L’Appetito è una storia sul cibo, la sua abbondanza, la sua assenza. Il suo potere. Tra 1700 e 1800 a Parigi c’era un commercio molto particolare: quello degli avanzi alimentari. Questi, recuperati prima dalle cucine di Versailles, poi da ristoranti e cucine private dei nuovi ricchi, erano lo strumento grazie al quale lo Stato, con la connivenza della borghesia, controllava l’ordine pubblico sfruttando il mercato della fame. Nello stesso periodo, a Roma, la fame era appannaggio della Chiesa: si chiedeva in cambio del cibo l’iscrizione dell’anima ai registri delle parrocchie. Sono queste le coordinate storiche e geografiche entro cui – fra mercati maleodoranti, mense popolari parigine e viuzze di Roma – si muovono i protagonisti del romanzo: l’erede di una famiglia francese di venditori di avanzi e un miserabile parroco romano. L’autrice non si accontenta di raccontare la loro storia, la amplia e dialoga con il lettore attraverso una ricca rete di rimandi, fatti di note a margine e brevi stralci di un...