Questo libro è rilasciato con la licenza Creative Commons: “Attribuzione − Non commerciale − Non opere derivate, 3.0” consultabile in rete sul sito www.creativecommons.org Tu sei libero di condividere e riprodurre questo libro, a condizione di citarne sempre la paternità, e non a scopi commerciali. Per trarne opere derivate, l’editore rimane a disposizione.
Collana Kina Collana diretta da: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Grafica: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Redazione: Anna Matilde Sali, Simone Povia
© Copyright Ivan Manuppelli, 2018 © Copyright 2018, Eris (Ass. cult. Eris) Le storie de I Sopravvissuti qui contenute sono state originariamente pubblicate sulla rivista Linus nei numeri da ottobre 2016 ad aprile 2018, ad eccezione di tutti gli extra e delle storie Cosa succede ai personaggi dei fumetti quando l’autore non viene pagato, 6 mesi dopo, realizzate appositamente per questo libro. Il copyright de I Ronfi, gli Scarabocchi, Rufolo, Papa Dictator e i Nasoni che appaiono alle pagine 62, 90, 91 è dei rispettivi autori. Eris (Ass. cult. Eris) via Reggio 15, 10153 Torino info@erisedizioni.org www.erisedizioni.org Prima edizione Settembre 2018 ISBN 9788898644568
Prefazione
di Daniele Luttazzi
Dal Vangelo apocrifo di Omino e Tacchino (13, 22-40)
I
n quel tempo, Omino e Tacchino erano grandi amici, ma un giorno il direttore dell’IperRisparmio li mandò a lavorare uno al nord, l’altro al sud. Sapevano che sarebbe stato difficile rivedersi, e l’avvicinarsi della partenza li rattristava. Allora, per salvare l’amicizia, fecero un patto: di lì a un anno si sarebbero rivisti di nuovo, nello stesso posto, alla stessa ora. Quindi si separarono. Lavorarono duramente, e l’anno passò in fretta. Tacchino tornò al luogo convenuto, all’ora stabilita. Aspettò, poi cominciò a preoccuparsi. Cos’era successo? Possibile che Omino avesse dimenticato la promessa? Ma dopo alcuni minuti, qualcuno bussò alla porta. Tacchino aprì: sulla soglia, in piedi, c’era il suo amico. Omino era molto pallido e si scusò, spiegando che aveva avuto da fare e questo gli aveva impedito di arrivare in orario. Continuò a scusarsi, dicendo che aveva ancora molto da fare e non poteva trattenersi a lungo. Sembrava a disagio, aggiunse che non poteva dire a Tacchino perché dovesse andarsene tanto in fretta, ma insistette che doveva andarsene. Spiegò che non voleva rompere la promessa fatta all’amico, e così era venuto all’appuntamento, anche se solo per poco. Scusandosi ancora per la brevità della visita, ripartì. Tacchino era molto seccato e tornò al nord. Una settimana dopo ricevette una lettera da Omino, che diceva: «Devo chiederti
scusa. Stavo lavorando davvero sodo e di conseguenza ho perso completamente il senso del tempo. Di colpo mi sono ricordato che oggi è il giorno in cui avevamo promesso di rivederci per rinnovare la nostra amicizia; ma la distanza fra il luogo di lavoro e il luogo dell’incontro è un viaggio di almeno tre giorni. Mi sono reso conto che sarei arrivato in ritardo; però, anni fa, una suora in odore di santità mi ha insegnato che lo spirito viaggia più veloce del corpo, così ho ucciso il mio corpo. In questo modo, spero di arrivare in tempo al nostro appuntamento.» Commento La scoperta dei numeri irrazionali, o incommensurabili, creò angoscia fra i pitagorici, perché i numeri irrazionali non possono essere espressi con una frazione definita, dunque potrebbero essere sia pari che dispari, oppure, che è lo stesso, né l’uno né l’altro: cioè contravvengono al principio di identità, che era il fondamento della logica e della corrispondenza fra logica e ontologia. Saltava anche la corrispondenza fra matematica e logica. Sopravvissuti alla catastrofe antropologica causata dal capitalismo finanziario, che ha svuotato di ogni traccia di umanità le democrazie occidentali, viviamo la fine della pietas, ovvero della civiltà mediterranea in cui l’ospite e il naufrago erano sacri, con un’angoscia analoga, dovuta stavolta alla perdita del nostro Sé, sia personale sia sociale. Agli artisti, bambini paradossali, il compito di urlare che il sistema è marcio.
Lo spirito di Hurricane ha trovato il modo di raggiungere ciò che era impossibile al suo corpo. C’è ancora speranza. Sull’autore e sul libro Ivan Hurricane Manuppelli (1985) è riconosciuto unanimemente come uno dei più grandi fumettisti satirici italiani in attività. Il gusto delle sue tavole, ricche di riferimenti e di humour, è prettamente postmoderno; e, richiamando la celebre maniera di Kurtzman & Elder (l’unica giusta, quella della sicurezza sconcertante e pirotecnica), le fa delibare con un divertimento che mai si spezza. Se Gomboli fu il primo dei nostri ad assimilare la lezione americana, Hurricane ne dimostra una conoscenza consumata, che gli permette una critica della società contemporanea vivida d’invenzione: sequenza dopo sequenza, con vena inesausta, l’autore sostiene una paradossale, sapidissima discussione di carattere etico e politico sulle conseguenze, rilevate con assoluta lucidità, del taglio dei diritti che da anni viene gabellato in tutto l’occidente come soluzione dell’attuale crisi economica dai responsabili stessi della crisi; alla quale il “popppolo” sovrano, abituato a una facile acriticità dall’abuso di divertimento tecnologico audiovisivo-tattile-cinetico, reagisce con una rabbia inconcludente e autolesionista che, in ultimo, svolge solo una funzione di sostegno del sistema (–Cos’è ’sta pagliacciata? –Non lo vedi? Sono morto!). Pur non avendone la veste, questo bel libro è dunque un saggio appassionato sul problema del fascismo economico, istituzione totale e prevaricante di cui diventa, in virtù di un sentimento della realtà potentissimo e felice, uno dei dispacci più convincenti e universalmente accessibili fra quelli in circolazione. Ci sono due temi. Uno di denuncia di uno stato di fatto, l’altro di critica dell’ideologia dominante. Il lettore accurato saprà rintracciarli subito.
Veramente straordinarie la freschezza di sensazioni visive e l’assoluta spregiudicatezza dell’opera, il cui mondo s’oggettiva in molte figure di originali che attivano l’attenzione dell’utente: concrescono con i protagonisti (Omino & Tacchino, la famiglia Varnelli) comprimari indimenticabili (Pangocciole, il dott. Eugenio Eutanasio, il direttore dell’IperRisparmio e il suo consulente Pikaard, Ritalin, Pancrazio, la Suora). Poiché i personaggi sono tutti ben caratterizzati, tutti distinguibili, tutti ininterrottamente in piena azione, sarebbe immorale, da parte mia, cedere alla tentazione di descriverli fino ai capillari, quando posso lasciare all’acquirente la gioia della scoperta. Taccio inoltre sul miracolo della ragnatela scintillante che si forma a poco a poco con i fili tirati tra l’idea a pagina x di un episodio e quella a pagina y di un altro: basti dire che rende penetrante e feconda l’ironia colta del libro, altrimenti destinata, come sempre accade quando la maneggiano i dilettanti, alla sterilità del solletico, che poi è il loro tratto distintivo. Quest’opera prelibata, di alta tenuta intellettuale, ma soprattutto di costante intelligenza psicologica, è scritta e illustrata per la gioventù impaziente: di qui le caratteristiche di fantasia, di semplicità e di simpatica spigliatezza che rendono il libro una rivelazione ariosa, di cui alla fine si è soddisfatti come se l’autore, realizzandolo, ci avesse usato un favore personale. A scanso di equivoci: se a un fumetto si addice la qualifica di “sensazionale”, questo è il caso. Creazione di dilettosa dissennatezza, dove la confusione deliziosa della materia si dispone con la grazia di un nonsense intinto di crudeltà morbosa, il capolavoro di Hurricane è percorso da un’inquietudine delicata e allarmante; ed è destinato a diventare un classico del grottesco con una velocità che nessun editore, per quanto inadempiente, potrà rallentare. L’ho letto da pochi giorni e non parlo d’altro: siccome però non so emettere che esclamazioni d’entusiasmo, nessuno mi crede; ma insomma bisogna pur dirle le cose.
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