Diario di un fantasma - Nicolas de Crécy

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Collana Kina Collana diretta da: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Grafica: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Redazione: Anna Matilde Sali Traduzione dal francese a cura di Fay R. Ledvinka.

Titolo originale: Journal d’un fantôme © Futuropolis, Parigi, 2007, per la prima edizione © Futuropolis, Parigi, 2014 per la presente edizione © Nicolas de Crécy © Copyright 2017, Eris (Ass. cult. Eris) per l’edizione italiana Eris (Ass. cult. Eris) via Reggio 15, 10153 Torino info@erisedizioni.org www.erisedizioni.org Prima edizione Giugno 2017 ISBN 9788898644407




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Ôsu Kannon…

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Mi avevano consigliato le gallerie coperte di Ôsu Kannon, dove avrei trovato senza dubbio quello che cercavo

Ero appena sbarcato a Nagoya, qualche giorno prima del mio manager. Il quartiere era facile da trovare, anche senza mappa: si estendeva per chilometri.

Non passavo inosservato, al contrario di come mi ero immaginato.

nonostante la loro discrezione, i passanti mi lanciavano delle occhiate e poi si rigiravano.

Sembravano sorpresi di vedermi.

Eppure‌ fondamentalmente non sono diverso da ciò che si può vedere qui.

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In questo quartiere, si trovano antichità o in ogni caso cose un po’ vecchie, rare. il che non andava bene: troppa nostalgia.

E poi troppo caro. Troppo ridicolo per i miei gusti…

“Obsoleti quasi” mi avrebbe detto il mio manager. Ah! Sono qua anche loro!… non siamo venuti per questo. Verso le 18 la galleria si svuota un po’.

Non avevo visto questa simpatica coppia, eppure sono ovunque sui muri della città. Sono molto belli… cosa pubblicizzano esattamente? Dovrò chiederlo al mio manager

Il tratto è semplice senza imperfezioni, la posizione un po’ statica gli conferisce una forte presenza. L’occhio ha una forma inusuale ma convincente.

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Sono emozionato dall’espressione dei suoi occhi, emanano tranquillità, ma una tranquillità potente, e quasi languida.

I neon mi danno fastidio, torno all’hotel per riprendermi dal fuso orario e per ripararmi da una pioggia sempre più forte. Senza contare il vento… non lo reggo il vento.

La televisione annuncia un tifone per domani. Sono un po’ in ansia.

Sono troppo leggero.

Spero che l’aereo del mio manager non sia in ritardo o venga dirottato su Tokyo.

Ma devo uscire, per farmi un’idea di ciò che sono venuto a cercare qui. Gli ombrelli non costano niente, segno che le precipitazioni sono frequenti, tanto vale abituarsi.

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Sono fatto di carta… la mia forma non è ancora definita e mi sento fluttuare.

Non è poi così terribile, l’aria è calda e il vento intermittente. Resisto.

Un dio primitivo. Magnifico, porta il nome di Qoo. Senza dubbio un omaggio ai tre punti che formano il suo viso. La sua potenza metafisica mi sbalordisce.

“La luce verrà da questo tempio”. Lo chiamo tempio: è un distributore come potete vedere.

Il dio Qoo ha più attività, una diversa per ogni bottiglia. È accessibile a tutti, basta mettere 120 yen. Devo toccarlo, accarezzarlo, guardarlo da più vicino, capire meglio le sue linee.

Uffa! Non ho monete. Il dio Qoo sa farsi desiderare.

Al contrario di lui, io non ho ancora un nome. Sono una forma in divenire: sono il progetto di un disegno pubblicitario. Sono astratto ovviamente, non ho ancora una base.

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“Devi prendere forma nel migliore dei modi”, mi ha detto il mio manager, “dobbiamo ispirarci al meglio”.

E il meglio si trova qui, perché i disegni fanno parte della scrittura, e i disegni sono dei.

I negozi ne sono ripieni. Ritrovo il dio Qoo, declinato in tutte le forme possibili.

Grazie alla sua semplicità e all’efficacia della sua espressione, è troppo simpatico e questo fa venire voglia di comprarlo, gustarlo e adottarlo.

Tutto ciò che il mio manager sogna di vedermi incarnare: fidelizzazione del cliente.

In realtà,

Qoo è un succo di mela…

un po’ chimico.

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