Collana Kina Collana diretta da: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Grafica: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Redazione: Anna Matilde Sali
Prima pubblicazione: Psycho, Comicland, La Spezia, 1996 Kathodic Karma, su testo di Anna Katodika, in Talking Heads, R&R Editrice, Spoleto, 1994 © Jenamarie Filaccio all rights reserved © Copyright 2017, Eris (Ass. cult. Eris) Eris (Ass. cult. Eris) via Reggio 15, 10153 Torino info@erisedizioni.org www.erisedizioni.org Prima edizione Ottobre 2017 ISBN 9788898644421 Questo volume è stato realizzato in collaborazione con Jenamarie Filaccio, Teké Gallery e Tabularasa Edizioni. Della presente edizione è stata realizzata una tiratura speciale limitata e numerata con serigrafia di 250 copie da Tabularasa Edizioni / Teké Gallery.
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Gianluca Lerici, 1993, Castelpoggio, Carrara
It’s tekno class-war, baby! (il ritorno di Psycho)
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ome That’s All Right, Mama di Elvis Presley nei ’50 o Blitzkrieg Bop dei Ramones vent’anni dopo non hanno avuto bisogno di alcuna spiegazione o commento per innescare istantaneamente nei cervelli di chiunque all’ascolto una reazione chimica esplosiva, così le tavole a fumetti di Gianluca “Prof. Bad Trip” Lerici catturano e sbalordiscono l’osservatore con il loro perentorio segno visionario, comunicando in una frazione di secondo una quantità di informazioni (circa il loro retroterra, contenuto e intenti) e invogliando in modo subliminale a scuotere il bacino e a pogare a ritmo. Proseguendo nelle analogie oblique, se il wall of sound philspectoriano era un suono calibrato in modo da poter operare al meglio fuoriuscendo dalle piccole radio a transistor dell’epoca, la linea dura (oltre che chiara) di Lerici è tale da “reggere” anche nelle tecniche di stampa più povere e casalinghe, dall’offset economico alle fotocopie delle fanzine fai-da-te (ma anche nella pessima stampa dai grigi impastati del suo Almanacco apocalittico, uscito nel 2002 negli Oscar Mondadori). Un fumetto stradaiolo e antagonista, concepito per condurre un sinestetico assalto alle percezioni di tutti noi drogati di normalità, assuefatti a una sempre più artificiosa realtà del consenso. Siamo nel 1996 e Lerici pubblica in proprio Psycho, senza sapere ancora che questo quarto volumetto sarà l’ultimo titolo originale nella collana di comix delle edizioni Comicland, fondate due anni prima a
La Spezia con alcuni amici e collaboratori. A rimarcare il carattere di produzione indipendente dell’albo, in terza di copertina viene lasciato uno spazio vuoto per ospitare dediche di pugno dell’artista e messaggi per i singoli acquirenti, o anche piccole fotocopie con le ultime informazioni su titoli disponibili e progetti in corso (nella mia copia, un foglietto richiede contributi per un futuro numero sul tema “The Beast”, mai completato). È un piccolo vezzo che la dice lunga sull’amore di Gianluca per le pubblicazioni progettate e allestite seguendo scrupolosamente di persona ogni fase del processo, dall’impaginazione alla stampa alla distribuzione postale. Oltre che un’esigenza alimentare, questa autodeterminazione esprime per Lerici la volontà di appartenenza a una tradizione dell’editoria marginale e alternativa che ha visto coinvolti molti dei suoi autori di riferimento, dal Robert Crumb di “Zap” capostipite delle innumerevoli testate di underground comix dei ’60, al Jello Biafra dell’Alternative Tentacles, combattiva etichetta indie in aperto contrasto con le strategie delle grandi compagnie discografiche. L’autoproduzione è un’ideologia e uno stile di vita, prima ancora che una necessità. Lo Psycho del Prof. Bad Trip – sarà bene chiarirlo subito – non ha nulla a che spartire con l’omonimo capolavoro della suspense di Alfred Hitchcock e neppure con la morbida psichedelia “peace & love” dei ’60, anche se l’autore condivide una propensione alla visionarietà onirica ricorrente negli 11
smo di riviste come l’italiana “Decoder” e la statunitense “Mondo 2000” (vedi il saggio di Ken Goffman e Dan Joy Controculture. Da Abramo ai no global, Arcana, 2004). In questi Bad Trip Comix, quando uno snodo nella vicenda diviene troppo prevedibile, la sceneggiatura taglia corto con uno sbrigativo «bla bla», rivelando la vera natura del meta-fumetto. Alla bonaria rivisitazione di convenzioni della letteratura fanta/noir e alla sarcastica critica di routine dei mass media (vedi l’orwelliano Pop Network che intrattiene e blandisce il pubblico, utilizzando una telecamera-spia impiantata in segreto nell’occhio del detective) l’autore associa però visionarie aperture su universi altri, che sottendono inquietudini più profonde e concrete della semplice sturiellet cyberpunk. Ciò si verifica per mezzo di deviazioni impreviste nel racconto, sequenze senza parole, spettacolari splash page e pannelli multipli che, come mandala cibernetici o gorghi spazio-temporali, alludono e introducono a diversi livelli di lettura. È un tuffo in una T.A.Z. (Zona Temporaneamente Autonoma) per meditazioni extrasensoriali, in una realtà virtuale cartacea che non necessita di casco e di guanti ad alta tecnologia. Non è tempo di creare nuovi (super)eroi, quanto di penetrare in altre dimensioni. Quando dedica un calendario ai propri eroi musicali, da Elvis a Hendrix, quando esalta (anche in veste di eclettico dj) la «tekno-muzak» più trash e pestona in circolazione o quando realizza strip sulla storia del Rumore per l’omonimo mensile, Lerici palesa la predisposizione dei suoi disegni a dotarsi di una funzionale colonna sonora, che si tratti di gruppi reali o di band immaginarie (come le molte da lui inventate, da Oto & I Melaras a The Astrogerms On Dope). Non è quindi del tutto casuale che un compositore contemporaneo come il compianto Fausto Romitelli abbia creato un’intera suite orchestrale ispirata ai disegni lisergici di Gianluca (Professor Bad Trip, cd su Cypress Records,
annali del fumetto (a partire da certe tavole distorte e fantasmagoriche di Little Nemo, passando per le arcane dimensioni alterate del Doctor Strange e le galassie allucinogene di Lone Sloane) ed è ben consapevole della florida e longeva tradizione dell’arte che riproduce effetti ottici da percezioni alterate (vedi volumi come Psychedelic: Optical and Visionary Art Since the 1960s, The MIT Press, 2010, o Juxtapoz Psychedelic, Gingko Press, 2013). Psycho corrisponde qui invece al nome anagrafico di un investigatore privato alla Sam Spade che, in un distopico futuro, si trova suo malgrado invischiato nelle macchinazioni per il controllo delle masse da parte di potenti e spietate corporazioni. Il detective – della storia viene annunciato un seguito, mai pervenuto – non è però un personaggio delineato con precisione, ma piuttosto uno spoof (come lo definiscono gli anglosassoni), una burlesca parodia dei meccanismi narrativi canonici del noir hard-boiled rivisti in chiave di fantascienza cyberpunk (con prelievi da Bruce Sterling ma anche da precursori del genere come Philip K. Dick e J. G. Ballard), un po’ come già i primi comix sotterranei citavano e prendevano a modello i leggendari fumetti orrorifici della EC Comics, censurati e invisi a genitori e benpensanti. Nel suo segno comunque personale e inconfondibile, Lerici rivisita il tratto potente e l’esasperato stile caricaturale di Basil Wolverton e Harvey Kurtzman, mentre porge omaggio alla tradizione sotterranea di Crumb e Shelton, così come al fumetto popolare del primo Magnus e a quello d’autore di Moebius. Senza possedere l’ambizione e il respiro del “romanzo grafico” – come era avvenuto in parte per la deragliante riduzione de Il Pasto Nudo di W. S. Burroughs – i fumetti in ambito sci-fi di Gianluca, a partire da The Modern Dance del 1992 e Mondo Tecno dell’anno successivo, sono palesemente dei canovacci che servono a introdurre temi e situazioni delle controculture cyberpunk, all’epoca nel loro momento di massima popolarità grazie anche all’azione di proseliti12
2004). Come avviene abitualmente coi brani pop-rock, i fumetti dell’autore si prestano poi particolarmente a essere “remixati” e ricombinati in diverse configurazioni (vedi, sull’Almanacco apocalittico, La canzone del tecno-ribelle del 1993 e Double Dose del 1994 nelle versioni “remixed in 2001”). I Bad Trip Comix sono certamente opere da ascoltare a tutto volume. È una considerazione forse scontata ma sostanziale quella per cui un fumetto di Gianluca non si consuma solo sulla pagina. È un atto creativo che, in qualche modo, forza i limiti del mezzo che utilizza, pur dimostrando grande rispetto per la sua storia e i suoi protagonisti. Non si tratta solo di intrattenere o di estorcere un sorriso al lettore, bensì di manifestare, interpretare e spalleggiare gli epocali mutamenti socio-culturali in corso, sul fronte antiautoritario e anarco-libertario come su quello neo-pagano-sciamanico. Quando in una tavola del Professore si invoca uno street riot o si parla di tecno-lotta di classe, percepiamo chiaramente che non si tratta solo di una citazione da un brano rock o techno-dance (anche se c’è chi quel fumetto l’ha realmente messo in musica). E quando Lerici travalica i limiti di una trama lineare per spingersi, come in Double Dose, in una sequenza di visioni solo intuitivamente concatenate, comprendiamo quanto logico e consequenziale sia il passaggio dalla carta stampata (in bianco e nero) alle tele (a vividi colori) che dalla metà dei ’90 sempre più caratterizzano la sua produzione. Sono quadri in massima parte a colori acrilici in cui la componente narrativa non viene azzerata bensì sintetizzata e sublimata nei suoi elementi essenziali (simboli primordiali come il teschio e l’occhio della tradizione mistica, umani con inquietanti impianti bio-tecnologici, grotteschi alieni da B-movie, robot fuori controllo, ecc.) e dove la sensazione di “viaggio” inter-dimensionale è accentuata dall’uso di vortici, giochi prospettici, piani sfalsati su colori complementari
(con appositi occhiali per una visione tridimensionale). Storie dunque che si mutano in meta-pitture, smontando la logica sequenziale willeisneriana e proponendo una forma “analogica” ed elementare della «tela digitale infinita» profetizzata da Scott McCloud nel suo Reinventare il fumetto (Vittorio Pavesio Productions, 2000). Il segno da outsider del Prof. Bad Trip, intermediale per vocazione e svincolato dalle convenzioni fumettistiche come dalle regole che imbrigliano il mercato dell’arte, ha quindi caratterizzato e dato voce a un periodo cruciale – perché terminale, quasi un canto del cigno – della controcultura (inter)nazionale, interpretando aspirazioni e malesseri di una generazione un attimo prima che il livellamento e la centrifugazione internettiana dei saperi cancellassero ogni parvenza di identità e aggregazione alternativa. Per questo motivo addentrarsi oggi nelle immagini di Gianluca porta con sé anche uno struggimento da finale di partita, un senso di apocalisse annunciata e (purtroppo) sempre più manifestamente in progress. Il catastrofico incipit di Psycho, «Bad Trip Comix nel 2020!», è in questo senso amaramente profetico e potrebbe benissimo essere stato scritto oggi, in epoca di darknet e inconcepibili misteri del deep web, anziché vent’anni fa. È un bel strano paradosso il fatto che il concetto stesso di “sotterraneo” sia stato vanificato e vaporizzato proprio da quelle nuove tecnologie che le controculture dei ’90 designavano come possibili strumenti di liberazione e autodeterminazione, nella nuova utopica frontiera del cyberspazio (come nel caso delle teorie neuro-evoluzionistiche di Timothy Leary; i fatti però si sono poi svolti in modo molto diverso). L’arte del Prof. Bad Trip incarna al meglio questo sussulto cibernetico delle culture antagoniste, in stretta continuità e correlazione con l’era Beat-Hippie, col punk dei ’70, con l’Industrial Culture e l’anarco-punk hardcore degli ’80, di cui l’autore spezzino 13
ne e colori per i laboratori tenuti assieme a Jenamarie a favore di alcuni detenuti). Al Prof. Bad Trip, uscito troppo in fretta da questo livello di gioco, dobbiamo perlomeno l’impegno a mantenere il più possibile in circolazione i suoi lavori, editi e inediti, permettendo così alle nuove generazioni di compiere memorabili esperienze teknopsycho-allucinatorie. Con o senza occhialetti 3D.
è stato protagonista come cantante (negli Holocaust) oltre che come graffitista, fanzinaro ("Archaeopteryx"), autore di copertine, poster e volantini. Se internet azzera le distanze tra overground e underground e di fatto neutralizza il ruolo antagonista tradizionalmente svolto dalle tribù delle culture alternative, permane però la resistenza individuale e quella di piccoli gruppi coesi, l’attitudine a mettersi in gioco in collaborazioni personali e di rete, vedi i lavori a più mani realizzati da Lerici con autori sulla sua stessa lunghezza d’onda come Matteo Guarnaccia e Marcel Ruijters, gli inviti allargati “a tema” delle antologie di Comicland, l’esperimento del gruppo di “arte sociale e libertaria” Gli Insoliti Ignoti (2004-2006) assieme alla compagna Jenamarie Filaccio, Alessandro Donini e Andrea Berti. L’opposizione è a oltranza e il Prof. fino all’ultimo si cimenta nel «surfare il nuovo che avanza nel mare di merda del solito fottuto domani» (Tomorrow, 1994). Nel bel documentario Hanno paura di me! – Sanno che sono punk e che vengo dal Canaletto (2016) di Andrea Castagna e Carmine Cicchetti, Benzo dei Fall Out, amico e compagno di avventure anarco-punk dell’artista, coglie nel segno quando afferma che Lerici era i suoi disegni. Nell’incessante creazione di una miriade di tavole, serigrafie, quadri, adesivi, magliette, sculture e perfino mobili e oggetti da arredamento, l’autore pareva realmente impegnato in un esperimento ai limiti del paranormale, ovvero trasferire il proprio intero essere nelle trame e texture che uscivano a getto continuo dalla sua penna: reticoli di cavi elettrici, labirintici meccanismi, microrganismi e piante mutanti, megalopoli future e profondità astrali. Ogni volta che scrivo di Gianluca e ogni volta che vengo risucchiato dentro un suo disegno, lo rivedo qui in visita nel mio studio col suo amabile amalgama di strafottenza e humour, di paranoia apocalittica e schietta generosità (per dirne una, ricordo la colletta di pen-
Vittore Baroni
Vittore Baroni (Forte dei Marmi, 1956) è un critico musicale, artista ed esploratore delle controculture. Dalla metà dei ’70 è uno dei più attivi operatori nel circuito planetario della mail art. Ha scritto e curato libri sulla musica contemporanea e su aspetti delle “culture di rete” che hanno anticipato Internet. Ha organizzato esposizioni, eventi, pubblicazioni e progetti collettivi in ambito di arte postale, audio art, poesia visiva, fumetto e street art. Ha scritto sceneggiature per storie a fumetti di Gianluca Lerici e i testi di strisce e rubriche curate assieme al Prof. Bad Trip per varie riviste (Rockerilla, Rumore, Vinile, Tic, ecc.).
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Gianluca Lerici, 1999, Milano
KarmaPsychoKatodiko
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rmai è passato un anno dalla conclusione della prima tappa della mostra "Professor Bad Trip – A Saucerful of Colours", presentata a giugno 2016 a Carrara presso Teké Gallery. In un anno il turbine di eventi e avvenimenti che si sono susseguiti, ci hanno portato a ripetere la stupenda avventura di riproporre questa splendida e unica retrospettiva in diverse location in tutta Italia. Roma, novembre 2016, dove tra le varie serate che abbiamo dedicato al Professore, durante quella del 25 novembre, nel decennale della sua scomparsa, è stato proiettato il magnifico documentario Hanno paura di me! realizzato dalle sapienti mani di Carmine Cicchetti e Andrea Castagna. Milano, aprile 2017, dove siamo stati ospitati in una delle sedi del Fuorisalone della Design Week per presentare i lavori di design realizzati da Gianluca Lerici durante la sua poliedrica carriera. Macerata, aprile 2017, dove il Ratatà Festival ci ha dato la possibilità di presentare a un pubblico underground proveniente da tutta Europa la mostra dedicata al Prof. Bad Trip, all’interno delle prestigiose sale della Galleria dell’Accademia di Belle Arti. Un percorso quello intrapreso con Bad Trip che, passo dopo passo, ci sta portando sempre più soddisfazioni personali, contatti importanti con artisti emergenti e professionisti affermati, collaborazioni con persone e gruppi di lavoro in linea con il nostro pensiero e con i nostri progetti. Proprio da una di queste collaborazioni nasce il libro che tenete tra le mani in questo momento.
Dopo aver conosciuto i ragazzi di Eris edizioni a Macerata proprio in occasione del Ratatà Festival, abbiamo subito intuito che il nostro sogno di dedicare nuovi volumi al ricordo e al recupero dell’arte e del fumetto di Gianluca Lerici sarebbe potuto avverarsi. Psycho e Kathodic Karma sono i primi due fumetti con i quali vogliamo iniziare questa nuova avventura dedicata al ricordo di Bad Trip. Ci sembrava opportuno affiancare queste due storie per il loro carattere distopico, tipico dei fumetti technocyber-trash-punk di Gianluca. Un’introduzione al mondo alienato e oppressivo del Professor Bad Trip che per tanti versi ci ricorda la nostra situazione attuale. Nonostante l’odio e il rigetto quasi totale della tecnologia, Gianluca Lerici è riuscito, in maniera molto visionaria, ad anticipare il periodo del «chaos catodico dilagante» che stiamo vivendo ai giorni nostri. Un mondo claustrofobico, dove ogni persona è tenuta sotto controllo, dove non c’è possibilità di pensare in maniera libera e autonoma. Un mondo dove le notizie vengono filtrate e sintetizzate fino a essere banalizzate, masticate e vomitate in bocca alle folle rese stolte e inebetite. Un mondo dove i potenti controllano i deboli attraverso la somministrazione monitorata di tutte le tipologie di droghe che possono tenere a bada la massa. Ancora una volta, l’ironia sottile del Professore riesce a rimanere sempre viva e attuale e a superare i decenni: Psycho è ambientato nel 2020 e sembra realmente il mondo che stiamo vivendo oggi. 16
«Il pensiero liberato partorirà universi multiformi dai limiti spazio temporali dilatati a dismisura… L’impossibile diventa possibile nell’ebbrezza del Karma Katodiko» ci ricorda Gianluca in Kathodic Karma. Chissà quale sarebbe la visione del Prof. Bad Trip se fosse ancora vivo e potesse contemplare quanto il mondo che ci circonda stia diventando sempre più vicino ai suoi profetici fumetti. Purtroppo non possiamo saperlo, ma vi invitiamo a immergervi nella lettura di questo volume e ci auguriamo che sia solo il primo di una lunga collaborazione tra Eris edizioni e Tabularasa Edizioni. Un ringraziamento speciale a Jenamarie Filaccio, la compagna di vita di Gian-
luca, che ha collaborato con noi anima e corpo sin dall’inizio di questa avventura e senza il cui aiuto tutto ciò non sarebbe potuto avvenire. Marco Cirillo Pedri
Marco Cirillo Pedri (Viareggio, 1981) è curatore d’arte, grafico e artista. Dal 2004 ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Carrara e ha aperto, insieme ad altri ragazzi, il laboratorio creativo E.X.P. Tra gli eventi più importanti ricordiamo Pimp My Mary, progetto che ha coinvolto in due edizioni più di 200 artisti in tutto il mondo. Attualmente è curatore presso Tabularasa Teké Gallery a Carrara dove tra le mostre più importanti ricordiamo quelle di Igor Hofbauer e del Professor Bad Trip.
Gianluca Lerici, 1995, Lucca Comics
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