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MAC AND THE BEE “ONE OF THE TWO” Il lato oscuro del quotidiano di DANIELE DETTORI
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perimentazioni elettro‐ rock a tutta birra e voglia di evadere da un sistema che prima ti alleva e poi ti intrappola. Non necessariamente in quest’ordine. Stiamo parlando dei Mac and The Bee, al secolo Federico Pazzona (chitarrista e cantante), Antonio Maciocco (tastierista), Daniele Pala (batterista) e Bruno Ponchietti (bassista). L’uscita del loro disco dal titolo “One of the two” ci regala l’opportunità di incontrarli e capire meglio quale movente si nasconda dietro il fascino del loro sound. Un po’ a turno ci parlano chi di musica, chi di arte, chi di sociale perché la quotidianità, talvolta, può portare con sé dei pesi inimmaginabili. Come nascono i Mac and The Bee? Un primo nucleo nasce nel 2012. Antonio già suonava con gli A58 e l’incontro con Federico li porta a una collaborazione nel campo della musica elettronica. Al duo
si aggiunge il resto del gruppo nel 2014, il che ci ha portato a ricominciare perché il parco suoni, in questi casi, cambia completamente. Quali messaggi vorreste veicolare con la vostra musica? Di solito non partiamo con l’idea di creare un pezzo che comunichi un certo messaggio. I nostri lavori nascono molto spesso da un arrangiamento pensato inizialmente da uno solo di noi oppure da un’improvvisazione in sala. Solo una volta delineata la forma pensiamo ad affinarne la direzione. Musicalmente, tuttavia, un tema che ricorre per noi è legato all’ossessione della quotidianità. Non in termini di noia perché, anzi, quando devi cercare continuamente nuovi modi per sbarcare il lunario, non hai tempo di annoiarti; tuttavia la routine giornaliera del ripetere sempre le stesse cose alla fine diventa come un loop. Proprio per questo, nei nostri brani è difficile trovare un giro che si ripeta per più di due volte.
Cerchiamo sempre di spezzare questo meccanismo strettamente legato al concetto di monotonia che dicevamo. E questa, in fondo, è una reazione del nostro non voler vivere un’esistenza troppo scandita dall’orologio e da limiti fissi. Troviamo allora tematiche legate all’insonnia, all’abbandono e anche alla precarietà e al precariato. Le difficoltà legate al lavoro sono una fonte di ispirazione molto seria per i contenuti del nostro album. Anche la copertina che avete scelto per il CD ha un significato molto profondo…
È un quadro di un pittore sardo che si chiama Pastorello. Il suo titolo è “Uno dei due” e per questo abbiamo intitolato così anche il CD: dà l’impressione che possa essere una sorta di lato oscuro. Abbiamo interpretato la cosa come se ognuno di noi avesse un lato oscuro e lo usasse, talvolta, come forza interiore per generare qualcosa di positivo. Per questo motivo c’è anche tanto colore attorno alla figura. In senso esteso, questo succede anche a noi durante le prove: mentre suoniamo e componiamo togliamo fuori tutte le nostre sfaccettature. Il quadro, poi, ha una storia indipendente: oggi è molto diverso da quella che è la nostra copertina. L’autore ha continuato a svilupparlo e adesso è in una galleria di Torino, lo sfondo è diventato verde e ha colori differenti. La nostra versione, quindi, che è uno dei passaggi di transizione dell’opera, è in un certo senso unica e adattata dalla bravissima Margherita Piu. Dopo la recente vittoria al Radiolina Showcase Contest quali sono i vostri progetti? Sicuramente vogliamo promuovere il più possibile il disco: il 30 aprile è uscito ufficialmente su CD e negli store digitali. Per giugno o luglio contiamo di farlo uscire anche in vinile: una scelta forse di nicchia, autoprodotta, che però rispecchia i nostri suoni ed era un sogno che aspettavamo di realizzare. Inoltre, partirà a brevissimo la nostra collaborazione con l’ufficio stampa della Lunatik, uno dei più grossi in Italia e noto anche a livello internazionale. Il nostro obiettivo è riuscire a ottenere serate anche fuori dai confini dell’Isola e partecipare a eventi di grossa caratura come i festival e tutte quelle occasioni che offrono un salto di qualità. Potete incontrare i Mac and The Bee su Facebook o su www.macandthebee.com.
S&H MAGAZINE Anno XXIII - N. 261 / Giugno 2018
EDIZIONE SASSARI Direttore Responsabile MARCO CAU Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE
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Hanno collaborato a questo numero: DIEGO BONO, LUIGI CANU, DANIELE DETTORI, MANUEL DI CRISTO, NIKE GAGLIARDI, ERIKA GALLIZZI, ALBA MARINI, GIUSEPPE MASSAIU, ANNALISA MURRU, MARCO SCARAMELLA, ENRICO SALIS, MANUELA STACCA Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it
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Editore ESSEACCA S.r.l.s., Via Oriani, 5/a - Sassari Per la pubblicità: tel. 335.722.60.54
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Stampa Tipografia TAS S.r.l. - Sassari
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Social & Web
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03 Mac and The Bee
16 L’Unione Burda
05 Stefano Carta Vasconcellos
18 HITWEETS 19 Guilt: Mistero a Sassari 20 Viaggio in Italia
Il lato oscuro del quotidiano La cucina diventa open source
06 ArcheoFoto Sardegna
Il patrimonio archeologico sardo raccontato attraverso le immagini
08 Madamalour + Tytonidae L’amore per l’arte e la natura
10 Trekking in Sardegna
Alla scoperta di luoghi incantati
12 Poesia in limba
Montanaru e l’arte di raccontare la semplicità
13 Dinamo Sassari Inizia l’era Esposito
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La libertà di non crescere
La penna che ironizza sul cagliaritano medio
Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2018. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.
La Liguria
21 Il toro in Sardegna 22 Il dentista risponde Alimentazione consapevole
23 Per la barba di Enrico Preppy Style!
24 David Meloni
Il maestro sardo conquista il livello più alto dell’Iyengar Yoga
26 inSardegna: Eventi del mese 28 GUIDA AI LOCALI
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in Copertina
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Foto di Valentino Congia
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STEFANO CARTA VASCONCELLOS
LA CUCINA DIVENTA OPEN SOURCE di DIEGO BONO
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a sedia sulla quale siete seduti, il tavolo su cui appoggiate il pc, la penna che fate roteare tra le dita, la tazzina di caffè con cui ogni giorno date inizio alla giornata sono tutti prodotti teorizzati e progettati sin nel più piccolo particolare, anche quello all’apparenza più insignificante, frutto di un attento studio che unisce arte e utilità, praticità ed estetica, diligenti figli del “design”. Nella nostra isola vive un maestro che imprime al disegno industriale tutta la sua eleganza, raffinatezza, ma anche semplicità stilistica, dando vita ad una realtà concreta, efficace ed accessibile a tutti: il suo nome è Stefano Carta Vasconcellos, capo designer di “Stefano Carta Vasconcellos Design Studio” Il giovane product e interior designer cagliaritano dalle origini brasiliane è una delle menti brillanti che vivono nella nostra
isola, si laurea in Economia e in Product Design presso l’Istituto Europeo di Design e nel 2013 dà vita al proprio studio di grafica industriale. Professore di Product Design presso lo IED di Cagliari e expert in digital fabrication per Sardegna Ricerche, le sue numerose idee sono state esposte alla “Maker Faire” di Roma, a “Operae a Torino” e all’ultima edizione della Triennale di Milano, ma è nel 2018 che si aggiudica il primo premio del “Salone Satellite Award” (rassegna promossa dal “Salone del Mobile di Milano” dedicata ai creativi under 35) con la sua “Cucina Leggera”. Ciao Stefano, per prima cosa, come “funziona” il tuo processo creativo? Tutto inizia sempre con il mio quaderno e il mio set di penne e pennarelli. Ma non inizio mai subito a disegnare, ma scrivendo: il brief, i materiali da utilizzare nel progetto, le tecnologie e il tema all’interno del quale voglio lavorare. Solo dopo inizio la fase in cui
disegno ed abbozzo le prime idee. Nel mio caso poi questa fase è contemporanea a quella di ricerca, perché solo riproducendo con gli sketch quello che cerco e trovo interessante, riesco a trovare la mia sintesi dei concetti che voglio poi sviluppare nel progetto. Quali sono le caratteristiche e peculiarità che rendono riconoscibile un tuo prodotto? Personalmente quello che trovo interessante è cercare di progettare oggetti completi, nei quali ci sia un processo felice sia di progettazione che di produzione. Una cosa che mi piace moltissimo del mio lavoro è proprio lavorare fianco a fianco alle persone che poi realizzeranno il prodotto, anzi forse questo è uno dei momenti più marcanti, quello nel quale si risolvono i problemi e nascono le forme definitive del prodotto. Ecco, vorrei che nei miei prodotti fosse leggibile questo percorso. Come nasce il progetto “Light Kitchen”? Nasce a partire da una riflessione sul concetto di migrazione, ormai diventato parte integrante della vita della mia generazione, quella dei cosiddetti “Millennials”. Ho voluto pensare un concept di cucina che potesse racchiudere al suo interno diversi elementi: volevo che fosse facile da costruire e realizzare, volevo che fosse facile da trasportare e che fosse facile da montare in poco tempo. La ricerca quindi è stata estremamente ampia, così come le infinite possibilità messe a disposizione dalla digital fab. Il risultato è un blocco cucina composto da solamente 7 parti, assemblabili tramite incastri in pochi minuti, senza l’utilizzo di viti o colla. La cucina fa parte infine della collezione Celer Furniture, una piattaforma nella quale qualsiasi utente, in tutto il mondo, può personalizzare il proprio arredo, poi realizzato dal produttore più vicino. Come vedi il futuro del Product Design? Oggi il Product Design è sempre più legato alla tecnologia, sia dal punto di vista delle possibilità produttive che dell’interazione con il fruitore. Il designer ha il compito, non solo più di disegnare il cosiddetto “chassis” del prodotto, ma anche di capire il modo in cui quel prodotto “viene al mondo” e l’interazione che lo stesso avrà con l’utente. Per questo è sempre più comune vedere progetti in cui un product designer ha lavorato insieme ad un informatico e/o un artista plastico, offrendo un “moderno” valore aggiunto.
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ArcheoFoto Sardegna Il patrimonio archeologico sardo raccontato attraverso le immagini di NIKE GAGLIARDI foto NICOLA CASTANGIA
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n Sardegna è semplice viaggiare indietro nel tempo: basta intrufolarsi in una delle centinaia di domus de janas per venire catapultati in un’epoca e in un’isola differenti: quelle appartenenti a genti vissute migliaia di anni fa. Popoli e culture che hanno lasciato traccia del proprio passaggio migliaia di manufatti, di menhir, negli imponenti monumenti sepolcrali e nelle necropoli, nei villaggi nuragici: un patrimonio storico e archeologico unico e inestimabile, troppo spesso abbandonato all’incuria. Purtroppo è frequente osservare costruzioni maestose, sopravvissute al logorio del tempo e degne di divenire oggetto di studio per ciò che sono in grado di svelarci sui nostri predecessori, giacere quasi cancellate dalla macchia, dimenticate ed esposte alle scorribande dei tombaroli di passaggio. Fortunatamente, aumenta sempre più la consapevolezza della necessità di un diverso tipo di turismo, quello culturale, e cresce, insieme a essa, la volontà di preservare e valorizzare il patrimonio artistico, storico e archeologico della regione. Ma, a fronte di migliaia di siti, di cui spesso le istituzioni non sono nemmeno al corrente e la cui cura a volte grava sulle spalle di piccoli
Nuraghe Ponte, Dualchi
comuni il cui bilancio viene faticosamente mantenuto in pari, il quesito che si pone è: come richiamare l’attenzione mediatica sull’archeologia? L’associazione culturale ArcheoFoto Sardegna (@archeofoto) ha fornito all’annosa questione una risposta brillante, rendendo l’archeologia sarda un fenomeno “virale” grazie a una pagina Facebook frequentatissima – in meno di due anni ha superato i venticinquemila like – vero e proprio punto di riferimento per chi vuole tenersi aggiornato riguardo alle bellezze storiche e artistiche che la nostra bellissima terra è in grado di offrire. «ArcheoFoto nasce anzitutto come progetto di divulgazione delle bellezze archeologiche della Sardegna tramite immagini: fotografie, video, disegni e tutto ciò che è rappresentativo dal punto di vista figurativo. La pagina è stata creata nel maggio del 2016, come naturale evoluzione del progetto, e subito dopo è nata un’associazione senza scopo di lucro», ci racconta Nicola Castangia, presidente dell’associazione e fotografo professionista, la cui scommessa, insieme agli altri soci che costituiscono la crew del progetto, è stata quella di offrire agli appassionati di archeologia e a tutti coloro che studiano per lavoro o per diletto le antichità isolane, una documentazione fotografica di livello qualitativo elevato. A cui si sommano le numerose riprese aeree effettuate da Mau‐ rizio Cossu, vicepresidente dell’associazione e pilota di drone abilitato Enac: grazie al suo contributo, il progetto si avvale di spettacolari vedute panoramiche, come quelle dedicate al Pozzo di Santa Cristina a Paulilatino, al Castello di Burgos o a numerosi dei nostri magnifici nuraghi. Inoltre, l’utilizzo di una strumentazione fotografica adeguata, come per esempio un’illuminazione ad hoc per la ripresa degli interni, ha valorizzato e, è proprio il caso di dirlo, “messo in luce” aspetti precedentemente trascurati relativi ad alcuni siti. Naturalmente, ogni shooting fotografico consta di un lavoro di preparazione e di studio: «Dietro a ogni immagine c’è un lavoro preliminare dedicato tanto alla composizione dell’immagine – con un’attenzione speciale, per esempio, alle condizioni di luminosità o a dettagli come
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Domus de Janas S'Incantu, Putifigari e Domus de Janas di Borucca, Buddusò (sinistra)
Pozzo Sacro Nuragico, Serri
il momento dell’anno migliore per ritrarre quel particolare sito – quanto alla storia e all’importanza artistica e culturale di ciò che si va a ritrarre. Scattai la mia prima foto “archeologica” più di trent’anni fa e quando lavorai all’allestimento del Museo dei menhir di Laconi, uno dei primi luoghi dell’isola in cui all’arte fotografica è stata affidata la responsabilità di raccontarne la storia attraverso i manufatti archeologici, dovetti studiare l’arte prenuragica per comprendere sino in fondo il significato di ciò che restituivo attraverso le immagini», aggiunge Castangia. Ma ArcheoFoto non costituisce soltanto una mirabile vetrina online dei monumenti archeologici sardi: l’associazione, che comprende tra le sue file professionalità e fasce d’età differenti, si è resa promotrice di molteplici iniziative culturali, tra cui la partecipazione a diverse edizioni del TourismA, il Salone Archeologia e Turismo Culturale di Firenze, con la presentazione di alcune produzioni originali alla presenza di un folto pubblico. Tra queste, ricordiamo il filmato dedicato al lavoro del-
l’archeologo Giorgio Murru, direttore del già menzionato Museo dei menhir di Laconi: Giorgio Murru. Il culto delle statue menhir all’alba dei nuraghi, con immagini e montaggio video di Nicola Castangia. Risale invece all’anno scorso l’allestimento di una prestigiosa mostra dedicata alla tomba dei vasi tetrapodi, con la supervisione di Ercole Contu, archeologo e docente di Preistoria e Protostoria della Sardegna recentemente scomparso, che scoprì e indagò su uno dei più preziosi complessi ipogei preistorici presenti nel Nord Sardegna (la mostra è tuttora visitabile a Bonorva, presso la tomba di Sant’Andrea Priu). In concomitanza con queste attività è stato realizzato, con la regia di Andrea Fenu, un documentario sul lavoro dello studioso, Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi Tetrapodi, aggiudicatosi il premio “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria” nell’edizione 2018 del Firenze Archeofilm (firenzearcheofilm.it) e andato in onda sulla rete sarda Videolina durante uno speciale della trasmissione Quarantesimo parallelo dedicato alla figura del grande archeologo.
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’immagine del profilo Facebook del progetto dell’illustratrice cagliaritana Valentina Loru, in arte Madamalour, ritrae una volpe e un barbagianni stretti in un tenero abbraccio, simbolo di un sodalizio tra creature diverse, legate dalla vita selvaggia che conducono e dall’habitat naturale che condividono. Ugualmente caratterizzate e ben distinte fra loro sono le personalità artistiche di Valentina e di sua sorella Giulia (rispettivamente trenta e venticinque anni): nonostante questo, il loro differente approccio al lavoro creativo si intreccia in una collaborazione che è quasi un progetto corale, quello delle collezioni di abiti e oggetti in stoffa (e non) realizzati grazie alla sapienza in ambito sartoriale di Tytonidae, pseudonimo di Giulia, e recanti i pattern usciti dalla fantasiosa matita di Madamalour. A unire le due, l’amore per la natura e per la flora e la fauna sarde, come traspare dai soggetti che animano le illustrazioni e che ritroviamo sui morbidissimi cuscini, sulle svolazzanti gonne anni Cinquanta, sulle eleganti e sbarazzine camicette disegnate e cucite da Tytonidae: la volpe anzitutto, grande protagonista delle illustrazioni di Valentina, per lei quasi un animale guida; ma anche merli, erbe selvatiche, il fogliame autunnale che, coi suoi colori caldi, impreziosisce ogni sottobosco e sentiero di campagna che si rispetti. Una passione che scaturisce anche dall’interesse della giovane disegnatrice per le scienze naturali, coltivato – nei ritagli di tempo e da autodidatta – attraverso lo studio e l’osservazione: «Vivendo in città si finisce per perdere il contatto con la natura: mi piacerebbe spingere chi guarda le mie illustrazioni a recuperare questa connessione. Per esempio, nelle
Madamalour + Tytonidae L’amore per l’arte e la natura varca i confini dell’illustrazione e si fa oggetto d’arte e indumento
manipolazioni fotografiche che eseguo, al livello “reale” della foto giustappongo un secondo livello, “magico”, che rimandi a questo legame perduto. Attraverso le tavole che disegno cerco inoltre di divulgare, nel mio piccolo, qualche conoscenza in più sul regno animale, che da sempre mi affascina.» Anche il nome Tytonidae richiama un abitante dei boschi: i Titonidi sono una famiglia di rapaci notturni, quella dei barbagianni, curiose creature dal piumaggio lunare. Entrambi gli
pseudonimi delle sorelle Loru hanno infatti una storia: se il barbagianni si aggiudica il posto di nume tutelare del progetto sartoriale in seguito a un concorso dedicato agli amigurumi (pupazzi realizzati all’uncinetto secondo la tecnica giapponese) a cui Giulia partecipa realizzando uno di questi simpatici uccelli, “Madamalour” nasce da un gioco di parole basato sull’inversione delle ultime due lettere del cognome “Loru”, con l’aggiunta di “Madama”, burlesco titolo di cortesia.
Ma di giocoso, aldilà dell’approccio alla propria immagine pubblica, c’è ben poco: l’impegno che le due artiste spendono ogni giorno – Valentina come grafico e illustratrice e Giulia nel seguire passo dopo passo la creazione di un nuovo capo di abbigliamento, dalla progettazione sino alla realizzazione vera e propria – ci parlano di una determinazione non comune e di un’idea imprenditoriale che va in direzione «ostinata e contraria» rispetto alla moderna produzione di massa e al mondo fast fashion. Basta dare un’occhiata al loro portfolio per rendersi conto di come ogni indumento, tessuto e oggetto – tra cui i nuovissimi Paws Diaries – sia pensato come creazione unica, con una propria precisa identità. «L’amore per la natura anima anche la scelta dei materiali: cerchiamo per esempio di optare per tessuti naturali, italiani e in cotone biologico», ci svelano le due giovani. Purtroppo, la nostra bella terra, con le sue bellezze naturali e l’ineguagliabile ispirazione che suscita, ha anche delle “zone d’ombra”: «In Sardegna, per chi ha deciso di intraprendere un percorso creativo e privilegia la qualità, il design, la cura dei dettagli, la strada da percorrere è ancora lunga. Per fortuna le cose stanno cambiando e, passo dopo passo, riesce a farsi strada anche chi si fa portavoce di una filosofia diversa.» Nel frattempo, la seconda parte della collezione primavera-estate è in uscita e chi conosce già il lavoro delle due cagliaritane muore dalla curiosità. Ai lettori che non vogliono perdersi le nuove creazioni, ricordiamo che potranno trovarle presso le attività cagliaritane Recyclerie e OneCagliari mentre, per tutte le news, consigliamo di seguire le pagine Facebook e Instagram dedicate.
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TREKKING IN SARDEGNA / CON FATICA E CON PA
Cala Mariolu, Baunei / foto Roberto Mura
di ALBA MARINI
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a Sardegna è un’isola dolce e amara allo stesso tempo: l’80% del suo territorio è montuoso e collinare e la pietra ha dato vita nei millenni a evoluzioni e percorsi fantastici, immersi nel verde della macchia mediterranea. Le acque del mare sardo scorrono dolci e cristalline, limpide nella loro travolgente bellezza. Il trekking in Sardegna raccoglie tutto questo, i sentieri impervi, la fatica per affrontarli e un raro dessert sul finale: spiagge mozzafiato, piccole cascate tra le terre aride, luoghi incantati da scoprire. La primavera rappresenta il periodo ideale per affrontare il trekking in Sardegna: le temperature sono miti e, in modo particolare nel mese di giugno, il tempo è stabile e le precipitazioni sono più rare. Esistono itinerari per
tutti i gusti e le competenze. La ricchezza del territorio offre percorsi per un trekking agevole come quello del cosiddetto sentiero della costa di Alghero e percorsi complessi come il famosissimo selvaggio blu nelle cale di Baunei. Il primo itinerario, percorribile anche da escursionisti poco esperti e da famiglie, parte dalla spiaggia di Porto Ferro e giunge fino a Porto Conte. Il sentiero della costa ci conduce alla scoperta delle acque del versante occidentale dell’isola, in un percorso all’insegna della brezza marina che tocca le spiagge di Cala del Turco e Cala del Vino, Porticciolo e Cala Viola. Il selvaggio blu è un sentiero unico al mondo: ricco di insidie, ma anche di grandi bellezze è un vero e proprio tour nell’essenza della Sardegna. Arrampicate e discese complicate – anche in corda doppia –, assenza di
punti di ristoro e tempo di percorrenza lo rendono il trekking più difficile d’Italia. Il percorso completo dura 6/7 giorni e permette di esplorare, con l’aiuto di una guida esperta del luogo, le principali cale di Baunei, da Cala Goloritzé a Cala Sisine, passando per l’orlo sospeso di una falesia verticale di circa 50 km. Unico tetto sotto il quale dormire? Il cielo stellato delle fresche notti di primavera. Un percorso alternativo ma meno difficoltoso e che permette di raggiungere le stesse mete è la traversata del Golfo di Orosei, che unisce il gusto della passeggiata tranquilla nell’entroterra a un po’ di trekking selvaggio e al mare azzurro e incontaminato delle paradisiache Cala Goloritzé, Cala Sisine e della “spaziale” Cala Luna. La Sardegna non è un’equazione perfetta che combacia con sole e mare. L’isola sarda è
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PASSIONE ALLA SCOPERTA DI LUOGHI INCANTATI
Cala Luna, Dorgali/Baunei / foto Maddanu M.
anche tradizione, aspra montagna, intenso profumo di bosco. La Grande traversata del Supramonte è l’equivalente “terreno” del selvaggio blu. Il protagonista indiscusso è il Supramonte, il complesso montuoso re della Barbagia. Il trekking ha una durata di circa 4 giorni: 25 ore di cammino in tutto alla scoperta di antichissime leccete, sorgenti d’acqua fresca in cui rifocillarsi e rovine dei “cuiles”, le vecchie dimore in pietra dei pastori sardi e del loro bestiame. L’itinerario parte dal Passo di Correboi per giungere fino a Su Gologone, una sorgente nel Supramonte di Oliena, le cui acque alimentano il fiume Cedrino attraverso un piccolo torrente originatosi dalla roccia. Il trekking, per quanto lungo, non è particolarmente difficile, quindi è adatto anche ai meno esperti. Infatti il dislivello complessivo è di 1700 metri, ben distribuiti lungo il tragitto. La principale pre-
Porto Conte, Alghero / foto Aspexi
occupazione deve essere quella di individuare con attenzione il sentiero e non perdersi in quest’area selvaggia il cui unico abitante è la natura. Senza spostarsi dal Supramonte si può incontrare un altro gioiello: Su Gorropu. Questa gola è, con i suoi 500 metri di altezza, uno dei canyon più profondi d’Europa ed è raggiungibile esclusivamente a piedi, con un trekking di poche ore. Si parte da Sa Barva e si prosegue percorrendo la valle del rio Flumineddu, il fiume che ha dato origine alla gola. Altro percorso breve è il trekking nella natura incontaminata del monte Linas. Il punto di partenza è, in questo caso, uno dei più belli e suggestivi di tutti i percorsi proposti. La ca‐ scata di Sa Spendula, infatti, fa da presentazione alla natura di Villacidro, mostrando tutto il suo incanto. Da qui è possibile esplo-
rare il parco di Linas con l’omonimo monte e percorrere sentieri alternativi fino alla scoperta di altre due cascate, Piscina Irgas e Muru Mannu, camminando più o meno agevolmente tra gli oleandri e i boschi di leccio. Il trekking in Sardegna è un’esperienza unica e irripetibile, qualunque sentiero si scelga. Il mare, le cascate, le sorgenti, i grandi canyon scavati nella roccia rendono l’ambiente dell’isola variegato, selvaggio e ricco di fascino. I percorsi tortuosi regalano oltretutto una soddisfazione senza prezzo: quella di raggiungere con le proprie gambe la meta dei sogni. Unico prezioso consiglio per vivere al meglio questa esperienza? Non dimenticare acqua, scarpe e abbigliamento adatto e soprattutto tirare fuori tutta la propria forza di volontà, con il desiderio di non perdere ogni regalo fatto da questa antica terra di brutale splendore.
Desulo, abito tradizionale. Foto Aurelio Candido
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POESIA IN LIMBA Montanaru e l’arte di raccontare la semplicità
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di MANUEL DI CRISTO
It’est sa poesia? Est sa lontana bell’immagine bida e non toccada, unu vanu disizu, una mirada, unu ragiu ‘ e sole a sa fentana, unu sonu improvisu de campana, sas armonias d’una serenada o sa oghe penosa e disperada de su entu tirende a tramuntana. It’est sa poesia? Su dolore, sa gioia, su tribagliu, s’isperu, sa oghe de su entu e de su mare. Sa poesia est tottu, si s’amore nos animat cudd’impetu sinceru, e nos faghet cun s’anima cantare
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“La poesia è tutto, se l’amore alimenta in noi quell’impeto sincero e ci fa cantare con l’anima”: il senso dell’arte poetica di Antioco Casula, in arte Montanaru, dimora nella semplicità – da non confondere con la banalità – di queste parole; la poesia come qualcosa che viene dal profondo, come risultato del processo attraverso cui l’anima trasforma ogni cosa a lei cara in versi. Nato a Desulo nel 1878, Montanaru frequenta le scuole a Cagliari e Lanusei, abbandonando gli studi a soli 16 anni a causa del suo carattere irrequieto. A 18 anni entra nell’Arma dei Carabinieri, avviando una carriera che lo porterà a conoscere e frequentare l’intera Isola; tra il 1898 e il 1900 compaiono le sue prime poesie in limba sulla Piccola Rivista, destando interesse e apprezzamenti da parte della critica. Nel 1904 viene pubblicata la sua prima raccolta, Boghes de Barbagia, edizione che viene esaurita in poco tempo; l’anno successivo decide di abbandonare la carriera nell’Arma: vuole avere più tempo per la poesia e soffre per l’ostilità che le popolazioni dell’Isola nutrono verso i tutori della Legge. Rientrato a Desulo viene prima assegnato alla direzione dell’Ufficio Postale e, in un secondo momento, intraprende anche la carriera di insegnante presso la Scuola Elementare. Dopo un periodo difficile contraddistinto da disgrazie familiari (nel 1914 muore il figlio maggiore e nel 1916 la sua giovane moglie), il poeta pub-
blica Cantigos d’Ennargentu: il nome di Antioco Casula viene allora associato a quello dei migliori poeti sardi e varca persino i confini regionali. Nel 1933 pubblica Sos cantos de sa solitudine, opera che rivela un senso di profondo rammarico per le difficoltà sofferte: sul finire degli anni ’20, infatti, aveva perso altri due figli ed era stato oggetto di tensioni con le autorità del regime fascista, tanto da provare l’umiliazione della pena detentiva. Nel 1950 esce Sa lantia e nel 1953, scritta la prefazione a Sas ultimas canzones, si ammala gravemente e muore nel 1957. Montanaru fu partecipe di un movimento artistico isolano, particolarmente vivo attorno agli anni ’20 del XX secolo, volto alla scoperta e alla valorizzazione della tradizione sarda, del mondo rurale e pastorale, del folklore, della produzione artigianale e – in senso ampio – della civiltà sarda. Si tratta di un’adesione non strutturata, spontanea, priva di formalità e di espliciti apparentamenti con gruppi artistici esistenti, sebbene gli scambi di opinioni e le interazioni con numerosi artisti dell’epoca fossero molto frequenti e proficui. In Montanaru, inoltre, è forte la funzione aurale della poesia, ovvero quella connessa alle modalità auditive e alla capacità dei versi di narrare, raccontare ma anche di attrarre, sedurre e penetrare nel profondo della sensibilità del lettore; un tratto, quest’ultimo, che ben descrive le inclinazioni moderne di un poeta che partendo dalla poesia popolare la reinterpreta e la vive a modo proprio. In merito al rapporto con la tradizione letteraria isolana, va notato l’apporto stilistico di varie forme dell’ottava torrada, come testimoniano i componimenti de Sos cantos de sa solitudine (in particolare la sezione delle Cantilenas). Una citazione particolare, infine, va dedicata a Sa lantia, opera poco apprezzata dalla critica che deve averla trovata fuori luogo in un contesto artistico dominato dal neorealismo; trattasi invece di una raccolta su cui occorre soffermarsi per comprendere l’arte e l’artista che Antioco Casula è stato, poiché rappresenta una sorta di punto d’arrivo di un percorso letterario e di vita che vede un Montanaru riflessivo, malinconico ma al contempo più risoluto su un piano emotivo e morale.
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DINAMO SASSARI: INIZIA L’ERA ESPOSITO Terminata la stagione, si lavora per la prossima con “El Diablo” in panchina
di ERIKA GALLIZZI. Foto LUIGI CANU
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a stagione della Dinamo Banco di Sardegna Sassari è terminata. I biancoblù sono in vacanza, avendo concluso la propria avventura nella Serie A di basket 2017/18 con la fine della regular season. Niente playoff per la squadra allenata da coach Zare Markovski e, dunque, obiettivo del post-season fallito per la prima volta da quando la Dinamo milita nella massima serie della pallacanestro italiana. Una rincorsa disperata, negli ultimi turni, che però non dipendeva più, ormai, solo dai propri risultati, ma anche da quelli degli altri, che non sono andati come al Banco avrebbe fatto comodo andassero. Per come è andata la stagione e per quello che la squadra ha fatto vedere, oggettivamente, entrare ai playoff all’ultima giornata tanto meritato non sarebbe stato, e poi, forse, è anche meglio così, perché sfidare da ottavi la prima classificata, al primo turno, avrebbe significato quasi certamente prendere degli “schiaffoni” pesanti. Inoltre, l’ennesimo obiettivo mancato serve per riflettere, per non commettere ancora certi errori, per ripartire, stavolta davvero, con un nuovo ciclo.
Il nuovo coach Vincenzo Esposito
È ciò che si sta facendo. La società è già attiva sul mercato. La panchina è stata affidata a Vincenzo Esposito, soprannominato “El Diablo” già da quando brillava sul parquet, arrivato da Pistoia. Casertano, Esposito ha firmato con la Dinamo un accordo biennale. La sua carriera di allenatore, iniziata nove anni fa, lo ha visto guidare Trento, Caserta (sia giovanili che prima squadra, prima da vice poi da head coach), e infine Pistoia, nelle ultime tre stagioni. Una carriera relativamente giovane che si somma però a quella ventennale da giocatore di altissimo livello, che lo ha portato, nel 1995, ad essere il primo italiano a sbarcare in NBA, con la maglia dei Toronto Raptors. La sua “faccia tosta” ed il carattere forte sono ben descritte proprio da un episodio accaduto nella prima gara giocata oltreoceano, in cui la guardia degli Atlanta Hawks Steve Smith domandò “E questo chi è?” e ottenne una risposta piuttosto grintosa e temeraria dallo stesso Vincenzino: “Sono quello che tra un po’ ti segnerà in faccia”. Esposito trova un gruppetto di atleti già confermati: gli stranieri Scott Bamforth e Dyshawn Pierre, l’italo-brasiliano Jonathan Tavernari e gli italianissimi capitan Jack Devecchi, Marco Spissu e Achille Polonara. A loro si aggiunge Lorenzo Bucarelli, dopo un anno a Cagliari e la disputa di qualche partita in biancoblù in doppio tesseramento. La dirigenza sassarese, inoltre, sempre guardando a Cagliari, era interessata a Roberto Rullo. Si dice che sarà il nuovo coach a dire l’ultima su questi giocatori, in base alle sue idee tecnico-tattiche e, per quanto riguarda gli italiani, probabilmente anche in base alla formula che si sceglierà per la composizione del roster, subordinata alla possibilità si peschi una wild card per le coppe europee oppure no. A meno di colpi di scena, i contratti di Bamforth e Pierre dovrebbero rimanere attivi, così come quello di Polonara, mentre Tavernari potrebbe essere girato al Cagliari e, negli ultimi giorni, si è detto anche che Spissu potrebbe partire. Su questo ci sono molti dubbi, soprattutto c’è stata una “insurrezione” dei tifosi, che vogliono che il proprio beniamino resti a casa. Sembra una “boutade” anche per il fatto che la sua partenza sarebbe dovuta all’arrivo di un giocatore come Tommaso Laquintana, a cui Spissu ha poco da invidiare, se non lo stesso agente dell’allenatore. A meno che non sia lo stesso Spissu a voler andare via. Si è parlato anche dei fratelli Alessandro e Stefano Gentile. Sembra piuttosto difficile possa arrivare il primo, che vorrebbe tentare la carta della NBA, più possibile il secondo se davvero dovesse andare via il playmakerino sardo. Si è fatto anche il nome della guardiaala Fabio Mian, anche lui rappresentato dallo stesso procuratore di coach Esposito e “soldatino” dell’allenatore. Tra i giocatori con un’opzione per la prossima stagione c’era anche Rok Stipcevic, ma le due parti hanno deciso di interrompere serenamente il rapporto di lavoro e salutarsi dopo tre anni.
14 S&H MAGAZINE
SIKI LA LIBERTÀ DI NON CRESCERE
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di MARCO SCARAMELLA foto VALENTINO CONGIA
D
opo due anni di assenza, i Sikitikis tornano con un nuovo lavoro, una nuova formazione e anche un nuovo nome: Siki. Il singolo Hai ra‐ gione anche tu, rilasciato lo scorso 13 aprile e disponibile su tutti gli store digitali, annuncia un nuovo album che arriverà entro fine anno, per Bianca Di‐ schi e distribuito da Artist First. Il disco sarà seguito da un tour, che porterà i Siki in concerto, in giro per tutta l’Italia. Questo processo di rinascita ed evoluzione era già in atto, ed è stato, in qualche modo, annunciato dal precedente album Abbiamo perso, uscito nel 2016. Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Alessandro Spedicati (alias Diablo) che ci ha raccontato qualcosa su questo nuovo corso artistico e sulla nascita dei Siki. Quali sono state le tappe fon‐ damentali dei Sikitikis? La nostra è una storia quasi ventennale. Abbiamo iniziato nel 2000 come progetto di musica da sonorizzazione, all’interno del quale producevamo colonne sonore e musiche da film. Qualche anno dopo, nel 2003, abbiamo iniziato a lavorare prendendo una direzione più pop. Nel 2005, inizia la nostra vera carriera discografica: abbiamo fatto due dischi con Ca‐ sasonica ed altri due dischi con Infecta che è un’etichetta indipendente. Ora, dopo aver fatto 500 concerti e 5 dischi, siamo arrivati a questo nuovo corso con un nuovo lavoro, in cui il nostro nome viene accorciato in Siki. Avete accorciato il vostro nome in Siki. Perché e perché ora? Perché ci sembravano maturati i tempi per farlo. È una cosa che avevamo in progetto già da tempo, anche perché il nostro nome ci suonava un po’ complicato da pronunciare, quindi avevamo da sempre la voglia di semplificarlo. Abbiamo approfittato anche del fatto che, con l’ingresso di un nuovo elemento nel gruppo, è cambiato completamente il metodo di lavoro. Così, con il progetto che ha preso una nuova piega, abbiamo deciso che era giunto il
momento che, anche il nome, rispecchiasse questo tipo di cambiamento. Come è cambiato il modo di approcciare il vostro lavoro? Se prima lavoravamo come una band vera e propria, con gli strumenti alla mano ed entrando in studio una alla volta, per lavorare ognuno sulla propria parte, oggi il lavoro è meno schematico e più organico. Si lavora completamente in box, esattamente come si produce l’hip hop o la musica elettronica. Si registra in tempo reale mentre si mixa. Oltre ad essere un lavoro più dinamico, moderno ed elastico, che dà la possibilità di cambiare arrangiamento in breve tempo, questo ci ha portato un suono più fresco e più attinente a quello che possiamo fare oggi. In che modo i Sikitikis influen‐ zano, oggi, i Siki? Quello che unisce queste due fasi dello stesso progetto, è sicuramente la scrittura. Entrambe le fasi si sviluppano attorno alla creazione della forma canzone, che è la ricerca dell’equilibrio perfetto all’interno di quelli che sono le strofe ed i ritornelli. Ciò che unisce queste due fasi del nostro percorso artistico, quindi, sono sia la scrittura dei testi che il modo che abbiamo di approcciarci ad essa. Un altro elemento di unione, sta nel fatto che abbiamo sempre avuto un focus molto mirato sulla singola canzone. Ogni pezzo vive e viene sviluppato come un mondo a sé.
Hai ragione anche tu è il primo singolo che annuncia il nuovo album. Di cosa parla e come nasce? L’intenzione è di raccontare la mia generazione, quella nata negli anni ’70 e cresciuta negli anni ’80, che è una generazione alla quale è stato impedito di crescere. La nostra generazione in qualche modo non ha avuto i mezzi per assumersi delle responsabilità, come è stato per i nostri genitori o addirittura per i nostri nonni. Questo, come tutte le cose negative, ha avuto un risvolto positivo perché nel mio caso, e nel caso di molti come me, ho deciso di vivere libero senza il peso di certe responsabilità, assumendomene però delle altre, come quelle di scegliere di fare un lavoro creativo o autonomo. La volontà è quella di provare a realizzare i propri sogni, perché in qualche modo si avverte che non si ha nulla da perdere. Quindi questa ammissione di non essere cresciuti, e probabilmente di non crescere mai più, e di essere destinati in maniera definitiva a questa sindrome di Peter Pan, è l’argomento cardine. Per tutta la vita ci siamo sentiti dire che avremmo dovuto crescere, che eravamo troppo grandi per continuare a fare la vita che fa‐ cevamo. Hai ragione anche tu è l’ammissione di questa verità: la nostra generazione è stata la prima ad acquisire la possibilità di non crescere, e noi l’abbiamo trasformata in un diritto, in una forma di libertà.
Ci son stati dei cambiamenti anche nella formazione. Cosa aggiungono al progetto? Il cambiamento più importante è l’ingresso in pianta stabile di Samuele Dessì che è entrato come chitarrista però, pur essendo un musicista eccelso, è ancor più bravo come produttore. Questo non solo ha enormemente incrementato le potenzialità del progetto, ma ha anche permesso quel cambiamento nel modo di lavorare di cui parlavamo prima. Molti ci chiedono come mai nella foto siamo in tre, o che fine abbiano fatto gli altri membri storici. Diciamo che i tre elementi che si vedono nelle foto, sono quelli che lavorano concretamente alla produzione del disco, ma i musicisti che saliranno sul palco saranno molti di più, compresi Sergio (Sergio Lasi) e Zico (En‐ rico Trudu). Potrà accadere che se verrete a vedere tre concerti dei Siki la prossima estate, potrete vedere anche tre formazioni diverse. Dacci qualche anticipazione sul nuovo album. Cosa ci dob‐ biamo aspettare? L’unica cosa che posso dire è che mi viene voglia di farlo uscire con la copertina nera. Vorrei fare un black album. Vorrei che fosse senza un titolo e con una copertina impersonale, che restituisse questo modo un po’ fuorimoda di fare i dischi. Mi piacerebbe che uscisse in vinile completamente nero. Forse anche solo per il gusto di dire “l’ho fatto”. Per il resto, stilisticamente sarà un disco che, mi auguro, farà discutere chi ci conosce già, e che spero possa avvicinare al nostro mondo chi non ci conosce. Mi auguro che colpisca la pancia, al punto da spiazzare chi si aspetta qualcosa da noi. Sono disposto anche a scontentarlo. Avete già in programma dei live? Si, il 30 giugno ci sarà il recupero della serata del Poetto Fest. Poche ore dopo saremo a Borutta insieme ai Tamurrita. Ringraziamo Alessandro Spedicati per la sua disponibilità, e vi ricordiamo che potete seguire tutti gli aggiornamenti riguardo i prossimi appuntamenti live o le news sull’uscita del nuovo album, sulla pagina Facebook.
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ROBERTO LAI L’UNIONE BURDA:
La penna che ironizza sul cagliaritano medio di ANNALISA MURRU
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i considera un inconcludente di natura, ma il successo de L’Unione Burda dimostra che qualcosa di buono Roberto Lai l’ha fatta. Trentottenne e operatore di call center nella vita al di fuori del web, Roberto è il reale autore degli articoli della pseudo testata giornalistica cagliaritana L’Unione Burda, della quale già il nome la dice lunga. Diversamente da quello che in molti credono, l’unica penna del blog è lui e non c’è una vera e propria redazione di matti giornalisti dietro gli articoli che dall’estate del 2012 fanno sbellicare i lettori. L’Unione Burda è una finta testata giornalistica, presente su WordPress e su Facebook con l’omonima pagina, che racconta vicende inventate riguardanti il territorio cagliaritano e tratta
argomenti di tendenza facendo parlare le persone comuni che esprimono la loro opinione con grottesca spontaneità diventando i veri protagonisti di una giocosa critica della realtà. Il linguaggio è tutto fuorché professionale e ricercato, infatti vi si ritrova lo slang tipico ca‐ gliaritano con i più noti intercalare della conversazione informale e non mancano parolacce e modi di dire che solo un sardo può comprendere. Il tutto è condito da immagini rappresentative del topic dell’articolo, ovvero fotomontaggi volutamente arrangiati che rendono al meglio l’idea di un gruppo di improvvisati cacciatori di scoop. Gli articoli danno spazio alle reazioni e ai commenti dei cagliaritani e quasi mai ai diretti interessati. È emblematico il caso del più noto protagonista del parlare cittadino, il sindaco Massimo Zedda, che come Roberto spiega è
l’espediente migliore per farli parlare: “Lo metto in mezzo perché alla fine se la prendono sempre con lui”. Il primo articolo, pubblicato quasi sei anni fa, evidenzia la critica velata che caratterizza il suo stile narrativo; trattava infatti la notizia – grossolanamente esposta da alcune testate locali – dei rom ai quali furono predisposti degli alloggi che altro non erano che ville diroccate e in stato di abbandono descritte come dimore lussuose con piscina, idromassaggio e comfort di ogni tipo. La posizione assunta dalla stampa locale e lo sdegno dei cittadini furono l’input che diede a Roberto la spinta per cominciare questa originale avventura letteraria. Attento osservatore, spiega che non sono solo le notizie più in voga, le mode del momento o le abitudini dei cagliaritani a ispirarlo, ma spesso gli articoli nascono dai momenti che passa in compagnia dei suoi amici. Proprio come quando la sua amica lo aspettò invano per ore sulle scale nei pressi del locale Mojito e lui dopo quella vicenda scrisse un articolo che racconta di una ragazza che fece l’alba con un drink in mano, in attesa di un amico che non arrivò mai. La pagina Facebook supera i 54000 like ma Roberto fa autocritica: “Non sono moltissimi per una pagina che esiste da così tanto tempo; forse le persone tendono a seguire maggiormente le pagine con i meme perché per l’articolo devi essere propenso alla lettura e probabilmente quello crea un muro”. Scrive per diletto e senza porsi troppe regole ed è così che vive L’Unione Burda, uno spazio in cui divertirsi e far divertire. Ma qualche progetto di crescita c’è e riguarda la parte video del blog e un libro con i migliori articoli pubblicati: “Devo lasciare un segno del passaggio dell’Unione Burda nel mondo”, mi dice. Ora che l’alone di mistero sull’identità dell’autore de L’Unione Burda è calato, possiamo svelare che Roberto scrive racconti brevi - che non fa leggere a nessuno - e attualmente è attivo in diversi locali del territorio sardo con spettacoli di stand‐up comedy che coinvolgono anche altri comici, un tipo di cabaret crudo e schietto che tocca i più disparati argomenti senza tabù e a strettissimo contatto con il pubblico. Dietro un operatore di call center e uno scrittore scanzonato si nasconde quindi una personalità sensibile e creativa. “Preparo un articolo anche su questa intervista”, mi dice, e io spero che stavolta non sia inconcludente perché le risate sarebbero assicurate!
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Guilt: Mistero a Sassari Un originale gioco per provetti investigatori che fa scoprire luoghi e storie nascoste del territorio
di MARCO SCARAMELLA
I
l vostro sogno segreto è quello di essere un grande investigatore come Sherlock Holmes? Avete sempre invidiato l’arguzia di personaggi come Hercule Poirot o Jessica Fletcher? Bene! Ora avete l’occasione di vestire i panni di un detective e di dimostrare le vostre abilità investigative grazie a Guilt – Di chi è la colpa? l’applicazione gratuita per smartphone, disponibile per dispositivi iOS e Android, ideata da TaMaLaCà, in collaborazione con Abinsula e promossa dal Comune di Sassari e dalla Fon‐ dazione di Sardegna. Il caso della carta scomparsa è la prima indagine disponibile, ed è ambientata nel centro storico di
Sassari, il 28 maggio del 1966. Dopo aver scelto l’indagine da giocare dalla sezione catalogo storie, il caso sarà automaticamente salvato nella sezione le mie storie. All’interno dell’indagine scelta ci verrà presentato il caso, con un antefatto che ci metterà al corrente degli eventi. Ci verrà fornito anche un elenco di sospettati, un elenco di luoghi nei quali reperire le prove, una mappa in cui visualizzare la posizione dei punti di interesse ed un dossier, dove verranno riassunti i progressi fatti durante l’indagine. Lo scopo del gioco, come in ogni giallo che si rispetti, è quello di individuare il colpevole del misfatto. Nel frattempo avremo anche l’occasione di visitare dei luoghi storici di Sassari, e di im-
parare notizie e curiosità sulla storia della città. Giocare a Guilt è molto semplice. Dopo aver letto l’antefatto di questa prima indagine disponibile, che ci informa riguardo una lite scoppiata durante la finale del torneo di mariglia, a causa della scomparsa di alcune carte, il nostro compito sarà quello di trovare il colpevole, tra i numerosi sospettati. Visitando i luoghi del centro storico in cui reperire le prove (ad esempio Piazza Castello, la Biblioteca Comunale, Piazza d’Italia), troveremo delle targhe col logo di Guilt. Scansionando il QR code che troveremo nel punto d’interesse, ci verrà proposto un enigma da risolvere. Rispondendo in maniera corretta ai quesiti, ci verrà fornito un indizio che ci consentirà di eliminare, man mano, tutti i sospettati. Gli indizi, che sono ispirati ad eventi reali, ci offriranno anche delle interessanti informazioni storiche sui luoghi che stiamo visitando. Guilt nasce due anni fa da una collaborazione di TaMaLaCà con
il comune di Sassari, all’interno di un progetto volto a sperimentare l’utilizzo di un approccio ludico, per promuovere la scoperta dei luoghi artistici e storici della città di Sassari. Nell’ambito di questa collaborazione, durante la giornata mondiale del gioco nel 2016, è stato organizzato un evento ludico rivolto ai ragazzi, che sono il target di riferimento. In quell’occasione il gioco si è svolto in maniera totalmente analogica. Nel 2017 è stato organizzato un secondo evento, sempre in occasione della giornata mondiale del gioco, dove è stata sperimentata una versione ibrida di Guilt. Quest’anno Guilt è finalmente nato sotto forma di app e, lo scorso maggio, ancora una volta in occasione della giornata mondiale del gioco, è stata rilasciata una nuova storia giocabile, che ha come target sempre i ragazzi, ambientata nel borgo minerario dell’Argentiera. Lo strumento in sé, si presta per essere sviluppato in modo da creare storie più complesse, con meccanismi di gioco, con enigmi e sfide più interessanti, che possano impegnare anche gli adulti. Un progetto parallelo, finanziato dalla Fondazione di Sardegna, prevede la collaborazione di alcune scuole di Sassari, come l’IC San Donato, IC Monte Rosello Basso e l’IC di Li Punti, che stanno sperimentando l’utilizzo di Guilt come strumento didattico. Il prodotto di questa sperimentazione saranno nuove storie e nuove prove create dagli insegnanti, in maniera specifica per le loro classi, e quindi, cucite addosso al target di riferimento. Al momento Guilt è nato e si sta sviluppando sul territorio di competenza del Comune di Sassari, ma, in futuro, verrà promossa anche in altri comuni, in modo tale che possa fungere da guida per accompagnare abitanti e turisti alla scoperta dei comuni dell’Isola.
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Portofino, la farinata e l'Acquario di Genova
di DANIELE DETTORI Anno di grazia 1096. Nasce a Genova la Compagna Communis, organizzazione che riunisce i rappresentanti di spicco della città: i feudatari, chiamati visconti, e le “compagne rionali”, ovvero gli otto quartieri nei quali Genova era suddivisa. È uno dei primi passi verso la nascita di quella Repubblica marinara che, grazie alle sue intense attività marittime militari e commerciali, saprà imporsi nel Mediterraneo e in Europa fino a tutto il XVII secolo. E che oggi potete visitare sbarcando, oppure atterrando, nella magnifica Liguria. In fondo al mar, ma solo in senso figurato. Calarsi negli abissi oceanici è infatti possibile visitando il celebre Acquario di Genova, primo per grandezza in Italia e per specie ospitate in Europa. Inaugurato nel 1992, al suo interno è possibile effettuare diversi percorsi e godere di spettacolari vedute subacquee passeggiando comodamente tra le sale e le vasche. Cavallucci marini, razze, meduse, squali e molto altro vi accoglieranno tra giochi di luce e un’offerta
sapientemente studiata per intrattenere e insegnare a un pubblico di tutte le età. Già che siete a Genova approfittate anche per una camminata tra i carruggi, i vicoli caratteristici del centro storico, percorrendo i quali attraversate un dedalo di edifici che costeggiano salite e discese, scalinate e luoghi della memoria. Segnaliamo in particolare Creuza, cantata anche da De André, e Via di Prè con i suoi mercati popolari. Se è naturale che il mare la faccia da protagonista in una città che gli si affaccia sopra, non bisogna comunque dimenticare le bellezze storiche e artistiche più interne. Ecco allora il Duomo di San Lorenzo, con annesso Museo del Tesoro della Cattedrale, oppure i Palazzi dei Rolli, che nel medioevo ospitavano i nobili genovesi. Ad ogni modo, dal bellissimo e visitatissimo Porto Antico, passando per i musei e le piazze, Genova saprà tenere con sé una parte del vostro cuore. Love in Portofino. È facile perdersi nei tramonti della riviera ligure. Il mare lambisce queste terre cullando le
Quel viaggio attraverso l’Europa che, nel corso dell’Ottocento, i giovani intraprendevano per conoscere il mondo, lo proponiamo qui lungo il Bel Paese, alla scoperta delle nostre Regioni d’Italia.
VIAGGIO IN ITALIA
LIGURIA barchette in legno ormeggiate a terra e riflettendo i colori variegati delle case costruite sulle rocce che lo sormontano. Le Cinque Terre riassumo questa immagine alla perfezione. Da ponente verso levante, troviamo i piccoli centri di Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, tutti entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco. Sui declivi che scendono verso la costa, per chi percorre la litoranea oppure arriva dal mare, è facile vedere le caratteristiche fasce, terreni coltivati con la tecnica del terrazzamento che non di rado ospitano pregiati vitigni. Portofino è un’altra chicca imperdibile, un piccolissimo Comune (poco più di 400 abitanti), che però è entrato nell’immaginario collettivo come terra incantata e paradiso di ricchi vacanzieri e celebrità. In effetti, tra film, canzoni ed eventi a tema, a partire dal secondo dopoguerra Portofino ha vissuto un grande rilancio anche a livello mediatico. Sanremo, città dei fiori e patria del Festival della Canzone
Italiana, è un altro luogo che la Liguria regala ai suoi visitatori e in cui è impossibile non scattare almeno una foto davanti al Casinò (dove potrete anche fare qualche puntata), al nuovo Mercato dei Fiori e al Teatro Ariston: le tre location che, nei decenni, hanno ospitato la famosa manifestazione canora. Infine a Savona, tra le tante bellezze liguri, vi segnaliamo la Torre di Leon Pancaldo sull’omonima piazza e la Fortezza del Priamar, la prima realizzata probabilmente nel corso del 1300 e la seconda intorno alla metà del 1500. Pausa pranzo. C’è giusto il tempo per uno snack veloce prima di riprendere il viaggio. Nelle caratteristiche botteghe che si affacciano sul centro delle principali città liguri si può gustare a tranci l’ottima farinata di ceci (equivalente della nostra fainé), ma anche piatti tipici in versione mignon. È il caso delle friscioeu de baccalà, bocconcini di pesce fritto in versione finger food, così come delle acciughe con il limone, magari accompagnate con del buon vino bianco. Insomma: mare, terra, gusto e fantasia.
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di ALBA MARINI
Su Boe di Ottana. Foto Luca Pisci
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orza impetuosa, possente figura, virilità e imprevedibilità: ecco il toro. Animale sacro in molte culture, simbolo assoluto della potenza del maschio, ha influenzato tutta la storia sarda, dal Neolitico, ai primordi della civiltà nuragica fino alle più moderne tradizioni che ancora oggi sopravvivono nei ricordi delle nostre nonne e nel nostro “background genetico” fatto di miti e leggende di Sardegna. Gli studi sul Neolitico e i vari scavi fatti sull’isola hanno portato gli archeologi a rilevare l’estrema importanza della figura del toro per l’uomo preistorico sardo. Il toro fu l’animale preminente della cultura e dell’arte neolitica dell’isola, se non addirittura l’esclusivo protagonista. Nei vasi, nei piatti e negli amuleti del periodo pre-nuragico frequentissime sono le pitture decorative raffiguranti la testa e le corna del toro. Le incisioni di protomi taurine sono state rinvenute anche all’interno di alcune domus de janas, le tombe scavate nella roccia tipiche della Sardegna preistorica. In questi casi il toro, con la sua potenza innata, rappresentava una protezione, il simbolo magico di una figura a metà strada tra il divino e l’umano. Per la civiltà protosarda si trattava del signore degli animali, dell’unico mortale terrestre degno di sedere accanto alla prosperosa Dea Madre. L’assenza della rappresentazione intera del corpo dell’animale nei ritrovamenti dell’era neolitica dipende probabilmente dalla stessa importanza del toro nelle comunità: il fatto che l’animale fosse rappresentato con un simbolo (testa + corna) ne favoriva la memorizzazione e ne testimonia ad oggi la sacralità. È probabile che nella cultura di Ozieri, una cultura pre-nuragica che si sviluppò in tutta la Sardegna a partire dal 2800 a.C., il culto del bue si associasse al culto del sole, opposto a quello della luna rappresentato dalla Dea Madre. Sole e luna, infatti, erano capaci di determinare l’abbondanza dei frutti della terra. In questo senso il Dio Toro-Sole incarnava la fecondità maschile, legata anche a quella agraria.
Con l’avvento della civiltà nuragica il toro non mutò di molto la sua simbologia e il suo significato magico. Secondo alcuni studi, i nuragici veneravano il toro a tal punto da costruire le famose Tombe dei giganti con una pianta a forma di protome taurina. I tori avevano una valenza sacra e alcuni bronzetti sardi raffiguranti i guerrieri presentano elmi muniti di corna e, addirittura - forse su influenza cretese - un corpo diviso a metà tra uomo e bue. Con l’evolversi della storia sarda il virile toro, segno di abbondanza e forza, ha mutato i suoi connotati, diventando il peggiore incubo delle leggende di Sardegna. A spaventare i bambini e ad adombrare i sogni dei sardi non era (e non è!) il comune licantropo ma il Boe Muliache. Il mostro non è altro che un uomo che, con il calare della notte, assume le sembianze e il comportamento di un toro. Simile al Boe Muliache è lo “sfortunato” Erkitu o Boe Ferrainu (secondo alcune varianti), un uomo che si trasforma in un grosso toro con corna d’acciaio per espiare un peccato gravissimo - generalmente un omicidio - per il quale non ha ancora pagato. Vittima di una vera e propria maledizione che può essere spezzata solo da un “uomo balente”, il mostro è destinato a vagare incessantemente per le terre di Sardegna in compagnia di orribili demoni. Il muggito di S’Erekitu annuncia la morte: questo bue maledetto, infatti, si ferma davanti alle case di chi sta per morire per poi allontanarsi con i suoi seguaci. Son sufficienti tre gemiti del mostro affinché la fine dell’uomo morente sia segnata. La figura del toro ha segnato la storia della Sardegna. Come Dio del Sole e simbolo di forza e coraggio, il bue ha vinto lo scettro di animale più stimato dell’isola. Da amico della fertilità la sua immagine ha preso presto le vesti di un incubo: la sua potenza animale non è più il segno di une benevola natura ma di un brutto scherzo magico del destino. Avete colpe da espiare? Attenzione, stanotte potreste trasformarvi in un pericolosissimo toro maledetto.
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Il dentista risponde
Il Dott. Giuseppe Massaiu è un professionista di riferi‐ mento e opinion leader in tema di Odontoiatria Naturale e Biologica, insegna in corsi frontali e on‐line argomenti clinici ed extra‐clinici legati al mondo della Odontoiatria e della Medicina Naturale, Posturale e Olistica oltre che del Management e del Marketing Odontoiatrico.
S
e vi ponessi la domanda “di cosa ci nutriamo?”, quale sarebbe la vostra risposta? Quali sono i cibi sani e quali i nemici che causano accumuli di grassi o alti livelli di colesterolo? Come accostarli per creare un pasto bilanciato? Quali sono i responsabili di gonfiore, spossatezza e calo delle difese immunitarie? Quali sono classificati come assolutamente tossici per il nostro organismo? Quali possono determinare danni, nel breve o nel lungo termine, alla nostra bocca e ai nostri denti? A tal proposito bisogna sapere che, talvolta, le malattie stesse nascono (o peggiorano) a causa di abitudini di alimentazione scorretta. Se ci pensiamo un attimo, infatti, ci vuole poco a comprendere che il cibo è il carburante, la fonte di tutti gli elementi che ci consentono di fornire energia ai nostri organi e muscoli. In pratica, la base energetica su cui fondiamo ognuna delle nostre azioni vitali, ma anche causa di malattia, un po’ come se mettessimo gasolio in un motore a benzina. In una società nella quale la scelta di sposare uno stile di vita alimentare diventa talvolta una moda e, in alcuni casi, diventa talmente assolutizzante da sembrare quasi un dogma religioso, è bene avere una buona ed equilibrata consapevolezza scientifica sull’argomento, per poter scegliere con serenità nell’impostare un efficace modello di alimentazione sana, mantenendo il corretto stato di salute. Avere delle buone abitudini ali-
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Curiosità sul mondo odontoiatrico
Alimentazione consapevole per la salute della tua bocca mentari svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento del nostro stato di benessere psico‐ fisico. In ambito odontoiatrico, per esempio, abbiamo potuto constatare come alcuni cibi possano essere considerati dei veri e propri “nemici” del cavo orale, contribuendo all’insorgenza di stati infiammatori e nella forma‐ zione della carie. Basti pensare che le mucose che rivestono l’interno della nostra bocca fanno parte di un vasto tessuto che interessa tutto il
tubo digerente, per cui ciò che accade in un punto, può manifestarsi in un’altra zona anche molto distante. Durante la digestione, il PH gastrointestinale tende ad acidificarsi ulteriormente, per consentire agli enzimi preposti di attivare le trasformazioni dei cibi ingeriti. L’introduzione frequente di cibi acidi e di quelli più difficili da digerire, costringe il nostro sistema a compiere un lavoro che richiede delle energie maggiori per portare a compimento la sua
attività, portando l’intero organismo un uno stato di affaticamento generale. Questo comporta un calo delle difese immunitarie, con conseguente predisposizione all’instaurarsi di stati infiammatori. Oltre la nostra esperienza clinica, vari studi hanno dimostrato che la carenza di alcune vitamine quali la A, la D e la C, sono concausa nel ritardo della riparazione dei tessuti e nel rinnovamento di questi con nuove cellule giovani. Per cui un tessuto che invece di rinnovarsi invecchia, sarà più facilmente attaccabile dai batteri patogeni che popolano la nostra bocca. Tra gli alimenti considerati “tossici”, se assunti ovviamente in eccesso, ritroviamo gli agrumi, alcune verdure quali i pomodori e le melanzane, zuccheri e farine raffinate, il latte ed i cibi contenenti lattosio che, in quanto difficilmente digeribili, fermentano tenendo un livello di acidità del PH che perdura nel tempo, con tutti gli effetti negativi che ne conseguono, compresi il sorgere delle carie o delle infiammazioni gengivali. Questo non vuol dire la loro totale e obbligatoria eliminazione, piuttosto un’attenzione maggiore e, magari, una visita da uno specialista odontoiatra per verificare, senza auto-diagnosi, come una maggiore consapevolezza relativa a quello che mangiamo possa migliorare la nostra salute orale globale. Ogni mese il Dott. Massaiu ri‐ sponderà ad uno di voi. Inviate le vostre curiosità all’email dott.massaiu@shmag.it.
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Per la barba di Enrico a cura di Henry Beard
Enrico Salis alias Henry Beard è un social media in‐ fluencer, blogger, modello barbuto e personal shop‐ per, testimonial di molti brand importanti. Un esteta esperto di stile e di tutto ciò che riguarda il lifestyle del gentleman.
A
vete presente l’autunno, i suoi colori pastello accesi, i viali alberati delle grandi città che fanno sognare come nelle favole, le passeggiate nei parchi col proprio dalmata come in un film della Walt Disney, o magari, un picnic romantico sul lago in una barca a remi. Nel New England erano i primi del ‘900 quando l’autunno era vissuto proprio in questa maniera, i college della Ivy League pullulavano di menti eccelse, talenti e sportivi da ogni dove pronti a confrontarsi con gli altri 8 college americani, ciascuno vantando la tradizione della propria scuola. Studenti certamente benestanti, ricchi e cortesemente snob, modi dall’esasperato bon ton, divise degne delle attuali passerelle con rigorose scelte di tessuti colori e stili. Ogni college possedeva la sua divisa di cui andar fiero, maggiore era la storia della scuola, della sua tradizione e della sua notorietà e significativamente superiore era la qualità del tessuto e delle cuciture, distinguendo attentamente quella estiva da quella invernale. In questo numero vi parlo di uno stile di vita più che di una moda fine a se stessa, nato in America tra gli anni 50 e 70 ed ispirato dallo stile Ivy league: il preppy style! Certamente borghesi per lo più provenienti da illustri famiglie, dove gli inverni si passavano a sciare e le estati al lago o al mare, dove i modi posati, i guardaroba infiniti ed eccessivamente eleganti celavano evasioni meno degne di blasone all’interno delle confraternite e dei party folli a cui partecipavano.
PREPPY STYLE! Il fascino del preppy style, in realtà mai passato di moda sia chiaro, sta nel vivere si in maniera assai semplice ma certamente non inosservata. Un preppie, o prep, ama il golf, il polo, il tennis, il canottaggio e il rugby per esempio e, tutti gli sport prettamente praticati da determinati ceti sociali, da qui si capisce quanto non sia solamente un modo di vestire quanto una carta d’identità. In seguito l’elegante modo di vivere e, specialmente il modo di vestire imposto dai college, fu musa ispiratrice per stilisti che ne fecero un brand in cui identificarsi. Per darvi un’idea e capire benissimo quanto si sia diffuso il preppy style, vi basti pensare alle pubblicità di marchi come Lacoste, Tommy Hilfiger, Ralph Lauren, Burberry, raffiguranti studenti e talvolta professori, in
location solitamente autunnali o estive, che trasmettono freschezza e che fanno venir voglia di immedesimarsi in climi così caldi, avvolgenti e confortevoli. Immaginate ora quei colori tenui, perfettamente abbinabili quali un rosso, verde, blu per la stagione invernale e giallo, rosa e bianco per quella estiva. Fantasie ed ispirazioni vennero dal tartan, dal principe di Galles e dal tweed, le polo rigorosamente dentro i pantaloni, pelle pulita e tatuaggi ben nascosti. A primo impatto l’immagine del un bravo ragazzo, di buona famiglia ed educato. È proprio questo il messaggio trasmesso, una vita dedicata alla semplicità del bel vivere. L’uomo preppy possiede nel suo guardaroba più di un paio di mocassini, certamente camicie a quadri, pantaloni e giacche di velluto a coste o di tweed, ma-
glioni esclusivamente a giro collo, e tantissime polo. Il guardaroba del gentil sesso è certamente più vasto e vario apportando maggior scelta quotidiana; sono comunque immancabili il trench, il blazer, le gonne a pieghe, il mocassino o le ballerine. Gli outfit del preppy sono sostanzialmente semplici e comodi, le scarpe col tacco sono quasi out, meglio optare per delle ballerine, cosi come alle semplici scarpe da tennis l’uomo preferirà le scarpe da barca. Apprezzato maggiormente dai giovani, in realtà è uno stile senza tempo, perfettamente vestibile da chiunque senza necessariamente appartenere ad un determinato rango sociale e/o avere 20 anni. D’altronde si sa lo stile non ha tempo. Insomma amici se dentro le vostre vene scorre ancora nostalgia della scuola, se non riuscite a dimenticare la vita da studente del liceo, allora son certo che questo stile farà al caso vostro.
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di MANUELA STACCA foto GILAD RADAT
David Meloni D Il maestro sardo conquista il livello più alto dell’Iyengar Yoga
isciplina, determinazione e tanto lavoro. Senza dubbio sono state queste tre qualità a far conquistare a David Meloni il più alto certificato dell’Iyengar Yoga, l’Advanced Senior level II, a soli 41 anni. Originario di Quartu Sant’Elena, David mi racconta la sua impresa iniziata nel lontano 1996 – quando cominciò a praticare la disciplina –, tra viaggi, seminari e anni di studio. E prova anche a spiegare questa pratica indiana, così difficile e poco conosciuta. A emergere subito è il profondo rispetto per l’Iyengar Yoga, e ancor più per il suo maestro Guruji B.K.S. Iyengar, deceduto nel 2014 a 95 anni. Hai sempre avuto la passione per lo yoga? Diciamo che ho avuto una serie di contatti casuali. Il primo è avvenuto all’età di cinque anni: mia madre praticava lo yoga tutti i giorni, anche con una certa segretezza, che mi rimase particolarmente impressa. Quando poi lei smise, come tutti i bambini, il mio interesse finì lì. Solo quando iniziai a praticare arti marziali, da adolescente, un mio maestro mi parlò dello yoga per perfezionare l’elasticità muscolare, la focalizzazione mentale... E quindi iniziai ad interessarmene e a cercare dei libri. Nello specifico, in cosa consiste l’Iyengar Yoga? I sistemi di yoga che conosciamo si basano sul movimento del corpo e sulle tecniche di respirazione. L’Iyengar Yoga si chiama così dal nome del maestro, che ha creato una didattica particolare. Lui ha voluto semplificare alcune posizioni, in modo che chiunque potesse praticarla. Anche chi ha problemi fisici o patologie. In quasi ottant’anni di pratica, ha evoluto il sistema continuamente, fino a poco prima della sua morte. Nel 2003 sei partito in India proprio per imparare direttamente da lui. Com’è stato il primo incontro con il maestro? Entrare in contatto con lui non è stato affatto facile. Quando arrivai per la prima volta, avevo già una pratica avanzata, e infatti mi dissero che il maestro chiese di me, chi ero e da dove venivo; però fu soltanto dopo cinque anni che iniziò a considerarmi. Questo fa parte di un insegnamento alla vecchia maniera, che mette alla prova l’allievo e la sua determinazione: solo quando
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David Meloni nel deserto di Giuda, Israele
si passano certe fasi puoi diventare suo allievo diretto e instaurare un rapporto più amichevole. Sono stati i figli a consegnarti l’ultima cer‐ tificazione dell’Iyengar Yoga... Sì, è stata la figlia del maestro a valutare il mio esame e a decidere di conferirmi questo certificato. Ma ci tengo a precisare una cosa: in India la famiglia Iyengar non è soggetta a certificazione (come è stato scritto erroneamente su alcuni giornali). Loro sono al di sopra di tutto ciò. Ora vivi a Firenze, dove hai il tuo studio, ma tieni corsi in tutto il mondo. Sei sem‐ pre in viaggio, dunque...
Da due anni insegno a livello internazionale. Sono spesso all’estero nel fine settimana, poi, gli altri giorni, insegno nella mia scuola. A breve andrò negli Stati Uniti, poi sarò un po’ in giro per l’Europa, e a ottobre in Brasile. In Sardegna non è molto praticata l’Iyen‐ gar Yoga... Perché, secondo te? Questo è un po’ un problema di tutto il sud d’Italia. Appena arrivano le belle giornate, la gente esce, va in spiaggia... Mentre in città le persone sono più interessate a praticare certe cose. Però vedo che l’interesse in Sardegna sta crescendo: ci si sposta di più, si fanno più corsi. Attualmente ci sono almeno quattro insegnanti certificati.
Una curiosità: ho letto che sei vegano. È vero che quando torni in Sardegna i tuoi genitori scherzano sul tuo stile di vita, molto rigido, e cercano persino di convin‐ certi a mangiare il porcetto sardo? In realtà, queste cose sono state inventate dai giornalisti. Io sono diventato prima vegetariano, a 18 anni, e poi vegano. Inizialmente i miei erano preoccupati, dicevano che ero “fissato” e capitava che mi prendessero in giro. Persino mio fratello, diventato vegano anche lui a distanza di anni. Ora però c’è il massimo rispetto. Sanno che seguo un certo tipo di alimentazione e ormai si sono abituati.
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inSardegna... I migliori eventi di Giugno
Dal 7 al 10 GIUGNO. X edizione “Leggendo Metropolitano”
Dal 1° al 3 GIUGNO: Sassari nel Centro Storico. “Sassari in fiore”. Olbia nelle acque antistanti il Molo Brin e il Molo Bosazza. “UIM-ABP Aquabike World Campionship 2018 Gran Prix of Sardinia Olbia”. La Maddalena in Piazza Comando. 18ª edizione di “Voci di Maggio”. Cagliari all’ExArt, dalle ore 18:30. “Family Festival 2018 - Donne centrate”. Dal 1° al 10 GIUGNO: Cagliari alla cittadella “Sa Duchessa”, dalle ore 18:00. “AteneiKa 2018”. 2 GIUGNO: San Teodoro, Aggius. VII edizione "Primavera in Gallura". Cagliari al Molo Ichnusa, ore 9:00. III edizione “ITU Triathlon World Cup Cagliari”. La Caletta ‐ Siniscola all’ex Casello del Genio Civile, dalle ore 9:00. “Tu Doni, Io Respiro”, III edizione “Siniscola nel cuore”. Cabras in Piazza Stagno, dalle ore 15:30. VI edizione “Concertone 2 Giugno - Ichnusa Feast”, 10 ore di musica no stop, Morgan & Megahertz, Kaos One & Dj Craim, Madh, Moses e tanti altri. La Maddalena in Piazza Comando, ore 20:30. 18ª edizione di “Voci di Maggio”: concerto Roberto Vecchioni, Istentales e tanti altri artisti sardi. Osini in Piazza Europa, ore 22:00. Concerto dei Tazenda “Dentro le parole Tour”. Bosa alla Casa del Popolo, ore 22:00. Mac and the Bee live. 2‐3 GIUGNO: Buggerru, Cossoine, Dolianova, Iglesias, Santadi, Sant’Anna Arresi, Semestene, Seneghe, Settimo San Pietro e Torralba. XXII edizione “Monumenti Aperti”. Buggerru. II edizione “Sulcis Iglesiente in Fiore”. Arbatax, Osini, Sindia. Primavera nel Cuore della Sardegna 2018. Viddalba. VII edizione "Primavera in Gallura". 3 GIUGNO: Sassari alla Pinacoteca Nazionale, ore 11:00. IV edizione “Festival Musicale Melos”: concerto Duo Puglia-Meloni. Cagliari al Corto Maltese, dalle ore 15:00. I edizione “Positive Festival”: Islasound feat Virtus, Sista Namely, Moses Concas feat Silvia Piras. La Maddalena in Piazza Comando, ore 21:30. “Tutta la Vita - Tour 55” concerto dei Nomadi. 7 GIUGNO: Sassari al Palazzo di Città, ore 20:30. VII edizione “Primavera a Teatro”: “La Bella e la Bestia”, Compagnia Danza Estemporada. Dal 7 al 10 GIUGNO: Alghero e nord Sardegna. XV edizione “Rally Italia Sardegna”. Cagliari ai Giardini Pubblici e al Teatro Civico di Castello. X edizione del festival “Leggendo Metropolitano”: “Tengo famiglia”, festival Internazionale di Culture e Tecniche Avanzate. 8 GIUGNO: Sassari al Palazzo di Città, ore 20:30. VII edizione “Primavera a Teatro”: “New Generation - Giovani Coreografi Emergenti”, Compagnia Danza Estemporada. 8‐9 GIUGNO: Sassari ai Giardini Pubblici, dalle ore 19:00. “I-Land Music Festival 2018”. 9 GIUGNO: Cagliari al Fabrik, ore 21:00. Concerto Marky Ramone’s Blitzkrieg.
14 GIUGNO. Raphael Gualazzi in concerto
Villanova Tulo in Piazza Benvenuto Lobina, ore 22:30. “Sagra delle ciliegie”: Collage in concerto. 9‐10 GIUGNO: La Maddalena nel Compendio Garibaldino di Caprera. Giardini storici di Sardegna “Passeggiate nella Bellezza”. Baunei, Gairo. Primavera nel Cuore della Sardegna 2018. Tempio Pausania. VII edizione "Primavera in Gallura". 10 GIUGNO: Villanova Monteleone in Piazza, ore 21:00. Concerto di Dave Ruda. Badesi in Piazza, ore 22:00. Concerto di Danilo Sacco. 11 GIUGNO: Cagliari all'Arena Grandi Eventi, ore 22:30. "Poetto On AIr 2018", concerto di Nicky Jam. 13 GIUGNO: Cabras in Piazza, ore 22:00. Concerto di Danilo Sacco. 14 GIUGNO: Cagliari all’EXMA, ore 21:00. “Waves Festival 2018”: Raphael Gualazzi in concerto. 15 GIUGNO: Cagliari all’Auditorium Comunale, ore 21:00. “Destino, la Follia di Achille”, opera rock dei Vade. Macomer in Piazza, ore 22:00. Concerto degli Istentales. 16 GIUGNO: Cagliari nella Sala dei Ritratti di Palazzo Siotto, ore 21:00. II edizione rassegna pianistica “5×88”: concerto del pianista francese Billy Eidi. Fluminimaggiore in Piazza, ore 22:00. Collage in concerto. 16‐17 GIUGNO: Bari Sardo, Silanus, Urzulei. Primavera nel Cuore della Sardegna 2018. 17 GIUGNO: Loiri Porto San Paolo. VII edizione "Primavera in Gallura". 21 GIUGNO: Cagliari all’EXMA, ore 21:00. “Waves Festival 2018”: Colombre in concerto. 22 GIUGNO: Cagliari al Teatro Massimo, ore 21:00. “Macbettu”, tratto da: Macbeth di William Shakespeare, regia, scene, luci, costumi di Alessandro Serra. Siniscola in Piazza, ore 22:00. “Shardana Tour 2018”, concerto di En?gma. Dal 22 GIUGNO al 3 LUGLIO: Cagliari al Teatro Lirico. Stagione lirica e di balletto 2018: “Carmen”, musica Georges Bizet, regia Stephen Medcalf. 23 GIUGNO: Alghero alla Spiaggia San Giovanni, ore 19:30. Focs de Sant Joan. Siniscola in Piazza, ore 21:00. Concerto di Bianca Atzei. Thiesi in Piazza dei Caduti in Guerra, ore 22:00. Banda Bassotti Live. Castiadas in Piazza, ore 22:00. Concerto degli Istentales. 23‐24 GIUGNO: Santu Lussurgiu nel Parco di San Leonardo de Siete Fuentes. Giardini storici di Sardegna “Passeggiate nella Bellezza”. Dualchi, La‐ nusei. Primavera nel Cuore della Sardegna 2018. 24 GIUGNO: Arzachena, Castelsardo. VII edizione "Primavera in Gallura". Ittiri in Piazza, ore 22:00. Concerto degli Istentales. 25 GIUGNO: Cabras all’Anfiteatro di Tharros, ore 21:30. XX edizione “Dromos Festival”: “Two
29 GIUGNO. Eugenio Finardi incontra Franca Masu
Islands”, concerto di Paolo Fresu e Giovanni Sollima accompagnati dall’Orchestra da Camera di Perugia. Dal 25 al 30 GIUGNO: Cagliari al Teatro Massimo, ore 21:00. “Macbettu”, tratto da: Macbeth di William Shakespeare, regia, scene, luci, costumi di Alessandro Serra. 28 GIUGNO: Cagliari all’EXMA, ore 21:00. “Waves Festival 2018”: concerto Dente e Catalano “Contemporaneamente insieme anche d'estate”. 29 GIUGNO: Alghero alle Tenute Sella&Mosca, ore 21:30. Rassegna “JazzAlguer - música per tots”: “L’art de l’encontre” Eugenio Finardi incontra Franca Masu. Dal 29 GIUGNO al 1° LUGLIO: Alghero alla Spiaggia San Giovanni. International Beach Soccer. 30 GIUGNO: Aglientu. VII edizione "Primavera in Gallura". Olmedo in Piazza, ore 22:00. Concerto degli Istentales.
Mostre Dall’8 al 30 GIUGNO: Sassari alla Sala G. Duce di Palazzo Ducale, ore 10:00-13:00 - 15:00-19:00 (mar-ven), ore 10:00-13:00 (sab), chiuso lunedì. Mostra “Selfie MyCity#Sassari - Exhibition”. Dal 9 GIUGNO al 1° LUGLIO: Gavoi al Museo comunale, ore 10:00-13:00 - 15:00-19:00, chiuso lunedì. “100 Years”, mostra di Hans Peter Feldmann. Fino al 10 GIUGNO: Nuoro al MAN, ore 10:0013:00 - 15:00-19:00, chiuso lunedì. “L’elica e la luce. Le futuriste. 1912_1944”, mostra dedicata al futurismo e alle donne. Fino all’8 LUGLIO: Samugheo al MURATS, ore 9:30-13:00 - 17:00-20:00. “Punti di vista. Sperimentazioni Tessili”. Fino al 30 SETTEMBRE: Cagliari al Museo archeologico, ore 9:00-20:00, chiuso lunedì. Mostra “Efisio. Martirizzato dai romani, santificato dai cristiani, venerato dai contemporanei”. Nuoro al Museo del Costume, ore 10:00-13:00 - 15:0020:00, chiuso lunedì. Mostra “Max Leopold Wagner – Fotografie della Sardegna di un linguista antropologo”. Fino al 28 FEBBRAIO 2019: Oristano all’Antiquarium Arborense, ore 9:00-20:00 (lun-ven), ore 9:00-14:00 / 15:00-20:00 (sab-dom). Mostra “Carlo Alberto archeologo in Sardegna - Gli idoli bugiardi”.
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Via Roma, 170. 079/270424 - 366/5446897. Domenica Caffetteria Moriondo
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Via Torino, 12/A. Domenica
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Via XX Settembre, 94. Domenica sera Alguer Caffè
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Via Don Minzoni, 4. 079/5622648. Nessuno
Via Verona, 31. 079/275394. Nessuno
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Bastioni Magellano, 10. 079/976541. Nessuno
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Via Carbonazzi, 18. 079/274247. Domenica Lotto, Totocalcio, Superenalotto, Totip
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Piazza Sulis, 8. 334/1190962. Nessuno
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Via Don De Roma, 3. 079/977254
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Via Principe Umberto, 76. 079/6015123. Nessuno
Dove mangiamo? Ristorante.Pizzeria
Ristorante
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Via Diez, 60. 079/986225. Mer. Consegna domicilio Il Pavone
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Hot Ciccia
SASSARI Bakkus
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Il Posto
La Lanterna
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La Gourmerì
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Via Giovanni XXIII, 82/a. 079/978556. Lunedì
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La Perla Rosa
La Pergola
Ristorante.Pizzeria
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La Pinta
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Cucina Tipica Sarda
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Cucina Tipica Sarda
Via Asfodelo, 43. 079/9739506
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SEN N ORI & SORSO Arte Pizza
Pizzeria
Via Fiorentina, 42 - Sorso. 079/350502 Felix
Pizzeria
Via Fiorentina, 73 - Sorso. 079/350193. Consegna domicilio Lo Smeraldo
Pizzeria
C’è Pizza per Te
Pizzeria.Paninoteca
Via Carbonia, 36. 079/5907611. Consegna domicilio
Via Napoli, 6/b. 079/2826049. Consegna domicilio
Miques De Mirall
Il Vagabondo
Ristorante.Pizzeria.Lounge Bar
Pizzeria
Via Manno, 14. 079/977991 - 347/5844475. Martedì
Via Perantoni Satta, 1. 079/271939. Lun. Consegna domicilio
Mos Tapas Restaurant
Il Veliero
Ristorante.Taperia
Pizzeria
Via Ciriaco Carru, 2. 079/240443. Lun. Consegna domicilio
Via Carducci, 3. 346/4952795 Ristorante Gioberti
Cucina Marinara
Sergio’s
La Divina
Pizzeria.Paninoteca.Gastronomia
Via Chiarini, 1. 389/4512350 - 324/0815157. Consegna domicilio
Via Gioberti, 40/42. 079/4922406. Lunedì Pizzeria.Ristorante
La Scacchiera
Via Giagu, 17. 079/2829023. Lun. Consegna domicilio
Trattoria Cavour
Mela Mangio
Cucina Tipica Sarda e Marinara
Pizzeria.Paninoteca
Corso Angioy, 5. 345/3383330. Nessuno On The Road
Gastronomia.Paninoteca
Via Mazzini, 13/a. 079/235296. Domenica
PO R T O T O R R ES
Pianeta Pizza Il Corallo 2
Ristorante.Pizzeria
Pizzeria
Via Attilio Deffenu, 5/b. 079/2006777. Consegna domicilio
Via Benedetto Croce, 2. 079/9401201 - 339/5640157. Lun
Pizzeria Cocco
La Rosa Dei Venti
Via Rosello, 25. 079/238052. Domenica
Ristorante.Pizzeria
Li Lioni
Emiciclo Garibaldi, 7. 079/234240. Nessuno
Pepito Pizza
Pizzeria.Paninoteca
C.so V. Emanuele, 158. 079/5048034 - 392/1880422. Mar
Pizzeria
Via Roma Inferiore, 60 - Sennori. 079/362271. Lunedì
Qualcosa di dolce? SASSARI Pagoda
Pasticceria
Via degli Astronauti, 2/b. 079/291272. Lunedì Pasticceria Sias
Pasticceria
Via Baldinca, 67 - Li Punti. 079/399310 - 393/9242341. Lun Slurp
Gelateria
Piazza Castello, 4/b. 079/236075. Nessuno
ALGH ERO
Pizzeria Cocco
Cucina Tipica Sarda
Pizzeria 2000
Pizzeria al Taglio.Fainè
Via Ettore Sacchi, 20. 079/502590. Nessuno S.S. 131 km 224,4. 079/502286 - 340/5226468. Mercoledì
Pizzeria
Via Roma, 159 - Sennori. 079/362346
Pizzeria
Via XX settembre, 41/a. 079/983434. Consegna domicilio Via Cavour, 110. 079/9738762 - 392/6110258. Lunedì
Harley Pizza
Pizzeria al Taglio.Fainè
Pizzeria
Via De Andrè, 19. 079/299930. Consegna domicilio Refral Da Renato
Azzurra
Gelateria
Via Roma, 36. Nessuno. Prodotti vegan e per celiaci
Pizzeria Luna e Sole
Ciro
Pasticceria
Via Sassari, 35/b. 079/979960. Lunedì Paninoteca
Via Roma, 118. 079/2670032. Nessuno
Gelateria Arcobaleno
Gelateria
Piazza Civica, 33. Nessuno
S E NN O R I & S O R S O A LG HER O Central Pub
Via Roma, 158 - Sennori. 327/7625970
El Davalito
Da Vito
Ristorante
Girasole
Ristorante.Pizzeria
Ristorante.Pub
Sobremesa
Ristorante.Pizzeria
Pizzeria
Pizzeria.Paninoteca
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Pizzeria
Via Goceano, 15. 079/985082. Lun. Consegna domicilio La Perla Nera
Via Roma, 196 - Sennori. 353/3851684
Gelateria.Creperia
Via Don Minzoni, 102. 079/6011160. Pizze senza glutine La Nuova Delizia
Via Roma, 145 - Sennori. 349/3018347. Martedì
Il Capriccio
C.so V. Emanuele, 114. 340/1844835. Nessuno
Via Marconi, 132. 079/952309. Martedì. Consegna domicilio Ichnos Express
Via Roma Inferiore - Sennori. 347/1416411. Mercoledì La Cantera
Pizzeria.Paninoteca.Gastronomia
Via Maiorca, 33. 079/980057 I Gemelli
Loc. Badde Cossos - Sennori. 079/360245. Lunedì
Pizzeria.Gastronomia
Via Oristano, 13/15. 079/9739132. Consegna domicilio La Piadina del Pozzo
Take away o domicilio
Piadineria.Paninoteca
Via Minerva 25. 079/4921239. Mer. Consegna domicilio Pata Pizza
Pizzeria.Paninoteca
Piazza Ginnasio. 079/975177. Mer. Consegna domicilio Poppys
SASSARI Al Caminetto
P ORTO TORRES
Ristorante.Pub
Popcorneria
Via Majorca, 79. 348/5183922. Nessuno Pizzeria
Via Mastino, 23. 079/280727. Dom. Consegna domicilio
Tria Street Food
Via Misericordia, 23. 347/5992956
Gastronomia
www.birrificiocoros.it