, Eris (Ass. cult. Eris) © Wolf Bukowski Eris (Ass. cult. Eris) Piazza Crispi 60, 10155 Torino info@erisedizioni.org www.erisedizioni.org Prima edizione Giugno 2022 ISBN 9791280495174 Stampato presso Geca Industrie Grafiche Via Monferrato 54, S. Giuliano Milanese (MI)
Il 99,6% Chi avrebbe potuto prevedere che le notti sarebbero state private del firmamento? Le stelle hanno fin dal principio accompagnato l’affannarsi umano, rispecchiato e interrogato fatti terrestri, mostrato segni e dispiegato presagi, elargito la sensazione di essere piccola parte dell’incommensurabile. Sono state una costante culturale così estesa e perpetua che ancora oggi chi non le abbia cercate per davvero, chi non abbia ricevuto ancora la tremenda notizia della loro scomparsa, crede probabilmente che basti uscire dalla porta di casa quando si fa notte e, appena sulla soglia, alzare gli occhi per trovarle al loro posto, quello di sempre. Invece no, non ci sono, e non perché siano evase dal proprio cielo, ma perché manca ciò che rendeva possibile il nostro sguardo a loro, e cioè il buio. L’oscurità è stata esiliata, in una progressione rapida e travolgente, sempre più lontana. Dalle città solo pochissimi astri sono visibili, se sono abbastanza in alto da superare le sagome dei tetti, ma restano del tutto privi dello sfondo, del contesto, della tessitura delle costellazioni. Dalla campagna, da un’altura o da una pianura extraurbana la situazione è migliore, ma la parte del cielo più bassa sull’orizzonte è inghiottita dalle nebbie luminescenti emesse da agglomerati urbani anche lontani, a cui si aggiungono le luci in perenne aumen3
Perché non si vedono più le stelle
to d’ogni paesello o frazione, accese per illuminare parcheggi, strade vuote, l’esterno di case in cui si vive come sotto assedio. In The New World Atlas of Artificial Night Sky Brightness (presentato in Science Advances, nel 2016), di Fabio Falchi et al., vengono elaborate immagini satellitari della Terra di notte, dalle quali si verifica che circa l’83% della popolazione mondiale, e più del 99% di quella statunitense ed europea vive sotto cieli inquinati dalla luce […]. A causa dell’inquinamento luminoso, la Via Lattea non è visibile a più di un terzo dell’umanità, tra cui il 60% e quasi l’80%, rispettivamente, di chi vive in Europa e in Nordamerica.
Per quanto riguarda la popolazione italiana, il 99,6% ha su di sé un cielo il cui «aspetto naturale è perduto», cioè con una luminescenza di almeno il 50% superiore rispetto a quella di un cielo incontaminato; a più dei tre quarti è invisibile la Via Lattea e il 26,7% risiede in città talmente luminose da non permettere mai l’attivazione dei bastoncelli, i fotorecettori della retina che consentono la visione notturna. In un quarto di secolo, tra il 1992 e il 2017, l’aumento globale dell’inquinamento lumino4
Male di luce
so è stato di almeno il 49%, secondo la stima di Alejandro Sánchez de Miguel et al., pubblicata da Remote Sensing nel 2021 e condotta, anche qui, su immagini satellitari (i satelliti torneranno più volte, in questa storia, e non sempre dalla parte dei “buoni”). La valutazione, avverte l’articolo, è da considerarsi prudenziale: le luci a led, che negli ultimi anni del periodo considerato hanno gradualmente sostituito le lampade a vapore di sodio, emettono una luce con una forte componente blu, vividamente percepita dai nostri occhi ma… invisibile ai sensori dei satelliti. Di conseguenza «un’indeterminata, ma crescente, parte della luce emessa non viene rilevata». Ricalcolando i dati per tener conto di questa luce nascosta si arriva a una stima dell’incremento delle emissioni nello spettro visibile che tocca il 270% a livello globale, e il 400% su regioni specifiche.
Male di luce La sovrailluminazione costante, onnipresente – in particolare nei paesi che si raccontano come “sviluppati” –, mai sazia di sé stessa, fa male. Al clima e al pianeta, in prima e semplice istanza perché è un continuo e irriguardoso spreco di energia, qualunque sia stato il metodo utilizzato per produrla. Ma fa male anche alla salute: uno studio sudcoreano 5
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condotto su 50 mila persone anziane (pubblicato nel 2018 sul Journal of Clinical Sleep Medicine da Jin-Young Min e Kyoung-Bok Min) dimostra che chi abita in quartieri troppo illuminati assume sonniferi più spesso e in dosi più elevate. L’intossicazione da luce porta anche ad avere una peggiore flora batterica intestinale e una maggiore incidenza di malattie metaboliche. Molte sono poi le ricerche che si concentrano sull’interruzione del rilascio della melatonina, e questo perché l’ormone, oltre a regolare il ciclo del sonno, è implicato nel contrasto spontaneo del corpo allo sviluppo di neoplasie. Uno studio israeliano del 2008 (pubblicato da Itai Kloog et al. sulla rivista Chronobiology International) calcola un’incidenza del 73% in più di tumori al seno tra donne che vivono in località estremamente illuminate; altrove si conferma una correlazione anche per quanto riguarda il cancro alla prostata. Viene da chiedersi: come può una luce esterna, per quanto violenta, turbare gli ormoni di chi la notte è al chiuso, tra le mura di casa? Min e Min, nello studio sudcoreano, propongono due spiegazioni: o la luce entra in modo diretto da finestre non adeguatamente schermate, oppure la strada illuminata fa sembrare, per contrasto, troppo bui gli interni, spingendo chi vi abita ad accendere più lampadine, portandosi così la nocività in casa. Nella ricerca israeliana si ipotizza inoltre che il già precedentemente noto rapporto 6
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tra maggior reddito e maggiore incidenza dei tumori al seno potrebbe trovare un fondamento anche nell’eccesso di luce nelle case più ricche, dove non si bada all’importo della bolletta elettrica. Come già si può sospettare, il percorso con cui la troppa luce affligge le persone e, come vedremo, anche gli animali e le piante, è spesso intricato e controintuitivo. D’altronde è solo in modo contorto che ciò che è buono per antonomasia, la luce, può diventare una minaccia. Il passerotto junco occhiscuri, disorientato al calare della sera dalle luci dei grattacieli di Chicago, dà voce al suo smarrimento richiamando involontariamente fratelli e sorelle pennute tra il cemento. Passa la notte, ed è di nuovo giorno: dopo il riposo gli uccellini si levano in volo, ma l’ambiente è irriconoscibile, estraneo. Le luci dei palazzi, ormai spente, li hanno catturati in un labirinto ostile da cui pare impossibile uscire, e quando finalmente vedono lassù quello che pare un ritaglio di cielo, un rettangolo azzurro come un quadro di Magritte, vi si tuffano rapidi, spezzandosi il collo contro le specchiate e durissime lastre di vetro. La conta dei corpicini a terra dimostra che a pagare con la vita la nostra ambizione di luce sono le specie più comunicative, quelle che più socializzano la rotta con i vocalizzi (Winger et al. in Proceedings of the Royal Society B, 2019). Anche la foca, che sporgendo gli occhioni dal 7
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pelo dell’acqua cerca per orientarsi le stelle più luminose, come Sirio, si smarrisce a causa delle troppe luci che punteggiano la costa; e ancora: la luce artificiale danneggia il periphyton, microvegetazione degli ambienti acquatici, quindi indirettamente gli invertebrati che se ne nutrono, i pesci che li mangiano, e gli uccelli che pescano questi ultimi. Alcune piante sono oltraggiate nei cicli vitali dai giorni infiniti che splendono su di loro, altre sono insterilite dalla mancanza di impollinatori notturni. Le falene, proverbialmente attratte e distratte da ogni luce, si dimenticano infatti di visitarne i fiori per girare attorno a lampadine sempre più invadenti e numerose. L’elenco dei danni da illuminazione artificiale riempie le pagine degli articoli scientifici e lambisce sempre più spesso i rotocalchi e i quotidiani. Compresi quelli che, già nella pagina a fianco, celebrano le presunte virtù green delle luci a led. Ciononostante la preoccupazione per l’inquinamento luminoso resta confinata a una sensibile ma piccolissima minoranza, ben più risicata di quella di chi si allarma per l’inquinamento in generale, e non appena si accenni alla possibilità che la luce possa ritirarsi un poco dalle strade, come in occasione di gravi rincari dell’energia elettrica o di crisi dei bilanci pubblici, si scatena un’ondata di sconcerto e di paura, impossibile da scalfire con gli argomenti razionali utilizzati da chi fa campa8
L’era elettrica al suo inizio
gna per le notti scure. Per capire perché questa luce ci resti così appiccicata, perché questo inquinamento così vistoso riesca a passare inosservato, dobbiamo quindi calarci nella paura del buio. Avendo però ben presente che la paura non è solo un’emozione individuale, ma un fatto sociale, e che la richiesta di sicurezza che la paura scatena è il collante delle istituzioni dello Stato, per alcune teorie politiche persino il loro fondamento.
L’era elettrica al suo inizio Il rapporto tra paura e buio, e quindi tra luce e sicurezza, precede di molto l’utilizzo dell’energia elettrica. Lo si potrebbe tracciare indietro fino agli esordi della nostra specie, ripercorrendone la storia a ritroso e trovandosi infine a sbirciare, da un nascondiglio tra le fronde, un piccolo clan che riposa in un anfratto illuminato da bagliori, finalmente al riparo dai predatori grazie a un fuoco alimentato con cura, bacchetto dopo bacchetto, legno dopo legno. Eppure, nonostante il rapporto sia così remoto, credo si possa dire che è solo dal momento in cui la luce si è potuta accendere con un semplice interruttore che la percezione e le aspettative sono radicalmente cambiate, fino a rendere intollerabile ciò che fino ad allora era ineluttabile, e cioè il buio della notte. È 9