S&H Magazine n. 285 • Novembre 2020

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di HELEL FIORI

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ndossare un abito non è mai un atto fine a se stes­ so. Lo sanno bene i grandi stilisti, che confezionano capi in grado di vestire la perso­ nalità più che il corpo, e lo sanno bene le modelle di alto livello, che per sfilare serve carattere, che il giromanica non si riempie con le spalline ma con l’attitude, e che il tes­ suto sui fianchi cade meglio, se tendi il mento verso l’alto. Intenzioni di movimento e in movimento. Allora cosa ac­ cade a chi posa statico su un magazine patinato senza la speranza di poter aggiustare il tiro? Una delle armi più potenti che i fotografi hanno è fer­ mare il tempo: superpotere che si può solo sognare, loro lo esercitano ogni giorno. Ma la foto perfetta è la somma tra uno scatto sapiente e il talento del modello che sa dilatare il tempo per far cattu­ rare un attimo d’eterno al­ l’obbiettivo. È questo quello che si perce­ pisce guardando il portfolio di Alice ed Emanuela Cruccu, giovani modelle di San Gavino Monreale che dal 2015 hanno fatto il loro ingresso nel mon­ do della moda e attualmente sono impegnate nella stagio­ ne primavera/estate 2021 di Antonio Marras. Gemelle a ridosso dei trenta, con uno sguardo che ti fa fra­ nare il terreno sotto i piedi; due occhi al quadrato che dal foglio ti risucchiano senza chiedere il permesso dentro un tunnel di ricordi ancestrali fino a fermarti al punto zero

La sostanza va di moda Alice ed Emanuela Cruccu

della coscienza, dove non ci sono fronzoli, farciture, pas­ samanerie, ma c’è la sostanza, la verità nuda e cruda, e di questi tempi necessaria. Uno sguardo maturato certamente non con selfie davanti allo specchio, ma impiegato nello studio e nella scoperta, attra­ verso i libri e le arti, la natura, le persone. Parlando con le twins si scopre quindi tutto ciò che nei loro occhi si con­ densa in forte magnetismo:

tando lo spettatore su tema­ tiche ambientaliste, con “Pun­ ti di vista” prende parte al calendario 2018 per Guten­ berg Edizioni ed espone al Centro di documentazione della ricerca artistica contem­ poranea Luigi Di Sarro a Roma (queste e altre opere sono reperibili sul suo Instagram @emanuelacruccuart). Per Alice invece c’è la materia impalpabile della parola, la scoperta di altre culture, la comunicazione che valica i codici: da sempre impegnata nel superamento delle distan­ ze tramite l’attività di tradu­ zione, ad oggi si sta aprendo all’ambito editoriale, specia­ lizzandosi nelle traduzioni tec­ niche. A due voci affermano: il continuo contatto con l’arte e la letteratura ci aiuta molto, ci permette di affrontare la realtà e di conseguenza anche quello che facciamo nell’am‐ bito della moda, in maniera speciale. C’è sempre qualcosa di noi in ciò che “creiamo”. Per noi si tratta di opportunità accolte con spensieratezza e allo stesso tempo con grande gioia, che ci consentono di osservare la vita anche da una prospettiva diversa e ci hanno fatto scoprire nel tem‐ po aspetti di noi stesse che ancora non conoscevamo. ...CONTINUA SUL WEB

c’è l’arte di Emanuela, che si muove facilmente da una pit­ tura astratta evocativa a col­ lage concettuali assemblati con sapienza, e che oltre ad insegnare propone Foto Efisio Marras per Antonio Marras le proprie opere al circuito contem­ poraneo: con INQUADRA IL CODICE “Green or Black” QR CON IL TUO (2019) entra nel SMARTPHONE PER catalogo della Flo­ CONTINUARE A rence Contempo­ LEGGERE L'ARTICOLO rary Gallery aller­


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Anno XXV - N. 285 / Novembre 2020 EDIZIONE CAGLIARI+SASSARI

Direttore Responsabile MARCO CAU Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE

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Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it

08 03 Alice ed Emanuela Cruccu La sostanza va di moda!

05 Sa Stiddiosa Il trekking verso il paradiso delle cascate

06 Natale Made in Sardinia 10 idee regalo smart per evitare file ed assembramenti

07 Il Pan’e Saba La storia e la ricetta del dolce natalizio tipico della Sardegna

Hanno collaborato a questo numero: SIMONA COLOMBU, FRANCA FALCHI, HELEL FIORI, ALESSANDRO LIGAS, ALBA MARINI, GIUSEPPE MASSAIU, ANNALISA MURRU, DANIELA PIRAS, RAFFAELLA PIRAS

08 Museo dell’Argentiera 09 Ex Ospedale Marino di Cagliari Le sue inaspettate origini, il suo abbandono e le ipotesi sul suo futuro

10 Nicola Virdis Si ride con il “nerd” muto

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Editore ESSEACCA S.r.l.s., Via Oriani, 5/a - Sassari Per la pubblicità: tel. 335.722.60.54

Stampa Tipografia Gallizzi S.r.l. - Sassari

12 Università di Cagliari: 400 anni

Social & Web

Intervista al Rettore Maria Del Zompo

@sehmagazine

13 Natura: specie aliene in Sardegna

@sehmagazine @sehmagazine

$ www.shmag.it telegram.me/sehmagazine issuu.com/esseacca Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2020. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.

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in Copertina

NICOLA VIRDIS Foto Andrea Macchia


stock.adobe.com | Filippo

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SA STIDDIOSA

IL TREKKING VERSO IL PARADISO DELLE CASCATE di ALBA MARINI

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ra Seulo e Gadoni, lungo il cor­ so del Flumendosa, esiste un angolo di paradiso. A vederlo sembra un luogo esotico, sperduto nel cuore della Thailandia. Invece si trova in Barbagia. Si tratta di Sa Stid­ diosa, una cascata che forma una limpida piscina naturale incastonata tra il verde e le rocce. Il suo nome deriva la is stiddius (gocciolante) e dà l’idea del suo movimento, dato da una sorta di pioggerellina che cade dalla parete rocciosa per river­ sarsi sulla piscina naturale sottostante. È dalla parete calcarea rivestita di capelvenere che si forma il gocciolio di acqua continuo, tenero in estate e più intenso di inverno. L’acqua delle piscine è di un verde intenso parti­ colare, che tende allo smeraldo, e sarà difficile resistere dal farsi un bel bagno nei mesi estivi più caldi. Nonostante si tratti di un luogo dove abbandonarsi tra le acque, in un pia­ cevole stato di pigrizia come si farebbe sulla spiaggia, è bene tenere presente che arrivare in questo luogo non è così semplice. Per raggiungere Sa Stiddiosa, infatti, è necessario affron­ tare un percorso di trekking niente affatto banale. In auto, dalla Strada provinciale 8, si seguono facilmente le indicazioni per la cascata. Sarà poi necessario per­ correre 2 km su strada asfaltata e poi altri 2 su strada sterrata fino al parcheggio dove inizia il sentiero. Da qui i percorsi per arrivare al paradiso

delle cascate sono sostanzialmente due ed entrambi sono abbastanza ri­ pidi, motivo per cui è necessario in­ dossare scarpe adatte, viaggiare leg­ geri (ma con una buona scorta d’ac­ qua) e magari utilizzare dei bastoni da trekking, utili nelle discese per chi ha problemi alle articolazioni. Il costo del biglietto di accesso è di 7 euro, da pagare al punto di controllo. Il percorso classico è lungo circa 2 km e presenta un dislivello di 300 metri. Per agevolare gli escursionisti sono state piazzate delle corde, specie in prossimità degli strapiombi. Per evitare la forte pendenza si può optare per il secondo percorso (di circa 3 km), più lungo ma un po’ più semplice. Vista la necessità di aggrapparsi alle corde, è consigliabile evitare di portare con sé borse frigo e ingombri e viag­ giare con uno zaino. Se con il percorso classico si arriva a destinazione in circa 40 minuti, è bene calcolare almeno il doppio del tempo per la risalita che potrebbe essere molto più faticosa a causa del caldo e, ovviamente, del grande di­ slivello. Meta di numerosi escursionisti, specie tra la fine della primavera e l’estate, Sa Stiddiosa è il luogo ideale per ri­ lassarsi sotto il sole dopo la fatica del trekking, vedere un angolo di Sardegna diverso e fare delle foto mozzafiato. Non per nulla la sua po­ polarità è aumentata grazie all’in­ fluenza delle foto postate sui principali social network.


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Natale Made in Sardinia 10 idee regalo smart per evitare file ed assembramenti, senza rinunciare a sorprendere i nostri cari di SIMONA COLOMBU

raffiguranti figure femminili dallo stile fiabesco, che ren­ gni anno scegliere il dono uniche felpe e t­shirt. regalo perfetto sem­ 2. Borse e pochette. Quest’an­ bra un’impresa tita­ no non regalate le classiche nica, e con una pandemia in borse, ma scegliete le creazioni corso si prospetta essere an­ di Antigos Incantos, un pro­ cora più complicato, perciò getto di Giuseppina M. Deiana, non facciamoci cogliere im­ artista a tuttotondo di Quartu preparati: ecco 10 idee com­ Sant’Elena. Le borse vengono pletamente made in Sardinia, create con il tessuto di Samu­ tutte facilmente reperibili gheo, trasformando così ogni pezzo in un accessorio con online. una forte simbologia legata 1. Abbigliamento. Per riscal­ alla storia della Sardegna. dare chi amiamo durante le fredde giornate invernali, le 3. Gioielleria. Regalare colla­ ne, orecchini o anelli può felpe de La Fille Bertha sono sembrare il solito dono nata­ il regalo perfetto. Alessandra lizio, ma ci pensa La ragazza Pulixi è una famosa illustra­ del Fico d’India a dargli un trice e street artist sarda, che tocco nuovo ed originale: ogni ha trasformato le sue opere gioiello è creato utilizzando in originali e dolci stampe, la fibra di fico d’In­ dia, pianta tipica della nostra Isola. INQUADRA IL CODICE Proprio le partico­ larità di questo QR CON IL TUO materiale, insieme SMARTPHONE PER alla resina, rendo­ CONTINUARE A no ogni pezzo uni­ LEGGERE L'ARTICOLO co al mondo.

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4. Pelletteria. Per un fidan­ zato, un amico o un fratello potete scegliere uno dei bel­ lissimi articoli creati da Meur­ ras. Ogni prodotto nasce a Cagliari dalle mani esperte del giovane Daniele Atzeni, che porta avanti la tradizione della lavorazione e decora­ zione della pelle. Tutti gli ar­ ticoli vengono creati manual­ mente, dando vita a dei pezzi unici, come portacarte, brac­ ciali, e custodie. Ogni oggetto di Meurras è stato pensato per durare nel tempo, così che il vostro regalo possa ac­ compagnare a lungo le per­ sone che amate. 5. Candele handmade. Dolci profumi e luci soffuse richia­ mano alla mente il tepore delle nostre case in inverno. Le candele di Snoward Candle sono perfette per ricreare e, soprattutto, regalare un’at­ mosfera rilassante. Queste candele nascono dal progetto di due giovani sorelle del Sud Sardegna: la creazione di ogni loro prodotto viene fatta a mano, utilizzando esclusiva­ mente prodotti naturali, come la cera di soia eco­certificata e gli stoppini in cotone. Sono disponibili in diverse profu­ mazioni: dolci, speziate, flo­ reali o legnose per tutti i gusti e per tutti i nasi!

6. Complementi d’arredo. Per un regalo colorato e diverso dal solito, le opere di Vale­ gnameria sono proprio ciò che fa al caso vostro. Artigiana di Olìa Speciosa, Valentina Musiu realizza dei particola­ rissimi complementi d’arredo 3D con gli scarti di falegna­ meria. Giocando con le forme geometriche, Valegnameria riesce a creare dei prodotti unici, tra cui spiccano le bel­ lissime statuine di uomini e donne negli abiti tradizionali di Cagliari, Iglesias e Desulo. 7. Quadri. Regalate uno scor­ cio di Cagliari con i quadri di IdeaMe, un piccolo labora­ torio che si trova in via San Giovanni a Cagliari. Si tratta di quadri in diversi formati in forex o canvas, che ritraggono i luoghi più panoramici della città: Viale Europa, le strade della Marina, la Torre dell’Ele­ fante, Tuvixeddu, il Golfo degli Angeli, il Terrapieno, e i classici ed intramontabili casotti. Tutti i disegni sono stati realizzati a mano per poi essere perfe­ zionati con degli specifici pro­ grammi di grafica. Per tutti gli amanti dell’arte, la bellezza semplice e romantica di Ca­ gliari non potrà che essere un regalo gradito. ...CONTINUA SUL WEB


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A poche settimane dal Natale, la storia e la ricetta del dolce natalizio tipico della Sardegna: il PAN’E SABA

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l buon profumo dei dolci fatti in casa che invade le cucine ed evoca in tanti di noi ricordi d’infanzia, an­ tiche atmosfere e tradizioni familiari, in questo anno dominato dal coronavirus e dalla quarantena è tornato più che mai presente. Di ricette tipiche di dolci la Sardegna ne vanta tantissime, alcune sono più caratteristiche di una zona piuttosto che di un’altra, altre rappresentano delle vere e proprie tradizioni di tutta l’Isola. Tra queste, la prima che viene in mente, soprattutto con l’autunno che avanza e con l’avvicinarsi del Natale, è sicuramente quella del Pane di Sapa, meglio cono­ sciuto come Pan’e Saba. Si tratta di un dolce antico, dalla tradi­ zione centenaria, considerato povero perché si trattava di un pane preparato in modo semplice, con farina di grano duro e lievito madre, a cui si aggiungeva la sapa, il suo ingrediente principale, ottenuta attraverso la cottura del mosto d’uva con cui si ricavava uno sciroppo dolcissimo. Grazie a questo impasto ve­ niva realizzato un pane dolce, considerato un vero e proprio dolce fatto in casa. L’autunno e l’inverno, quando ormai la vendemmia è terminata e il mosto è pronto per essere utilizzato per ottenere la sapa, grazie anche all’avvicinarsi delle festività natalizie, sono le stagioni in cui viene maggiormente preparata que­ sta prelibatezza.

Agli ingredienti principali col tempo se ne sono aggiunti altri, il Pan’e Saba oggi viene arricchito infatti con l’aggiunta di cannella, chiodi di garofano e scorza d’arancia. Oltre a questa evoluzione, si possono riscontrare anche altre piccole varianti nella ricetta, come la quantità di farina o frutta secca che viene utiliz­ zata, soprattutto a seconda della zona dell’Isola dove viene preparato il dolce. La sua preparazione non ha un grado di difficoltà elevata. È necessario sciogliere il lievito di birra in acqua tiepida, versarlo poi in un recipiente e unirlo alla farina e alla sapa. Dopo aver lasciato ammorbidire l’uva passa per qualche minuto in acqua fresca, questa va scolata e aggiunta al­ l’impasto insieme alla frutta secca. Infine, bisogna aggiungere il sale e la cannella e impastare il tutto fino a quando non si ottiene un composto morbido e uniforme. L’impasto deve essere coperto e fatto ri­ posare per 2 ore circa. Dopo la lievita­ zione, l’impasto deve essere poi diviso in panetti più piccoli che vanno fatti cuocere in forno a 200 °C per circa un’ora. Una volta diventati tiepidi, i pa­ netti vanno spennellati con altra sapa e decorati con palline di zucchero e fram­ menti di mandorle amare. Ed ecco che il dolce è pronto per essere servito, allietare le nostre tavole e sod­ disfare la propria e l’altrui golosità gu­ stando qualcosa di veramente genuino all’insegna delle antiche tradizioni culi­ narie tipiche della nostra regione.

stock.adobe.com | Alessio Orrù

di RAFFAELLA PIRAS


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Museo dell’Argentiera Incontro tra la memoria di ieri e di oggi di DANIELA PIRAS

borgo minerario. L’apertura del museo è l’ultima tappa di l borgo dell’Argentiera, un processo che ha visto frazione semidisabitata l’area, compresa nell’ambito appartenente al comune del Parco Geominerario Sto­ di Sassari, fino a qualche anno rico ed Ambientale della Sar­ fa appariva come un luogo degna, riconosciuta dall’Une­ misterioso, collocato fuori dal sco, al centro di un progetto tempo. Ciò che resta del cen­ di riqualificazione. tro minerario ha sempre spri­ L’attività estrattiva dai giaci­ gionato un fascino decadente, menti di zinco e piombo ar­ alimentato dal fatto che poco gentifero, risalente all’epoca o nulla era concesso sapere, romana e medievale, è stata non essendoci una struttura ripresa nel 1867 con la con­ ricettiva di riferimento. cessione data alla marchesa Questo fino al 2018, anno in Caterina Angela Tola di San cui apre al pubblico il MAR ­ Saturnino; fu la prima donna Miniera Argentiera. Il museo sarda nella storia mineraria – aperto tutto l’anno – si pro­ della Sardegna ad ottenere pone di valorizzare la memo­ una licenza governativa per ria storica e identitaria dell’ex minerali di piombo argentifero e zinco del Ministero pre­ INQUADRA IL CODICE posto dal Regno d’Italia. Da allora QR CON IL TUO si sono susseguite SMARTPHONE PER diverse società, tra CONTINUARE A cui la Société Ano­ LEGGERE L'ARTICOLO nyme Miniere et

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Metallurgieque Sardo­Belge (1870) e la Compagnia Ge­ nerale delle Miniere (1872). È però con la cessione alla Società Correboi, avvenuta nel 1895, che il centro urbano assiste a un periodo di grande crescita: la borgata, composta da circa 2000 abitanti, viene dotata di servizi quali strutture scolastiche e sanitarie, oltre che luoghi di culto e ricreativi, come le cantine e gli spacci. Nel 1929 il controllo della “Correboi” passa nelle mani della società italo­francese Pertursola che costruisce una moderna laveria in legno per flottazione. L’ultima attività si registra nel 1964. Da allora subentra l’abbandono: la pic­ cola frazione, nonostante la relativa vicinanza alla città di Sassari, dalla quale dista circa quaranta chilometri, è circon­ data da un’atmosfera rarefatta e malinconica, tipica delle città fantasma. Negli scorsi decenni si è pro­ vato a valorizzarla, cercando di riqualificare antichi caseg­ giati per trasformarli in strut­ ture ricettive, ma vicissitudini poco “edificanti” ne hanno

impedito il successo. Qualcosa però sta cambiando, e un piccolo segnale è rap­ presentato proprio dalla na­ scita del MAR, perfettamente integrato nella realtà del pic­ colo borgo. La visita guidata è tenuta da un “accompagna­ tore” e non da una classica “guida”. Chi ci accoglie lo pre­ cisa da subito, a scanso di equivoci. L’ingresso è gratuito. Il viaggio inizia dopo aver in­ dossato il casco bianco tipico dei minatori, per proteggersi il capo nei passaggi più impervi. All’interno degli spazi si pos­ sono ammirare macchinari d’ufficio come il registratore di cassa e il telefono a rotella, documentazione storica come gli “annali delle mine”, alcune strumentazioni tecniche ma non solo. Si possono osservare anche frammenti minerari, gigantografie che testimonia­ no la vita sociale dei lavoratori e delle loro famiglie. Le mappe che riproducono il borgo evi­ denziano i luoghi riservati ai lavoratori “scapoli”, divisi tra operai e impiegati: l’albergo, la mensa, gli alloggi. ...CONTINUA SUL WEB


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Il vecchio Ospedale Marino di Cagliari Le sue inaspettate origini, il suo abbandono e le ipotesi sul suo futuro di RAFFAELLA PIRAS

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a bellissima ed estesa spiaggia del Poetto di Cagliari è un luogo sim­ bolo delle giornate al mare dei ca­ gliaritani. Scenario della vita notturna, con i tanti localini e chioschi su tutto il lungomare, ma anche luogo ideale per poter praticare sport, la “spiaggia dei centomila”, dominata dalla Sella del Diavolo e delimitata dal porto turistico di Marina Piccola, ha tanto da raccontare anche dal punto di vista storico. Fu tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 che la spiaggia iniziò ad essere apprezzata e valorizzata dagli abitanti di Cagliari e dei dintorni. Cominciarono a sorgere sull’arenile gli stabilimenti bal­ neari, i chioschi e, durante il ventennio fascista, precisamente nel 1937, una particolare costruzione di tre piani, pro­ gettata dall’architetto cagliaritano Ubaldo Badas e destinata a diventare una colonia estiva per le vacanze dei bambini, la Colonia Dux. L’opera rimase tuttavia in­ compiuta per il sopraggiungere della Seconda guerra mondiale. Solo dieci anni dopo, nel 1947, fu completata e trasformata in un ospedale, l’Ospedale Marino, a cui pochi anni dopo fu affian­ cato un altro piccolo edificio destinato ad ospitare il pronto soccorso. L’Ospedale funzionò fino al 1982, quando si decise di trasferirlo nell’ex Hotel Golfo degli Angeli, e fu così progressivamente ab­ bandonato. Ormai da ben 38 anni è di­ ventato un rudere fantasma che occupa quel tratto di spiaggia, subisce immobile

i segni del tempo, mentre tutto intorno la vita, le gioiose giornate al mare, i giochi dei bambini sulla sabbia, conti­ nuano. Da tutti ormai viene definito come il vecchio Ospedale Marino, ma sono in tanti a pensare che quel posto carico di storia e ricordi non debba finire così in rovina. A partire dal 2006 sono stati proposti vari progetti per la riqualificazione della struttura attraverso un bando di gara promosso dalla Regione Sardegna per valorizzare l’immobile a fini turistici non residenziali. L’ostacolo è sempre stato rappresentato, tuttavia, dalla classifica­ zione della struttura, nel Piano Urbani­ stico del Comune di Cagliari, come zona destinata a una residenza ad uso socio­ sanitario, con la necessità dunque di una modifica del Puc per un uso a fini turistici. Dopo anni di battaglie e con­ fronti politici la svolta è avvenuta proprio in questi mesi. Il Consiglio comunale di Cagliari, nel mese di settembre, ha ap­ provato all’unanimità la variante urba­ nistica che ridarà al vecchio Ospedale Marino, nato come colonia estiva, la sua naturale vocazione turistica che ri­ guarderà anche l’Ippodromo e l’attuale Ospedale Marino. Non resta ora che aspettare che la Regione proceda a indire una gara per scegliere il progetto di ri­ qualificazione in chiave alberghiera. Una svolta fondamentale, dunque, che permetterà a questo vecchio edificio af­ facciato sul mare di scrivere presto una nuova pagina di storia della città.


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di FRANCA FALCHI foto ANDREA MACCHIA

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icola Virdis, si defi­ nisce un 38enne sassarese balbu­ ziente, figlio unico di un ex tranviere e di un’estetista. Alto, magro, timido, sempre socievole, che ama stare al centro dell’attenzione. Il tuo personaggio vive gli anni 80, da dove nasce? Io sono dell’82, ma sono sempre stato in mezzo a musicassette e vinili, a casa di nonna erano sempre pre­ senti. Il Commodore 64, i vi­ deogiochi, poi il walkman, sdoppiavo e registravo. Il lettore cd poi mi ha sempre appassionato, ascoltavo tut­ ta la musica anni 80. Come ti sei appassionato al Circo e alla giocoleria? Per caso a 16 anni grazie a mio zio Michele. Lui mi ha insegnato tanto, la pesca, la fionda e anche la giocoleria. Provavo con qualsiasi cosa poi ho comprato delle vere palline da 12mila lire l’una. A scuola alla ricreazione fa­ cevo girare mandarini, gom­ me, astucci, anche tre Nokia 3310. Il circo poi mi ha sem­ pre appassionato per la sua storia. Quali sono stati i tuoi esordi? Mi allenavo al parco di Via Venezia a Sassari con dei ra­ gazzi, uno di questi mi chie­ se di sostituirlo in uno spet­ tacolino in piazza. Avevo una felpa gialla e le clave ma

ricordo di essermi divertito tanto con i bambini. Dopo ho creato la compagnia Otto e Smilzo che dopo un anno è diventata Otto, Borlotto e Smilzo, ci chiamavano per le feste di compleanno. Da Smilzo a Italia’s Got Ta­ lent, com’è andata? Smilzo è diventato un volon­ tario con VIP Italia onlus (Clown Ospedalieri) e poi formatore nazionale per pa­ recchi anni. Qualche stagio­ ne turistica e la scuola di cir­ co dove ho iniziato a mette­ re le basi per il nerd. Lavora­ vo in abito con musica e gio­ coleria, il maglioncino è nato nel 2009, ma non que­ sto rosso che è arrivato con “Quello che i nerd non dico­ no” in collaborazione con Bruno Furnari e Gigi Saron­ ni (autori di Zelig). Vari anni dopo, la proposta per Ita­ lia’s Got Talent. Ho fatto un video, l’ho mandato: audi­ zione, semifinali col golden buzzer di Lodovica Comello e terzo posto in finale. Sassarese di nascita ma pie­ montese di adozione, cosa ti lega a Torino? Avevo provato con l’Univer­ sità, più per babbo e mam­ ma che per me ma poi han­ no supportato la scelta della scuola di circo e sono parti­ to per Torino. Anche se il cli­ ma è totalmente diverso, mi ha rapito. É una città che of­ fre molto: due scuole di cir­ co, scuole di teatro, musica. Ho vissuto lì sei anni, ho co­ nosciuto mia moglie duran­ te un laboratorio con un’as­


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colari comunicando solo at­ traverso un microfono. Cer­ chi di far ridere in modo di­ verso. Sono stato in Roma­ nia, ho lavorato in carcere, in case famiglia, in Libano scortato dall’esercito con una ONG, in Cambogia con

sociazione, lei faceva la trampoliera, sono rientrato in Sardegna ma da tre anni siamo a Torino. Abbiamo due bambine fantastiche che hanno sempre sguazza­ to in mezzo agli spettacoli. “Non importa ciò che fai ma come lo fai” cosa significa? È una frase di Vlady Rossi. Ho imparato da lui tantissi­ mo nel tirocinio col Circo Ringland, doveva durare un mese ma poi sono diventati tre. Dopo due giorni mi ha mandato in pista dicendomi “Entra, fai qualcosa, guar‐ dali, fermati, loro applaudi‐ ranno perché non sanno cosa farai, sorridi”. Questa frase l’ho fatta mia e davve­ ro mi appartiene. 5 milioni di visualizzazioni, la “turn around” challenge, un sogno?

Non credevo. Ho rice­ vuto un’infinità di video as­ surdi, dal ju­ doka in gara a quelli fissi in rota­ toria, bambini, cani, una foca… non mi aspettavo una cosa del genere. Il turn around nel mio spettacolo è importante, significa “girati attorno guarda ciò che hai fatto nella vita, sicuramente cose bellissime, devi solo cercarle”. Ti sei sempre dedicato al volontariato, è importante riuscire a far ridere? Iniziando in un modo così bello come il clown è stato facile, ho fatto volontariato in reparti ospedalieri parti­

un progetto di recupero di bambini dalle bidonville. Far ridere non è facile, il primo che si deve divertire sei tu perché se chi guarda vede che ridi per primo si crea un rapporto particolare. Al tuo Nerd non servono troppe parole, ricorda i co­ mici del cinema muto. A chi ti ispiri? È vero, ricorda i vecchi comi­ ci del cinema muto, infatti, i

miei miti sono Stanlio e Ol­ lio, Buster Keaton e Charlie Chaplin ma non mi ispiro a nessuno. É un mix di varie cose. Il mio personaggio pia­ ce a bambini e adulti, è un viaggio che non ti aspetti, che commuove e fa riflette­ re: il nastro che si inceppa, la penna bic, ricordi bellissi­ mi che riaffiorano. I tuoi spettacoli non sono mai uguali, è im­ portante l’interazio­ ne con il pubblico? “Quello che i nerd non dicono” ha una trama tea­ trale, mentre in “Nerd compila‐ tion” il pubblico sceglie lo sketch facendomi pe­ scare da alcune scatole. È molto importante l’inte­ razione, guardarli negli occhi, trasmet­ tere energia e sensa­ zioni, tutto ciò che serve per fare spettacolo. Come ti vedi nel tuo futuro? Mi vedo in giro, in tutta Eu­ ropa e non solo. Dopo il ta­ lent in Germania, in Spagna (semifinale) e un program­ ma comico rumeno, ora c’è quello in Francia e poi un al­ tro progetto, ma non posso dire niente. Recentemente poi, il Nerd è diventato una pigotta per l’Unicef, acqui­ standola presso comitato.sassari@unicef.it si contribuirà alla sopravvi­ venza e all’istruzione dell’in­ fanzia più povera.


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L'Università degli Studi di Cagliari compie 400 anni Intervista a Maria Del Zompo, 61° Magnifico Rettore

di ALESSANDRO LIGAS

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ondata da Filippo III di Spagna nel 1620, l’Università degli Studi di Cagliari da 400 anni unisce il sapere e il territorio in un percorso condiviso di crescita e innovazione. Nata con quattro insegnamenti (Teolo­ gia, Leggi, Medicina, Filosofia ed Arti) oggi conta di 37 corsi di laurea trienna­ li, 34 magistrali e 6 a ciclo unico, 30 scuole di specializzazione, 15 corsi di INQUADRA IL CODICE QR CON IL TUO SMARTPHONE PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO

dottorato, 12 master attivi, assicuran­ do un importante contributo per l’alta formazione dei giovani che scelgono di studiare a Cagliari e per l’intera comu­ nità isolana. Nel corso di questi secoli l’ateneo si è contraddistinto come cro­ cevia di più generazioni e motore di co­ noscenza e promotore della ricerca. Una “piazza” dove la fanno da padrona la passione, la scoperta, lo studio, l’in­ novazione, la conoscenza e la cultura che trova nel territorio le sue risorse e l’essenza stessa del suo essere contri­ buendo alla crescita della società nu­ trendo le giovani generazioni di ogni epoca. Uno sviluppo che si lega di pari passo con la storia della città di Cagliari e della Sardegna. Un percorso che ha attraversato crisi, guerre e oggi anche la pandemia ma che continua ad esse­ re intrapreso da migliaia di studenti.

Abbiamo incontrato la professoressa Maria Del Zompo, la prima donna ad essere eletta Rettore nella storia del­ l’Università di Cagliari, che prima di lei ha avuto 60 uomini nel prestigioso ruolo di Magnifico. Qual è il ruolo dell’università oggi e quale è stato in questi 400 anni? Cosa è cambiato? L’università è sempre stata un ascenso­ re sociale, lo è ancora oggi. Questa funzione non è mai cambiata nel tem­ po. L’impatto sempre più forte delle nuove tecnologie sui mestieri e sulle professioni, anche su quelle più anti­ che (pensi all’agricoltura, alla pesca e all’allevamento), rende oltremodo es­ senziale per l’ingresso nel mondo del lavoro avere livelli di conoscenza e competenza più elevati che in passato. In questo senso la funzione di ascen­ sore sociale è paradossalmente più importante ora che 400 anni fa. È un discorso che coinvolge tutto il mondo della scuola, che dovrebbe essere al primo posto tra gli investimenti di qua­ lunque Governo. La tecnologia aiuta a rendere moderni anche i mestieri più antichi, con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile: se usi quantità enormi di acqua, quando puoi usarne un decimo, vai contro lo sviluppo so­ stenibile. E in questo aiuta l’intelligen­ za artificiale. In che modo la città di Cagliari e la Sardegna hanno sostenuto l’Universi­ tà nel tempo e come l’Università ha partecipato alla vita cittadina e sarda? La città è sempre stata importante per­ ché ha sempre reagito in modo deciso ai tentativi che nel tempo si sono suc­ ceduti di declassare l’Ateneo, che ave­ vano come motivazione esclusivamen­ te la scarsità di popolazione. Da parte della Regione – da quando esiste – c’è sempre stata attenzione alla crescita degli atenei sardi, con leggi dedicate e con sostegno finanziario allo sviluppo innovativo. ...CONTINUA SUL WEB

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di FRANCA FALCHI

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in dalle prime migra­ zioni l’uomo ha contri­ buito alla diffusione de­ gli organismi, trasferendo spesso le specie con sé da un continente all’altro, all’interno di uno stesso continente o di una stessa nazione. Nell’area mediterranea que­ sto fenomeno è antichissimo: coniglio, capra, muflone, sono solo alcune delle specie tra­ sportate in lungo e in largo nelle isole da Fenici, Greci, Romani; ad esempio, tutti i mammiferi, tranne i pipistrelli, che oggi popolano la Sarde­ gna sono stati introdotti dal­ l’uomo. La Sardegna infatti, per l’iso­ lamento che limita il contatto col continente e che amplifica la possibilità di diffusione lo­ cale e per l’incapacità di rea­ gire in maniera efficace al­ l’arrivo di nuove specie, è una delle aree favorite alla diffu­ sione di nuove specie. Quando si trasferisce una spe­ cie nativa di un’area in un’altra dove questa non è originaria si parla di introduzione e la specie è da considerarsi aliena. L’introduzione può essere vo­ lontaria, dettata da esigenze

di miglioramento delle specie domestiche, da necessità di nuovi prodotti per l’agricoltura, la caccia o la pesca, dal con­ trollo di determinate malattie o da semplici esigenze esteti­ che. Spesso però è involonta­ ria, dovuta alla contaminazio­ ne di merci, al trasporto legato ai mezzi o a fughe accidentali da allevamenti. Le specie aliene, una volta stabilizzate, possono però di­ ventare invasive e diffondersi con una velocità tale da di­ ventare prevalenti all’interno della nuova area e provocare serie conseguenze negative nel loro nuovo ambiente. È il caso del Giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), pianta acquatica galleggiante origi­ naria del bacino del­ l’Amazzonia. Intro­ dotta dall’uomo nel Sulcis per scopi orna­ mentali, a causa del suo elevato tasso di crescita e dell’assenza di erbivori, è di­ venuta una specie aliena al­ tamente invasiva. I suoi tap­ peti galleggianti impediscono la navigazione e la pesca, con conseguenti impatti econo­ mici e ostacolano la penetra­

zione della luce negli strati sottostanti riducendo l’os­ sigeno, con modifiche su flora e fauna locale. È considerata una delle 100 specie aliene più dannose al mondo ed è inserita nella lista delle specie esotiche in­ vasive di rilevanza unionale. Se il Giacinto d’acqua è il sim­ bolo vegetale dell’invasione aliena, non sono da meno le numerose specie animali che troviamo nei nostri corsi d’ac­ qua. Il Siluro (Silurus glanis), originario dell’Europa centro settentrionale e dell’Asia Mi­ nore, è un pesce osseo di di­ mensioni notevoli. Introdotto a fini sportivi, è un formidabile predatore che da giovane si nutre di invertebrati e da adul­ to soprattutto di pesci, ma anche di uccelli e piccoli mam­ miferi. A causa del suo com­ portamento alimentare ha determinato il crollo della bio­ diversità ittica locale. Essendo un animale di grosse dimen­ sioni, al momento

Il Gambero rosso della Louisiana, detto anche gam­ bero killer, Procambarus clarkii, originario degli Stati Uniti e del Messico è una delle specie più esportate al mondo per allevamento e anche una delle specie mag­ giormente note per la sua invasività (non a caso è in­ serito tra le specie di rilevanza unionale). Attualmente è una delle specie aliene più diffuse nel nostro paese, incluse Si­ cilia e Sardegna. É una delle cause del declino del “nostro” Gambero di fiume sia per competizione diretta sia come vettore della peste del gambero. Danneggia nume­ rose altre specie vegetali e animali. Produce danni eco­ nomici nelle aree agricole per l’intensa attività di scavo con la destabilizzazione degli argini e il consumo di ger­ mogli. Pur essendo comme­ stibile, ci sono rischi per la salute sia perché accumula­ tore di metalli pesanti e di tossine algali sia perché può trasmettere malattie infet­ tive come la tularemia. ...CONTINUA SUL WEB

non ha preda­ tori importanti, ec­ cetto l’uomo.

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