The Infinite Wait | Julia Wertz

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Julia Wertz

the infinite wait



Collana Kina Collana diretta da: Gabriele Munafò, Sonny Partipilo Grafica: Gabriele Munafò, Sonny partipilo Redazione: Anna Matilde Sali, francesca bianchi, simone povia Traduzione dall’inglese a cura di Fay R. Ledvinka Titolo originale: the infinite wait and other stories © 2012 Julia Wertz © Copyright 2018, Eris (Ass. cult. Eris) per l’edizione

italiana Eris (Ass. cult. Eris) via Reggio 15, 10153 Torino info@erisedizioni.org www.erisedizioni.org Prima edizione Novembre 2018 ISBN 9788898644438



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* Sloop John B, The Beach Boys


A Dylan Williams. Grazie per l’incondizionato incoraggiamento e il sostegno che hai dato a molti di noi nel mondo dei fumetti. Ti amiamo con tutto il cuore e ci mancherai tantissimo.


Caro lettore, la prima volta che ho concepito la storia principale di questo libro, mi è stato detto di lasciar perdere. Ho fatto la proposta nel 2010 quando i grandi editori di New York erano a caccia di graphic novel indipendenti, perché gli era arrivata la falsa notizia che erano di moda. Avevo già pubblicato un libro con Random House, che era andato bene per essere un fumetto, ma sapevo che non avrebbero scommesso su di me. L’economia era instabile e l’industria editoriale stava affondando, e io sapevo che dovevo stare attenta a cosa gli portavo, quindi ho adattato le mie proposte in modo che fossero semplici libri a tema unico, perché ai grandi editori non piace dilettarsi con l’assurdo, a meno che l’autore non sia un best-seller affermato. Il libro che volevo fare davvero, chiuso in un cassetto da otto anni, era centrato sul Lupus Sistemico che mi era stato diagnosticato a vent’anni. Ma quando finalmente mi sono decisa a farlo, i tipi delle case editrici mi hanno detto che “un libro sul Lupus non piacerà al grande pubblico ”, nonostante ci siano 1,5-2 milioni di pazienti affetti da Lupus solo negli Stati Uniti. Ma in termini di vendite di un fumetto indipendente, può darsi avessero ragione. Ma fanculo! Mi rifiuto di accettare che gente che non conosco mi dica cosa devo fare per creare qualcosa che attiri masse di gente che non ho mai incontrato. Odio quando qualcuno prova a farmi da capo, l’unica cosa certa è che farò l’esatto opposto di ciò che mi è stato detto. Non mi sono neanche disturbata a proporlo ai grandi editori (non che l’avrebbero mai preso in considerazione), ma l’ho portato direttamente a Annie Koyama della Koyama Press, un piccolo editore di fumetti, di cui ammiro profondamente la linea editoriale, i libri e i creatori. Sono andata da Annie con in mano quello che è l’incubo di ogni editore – una vaga idea di una storia principale accompagnata da altre storie casuali con concetti perennemente fluttuanti. Lei ha accettato entusiasta e durante il successivo anno di progetti instabili e risultati disastrosi, non ha mai pronunciato una parola denigratoria, e mi ha fornito costante sostegno. Annie è una pietra preziosa in un mare di merda e una grande risorsa per il mondo dei fumetti indipendenti. Quindi ecco il libro nella sua versione finale, con tre racconti, o “novelle a fumetti”, se vogliamo darci delle arie. Mi è stato chiesto perché non abbia approfondito queste storie e ne abbia fatto libri separati e l’unica risposta che posso dare è che non volevo farlo e che io faccio solo ciò che voglio perché dentro ho ancora cinque anni. I temi affrontati sono vari, ma il cuore di ognuno di essi ruota attorno alla mia malattia e alla conseguente scoperta dei fumetti, perché se non mi fossi ammalata, niente di tutto questo sarebbe mai esistito. Quindi ti prego, caro lettore, compra questo libro e dimostriamo a tutti che si sbagliavano. Forse non diventerò ricca e famosa, ma rideremo noi per ultimi.


Indice - Industry: 25 anni di lavori merdosi e/o fantastici che ho fatto da vendere palline da golf e pietre a cameriera, a fumettista professionista in California del Nord, San Francisco e New York. - The Infinite Wait: nel 2003 mi sono trasferita a San Francisco dove mi sono ammalata gravemente e mi hanno diagnosticato una malattia autoimmune incurabile. Una merda. Poi ho scoperto i fumetti e tutto è migliorato. È successa anche altra roba. Questo racconto è il precursore di The Fart Party vol 1. - A strange and curious place: fondamentalmente una lettera d’amore alla biblioteca della mia città natale e a tutto ciò che mi ha insegnato.

Curiosità: Il titolo “The Infinite Wait” è una raffinata battuta tra amici. In generale non mi piacciono i titoli lirici e pretenziosi che hanno poca o nessuna sostanza né direzione, ma l’idea che qualcuno peschi questo libro dallo scaffale, aspettandosi la nuova opera dell’élite letteraria di New York e si trovi invece un libro di battute e parolacce mi diverte profondamente.


(Industria)


Il mio primo lavoro l’ho fatto a sei anni, vendevo palline da golf usate ai miei genitori al redditizio prezzo di 10 cent. Wow, dieci palline da golf! Mi manderai in bancarotta. Ecco a te, signorina, un intero dollaro!

Io e mio fratello più grande le trovavamo nel ruscello dietro casa, il che era strano, dato che non vivevamo neanche lontanamente vicino a un campo da golf e avevamo pochi vicini. Ehi Josh, da dove arrivano le palline da golf? Non so. Forse c’è una macchina nel ruscello più in su? Misteri!

Grazie Ma’!

Quando avevamo abbastanza soldi, andavamo al supermercato a comprarci i Twizzlers, le Nerds, le Sourpatch Kids e, le meglio di tutte, le gomme all’uva Big League Chew. Ho quasi tutto il pacchetto in bocca e tu?

Per un po’ il nostro piano era sposarci, vivere sotto il portico ed espandere il nostro business delle palline da golf a scuola. Poi però la misteriosa sorgente si prosciugò… Dove sono finite? Non so, ma siamo falliti! Dobbiamo trovare qualcos’altro da vendere…

I nostri genitori ci spiegarono perché i fratelli non possono sposarsi… Quello è il matrimonio? Che schifo! Noi pensavamo fosse essere migliori amici per sempre

E che assolutamente non volevano che vivessimo sotto il portico da adulti. I grandi vanno a vivere nelle loro case ! Davvero? figo

Oh, dobbiamo proprio?

Non mi sposerò mai!

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La mia successiva attività imprenditoriale riHo smesso quando ho cominciato a sospettare chiese un po’ di (discutibile) ricerca. Collezio- che lei ributtasse le pietre nel mucchio da navo, catalogavo e vendevo pietre del nostro cui le pescavo. giardino alla vecchietta vicina di casa. Mmh, questa ha l'aria di essere il Ciao tesoro, cos’hai pezzo di detrito che ho venduto la settimana scorsa per me oggi? a Mrs. Clearly… Una bella selezione di quarzo e dolomia!

Per un po’ tentai di raccogliere prugne…

E venderle ai vicini proprietari dei giardini da cui le coglievo. Sono del nostro albero?

Earthy Tunes di Mary Miché

Ehm… metà prezzo?

Per un breve periodo, facevo e vendevo biscotti al cioccolato ai miei amici della chiesa.

Ma mia madre mi bocciò l’attività quando si accorse che assaggiavo la merce più del dovuto. Hai già venduto tutto? No ma ho scoperto come attraversare il salotto senza mai toccare terra!

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Visto il divieto di vendere dolci a scopo di lucro, ripiegai su un’altra cosa di cui ero appassionata…

Carta. Amavo la carta. Amavo il suono quando l’accartocciavo, l’aspetto dell’inchiostro quando ci scrivevo, ed ero soprattutto attratta dall’odore dei vecchi libri.

L’hai portata?

Julia, sei sicura di voler prendere questo in prestito? È in francese

Sì, ci vediamo dietro la palestra dopo pranzo

È che amo il profumo della carta

Passavo ore a riempire fogli di calcolo e moduli ingialliti in triplice copia.

Per fortuna mio padre aveva un piccolo negozio di cancelleria da cui mi portava vecchi calendari e le fatture e gli scontrini rimasti. Ecco a te, signorina, una scatola di ricambi per agende del 1973

*

Oh mmamma! Meglio di Natale! Avevo una compagna di classe a cui piaceva Quando mio padre trasformò la sua attività in un negozio di sedie, fui obbligata a cambiar la carta, ma non le piaceva lo zucchero mestiere. (pazza!) e abbiamo messo su un’attività. Ecco a te! Due blocchi di ricevute!

Sedie? Sedie?! E ora dove le prendo le mie fatture?

E a te due pacchi di Gummy Gushers! Sei una bambina molto particolare …

* Earthy tunes, Mary Miché

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Per un (comprensibilmente breve) periodo, una delle mie mansioni casalinghe era dare da mangiare ad alcuni dei nostri infiniti animali domestici. Allora, ecco il nuovo piano: io continuo a dare da magiare al cane e ai gatti. Josh, tu dai da mangiare al coniglio, all’iguana, ai serpenti e ai pesci, va bene?

E Julia, tu hai le tartarughe, il criceto, le due galline e i pulcini. Tutto chiaro? Chiaro!

Certo!

Rispettai i miei compiti diligentemente…

Per tipo una settimana.

Ecco, Fred, un bel, e un pochino marcio, cesto d’insalata per te! Torno subito con delle lumache

Ma molto presto le cose cominciarono ad andare male. Prima mi sono scordata di dare da mangiare al criceto che ben presto è morto di fame.

*

Poi ho usato il secchio sbagliato per l’acqua delle galline e i pulcini sono affogati. Oddio cos’ho fatto??!

Oh no! Nononono! Ho ucciso Buff!!

* sigla della serie animata Heathcliff, conosciuta in Italia col titolo di Isidoro

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L’ultima tartaruga (scappavano di continuo) E un giorno lasciai aperta la porta del pollaio fu un’altra vittima della mia incuria e le galline se la dettero a gambe. involontaria. Sono un’assassina!!

Ma Merlin è ancora viva! A quanto pare è scappata col gallo della fattoria in fondo alla strada. Mr. Reid ci ha chiamato per dirci che sta bene

Abbiamo trovato le galline. Purtroppo Chap è rimasta sotto una macchina, mi dispiace tesoro.

Che romantico!

Oh noo, che schifo

Quando la gabbia del coniglio rimase aperta… Ho dato per scontato che fossi stata io. È scappata, ma… È colpa mia di beh… non è andata sicuro. Tutto ciò tanto lontana. che tocco muore!! Mi dispiace, piccola.

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Qualche anno piĂš tardi, supponendo che la mia strage di animali fosse una cosa passata, accettai di prendermi cura del coniglio dei vicini mentre erano in vacanza. Due volte al giorno, andavo dal coniglio a dargli Ti daremo cinque dollari al giorno, da mangiare e da bere e a vedere se stava bene. devi solo darle da mangiare e da Buongiorno cucciola! bere, e assicurarti che la gabbia sia sempre chiusa.

Perfetto!

Una mattina trovai la porta spalancata.

Quando mi avvicinai, notai impronte di zampe nel fango.

Huh? Sono sicura di averla chiusa‌ o no? Ăˆ possibile che mi sia scordata? Quando mi affacciai, fui sorpresa dai macabri I coyote erano entrati e avevano strappato la resti della carneficina notturna. testa al coniglio Non di nuovo! Sono una serial killer!!

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