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Capovaccaio e Falco pescatore

Il ritorno dei grandi rapaci

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di FRANCA FALCHI

Il più grande nemico della natura è

l’uomo, unico essere capace di distruggere il suo stesso habitat e di arrecare danno alle altre specie pur non essendo in diretta competizione con esse. Ne sono un esempio eclatante il Capovaccaio e il Falco pescatore, entrambi assenti in Sardegna da diverso tempo, che hanno approfittato della minor presenza dell’uomo e delle maggiori disposizioni di tutela ambientale per fare ritorno nella nostra isola o apparirci per la prima volta. La comparsa del Capovaccaio è databile al 2019, anno in cui per la prima volta a memoria d’uomo si è schiuso con successo un suo uovo, frutto di timidi tentativi osservati già nel 2018. Inserito nella lista rossa IUCN come specie a rischio critico di estinzione, questo avvoltoio dal capo giallo, ha scelto come areale la zona già interessata da misure di tutela per il progetto Life sul Grifone. Le prime segnalazioni sono infatti dalle fototrappole al carnaio di Capo Caccia, rifornito costantemente di carcasse. Pur essendo un avvoltoio, esso si di

stingue per la sua capacità di cattura in volo di insetti e piccole prede come

uccellini, rettili e roditori e l’utilizzo di utensili come i sassi per rompere le uova di altri uccelli o rametti per avvolgere la lana nella costruzione del nido. Il Capovaccaio ha confermato la sua presenza anche in questi ultimi due anni e ad esso si è unito il Falco pescatore che nel 2021 ha registrato la sua seconda nidificazione nel medesimo areale. Il Falco pescatore, in realtà, è sempre stato presente in Sardegna, anche se la sua frequentazione era mirata all’approvvigionamento di cibo dalla vicina Corsica dove nidifica regolarmente. Molti di noi si sono sicuramente soffermati ad osservarlo nelle zone umide o salmastre durante una sua battuta di pesca, affascinati dall’eleganza nella cattura dei pesci, sua unica fonte di cibo. Sul ritorno di questo maestoso rapace, la cui ultima nidificazione risale alla fine degli anni ’60, si sono fatti diversi progetti, con la realizzazione anche di nidi artificiali in diverse zone dell’isola. Molto diffidente per natura, ha scelto di costruire il nido nelle nostre scogliere solo nel 2020, in pieno lockdown da Covid19 a dimostrazione della sua esigenza di tranquillità per la deposizione. Il suo declino è infatti in gran parte imputabile al disturbo antropico, dato dai furti di uova e pulcini per il collezionismo e dal costante passaggio ravvicinato dei natanti sotto costa dove predilige nidificare. Estinto in tutta Italia, ha iniziato a farvi ritorno nel 2011 e

a tutt’oggi si contano tra 5/6 coppie

totali compresa quella sarda. Storie, dunque, su cui riflettere per modificare le abitudini e limitare al minimo l’impatto che le nostre attività producono sulla fauna selvatica.

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