Visa Transit - Vol. 1 | Nicolas de Crécy

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Nicolas de Crécy

VISA TRANSIT Volume 1





VISA TRANSIT



Nicolas de Crécy

VISA TRANSIT Volume 1


Soltanto attraverso la memoria siamo un unico individuo per noi stessi e per gli altri. All’età che ho, forse non mi resta neanche una sola molecola nel corpo che avevo alla nascita. Discorso sulla Poesia Drammatica – Denis Diderot

Grazie a Guy J. N.D.C.


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Ad aprile, la centrale nucleare di Chernobyl era esplosa. Per fortuna la nuvola radioattiva si era fermata sulla frontiera francese.

Nel 1986, le autorità erano sicure della propria credibilità tanto da poter trattare gli elettori da stupidi. La politica energetica del Paese valeva certo qualche piccola modifica alla realtà.

Quindi, estate ’86.

Chernobyl mi sembrava lontana.

Astratta, senza un peso concreto.

Aveva un’importanza relativa. E tutto sommato abbastanza distante da farci comunque partire per l’est.

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Aspetta, non capisco‌ dove siamo?!

Est, o meglio sud-est. A quasi 1800 km dal nord dell’Ucraina.

Le mappe non erano precise, non sempre corrispondevano alle strade che percorrevamo.

Erano ore che non incrociavamo nessuno. Troppi chilometri, troppa stanchezza.

Ci fermiamo qui, ti va?‌ Dovresti spegnere i fari.

Non bisogna farsi scoprire.

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Ufff, stai tranquillo!


Dai! Cosa vuoi che ci succeda?…

Il viaggio era nato sotto il segno della poesia. Rassicurante, ma scomodo.

Che macello! Le curve scaraventano giù tutto. Bisognerà rimettere tutto a posto un’altra volta.

Lascia stare! Comunque, io non ci dormo più qui dentro. Sinceramente, mi sono stufato, mi fa male tutto.

Avremmo dovuto buttarli via già da tempo! Almeno finché eravamo in Italia, c’era una discarica ogni dieci chilometri!

Buttarli?… Ah, no, i libri sono sacri.

La nostra biblioteca era finita a scatafascio, ma il problema non era quello…

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Ok!... Dormiamo fuori, c’è un po’ d’erba.

Ti vuoi svegliare con un serpente nel sacco a pelo?… O investito dai cinghiali?

Con tutti gli animaletti che ci saranno in giro?

Scherzi?!

Ovviamente avevamo preso una tenda, ma era vecchissima; ne mancava mezza. Quindi, per mancanza di spazio, l’avevamo buttata in un cassonetto.

Oh, si gela, accidenti!

MM

Ok, vedo ancora la strada che mi scorre davanti…

Sono cotto…

Comunque, non abbiamo altro modo per dormire tranquilli se non cambiando punto di vista.

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Dormire all’aria aperta permette di ritrovare un po’ il sapore di un’esistenza primordiale, quando l’uomo era una cosa piccola e fragile, alla mercé dell’appetito dei suoi numerosi predatori.

Un lontano ricordo… di cui resta solo un senso di paura diffusa: il buio, i vari rumori di una natura ostile, gli animali affamati con gli occhi rossi, i potenziali mostri.

Ci sono quelli fortunati, incoscienti, o semplicemente esausti, che dormono senza farsi domande, In qualsiasi situazione. Io non ne faccio parte…

R r z z

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Il vento freddo, i vampiri che vagano, i versi impossibili da identificare. I rami che sembrano mani di streghe.

Le formiche ostinate sul braccio sinistro, la fame che si risveglia.

Il russare dei fortunati… Quella che si chiama «una notte da incubo».

Alla fine il sonno sopraggiunge sempre...

all’alba.

Di quelle che ci si auto-infliggono per non essere stati previdenti o per il gusto dell’avventura, e di cui ci si pente ripromettendosi di passare la notte seguente in un hotel di lusso.

Per qualche minuto scarso…

MMM

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