Storia della Santa Russia | Gustave Doré

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STORIA DELLA



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STORIA DELLA

O rus, quando te aspiciam! Horatius Qui les meut? qui les poinct? qui les conduict? qui les ha ainsi conseillé? Ho, ho, ho, ho ! Mon Dieu, mon saulveur, aide-moi, inspire-moi, conseille-moi. Rabelais.

Confucius.

Com’è nata la Russia? La sua origine si perde (c’è bisogno di dirlo?) nella notte dei tempi.

Soltanto verso il quarto secolo la sua storia comincia a delinearsi.

Le precedenti vicende di questa santa terra si sono perse tra la totale indifferenza (si suppone) degli indigeni dell’epoca.


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I più antichi cronisti riferiscono che verso l’anno undici o undici e mezzo un bell’orso polare si lasciò sedurre dal languido sorriso di una giovane foca, e che da questa unione innaturale nacque il primo Russo.

Così molti dotti spiriti hanno in seguito fatto a gara nel forgiare ardite e suggestive teorie, tutte però, a ben guardare, tirate per i capelli una più dell’altra.

Ti consiglio, caro lettore, di guardare con scetticismo e superiorità a tutte quelle baggianate spacciate per scienza o storia, ispirate in realtà soltanto da un cieco odio per i Russi.

Del resto, voler risalire fino alle primissime origini di questa così difficile storia…

Altri autori però riportano pinguina al posto di foca.

Torrenti di vane parole e di inutili congetture, dalle quali certamente noi non ci lasceremo fuorviare.

… equivarrebbe a voler scalare gli Urali… Troppo freddo, non sei d’accordo?


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Ma eccoci arrivati all’epoca in cui lo storico, basandosi su documenti seri, inoppugnabili, autentici, può, con l’aiuto di un ben equilibrato senso di analisi e sintesi, diventare chiaro, coerente. Persino interessante. Gli Essklwis, o Esclavi, o Sclavi, e più tardi klawes, slavi o schiavi, dalla parola slavia che, nel loro idioma, significa gloria , altri non erano che i Wepdrognwiens, o Wolpolodrgswliens, o meglio i Petchnègues, che così spesso abbiamo visto infestare le regioni settentrionali, e che più tardi vedremo, un po’ più lontano, sotto il nome di Golwsphries o Snsplglpdswiths (volgarmente detti Poldniwgkariksss) passare la Dwlazrwirrwka (oggi Deneper o Dnièper), dove 56813 di essi, senza contare le donne, i vecchi e i bambini, restarono inghiottiti dai gelidi flutti. I sopravvissuti si fusero poi con le razze Threrwpnmdplwisses, o Prtwpdnckgniennes, meglio note coi nomi di Vogoulli, Tchermisses, Touwaches, Permi, o anche Armeni, Finni, Lapponi, Esteni, Russalki, Pollowtzi, Ossani, Kiwiwthes, Whgptstv, Unni, Bulgari, Ongari, Krwngpthgntkess (è infatti per errore che alcuni testi riportano la grafia Hragnwkpstwsklmtsss), etc., etc., etc. Questi uomini errabondi conducevano vita pastorale; essi erano detti pastores, pastyri o pastowkli. Portavano questo nome perché avevano l’abitudine di far pascere i loro armenti. (pascere dal greco

che significa possedere). Ma

torniamo al nostro soggetto. La ricchezza di questi pastori consisteva nelle pecore, (oves, owst. la digamma

) e nei bovini (boves,

feroci, fera, wer o come dicono gli attici derivati da fare, facio,

e con

). Essi dovevano però ben guardarsi dalle bestie . Per questo si trovano nel dialetto slavo molti termini

; dal latino cubo,

dormio,

, doplovites dal termine

meta plyt, plyuon (navigare mparazione mi piace ma semplice

e nel termine dolgor non c’è ucc ere di radicale che la parola come si vede dalla comparazione ere


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Per qualche secolo si succedono fatti per lo più banali e comunque di scarso interesse; in coscienza non me la sento di proporti, amico lettore, disegni così noiosi. Tuttavia, per dimostrare che uno storico serio ed abile può evitare di scocciare il prossimo pur senza trascurare alcun particolare, ho deciso, d’accordo con l’Editore, di lasciare questi spazi bianchi dove – chi lo vorrà – potrà collocare esattamente gli avvenimenti cui essi si riferiscono.


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Esempio di Immolazione sull’Altare di Péroun di semplici cittadini colpevoli di essere onesti.

Gli antichi Russi adoravano Péroun, dio della Pace, del Raccolto, delle Armate, dell’Amicizia, del Commercio, della Guerra, dell’Onore, della Gloria, della Furberia, della Menzogna, dell’Ortodossia, etc., etc., etc.

Questa religione ordinava esplicitamente che fossero rispettati i serpenti e tutti gli altri rettili.

Per dar vigore ai loro precetti, i sacerdoti di Péroun non trascuravano alcun mezzo, giungendo spesso ad applicare la Sanzione della Frusta Divina. È a quest’epoca remota che data l’invenzione del knout, o staffile, parola che, nel laconico idioma degli Slavi, significa mezzo di persuasione fermo, costante, incisivo, il solo capace di liberare il vecchio Russo dalla sua rude e primitiva scorza.

Gli antichi Russi tenevano in gran conto le donne, al punto da lasciarsi condurre in tutto e per tutto da loro.


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Stanchi di essere governati solo dai propri istinti, un bel giorno pensarono di scegliersi un capo.

Alla fine delle discussioni, le parti si ritrovarono d’accordo su un punto fondamentale: per governare bene una nazione, non bastava un solo capo, ci voleva un uomo completo. Purtroppo, dopo l’appassionato dibattito, non ce n’era più nessuno abbastanza intero adatto a prendere il comando.

Fu così che si videro costretti a chiedere aiuto e consiglio ad un più esperto paese vicino, l’Asia, che gentilmente inviò loro con estrema prontezza un campionario tra cui scegliere.

All’apertura del baule, saltò fuori Rurik che dimostrò d’un sol colpo di possedere un’intelligenza tagliente e soprattutto di avere una testa collocata al posto giusto.


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Appena salì sul trono, Rurik marciò su Costantinopoli.

Igor, successore di Rurik, marciò su Costantinopoli.

Oleg, successore di Igor, marciò su Costantinopoli.

Colpito dallo stesso male di famiglia (czarina kolika ), Isiaslaw, appena assurto al trono, consultò il proprio medico; questi sentenziò che si trattava di un male immaginario, e gli consigliò di andare a bagnarsi nelle acque…

Poi ritornò.

Poi ritornò a Novgorod.

Poi tornò a casa.

E morì di coliche renali.

Dove non tardò a morire di coliche renali.

E morì di coliche renali.

… del mar Nero, nella ridente e salutare Turchia. Rassicurato da queste parole, Isiaslaw partì, dichiarando che sarebbe tornato più sano di un pesce del mar Nero.

Deluso, Isiaslaw riprese così la strada di casa. Ma non aveva fatto i conti col vento contrario.

Ma l’accoglienza che ricevette in quel rinomato stabilimento di cura non fu pari all’aspettativa.

E venti ancor più contrari sopravvennero poco dopo. Così Isiaslaw smise di respirare, e spirò.


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Ma il popolo russo non seppe apprezzare la sua buona volontà, e la situazione nel paese peggiorò. Vassilli fu colpito da coliche renali.

Due o tre secondi dopo il trapasso, Vassilli, uomo pronto ed energico, si autoproclamò nuovo zar, assicurando di essere l’unico in grado di ristabilire l’ordine nel paese, di rinsaldare l’economia, di ridare fiducia al popolo smarrito e deluso: lui, Vassilli, l’ultima àncora di salvezza.

- Ma insomma, ancora coliche! Di questo passo, non so, per decenza, fino a che punto potrò continuare nella mia opera di scrupoloso narratore!

Igor, successore di Vassilli, si recò al più presto a Costantinopoli, e annunciò al guardiano della Porta che veniva soltanto per proporre un trattato di pace vero, che fosse impossibile violare impunemente senza mettersi contro l’intera Europa… Lo lasciassero entrare, per favore… che d'altra parte aveva con sé gli stessi uomini del 1812...*

I Turchi espressero però alcune riserve, e in particolare specificarono quale fosse - a loro avviso - l’unico modo per trattare la pace coi Russi.

*L’anacronistico riferimento è all’esercito russo che, dal giugno al dicembre 1812, resistette all’invasione napoleonica, causando all’esercito francese una sconfitta che gli costò circa 400.000 morti e 100.00 prigionieri. Il riferimento al 1812, grande vanto dei russi, tornerà più volte nell’opera quale sarcastico preludio alla “rivincita” francese nella guerra di Crimea [N.d.C.] .


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Dopo la morte di Igor (I), la reggente Olga scelse subito il nuovo zar.

Olga educò il futuro zar alla perfetta solitudine, conscia dei vantaggi che questa offre allo sviluppo del pensiero secondo il motto socratico: conosci te stesso, o meglio: conosci solo te stesso. Ciò è quanto in realtà occorre ad uno zar di successo.

Sapendosi fatta oggetto delle amorose attenzioni di alcuni partiti , giudicati per altro assai buoni, la saggia e onesta Olga si preoccupò di spegnere sul nascere le illusioni e il fuoco dei suoi pretendenti.

Lo stesso giorno, a pranzo, ai ministri che volevano darle ad intendere che il paese era in preda a una crisi intestina, la buona Olga, severa ma giusta, dimostrò che la crisi intestinale era la loro.

(I) Ormai tutti sanno in che modo muore uno zar.

La saggia Olga si preoccupò anche dell’educazione fisica dello zarino.

In seguito, ogni volta che ripenserà a quell’episodio, la pudìca Olga non riuscirà mai a trattenere il rossore delle guance. Eroiche virtù dei tempi andati, dove siete più, ormai!?

Avendo così ristabilito su basi durature la pace interna, la saggia Olga rivolse la propria attenzione al vicino Oriente.


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Facendo tesoro delle esperienze negative dei suoi predecessori, Olga, con astuzia tutta femminile, rinunciò a marciare subito su Costantinopoli, e progettò di incendiare la città con uccelli porta-miccia.

La buona Olga pensò allora di mettere a frutto la propria bellezza: confessò al guardiano della Porta di nutrire per lui una vera e propria passione; ma il Turco, reso astuto dall’abitudine alla poligamia, capì subito che Olga mirava a ben altre chiavi che non a quelle del suo cuore.

L’ingegnoso tentativo non diede i risultati sperati.

Per rispettare la memoria e la bellezza della saggia Olga, non entrerò nei particolari del modo in cui questa grande donna morì.

Sentendo prossima la propria fine, la saggia Olga, aveva incoronato suo figlio alla presenza di tutta la nazione.


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