~atropo fantascienza~
SILVIO VALPREDA
PRESIDIO ILLUSTRATO DA MARCO MARTZ BREVE RACCONTO SPIN OFF DA
FINZIONE INFINITA
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Collana Atropo Collana diretta da: Anna Matilde Sali Grafica: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Illustrazione di copertina: Marco Martz
© Copyright 2015, Silvio Valpreda Eris (Ass. Cult. Eris) via Reggio 15, 10153 Torino info@erisedizioni.org www.erisedizioni.org
Presidio
Crenn, mentre camminava verso l’agenzia, pensava. Era ormai da quasi una settimana che dormiva all’aperto, con il sacco termico in uno spazio di servizio tra due condomini. Il mattino doveva svegliarsi presto per evitare di farsi trovare dagli addetti ai rifiuti che andavano a svuotare le colonne di scarico. Da due giorni pioveva e l’umidità gli era penetrata sotto i vestiti, nonostante fossero tecnici e di buona qualità. Li aveva comprati a una svendita di materiale dell’esercito. Odiava vestirsi da militare, ma doveva ammettere che quei prodotti erano davvero buoni, non si trovava in giro roba simile per uso civile, soprattutto a un prezzo così basso. Le aziende di forniture militari avevano un regime fiscale estremamente agevolato, contributi governativi per la ricerca, prezzi calmierati per l’energia e per la manodopera, tutto questo permetteva loro di realizzare attrezzature all’avanguardia a un costo impensabile per l’industria civile. Quando qualche fornitura aveva piccoli difetti o semplicemente i piani di acquisto di una corporation della 3
difesa erano cambiati, quel materiale era venduto nelle aste e finiva in mano a negozianti specializzati. Crenn era in pratica abbigliato e attrezzato come un soldato di una grande multinazionale di servizi bellici. Molti lo scambiavano addirittura per un ex militare o un congedato temporaneo e lui sfruttava questa idea senza smentire l’impressione dell’interlocutore. In generale, coloro che avessero prestato servizio in uno degli eserciti privati erano considerati con particolare rispetto, specialmente se fossero stati in servizio con la Fidelity Bread o con la Enduring Peace: le due più grandi ditte fornitrici di servizi bellici alle quali i governi di quasi tutti gli stati avevano concesso l’appalto della protezione del pianeta. Crenn era disgustato da quella situazione, tuttavia si era adattato a lasciar credere di essere stato un soldato. Nessuna agenzia, d’altronde, gli avrebbe altrimenti affidato una proprietà. Quando giunse dinanzi alla porta, entrò risolutamente. Si trattava di un locale originariamente concepito come negozio aperto al pubblico e poi convertito in studio. La vetrina era stata verniciata di nero opaco e su di essa era stata sistemata una scritta fatta di lettere adesive prestampate di quelle che si acquistano nei negozi di ferramenta: 4
«Sicurezza locali non occupati». L’uomo anziano dietro la scrivania gli indicò l’unica sedia sgombra da fogli e disordine e gli fece cenno di accomodarsi. Lo spazio si sviluppava in lunghezza, ma era piuttosto stretto, poco più della dimensione del tavolo e delle due sedie contrapposte. Una volta seduto, Crenn si trovò con le spalle addossate al muro e altrettanto stava il vecchio; la distanza tra loro era completamente occupata dal tavolo. Ovunque aleggiava un odore di polvere e di chiuso. La luce era accesa nonostante fosse giorno, infatti dalla vetrina ricoperta di pittura non passava luce e solo una piccola finestrella in fondo lasciava intravvedere l’esterno dal lato del cortile. «Allora, come le dicevo al telefono, si tratta di una bella proprietà, davvero molto bella.» Crenn assentì con il capo, in ogni caso, nella condizione nella quale si trovava, non poteva permettersi di rifiutare. «Non è vuota, al momento, e fa parte del suo compito liberarla. Io, da parte mia le posso concedere l’aiuto di due ragazzi. Andate là insieme e fate quello che c’è da fare e poi, come sa, bisognerà presidiare in modo continuativo.» Il tizio dell’agenzia gli porse un foglio facendolo scorrere sul piano della scrivania. «Un’ottima occasione, vedrà che bella proprietà.» 5
Crenn prese il foglio fingendo di esaminarlo, ma era deciso a firmare. «Purtroppo non si potrà usare il bagno, i servizi sono scollegati, ma ho già fatto preparare una toelette a sali di cristallo, gliel’ho fatta mettere nel pacco delle vettovaglie». Strizzò l’occhio su quella parola militaresca pensando di aver creato una complicità. Crenn finse di sorridere, poi guardò verso la porta in fondo al locale sulla quale era applicata una targhetta con il simbolo del gabinetto, il vecchio capì al volo. «Se vuole approfittare delle comodità dell’agenzia, faccia pure. Se vuole anche lavarsi, faccia con comodo, come se fosse a casa sua.» Crenn si alzò e si diresse verso il bagno. Era piccolo e sporco come il resto dell’ufficio. Il getto della doccia era intermittente per risparmiare acqua preziosa. Crenn, mentre si lavava, pensava. Avrebbe voluto andare dal vecchio agente e dirgli che non era un militare. Dire che non voleva trovarsi ancora una volta a liberare un edificio sfrattando qualche poveraccio facendolo finire in strada o in galera. Si rivestì e uscì dal bagno. Provò ad accennare quello che aveva pensato di dire. «Lo so. Lo avevo già capito, ma per il bene di tutti, io adesso farò finta di non averla sentita. Suc6
cede un momento di debolezza, basta non farci troppo caso.» Gli avvicinò il foglio da firmare. «Qui c’è il suo contratto per l’incarico di presidio. Io farò finta di niente, per me lei è meglio di certi militari veri. Sapesse, alcuni con i quali ho avuto a che fare, quanto erano poco affidabili… Persino un ex caporale.» Crenn abbassò gli occhi e mise il suo sigillo sul pezzo di carta. Quella notte avrebbe dormito al coperto, in una proprietà da presidiare. Una bella proprietà, come aveva detto il vecchio.
Cinque personaggi per cinque racconti ambientati nel mondo claustrofobico di Finzione infinita. Ombre secondarie del mondo apatico e conformista creato da Silvio Valpreda che in questi brevi spin-off diventano protagonisti e si muovono avidi tra le piaghe di una società affetta da cultura della guerra, crisi continua e totale anaffettività. Un mondo dove il racconto mediatico dello stato di emergenza ha riplasmato la convivenza sociale e le proprie aspettative, e l’unica possibilità di carriera è nell’indotto delle industrie belliche e della sicurezza. Attenzione: rischiate di sentirvi a casa. SILVIO VALPREDA
ILLUSTRATO DA MARCO MARTZ