LUCIANO MESSI: Un teatro virtuoso che coniuga cultura e impresa
FRANCESCO MICHELI: I nostri mondi affascinanti
L’ORIENTE MACERATESE: Beligatti, Ricci e Tucci
OPERE E CONCERTI Scopri tutti i protagonisti, gli orari e i programmi
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i d.o.c.: il tempo che celebra la qualita’ VENERDÌ 21 LUGLIO
SABATO 22 LUGLIO
Corte Palazzo Ottoni, ore 18:00
Rotatoria SP 256 - SP 14, ore 9:30 INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO AL VERDICCHIO DI MATELICA
Davide Riondino in “CIBUS, DIVAGAZIONI LETTERARIE CONVIVIALI” Davide Riondino, voce Giovanni Seneca, chitarra Fabio Battistelli, clarinetto Segue aperitivo
Piazza E. Mattei, ore 20:00 in caso di maltempo Rist. Marchese del Grillo
CHEF SHOW COOKING CON DIEGO BONGIOVANNI Chef della Prova del Cuoco Cena in piazza con il Verdicchio
(a pagamento - prenotazioni: 0737 85611 - 0737 85571) in collaborazione con Marchese del Grillo e A.I.S. Conduce Paolo Notari
dell’artista Andrea Silicati
Teatro Comunale “G. Piermarini”, ore 11:00 TALK SHOW “SVILUPPO ALTERNATIVO FIRMATO VERDICCHIO(?)” Coordina Carlo Cambi
Sede Halley Informatica, ore 16:00 SLOW FOOD NEL CINQUANTENNALE DEL VERDICCHIO DI MATELICA: Laboratori del Gusto sul Verdicchio Centro Storico, ore 19:00 DEGUSTAZIONI, MUSICA E STREET FOOD
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Ordine degli Avvocati di Macerata
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Macerata, città dell’ospitalità L’Oriente maceratese: Beligatti, Ricci e Tucci L'esploratore dell'anima
Francesco Micheli: i nostri mondi affascinanti
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Anffas e i suoi 50 anni è charity partner Audio descrizioni, sovratitoli e percorsi tattili, l’opera per tutti
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La musica della tolleranza
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Vi presento Matteo
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Morandi, un’Opera dall’organico colossale Turandot, o della paura di diventare adulti Zanetti: la musica che ci conquista
La mia Butterfly ambientata alla fine del 1945
Frizza: Aida opera che guarda al futuro
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L’antico Egitto in un laptop
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Luciano Messi: Un teatro virtuoso che coniuga cultura e impresa
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Concerti in cantina
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Viviamo le Marche
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I Lunedì I Martedì
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La Notte dell’Opera
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Lo Sferisterio per i Sibillini
Bollani: giocare con il pianoforte
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Aperitivi Culturali
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Coordinatore editoriale Andrea Compagnucci Editore Esserci SRL Via Einaudi 280 Civitanova Marche tel. 0733817619 www.essercicomunicazione.it Iscrizione ROC n. 14382
Festival OFF: l’opera abita a Macerata
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Direttore responsabile Carlo Scheggia
I Cento Mecenati tra i migliori progetti di partneship culturale d'Italia
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Gli Amici dello Sferisterio
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50 anni fa
104 I concerti di Sferisterio Live
Grafica Alberto Brandi Concessionaria Ivo Mario Fabbri Via Marsala 17 - 60121 Ancona Stampa Artelito S.p.A. - Camerino (MC) Redazione Carlo Scheggia Andrea Compagnucci Floriana Tessitore Maurizio Verducci Hanno collaborato Veronica Antinucci, Lucrezia Benfatto, Gabriele Cesaretti, Chiara Gabrielli, Pierfrancesco Giannangeli, Maria Laura Pierucci, Paola Pierucci, Walter Vitale, l’ufficio stampa del Comune di Macerata, l’ufficio stampa di Indipendente Traduzioni in inglese Elena Di Giovanni Si ringraziano Associazione Arena Sferisterio, Francesca Ballarini, Gianfranco Borgani, Sara Francia, il personale della Biblioteca Mozzi Borgetti e il dirigente Alessandra Sfrappini Un ringraziamento speciale al direttore artistico Francesco Micheli e al sovrintendente Luciano Messi Crediti fotografici Alfredo Tabocchini, fotografo ufficiale del Macerata Opera Festival, Luna Simoncini Le foto di pag 30-31 sono state gentilmente concesse dall’ufficio stampa del Comune di Macerata; le foto di pag 43 sono della campagna di comunicazione 2017 di Anffas Macerata È possibile riprodurre, copiare e modificare i testi attribuendone la paternità a Esserci Comunicazione. Non è consentito usare quest’opera per fini commerciali. Questo numero è stato chiuso il 11 luglio. L’editore non è responsabile di eventuali variazioni di programma.
In copertina Marito e moglie con mangpao e draghi, Dinastia Qing (XIX sec.) inchiostro e colore su carta (cm 118x89); Renzo Freschi Oriental Art, Milano
Rivista realizzata senza contributi pubblici
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Numero 1 Anno XI distribuzione gratuita Testata registrata n. 534/06 Tribunale di Macerata
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SPECIALE MACERATA OPERA FESTIVAL 2017
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EDITORIALE
Carlo Scheggia, Veronica Antinucci, Sara Francia e Andrea Compagnucci (da sinistra a destra), titolari di Esserci Comunicazione, azienda responsabile della comunicazione e marketing del Macerata Opera Festival
I sogni. La prima cosa che mi viene in mente è legata a Gigi Marzullo, alla domanda che per anni ha rivolto ai suoi ospiti: la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio? Sono un sognatore e un ottimista. Io rispondo: la vita è un sogno e i sogni aiutano a vivere meglio, perché non si tratta di scegliere tra A e B. E proprio questa domanda è un esempio perfetto di come vediamo la vita: o è bianco o è nero. La razionalità che da adulti ci invade ci impedisce di notare le opportunità che abbiamo davanti agli occhi, troppo impegnati a seguire degli schemi che ci siamo prefissati, dei tempi che vogliamo rispettare. Allora è A oppure è B. E i sogni? I sogni in questo modo scompaiono, non hanno diritto di esistere. E non sogniamo più, tanto è una cosa da bambini. Il sogno, il pianto, la risata spensierata, l’imbarazzo: sono tutte cose da bambini.
Noi adulti abbiamo cose più serie cui pensare, siamo impegnati a costruire un binario di razionalità che ci porta a folle corsa verso il buio, a testa bassa. Saremo tutti perfetti, mangeremo lo stesso cibo, faremo la fila uno dietro l’altro, avremo figli che non si sporcano quando giocano, non avremo imprevisti, mai: sarà tutto organizzato. Arriveremo puntuali alla nuova dittatura. Abbiamo smesso di sognare, abbiamo perso l’immaginazione, o meglio i sogni e l’immaginazione sono stati surclassati dalla realtà. E così oggi ci spaventa uno zaino in stazione. Non pensiamo che dentro ci possa essere un libro, il quaderno di un illustratore, un computer, una merenda. No, pensiamo ci sia una bomba. Per non parlare di auto o camion che vanno contromano... Ne siamo terrorizzati. Eppure ho amici che hanno impostato
la loro vita “contromano” e vivono bene, o perlomeno meglio di altri. Basterebbe sognare un po’. Basterebbe alzare la testa e scoprire che c’è un mondo, proprio come hanno fatto Puccini e Verdi. Hanno composto opere immaginando luoghi lontani, sconosciuti. E con le loro partiture li hanno disegnati e ci permettono oggi di rivivere dei momenti sicuramente emozionanti, ascoltando quelle “antiche” note. Quindi, ora rilassatevi, seduti all’interno della magica ellissi dello Sferisterio e godetevi questo spettacolo immenso sotto le stelle. E, di quando in quando, chiudete gli occhi, ascoltate quelle melodie e iniziate a sognare, guidati dalla musica. Fatelo, perché come dice Peter Pan - “Solo chi sogna può volare”. Carlo Scheggia
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VIVIAMO LE MARCHE Arte, natura, gastronomia e musica: è ricchissimo il calendario di eventi estivi e autunnali nella Regione al plurale.
Un’estate ricca di mostre rinascimentali e d’arte contemporanea, eventi museali e musicali, per scoprire e valorizzare i tesori artistici, culturali e paesaggistici. In primis la mostra Capolavori Sibillini - L’arte dei luoghi feriti dal sisma, in programma fino al 1° ottobre 2017 a Palazzo Campana di Osimo, dedicata ai tesori artistici della Rete museale dei Sibillini chiusi dopo il sisma (www.capolavorisibillini.it). Un tuffo nel Medio Evo nel nome di Federico II di Hohenstaufen è invece quello che potrete provare a Jesi, all’interno di Palazzo Ghislieri, dove è aperto il Museo Federico II Stupor Mundi (www.federicosecondostupormundi.it). Per gli amanti del Rinascimento sono ben due le mostre in corso in questo periodo: ad Ancona Tiziano & Tiziano – Due capolavori a confronto, dove la Pala Gozzi di Tiziano, datata 1521 e conservata nella Pinacoteca, verrà affiancata da un altro capolavoro tardo del Tiziano, la Crocefissione della Chiesa di San Domenico della città (fino al 30 novembre 2017); a Urbino, Fano e Pesaro Rinascimento segreto che rimarrà aperta fino al 3 settembre 2017 e che intende valorizzare un patrimonio artistico quasi sconosciuto - tra dipinti, sculture e oggetti - dall’inizio del Quattrocento alla metà del Cinquecento, (www.rinascimentosegreto.it). Per gli amanti del ’600 imperdibile fino al 17 novembre 2017, a Sassoferrato La Devota Bellezza, prestigiosa mostra dedicata ai disegni e dipinti di Giovan Battista Salvi detto il
Sassoferrato dove sarà possibile ammirare, tra gli altri, i 21 disegni concessi in prestito da S. M. La Regina d’Inghilterra. Info: www.ladevotabellezza.it. Grande anche l’attenzione verso l’arte contemporanea: la Pinacoteca di Ascoli Piceno ospita fino al 24 settembre 2017 l’esposizione Bertozzi & Casoni. Minimi avanzi di Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni che ha come tema privilegiato il cibo e si compone di 25 opere, cui si aggiunge un’installazione creata “site-specific”; Nello studio di Osvaldo Licini. Dal lapis alla tela (1926-1956) è invece la mostra con una rigorosa selezione di opere dell’artista a Monte Vidon Corrado, presso la Casa Museo Osvaldo Licini fino al 5 novembre 2017. Arte e musica con il Festival di solidarietà e vicinanza alle comunità montane colpite dal sisma RISORGIMARCHE, ideato e promosso da Neri Marcorè, che propone fino al 3 agosto 2017 concerti gratuiti di grandi cantanti italiani in prati montani raggiungibili esclusivamente in bici o a piedi, (Info: www.risorgimarche.it). Il calendario completo e tutti gli aggiornamenti su questi e gli altri eventi della regione sono disponibili su eventi.turismo.marche.it. Seguici e scopri i grandi eventi novità dell’autunno e iscriviti alla newsletter inviando i tuoi dati a: turismo.promozione@regione.marche.it.
Per festeggiare i 50 anni delle prime due DOC regionali - il Verdicchio di Matelica e il Rosso Conero - l’Istituto Marchigiano Tutela Vini porta l’opera nelle cantine più suggestive delle Marche con i Concerti in cantina. L’iniziativa unisce il belcanto ai frutti dei migliori vigneti della regione per brindare alla salute dei talenti della terra marchigiana. Seguendo il programma itinerante dell'iniziativa per le province di Ancona e Macerata, gli spettatori possono godere della bellezza della campagna nostrana, della migliore musica e dei migliori vini. Si comincia a far tintinnare i bicchieri il 29 luglio, alle ore 17.30, nell’Azienda Agricola Moroder, a Montacuto (AN), con Opera&Song in compagnia della Salvadei Brass. L’ensemble di ottoni e percussioni interpreta un programma che si snoda tra le pagine più famose tratte dai titoli in
cartellone allo Sferisterio, fino ad arrivare all’esecuzione di canzoni d’autore trascritte dalla compagine. Il giorno successivo, si prosegue a Matelica (MC), nella Country House Salomone con Ornitophonica. La flautista Stella Barbero e la sorella pianista Anna si esibiscono in un recital dedicato al canto degli uccelli. Il brindisi del 5 agosto è riservato alla figura emblematica di Maria Callas, donna e artista, icona di eleganza e incarnazione del melodramma. Il giornalista Pierfrancesco Giannangeli, all’Azienda Agricola Bisci, Matelica (MC), presenta il libro Mille e una Callas, a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini. Si continua domenica 6 agosto alla Fattoria Le Terrazze di Numana (AN) col Quintetto Gigli, mentre sabato 12 agosto, le sorelle Barbero e il soprano Francesca Lanza allietano il brindisi Pazze all’Opera, alle Cantine La Muròla
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CONCERTI IN CANTINA IMT FESTEGGIA IL MEZZO SECOLO DELLE PRIME DUE DOC MARCHIGIANE
Il direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela vini Alberto Mazzoni
di Urbisaglia (MC). Rivolto ai personaggi femminili più celebri del belcanto, questo recital approfondisce il tema della pazzia declinato in tutti i suoi aspetti. Il ciclo di incontri si chiude domenica 13 agosto a Villa Forano, Appignano (MC), con il Quartetto F.A.T.A in Note d’Oriente. Le quattro flautiste propongono un programma con musiche di autori giapponesi – includendo anche qualche sigla di cartoni animati e di videogiochi classici – e brani tratti dai titoli della stagione. Il costo di ciascuna degustazione è di 15 euro ed è possibile prenotare sul sito www.sferisterio.it/festival-off-2017. Per chi ne avesse bisogno, è disponibile un servizio navetta a pagamento contattando il numero 335/6109374. M. V.
IN ARENA PRIMA DELL’OPERA CON GLI APERITIVI SUL LOGGIONE Il concerto del 23 luglio – dedicato al tema del Festival Oriente e al mondo dell’opera – costituisce il momento celebrativo principale dei festeggiamenti organizzati dall’Associazione Arena Sferisterio con IMT-Istituto Marchigiano di Tutela Vini per i 50 anni di due DOC: il Verdicchio di Matelica e il Rosso Conero. Il legame fra Oriente e vino nelle Marche è intrinseco alla coltivazione stessa, poiché le vigne crescono proprio rivolte a est per la conformazione orografica della regione, le cui valli corrono perpendicolari alla costa. Lo Sferisterio e la sua programmazione lirica estiva si confermano ancora una volta eccellenza del territorio non solo per la qualità delle proposte musicali ma anche per la capacità di attrarre pubblico internazionale e costruire solide reti di contatti con le migliori realtà imprenditoriali e produttive regionali, come quelle rappresentate da IMT. L’esperienza
quale si gode un magnifico panorama dai Monti Sibillini al Mare Adriatico, ‘mirando interminati spazi’. In tutti i weekend dal 21 luglio al 14 agosto il pubblico è guidato da un sommelier dell’AIS che racconta i vini in italiano e inglese, alternando una sera dedicata al Verdicchio e una al Rosso Conero.
dell’opera sotto le stelle nel meraviglioso teatro che è lo Sferisterio acquista anche valore turistico e di sviluppo se combinata con altre importanti occasioni di scoperta, strettamente legate al territorio; prima fra tutte quella del vino delle Marche. I due vini Verdicchio di Matelica e Rosso Conero, prime DOC marchigiane, sono così protagonisti di un ciclo di aperitivi prima dell’opera allestiti nel punto più alto del teatro, la terrazza del loggione dalla
Il programma dei festeggiamenti, realizzato dall’Arena Sferisterio e da IMT, comprende anche una verticale sul Verdicchio di Matelica in cui a ciascuna annata del vino viene associato un diverso testo di Padre Matteo Ricci (a cura di Filippo Mignini, docente dell’Università di Macerata e fra i massimi esperti ricciani) corrispondente a una diversa fase del suo itinerario in Oriente. La verticale in italiano e inglese è riservata a 20 spettatori, con ingresso al costo di 20 euro. È possibile prenotare su www.sferisterio.it/visit. M. V.
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Nelle foto in senso orario da sinistra in altro: la Biblioteca Mozzi Borgetti, la volta della sala dell’Eneide a Palazzo Buonaccorsi, il teatro antico di Helvia Recina e la sala delle carrozze a Palazzo Buonaccorsi
MACERATA CITTÀ DELL’OSPITALITÀ Macerata è un’incantevole città, dell'Italia centrale con un centro storico di nobili palazzi racchiuso da mura medievali da cui affacciarsi su un paesaggio marchigiano mozzafiato, che si distende dall’Adriatico al verde azzurro dei Monti Sibillini. Abbiamo chiesto a Stefania Monteverde, Vicesindaco e Assessore alla Cultura di Macerata, di guidarci alla scoperta di Macerata. «È una città aperta e ospitale, dove si vive bene. Ereditiamo una secolare tradizione di viaggiatori, gente partita da Macerata per desiderio di conoscenza e voglia di costruire buone relazioni, come padre Matteo Ricci che nel 1600 seppe stabilire un rapporto di reciproca stima con il popolo cinese. Come Giuseppe Tucci nel Novecento, esploratore dell’anima attraverso le culture orientali. Macerata conserva questo legame con l’Oriente e la vocazione a costruire ponti di amicizia attraverso la cultura, una ‘comunione fiduciosa’, come diceva Tucci, che ci rende capaci di vivere insieme nella differenza e nel rispetto». È sulla cultura e sui suoi luoghi che Macerata ha posto le fondamenta. «Per capire Macerata il viaggiatore deve passeggiare tra le morbide strade, con lentezza, fermandosi ogni tanto ai tavolini dei numerosi locali del centro e in una delle librerie della città». L’itinerario parte dallo Sferisterio, teatro all’aperto e crogiolo in cui tutte le arti si fondono nell’opera, si ferma ai Musei civici di Palazzo Buonaccorsi, passa poi per piazza della Libertà con l’Orologio astronomico cinquecentesco e il carosello dei Magi davanti alla Madonna con bambino, si affaccia sul Teatro Lauro Rossi, attraversa la passeggiata per il corso, non perde la visita alla straordinaria biblioteca Mozzi Borgetti, scopre la collezione d’arte contemporanea di Palazzo Ricci, e poi verso le case di terra dell’Ecomuseo di Villa Ficana, un intero quartiere diventato bene culturale. «Palazzo Buonaccorsi è una perla preziosa, una casa settecentesca dove godere della splendida Sala dell’Eneide, tutta affrescata. Da non perdere la dolcissima ed elegante Madonna con Bambino del Crivelli, pittore che ha tracciato un vero itinerario nella Marca Maceratese. Per i bambini è d’obbligo una visita al Museo della Carrozza, dove i piccoli visitatori possono salire su una carozza virtuale per esplorare i luoghi più suggestivi del territorio. Un intero piano, invece, è dedicato all’arte del Novecento, con le preziose opere del futurismo di Ivo Pannaggi,
Macerata è anche un polo d’arte contemporanea: Palazzo Ricci ospita una pregevole collezione di grandi artisti del Novecento quali Balla, Carrà, De Chirico, Guttuso, Morandi e Schifano. La visita merita: accompagnati dagli operatori del museo che raccontano le storie, è come essere accolti in casa. Altra tappa imperdibile è l’Orologio astronomico della torre civica. Rimosso nel 1882 per far spazio a una lapide dedicata a Vittorio Emanuele II, nel 2015 è stata realizzata una riproduzione dell’originale orologio del 1571 dei fratelli Ranieri. Da una parte esalta lo splendore della cosmologia rinascimentale, che viene illustrata nel suo quadrante, e dall’altra la fede tradizionale che nei secoli ha accompagnato la popolazione, simboleggiata dal carosello dei Magi adoranti la Vergine con il Bambino. «È un monumento che racconta la storia della città nel Cinquecento, e in fondo la storia di sempre fatta di cultura scientifica e di cultura tradizionale, di scienza e di fede». Alle 12 e alle 18, ogni giorno turisti e maceratesi, al suono delle campane, si fermano in piazza della Libertà per vedere i Magi che escono dalla torre al suono delle campane. Una magia. Sempre sulla piazza principale si può visitare il settecentesco Teatro Lauro Rossi, dove si svolgono da ottobre ad aprile le stagioni di prosa, di musica classica e jazzistica, che portano a Macerata nomi importanti della scena nazionale e internazionale. «È la fabbrica culturale della città in inverno. Luogo in cui ci si ritrova e ci si incontra». Dal 1983 c’è la prestigiosa Rassegna di Nuova Musica, festival della musica contemporanea nata grazie all’intuizione di Stefano Scodanibbio che ha voluto fare di questo posto un luogo di ricerca musicale. L’Ecomuseo di Villa Ficana, a due chilometri dal centro, è uno spazio che appartiene esclusivamente a Macerata. È un quartiere di case di terra cruda sopravvissuto alla cementificazione degli anni ’70: porta con sé la storia della comunità contadina che vi ha
Macerata è una città di festival, che riempiono la città di pubblico. «Con i festival attraversiamo tutte le culture come i nostri viaggiatori. Ogni festival è un’esplorazione di storie, di idee, di immagini - afferma Stefania Monteverde -. Ogni mese ne abbiamo uno e rappresentano un buon motivo per venire a Macerata, d’inverno e d’estate, d’inverno e d’estate». Dai grandi festival musicali, il Macerata Opera Festival e Musicultura, a Macerata Racconta, Festa del libro nella prima settimana di maggio con grandi scrittori e scrittrici; da Libriamoci, dedicato al libro illustrato, a dicembre, legato alla scuola di illustrazione Ars in Fabula e al prestigioso lavoro internazionale; Ratatà, festival dell’editoria indipendente, nel mese di aprile una manifestazione molto giovane di cultura creativa; fino a Overtime, in ottobre, dedicato allo sport e all’etica sportiva; senza dimenticare la Raci, rassegna di radici, agricoltura, cibo, innovazione. Non mancano i motivi per venire in vacanza a Macerata. E anche per abitarci.
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abitato, sin dal lontano 1862, data incastonata sulla facciata di una casa. «Dopo i lavori di recupero e di restauro, nel 2015 ne abbiamo fatto un Ecomuseo che racconta la parte rurale del nostro territorio e la cultura della sostenibilità. Oggi è un luogo suggestivo, attivissimo grazie ai ragazzi del Servizio Volontario Europeo e del Servizio Civile. Ne hanno fatto un centro culturale internazionale».
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come Il ratto d’Europa». Il Vicesindaco ci tiene a invitare all’importante mostra che sarà inaugurata a settembre e rimarrà aperta fino a gennaio 2108, Capriccio e Natura da Barocci a Gentileschi. Percorsi d’arte e di Rinascita nelle Marche: «È una mostra a cui teniamo molto perché parla della nostra storia e del nostro territorio attraverso le opere d’arte che abbiamo messo in salvo dai danni del sisma». È inserita nel progetto della Regione Marche Mostrare le Marche per raccontare l’arte del territorio colpito dal sisma. È un progetto che mostra la cura e l’attenzione che i Comuni della Marca Maceratese hanno nei confronti dei beni culturali, punti di partenza per la ricostruzione delle comunità.
«Macerata è candidata ad essere capitale della cultura italiana nel 2020 e le ragioni sono in tutto quello che abbiamo raccontato. Questa è una città che ha fabbriche che producono cultura e ingegneri che costruiscono ponti di amicizia. Abbiamo fatto tesoro delle parole di padre Matteo Ricci, quelle che abbiamo fatto incidere sulla nuova campana della torre civica nel 2015: l’essenza dell’amicizia è l’armonia; con la concordia le cose piccole crescono, con la discordia le cose grandi crollano». M. V.
Dall’alto in senso orario l’Assessore alla Cultura e Vicesindaco Stefania Monteverde, piazza della Libertà, la Torre civica, Palazzo Ricci e il Teatro Lauro Rossi
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L’ORIENTE MACERATESE: BELIGATTI, RICCI E TUCCI In una stagione dedicata all’Oriente, Macerata non può non celebrare le personalità che nel corso della storia hanno legato la città marchigiana al continente asiatico. Al centro delle mostre della 53ª edizione della stagione lirica maceratese troviamo i concittadini che hanno esplorato i lontani imperi dell’est, come l’orientalista Giuseppe Tucci o il cappuccino Cassiano Beligatti, dietro l’esempio del gesuita Matteo Ricci. I Magazzini UTO (vicolo Consalvi) ospitano la mostra inaugurale del Macerata Opera Festival dal titolo Tucci, l’esploratore dell’Anima, una raccolta di foto e video delle spedizioni in Himalaya dell’esploratore maceratese, considerato al suo tempo il più grande tibetologo del mondo. Il taglio del nastro è avvenuto il 7 luglio, alle ore 18, e la mostra, a cura di Arte Nomade, può essere visitata dal martedì alla domenica, dalle 16 alle 19. A rendere omaggio a Beligatti, frate francescano
Una selezione degli scatti che si trovano esposti nella mostra organizzata da Arte Nomade, in collaborazione con il Comune di Macerata e l’Associazione Arena Sferisterio
29 CHEMAGAZINE! Nelle foto le trascrizioni e i disegni presi dai libri e dai taccuini di Cassiano Beligatti, messi a disposizione dalla Biblioteca Mozzi Borgetti
in Tibet e Nepal nel corso dell’Ottocento, c’è Le genti sono cortesi e affabili nei locali della Biblioteca Mozzi Borgetti. La conferenza inaugurale della mostra, ideata dagli Amici dello Sferisterio insieme a Macerata Musei, si svolge mercoledì 19 luglio, ore 18, con essa apre le sue porte al pubblico una rassegna sul viaggio, lo studio e la missione del cappuccino maceratese. Altro appuntamento da non mancare, l’incontro L’opera fra Oriente e Occidente del 20 luglio, alle ore 18, presso gli Antichi Forni: Maria Cristina Pisciotta, Sun Tao e Alberto Mattioli dialogano sui topoi dell’opera cinese e del melodramma italiano per trovare somiglianze e differenze. Inoltre, in occasione della Notte dell’Opera, si festeggia il gemellaggio con Taicang, una delle realtà più dinamiche della Cina. I ragazzi della scuola Kung Fu e arti marziali della città cinese prendono parte all’iniziativa, diventando protagonisti della serata che trasforma Macerata in un palcoscenico all’aperto, dove sfilano dragoni, lanterne e costumi curati dall’Istituto Confucio. L’impegno della città marchigiana a mantenere i suoi legami secolari con il continente asiatico è stato premiato attraverso l’inserimento dello Sferisterio nel programma Quality Service Certification come eccellenza turistica per i viaggiatori cinesi. La storia tra Macerata e l’Oriente continua a crescere sempre più forte. M. V.
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Dal 7 luglio, ai Magazzini UTO una mostra dedicata al maceratese Giuseppe Tucci, il più grande tibetologo del ´900
L’ESPLORATORE DELL’ANIMA Giuseppe Tucci: grande conoscitore ed esploratore dell’Oriente, esperto sinologo indologo e tibetologo, straordinario filosofo, poliglotta e studioso d’archeologia. Prima di tutto, però, uomo (e maceratese), che il destino guidò dall’amore per i classici greci e romani alla passione e alla scoperta di terre al tempo, e forse tuttora, considerate lontane, ma che in realtà gli si rivelarono vicinissime per spiritualità e umanità. Per colmare i vuoti storici esistenti in molte aree dell’Asia, Tucci si immergeva in quei luoghi dove «il cielo, i fiumi, la terra […] sono come impregnati della vita e del pensiero di chi vi abitò»; in quei luoghi che sottovoce gli svelavano i loro segreti. E lui li ascoltava, da buon esploratore dell’anima e non da conquistatore. La sua passione per le lingue si basava sulla convinzione che un idioma non è solo espressione fonetica, ma anche di una sensibilità culturale. Questo suo desiderio profondo di essere a contatto con lo spazio da indagare fece crescere in lui la
preziosa capacità di entrare in sintonia con quei popoli lontani, così “altri” e sconosciuti, e di sviluppare una sentita compassione per tutti gli esseri viventi, qualità che lo portarono a ricevere, nel 1976 in India, quella che considerò sempre la più alta onorificenza: il Premio Jawaharlal Nehru per la Comprensione Internazionale. È forse per questo che nel 1954, dopo una spedizione in Nepal, scriveva: «Qualcuno mi ha domandato cosa interessa a noi del Nepal. Ed io rispondo: dove c’è un uomo, uno solo, lì siamo anche noi, dove c’è memoria di un passato, lì troveremo la modulazione nuova delle stesse illusioni, l’inveramento diverso, ma non discordante, degli stessi archetipi dello spirito umano». Tucci era quell’adolescente che andava a piedi fino all’Helvia Ricina per scavare e trovare epigrafi romane da tradurre; era quel ragazzino che a 12 anni studiava da solo il sanscrito e l’ebraico antico; era quel giovane che scappava di casa, per “andare
per ruderi”, e si giustificava con i suoi genitori dicendo che “gli si era fatto notte all’improvviso”; era lo studente che si sentiva prigioniero in un’università e in un accademismo poco concreti, persi in dettagli astratti; era quell’uomo che camminava per Pollenza con i pantaloni alla zuava e uno zainetto con pane, olio e vino; era quell’anziano con le basette che tutte le mattine, sia d’inverno sia d’estate, faceva esercizi di yoga – a petto nudo – sulla finestra di casa sua, in via Crispi. Sebbene viaggiatore accanito, Giuseppe Tucci sentiva una forte incompatibilità con la modernità tecnologica: non credeva che le comunicazioni veloci e le macchine fossero d’aiuto per la conoscenza e la comprensione profonda tra i popoli, né che lasciassero valutare la fatica, e quindi la bellezza, del viaggio; non voleva nemmeno utilizzare una macchina così semplice come la fotografica, e nelle sue spedizioni si portava persino dietro un fotografo. Non ne aveva bisogno lui, della fotografia; gli bastava chiudere gli occhi e la memoria gli mostrava i paesaggi che aveva percorso e che ormai conosceva in modo nitidissimo. La sua determinazione – specialmente se serviva a salvare il patrimonio culturale dei luoghi che visitava – non aveva scrupoli: si inventava storie su divinità che gli parlavano per convincere i monaci a dargli statuette indiane dell’anno 1000; oppure proponeva scambi o addirittura rubava artefatti, senza alcuna intenzione maligna, ma per il semplice scopo di preservare il passato – missione che si rivelò sensata viste le conseguenze della grande rivoluzione culturale cinese che spazzò via quasi ogni traccia della storia tibetana antica. Lo descrivono come uno dei pochissimi che pareva non essere toccato dal tempo, che manteneva lo stesso sguardo che aveva da adolescente – non ingenuo, ma pieno di vitalità e di curiosità, forse anche un po’ mesto. Il suo giovane spirito lo spingeva a tornare a Macerata, mosso dalla nostalgia, a visitare le famiglie di contadini con cui giocava da piccolo. Forte del legame con le sue radici, provava una fascinazione particolare per le colline marchigiane che, secondo lui, nascondono lo spirito bramoso di conoscenza e di comprensione di ciò che è oltre l’ignoto delle sue genti. Quell’infinito dietro il colle di cui parlava Leopardi, Tucci se lo sentiva a portata di mano, prossimo a entrare in contatto con esso - l’Oriente, per lui, era vicino, confinante. Giuseppe Tucci era un maceratese che amava la sua terra, dove sperava di trovare qualcuno che continuasse la tradizione partita da Ricci: quella di viaggiare ed esplorare, ma soprattutto di creare dei ponti di amicizia attraverso la Cultura, con la c maiuscola. Siamo più che certi che qualche marchigiano abbia già da tempo raccolto il suo testimone e, chissà, forse la prossima mostra sarà su di lui. La mostra Tucci l’esploratore dell’Anima è stata inaugurata il 7 luglio, nei locali dei Magazzini UTO. Sarà possibile visitare l’esposizione fino al 13 agosto, dal martedì alla domenica, dalle ore 16 alle 19. Si ringraziano Gianfranco Borgani, Maurizio Serafini, Chiara Gabrielli, Giovanni Ricci per per la disponibilità, la collaborazione e le preziose informazioni su Tucci. Maurizio Verducci, Chiara Gabrielli
Giuseppe Tucci (Macerata, 5 giugno 1894 – San Polo dei Cavalieri, 5 aprile 1984) è stato un orientalista, esploratore, storico delle religioni, buddhologo e tibetologo italiano. Condusse diverse spedizioni archeologiche in Tibet, India, Afghanistan ed Iran, tra il 1926 e il 1954. Nel 1933, fondò insieme a Giovanni Gentile l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma. Durante la sua carriera ottenne varie onorificenze fra cui: Desikottama dell’Università Visva Bharati (1961), Premio Jawaharlal Nehru per la Comprensione Internazionale (1978), Birendra Prajnalankar, premio del re del Nepal Birendra Bir Bikram Shah Dev (1980) e la nomina di Cavaliere di I Classe dell’Ordine del Sacro Tesoro del Giappone (1959). Il Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma è a lui intitolato dal 2005.
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LA 53ª STAGIONE LIRICA GUARDA A ORIENTE... «SARÀ UN VIAGGIO FANTASTICO» Il tema di questa 53ª edizione lo sentiamo particolarmente nostro: Oriente. Una parola che ci fa idealmente ripercorrere il cammino che condusse il nostro concittadino gesuita Matteo Ricci a Pechino. E sulla sua figura abbiamo commissionato un’opera che vedrete al Teatro Lauro Rossi in prima mondiale e che inaugura la stagione lirica: Shi (Si faccia). Rimaniamo in Cina per scoprire la nuova produzione di Turandot, per passare al Giappone di Madama Butterfly e all’Egitto di Aida. Un viaggio che dilaga anche fuori dallo Sferisterio: la nostra è una terra di esploratori e missionari che hanno guardato ad Est conducendo delle spedizioni incredibili. Da quella senza ritorno verso la Città Proibita di Matteo Ricci a quella di Cassiano Beligatti, religioso, anch’esso di Macerata che, nel Settecento, ha toccato le terre del Bengala, del Tibet, del Nepal. Territori riscoperti due secoli dopo anche da Giuseppe Tucci, considerato il più grande tibetologo al mondo. Durante questa stagione lirica omaggiamo ed esaltiamo l’operato di queste tre figure così importanti per noi maceratesi e per le popolazioni con cui hanno condiviso ciascuno le proprie esperienze di vita. Mostre, incontri, appuntamenti musicali ci faranno rivivere quelle straordinarie esperienze, tra usi, costumi, religioni raccontati nei loro libri, in gran parte conservati nella nostra biblioteca Mozzi Borgetti. Vale la pena visitarla prima di andare allo Sferisterio, perché questa struttura fu il convento dei Frati Cappuccini. Tenetevi stretti, in quelle stanze studiarono Matteo Ricci e poi Cassiano Beligatti, la suggestione è massima. Dopo Mediterraneo, tema del 2016, il Macerata Opera Festival ci fa esplorare ancora una volta nuovi orizzonti. Sarà un viaggio fantastico. Romano Carancini Sindaco di Macerata
Siamo ripartiti dalle scuole perché il futuro è qui. Il futuro della nostra terra, così duramente colpita lo scorso anno dagli eventi sismici, è nell’energia degli studenti. Alcuni di loro si affacciano allo Sferisterio per la prima volta, per apprezzare ciò che più ci distingue al mondo: il melodramma. Il terremoto non ha fermato l’attività di formazione con le scuole. Lo ha ritardato, ma grazie all’impegno collettivo di dirigenti scolastici, insegnanti, dipendenti dell’Associazione Sferisterio e di tutti i collaboratori a partire dal direttore artistico Francesco Micheli, siamo riusciti a tenere saldo questo anello. Molto significative le nostre presenze in alcuni Comuni del cratere, come Tolentino e Camerino. In quest’ultima città, vista l’inagibilità dello storico teatro, lo Sferisterio è stato addirittura ospitato in una scuola. Ne è valsa la pena e ne siamo orgogliosi, perché in questo modo possiamo garantire la conoscenza della tradizione del melodramma, che fa parte della nostra storia, delle nostre radici. I risultati sono tangibili, le presenze dei giovani alle anteprime allo Sferisterio sono più che raddoppiate negli ultimi anni. In questo contesto difficile abbiamo proseguito senza sosta la nostra opera di formazione e promozione. Siamo certi che la cultura sarà il perno del nostro rilancio, di tutto il territorio che ha deciso di essere al fianco della stagione lirica e la sostiene. Il nostro ringraziamento va a tutti voi che siete tornati qui, nel tempio dell’opera lirica. Antonio Pettinari Presidente della Provincia di Macerata
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«IL FUTURO DELLA NOSTRA TERRA È NELL’ENERGIA DEGLI STUDENTI»
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Il Sovrintendente presenta il quadro di una Arena Sferisterio in salute tanto artistica quanto economica: aumentano il pubblico e gli sponsor; crescono le collaborazioni nazionali e internazionali
MESSI: UN TEATRO VIRTUOSO CHE CONIUGA CULTURA E IMPRESA Luciano Messi, maceratese, venticinque stagioni liriche allo Sferisterio di cui le ultime due come Sovrintendente. Qual è la fotografia dell’Arena oggi? Lo Sferisterio è un teatro in salute, artisticamente in crescita e in equilibrio dal punto di vista finanziario, nonostante i tagli consistenti degli ultimi anni. Grazie a un incessante lavoro per favorire l’aumento di pubblico e degli sponsor e grazie allo sviluppo di collaborazioni nazionali e internazionali che vedono lo Sferisterio organizzare spettacoli anche in altri teatri e noleggiare in tutto il mondo i propri allestimenti, la nostra capacità di autofinanziamento ha superato negli ultimi due anni i contributi pubblici, arrivando al 55% del bilancio. La vendita dei biglietti è diventata la nostra principale voce di entrata, attestandosi stabilmente sopra il milione di euro, fino alla cifra record di 1 milione e 210mila euro nella Stagione 2016. Il riempimento medio della sala supera il 90% e i biglietti omaggio non arrivano al 4%. Particolarmente significativo l’aumento del pubblico giovane, al quale dedichiamo un’ampia attività formativa nelle scuole e
sul territorio: i dati ci dicono che dai 1098 under30 del 2012 siamo arrivati a 2579 e il trend è ancora in crescita. Anche per quanto riguarda gli sponsor registriamo cifre importanti, con quasi 600.000 euro tra sponsorizzazioni tradizionali e mecenatismo Art Bonus. Infine, dai noleggi e dalle attività di spettacolo organizzate fuori sede raccogliamo risorse ulteriori per circa 400.000 euro ogni anno. Ha parlato di mecenatismo e Art Bonus, quali sono state le azioni dello Sferisterio in questo campo? Nel 2016 abbiamo dato vita al progetto dei Cento Mecenati, rinnovando in chiave moderna lo spirito civico dei Cento Consorti che finanziarono l’edificazione dell’Arena nel 1829. Attraverso una contribuzione di almeno mille euro, di cui 2/3 si recuperano sotto forma di credito d’imposta, è infatti possibile entrare a far parte di questo speciale gruppo di sostenitori, tutti animati da grande passione per lo Sferisterio e per l’opera lirica. Il valore del progetto dei Cento Mecenati è stato riconosciuto anche da Federculture, che nell’ambito del Premio Cultura + Impresa 2016 gli ha assegnato
la menzione speciale per la categoria Art Bonus. Lo Sferisterio è stato l’unico teatro premiato. Quale rapporto c’è col territorio? E con le altre realtà culturali del panorama internazionale? Vocazione internazionale e radicamento al territorio sono diventati il nostro marchio di fabbrica. L’opera lirica è un prodotto simbolo del made in Italy che il nostro Paese esporta in tutto il mondo. Allo Sferisterio il saper fare delle maestranze locali, per il 90% marchigiane, si coniuga con la creatività degli artisti provenienti da diversi continenti. Le coproduzioni si moltiplicano di anno in anno, tanto che ormai ogni spettacolo in cartellone gode di partnership nazionali o estere. Senza queste sinergie non sarebbe possibile dar vita al Macerata Opera Festival. Le collaborazioni permettono non solo l’ottimizzazione delle spese, ma anche la condivisione del processo creativo con altre realtà teatrali e musicali di primo piano, in una logica virtuosa di reciproco arricchimento. Carlo Scheggia
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MESSI: SFERISTERIO, A VIRTUOUS BUSINESS MODEL FOR A CULTURAL INSTITUTION Luciano Messi, from Macerata, has been with the Sferisterio festival for 25 years. For the past two as General Manager. How do you frame the festival today? The Sferisterio festival is a healthy one, with an everincreasing artistic value and a stable budget. Thanks to our relentless work on audience expansion, the search for new sponsors, the increasing amount of national and international collaborations and the hiring out of some of our productions to theatres all over the world, our self-funding capacity has overcome public funding, amounting to 55% of the overall budget. Moreover, ticket sales are now our major source of income, bringing us over 1 million euros. In 2016, we broke every previous record, with 1.2 million from the box office only. Free tickets amount to no more than 4%, whereas each performance sees on average 90% full occupancy. Also, we attach special meaning to expanding our younger audiences, as a result of largescale training with schools and throughout the region. Official data say that we went from 1,098 youth in 2012 to 2,579 in 2016, and numbers are growing. Figures from our sponsors are equally worth noting: we have reached 600,000 euros, from traditional sponsorship and Art Bonus patronage. Last but not least, hiring out our productions brings us approximately 400,000 euros each year. You mentioned patronage and Art Bonus. What have you done to encourage this? In 2016, we launched the Cento Mecenati (Hundred
Patrons) project, with the aim to revive the spirit of the Cento Mecenati (Hundred Patrons) who funded the construction of the Sferisterio, in 1829. With a donation of at least 1,000 euros, two thirds of which are recovered in the form of tax exemption, you can join the programme and become a member of this very special group of opera lovers with a passion for our theatre. The project was praised by Federculture and received a special mention in the Cultura + Impresa 2016 Award, Art Bonus section. The Sferisterio was the only theatre to receive an award. How do you relate to your community? And other prominent cultural institutions worldwide? Strong ties with our territory and international appeal are essential traits of our festival. Opera is a unique product of our country, especially labelled ‘made in Italy’ and reaching out to the world. We combine the great skills of our staff, 90% of them from our own region, with the creativity of artists from all over the world. Co-productions have been flourishing over the years, to such an extent that virtually all our productions are the result of national and international collaborations. Macerata Opera Festival thrives on such great synergies. They allow us to share expenses and the very creative process with outstanding theatres and opera houses, stimulating a powerful cultural exchange which benefits all. Carlo Scheggia
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According to General Manager, the Sferisterio festival is a healthy one, with an ever-increasing artistic value, a stable budget and a growing amount of national and international collaborations
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MICHELI: I NOSTRI MONDI AFFASCINANTI Il direttore artistico racconta le scelte della 53ª stagione lirica e spiega come è stato concepito il cartellone dedicato all’Oriente e il fil rouge che lega Turandot, Madama Butterfly e Aida con la nuova produzione, Shi (Si Faccia)
Perché l’edizione 2017 del Macerata Opera Festival guarda a Oriente? Quest’anno si chiude il triennio tematico Mappe dell’anima: l’opera lirica conduce il pubblico non solo ad indagare aree della propria emotività, ma anche aree sociali realmente esistenti per recuperare quelle affinità universali che superano ogni confine geografico. Inaugurato nel 2015 con Nutrire l’anima (affine al tema di EXPO) e seguito nel 2016 da Mediterraneo, il triennio trova una conclusione nella identità più profonda di Macerata, da sempre rivolta all’accoglienza. Da questo presupposto è nata anche l’idea di un’opera dedicata a Padre Matteo Ricci, gesuita maceratese, simbolo di tutto ciò che vogliamo dire in questo Festival. Egli è autore del De Amicitia, opera straordinaria, una sorta di manifesto sul dialogo fra le culture. Per questo il Maceratese è un po’ il simbolo dell’anima di questa edizione: Shi (Si faccia) è
l’opera che racconta la sua vita, con la musica di Carlo Boccadoro e il libretto di Cecilia Ligorio, che cura anche la regia. Gli autori hanno “riempito” il palcoscenico di Padre Ricci che conosceremo attraverso tre personaggi, ognuno rappresentante un aspetto della sua persona: l’uomo, il viaggiatore e Matteo. Oggi sappiamo molto dell’Oriente. Come lo raccontano invece Verdi e Puccini? Credo che l’aspetto più interessante, soprattutto per le opere di Puccini, sia la sua voglia di andare oltre la descrizione del paesaggio esotico, giungendo sino a considerazioni di ordine etico e politico: in Turandot, infatti, non è tanto la Cina “fisica” ad apparire ma quella “politica”, luogo di assolutismo dispotico in cui la vita e la morte possono dipendere da un capriccio; fa impressione paragonare questa storia di fantasia all’attualità reale di un paese tanto vicino alla Cina quanto lontano dalla democrazia come la Corea del Nord. Una simile presa di posizione la troviamo anche in Madama Butterfly: anche qui Puccini non si sofferma su un Giappone da cartolina ma indaga la cultura giapponese in relazione alle sue tradizioni e al rapporto con l’imperialismo americano. In Aida è invece ammirevole come Verdi abbia delineato la protagonista quale archetipo dell’eroina anti-schiavista, sopraffatta dai conflitti di confine di una terra come l’Egitto. Tre paesi e tre opere profondamente differenti fra loro, cosa li accomuna? Sono mondi affascinanti ed è chiaro che Puccini e Verdi si rivolgano a questi luoghi perché carichi di suggestione. L’esilio è forse il tema più presente: Calaf è un principe senza regno, Butterfly è diseredata e Aida è una schiava. Confrontando queste opere c’è una parte del nostro presente ed è questo che le lega più di tutto. La forza di questa edizione sta in una lettura del contemporaneo sorprendente: non sono semplicemente tre titoli e un sottotitolo, ma è un Festival di confronto su temi scottanti. È in questo senso che lavoro con i registi ai quali chiedo di calare la loro interpretazione in un contesto più ampio che esalti la tematica del Festival. Walter Vitale
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Artistic Director, Francesco Micheli, tells about the choices that lead the 53rd edition of Macerata Opera Festival, the topic which looks to the Far East (Oriente) and the connection of Turandot, Madama Butterfly and Aida with the brand new production, Shi (Si faccia)
L’Aida di Verdi messa in scena da Francesco Micheli nel 2014 e quest’anno ripresa
MICHELI: OUR FASCINATING WORLDS The 53rd edition of Macerata Opera Festival looks to the Far East (Oriente). Why? This is the third and final year of the “Soul Maps” cycle: the opera leads its audience to exploring their inner feelings, but also areas of social reality which allow them to retrace universal connections beyond any geographic boundary. Started in 2015 with Nutrire l’anima (in line with the Milan EXPO theme), followed by Mediterraneo in 2016, the three-year cycle finds its perfect conclusion with a topic (Oriente) that evokes Macerata’s strongest identity. This is also what inspired the creation of a brand new opera dedicated to Matteo Ricci, a Jesuit from Macerata who is also a symbol for the overall meaning of this year’s Festival. He is the author of De Amicitia, an extraordinary work, almost a manifesto for cultural exchange and dialogue. Matteo Ricci is thus the soul of this year’s edition of the festival: Shi (Si faccia) is our newlycommissioned opera which traces his life, with music by Carlo Boccadoro, libretto and stage direction by Cecilia Ligorio. The authors of this new work have filled it with traits of Matteo
Ricci’s personality, here embodied by three characters: the man, the traveler, and Matteo.
slavery heroin, overwhelmed by the conflicts of Egypt, i.e. a borderland.
Today Oriente, the Far East, is well-known to us. How did Verdi and Puccini describe it? What I find most interesting, especially in relation to Puccini’s works, is that he aimed beyond the description of exotic landscapes, to reflect on ethical and political issues: in Turandot he does not so much offer a geographical portrait of China, but rather its political context, the despotic absolutism whereby life and death can be triggered by a simple whim. It strikes us today that such imaginary traits can be found in the reality of a country which is as close to China as it is remote from democracy, i.e. North Korea. A similar attitude is to be found in Madama Butterfly, where Puccini does not stop at a colorful depiction of Japan, but deeply explores the traditions of the Japanese culture and its interaction with American imperialism. As for Verdi, his Aida strikes us for truly and deeply embodying the prototypical anti-
Three countries so profoundly different from one other. What brings them together? They are all fascinating countries, which Puccini and Verdi turn to for their highly evocative power. Exile is likely to be the strongest, common trait: Calaf is a prince without a reign, Butterfly has been deprived of her inheritance, Aida is a slave. By comparing these operas we come across our own times, and this is their greatest bond. The strength of this edition of the festival lies in a striking interpretation of our days: not just three titles and a common subtitle, but a reflection on burning issues. It is precisely with this goal in mind that I am working with all directors, who have been asked to frame their vision of each work within the wider context of the Festival theme. Walter Vitale
L’Associazione Sferisterio ha scelto di contribuire al progetto Mongolfiera dell’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale Nel segno della continuità d’azione sociale, il Macerata Opera Festival ha scelto Anffas come charity partner 2017. Già in occasione dello spettacolo Medea, dello scorso agosto allo Sferisterio, l’attore Cesare Bocci, protagonista della recita e “ambasciatore” Anffas, aveva ricevuto il passaggio del testimone da Medici Senza Frontiere. L’Anffas, Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, fondata nel 1958, opera sull’intero territorio nazionale e conta più di 14.000 soci suddivisi nelle oltre 160 associazioni locali che garantiscono quotidianamente servizi e supporto a oltre 30.000 persone con disabilità, ai loro genitori e familiari. L’Associazione Sferisterio ha scelto di contribuire al progetto Mongolfiera con cui si intende attivare un servizio dopo scuola per gli adolescenti con disabilità, una scelta motivata dal fatto che, secondo il direttore artistico Micheli, il melodramma italiano esalta il rapporto tra genitori e figli. Testato in modo sperimentale nella scorsa estate, il progetto offre la possibilità di impegnare in modo costruttivo il tempo dei ragazzi dopo l’orario scolastico. Gli adolescenti con disabilità potrebbero così dedicarsi ad attività ludiche, dal gioco alla musicoterapia passando
per la recitazione o la pet therapy, oppure ricevere un aiuto per i compiti. Si tratta di una forma di sostegno molto importante anche per le famiglie che, nei pomeriggi, potrebbero contare su attività qualificate per i propri figli. Il progetto necessita di investimenti sia dal punto di vista economico per i materiali da acquistare per le varie attività sia per l’individuazione di specifiche risorse umane. Infatti, sono essenziali per lo svolgimento del programma figure specializzate come operatori e psicologi, un aspetto che distingue da sempre l’operato dell’Anffas. Sono confermati i vari canali per le donazioni già usati per le precedenti campagne promosse dal Festival: all’acquisto del biglietto per ogni spettacolo si ha la possibilità di versare una quota volontaria, sia direttamente in biglietteria che online. Anche durante la Notte dell’Opera è possibile versare un contributo nelle varie postazioni allestite. Nelle quattro serate al Teatro Lauro Rossi dell’opera Shi (Si faccia), inoltre, parte dell’incasso è devoluto direttamente al charity partner. Alla raccolta fondi collabora il club service Rotary di Macerata Matteo Ricci, che offre il suo impegno per la vendita dei biglietti delle recite e per la raccolta del contributo per Anffas.
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ANFFAS E I SUOI 50 ANNI È CHARITY PARTNER DELLA 53ª STAGIONE LIRICA
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AUDIO DESCRIZIONI, SOVRATITOLI E PERCORSI TATTILI, L’OPERA È PER TUTTI
Numeri in crescita da tre anni per il progetto di accessibilità, servizio unico in Italia. Quest’anno anche un percorso per non udenti con interprete LIS
Dal 2008 il Macerata Opera Festival è impegnato in un percorso volto a favorire l’accessibilità all’opera lirica, ampliando di anno in anno i servizi e le esperienze. Progetto unico in Italia e gratuito per chi lo utilizza, viene realizzato grazie alla collaborazione con l’Università di Macerata, il Museo Tattile Omero e l’Unione Italiani Ciechi, con il coordinamento di Elena di Giovanni, docente di Lingua e Traduzione Inglese dell’Università di Macerata. Sempre più numerosi i partecipanti, dai 160 del 2014, ai 190 del 2015 e ai 220 del 2016, saranno sicuramente ancora di più quelli del 2017, grazie anche all’arricchimento dei servizi riservati ai non vedenti. Inoltre, i percorsi tattili tradizionalmente riservati ai non vedenti si aprono al pubblico dei non udenti. Il 28 luglio prossimo, alle 18.15, sarà offerto per la prima volta un percorso riservato ai non udenti con interprete LIS. Le audio descrizioni permettono ai non vedenti e agli ipovedenti di goders i l’opera attraverso una precisa descrizione di tutti gli elementi visivi dello spettacolo. Sono fornite dal vivo, con lunghe sezioni introduttive che precedono l’inizio di ciascuna recita e forniscono informazioni fondamentali per la
comprensione: la storia e la trama dell’opera, le scenografie, i costumi, le ambientazioni e le chiavi di lettura fornite da registi, costumisti e scenografi. La ricezione delle audio descrizioni avviene grazie a una cuffia mono auricolare su un settore di 60 posti. Il servizio delle audio descrizioni è disponibile per tutte le opere in cartellone nelle seguenti serate: 28 luglio Madama Butterfly, 29 luglio Turandot, 30 luglio Aida e 2 agosto Shi (Si faccia). La partecipazione agli spettacoli audio descritti è gratuita per i non vedenti e ha un costo di 12,5 euro per l’accompagnatore. Le sezioni introduttive delle audio descrizioni saranno disponibili in italiano e in inglese, da scaricare gratuitamente dal sito dello Sferisterio, nella sezione accessibilità. Nelle serate delle audio descrizioni sono in programma, alle 18.15, i Percorsi tattili, aperti a tutti e dedicati all’esplorazione del dietro le quinte. Si comincia venerdì 28 luglio, alla scoperta della scenografia di Madama Butterfly. Il percorso del 29 luglio è dedicato in special modo ai bambini che saranno guidati attraverso il teatro e gli spazi della sartoria, dove potranno toccare e indossare i costumi messi a disposizione. Terzo e
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ultimo appuntamento, domenica 30 luglio, con la collaborazione della FORM, che farà provare i propri strumenti musicali. Grazie alla partnership con il Museo Statale Tattile Omero di Ancona, i percorsi sono arricchiti da materiale tattile messo a disposizione dei non vedenti, affinché possano meglio percepire la struttura delle scenografie delle opere messe in scena durante il Festival. Per i percorsi, su prenotazione e ad accesso gratuito, è ammessa la presenza di un accompagnatore per ciascun partecipante. Informazioni sui vari progetti e prenotazioni dei percorsi tattili scrivendo a: arte.accessibile@unimc.it. Anche per questa edizione 2017 del Festival, dedicata all’Oriente, è prevista la proiezione dei libretti delle opere sul muro di fondo dello Sferisterio, nelle sezioni ai lati del palcoscenico. Servizio attivo dal 2009, è un utile strumento per i neofiti dell’opera, che possono così meglio apprezzare i testi cantati. Da quest’anno, con l’ausilio della Montclair State University del New Jersey (USA), i sopratitoli saranno forniti sia in italiano che in inglese, così da offrire un servizio in più anche al pubblico internazionale che assiste agli spettacoli. Il servizio viene fornito per tutte le recite allo Sferisterio e per quelle di Shi (Si faccia) al Teatro Lauro Rossi. Dal 28 al 31 luglio, infine, viene ripetuta una fortunata esperienza dello scorso anno: il Museo Tattile Omero e lo Sferisterio promuovono un tour pensato appositamente per un pubblico non vedente o ipovedente e dedicato all’opera lirica, all’arte e alla natura. Un modo per scoprire la bellezza delle Marche usando tutti gli altri sensi.
Nelle foto i percorsi tattili realizzati lo scorso anno grazie alla collaborazione con l’Università di Macerata, il Museo Tattile Omero e l’Unione Italiani Ciechi
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14, 30, 65. UN BIGLIETTO PER OGNI ETÀ Il Macerata Opera Festival si avvicina sempre più ai bisogni dei suoi spettatori con agevolazioni e promozioni mirate e dedicate al pubblico di ogni età, grazie alla formula Open. Si risparmia il 20% e si può scegliere il proprio posto. Con 25 euro, invece, è possibile entrare a far parte degli Amici dello Sferisterio, ottenendo uno sconto del 10% sull’acquisto di due biglietti per tutti i settori, gli esclusivi Open 2 e l’accesso ad una delle anteprime giovani. Se hai meno di 30 anni o più di 65, puoi usufruire della promozione roulette: acquista un biglietto non numerato con 25 euro e la sera dello spettacolo ti assegniamo il miglior posto disponibile, perfino nel settore Platino. Per gli spettatori over 65, è sempre valido lo sconto tradizionale del 20% su tutti i settori della pianta. Gli under 30, invece, possono assistere alle anteprime giovani dei titoli in cartellone con soli 10 euro (Turandot il 17 luglio, Madama Butterfly il 18 luglio e Aida il 27 luglio). Grazie al Children Partner TreValli Cooperlat, i bambini e
i ragazzi al di sotto dei 14 anni, accompagnati da un adulto con biglietto intero, entrano a 1 euro. Se hai 18 anni o sei un insegnante, puoi acquistare gratis il tuo pacchetto con Bonus Cultura o la Carta Docente: per i diciottenni, t-shirt, promozione roulette, un’anteprima giovani e tessera Amici dello Sferisterio; per gli insegnanti, t-shirt, promozione Open Verde e tessera Amici dello Sferisterio. Molto sensibile al tema dell’accessibilità, il teatro riserva anche posti al costo di 25 euro o gratuiti per persone con disabilità in carrozzina e chi ha invalidità superiore al 70%, ma senza carrozzina (gli accompagnatori pagano un biglietto di 25 euro). Infine, per chi non ama aspettare in coda, lo Sferisterio propone print@home, il nuovo biglietto salta fila: basta acquistarlo su www.vivaticket.it e stamparlo per entrare direttamente in teatro. Per maggiori informazioni sulle promozioni, visita www.sferisterio.it
CON MED STORE E FACEBOOK ENTRI ALLE PROVE Immaginate di poter vivere in diretta la costruzione dello spettacolo di un’opera lirica: canti, costumi, scenografia, dare uno sguardo dietro le quinte e nei camerini del Macerata Opera Festival. Un’esperienza unica per il visitatore grazie a Opera iPad, il progetto realizzato in collaborazione con Med Store. Tutti i giorni per cinque minuti, live sulla pagina Facebook del Macerata Opera Festival, sono andate in onda le prove in anteprima. Interviste in diretta, la scoperta di luoghi inediti, news e curiosità. L’innovazione digitale non finisce qui. La soluzione più interattiva è la rinnovata App Sferisterio, realizzata dal Gruppo Med e disponibile gratuitamente sull’App store per iPhone e iPad. Il Macerata Opera Festival lancia così per il quarto anno consecutivo la nuova stagione lirica su smartphone con una veste
rossa in omaggio al tema della stagione Oriente. Disponibile sia in lingua italiana che in inglese, l’App permette di ricevere aggiornamenti in tempo reale, leggere news, informazioni sui cast e sulle opere in calendario. «L’innovazione non è mai fine a se stessa - dice
Stefano Parcaroli, direttore commerciale del Gruppo Med - oggi più che mai tecnologia e arte hanno la possibilità di esprimersi al meglio in modo rapido e immediato. Gli strumenti di comunicazione che ci vengono messi a disposizione dalle nuove tecnologie ci permettono di aggiungere agli spazi fisici dello Sferisterio uno spazio virtuale che consente di approfondire la visita ma anche di conoscere l’Arena a distanza. Così abbiamo deciso di sposare questa importante iniziativa, oltre a supportare lo Sferisterio da mecenati. Sostenere una delle perle del nostro territorio per una rinascita che parta proprio dalla cultura». Dall’App si possono inoltre acquistare i biglietti grazie al collegamento diretto con la biglietteria online. Chi ha già l’applicazione sul proprio dispositivo, scaricata negli anni precedenti, riceve la notifica di aggiornamento. Per accedere basta registrarsi o entrare con il proprio profilo Facebook.
del centro storico grazie ad ascensori attivi 24 ore al giorno, con sosta a pagamento dalle 8 alle 19 dei soli giorni feriali (tariffa di 0,70 € all’ora, con costo massimo al giorno di 3 €). Un’agevolazione di grande praticità, che consente al pubblico di usufruire del parcheggio in totale comodità e che offre un supporto anche ai lavoratori del Festival. Per chi, invece, a Macerata vuole restare tutto il weekend e cerca una camera in hotel, è possibile visitare il sito marcheitalyhotels.it oppure chiedere al centro informazioni IAT in Corso della Repubblica (T. 0733/234807).
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APM, l’azienda multiservizi nata nel 1997, continua la sua collaborazione con il Macerata Opera Festival. L’Azienda Pluriservizi Macerata, operante nel settore idrico integrato in otto Comuni del territorio, riveste un ruolo fondamentale nel campo dei servizi pubblici locali a rilevanza economica della provincia ed è una delle imprese locali più solide con uno staff di 160 dipendenti. Arrivata al settimo anno, la storica partnership tra APM e Macerata Opera Festival si rinnova con un sostegno economico e una serie di servizi logistici “ad hoc” pensati per dare un supporto concreto alla riuscita della stagione lirica. Ricordiamo, tra i più rilevanti, l’apertura gratuita nelle sere di spettacolo, dalle 20 alle 8 del mattino seguente, del parcheggio Sferisterio, che si trova nelle immediate vicinanze dell’Arena. Inoltre, il parcheggio Centro Storico (ex Parksì), che porta alle vie
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APM E I SERVIZI AL PUBBLICO
IN CASO DI PIOGGIA CI PENSA AON Allo Sferisterio, nelle serate di recita, si spera sempre che non piova. Da più di cinque anni, in caso di pioggia, ci pensa Aon. La polizza “event cancellation insurance” di Lloyd’s of London assicura il pubblico nell’eventualità di un annullamento dello spettacolo a causa del maltempo, salvaguardando il portafoglio degli spettatori. Da sempre attento all’innovazione nel dinamico mercato assicurativo, il Gruppo fornisce supporto e competenze specifiche nella definizione delle strategie che consentono di gestire e controllare i diversi rischi aziendali. Il Gruppo Aon in Italia è consulente per la gestione dei rischi e dei programmi assicurativi di 28 società italiane di primaria importanza, di oltre 8.000 piccole medie imprese e di circa 700 enti/aziende della Pubblica Amministrazione. La società annovera clienti nel settore finanziario, alimentare, automotive, chimico e farmaceutico, energia e petrolchimico, sanità, grande distribuzione organizzata, marittimo e trasporti.
TWS: L’ARTE DELL’ORGANIZZAZIONE L’azienda di servizi logistici e spedizioni internazionali Trans World Shipping Spa lancia una sfida allo Sferisterio con la sua partnership per un’Opera il più puntuale possibile. Fondata nel 1992, TWS è una società di logistica e spedizioni internazionali rinomata per la qualità dei suoi servizi a favore di imprese di ogni dimensione. Le origini marchigiane e la solida esperienza maturata al servizio dell’industria e della manifattura hanno conferito alla cultura aziendale di TWS una particolare sensibilità, che garantisce una cura personalizzata per ogni tipologia di cliente. La mission aziendale della compagnia, storicamente guidata dalla famiglia Gaetani, è quella di fornire servizi di logistica e spedizioni internazionali tempestivi, sicuri, affidabili e altamente personalizzati, così da consentire ai clienti di concentrarsi serenamente sulle attività essenziali per il successo dei loro business. La curiosa idea di sponsorizzazione verte sui due criteri principali della politica dell’azienda: l’organizzazione e la puntualità – la seconda conseguenza della prima. Il mondo della logistica somiglia in molti aspetti al teatro: tutto deve accadere nel posto giusto al momento giusto e tutti gli ingranaggi del sistema devono funzionare perfettamente. TWS invita gli spettatori ad essere in arena alle
21 nelle serate di recita e a prendere comodamente posto; se l’inizio dello spettacolo è posticipato, il Macerata Opera Festival si impegna a versare una somma in beneficienza al charity partner Anffas, per ogni minuto di ritardo. L’esperienza internazionale e l’eccellenza di TWS incontrano l’arte in questa nuova originalissima collaborazione. È una sfida al tempo per lo Sferisterio e un modo originale per TWS di trasmettere e condividere con un’altra realtà i valori in cui credono, per rendere ancor più puntuale e organizzata l’opera lirica. Dal 1992, TWS ha costruito una qualificata rete globale di agenti, ed ha istituito strette collaborazioni con vettori aerei, compagnie marittime, autotrasportatori, agenzie doganali. Questa solida rete di relazioni ha permesso all’Azienda di raggiungere risultati di assoluto valore. Dall’Italia, TWS opera con personale ed uffici propri negli USA, in Francia, nel Regno Unito, in Romania, in Spagna, ed ha sedi commerciali in Cina e Vietnam. Il nucleo originario dell’Azienda si sviluppa nella zona di Civitanova Marche, che ospita un distretto industriale tra i più importanti d’Italia. Fiera delle sue origini marchigiane, l’azienda è felice di offrire il rinfresco del dopo opera nella serata di debutto di Turandot.
Matteo Ricci fu un figlio ribelle, un avventuriero, un viaggiatore, uno studioso, un matematico, un filosofo, un teologo, un linguista, un antropologo ante-litteram. Fu un uomo di fede. Si racconta che fosse dotato di una memoria prodigiosa e che potesse memorizzare a prima vista liste di oltre 500 parole e che fosse capace di ripeterle in ordine o al contrario senza commettere un solo errore. Scrisse, con la collaborazione di Michele Ruggieri, il primo dizionario della storia dal cinese a una lingua europea (il portoghese). Fu il primo a tracciare una carta geografica precisa del mondo che includesse dettagliatamente l’intero impero cinese. Fu il primo europeo a compiere opera di divulgazione della matematica euclidea in Oriente: tradusse infatti in cinese, i primi sei libri degli Elementi di Euclide costituendone una formulazione dei concetti, a tutt’oggi per la maggior parte ancora in uso, e quindi l’individuazione del relativo vocabolario matematico fino ad allora sconosciuto in Cina. Fu il primo a scrivere un Catechismo Cattolico in cinese, e per farlo dovette affrontare il fondamentale problema di “trovare” il nome cinese del Dio cristiano. Fu costruttore di mappamondi, orologi e astrolabi, oggetti quasi sconosciuti in Oriente. Fu un compositore. E fu un uomo che amava conoscere gli uomini, credeva nel valore della cultura come strumento di comunicazione e nella possibilità dell’incontro e della condivisione di significati. Fu il primo europeo della storia a cui fu permesso di essere seppellito in Cina, privilegio fino ad allora riservato ai soli cinesi di nascita.
Il mio intento è proporre una struttura drammaturgica che permetta di restituire un profilo il più articolato possibile di questo uomo straordinario, profilo intessuto di scienza, fede, poesia e determinazione, senza però perdere di vista la solitudine, la fatica e le rinunce che comporta il dedicare senza concessioni la propria vita a un obiettivo fisso – sia esso religioso, artistico o esistenziale – con la speranza, sempre presente, di riuscire a condividerlo con altri.
Questa piccola trinità costruisce una famiglia immaginaria, onirica, ma fondamentale per costruire gli equilibri e i contrappesi, i patti a cui si deve segretamente scendere per attraversare la solitudine di un’esperienza di vocazione così radicale. Nasce un dialogo intimo che diventa forma di sopravvivenza necessaria per superare le proprie paure e le proprie resistenze. Note al libretto di Cecilia Ligorio
Pur cercando di rispettare un andamento biografico delle tappe principali della vita di Ricci, il libretto cerca di tracciarne un profilo più esistenziale.
TEATRO LAURO ROSSI 20, 26 luglio / 2, 9 agosto - ore 21
I tre personaggi del libretto sono, infatti tutti Matteo.
SHI (SI FACCIA) Carlo Boccadoro
Il complesso dialogo interiore che un uomo di questa ampiezza, certamente tesseva nell’intimità del suo cuore, prende in Shi corpo e voce attraverso Il Viaggiatore, L’Uomo che Guarda e Matteo.
Libretto di Cecilia Ligorio Edizioni CASA RICORDI, Milano
Proiezioni, alterego di Matteo. Il Viaggiatore incarna il Matteo più giovane, quello che sta per partire, legato all’origine della vocazione, all’origine della necessità e della scelta del partire. L’Uomo che Guarda incarna il dubbio, la difficoltà di accettare la vita tale come si dipana, indipendentemente dai nostri desideri di fronte a noi. Rappresenta la lotta che ognuno di noi è costretto a fare nel proprio presente per sostenere la realtà del proprio presente. Matteo è l’uomo storico, l’uomo che invecchia, che muore.
Opera da camera in cinque scene Simone Tangolo Roberto Abbondanza Bruno Taddia Andrea Rebaudengo Paolo Gorini Tetraktis Percussioni Ensemble
Il viaggiatore Matteo L’uomo che guarda Pianoforte Pianoforte
Direttore Carlo Boccadoro Regia Cecilia Ligorio Videomaker Igor Renzetti Progettazione di scene, costumi e luci a cura di Accademia di Belle Arti di Macerata
Bozzetti di scena per Shi (Si faccia), Macerata Opera Festival 2017
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SHI (SI FACCIA)
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Carlo Boccadoro (fotografia di Francesco Maria Colombo)
LA MUSICA DELLA TOLLERANZA Quando le è stato proposto di comporre la musica per Shi (Si faccia) qual è stata la prima immagine sonora a cui ha pensato? Ho immaginato un suono differente da quello che ci si può aspettare per un’opera, evitando l’orchestra sinfonica e scrivendo per due pianoforti e percussioni, organico che ritengo funzionale ai rapporti psicologici dei personaggi resi attraverso l’astrazione musicale. Matteo Ricci ha disegnato mappe che hanno definito un mondo allora sconosciuto: qual è la “geografia” della sua opera? È stato il testo di Cecilia Ligorio ad avermi suggerito la struttura generale della partitura, che è molto fedele e aderente alle parole anche quando nel libretto si allude al suono della
“Avvertimenti” per il pubblico che ascolta quest’opera per la prima volta? La musica va ascoltata sempre senza pregiudizi; la musica per Shi è una musica come qualsiasi altra: è astratta ma non come quella delle avanguardie “ostili” all’ascoltatore. È ascoltabile da chiunque, anche da chi non è abituato al linguaggio contemporaneo; ho molto rispetto del pubblico e so di rivolgermi a persone intelligenti che sapranno capire la complessità di una partitura anche se non contiene né riferimenti nostalgici “pucciniani” né stilemi di “vecchia” avanguardia.
Sullo sfondo c’e Macerata, la città che accomuna compositore, spunto e teatro… Il Macerata Opera Festival è una realtà molto bella e l’occasione di fare questo lavoro in un teatro splendido come il Lauro Rossi con un cast che rispecchia esattamente la mia idea è stata stimolante. Shi (Si faccia) non la posso definire la mia “opera maceratese” perché non l’ho creata con intenti campanilistici, ma non nascondo la soddisfazione dell’essere tornato a Macerata in un ambiente così favorevole e collaborativo. W. V.
THE MUSIC OF TOLERANCE When you were asked to write the score for Shi (Si faccia!) what was the first sound image that came to your mind? I thought of a sound that is different from what you may expect of opera, staying away from the symphonic orchestra and writing for two pianos and percussions. I found this setup ideal to evoke the psychological connections between the characters, as is expressed by musical abstraction. Matteo Ricci drew maps that traced a previously unknown world. What is the geography of your work? Cecilia Ligorio’s libretto inspired the overall structure of the score, which is faithful to the words even when they evoke the sounds of the Chinese language. I avoided Oriental-sounding references, as I did not want to convey any fake Orientalism. Matteo Ricci is played by two baritones (Matteo and the Traveling Man) who sound truly homogeneous, almost interchangeable, as it should be since they portray one and the same person. Their voices often merge and almost become one. Any advice to the audience who listens to this work for the first time? Music should always be listened to without prejudice: the music for Shi is like any other: it is abstract but not hostile to the listener, like some avant-garde music. It can be enjoyed by everyone, even those who are not used to contemporary music language: I respect the audience and I know that I am speaking to very clever people, who will appreciate the complexity of the score even though it does not contain nostalgic references nor old-style clichés. What is the most relevant message from Shi to our days? Tolerance and understanding between cultures, which is important for everybody these days, even in our country. Different cultures can coexist, merge, and never be hostile to each other. Ricci himself is proof that the problems of humankind are recurrent and so are the solutions. This makes his books still extremely relevant today. Macerata is in the background, one and the same town for composer, inspiration, theatre... Macerata Opera Festival is a beautiful event and the opportunity to work in a fantastic venue, Teatro Lauro Rossi, with a cast that perfectly meets my expectations, is incredibly stimulating. I cannot say that Shi (Si faccia) is dedicated to Macerata, as I did not write it with patriotic aims in mind, but I have to say I am very happy to be back in Macerata and to have found such a fertile, collaborative environment. W. V.
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Qual è il messaggio più attuale che arriva da Shi? La tolleranza e la comprensione fra culture diverse, che in questo periodo riguarda tutti anche nel nostro Paese: l’idea che culture diverse possano convivere, compenetrarsi e non essere reciprocamente ostili. Ricci è testimone di come i problemi dell’umanità abbiano delle costanti così come il modo di affrontarli, che rende ancora attuali i suoi libri.
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lingua cinese, ma non ho fatto uso di citazioni orientali: nessuno tentativo di “orientalismo da bigiotteria”. La parte di Padre Ricci è affidata a due baritoni (Matteo e L’uomo viaggiatore) che, con la stessa tessitura, risultano omogenei e praticamente interscambiabili affinché, data l’unicità della persona, le due parti si fondano spesso insieme diventando quasi una voce sola.
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VI PRESENTO MATTEO La regista della nuova opera Shi (Si faccia) racconta il personaggio del gesuita maceratese, le sfide dell’incarico e la collaborazione con Boccadoro e l’Accademia di Belle Arti
Cecilia Ligorio, che idea si è fatta di Padre Matteo Ricci? Quella che fosse un uomo straordinario, quasi un eroe. Partendo da un’idea di fede, ha costruito una rivoluzione del linguaggio inteso come momento dell’incontro. In una civiltà con cui nessun occidentale era riuscito a entrare in contatto, ha fatto entrare Cristo e ha fatto uscire la Cina da un luogo da cui non si era mai mossa, cioè le sue mura. È stato lo straordinario costruttore di un ponte, un architetto di civiltà. Il titolo dell’opera vuol dire “così sia” o “si faccia” ed è la frase detta dall’imperatore subito dopo la morte di Ricci per dare il consenso a seppellire per la prima volta uno straniero in Cina. Vocazione, determinazione, perseveranza: sono le qualità con cui quest’uomo è riuscito nell’impossibile. Che tipo di regia richiede una nuova opera? Sempre mettersi al servizio della musica. E la musica di Carlo Boccadoro è complessa, perché racconta in maniera intima e vigorosa l’aspetto profondamente intellettuale, ma non per questo meno emotivamente appassionato, di un uomo come Ricci. Attraverso questa
Docenti e studenti dell’Accademia delle Belle Arti al lavoro insieme alla regista Cecilia Ligorio. Tra loro anche la direttrice Paola Taddei, il Sovrintendente Luciano Messi, il direttore artistico Francesco Micheli e il personale dello Sferisterio. Di fianco Cecilia Ligorio
musica il compositore cerca di tessere relazioni equilibrate tra il livello narrativo e quello simbolico, e lo fa calandosi profondamente nel senso della memoria, tra eventi importanti della vita di Ricci. Perciò lo strumento chiave della regia è quello dell’immagine. Quali sono le caratteristiche dei personaggi? Sono tutti e tre Matteo. Sono la rappresentazione di tre assi portanti della personalità e delle caratteristiche di Ricci: uno dei tre personaggi si chiama Matteo ed è il portatore della storia e della biografia. L’Uomo che guarda rappresenta gli aspetti umani, e da tutti condivisibili, di chi vive il dubbio e la vulnerabilità, la lotta nel proprio presente con la natura stessa del proprio presente. E poi c’è il Viaggiatore, che è Matteo in procinto di lasciare Macerata: un viaggiatore che guarda alla propria storia. Questa “trinità” è come una famiglia di esseri di cui ci circondiamo quando siamo in procinto di vivere una profonda solitudine e ci creiamo così degli alter ego che ci permettono di confrontarci con noi stessi. In quale spazio scenico li ha inseriti? Il progetto fatto con i ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Macerata è uno spazio astratto in cui non c’è né un’epoca né un tempo, ma uno spazio della memoria, dove si evocano i momenti salienti della vita di Matteo nella concezione dello sconfinato, di un uomo che ha davanti tutto da costruire. Pierfrancesco Giannangeli
The director of the brand new opera Shi (Si faccia) introduces the character of Jesuit Matteo Ricci from Macerata, the challenges of her job and the collaboration with Boccadoro and the Arts Academy Cecilia Ligorio, how do you now see Matteo Ricci? He was an extraordinary man, almost a hero. First moved by religion, he started a language revolution that became a unique encounter with a culture, a country where no Westerner had been accepted before. He managed to usher in Jesus Christ and take China out of her own walls, for the first time ever. He was the extraordinary creator of a bridge, an architect of civilization. The title of the opera means “let’s do it”, “approved”. It stands for the words pronounced by the Chinese emperor after Matteo Ricci’s death, to confirm that he could be buried in China, the first foreigner ever. Inspiration, commitment, dedication: these are the traits of a man who made the impossible possible. What approach to directing is required for a new opera? You have to closely follow the music. Carlo Boccadoro’s music is complex, in that it evokes, in an intimate but powerful way, the intellectual but no less passionate life of a man like Matteo Ricci. In his music, the composer aimed to merge narrative and symbolic elements by evoking memories, recalling memorable moments of Ricci’s life. Thus, I think images are key tools for directing this opera. What are the main features of the characters? All three are Matteo. They portray three main strands of Ricci’s personality: one of them is called Matteo and embodies his story and biography. The Man who looks, on the other hand, portrays his human side, his doubts and vulnerability, the struggle with his own times, carried out at the time. The third character is the traveler, i.e. Matteo as he is about to leave Macerata: a traveler who looks at his own history. This “trinity” is like a family we evoke around ourselves when we are lonely, and make up alter egos to face our own selves. What are settings where these characters move? With the students from the Arts Academy here in Macerata we designed an abstract space, out of time and history. It is the space of memory, where the main events of Matteo Ricci’s life are evoked beyond boundaries, where the man has a whole set of possibilities ahead. Pierfrancesco Giannangeli
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THIS IS MATTEO
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Torna allo Sferisterio la storia immortale dell’algida principessa, forse la più famosa incompiuta del teatro musicale mondiale
SFERISTERIO 21, 29 luglio / 4, 13 agosto - ore 21 TURANDOT di Giacomo Puccini
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
L’ultimo capolavoro di Puccini affidato al più innovativo Edizioni CASA RICORDI, Libretto Milanodi Giuseppe Adami e Renato Simoni Edizioni CASA RICORDI, Milano duo di autori-registi dei nostri giorni, Ricci/Forte, al debutto nella lirica. Una nuova produzione creata Iréne Theorin La principessa Turandot appositamente per lo spazio unico al mondo dello Stefano Pisani L’imperatore Altoum Sferisterio, che coniuga scene di raffinata e onirica Alessandro Spina Timur ispirazione a una drammaturgia visuale che trasforma Rudy Park Il principe ignoto (Calaf) lo spazio man mano che la protagonista e gli altri Davinia Rodriguez Liù personaggi si vanno definendo nel corso della favola. Andrea Porta Ping Opera incompiuta, Turandot debuttò postuma il 25 Gregory Bonfatti Pang aprile 1926 (Puccini era morto nel 1924) alla Scala, con la Marcello Nardis Pong Nicola Ebau Un mandarino direzione di Arturo Toscanini. Più di un compositore si Andrea Cutrini Il principe di Persia è cimentato nel tentativo di completare la partitura: da Franco Alfano (autore del completamento “tradizionale” Direttore Pier Giorgio Morandi e presentato in questa edizione) a Luciano Berio. Progetto creativo Ricci / Forte Turandot è l’unica opera di Puccini su un soggetto Regia Stefano Ricci fiabesco: ambientata originariamente in una Pechino Scene e luci Nicolas Bovey fuori dal tempo, amore e morte vi si riassumono Costumi Gianluca Sbicca nella figura della bellissima Turandot, che sfida i suoi Movimenti scenici Marta Bevilacqua pretendenti a risolvere tre enigmi, pena la morte. Sarà Calaf, il “principe ignoto” a far breccia nel cuore Fondazione Orchestra Regionale delle Marche della principessa “cinta di gelo”? Come spesso accade Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” in Puccini, c’è un’altra donna, figura delicatissima e Coro di voci bianche Pueri Cantores “D. Zamberletti” commovente che si immola per amore: Liù, Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei” la schiava di Calaf. Esotismo, psicologia e sensualità sono frammisti in un’opera di profonda drammaticità alla cui Coproduzione con il Teatro Nazionale Croato di Zagabria resa concorrono un nutrito cast vocale e il ricorso ad ampi e spettacolari interventi del coro.
Bozzetti di scena per Turandot, Macerata Opera Festival 2017
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TURANDOT
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PIER GIORGIO MORANDI: UN’OPERA DALL’ORGANICO COLOSSALE La Turandot di Puccini fra tradizione e innovazione
Ritorna allo Sferisterio dopo altre esperienze Pier Giorgio Morandi, che non è quindi nuovo alle particolarità dell’acustica di una buca decisamente anticonvenzionale come quella dell’Arena. «All’inizio di ogni produzione c’è sempre questo problema del bilanciamento dell’orchestra in una buca lunga e stretta in cui i due estremi non sempre si sentono a vicenda - afferma Morandi -. Di solito già dalle prime musicali, che non si svolgono in Arena, cerco di lavorare per entrare in quest’ottica di bilanciamento per creare un’armonia con il palcoscenico». Turandot, poi, non è certamente un’opera dall’orchestrazione semplice… Affatto. È una delle orchestrazioni più grandi di Puccini. Abbiamo di tutto e di più: gong cinesi, tam tam, campane tubolari, xilofono, due arpe… è veramente un organico colossale.
Quale finale ascolterà il pubblico? Il finale tradizionale. Io credo che sia la scelta migliore perché è la scelta più vicina alla prima di Toscanini. Qual è la sua opinione sulle motivazioni che spinsero Puccini a non completare l’opera? In realtà ci sono diverse pagine di appunti di Puccini sul finale. Non erano assemblati dal punto di vista cronologico, per così dire: erano annotazioni che si riferivano al momento del bacio o ad altri passaggi senza collegamento tra di loro. Queste note vennero portate da Puccini anche all’ospedale. Io non credo che il compositore toscano non sapesse come concludere: forse inizialmente è stato messo in crisi dal problema dello sgelamento della principessa di ghiaccio. Secondo me, lui aveva trovato una sua strada, ma la malattia fu talmente pesante che gli impedì sia fisicamente che mentalmente di chiudere una storia bella e positiva che parla di futuro, quando per lui il futuro non c’era più. E l’enigmatico appunto ‘e poi Tristano’ cosa significa secondo lei? E poi Tristano. Dovrebbe andare a finire come finì Tristano. Quindi un richiamo al concetto del Tristan und Isolde più che alla musica. In cosa Turandot guarda alla tradizione e in cosa al futuro? Puccini, nel suo percorso come compositore, è un autore in continua ricerca e in continua evoluzione. Il musicista che conosciamo usa armonicamente accordi jazzistici con una melodia tipicamente italiana, mescolata al colore locale: per esempio in Butterfly ci sono veri temi giapponesi, ne la Fanciulla del West ci sono temi americani e la stessa cosa è in Turandot, in cui il 70 per cento addirittura è composto da temi originali cinesi che lui incamera, trascrive, elabora e orchestra. In Turandot, semmai sembra quasi tornare indietro rispetto alle sperimentazioni de La Fanciulla, ma in realtà si proietta decisamente in avanti con armonie che sembrano un po’ strane usando la linea melodicissima delle voci all’italiana o creando parti super tonali con un coro mastodontico.
Pier Giorgio Morandi
Gabriele Cesaretti
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PIER GIORGIO MORANDI: A MONUMENTAL SET FOR TURANDOT Puccini’s opera between tradition and innovation
After a host of other experiences, Pier Giorgio Morandi returns to the Sferisterio knowing what to expect from an undoubtedly unconventional orchestra pit as is to be found here. «Whenever we start a new production, we have to tackle the thorny issue of balancing the orchestra through such a narrow, elongated pit, where musicians at the two extremes may not hear each other”, says Morandi. Normally, since the very first rehearsals, not yet inside the arena, I start working on this issue of balance, to try and find harmony with what happens on stage». And Turandot is far from being simple, in terms of orchestration... Precisely. It is one of the most complex of Puccini’s orchestrations. You have all sorts of things: Chinese gongs, tam tams, tubular bells, xilophone, two harps... it is a truly monumental set. What finale will the audience hear? The traditional finale. I think it is the best option, closest to Toscanini’s first performance of the work. What do you think were Puccini’s reasons not to finish this work? Puccini did leave several pages of notes on the finale. There was no chronological order, they refer to the kiss or other moments in the opera without clear connections. Puccini brought these notes with him in hospital. I cannot think he
didn’t know how to finish the opera: perhaps he was initially in trouble in relation to the melting of the ice princess. I think he had found his way through the finale, but he was so sick that he wasn’t physically and mentally able to give a positive ending to a story that evokes the future, when he saw no future at all ahead of him. What do you think is the meaning of that enygmatic note ‘e poi Tristano’? Tristano should have ended like Tristan, I think. To me, it recalls the idea of Tristan und Isolde rather than music.” How is Turandot traditional, how does it look to the future? In his career as a composer, Puccini never stopped researching and evolving. As a musician, he skillfully combined jazzy notes, typically Italian melodies and some local colour: in Madama Butterfly, he used truly Japanese themes, in La Fanciulla del West we find American themes, in Turandot almost 70% of the music is made of original Chinese themes which he absorbed, transcribed, developed and orchestrated. Compared to Fanciulla, Turandot seems to take us backward, although it actually brings us forward with harmonies that may sound uncommon, with Italian voices and an awesome choir. Gabriele Cesaretti
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TURANDOT, O DELLA PAURA DI DIVENTARE ADULTI Stefano Ricci e Gianni Forte, cosa rappresenta, nella vostra storia artistica, il teatro d’opera? Un appuntamento inevitabile considerando il valore che la musica ha sempre avuto all’interno del nostro percorso espressivo. Sin dall’esordio le nostre creazioni teatrali sono state imbastite a doppio filo con una tessitura sonora, il più delle volte costruita con il supporto di compositori contemporanei. Il potere visionario ed evocativo della partitura musicale ora trova la sua forma compiuta in questo approdo alla lirica e a un autore classico come Puccini. Chi è per voi Turandot e quali immaginari muove la sua storia? Una donna di oggi che ha paura di diventare adulta. Una persona come tante che vive nel regno della sua personale Fantasia. Un potere immaginifico straordinario ma a suo proprio uso e consumo. Una bambina perduta nei suoi giochi, turbata dal timore del fango che gli anni e la vita passano gettarci addosso soffocando i nostri sogni acerbi. A questo proposito, che spettacolo sarà il vostro? L’Impero di Turandot è tutto dentro la sua testa. Un gioco che lei si racconta, una visione parallela abitata da personaggi che lei muove come una bambina con le sue bambole. Un rito infinito dentro un’aura visionaria. Un percorso di iniziazione che avverrà con l’inserimento di un corpo estraneo, Calaf, l’uomo che la costringerà a distruggere il suo spazio irreale per tuffarsi finalmente nella luce del sole. Una distesa di ghiaccio, quella fantastica di Turandot, dove ogni forma di vita viene studiata e catalogata per timore che possa espandersi. Lo sgomento di lasciarsi amare, di donarsi ad un altro, di diventare madre, di soffrire. Un fiabesco castello fittizio di carte destinato a crollare un pezzo alla volta quando la forza dell’amore busserà prepotente alle sue porte chiedendole di affrontare la luce di un’alba autentica.
Tornando alla prima domanda, come, secondo voi, si coniugano la tradizione dell’opera e la ricerca teatrale? Partendo da un profondo rispetto per la partitura musicale, abbiamo analizzato dapprima Puccini e il suo tempo e in seguito abbiamo approfondito la figura drammatica di Turandot eviscerando un percorso emozionale che restituisse appieno la forza drammatica del compositore e allo stesso tempo affondasse nel viaggio verticale di una donna odierna, rifugiata in un mondo del passato, quello della sua infanzia, dei suoi genitori. Esiste da sempre un anacronistico pregiudizio tra teatro e lirica, laddove si intende la ricerca contemporanea come qualcosa di irrispettoso nei confronti di una Lady come la lirica. La nostra ricerca si è sviluppata verso una direzione che allontanasse ogni fardello paesaggistico al quale siamo abituati con Turandot per andare dritti al nucleo del dramma: un muscolo cardiaco in inverno e il suo disgelo. P. G.
Nella foto Stefano Ricci a sinistra e Gianni Forte a destra
I due registi raccontano il loro percorso fra tradizione operistica e ricerca teatrale «per andare dritti al nucleo del dramma, un muscolo cardiaco in inverno e il suo disgelo»
Who is Turandot for you and what images does her story evoke? She is a contemporary woman who is afraid of growing up. Like many others, she lives in her own dream world. She has an extraordinary imaginative power, but just for herself. She is a little girl lost in her games, worried about the dark light that life and the passing of years could cast upon us, destroying our young dreams. Tell us about your staging of this work. What will it be like? Turandot’s empire is right inside her head. A game she talks about to herself only, a parallel vision populated by characters that she moves around, like a child with her dolls. An endless rite in a visionary space. An initiatory journey accomplished with the arrival of a stranger, Calaf, the man who shall compel her to destroy her fictional space and dive into the sunlight. Turandot’s imaginary space is an ice land, where every living being is carefully studied and classified, fearing that it might grow. Turandot is scared of letting go, being loved, giving herself to a man, becoming a mother, suffering. She is in a fairy castle made of cards, bound to fall apart when the power of love knocks on her door and asks her to face the light of a true sunrise. To go back to the first question, how do you think opera tradition and theatrical research can be merged? We moved from a careful consideration of the score, to then analyze Puccini and his own days. Subsequently, we focused on Turandot as a dramatic character, tracing an emotional evolution for her that could fully convey Puccini’s dramatic strength, while also portraying a contemporary woman who finds shelter in her early days, her childhood and her parents. There has always been an old-fashioned prejudice in the relationship between theatre and opera, as if theatrical research ought to always be irrespective of the majesty of opera. Our research deliberately avoided those typical landscape-based recreations of Turandot, aiming for the core of the tragedy: an icy cardiac muscle and its own meltdown. P. G.
The two directors explain how opera fits into their artistic history, from operatic tradition to theatrical research “aiming for the core of the tragedy: an icy cardiac muscle and its own meltdown”
Ogni anno due sono i grandi eventi che gli appassionati del verde e del decor attendono da Pellegrini Garden. Il primo avviene d'inverno ed è il Natale di Pellegrini ricco di tutte le ultime tendenze in fatto di abeti, decorazioni, presepi; un appuntamento immancabile per grandi e piccini che affollano il vivaio di Civitanova Marche a partire da ottobre. L'altro avvenimento, che ormai si ripete da sei anni, è l'allestimento dell'azienda civitanovese all'opera. Anche quest'anno infatti Pellegrini Garden porta alla 53ª edizione del Macerata Opera Festival l’esperienza, la professionalità e la passione dei suoi 40 anni. Creatori di giardini dal 1966, Pellegrini Garden partecipa da coprotagonista della stagione lirica nell’originalissimo allestimento di Ricci/Forte di Turandot, per il quale ha progettato insieme allo scenografo Nicolas Bovey una serra di piante che gli spettatori potranno ammirare sul palco dello Sferisterio. Creare il bello e cercare le soluzioni più funzionali sono i valori che accomunano Pellegrini Garden al mondo dell'arte. Il 2017 di Pellegrini proseguirà nel segno di un altro spettacolo memorabile: l’apertura della nuova sede a due minuti dall'attuale ma in uno spazio cinque volte superiore. La nuova struttura dell’azienda si prospetta come una delle più grandi e tecnologicamente avanzate del Centro Italia, con una superficie di 2 ettari ed un centro giardinaggio 4200 mq. La sede, che verrà inaugurata il 16 settembre, è in prima linea per avanguardia, con software che controllano la temperatura, l’umidità e l’irraggiamento solare delle serre per il raffreddamento o il rinfrescamento e che gestiscono il flusso e il recupero dell’acqua per l’irrigazione, nel rispetto dell’ambiente e dell’economia sostenibile.
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TURANDOT, A WOMAN AFRAID OF GROWING UP
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Stefano Ricci and Gianni Forte, how does opera fit into your artistic history? Music is unavoidable for us, it has always played a major role in our work. Our theatrical creations have weaved music into their fabric since the very beginning, often in collaboration with contemporary composers. The visionary and suggestive power of music finds its perfect completion for us now in this experience with opera, through the work of a classical author like Puccini.
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CM CREAZIONI; L’ARTE SARTORIALE INCONTRA IL MONDO DELL’OPERA LIRICA
CM Creazioni Atelier Via Andrei Sacharov, 45/47 62029 Tolentino MC 0733 968083 cm@cmsposa.com
L’arte sartoriale e la cultura dell’artigianalità incontrano lo Sferisterio con la partnership di CM creazioni: i brand AlessandraF Haute Couture, ElisabethB e LAbito CM vestono il Macerata Opera Festival. La maison ha collaborato con la sartoria del Festival per alcuni dei costumi di una delle nuove produzioni: Turandot. Le giacche di LAbito CM sono state indossate in più occasioni ufficiali dal direttore artistico Francesco Micheli, vestendolo anche sul set della sua rubrica musicale in UnoMattina in Famiglia. Come l’opera racconta i melodrammi attraverso il canto, la recitazione e la scenografia, così l’emozione della moda è un sogno, una storia fatta di emozioni, in un’alchimia raffinata che unisce ricerca, gusto ed eleganza. Gli abiti di CM creazioni vengono realizzati su misura, nella più antica tradizione sartoriale unita alla competenza e alla gentilezza del personale, per esaltare l’individualità di ogni cliente. La maison di Tolentino crea abiti da cerimonia per l’uomo e la donna, spettacoli degni di un palcoscenico dello Sferisterio, cornice scenica che non può che esaltare queste creazioni uniche. Il Teatro riconosce l’importanza del costume per la buona riuscita di una produzione e per questo non ha potuto che affidarsi alle mani esperte di chi, con i suoi abiti, si prende cura dei suoi clienti nei momenti più speciali. Valorizzare il territorio significa anche permettere a prodotti di eccellenza del made in Italy di salire su quello che è uno dei palcoscenici più ambiti d'italia.
One coffee, one person, one world
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SFERISTERIO 22, 28 luglio / 6, 12 agosto - ore 21 MADAMA BUTTERFLY di Giacomo Puccini Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica Edizioni CASA RICORDI, Milano Maria José Siri Cio-Cio-San Manuela Custer Suzuki Samantha Sapienza Kate Pinkerton Antonello Palombi F.B. Pinkerton Alberto Mastromarino Sharpless Nicola Pamio Goro Andrea Porta Il Principe Yamadori Cristian Saitta Lo zio bonzo Gianni Paci Yakusidé Giacomo Medici Il commissario imperiale Alessandro Pucci L’ufficiale del registro Mirella Cisman La madre di Cio-Cio-San Silvia Marcellini La zia Maria Elena Mariangeli La cugina Martino Compagnucci Dolore Direttore Regia Scene Costumi Luci
Massimo Zanetti Nicola Berloffa Fabio Cherstich Valeria Donata Bettella Marco Giusti
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” Coproduzione con la Fondazione Teatro Massimo di Palermo
Bozzetti di scena per Madama Butterfly, Macerata Opera Festival 2017
Nuovo allestimento, coprodotto con il Teatro Massimo di Palermo, per una delle opere più rappresentate nel mondo, ispirata alla vicenda di Cio-Cio-San, adolescente sposa giapponese sedotta e abbandonata da un soldato americano. Nonostante l’insuccesso del debutto milanese, Puccini non si perse d’animo e, dopo aver apportato modifiche alla partitura, Madama Butterfly fu di nuovo in scena a Brescia nel maggio del 1904, ottenendo un trionfo. Incentrato quasi totalmente sul grande personaggio tragico di Cio-Cio-San, il lavoro sviluppa in maniera coerente il carattere della protagonista che, da ingenua fanciulla, si trasforma poco a poco in donna matura e consapevole della grande illusione in cui è vissuta. Sensibile alle atmosfere esotiche, Puccini si documentò minuziosamente su ritmi, motivi e stilemi tipicamente nipponici, riuscendo a far aderire la musica al carattere fragile e intenso della donna. Nella parte di Cio-Cio-San torna allo Sferisterio il soprano Maria José Siri, che riprende la parte dopo il successo alla Scala lo scorso 7 dicembre. In scena una vicenda posticipata al secondo dopoguerra, sotto la dura occupazione statunitense, con un teatro che diventa “palcoscenico di vendita” di ragazze-attrici per militari e ufficiali americani e lo psicodramma di Cio-Cio-San che, nel secondo atto, da geisha si trasforma in proprietaria di un cinema per yankees sul cui schermo scorrono film con Bette Davis o Esther Williams. È questa la Butterfly del regista Nicola Berloffa che propone una riflessione sullo scontro fra due mondi culturali diversi e sulla condizione della donna.
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Nella parte di Cio-Cio-San torna allo Sferisterio il soprano Maria José Siri, che riprende la parte dopo il successo alla Scala lo scorso 7 dicembre
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MADAMA BUTTERFLY
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ZANETTI: LA MUSICA CHE CI CONQUISTA ll Maestro torna allo Sferisterio per un’opera che parla al cuore
Ritorna dopo oltre vent’anni allo Sferisterio, ed è senz’altro un ritorno gradito quello di Massimo Zanetti: «Eccomi qui dopo 22 anni, questo è un lasso di tempo che non mi permette di avere un ricordo così vivido delle caratteristiche acustiche della buca orchestrale. Ricordo, questo sì, che il risultato acustico generale era incredibilmente buono, lo Sferisterio è riconosciuto per questa sua magia pur suonando in una dimensione, all’aperto, non certo ideale allo scopo. La partitura di Butterfly è tra le più ricche e raffinate che conosciamo, un discorso tematico in continua elaborazione e contrapposizione: per poter ricreare questa partitura al meglio, credo sia necessario partire da un approccio “cameristico”, puntare alla trasparenza e alla leggerezza che possano permettere a tutte le voci di presentarsi, fluttuare e rincorrersi, così come ha pensato il compositore in modo assolutamente geniale. Dato che far musica è un discorso soprattutto di collaborazione, sono sicuro di trovare nei professori d’orchestra con cui collaborerò e che conoscono bene l’acustica di questo Teatro, l’aiuto necessario a risolvere tutte le problematiche presenti in questo luogo affascinante e magico che è lo Sferisterio». Madama Butterfly è una delle più popolari opere di Puccini: quale, secondo lei, il segreto di questo successo? È facile ascriverlo alla straordinaria capacità che ha Puccini di farci partecipare direttamente alle diverse situazioni psicologiche che ci presenta, di saperci mostrare questi drammi e tragedie di vita che vanno a toccare puntualmente le corde più sensibili e scoperte delle nostre precipue sensibilità. Unitamente al discorso drammaturgico, da Puccini stesso sempre seguito in modo maniacale insieme ai diversi librettisti, le melodie pucciniane hanno la capacità di avvilupparci e farci comprendere fino all’essenza l’animo di un personaggio e sono sostenute da un discorso armonicoritmico che ci trascina via come una corrente insostenibile, alla quale non ci si può opporre. Si eseguirà in due o tre atti? E perché questa scelta? Quella che faremo qui al Festival è una coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, in cui si è deciso per la versione in tre atti dell’opera – rifacendosi così alla versione “standard” stabilita dopo la presentazione di Butterfly a Parigi nel 1907. Tuttavia, d’accordo col regista, uniremo secondo e terzo atto: una scelta di carattere puramente drammatico perché pensiamo in questo modo che la contrapposizione del momento di “pace” con l’esplosione sonora, che annuncia la tragica soluzione del finale d’opera, possa mantenere vivo e intatto, in virtù di tali contrapposizioni, il percorso drammatico emotivo che attraversa l’intero dramma.
Massimo Zanetti Nella pagina accanto un bozzetto di Madama Butterfly
G. C.
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ZANETTI: THE MUSIC THAT WINS US OVER The Maestro returns to the Sferisterio for an opera that engages the audience
ROTARY ALL’OPERA Il progetto Rotary All’Opera insieme al Macerata Opera Festival si rinnova per questa stagione e ha già raddoppiato il successo dello scorso anno. In occasione della prima della nuova produzione di Madama Butterfly sabato 22 luglio, il club service di Macerata invita tutti i Rotary d’Italia a trascorrere un fine settimana nella provincia maceratese e una serata magica allo Sferisterio. Attraverso il coinvolgimento anche del Rotaract Club, associazione del Rotary dedicata agli individui di età compresa tra i 18 e i 30 anni, il club service è già riuscito a vendere circa 700 biglietti, doppiando il risultato dello scorso anno. È una grande opportunità, questa, non solo per l’arena maceratese, ma per tutto il territorio. Il pittore Maurizio Meldolesi, in occasione della stagione Oriente, ha donato al Macerata Opera Festival un suo olio su tela raffigurante il concittadino Padre Matteo Ricci e 5 incisioni. Il Festival ha deciso di mettere all’asta questa bellissima opera e di devolvere il raccolto in beneficienza al charity partner Anffas.
Massimo Zanetti is back at the Sferisterio, with a warm welcome, after more than twenty years. «I am actually back after 22 years. Such a long time means I do not have precise memories of the acoustic features of the orchestra pit. I do remember that the overall acoustic effect was incredibly good: the Sferisterio is famous for this kind of magic, which is possible even if it is in the open air, which is not ideal. Butterfly’s score is one of the richest and most sophisticated ever, a thematic discourse which unfolds in complex ways. To give appropriate life to this score, I think we have to adopt a “chamber” approach, transparent and light, so as to have all voices rise, vibrate and merge as cleverly as the composer himself wanted. Making music is all about teamwork and I am sure I will find full collaboration in the maestros I will be working with here. They know the theatre acoustics very well, and they will support in tackling issues connected with the nature of this charming place, the Sferisterio». Madama Butterfly is one of Puccini’s most popular works: what is the secret to its success? As we know, Puccini was uniquely capable of leading us into the psychological dimensions and nuances of his characters. He portrayed those issues and life tragedies which strike the most intimate and sensitive chords, our own sensitivity. The dramaturgic dimension, always developed by Puccini with extreme care with his librettists, his unique melodies, all of this absorbs us and drives us deep into the souls of his characters. Puccini builds a rhythmic-harmonic discourse that blows us away like a strong wind, one you cannot resist. Will you have two or three acts? And why? This staging of Butterfly is a co-production with Teatro Massimo in Palermo, for which a decision was made to have three acts and follow the “standard” version approved after the Paris performance of 1907. However, after discussing it with the stage director, we decided to have the second and third act together, merely for dramatic reasons. We think that the direct contrast between the moment of peace and the sound explosion announcing the tragic ending may help keep intact the emotional and dramatic intensity, precisely by virtue of those contradictions. G. C.
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Nicola Berloffa Accanto il bozzetto di una scena dell’opera
LA MIA BUTTERFLY AMBIENTATA ALLA FINE DEL 1945 Nicola Berloffa, cosa rappresenta per lei un titolo come Butterfly? Da spettatore la trovavo un’opera poco emozionante. Ritenevo splendide musica e voci, mentre in teatro c’era come un filtro che mi impediva di partecipare a quello che avveniva sul palcoscenico. Allora, ho pensato che fosse necessario avvicinarla al pubblico di ora, introducendo elementi più vicini dal punto di vista storico ed eliminando le incrostazioni. Di solito, infatti, si tende a dimenticare quanto di cattivo c’è dietro i personaggi, ma se si analizza il libretto si vede benissimo questa luce nera.
vengono messe in vendita le geishe: quella per eccellenza è Butterfly che viene comprata dal comandante, appunto. La presentazione di madre e sorelle serve per raccontare un Giappone folkloristico ai limiti del grottesco, cosa che finisce per accentuare il disagio del pubblico. Nel finale del primo atto si vede la morbosità di Pinkerton nei confronti di Butterfly, è tutto scritto nella musica e nel testo. Una cosa curiosa che ho notato è che l’acuto di Butterfly si chiude prima di quello di Pinkerton, e c’è ancora come una chiusa di lui che gli dice “sei mia”, cioè lei è diventata sua proprietà per una notte.
Come la storia è stata avvicinata agli immaginari degli spettatori? Spostandola di circa quarant’anni, alla fine del 1945 con l’invasione americana del Giappone, così Pinkerton diventa un conquistatore. Ci troviamo in un teatro tradizionale giapponese e sul palcoscenico
Come riesce a far capire che sono passati molti anni tra il primo e il secondo atto? Abbiamo puntato sull’invecchiamento della scenografia: il teatro tradizionale ha cambiato uso. Non è più un teatro, ma un cinema. Si comincia con la proiezione del finale di Perdutamente tua con Bette Davis,
mentre solo Butterfly e Suzuki nei costumi restano attaccate all’identità giapponese. Butterfly resta giapponese perché Pinkerton l’ha conosciuta così. Nel terzo atto, infine, siamo ormai vicino alla tragedia. La moglie di Pinkerton accentua il senso della supremazia bianca occidentale, non prova nessuna commozione verso Butterfly, a cui sta portando via il figlio. C’è invece una grande complicità tra Suzuki e Cio-Cio-San, sono quasi due sorelle che condividono la decadenza del luogo, dei valori della tradizione, l’abbandono di Butterfly. Si getta una luce più viva su Suzuki, sennò resta sempre la cameriera che soffre per la padrona, e si umanizzano i personaggi. Butterfly non è altro che una bambina e ha paura per il suo destino. P. G.
How did you take the story closer to the audience? I moved it forward in history, at the end of 1945, when the US invaded Japan. Pinkerton thus becomes a conqueror. The scene is set in a traditional Japanese theatre, where geishas are sold on the stage: Butterfly is the best of them all, purchased precisely by the leading officer. As the mother and sisters are presented, a folkloristic, somewhat grotesque portrait of Japan is drawn, almost embarrassing for the audience. At the end of the first act Pinkerton’s morbid affection for Butterfly becomes evident, both the music and libretto say it. I noticed that Butterfly’s high note ends before Pinkerton’s: he thus seems to say “you’re mine” and she becomes his property for the night.
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Nicola Berloffa, can you tell us what an opera like Butterfly means to you? As a viewer, I used to find it not particularly touching. I thought both music and voices were amazing, but there was some sort of filter that didn’t allow me to engage with the performance on stage. I then thought it was time to bring it closer to today’s audiences, introducing historically closer references and rubbing off the concretions. There is a tendency to overlook the characters’ evil traits, but if you read the libretto carefully, that dark light is clearly visible.
MY BUTTERFLY SET AT THE END OF 1945
There is a significant chronological gap between the first two acts. How do you mark it? We decided to show it by making the settings look older: the traditional theatre has been turned into a cinema. Act two opens with the projection of the last scene from Now, Voyager, with Bette Davis. Only Butterfly and Suzuki keep their traditional Japanese identity. Butterfly remains as Pinkerton has known her. In the third act, tragedy is looming forth. Pinkerton’s wife embodies the Western, white supremacy. She is not at all moved by Cio-Cio-San as she takes the lady’s son away. Cio-Cio-San and Suzuki, on the other hand, are strongly connected. They are like sisters, who share the crisis of their country, of traditions and values. They also share Buttefly’s tragedy. We also strived to give more prominence to Suzuki, who normally just appears as the maid who suffers for her mistress. Characters are made more human: Butterfly is but a little girl who fears her own fate. P. G.
Per i 50 anni di attività lirica continua dello Sferisterio, Poste Italiane Mercato Privati Filatelia con l'intervento del Comune di Macerata ha progettato un folder dedicato all’Arena maceratese. Il 22 luglio, prima del debutto di Madama Butterfly, un rappresentante di Poste Italiane consegnerà il folder a Elisabetta Perucci, figlia del direttore artistico che prese in mano il Festival nel 1967 e lo guidò per 28 anni Carlo Perucci. La cartella in questione contiene una cartolina affrancata con un francobollo dedicato a Giuseppe Verdi emesso il 10 ottobre 2013 nel bicentenario della sua nascita e timbrata con l’Annullo Speciale che Filatelia realizzerà per l’evento; un altro dedicato a Luciano Pavarotti emesso il 24 ottobre 2009 in occasione della Giornata della Musica; e un altro ancora intitolato a Padre Matteo Ricci emesso il 20 aprile 2002 nel 450° anniversario della sua nascita. Nel folder, anche una citazione di Luciano Pavarotti che definì lo Sferisterio «il più affascinante teatro all’aperto che abbia mai visto, non potrò mai dimenticarlo» e una descrizione storica della struttura, con una breve biografia di Padre Matteo Ricci, in lingua italiana e inglese. In più, un QR Code che consente di collegarsi al sito web dell’Associazione Sferisterio, nel quale gli appassionati possono trovare tutte le informazioni sulle attività e sulla storia dell’Arena. Il folder sarà riprodotto in 5.999 copie, distribuite da Poste Italiane su 500 sportelli filatelici, su 9 uffici specializzati in Filatelia e sul sito di Poste Italiane. Infine, sarà allestito uno spazio nella giornata del 22 luglio dove sarà possibile ricevere uno speciale annullo postale ideato apposta per lo Sferisterio.
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AIDA
Moderni geroglifici disegnati nell’immanente enormità della scena per l’Aida di Francesco Micheli Torna lo spettacolo firmato da Francesco Micheli, che ripensa la vicenda della schiava etiope e di Radamès come raccontata in un modernissimo “Libro dei morti”. Costata 150.000 franchi, Aida debuttò al Cairo per l’inaugurazione del Teatro dell’Opera locale, il 24 dicembre 1871. La trama si sviluppa secondo temi assai cari al compositore, che dipana il fitto groviglio di passioni e di conflitti con estrema lucidità. Tutti i personaggi che si oppongono alle ragioni del potere per affermare la propria individualità soccombono: la protagonista, che sogna di eluderle in una fuga impossibile; Radamès, che involontariamente la tradisce e ne riceve la morte; Amneris, che crede di servirsene per le sue trame e ne viene travolta. In Aida convivono monumentalità e intimismo, grandi scene di massa e delicatissimi duetti a fil di voce. «Un’opera-manifesto che trae dalla storia antica e dalle suggestioni esotiche la materia per alcune fra le scene più grandiose di tutto il teatro d’opera, ma anche altre fra le più intime e toccanti. Lasciandosi guidare dai colori della partitura e dalle architetture della drammaturgia – spiega Francesco Micheli – si può far rivivere la vicenda di Aida non solo nel dettaglio orientaleggiante di massa ma anche nella proiezione gigantesca di colori, forme e nessi di significato che ciascun personaggio, canta e recita per noi: moderni geroglifici, cibernetiche icone, che codificano la vicenda venendo disegnati non nella minuzia di un’osservazione ravvicinata ma nell’immanente enormità della scena».
Foto di scena di Aida, produzione del Macerata Opera Festival 2014
SFERISTERIO 30 luglio / 5, 11, 14 agosto - ore 21 AIDA di Giuseppe Verdi Libretto di Antonio Ghislanzoni Edizioni CASA RICORDI, Milano
Cristian Saitta
Il Re
Anna Maria Chiuri Amneris Liana Aleksanyan
Aida
Stefano La Colla
Radamès
Giacomo Prestia
Ramfis
Stefano Meo
Amonasro
Enrico Cossutta
Un messaggero
Federica Vitali
Una sacerdotessa
Direttore
Riccardo Frizza
Regia
Francesco Micheli
Scene
Edoardo Sanchi
Disegni
Francesca Ballarini
Costumi
Silvia Aymonino
Luci
Fabio Barettin
Coreografie
Monica Casadei
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei” Compagnia Artemis Danza
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CHEMAGAZINE!
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Ritorna a Macerata dopo il successo dell’Otello nel 2016, immortalato anche in un bel dvd, Riccardo Frizza. Il direttore affronta quest’anno l’opera che Verdi compose prima del lungo silenzio interrotto proprio da Otello, l’Aida. «Devo dire che Aida – ci dice – nonostante sia stata scritta molti anni prima di Otello, già ha degli spunti strutturali e tematici simili, come il linguaggio musicale della prima scena, ma in generale anche il tessuto orchestrale e l’uso del legato e degli archi. Si tratta di un’opera che guarda molto al futuro».
FRIZZA: AIDA OPERA CHE GUARDA AL FUTURO Il direttore d’orchestra torna allo Sferisterio, dopo l’Otello della scorsa stagione, per dirigere la ripresa del lavoro di Verdi
Aida opera kolossal o opera intimista? La critica si è spesso divisa su questa definizione. La cosa giusta è considerare entrambe le cose. Verdi è sempre molto funzionale e guarda alle sue necessità. È vero che sia molto intimista e io son d’accordo, ma è vero che nella scena del trionfo Verdi esprime le sue doti migliori, scrivendone peraltro una grandissima di massa. Aida è, molto semplicemente, entrambe le cose perché la drammaturgia richiede entrambe le cose. Quanto conta l’influenza del grand-opéra e della moda orientale dell’epoca? Verdi conosceva ovviamente il grand-opéra e aveva anche un’enorme capacità di sapere, di inventare, conoscere. Sono tutti fattori che lo ispiravano, come tutti i compositori dell’epoca. Pensiamo anche a Puccini che parla dell’Oriente senza esserci mai stato e descrive civiltà così lontane come il Giappone e la Cina sia in Madama Butterfly che in Turandot. È frutto della grande cultura e della grande voglia di conoscere di questi compositori. Si parla molto di voce verdiana: come si applica questo concetto all’Aida? Dipende dal ruolo: se proprio vogliamo categorizzare Aida è una ragazza umile che accetta il suo destino e deve essere una voce che ovviamente deve superare l’orchestra, ma la vera voce drammatica dovrebbe essere Amneris, perché è lei che lotta e cerca di portare il proprio destino a sé. Possiamo paragonare Amneris a Eboli come vocalità anche se il personaggio è unico. Certo è vero che all’epoca si scriveva per un determinato cantante, perché il compositore parte comunque dall’interprete per creare il proprio personaggio.
Riccardo Frizza La foto in alto e nella pagina accanto sono relative alla produzione Aida andata in scena nel 2014
E per quanto riguarda la supposta influenza di Wagner? Verdi sapeva cosa succedeva in Germania e con Wagner. L’influenza non la possiamo negare. Non è che copi, ma l’influenza si sente. Semmai va detto che Verdi vive e opera
G. C.
FRIZZA: AIDA OPERA THAT LOOKS TO THE FUTURE
The Conductor returns to Macerata after his success with Otello, in 2016, for the new staging of Verdi’s Aida Riccardo Frizza returns to Macerata after his success with Otello, in 2016, also distributed on DVD. This year, he tackles the opera Verdi composed right before a long silence that was interrupted precisely by Otello, i.e. Aida. «I must say that, although it was written many years before Otello, there are structural and thematic similarities with Aida: see the musical language of the first scene, and more in general the orchestral texture and the legato use of string instruments. This opera very much looks to the future». Is Aida a gigantic work or an intimate opera? Critics have often divided over these two definitions. I think both are correct. Verdi was always functional in his approach, he knew what he needed. His works evoke intimacy, I agree, but the triumphal scene in Aida is Verdi at his truly best. He combines both aspects, as dramaturgy requires them both. To what extent was he influenced by the
grand opéra and the Oriental taste of his days? Verdi clearly knew the grand opéra and was incredibly gifted for invention, discovery, exploration. All of these elements inspired him, just like all contemporary composers. We shall not forget that he talked about the Far East, he described the Japanese and Chinese cultures in Madama Butterfly and Turandot without ever being there. All these great composers wrote out of great knowledge and desire to know ever more. The concept of Verdian voices is often evoked. How does this apply to Aida? It depends on the role. As for Aida, let us remember that she is a humble girl who accepts her fate: she needs to have a voice that is more powerful than the orchestra. However, the most dramatic voice should be Amneris’s, who struggles to win over her own fate. Amneris could be compared to Eboli, in terms of vocal strength, although her character is truly unique. Indeed, at the time the composer wrote with a specific interpreter
in mind; singers inspired character creation. What about Wagner’s possible influence over Verdi? Verdi knew what was happening in Germany, with Wagner. There is no denying such influence. Verdi never copied, but you can hear the influence. We have to remember that Verdi lived and worked in Italy, where he had to strive to change the audience taste, which took him forty years. Wagner never encountered such difficulties, he could write what he liked. The Italian composer had a more complex path, his audience was used to small circles: he had to proceed slowly but steadily. He managed to win the audience attention and take them towards his own dramaturgy, by following a path that was different but somehow ran parallel to Wagner’s. G. C.
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in Italia dove deve cambiare il gusto degli spettatori e ci mette quarant’anni, mentre Wagner aveva meno difficoltà perché poteva scrivere a modo suo. Il compositore di Busseto ha un percorso più tortuoso perché il pubblico è quello del numero chiuso e deve andare a passo lento ma sicuro. Ci riesce, portando con sé le persone verso la propria lezione e la sua esplorazione della drammaturgia seguendo, in un certo senso, un percorso parallelo, anche se diverso, a quello wagneriano.
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L’ANTICO EGITTO IN UN LAPTOP Francesco Micheli, come è cambiata questa Aida rispetto al debutto di tre anni fa? Probabilmente è cresciuta, perché, quando l’abbiamo concepita nel 2014 sperimentavamo un progetto di spettacolo inedito, sicuramente nel mio percorso. L’idea che delle parole scritte e dei simboli potessero diventare scenografia era abbastanza ardita, coerente però al dettato verdiano nell’idea che un’antica favola inventata nell’antico Egitto diventasse viva e vera. Quando abbiamo acceso i proiettori sul muro e sulla pedana, eravamo emozionati perché temevano delle controindicazioni visive e pratiche, che per fortuna non ci sono state. Adesso il risultato di tre anni fa è un punto di partenza. La citazione sarà ancor più intensa e ancor di più i cantanti saranno portati a essere la freccetta di un mouse che si muove nello spazio. Altresì, il lavoro di grafica di Francesca Ballarini viene ulteriormente sviluppato. Da quale idea nasce la scelta di ambientare visivamente lo spettacolo su un gigantesco laptop? Il mondo simbolico inventato dagli scribi vale ancora oggi, soprattutto nell’utilizzo del computer. Peraltro, la tavoletta dello scriba assomiglia in tutto e per tutto a un laptop: due tavolette d’argilla, spalmate di cera, unite da una fascetta di cuoio. Ramfis è uno scriba ed è l’ultimo sopravvissuto che scrive il libro dei morti di Aida e Radamès, ma è al contempo un blogger che racconta storie vere e inventate su di sé o che ha visto in prima persona. Si gioca sull’ambiguità: sì è un laptop, ma è anche una tavoletta egizia. Quali sono gli accenti dell’opera che vengono maggiormente esaltati nella sua versione?
Francesco Micheli e, a destra, una foto di scena dell'edizione 2014 di Aida allo Sferisterio
La dimensione monumentale, che rispettiamo con l’uso spettacolare delle proiezioni, ridotta però a cosa effimera, dice quello che credo Verdi voglia esprimere con la sua opera, cioè che “sic transit gloria mundi”. Io trovo che Radamès sia uno dei personaggi operistici più affascinanti perché, alla fine della prima parte dello spettacolo, lui è proprio il divo, l’eroe assoluto, intoccabile e onnipotente. Ma nel giro di un atto lo vediamo arrestato e condannato a morte. Tutto il suo trionfo svanisce in un soffio. Questa overdose di ricchezze - che non realizziamo con elefanti veri e con portantine - c’è comunque, ma è inconsistente. È ciò che corrisponde alla realtà: uno si arrabatta tutta la vita per conquistare potere e fama, però in realtà non ha in mano niente. E rimaniamo noi, soli. In ognuno dei personaggi, infatti, Aida è veramente un dramma di solitudine. Aver annullato la scenografia credo che trasmetta il lamento del “vanitas vanitatum” che c’è in quest’opera. P. G.
«Il risultato di tre anni fa è un punto di partenza. La citazione sarà ancor più intensa e ancor di più i cantanti saranno portati a essere la freccetta di un mouse che si muove nello spazio»
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THE ANCIENT EGYPT IN A LAPTOP «The result we obtain three years ago is a point of departure. The reference is even stronger, the singers are, more than before, the pointer of a mouse moving in space» Is this new staging of Aida going to be different from the premiere, three years ago? I think it has matured. When we designed it, in 2014, we experimented with an utterly innovative project. The idea that written words and symbols could be an essential part of the settings was a daring one. Looking at it now, it seems that the result we obtained three years ago is a point of departure. The reference is even stronger, the singers are, more than before, the pointer of a mouse moving in space. Moreover, the graphics designed by Francesca Ballarini are further developed, especially concentrating on images for the Ethiopian culture, Aida’s birthplace, which was only hinted at in the previous version. What is the idea behind the staging of this opera on a large laptop? it is with great surprise that we realized that the symbols invented by the scribes −Ramfis being a great representative− are still very much alive in the use of computers. All the basic signs we used for this production are
part of the Egyptian alphabet: an arrow for “to go”, a box for “home”, a barred sphere for “town”: we used all of these. And the scribe’s tablet truly resembles a laptop: two argyle tables, waxed over the surface and bound by a leather string. Ramfis is a scribe and also the last survivor who writes Aida and Radames’s book of the dead. At the same time, he is a blogger who tells true or made-up stories about himself, or about facts he himself experienced. There is a deliberate ambiguity here: we have a laptop that is also an Egyptian tablet. How does this project fit into the uncommon space of the Sferisterio arena? I think the Sferisterio turned into a true opera theatre when it came to accept its background wall, loading it with metaphorical meaning. For us, the wall is like a rough papyrus sheet where we draw the story told by Ramfis. There is a crescendo in the interplay between the main platform, where the protagonists move, and the background wall.
What parts of the opera are highlighted in your staging? I think that the magnificent dimension of the opera is conveyed by our extraordinary use of projections, ephemeral though they are. I guess this is in line with what Verdi might have wanted to say, i.e. thus passes the glory of the world (sic transit gloria mundi). Radames is to me one of the most fascinating opera charachters ever: at the end of the first part he is the star, the absolute hero, all-powerful and untouchable. In one act only, he is imprisoned and sentenced to death. His triumph and power are blown out. The greatness and richness −not conveyed by real elephants and sedan chairs− is there, although impalpable. I think this is what real life is about: you struggle all your life to be rich and famous, but you hold nothing in your hands, in the end. P. G.
AQUAZZURA BALENCIAGA spazio dedicato BOTTEGA VENETA BURBERRY CHIARA FERRAGNI CHRISTIAN DIOR spazio dedicato DOLCE & GABBANA DON DUP ERMANNO SCERVINO FABIANA FILIPPI FENDI GIVENCHY spazio dedicato GUCCI spazio dedicato HERNO HERVE CHAPELIER HOGAN Y3 - ADIDAS LOEWE LONGCHAMP MSGM MCM MARC JACOBS MARCELO BURLON MCQ Alexander McQueen MICHAEL KORS MONCLER MONCLER GAMME BLEU MONCLER GAMME ROUGE MOSCHINO N° 21 NEIL BARRETT OFF-WHITE PALM ANGELS PHILIPPE MODEL SELF PORTRAIT STONE ISLAND STUART WEITZMAN TAGLIATORE TOD’S TORY BURCH WOOLRICH ZEGNA GISA ANCONA Corso Garibaldi, 12 Tel. 071 203255 - 071 20279
GISA CHIARAVALLE Via Fratelli Rosselli, 35 Tel. 071 948807
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Alcuni scatti degli eventi del Festival OFF: Fiori Musicali in alto, i Martedì per i bambini e la Notte dell’Opera
FESTIVAL OFF: L’OPERA ABITA A MACERATA Il Festival OFF permette all’opera lirica di passeggiare fra le vie di Macerata, rafforzando il dialogo tra cultura e territorio. Già alla sua sesta edizione, la manifestazione fortemente sentita dal direttore artistico Francesco Micheli porta nel borgo maceratese le musiche, i profumi e le atmosfere di Oriente con conferenze, recital, mostre e aperitivi. Alla consueta settimana ricca di appuntamenti, si aggiungono i Lunedì con il ciclo di incontri a cura di Life Strategies. Doppio appuntamento a Palazzo Buonaccorsi per i Martedì evento con i laboratori per bambini e le letture musicali di Suoni e parole verso Oriente. Gli Aperitivi Culturali agli Antichi Forni, la rassegna di conferenze curata da Sferisterio Cultura, animano i weekend insieme a Concerti in Cantina, iniziativa dell’Istituto Italiano Marchigiano di Tutela Vini, e ai recital Fiori Musicali nel parco di Villa Cozza a cura di Cesarina Compagnoni. Si aggiunge al programma i Percorsi Tattili, la mostra alla Biblioteca Mozzi Borgetti Le genti sono cortesi e affabili, una collaborazione tra Macerata Musei e gli Amici dello Sferisterio e quella su Tucci nei Magazzini UTO. Per concludere, due appuntamenti speciali nei giovedì del Festival: la Notte dell’Opera il 3 agosto, evento clou del Festival che trasforma Macerata in un enorme teatro a cielo aperto; Lo Sferisterio per i Sibillini il 10 agosto, una maratona notturna di parole e musica in attesa dell’alba nei luoghi del terremoto per ricostruire gli animi e il territorio. Tra le novità il tour Lo Sferisterio segreto, a passeggio nel backstage in compagnia dell’Associazione Amici dello Sferisterio, organizzato nei fine settimana alle 18. La visita costa 10 euro ed è riservata a 20 spettatori, per prenotazioni www.sferisterio.it/visit.
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I LUNEDÌ A CURA DI LIFE STRATEGIES
Ciclo di incontri dal titolo Da Oriente a Occidente: viaggio tra mente, corpo e spirito per i Lunedì del Festival OFF In alto Igor Sibaldi, nella pagina accanto in alto Filippo Ongaro e in basso Giulio Cesare Giacobbe
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I Lunedì aprono le settimane del Festival con il ciclo di incontri Da Oriente a Occidente: viaggio tra mente, corpo e spirito a cura di Life Strategies, azienda maceratese dedita a corsi di formazione per la crescita personale con i più illustri scienziati, filosofi e psicologi provenienti da tutto il mondo. Si tratta di tre appuntamenti insieme a tre grandi pensatori dei nostri tempi nell’accogliente cortile di Palazzo Buonaccorsi, alle ore 21, per discutere del legame che unisce un’estremità del pianeta all’altra e per scoprire gli insegnamenti dell’Oriente per una vita più sana e più serena. Il 24 luglio, Igor Sibaldi, esperto di psicologia del profondo e spiritualità, apre le danze con Dove si nasconde la Lampada di Aladino, un incontro dedicato alla prospettiva della filosofia persiana su argomenti come il desiderio, la libertà e la scoperta di altri mondi. Lo scrittore e studioso di teologia ha avuto modo nella sua carriera di analizzare le aree temporali della mente, le tecniche di iniziazione, l’angelologia o psicologia delle funzioni superiori, le strutture dell’Io e la psicologia delle masse, e ha pubblicato numerosi romanzi e saggi sullo sciamanismo, i testi sacri, le strutture superiori della coscienza. In questa occasione, Sibaldi ci parla di come la Persia sia stata a lungo una fonte di ispirazione per l’Occidente e per gli archetipi delle sue religioni, come la struttura dell’aldilà raccontata da Dante Alighieri, e di come possiamo trarre ancora oggi dalla filosofia persiana degli stimoli per la nostra crescita personale. Si continua il 31 luglio con La scienza occidentale scopre l’Oriente insieme a Filippo Ongaro, medico certificato nelle pratiche anti-invecchiamento, che si concentra sulle
antiche tradizioni orientali usate per migliorare la vita umana in tutti i suoi aspetti, creando un ponte tra est e ovest e tra passato e futuro. Oltre a essere uno dei divulgatori più seguiti in Italia, il medico degli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) viene considerato una figura di spicco di una nuova medicina che si concentra sul miglioramento della salute. Ongaro ci ricorda l’importanza della cura della persona in tutte le sue parti e sottolinea la presenza necessaria di quattro elementi per rallentare l’invecchiamento: nutrizione, integrazione alimentare, allenamento fisico e meditazione – fondamenti da sempre presenti nelle varie forme di medicina orientale, basti pensare all’uso delle spezie e all’antichissima tradizione delle discipline in grado di lavorare sia sulla mente che sul corpo. La rassegna si chiude il 7 agosto insieme a Giulio Cesare Giacobbe, psicologo e psicoterapeuta esperto in filosofia e psicologia orientale, con La via orientale alla serenità, un’occasione per parlare del buddhismo e di come possa essere una soluzione per una vita più tranquilla e più luminosa. Conduce, inoltre, seminari pubblici sulle tecniche antistress e sull’evoluzione psicologica in Italia e all’estero. Partendo dalla considerazione che lo stress è uno dei nemici principali della nostra felicità e che senza di esso si può raggiungere uno stato di serenità e di godimento della vita, Giacobbe spiega i piccoli esercizi giornalieri atti a eliminare definitivamente la tensione, scoperti già al tempo dell’Illuminato, che ci permettono di assaporare a pieno i piaceri della nostra esistenza. Dopo gli interventi nel cortile di Palazzo Buonaccorsi, è possibile visitare la Sala dell’Eneide nel piano nobile dell’edificio, sala la cui bellezza lascia letteralmente senza fiato. L’ingresso agli incontri è gratuito, con prenotazione obbligatoria su www. sferisterio.it M. V.
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I MARTEDÌ PER GRANDI E PICCINI Laboratori per bambini e letture musicale nei Martedì del Festival OFF dedicato all’Oriente
In alto i laboratori per bambini, qui accanto lo spettacolo Senza guida
I Martedì del Festival animano il cortile di Palazzo Buonaccorsi con i laboratori per bambini, nel pomeriggio, e con le letture musicate di Suoni e parole verso Oriente, a partire dalle ore 21, realizzate con il contributo di Arte Nomade, Orchestra El sistema, Rassegna Nuova Musica e Adriatico Mediterraneo Festival. Il 25 luglio, l’1 e l’8 agosto, alle ore 18, i bambini sono invitati a partecipare ai laboratori dedicati a Turandot, Madama Butterfly e Aida, in collaborazione con Università di Macerata. I difficili temi dei titoli in cartellone vengono trasformati e tradotti nella lingua dei bambini per costruire e far crescere l’interesse verso l’opera nel pubblico di domani. Gli studenti dei corsi di Psicologia dell’Educazione e Psicologia dello Sviluppo, guidati dalla prof.ssa Paola Nicolini hanno raccontato le tre opere ai bambini delle scuole primarie, che ne hanno realizzato dei disegni, inseriti in tre volumi editi da Edizioni Università di Macerata. Segue, alle 19, una deliziosa merenda educativa offerta da Coldiretti e Trevalli. Nella serata del 25 luglio si comincia con la presentazione dell’antologia
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Giovanni Seneca e Cosimo Damiano Damato. Sopra l’illustrazione di Giuditta Chiaraluce per L’atlante di Kublain Kan
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sulla vita di Giuseppe Tucci, Non sono un intellettuale, a cura di Granfranco Borgani e Maurizio Serafini. Segue, poi, Senza guida, una narrazione per parola, musica e video in un atto unico che vuole trasmettere il messaggio che un vero viaggio non è quello che conferma le strade conosciute ma quello che esplora l’ignoto e la casualità degli eventi. Il presidente dell’Associazione di viaggiatori VianDante e art director del Montelago Celtic Festival, Maurizio Serafini, ci racconta la sua avventura nella zona proibita della Birmania, con l’aiuto delle composizioni originali del percussionista David Cervigni, per esprimere e non far morire lo spirito della popolazione sottomessa alla violenza dell’allora dittatura. Il 1 agosto si continua con Profumi d’oriente, un recital con gli ensemble della Scuola civica di musica Scodanibbio, e con il melologo L’atlante di Kublain Kan ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino. Gianluca Gentili e le sue musiche, insieme alla voce narrante di David Quintili, rievocano storie e resoconti di viaggi senza partenze né ritorni, per incantare il pubblico con le atmosfere di un impero magico sconfinato e indefinito. Un appuntamento alla volta di un Oriente favoloso e post moderno allo stesso tempo, in cui le città si confondo nei limiti, nelle facce, nelle storie di uomini e donne, dove dialogano l’imperatore immobile Kublai Kan e Marco Polo. Il ciclo di letture musicate si conclude l’8 agosto con OrientAbbas, viaggio nella poesia persiana da Rumi a Kiarostami. Si tratta di una suite orientale in cui le canzoni e le musiche di Giovanni Seneca sono accompagnate in scena dalle letture di Cosimo Damiano Damato, conducendo gli spettatori in un’esperienza mistica e sensuale della cultura persiana, attraverso le parole di Kayyam, Hafez e Abbas Kiarostami. L’ingresso ai laboratori e ai recital è gratuito. Dopo gli spettacoli, è possibile assistere alle installazioni coreografiche Oriento, presentate da Ermitage visual and performing arts e ideate da Paolo Londi, per celebrare l’arte e la sua capacità di unire tutti i popoli.
Continua la partnership tra Coldiretti e il Macerata Opera Festival che quest’anno festeggia il suo quarto anno consecutivo. Con un milione e mezzo di associati, la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo conferma il proprio contributo e la propria professionalità anche per gli eventi di questa edizione. Coldiretti continua ad offrire i propri prodotti locali a chilometri zero per far degustare al pubblico i migliori frutti delle aziende agricole maceratesi e italiane. Nei Martedì del Festival OFF, la Coldiretti collabora all’organizzazione delle merende educative che si svolgono nel cortile di Palazzo Buonaccorsi dopo i laboratori per bambini per promuovere il buon cibo e la qualità del made in Italy. La partnership con l’Associazione di imprenditori agricoli per questa 53ª edizione del Festival dimostra che non solo col cibo, ma che anche con la cultura si mangia.
TREVALLI PER I GIOVANI Oltre ad offrire la merenda educativa dei laboratori per i bambini nei Martedì del Festival a Palazzo Buonaccorsi, TreValli Cooperlat ha sostenuto lo Sferisterio nell’iniziativa Incontra l’Opera. Le giornate di Tolentino e Camerino in particolare hanno assunto un significato ancor più forte degli anni passati perché, nonostante le difficoltà causate dal terremoto, non si è perso il contatto con i ragazzi e gli insegnanti che hanno mostrato sincero interesse per il Macerata Opera Festival. La serie di appuntamenti dedicata agli studenti delle scuole secondarie superiori del territorio per scoprire meglio le vicende di Turandot, Madama Butterfly e Aida, le tre opere in programma per questa stagione lirica, hanno visto la partecipazione di 16 Istituti secondari, per un totale di circa 1200 giovani spettatori che hanno partecipato a una conferenza spettacolo di circa 90 minuti, tenuta da Francesco Micheli, accompagnato dalla pianista Cesarina Compagnoni e dal soprano Emanuela Torresi. TreValli ha dato un contributo fondamentale per lo svolgimento dell'iniziativa, sostenendo i costi del trasporto dei ragazzi dalle scuole ai luoghi degli incontri. Un gesto, quello di TreValli, che segna la volontà di rilancio dell’intera comunità e che mostra come nemmeno il terremoto può rompere il dialogo fra le scuole e lo Sferisterio.
77 Giovedì 3 agosto, le strade della città si riempiono dei colori di Oriente con la Notte dell’Opera, evento clou della programmazione OFF. Giunta alla sua sesta edizione, la serata che porta lo spettacolo in strada e che accende le vie principali di Macerata, riempiendo il centro storico con quasi 50mila persone, segue la stagione dedicata al Mediterraneo dello scorso anno e quella ancora precedente, ispirata al banchetto di Rigoletto. Il tema di quest’anno è l’Oriente, terra fantasiosamente idealizzata, legata alla storia del capoluogo maceratese attraverso la figura del concittadino gesuita Matteo Ricci. I visitatori, come anche gli interpreti, sono invitati a vestirsi di rosso, colore portafortuna e simbolo di felicità e ricchezza in Cina. La serata coinvolge molte realtà del territorio, coordinate in modo armonioso dalla direzione artistica al Comune di Macerata, passando per i commercianti del centro storico, di Corso Cairoli e Corso Cavour, Confcommercio Marche Centrali, Confesercenti e numerose associazioni locali che sanno apprezzare e condividere il momento di aggregazione e di promozione culturale che è la Notte dell’Opera. L’Accademia di Belle Arti di Macerata continua a dare il proprio contributo alla manifestazione
curandone le scenografie e gli allestimenti, mentre la consulenza musicale è di Gianfranco Stortoni. La grande opera scenica di quest’anno, il dragone, viene realizzata grazie all’aiuto dell’Istituto Confucio, promotore della cultura e della lingua cinese, immancabile collaboratore di una stagione lirica dedicata al continente asiatico. La programmazione segue il format delle scorse edizioni con una parata pronta a partire in sella al drago alle ore 19.30 dal Monumento ai Caduti in piazza della Vittoria. Alle 20, comincia la sfilata per le mura fino allo Sferisterio insieme alla dj Auretta Bloom. Tenendo a mente le parole di Calaf in Tramontate stelle, all’alba vincerò, la città dà inizio al suo grande spettacolo alle ore 20.30 con esibizioni per le vie del centro storico, Corso Cavour e Corso Cairoli. La serata si conclude a mezzanotte in piazza della Libertà con Francesco Micheli e Oriental’s reggaeton fitness al grido ‘Badate a me, attenti orsù, uno… due… tre… e tutti giù. La Notte dell’Opera si prospetta come una festa adatta non solo agli amanti dell’opera, ma perfetta per bambini, giovani, famiglie e per tutti coloro che vogliono vivere per una notte le magiche storie di Oriente. M. V.
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Dalle 20.00 i dragoni saranno in giro per le vie della città. Vestitevi di rosso, colore portafortuna e simbolo di felicità e ricchezza in Cina
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CONFCOMMERCIO PER LE MARCHE La partnership tra Macerata Opera Festival e la Confcommercio Marche Centrali continua sotto il segno del turismo. La Confederazione, insieme allo Sferisterio e alla Regione Marche, sta lavorando per la promozione del territorio, specialmente per il rilancio dei territori sconvolti dal sisma, con azioni potenziate rispetto allo scorso anno. Il direttore di Confcommercio Marche Centrali Massimiliano Polacco, spiega il nuovo progetto: «Vogliamo cogliere tutte le opportunità derivanti da questa partnership con il Macerata Opera Festival e come Federalberghi-Confcommercio Marche abbiamo studiato un meccanismo per incentivare l’acquisto dei biglietti e le prenotazioni nelle strutture alberghiere del territorio. A tal fine abbiamo realizzato un sito Internet, che si chiama marcheitalyhotels.it, un portale collegandosi al quale è possibile acquistare biglietti per l’Opera e prenotare soggiorni nei nostri alberghi. Con questo nuovo strumento di business e di sviluppo dell’incoming vogliamo strutturare ancora di più la nostra collaborazione con lo Sferisterio e puntare a nuove sinergie di rete che diano benefici alle imprese e al nostro territorio». Durante la Notte dell’Opera, in programma il 3 agosto, la Confcommercio Marche Centrali contribuisce alla festa cittadina come sostenitore. «Abbiamo deciso di impegnarci nel sostenere con forza La Notte
dell’Opera perché crediamo che questo appuntamento a Macerata sia un’ottima opportunità economica per il territorio», sottolinea il direttore Confcommercio Marche. «Si tratta di un evento di grande richiamo ogni anno per migliaia di persone, tra cui molti turisti stranieri che vengono a vivere il territorio maceratese a contatto con le bellezze storiche e naturalistiche, frequentando le nostre strutture ricettive, i ristoranti, i bar e i negozi, creando un indotto positivo per tutta l’area. Accettare la collaborazione con il Macerata Opera Festival, che organizza l’evento, significa
proseguire nel percorso di rivitalizzazione della città e delle aree circostanti attraverso la leva del turismo culturale e in questo caso della lirica». In cantiere, c’è anche un progetto di formazione di nuovo pubblico, che in questi anni sta caratterizzando fortemente il percorso del Macerata Opera Festival, soprattutto verso gli studenti e che potrebbe avere un approfondimento anche sul lato turistico, con introduzione all’opera riservata agli operatori turistici che, in questo modo, avranno la possibilità di offrire informazioni precise, puntuali e corrette ai propri visitatori e turisti.
Nella stagione lirica dedicata all’Oriente, Macerata festeggia il gemellaggio con Taicang, una delle cento realtà più dinamiche della Cina. Un rapporto basato sull’uguaglianza e il reciproco vantaggio, mirato a promuovere un mutuo sviluppo economico e commerciale tra le due città, nonché a realizzare scambi proficui e una fruttuosa cooperazione nei settori della scienza e tecnologia, cultura, sport, salute, istruzione e talento. Si parla proprio di talenti al Macerata Opera Festival quando si guarda alla collaborazione con la città cinese. Infatti, in occasione della Notte dell’Opera, i ragazzi della scuola Kung Fu e arti marziali di Taicang prendono parte all’iniziativa, diventando protagonisti della serata che trasforma Macerata in un palcoscenico all’aperto, dove sfilano dragoni, lanterne e costumi curati dall’Istituto Confucio. Questi “special guest” dalla Cina salgono sul palco dello Sferisterio, giovedì 3 agosto, per esibirsi in uno spettacolo unico nel suo genere. Per celebrare i rapporti di Macerata con l’Oriente, non si può non parlare delle personalità che nel corso della storia hanno legato la città marchigiana al continente asiatico. Al centro delle mostre della 53ª edizione della stagione lirica maceratese troviamo i concittadini che hanno esplorato i lontani imperi dell’est, come l’orientalista Giuseppe Tucci o il cappuccino Cassiano Beligatti, dietro l’esempio del gesuita Matteo Ricci. I Magazzini UTO (vicolo Consalvi) ospitano la mostra inaugurale del Macerata Opera Festival dal titolo Tucci, l’esploratore dell’Anima, una raccolta di foto e video delle spedizioni in Himalaya dell’esploratore maceratese, considerato al suo tempo il più grande tibetologo del mondo. La mostra, a cura di Arte Nomade, può essere visitata dal martedì alla domenica, dalle 16 alle 19. A rendere omaggio a Beligatti, frate francescano in Tibet e Nepal nel corso dell’‘800, c’è Le genti sono cortesi e affabili nei locali della Biblioteca Mozzi Borgetti. La conferenza inaugurale della mostra, ideata dagli Amici dello Sferisterio insieme a Macerata Musei, si svolge mercoledì 19 luglio, ore 18, con cui apre le sue porte al
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La città cinese fra i protagonisti della Notte dell’Opera
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MACERATA - TAICANG
pubblico una rassegna sul viaggio, lo studio e la missione del cappuccino maceratese. Altro appuntamento da non mancare, l’incontro L’opera fra Oriente e Occidente del 20 luglio, alle ore 18, presso gli Antichi Forni: Maria Cristina Pisciotta, Sun Tao e Alberto Mattioli dialogano sui topoi dell’opera cinese e del melodramma italiano per trovare somiglianze e differenze.
L’impegno della città marchigiana a mantenere i suoi legami secolari con il continente asiatico è stato premiato attraverso l’inserzione dello Sferisterio nel programma Quality Service Certification come eccellenza turistica per i viaggiatori cinesi. La storia tra Macerata e l’Oriente continua a crescere sempre più forte. M. V.
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L’ISTITUTO CONFUCIO, INCONTRO TRA CULTURA CINESE E ITALIANA L’Istituto Confucio dell’Università di Macerata è il solo nelle Marche e in tutte le regioni adriatiche al centro-sud e il decimo in Italia
In una stagione dedicata all’Oriente, non poteva mancare la partecipazione dell’Istituto Confucio, luogo di incontro tra la cultura cinese e quella italiana. Nato con lo scopo di promuovere la lingua cinese, si affianca all’offerta universitaria già presente nel settore delle lingue per chi è interessato ad approfondire la conoscenza del mondo cinese. Le attività dell’Istituto Confucio si fondano su tre ‘pilastri’: gli esami di certificazione internazionale e i corsi di lingua e cultura cinese; la formazione e l’informazione che il Confucio offre alle imprese italiane interessate a opportunità di business nel paese asiatico; i corsi di avvio alla conoscenza della lingua cinese nelle scuole superiori. Le attività sono rivolte sia agli studenti sia agli imprenditori, per la formazione e la comprensione di un mondo, quello cinese, sempre più influente sulla scena mondiale. Da anni, poi, l'Istituto Confucio organizza i festeggiamenti del Capodanno cinese con la collaborazione del Comune di Macerata: degustazioni, cerimonie del tè, esibizioni di arti marziali, recital di poesie cinesi e cortei con leoni danzanti, trampolieri e giocolieri.
81 CHEMAGAZINE! Foto dell’ultimo capodanno cinese, concesse dall’Università di Macerata e dall’Istituto Confucio
Quest’anno, la collaborazione tra l’Istituto Confucio e lo Sferisterio è iniziata fin dallo scorso inverno. Cecilia Ligorio, librettista della nuova opera Shi (Si faccia), ispirata alla vita di Padre Matteo Ricci, ha incontrato gli studenti del Confucio per raccontare come nasce un’opera, come si sviluppa e come procede nelle successive fasi di lavoro. In occasione dell’inizio dell’anno del Gallo, il Macerata Opera Festival ha preso parte ai festeggiamenti del Capodanno cinese con una performance di Auretta Bloom, artista digitale e apprezzata dj, che ha elaborato in chiave elettronica la celeberrima romanza per tenore Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini. Durante la stagione estiva, la collaborazione tra i due enti si stringe e si fa più forte con un incontro dedicato al dialogo tra opera cinese e opera italiana; con gli allestimenti che colorano la città dei colori di Oriente; e con le scenografie della Notte dell’Opera. Il 20 luglio, in occasione della prima esecuzione assoluta di Shi (Si faccia), alle ore 18, tre grandi esperti di cultura cinese e belcanto italiano, Maria Cristina Pisciotta, Sun Tao e Alberto Mattioli, si incontrano nei locali degli Antichi Forni per parlare de L’opera fra Oriente e Occidente. Maria Cristina Pisciotta (professoressa di Letteratura Cinese all’Università degli Studi Orientali di Napoli
L’Orientale), Sun Tao (docente di Cultura della Cina e di Estetica comparata del Dipartimento di studi sull’Opera cinese della Facoltà di scambi culturali internazionali dell’Università di Pechino) e Alberto Mattioli (giornalista del quotidiano La Stampa) discutono su motivi e tematiche ricorrenti dell’opera cinese e del bel canto italiano per scoprire somiglianze e differenze. Per quanto riguarda gli allestimenti, l’Istituto Confucio ha studiato una sorta di percorso nel centro storico che vede contrapposti immagini di personaggi tipici dell’opera cinese con figure proprie di quella italiana insieme agli esperti
sopracitati. Un modo, questo, per notare quanto i topoi lirici possano essere simili, anche in terre geograficamente molto distanti. La collaborazione continua poi per la Notte dell’Opera, per la quale l’Istituto Confucio mette a disposizione le lanterne che illuminano i vicoli della città, il dragone cinese che apre il corteo inaugurale della serata e le immagini di video mapping, ideato da Luca Agnani, che vengono proiettate in piazza Mazzini. M. V,
ARTELITO, LA LITOGRAFIA AL FIANCO DELLO SFERISTERIO Le realizzazioni grafiche non sono solo immagini ma sensazioni, colori ed emozioni Artelito nasce nel 2001 dall’unione di intenti tra la Clementoni S.p.A., leader italiano settore giochi educativi, e la Easypark azienda litografica di Camerino. La scelta strategica alla base fu quella di creare una realtà produttiva dotata delle più moderne tecnologie e delle migliori professionalità del settore litografico, con l’intento di sviluppare e offrire al mercato una qualità di stampa senza uguali. Artelito è oggi un’azienda estremamente dinamica e al passo con le più evolute tecnologie di stampa grazie alle precise scelte strategiche effettuate dal suo Presidente Stefano Clementoni e dall’amministratore delegato Alberto Luchini. I vertici aziendali sono supportati con grande efficienza dello staff tecnico operativo giovane e motivato composto 40 addetti con un’età media relativamente bassa che si aggira sui 30 anni. Una forza giovane e preparata, formata sotto la guida degli uomini di maggiore esperienza che hanno insegnato ai giovani un mestiere ma soprattutto l’amore per l’arte della stampa, la passione, la cura dei dettagli, la ricerca della perfezione, per trasformare un buon lavoro in un “capo-lavoro”. L’azienda si pone nel mercato come struttura ciclo integrato, con servizi che vanno dalla preparazione grafica alla realizzazione di stampati di qualsiasi tipo, dal catalogo di mostre prestigiose, al depliant, ai libri, ai cataloghi di prodotto. Un tipo di struttura questo, che riesce a garantire un prodotto finale dall’elevato standard qualitativo e connotato da un’altissima fedeltà di stampa, valorizzando ancor più il prodotto da riprodurre.
Affidabilità e concretezza dei risultati hanno permesso ad Artelito di diventare in pochi anni un’azienda di riferimento nel proprio settore e di stabilire rapporti ottimi e durevoli con una clientela di assoluto prestigio fatta di grandi marchi di rilevanza, anche internazionale. Arte per passione, arte come modello: l’ARTE è intrinseca nel suo nome non per caso. È proprio la passione per l’arte il filo conduttore di Artelito. Le realizzazioni grafiche non sono fatte solo di immagini, ma anche di sensazioni, di colori e di emozioni. Quelle emozioni che solo l’arte della stampa è in grado di trasmettere. Per dirla con le parole del Presidente Clementoni «crediamo profondamente nel valore della stampa, fatto di un mix unico di competenze, professionalità e tecnologie, necessarie per far trasferire su carta una parola, un discorso, un’immagine, che solo così assumono una consistenza unica e incomparabile. Ne consegue che i moderni device elettronici potranno fornire nuovi supporti alla lettura, non potranno però che convivere con l’incomparabile emozione degli odori, delle immagini e delle sensazioni tattili che solo la stampa è in grado di creare». Da qui nasce la naturale propensione e la convinta volontà di Artelito di sostenere la nuova stagione lirica del Macerata Opera Festival, uno dei più prestigiosi appuntamenti marchigiani con l’arte, lo spettacolo e la cultura. Un evento che da anni riscuote un grande successo di pubblico e si conferma come una occasione incomparabile per unire Arte e Creatività per un pubblico vasto di appassionati e non solo.
Una serata all’insegna della ricostruzione - del territorio e dell’animo. Il Macerata Opera Festival vuole dedicare il 10 agosto alla celebrazione dei luoghi più colpiti dal sisma in una maratona di parole e musica per cantare insieme la bellezza dei Monti Sibillini. L’iniziativa dal titolo Lo Sferisterio per i Sibillini si svolge in una località simbolo delle gravi conseguenze causate dal terremoto, il comune di Pieve Torina, un paese devastato che conta il 93% dei suoi immobili come inagibile. L'appuntamento, dal tramonto a mezzanotte, è al parco Rodari e l'ingresso è gratuito. Non può mancare all’evento l’associazione Coraggio Marche, una realtà che raccoglie le piccole aziende che rappresentano le eccellenze del territorio scosso dal sisma e che si trovano in difficoltà, e lo chef marchigiano stellato Errico Recanati, co-fondatore insieme a Marvel Adv di questo progetto che offre una piattaforma ai microproduttori che rischiano di scomparire. Dal tramonto a mezzanotte, la serata è aperta a chiunque vorrà partecipare in una cornice suggestiva come quella dei Monti Azzurri, armato di termos e sacco a pelo. Nella notte stellata di San Lorenzo, il Macerata Opera Festival vuole valorizzare il territorio e il patrimonio, non solo culturale, ma anche enogastronomico delle Marche, insieme ai prodotti di Coraggio Marche e ai vini di IMT. La serata del 10 agosto è il coronamento di un lungo lavoro di promozione e valorizzazione delle Marche e dell’opera, che ha portato lo Sferisterio con il progetto Incontra l'Opera nelle scuole del cratere e, con la collaborazione del comune di Castelraimondo, a concludere con un concerto la Festa dell'Infiorata. La cultura è una delle ricchezze più grandi di questa terra e può dare la spinta per risollevarsi e ricominciare ad andare avanti. Lo Sferisterio per i Sibillini vuole dare voce alla terra marchigiana e alla sua gente, che vuole rimettersi in cammino.
L’agenzia di comunicazione Marvel Adv in collaborazione con lo chef stellato Errico Recanati del Ristorante Andreina lanciano Coraggio Marche: un sito di storytelling continuamente aggiornato con foto e informazioni sulla situazione delle piccole aziende che rappresentano le eccellenze del territorio colpite dal sisma e che si trovano in difficoltà. L’idea è di dare visibilità alle aziende con un prodotto di alta qualità ma che da soli non avrebbero la forza di poter comunicare e arrivare ad un pubblico selezionato e mirato. Infatti, tramite la rete di colleghi e di associazioni di cui fa parte lo chef Recanati insieme anche al lavoro di comunicazione sul web della Marvel Adv, si potrà dare voce ad aziende che stanno rischiando di perdere tutto e scomparire. Aziende, però, che rappresentano la biodiversità e l’eccellenza del nostro territorio: senza di loro le Marche e il cuore dell’Italia sarebbero molto più aride di quanto non lo siano già ora che il terremoto ha distrutto così tanto patrimonio culturale.
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LO SFERISTERIO PER I SIBILLINI
84 CHEMAGAZINE! Foto di Valentina Cenni
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GIOCARE CON IL PIANOFORTE Domenica 23 luglio, Stefano Bollani arriva in Arena con un concerto che attraversa i generi musicali e che trasforma il palcoscenico in un laboratorio ludico
Musica come enorme gioco da re-inventare in continuazione, da solo o insieme ad altri. Stefano Bollani è il protagonista del concerto Piano Solo allo Sferisterio di domenica 23 luglio, ore 21, che completa il primo weekend musicale del Macerata Opera Festival, dopo il debutto delle nuove produzioni Shi (Si faccia), Turandot e Madama Butterfly. Bollani, pianista di raro eclettismo e grande versatilità, rappresenta un’espressione particolarmente attuale della musica d’oggi, per la sua vocazione di attraversamento dei generi – dal repertorio classico al jazz – e di trasformazione dal vivo delle più diverse fonti d’ispirazione, nel corso di performance sempre estremamente coinvolgenti. Concepisce il palcoscenico come un luogo d’apprendimento terapeutico, come dice lui, «più conveniente di uno psicanalista». Il pianista italiano cerca stimoli ovunque, nella musica del passato come anche (e soprattutto) del presente, ponendo una particolare attenzione sull’attimo. Insieme al bassista Jesper Bodilsen e al batterista Morten Lund, da 12 anni, cerca il modo di far vivere al pubblico lo stesso divertimento che provano loro ogni qual volta le voci dei loro strumenti si uniscono. Bollani celebra la forma-canzone fianco a fianco con Caetano Veloso e Hector Zazou, ma anche insieme a noti conterranei quali Irene Grandi, Fabio Concato, Elio e le Storie Tese. Quando non suona, scrive libri o inventa spettacoli teatrali come Primo Piano,
con la Banda Osiris e La regina dada, scritto e interpretato insieme a Valentina Cenni, che oltre a essere una meravigliosa attrice è la donna che vive al suo fianco. In radio, complice quel geniaccio di David Riondino, ha dato vita al Dottor Djembè, onnisciente musicologo che ha sparso semi di ironia e sarcasmo per svariati anni dai microfoni di RAI Radio 3. In tv, dopo l’esperienza alla corte di Renzo Arbore, si è lanciato per Rai3 in jam-session di parola e musica in due stagioni del suo Sostiene Bollani. Piano Solo, più che un tradizionale concerto al pianoforte, è un omaggio all’arte dell’improvvisazione. Nel momento in cui Stefano Bollani sale sul palco per il suo “one man show”, tutto può accadere. Non esiste nessuna scaletta, nessun programma di sala a cui aggrapparsi per seguire il succedersi dei brani. Lo spettatore è trascinato in un’avventura ogni sera diversa, un viaggio a perdifiato attraverso orizzonti musicali solo apparentemente lontani. Si può passare così da Bach ai Beatles, da Stravinskij ai ritmi brasiliani, con improvvise incursioni nel pop o nel repertorio italiano degli anni Quaranta. In questo vero e proprio flusso di coscienza musicale, il riso e l’emozione si mescolano. Una sola cosa è certa! Alla fine del concerto sarà il pubblico a decidere il bis. Bollani diligentemente segna ed esegue sul momento i pezzi richiesti: un medley imprevedibile in cui il virtuosismo si mescola all’irriverenza.
SIMONELLI GROUP INNOVAZIONE NELLA TRADIZIONE DEL CAFFÈ Il teatro d’opera è tradizione, ma lo Sferisterio nell’ultimo mezzo secolo ha dimostrato che nel melodramma si può innovare senza far venir meno la suggestione della musica e del bel canto, espressioni di quell’italianità apprezzata nel mondo. Nuova Simonelli, nei suoi ottant’anni di storia, ha fatto la stessa cosa con la tradizione del caffè espresso e del cappuccino. Ha contribuito a diffondere in tutti i maggiori mercati internazionali queste due bevande, tipiche del costume italiano, facendosi azienda ambasciatrice della cultura del caffè attraverso la continua innovazione delle sue macchine per espresso. Tradizione e innovazione, cultura e tecnologia. Sono questi i binari su cui corrono le macchine per caffè prodotte a Belforte del Chienti. Una storia che si ripete sin dal 1936; da quella prima macchina costruita da Orlando Simonelli a Cessapalombo nell’anno d’inizio dell’attività che, per i suoi caratteri allora già innovativi, è stata recentemente indicata dall’Istituto per l’Enciclopedia Treccani tra i 90 oggetti emblema della storia del design italiano e dell’eccellenza della produzione manifatturiera del nostro Paese. L’attenzione alla ricerca per coniugare tecnologia e qualità, senza trascurare la tradizione dell’industria italiana delle macchine per caffè, ha portato anni fa Nuova Simonelli all’acquisizione di Victoria Arduino, storico marchio nato a Torino nel 1905 e famoso in tutta Europa già negli anni Venti del secolo scorso. Allo stile senza tempo di Victoria Arduino si è così associata l’elevata tecnologia testimoniata dai ventitré brevetti internazionali di Nuova Simonelli. Oggi Nuova Simonelli e Victoria Arduino sono due brand di Simonelli Group, realtà industriale fortemente radicata nel territorio maceratese. È qui che – grazie ad un patrimonio di risorse umane competenti e fortemente motivate, nonché in virtù di una fattiva collaborazione nella ricerca con le università di Camerino, Macerata, Ancona, l’Istao e Poliarte – viene progettata e realizzata l’intera produzione di macchine professionali per caffè, esportate in 121 Paesi di tutti i continenti attraverso una ramificata rete di vendita e tre sedi commerciali negli Stati Uniti d’America, a Singapore e in Francia. Macchine per caffè dall’accurato design e dalle elevate prestazioni si trovano nei maggiori aeroporti internazionali, in hotel e ristoranti delle più importanti capitali, nonché nei locali delle più famose catene che offrono caffè delle più pregiate qualità.
Musica, Nuova Simonelli
Theresia Victoria Arduino
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APERITIVI CULTURALI Gli Antichi Forni aprono le loro porte per ospitare una delle iniziative più amate del Festival OFF: gli Aperitivi Culturali. Da più di un decennio, gli incontri organizzati dall’Associazione Sferisterio Cultura, curati da Cinzia Maroni (foto in alto), avvicinano il pubblico a una comprensione più ampia e variegata dei melodrammi della stagione. La programmazione segue l’ormai consolidato format degli scorsi anni: alle ore 12, si comincia con l’appuntamento culturale insieme agli esperti per analizzare il tema del Festival e le singole opere in modo originale, poi si prosegue con l’aperitivo offerto dagli operatori maceratesi e dalle cantine del territorio. Quest’anno, le opere del cartellone sono state preparate a marzo con tre appuntamenti insieme ai musicologi Gabriele Cesaretti, Cristiano Veroli e Alberto Batisti che hanno spiegato Aida, Turandot e Madama Butterfly, riscuotendo un vasto successo tra il pubblico e la critica.
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La manifestazione di Sferisterio Cultura dà nuova voce all’opera, in compagnia di esperti, vino e buon cibo
Gli Aperitivi Culturali sviluppano il tema di questa edizione: Oriente. Il primo incontro estivo del 20 luglio, in concomitanza con la prima di Shi, vede il direttore della Sagra Musicale Umbra Alberto Batisti affrontare il rapporto tra i gesuiti e la musica in compagnia del compositore Carlo Boccadoro e della regista Cecilia Ligorio. Nelle mattinate delle prime (21, 22 e 30 luglio), i tre musicologi Enrico Girardi, Angelo Foletto e Carla Moreni
Dall’alto a sinistra in senso orario: Carla Moreni, Cesare Catà, Massimo Donà, Enrico Girardi, il momento enogastronomico, Cinzia Maroni con il direttore artistico Francesco Micheli, il Sovrintendente Luciano Messi e il presidente dell’Associazione Arena Sferisterio Romano Carancini, Angelo Foletto
si affiancano ai registi dei tre allestimenti in programma: Ricci/Forte (Turandot), Nicola Berloffa (Madama Butterfly) e Francesco Micheli (Aida). Il 28 luglio, Marco Mellone, esperto di Diritto comparato, si lascia suggestionare dal libretto di Giacosa e Illica per parlare del tema dei rapporti matrimoniali tra persone di paesi diversi. Nella mattinata successiva, Adriano Fabris, ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa, approfondisce il rapporto di Puccini con la cultura e la musica orientale. Il 4 agosto il filosofo Andrea Panzavolta si concentra sulla questione dell’enigma partendo da Turandot e passando per Edipo e Omero. La scrittrice Giulia Caminito e la direttrice del Festival Popsophia Lucrezia Ercoli ripercorrono l’avventura di una famiglia italiana nel corno d’Africa nell’appuntamento
del 5 agosto. La prima domenica di agosto, Massimo Donà, ordinario di Metafisica e Ontologia dell’Arte all’Università San Raffaele di Milano, ci presenta le suggestioni della filosofia orientale nell’arte dei grandi pittori del Novecento. L’11 agosto, il filosofo Cesare Catà si concentra sulla morte rituale dell’eroe, da Radamès a Mishima, a partire dall’harakiri di Madama Butterfly. Pierfrancesco Giannangeli, esperto di teatro, si occupa invece del personaggio di Butterfly sotto un punto di vista pirandelliano, nella mattina del 12 agosto. La chiusura degli Aperitivi Culturali del 13 agosto è riservata al direttore artistico Francesco Micheli per un bilancio stagionale con l’incontro Occidentali’s Karma. Ospite d’eccezione allo Sferisterio e agli appuntamenti di Sferisterio Cultura, Stefano Bollani il 23 luglio.
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IL TAOISMO TOSCANO
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APERITIVI CULTURALI 29 LUGLIO
All’appuntamento del 29 luglio, Adriano Fabris approfondisce il rapporto tra Puccini e la cultura orientale, con un focus sul compositore lucchese e la filosofia del Tao Il 29 luglio, Adriano Fabris (foto) sale sul palco degli Antichi Forni con Il Tao di Puccini, un incontro sul tema del rapporto stretto del compositore lucchese con la cultura e la musica orientale, aspetto poco trattato della sensibilità pucciniana. Nel quadro della 53ª edizione del Macerata Opera Festival, l’ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa approfondisce nel suo appuntamento degli Aperitivi Culturali il legame tra Puccini e l’Oriente, terra affascinante e oggetto delle più elaborate speculazioni. «Tutto ciò che era esotico, avventuroso, attraeva Puccini: pensiamo all’America della Fanciulla del West. Era l’aria dell’epoca. A cavallo tra Ottocento e Novecento, a seguito delle imprese coloniali, l’Europa era ormai aperta all’Asia e all’Africa, e alle loro culture - spiega il Professore -. Quello tra Puccini e l’Oriente è certamente un legame di attrazione, di curiosità, che si mantiene costante nel tempo. Lo dimostra il fatto che Madama Butterfly è del 1904 e Turandot del 1920». Fabris si concentra sul Tao, il principio che nella filosofia orientale dà origine al cosmo: «Il Tao, la ‘via’ o ‘sentiero’, indica molto schematicamente il modo di ottenere il proprio sviluppo spirituale distaccandosi da ciò che è mutevole e raggiungendo così l’unità con il Tutto. Proprio nella Turandot il Tao è citato da Ping, Pong e Pang, i quali dicono a Calaf che il suo impegno per conquistare l’algida principessa è inutile. Infatti: ‘Turandot non esiste! Non esiste che il niente nel quale ti annulli!
… Non esiste che il Tao’. È certo un modo particolare, nichilistico, di intendere il Tao quello suggerito dal libretto di Adami e Simoni. Ma è indicativo di come veniva visto l’Oriente da parte di un Occidente attivo, propositivo, tecnologico». La visione del continente asiatico è infatti ormai completamente cambiata, spiega Fabris: se ancora fino a qualche decennio fa l’Oriente era un’immagine, un sogno di esotismo, come anche un’espressione di parametri diversi concernenti mentalità, linguaggi e culture; oggi, nel mondo globalizzato, la situazione si è totalmente rivoluzionata attraverso i prodotti tecnologici che hanno fatto dell’Oriente una complessa economia crescente. L’ordinario di Filosofia morale sottolinea nel suo intervento un insegnamento del taoismo che potrebbe essere utile agli occidentali: «Bisognerebbe forse prendere un po’ meno sul serio i dettagli, e tutto ciò che cambia vorticosamente nelle nostre vite, per concentrarsi su ciò che è essenziale, su ciò che conta veramente. In realtà questo è un aspetto su cui ha insistito e continua a insistere anche la filosofia occidentale, nelle sue varie forme. Dobbiamo solo recuperarlo». C’è un’ultima suggestione oggetto di indagine per Fabris nell’evento del 29 luglio: «Anche l’Oriente, a causa degli effetti della globalizzazione, ha bisogno di recuperare la sua anima, la sua tradizione, la sua identità. Potrà aiutarlo in ciò l’Occidente?». M. V.
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CENTO MECENATI TRA I MIGLIORI PROGETTI DI PARTNERSHIP CULTURALE IN ITALIA
Cento Mecenati, il progetto prosegue con successo. Dopo la fortunata prima esperienza dello scorso anno, anche nel 2017 sono cento i donatori che hanno scelto di sostenere lo Sferisterio. Ancora una volta la società civile, le aziende, le associazioni, le istituzioni mostrano la vicinanza e l’attaccamento alla stagione lirica. Il progetto dei Cento Mecenati ha subito mostrato la sua alta valenza ricevendo, lo scorso maggio, la menzione speciale del Premio Cultura + Impresa 2016, nella categoria Art Bonus. Il concorso, alla quarta edizione, è dedicato ai migliori progetti di partnership in campo culturale sviluppati in Italia nel 2016 ed è diviso in quattro In alto il presidente dell’Associazione Arena Sferisterio Romano Carancini con Marco Meldolesi, past president del Club Rotary di Macerata, qui sopra Elisabetta Pierucci e Pamela Lattanzi (delegata Unimc) mostrano la medaglia del Premio Rotondi
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sezioni: Sponsorizzazione e Partnership nella Cultura, Produzione culturale d’Impresa, Fondazioni d’Impresa e Art Bonus in Italia. Il Premio, promosso dall’omonimo Comitato non profit fondato da Federculture e The Round Table, è oggi considerato il principale osservatorio in Italia intorno a queste dinamiche, ed è finalizzato a individuare e valorizzare le migliori collaborazioni tra il mondo pubblico e privato nella Cultura. Oltre al premio istituito da Federculture, c’è anche il Premio Rotondi Speciale Mecenatismo: venti mecenati scelti simbolicamente in tutta Italia tra i 3.941 singoli cittadini e imprese che hanno risposto all’appello della legge sull’Art Bonus, voluta dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Ben cinque mecenati sono dello Sferisterio, individuati per le motivazioni che li hanno portati ad effettuare una donazione a favore della stagione lirica: Elisabetta Perucci, figlia dello storico sovrintendente Carlo Perucci che resse l’Arena fino al 1986, ed autrice di un volume storico su quelle stagioni, l’Università di Macerata, Irene Manzi, lo Studio Tartuferi e Paolo Serpilli. Grazie ai Cento Mecenati, lo Sferisterio è riuscito a trovare una nuova fonte di sostegno che parte dai privati e che si affianca alla crescita degli sponsor, della biglietteria e dei proventi da attività collaterali. Tutto questo fa sì che oggi il bilancio dello Sferisterio sia composto per il 55% da entrate proprie e solo per il 45% da contributi pubblici. L’adesione ai Cento Mecenati avviene attraverso la normativa di Art Bonus, ovvero lo strumento creato dal Governo per favorire il sostegno dei privati al finanziamento della cultura che prevede agevolazioni fiscali del 65% in tre anni. Chi decide di sostenere lo Sferisterio con 1000 euro, ne recupera 650 sotto forma di credito d’imposta. Come lo scorso anno, superati i primi cento aderenti, gli altri attenderanno l’uscita di qualcuno (il rinnovo annuale è facoltativo). Il contributo allo Sferisterio può essere versato sia come persona fisica, sia come azienda o associazione.
Lo Sferisterio è riuscito a trovare una nuova fonte di sostegno che parte dai privati e che si affianca alla crescita degli sponsor, della biglietteria e dei proventi da attività collaterali
In alto Alfio Caccamo con la consorte, qui sopra Luciano Messi
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MAURIZIO MOSCA: «QUANTO È BELLA LA NOSTRA ARENA»
Grazie al suo sostegno è stato creato l’archivio online del teatro, un museo digitale dove ripercorrere le stagioni liriche del passato, dalla prima nel lontano 1921 Non c’è mai fine all’amore di Maurizio Mosca (nella foto con Francesco Micheli) per lo Sferisterio. Da più 40 anni, ‘Momo’ sostiene l’arena maceratese con grande sentimento, da quando nel 1971 esordì ne Il trovatore come comparsa. Dalle fila dell’esercito che va ad ammazzare Manrico, Mosca è arrivato a diventare uno degli imprenditori più apprezzati del settore sanitario, mantenendo vivo il profondo legame che lo lega alla sua città natale e al suo fiore all’occhiello: lo Sferisterio. «Lo Sferisterio è Macerata, e tutto quello che è Macerata per me è importante. Un buon maceratese che ha avuto fortuna nella vita, deve ripagare la sorte sostenendo le cose belle come la nostra Arena. Lo Sferisterio appartiene alla cittadinanza, dobbiamo convincerci di questo. Bisogna dare una mano a questa realtà, che ci è stata data dai nostri concittadini del passato e che dobbiamo passare alle future generazioni, perché fa parte della nostra identità di ‘pistacoppi’». A Mosca si deve l’iniziativa di aver creato l’archivio online del teatro, un museo digitale dove ripercorrere le stagioni liriche del passato, dalla prima nel lontano 1921 fino a quella dello scorso anno. Come anche la mostra in occasione del cinquantenario dello Sferisterio, che per la prima volta ha raccolto il materiale
di scena, fotografie, costumi in un viaggio nel cassetto della memoria delle stagioni passate. Per non parlare poi del supporto dato nel momento della ricerca dei Cento Mecenati, un progetto di azionariato collettivo fatto con i cittadini per sostenere un teatro costruito e voluto per i cittadini, che si è meritato una menzione speciale per il Premio Cultura + Impresa. La missione dei mecenati è quella di proiettare nel futuro l’eccellenza culturale dello Sferisterio, emulando quanto fatto dai Cento Consorti quasi duecento anni fa. Aspettando con trepidazione la sempre amata Aida, ‘Momo’ ci tiene a ricordare che tutti possono sostenere l’arena maceratese: «C’è un’ascesa dello Sferisterio in termini di programmazione e bisogna dare il proprio contributo, qualunque sia, perché continui a crescere in futuro. Basta soltanto comprare un biglietto e andare a passare una bella serata in un luogo che merita di essere vissuto e che dobbiamo, da maceratesi, sentire sempre più nel nostro cuore». Tutto questo per dimostrare la storia d’amore tra Mosca e lo Sferisterio, una realtà da proteggere che – secondo l’imprenditore – riesce a dare spazio e formare artisti e tecnici, specialmente giovani, mantenendo i propri bilanci in equilibrio.
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GIOVANNI FABIANI MECENATE DELLO SFERISTERIO
Giovanni Fabiani riceve una serigrafia di Trubbiani dal presidente dell'Associazione Arena Sferisterio Romano Carancini come riconoscimento per il sostegno offerto alla stagione lirica
Il fondatore del calzaturificio fermano, oggi punto di riferimento del made in Italy, rinnova il suo sostegno per la Stagione 2017 La 53ª edizione della stagione lirica maceratese rinnova il vincente sodalizio con Giovanni Fabiani, fondatore negli anni ’70 del calzaturificio fermano diventato punto di riferimento del made in Italy. Nel corso delle edizioni operistiche, Giovanni Fabiani è stato sostenitore, world sponsor e infine Mecenate, dando un forte supporto all’iniziativa di azionariato collettivo lanciato lo scorso anno dallo Sferisterio. «L’Italia nel mondo è opera, lirica e moda. Ho sentito subito mia questa collaborazione con il Macerata Opera Festival e mi sembra un connubio perfetto. È una partnership che ha permesso alle due realtà di vincere il Premio Cultura + Impresa fondato da Federculture». È un matrimonio felice quello tra Giovanni Fabiani e lo Sferisterio, che si fonda su un sincero coinvolgimento: «Questa collaborazione mi sta molto a cuore. Ho rinnovato il mio nuovo ruolo da Mecenate perché, oltre agli aspetti commerciali, mi interessano quelli artistici e storici dell’Arena». Oltre ad essere stato il primo nel progetto dei Cento Mecenati attraverso l’Art Bonus, Giovanni Fabiani ha finanziato diversi progetti ed iniziative nel corso degli anni.
Nel 2015, in occasione dell’Anno Incrociato del Turismo Italia-Russia, l’Ambasciata Italiana in Russia e il Consolato Generale d’Italia hanno rilasciato gratuitamente i visti ai cittadini russi in possesso dei biglietti per lo Sferisterio, operazione resa possibile grazie alla profonda conoscenza che l’azienda ha del panorama russo e che si è sviluppata con una esclusiva ‘luxury experience’. Altra importante iniziativa, la masterclass su dizione e stile delle opere italiane tenuta due anni fa dal direttore artistico Francesco Micheli e dal Maestro Nicola Giuliani al Teatro Bolshoi di Mosca. «Lo Sferisterio è un gioiello prezioso per le Marche e, da marchigiano, sento il dovere di sostenerlo per la grande piattaforma internazionale che rappresenta nel mondo della lirica e della cultura». Giovanni Fabiani ha dedicato oltre quaranta anni di attività e ricerca alla moda made in Italy e ne è diventato un esempio nel mondo per l’eleganza dei sui prodotti. Il suo zelo nella valorizzazione e promozione delle attività artistiche dello Sferisterio in ambito nazionale e internazionale non può che aggiungersi alla sua già acclamata industria calzaturiera.
da
e
e Felicità è: una
Casa
con dentro
le cose che ami Raccolta Punti
dal 15 giugno al 9 settembre 2017
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GLI AMICI DELLO SFERISTERIO COME ADERIRE ALL’ASSOCIAZIONE
Il gruppo si propone di suscitare e sviluppare l’interesse per la musica e per il teatro musicale, sostenendo, supportando e integrando le attività dello Sferisterio
Dal dicembre scorso, gli Amici dello Sferisterio si sono costituiti come associazione culturale. Il gruppo di persone appassionate dell’opera e dell’Arena maceratese che negli ultimi due anni hanno vissuto da vicino il rapporto con la stagione lirica, ha deciso di fare un ulteriore passo in avanti. «L’idea è nata dall’esigenza di voler dare un senso all’esistenza del gruppo creato nel 2014 in occasione del cinquantesimo anniversario della Stagione Lirica - afferma la presidente Lucia Rosa - e dopo un primo confronto con il direttore artistico Francesco Micheli e con il sovrintendente Luciano Messi». Il direttivo dell’associazione è tutto al femminile: Serenella Pagnanini (vicepresidente), Michela Mariucci (segretario/tesoriere), Eleonora Sperandini e Grazia Di Petta (consiglieri). L’Associazione Amici dello Sferisterio si propone, attraverso un’azione volontaria dei propri aderenti, di suscitare e sviluppare l’interesse per la musica e per il teatro musicale sostenendo, supportando e integrando le attività dello Sferisterio, anche con specifiche iniziative proprie, individuate di intesa con gli enti organizzatori. Tra gli scopi: promuovere attività propedeutiche alla conoscenza e all’approfondimento sia delle opere in programma
allo Sferisterio, sia del mondo dell’opera lirica in generale; favorire la conoscenza della storia dello Sferisterio, valorizzare e promuovere il Teatromonumento nella sua complessità; contribuire alla diffusione della musica in genere e del teatro musicale attraverso scambi con altre associazioni ed enti musicali presenti sia sul territorio sia fuori Regione. Per raggiungere questi obiettivi l’Associazione organizzerà e promuoverà incontri, mostre, convegni, viaggi; gestirà attività di accoglienza in occasione di manifestazioni di rilievo; attiverà relazioni con altre realtà del settore per scambi culturali e instaurerà rapporti di collaborazione con enti che perseguono le stesse finalità. «Vogliamo offrire il nostro contributo - conclude Rosa - senza sovrapporci alle iniziative estive organizzate dallo Sferisterio, quindi principalmente nei mesi più freddi, quando l’attività artistica è ferma, mentre durante la Stagione incentreremo la nostra attività sull’accoglienza e daremo la nostra disponibilità a supportare l’Ente in quegli ambiti dove sarà necessaria una presenza e un aiuto. L’Associazione è aperta a tutti, chi vuole può contattarci per farne parte, scrivendoci a amicidellosferisterio@gmail.com».
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1967: L´OPERA TORNAVA ALLO SFERISTERIO E NASCEVA SAPIENTINO Clementoni festeggia con il Macerata Opera Festival i 50 anni del brand Sapientino. L’impresa, nata a Recanati nel 1963, celebra il fondatore Mario Clementoni e la sua intuizione che portò in Italia un prodotto fino ad allora sconosciuto: Sapientino, il gioco educativo per eccellenza. Da sempre, l’azienda fa giocare bambini di tutte le età, ponendosi l’ambizioso obiettivo di supportarli nel delicato processo di sviluppo psicofisico, attraverso il linguaggio che conoscono meglio e che è la loro naturale forma di espressione: il gioco. Arrivò così al signor Mario, nel 1967, mentre si stava allacciando le scarpe, l’idea di un gioco basato sull’associazione di due spinotti che potesse aiutare i bambini ad ‘imparare giocando’, un concetto e una mission che tuttora caratterizzano tutte le attività dell’azienda. Il concetto di unire formazione a divertimento è un aspetto comune sia a Clementoni che allo Sferisterio, entrambi capaci di coniugare le teorie didattiche più moderne con la tecnologia più evoluta grazie a una competenza acquisita nei loro 50 anni di attività. Il gioco con Sapientino diventa un elemento di sperimentazione che permette al bambino di apprendere, per questo Clementoni lavora da sempre a progetti in collaborazione con il mondo della scuola e per festeggiare il cinquantennale del brand organizzerà eventi e manifestazioni per i consumatori che da sempre riconoscono il ruolo educativo di Sapientino e vedono in lui quell’amico che da mezzo secolo affianca i nostri bambini e li accompagna nel loro percorso di crescita.
Stefano Clementoni
COMET FESTEGGIA IL SUO ANNIVERSARIO IN ARENA
Franco Cossiri
L’azienda di distribuzione di materiale elettrico celebra importanti traguardi dell’attività con una serata, il 5 agosto, dedicata ai soci e alle famiglie. Nel ricordo sempre vivo di Umberto Mancigotti
In contemporanea al cinquantenario della riapertura dello Sferisterio, la RemaTarlazzi S.p.A. e il Gruppo Comet celebrano grandi anniversari. L’azienda di distribuzione materiale elettrico con sede a Macerata festeggia il primo decennio di attività dopo la fusione delle due società storiche del settore, la Rema e la Tarlazzi, nate rispettivamente nel 1967 e nel 1925. La costituzione della RemaTarlazzi, con lo slogan Uniamo le nostre energie, nasce dall’esigenza crescente di dare risposte sempre più qualificate al mercato dell’installazione e dell’industria. L’azienda vanta 25 punti vendita fra Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio e Molise, 13 showroom di illuminazione e oltre 50.000 articoli gestiti a stock e in pronta consegna. Il Gruppo Comet, la prima realtà interamente italiana formata da distributori di prodotti per l’installazione elettrica, festeggia i cinquant’anni dalla fondazione. Gli oltre 130 punti vendita del Gruppo effettuano una copertura capillare dell’area Centro-Nord dell’Italia, assicurando alla clientela un servizio personalizzato e tagliato su misura, grazie anche ai rapporti commerciali sviluppati con i produttori primari nazionali e internazionali. In occasione di questi anniversari, il board aziendale - Franco Cossiri, Dino Azzanesi, Mauro Mancigotti, Bruno Renzoni e Orlando Barbaccia - organizza una serata, sabato 5 agosto, dedicata a tutti i soci e alle loro famiglie per un momento di convivialità e riposo: prima della recita di Aida allo Sferisterio, visita guidata a Palazzo Buonaccorsi con cena a buffet. È un’opportunità per l’azienda di dare un segno di vitalità, dopo il sisma dello scorso ottobre, per il territorio e per i suoi dipendenti, a cui sarà dedicata una festa il prossimo 10 settembre – una tradizione iniziata da Virgilio Cossiri. È un modo anche di ricordare e onorare Umberto Mancigotti, venuto a mancare lo scorso 17 giugno; un uomo discreto, orgoglioso dell’azienda, di grande umanità, rispetto e fiducia nelle relazioni con i collaboratori interni, i clienti e i partner esterni, ma anche di stima e di amicizia personale. Sentimenti che rimangono nel cuore delle tante persone che hanno avuto occasione di conoscerlo e di frequentarlo.
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EUROSUOLE, CAMPIONE DI SOLIDARIETÀ
Germano Ercoli sul palco dello Sferisterio, nel 2016, consegna la sua donazione a Medici senza Frontiere, charity partner della scorsa stagione
Dopo aver affiancato il Festival negli ultimi tre anni nelle vesti di charity partner sostenendo le cause sociali, nel 2017 l’attenzione viene rivolta alle persone che hanno perso tutto con il terremoto L’impegno dello Sferisterio per la ricostruzione del territorio dopo il sisma dello scorso ottobre incontra l'azione che Eurosuole sta svolgendo alacremente e silenziosamente dalla fine del 2016. L’azienda di Civitanova Marche, rappresentata da Germano Ercoli, da tre anni collabora con l’Arena distinguendosi nel supporto ai gala ideati da Francesco Micheli per le cause sociali sostenute dal Macerata Opera Festival. Il campione di solidarietà e patron di Eurosuole ha partecipato in modo concreto alla realizzazione di molte attività: nel 2014 e nel 2015, le serate Festa per Anita, Nutrire l’anima, festa marchigiana da Sesto Bruscantini a Giacomo Leopardi, due momenti celebrativi del progetto di promozione dei geni e talenti locali. Lo
scorso anno, l’azienda calzaturiera ha contribuito allo spettacolo Medea, da Cherubini a Pasolini. In queste tre occasioni, Eurosuole ha dimostrato la sua devozione filantropica e culturale nelle vesti di charity partner sostenendo le cause sociali di ActionAid (2014), della Lega del Filo d’Oro (2015) e di Medici Senza Frontiere (2016). Nel 2017 l'azienda si sta concentrando nel sostegno ai Comuni maceratesi colpiti dal terremoto. L'ultimo in ordine cronologico, lo scorso 2 giugno, è stato il Comune di Muccia a cui Ercoli ha pregato di devolvere i regali degli oltre 300 ospiti presenti alla festa dei suoi 70 anni. Un compleanno all’insegna della generosità, su iniziativa dello stesso patron dell’azienda civitanovese, per fare un regalo ai cittadini
di Muccia; un gesto di grande solidarietà che ha dimostrato profonda attenzione nei confronti delle persone che hanno perso tutto con il terremoto; un modo per non dimenticare e fare qualcosa concretamente. La generosità di Ercoli - che già nel 2012 aveva contribuito alla ricostruzione di Medolla (terremoto dell'Emilia) e che spesso balza agli onori della cronaca per i dividendi che condivide con tutti i collaboratori dell'azienda -, incontrerà quest'anno lo spettacolo Lo Sferisterio per i Sibillini, una serata nel comune di Pieve Torina dove il Macerata Opera Festival si sposta il 10 agosto per una maratona notturna di parole e musica, insieme all'Orchestra Regionale delle Marche all’associazione Coraggio Marche e allo chef stellato Errico Recanati.
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50
anni fa
I lavori allo Sferisterio per permettere l’allestimento delle due opere
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Abbiamo voluto dare un’occhiata a com’era lo Sferisterio nel 1967, anno della ripresa della stagione lirica. Grazie alla disponibilità del personale della Biblioteca comunale Mozzi Borgetti siamo andati a ricercare le foto dell’epoca, alcune inedite, in grande parte scattate dall’ing. Paolo Calogero. Ecco come si presentava l’Arena maceratese 50 anni fa, potete vedere i lavori di costruzione del palco, quindi l’allestimento delle scene e infine gli scatti delle due opere andate in scena con grande successo: Otello con Mario Del Monaco e Aldo Protti e Madama Butterfly con Antonietta Stella e Nicola Tagger. In questa Butterfly recitò, nel ruolo di Sukuzi, anche Anita Caminada, mezzosoprano, moglie di Carlo Perucci, colui che con coraggio e intraprendenza riuscì a riportare l’opera allo Sferisterio. Perucci diresse il Teatro maceratese fino al 1986, portando a Macerata tutte le grandi stelle della lirica.
Qui sopra Aldo Protti e Mario Del Monaco e scene di Otello e Madama Butterfly durante le rappresentazioni. Qui accanto la Madama Butterfly in costruzione
Progetto e organizzazione:
Ideazione e realizzazione:
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TIPICITÀ, IL GRANDE TOUR DELLE MARCHE IN 28 EVENTI Il modo migliore
al Verdicchio a Matelica e a Montecarotto, ma anche al tartufo di Acqualagna e al polentone di Piobbico. Pollenza propone la manifestazione del restauro e del mobile antico, mentre Montappone la Festa del cappello. Altri appuntamenti in programma: a Monte Urano, con la calzatura, ad Ascoli Piceno, con Ascoliva, a Castignano con Templaria, a Senigallia con Pane Nostrum e a Castelfidardo con il Premio Internazionale della Fisarmonica. Nell’autunno marchigiano spazio anche allo stoccafisso di Porto Sant’Elpidio, ai sapori del bosco di Acquasanta Terme, alla mela rosa dei Sibillini di Montedinove e alla cicerchia di Serra de’ Conti. Tutte le informazioni per godere al meglio l’esperienza Marche sono reperibili nella piattaforma www.tipicitaexperience. it, con pacchetti turistici appositamente concepiti, proposte di shopping aziendale e la possibilità di costruire il proprio “menù” di viaggio personale. Info: 0734.225237; segreteria@tipicita.it; www.tipicitaexperience.it.
GLI APPUNTAMENTI PER GUSTARE LA REGIONE AL PLURALE! Con il Grand Tour “l’esperienza Marche” diventa interattiva perché l’ospite si trova coinvolto attivamente nelle iniziative che, per un semestre, animano il territorio regionale, facendo gustare a pieno, con tutti i sensi, la Tipicità Experience. Un’innovativa piattaforma digitale dedicata, una rete di servizi a terra che consentono la visita “tailor made”, un percorso a tappe in oltre 20 eventi autentici, sono gli ingredienti di una proposta già sperimentata con notevole successo. Ce ne sarà per tutti i gusti: dai suadenti sapori adriatici alle acque cristalline dei fiumi di montagna nei quali vive la trota, fino ai mitici Sibillini, dove si coltiva la profumatissima mela rosa. Iniziative dedicate anche alla tradizione del brodetto, nonché a quella dello stoccafisso; eventi speciali per il signore dei vini marchigiani, sua maestà il Verdicchio, e per tanti altri vanti della gastronomia regionale, dall’oliva al prezioso tartufo. Non solo cibo, nel Grand Tour, ma anche tanta sapiente manualità, ossia quella geniale creatività che rende le Marche una vera e propria fucina di alto artigianato e di raffinato fashion. Eventi dedicati al restauro e all’artigianato artistico, al cappello e alla calzatura, ma anche ad un altro vanto dell’ingegno Made in Marche nel mondo: la fisarmonica! Info: www.tipicitaexperience.it Luca e Manu con la cargo-bike del Macerata Opera Festival
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economico marchigiano», precisa Nunzio Tartaglia, direttore generale di UBI-Banca Popolare di Ancona, che sottolinea come il grande valore aggiunto del Grand Tour è quello di creare una “forza di penetrazione” impensabile per le singole località e per i singoli eventi. Ce ne sarà per tutti i gusti: dalla trota di Sefro, a Tipicità in blu, con Ancona capitale della blue economy e… un mare di eventi, passando per il brodetto alla zafferanella di Porto Recanati e per quello in versione “rossa” di Porto San Giorgio. Il territorio fabrianese si presenta in versione turismo attivo con la Frasassi Wild Experience, mentre a Castelraimondo torna il rito dell’Infiorata del Corpus Domini. A Capodarco di Fermo appuntamento con il cinema dedicato al sociale, mentre Recanati propone In festa con Giacomo e Amantica. Dal 1° luglio, fino alla fine di agosto, eccellenze marchigiane in mostra a Fermo, con una serie di appuntamenti per conoscere le singole specialità. E poi ancora eventi, come quelli dedicati alla patata dei Sibillini a Palmiano, al merletto a Venarotta,
CHEMAGAZINE!
Il modo migliore per conoscere le Marche è viverle. Lo slogan scelto da ANCI e Tipicità per il Grand Tour delle Marche risuona dalle stalattiti e stalagmiti dei Frasassi fino ad Ancona, animato per l’occasione da amministratori, giornalisti e imprenditori provenienti da tutta la regione. «Il Grand Tour delle Marche -afferma Goffredo Brandoni, vicepresidente ANCI Marche - è il circuito di eventi promosso da Anci Marche e messo a punto dal team di Tipicità in occasione di EXPO 2015. Oggi è una realtà consolidata che conta ben 28 tappe in altrettante comunità locali». «Ripartiamo dagli oltre 250.000 visitatori dell’edizione 2016! - esordisce Angelo Serri, direttore di Tipicità, che ha specificato - «La novità di quest’anno è che ciascuno degli eventi diventa fruibile, a livello italiano ed internazionale, attraverso un’innovativa applicazione realizzata con un grande lavoro di squadra, che consente di costruire e poi acquistare un’esperienza di viaggio su misura». «Non si può prescindere dal turismo, parlando di sviluppo del sistema socio
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DUE CIGNI: LA CHEF ROSARIA MORGANTI MESCOLA L'ARTE DELLA CUCINA CON L'OPERA LIRICA
Una donna che racconta le protagoniste di Oriente attraverso l’arte della cucina. Rosaria Morganti, chef del ristorante Due Cigni – gestito insieme al cugino Sandro - mette a servizio dell’opera la propria esperienza e la professionalità di tre generazioni di cuoche, in questa estate maceratese. «È una passione che dura un secolo, tutto il Novecento. È nata con mia nonna - ci racconta la chef - Mia nonna cucinava, mia mamma cucinava e poi sono arrivata io, che ho imparato il mestiere assistendo mia madre ai fornelli». Se dovesse associare una ricetta a ognuna delle tre opere in cartellone, la signora Morganti ha pensato a dei piatti a dir poco originali. «Per Turandot, l’opera dei tre enigmi, ho immaginato tre elementi diversi che nell’insieme raggiungono l’armonia – anche se all’inizio pare impossibile unirli. Ho pensato un po’ fuori dalle righe: una panzanella con tartare di agnello e pesca saturnina. Madama Butterfly - un personaggio grandioso che sceglie di morire per concedere la libertà al proprio figlio - mi porta in Giappone invece, con la fioritura dei ciliegi. A quest’opera, assocerei una composta di polpo, completamente bianco ma rosato all’esterno (come i petali del fiore), abbinata a una salsa di soglia, con ciliegie. Di Aida, mi rimaneva tanto impressa la frase: ‘O cieli azzurri… o dolci aure native/Dove sereno il mio mattin brillò…/O verdi colli… o profumate rive…/O fresche valli… o queto asil beato’. Ho pensato che potesse essere d’ispirazione per un abbinamento vegetariano: una gelatina di succo di insalata con cetriolo coriandolo e un gelato di pomodoro verde. Un piatto che rimanda proprio a un anelito di freschezza». Oltre ad occuparsi dei rinfreschi del dopo opera a Palazzo Buonaccorsi, la chef lavora
Sandro e Rosaria Morganti
anche agli aperitivi in balconata, organizzati e promossi da IMT, prima dell’inizio degli spettacoli, dove gustare del buon cibo e del buon vino godendosi la vista sull’Arena
Il ristorante di Montecosaro preparerà le cene del dopo opera a Palazzo Buonaccorsi dopo i debutti del 21 e 22 luglio e gli aperitivi in balconata, prima dell’inizio degli spettacoli
e il panorama verde azzurro delle colline maceratesi. Seguendo il titolo della stagione operistica maceratese, la chef Morganti parla del rapporto tra l’Oriente e la sua cucina: «È un bacino culturale non indifferente. L’Oriente è qualcosa che c’è sempre nei mie piatti, per lo stile e per la piacevolezza di certi condimenti, che possiamo trovare anche nella stessa cultura mediterranea. C’è una potenzialità comune nella cucina orientale e quella nostrana. Prendiamo ad esempio la salsa di soglia; non è troppo lontana dalla nostra sapa.
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Oppure riflettiamo sul mondo delle spezie. L’Oriente è in un certo senso un modo, non di seguire la moda, ma di riscoprire la cultura greco-latina e la mediterraneità». La signora Morganti ci tiene a partecipare a un’edizione in cui le donne sono protagoniste dell’opera. Per lei, entrare allo Sferisterio è una tale emozione da paragonarla a un sbigottimento totale. «È uno spettacolo unico, che mi rapisce completamente – quasi non ricordo più chi sono». Da donna, la Morganti ammira le grandi figure femminili dei melodrammi, come anche la teatralità della musica. «Tra le protagoniste, sicuramente credo che Aida sia la più complessa. È più semplice amare Madama Butterfly, è più facile ritrovarsi in lei. Turandot, per la sua aria misteriosa, ha bisogno di più attenzione per essere compresa. Tutte e tre rappresentano perfettamente quello che è la donna: forza e dramma». Lo chef dei Due Cigni apprezza la scelta delle opere, fatta dal direttore artistico Francesco Micheli, e sostiene lo Sferisterio nella ricostruzione delle Marche dopo il terremoto dello scorso anno. «Che sia femminile o maschile, l’opera è un modo per amare le Marche e per venirle a visitare in questo preciso momento storico, in cui tutto sembra essere bloccato. L’arte dell’opera coinvolge e mi adopererò con la mia cucina per ridestare il giusto interesse che le Marche meritano».
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I CONCERTI DI Otto concerti e un musical in programma dopo la stagione lirica. Si parte il 20 agosto con i due componenti dei Radiohead, Thom Yorke e Jonny Greenwood, per concludere il sei settembre con un altro ospite internazionale: Morrisey. In cartellone anche Mamma mia
Accanto Mannarino (credits Magliocchetti) ed Ermal Meta (Luis-Condrò). Nella pagina accanto il musical Mamma mia (Gianluca Saragò), Niccolò Fabi e Massimo Ranieri
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Quest’anno, le date della rassegna di concerti dal vivo all’Arena maceratese, Sferisterio Live, è tutta da non perdere, con personaggi della musica internazionale e nazionale e con spettacoli da mozzare il fiato, unici nel loro genere. Quello di quest’estate è un programma in grado di soddisfare le esigenze variegate del pubblico di tutte le età e di tutti i gusti, che spazia dall’alternative rock alla musica cantautoriale, passando per il musical e la disco music. Organizzata e
3 SETTEMBRE
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22 AGOSTO
SFERISTERIO LIVE promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune in collaborazione con l’Associazione Sferisterio e l’Amat, la stagione concertistica si prospetta come una delle più dinamiche degli ultimi anni. Il 20 agosto, la grande apertura di Sferisterio Live è affidata a Thom Yorke e Jonny Greenwood dei Radiohead, i componenti più carismatici del famosissimo gruppo musicale inglese, per un concerto benefico dedicato al restauro e alla tutela del patrimonio artistico della regione marchigiana colpito dal sisma. Dopo le numerose, forti scosse di terremoto dell’anno scorso, Greenwood vuole porre l’attenzione sulle continue difficoltà della regione, con un concerto organizzato a favore del comitato a scopo benefico, ArteProArte. Si passa poi al musical Mamma mia, nella sua versione italiana firmata da Massimo Romeo Piparo, per la produzione di Paolo Conticini e Sergio Múñiz. Il 22 agosto va in scena il celebre musical con le canzoni degli Abba, portato al cinema da Meryl Streep, con un cast di oltre 30 attori, cantanti e ballerini. Il 25 agosto, il cantautore romano Alessandro Mannarino, vincitore della 20ª edizione di Musicultura, ritorna in Arena, dopo il successo di due anni fa, con Apriti cielo Tour dedicato al quarto album uscito nel gennaio scorso. Niccolò Fabi sale sul palcoscenico dello Sferisterio nella serata del 26 agosto per una delle tappe del suo nuovo tour Diventi Inventi
per raccontare dal vivo i suoi venti anni di percorso artistico e musicale. Altro grande ritorno a Macerata il 27 agosto per Renzo Arbore e l’Orchestra italiana, che uniscono in un solo spettacolo il nuovo e l’antico suono della canzone napoletana con voci appassionate e virtuosi assoli strumentali. Il 29 agosto è la volta di Gerardo Di Lella e Amii Stewart con uno spettacolo revival della musica degli anni Settanta, costruito ad hoc per lo Sferisterio; un omaggio a Donna Summer per i 5 anni dalla sua scomparsa. Sferisterio Live presenta un altro appuntamento con la canzone napoletana il 1 settembre insieme a Massimo Ranieri con il suo tour tratto dall’album Malìa – Napoli 1950 – 1960, un’avventura musicale che riscopre quel momento in cui la musica partenopea si è particolarmente e improvvisamente caricata di estate ed erotismo. La stagione concertistica continua il 3 settembre che vede protagonista Ermal Meta, vincitore del Premio della Critica Mia Martini all’ultimo festival di Sanremo. Il terzo classificato della sezione Big del Festival della canzone presenta dal vivo all’Arena maceratese il suo nuovo album, omonimo della canzone che lo ha reso celebre al pubblico nazionale: Vietato Morire. I biglietti per assistere a Sferisterio Live sono in vendita alla biglietteria dei teatri di Macerata (boxoffice@sferisterio.it) e nei circuiti online.
26 AGOSTO
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20 AGOSTO
THOM YORKE E JONNY GREENWOOD, UN CONCERTO IN OMAGGIO ALLE TERRE FERITE DAL SISMA È l’evento più atteso dell’estate maceratese, se non di tutte le Marche. Domenica 20 agosto, Thom Yorke e Jonny Greenwood, la voce e la chitarra solista dei Radiohead, salgono sul palcoscenico dello Sferisterio per un concerto di beneficenza, con l’obiettivo di raccogliere fondi destinati al supporto delle zone terremotate del sud delle Marche. L’annuncio dell’esclusivo concerto è stato dato durante il concerto del gruppo inglese a Firenze ed è stato confermato qualche giorno dopo. Un fuori programma della tournée mondiale dei Radiohead, organizzato in collaborazione con l’Associazione Sferisterio, l’Assessorato alla Cultura di Macerata e il promoter Indipendente, che dimostra la generosità di due artisti che mettono il proprio talento a servizio della collettività. Con questo concerto, Johnny Greenwood vuole porre l’attenzione sulle continue difficoltà del Maceratese, del Fermano e dell’Ascolano, colpiti lo scorso ottobre da numerose forti scosse telluriche. L’incasso del concerto è devoluto a favore del comitato ArteProArte, costituito nei mesi scorsi e voluto dallo stesso Greenwood, che agirà in
collaborazione con la Sovrintendenza della Regione Marche per sostenere il finanziamento per il recupero, il restauro e la tutela del rilevante patrimonio artistico del sud della regione centroitaliana, pesantemente danneggiato dal sisma. Tanta è l’attesa per i due membri dei Radiohead che sono bastati pochi minuti per riempire il teatro, che ha registrato un tutto esaurito record. I biglietti sono stati acquistati da appassionati da tutta Italia e persino da Paesi esteri europei - a testimonianza della fama mondiale degli artisti. Nel programma della serata, ci sarà una selezione di brani della rock band inglese con nuovi ed essenziali arrangiamenti, pensati appositamente per l’acustica dello Sferisterio, cornice ideale per questo tipo di eventi. Yorke e Greenwood sono i portavoce dell’affetto di chi vuole essere vicino ai marchigiani nel percorso di rinascita, che trova forza proprio in queste persone di grande umanità. Non possiamo, a nome dello Sferisterio, che ringraziare questi grandi artisti che hanno preso a cuore una causa che ci ha toccato personalmente e per cui continuiamo a batterci.
LA CANZONE NAPOLETANA NEL CUORE
Foto Ufficio stampa Daniele Mignardi Promopressagency
Renzo Arbore con la sua Orchestra Italiana salgono sul palcoscenico dello Sferisterio per far vivere al pubblico le emozioni della canzone napoletana. Dopo il tutto esaurito di due anni fa, lo storico presentatore di Quelli della notte e Indietro tutta! promette ai suoi spettatori uno spettacolo emozionante e divertente il prossimo 27 agosto. «Quando si torna in un luogo dove ci si è già esibiti, si deve bissare - dice Arbore - Anzi, bisogna fare un concerto più grande dell’ultimo». Felice di tornare allo Sferisterio - per lui posto magico che dà la possibilità di essere visto da tutti – il primo disc jockey italiano spiega che la musica oggi, come da sempre fa, deve allietare e confortare il pubblico, toccandone la sensibilità e giocando con l’ilarità. «Nella mia carriera, ho sempre voluto accoppiare la canzone al sorriso, perché il sorriso è un veicolo straordinario per fare arrivare messaggi, anche importanti». Da sempre appassionato di musica napoletana e jazz, Arbore vuole rivalutare la canzone italiana d’autore, secondo lui una delle più grandi nel mondo per testi ed originalità, non mutata dalle influenze estere, che ancora oggi rimane nell’ombra della musica classica più accademica. «Il mio compito è quello di sfatare il mito del Sono solo canzonette, come cantava Bennato; sono più di questo, sono brandelli di cultura elevatissima, quasi da dover essere studiati a scuola; sono dei tesori trascurati. Se non siamo noi i primi ad esportare all’estero la canzone italiana, nessuno ci aiuta». La canzone napoletana è uno dei generi che sta più a cuore ad Arbore, molto vicina al suo sentire, i cui testi sono paragonabili a vere e proprie poesie. «Non esistono al mondo melodie tanto belle quanto quelle delle canzoni napoletane. Per non parlare poi dei testi! Napoli ha vissuto e continua a vivere un periodo di creatività florido, di invenzioni poetiche e di melodie ineguagliabili» spiega il cantante foggiano, aggiungendo poi che gli italiani possiedono un’innata vena melodica e drammatica per la musica. Ormai da anni icona della radio e della televisione, Renzo Arbore ci svela il segreto di una carriera lunga e di successo: «Bisogna fare le cose con passione e non farsi fregare dalla popolarità o dai soldi. Quando rispetti le tue passioni, le soddisfazioni economiche arrivano». Il 27 agosto il “nonno dello swing” e l’Orchestra Italiana riempiranno lo Sferisterio delle note della canzone napoletana per un grande spettacolo che promette di divertire, emozionare e forse commuovere gli spettatori. M. V.
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27 AGOSTO
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29 AGOSTO
GERARDO DI LELLA E AMII STEWART Il 29 agosto, lo Sferisterio si prepara ad accogliere la musica dance degli anni Settanta con il concerto di Gerardo Di Lella e Amii Stewart - uno dei più creativi e versatili direttori d’orchestra italiani in tandem con una delle voci più conosciute della musica internazionale che con la celeberrima Knock on Wood, nel 1979 ha conquistato le classifiche di tutto il mondo. Lo show Dance Era ricorda, dopo 40 anni, il momento d’oro della dance music con la splendida voce di una delle regine di questo genere, progetto unico in Italia che trasforma lo Sferisterio nella capitale della disco con 22 elementi orchestrali (9 fiati, ben 6 cantanti, e doppia ritmica). La cantante americana, insieme alla Pop Orchestra, accompagna il pubblico in un percorso che segue la storia della musica dance: da Barry White a Gloria Gaynor, passando per i Village People. Lo spettacolo del 29 agosto è inoltre dedicato a Donna Summer, The Queen of Disco, con un emozionante medley dei suoi successi più toccanti, a cinque anni dalla sua scomparsa. «Vogliamo far rivivere al pubblico il ’77, anno della febbre del sabato sera» - dice il Maestro Di Lella - «presentando la dance music sotto una luce diversa, che la rivaluti per ciò che è veramente stata: un genere che ha ripreso e rinnovato le grandi formazioni orchestrali». L’obiettivo è quello di far ascoltare al pubblico la musica degli anni Settanta con un nuovo orecchio, valorizzando la scelta timbrica, la bellezza delle melodie, le voci del coro
(elemento essenziale in questo contesto), i fiati e le percussioni. Il Maestro Gerardo Di Lella ripropone l’atmosfera originale dei brani più celebri ed emozionanti degli anni Settanta, con una scaletta scatenata: Le Freak degli Chic, Cuba dei Gibson Brothers, Can’t Take My Eyes Off Of You dei Boys Town Gang, The Best Disco in Town di Ritchie Family e YMCA dei Village People. La voce della serata è quella di Amii Stewart, artista americana ormai da anni in Italia, protagonista di rilievo assoluto che rappresenta a pieno la disco music. «Cantare queste canzoni per me è come visitare dei vecchi amici - afferma la Stewart -. Nutro un’enorme stima per Donna Summer; le sue canzoni sono una più bella dell’altra». Vede gli anni Settanta, come un momento eccezionale per la musica, in cui tanti artisti e grandi orchestre, ballerini e costumisti, hanno lavorato insieme per creare un genere che è l’essenza della gioia e della vitalità. Non estranea allo Sferisterio, la Stewart è emozionata all’idea di tornare nell’Arena maceratese, uno dei palchi più belli che abbia mai calcato: «Ha una forza eccezionale. Non capisco perché gli italiani non ne parlino di più; non si rendono conto della bellezza che racchiude». Quella del 29 agosto si prospetta come una serata elettrizzante, un’occasione davvero unica per gli amanti della disco music. M. V.
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DATA
ORA E LUOGO
EVENTO
venerdì 7 luglio
ore 18 Magazzini UTO
lunedì 17 luglio
ore 21 Sferisterio
TURANDOT
martedì 18 luglio
ore 21 Sferisterio
MADAMA BUTTERFLY
mercoledì 19 luglio
ore 18 Biblioteca Mozzi Borgetti
giovedì 20 luglio
ore 12 Antichi Forni ore 18 Antichi Forni
Inaugurazione mostra
Tucci l’esploratore dell’Anima Anteprima giovani Anteprima giovani
sabato 22 luglio
ore 12 Antichi Forni
Laboratori per bambini
ore 21 Palazzo Buonaccorsi
Profumi d’Oriente e L’atlante di Kublai Kan
Suoni e parole verso Oriente
ore 21 Teatro Lauro Rossi
Aperitivi culturali
Musica e Gesuiti fra due secoli e tre continenti Conferenza
L’opera fra Oriente e Occidente
giovedì 3 agosto
Aperitivi culturali
Orientalismo fiabesco e italico melodramma
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 12 Antichi Forni
Kimono e Tailleur
ore 17 Parco di Villa Cozza
mercoledì 2 agosto
Inaugurazione mostra
EVENTO
ore 18 Palazzo Buonaccorsi
Le genti sono cortesi e affabili
ore 21 Teatro Lauro Rossi
venerdì 21 luglio
ORA E LUOGO
DATA
martedì 1 agosto
Aperitivi culturali
venerdì 4 agosto
sabato 5 agosto
Fiori musicali
Aperitivi culturali
ore 12 Antichi Forni
Sciogliere o sopportare l’enigma?
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 12 Antichi Forni
La grande A
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 17.30 Azienda Agricola Bisci
Mille e una Callas
Aperitivi culturali
Concerti in cantina
domenica 23 luglio domenica 6 agosto
lunedì 24 luglio martedì 25 luglio
mercoledì 26 luglio
ore 21 Palazzo Buonaccorsi
Aperitivi culturali
ore 12 Antichi Forni
Il mito dell’Oriente nell’Occidente al tramonto
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 17.30 Fattoria Le Terrazze
The quintet
Concerti in cantina
Da Oriente a Occidente: viaggio tra mente, corpo e spirito
Igor Sibaldi
ore 18 Palazzo Buonaccorsi
Laboratori per bambini
ore 21 Palazzo Buonaccorsi
Senza guida
Suoni e parole verso Oriente
ore 21 Teatro Lauro Rossi
lunedì 7 agosto
ore 21 Palazzo Buonaccorsi
martedì 8 agosto
giovedì 27 luglio
ore 21 Sferisterio
venerdì 28 luglio
ore 12 Antichi Forni
Moglie e buoi dei paesi tuoi
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 18.45 Sferisterio
Percorsi tattili
AIDA
Anteprima giovani
Da Oriente a Occidente: viaggio tra mente, corpo e spirito
Giulio Cesare Giacobbe
ore 18 Palazzo Buonaccorsi
Laboratori per bambini
ore 21 Palazzo Buonaccorsi
OrientAbbas
Suoni e parole verso Oriente
mercoledì 9 agosto
ore 21 Teatro Lauro Rossi
giovedì 10 agosto
Parco Rodari Pieve Torina (MC)
venerdì 11 agosto
ore 12 Antichi Forni
La morte rituale dell’eroe
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 12 Antichi Forni
Pirandellianamente Butterfly
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 17.30 Cantina La Muròla
Pazze all’Opera
ore 12 Antichi Forni
Occidentali’s Karma
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 17.30 Villa Forano
Note d’Oriente
Aperitivi culturali
serata con audio-descrizioni
sabato 29 luglio
ore 12 Antichi Forni
Aperitivi culturali
Il Tao di Puccini
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 17.30 Azienda agricola Moroder
Opera&Song
ore 18.45 Sferisterio
Concerti in cantina
Percorsi tattili
sabato 12 agosto
serata con audio-descrizioni
domenica 30 luglio
ore 12 Antichi Forni
Aperitivi culturali
Aperitivi culturali
Aperitivi culturali
Concerti in cantina
Principesse rivali tra cieli azzurri e pietre fatali
ore 17 Parco di Villa Cozza
Fiori musicali
ore 17.30 Country House Salomone
Ornitophonica
ore 18.45 Sferisterio
Percorsi tattili
Concerti in cantina
domenica 13 agosto
Aperitivi culturali
Concerti in cantina
serata con audio-descrizioni
lunedì 31 luglio
ore 21 Palazzo Buonaccorsi
Da Oriente a Occidente: viaggio tra mente, corpo e spirito
Filippo Ongaro
lunedì 14 agosto
Tutti gli eventi del Festival Off in città sono a ingresso gratuito
Melbourne, Montreal, Stockholm, Seoul