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ROMA
APPIA 1: Via Appia,162/164 Tel. 06/77250242 APPIA 2: Via Cerveteri, 21 Tel. 06/70475550 AXA 1: Via Eschilo, 72/T (Centro Comm.le Axa) Tel. 06/52361226 AXA 2: Piazza Eschilo, 72 Tel. 06/52355380 CASALPALOCCO: Via F. Il Macedone ed. 2 isola 53 Tel. 06/50931055 CASSIA: Via Cassia, 925 F Tel. 06/30363906 CENTRO STORICO 1: Via Barberini, 10/12 Tel. 06/42020202 CENTRO STORICO 2: Via Belsiana, 67 Tel. 06/69190754 CENTRO STORICO 3: Via del Corso, 312/313/314 Tel. 06/6780734 CENTRO STORICO 4: Via del Tritone, 20 Tel. 06/69190745 CENTRO STORICO 5: P.zza di Spagna, 12 Tel. 06/69924534 CENTRO STORICO 6: Via Nazionale, 50 Tel. 06/48989371 CENTRO STORICO 7: Via della Croce, 23 Tel. 06/6781901 CENTRO STORICO 8: Via di Ripetta, 16 Tel. 06/3211587 CENTOCELLE 1: Via dei Castani, 107/109/115 Tel. 06/2314116 CENTOCELLE 2: Viale Primavera, 182 Tel. 06/24408101 COLLI ANIENE: Via Palmiro Togliatti, 1592 Tel. 06/4070398 EUR 1: Via Duccio Di Boninsegna, 48/50/52 Tel. 06/5035862 EUR 2:Via Cesare Pavese, 451/453/455 Tel. 06/50524529 EUR 3: (Fiera di Roma) Via Mantegna, 25/27/29 Tel. 06/5433231 EUR 4: Via Oceano Pacifico, 83 (Centro Comm.le EUROMA2) Tel. 06/97606149 MONTAGNOLA: Via Benedetto Croce, 81 Tel. 06/5407672 MONTEVERDE: Via di Donna Olimpia, 191/195 Tel. 06/53276830 COLLATINA: via Collatina, 67/69 Tel. 06/45547637 OLGIATA: Via A. G. Bragaglia (Centro Comm.le Olgiata) Tel. 06/30887245 PARIOLI 1: Via Stoppani, 12/14 Tel. 06/80687157 PARIOLI 2: Via Filippo Civinini, 113 Tel. 06/8072535 PORTUENSE: Via della Pisana, 280 (Centro Comm.le Saving) Tel. 06/66149211 PRATI: Via Attilio Regolo, 12-12/A Tel. 06/32507021 PRENESTINO: Piazza R. Malatesta, 9/10 Tel. 06/2148324 QUARTIERE AFRICANO: Viale Libia, 217/223 Tel. 06/86204145 QUARTIERE CALTAGIRONE: Via Nino Taranto, 21/23/25 Tel. 06/5258794 SALARIO 1: Via Salaria, 25 Tel. 06/8417757 SALARIO 2: Via Po, 128/130/132 Tel. 06/8548161 SAN GIOVANNI: Via Corfinio, 13/15 Tel. 06/7008611 SAN LORENZO: Via dei Sabelli, 117 Tel. 06/490502 SAN PAOLO 1: Viale Marconi, 122 Tel. 06/55301201 SAN PAOLO 2: Viale Marconi, 286/288 - Tel. 06/55300428 TIBURTINA: Via Tiburtina, 375-377 Tel. 06/4386349 TORREVECCHIA 1: Via di Torrevecchia, 293/A - 295/B Tel. 06/35511324 TORREVECCHIA 2: Via di Torrevecchia, 46/54 Tel. 06/30610471 TUSCOLANA: Via Tuscolana, 977 Tel. 06/71077184 TRASTEVERE: Viale Trastevere, 133/139 Tel. 06/5885188 BALDUINA: Piazza Carlo Mazaresi, 1 Tel. 06/35404267 FONTE NUOVA: Via Palombarese, 154 G-M Tel. 06/90532121 VIGNA CLARA: Piazza Stefano Jacini, 16/17/18 Tel. 06/3292912
PROVINCIA
ALBANO:(Rm) Corso Matteotti, 176 Tel. 06/93260647 BRACCIANO: Via Sandro Pertini, 2 (Centro Comm.le Bracciano) Tel. 06/9987174 CAPENA:(Rm) Via Tiberina Km. 16, 400 (Centro Comm.le Arca) Tel. 06/9073508 CASTEL MADAMA: (Rm) Via della LibertĂ , 24 Tel. 0774/449367 COLLEFERRO: (Rm) Via Casilina km. 49 (Centro Comm.le Colleferro) Tel. 06/9770410 FIUMICINO: (Rm) Via Giorgio Giorgis, 1/a/b/c Tel. 06/65025349 FORMELLO: (Rm) Viale Africa, 1 Loc. Le Rughe (Centro Comm.le Le Rughe) Tel. 06/90127722 FROSINONE: (Fr) Via Le Lame, 1 Tel. 0775/292061 (Centro Comm.le Le Sorgenti) FROSINONE1: (Fr) Via Aldo Moro, 209/211 Tel. 0775/874482 GUIDONIA: (Rm) Via maremmana inferiore, 218 Tel. 0774/526171 INFERNETTO: (Rm) via maurice ravel, snc (Centro Comm.le I Parchi )Tel. 06/5053484 LADISPOLI: (Rm) Piazza Marescotti, 1/1 A Tel. 06/99223520 LATINA: (Lt) Corso della Repubblica, 222 Tel. 0773/473450 MONTALTO DI CASTRO: (Vt) Via Ferento, 11 Tel. 0766/879686 MONTEPORZIO: (Rm) Via Roma, 25 Tel. 06/9447315 MORENA: (Rm) Via Di Morena, 123 Tel. 06/7910701 NETTUNO: (Rm) Via Scipione Borghese (Centro Comm.le Le Vele) Tel. 06/98579184 OSTIA 1: (Rm) Via delle Baleniere, 70 Tel. 06/5698290 OSTIA 2: (Rm) Via orazio dello sbirro, 16 Tel. 06/5696753 PALESTRINA:(Rm) Via Prenestina Antica, 220 Loc. I Cori (Centro Comm.le I Platani) Tel. 06/95310047 POMEZIA 1: (Rm) Via Castelli Romani, 14 (Centro Comm.le I Padiglioni) Tel. 06/9105543 POMEZIA 2: (Rm) Via Roma, 76a/80/82 Tel. 06/91622078 RIETI: (Ri) Via Roma, 39 Tel. 0746/491666 TIVOLI: (Rm) Via V. Pacifici, 3 Tel. 0774/317576 VELLETRI: (Rm) Via Filippo Turati, 20/22/24/26 Tel. 06/97609586 VITERBO: (Vt) Via dell'Orologio Vecchio, 3 Tel. 0761/332029
CAMPANIA
NAPOLI: in Piazza Garibaldi, Stazione Napoli Centrale Tel. 081/201357
UMBRIA
PERUGIA: in Via Cortonese, 131 Tel. 075/5000748 FOLIGNO: (Pg) Via Daniele Manin, 22 Tel. 0742/699432
SARDEGNA
VILLACIDRO: (CA) Zona Industriale Strada C1 (Centro Comm.le S. Ignazio) Tel. 070/9313075
e AREA Sommario PA G I N A
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finis terrae
l’argentina di che guevara PA G I N A
PA G I N A
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viaggi
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Berlino un assaggio di futuro
viaggi
alimentazione alimentazione consapevole.
kerala, perla dell’india.
musica
valentina ducros vocalist e song writer PA G I N A
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musica
note di musica nuda
macondo
intervista
mangia, prega, ama morti favolose degli antichi
nancy brilli ed i sette peccati capitali
22 PA G I N A
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40 PA G I N A
42 PA G I N A
44 PA G I N A
48 PA G I N A
52 PA G I N A
54 PA G I N A
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attualità
teatro olimpico
life style
teatro quirino
momix in bothanica
egitto il nuovo medioriente
green economy plastiki la nave ‘ingegnosa’
architettura
64 PA G I N A
68 PA G I N A
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PA G I N A
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“cercando picasso”
nor-tech qualità ed affidabilità
teatro argentina
PA G I N A
PA G I N A
PA G I N A
il malato immaginario
PA G I N A
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centre pompidou metz
design
cut & paste by kiki van eijk
arte
fumetto d’autore due arti in una PA G I N A
arte
zaelia bishop il terzo inverno brevi racconti sul naufragio
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vladi polo
il polo cavalca l’onda
teatro parioli
“cose che mi sono capitate a mia insaputa”
golf
il grande golf dell’european tour arriva in sicilia
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s o m m a r i o
RE O BENESSE R T N E C A I ESTETIC RE TERMAL U C I G G A S MAS E RISTORANT PISC
RA
I ACQUA PU
RGENTI D INE CON SO
FOCUS | di Alessandro Coccia
L
Lunghe e interminabili code ai semafori, imbottigliati in mezzo a fumosi camion e con gli scooter a lambire costantemente gli specchietti retrovisori delle automobili, guidare da soli è stressante ed è un vero spreco se si pensa a tutti quei posti vuoti nelle auto dirette a scuola o al lavoro nelle città di tutto il mondo. Uno strumento efficace per viaggiare in compagnia, rispettare l’ambiente, ridurre il traffico e risparmiare è il carpooling. Il carpooling, letteralmente auto di gruppo, consiste nella condivisione dell’auto tra persone che percorrono lo stesso tragitto e i passeggeri partecipano, di norma, alle spese di viaggio dell’autista; è quest’ultimo a fissare una cifra che ognuno di loro verserà e che servirà a pagare i costi di manutenzione e del carburante. Questo fenomeno nasce negli anni 70 tra gruppi di persone residenti (vicine tra di loro) nei subborghi ed aventi le medesime esigenze di percorrenza, di tratte ed orari di spostamento (studenti della stessa scuola, impiegati della stessa azienda etc…) e subisce un grande incremento di diffusione con l’avvento di internet e la conseguente apertura di piattaforme utili alla ricerca di copasseggeri. La condivisione dei veicoli decongestiona il traffico, riduce il numero di vetture in circolazione a parità di passeggeri trasportati, diminuisce i rischi di incidenti e le probabilità delle collisioni, facilita il parcheggio, aumenta le opzioni di trasporto di chi non ha l’automobile e di chi non guida e riduce i costi ambientali in termini di emissioni. Elevati sono anche i giovamenti sociali che la collettività ne trae: il viaggiare frequentemente insieme in uno spazio ristretto come quello dell’auto facilita la nascita di rapporti sociali e rende più sopportabili le estenuanti ore di traffico. Condividere l’auto con altre persone è un’iniziativa ecologica ed economica, ma
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non sempre è agevole trovare co-passeggeri disposti a condividere il nostro stesso tragitto. Da quasi due anni esiste una piattaforma digitale che mette in comunicazione domanda e offerta di passaggi su tutto il territorio italiano. Una delle più utilizzate è quella che si appoggia al sito passaggio.it. L’utilizzo è semplice e intuitivo: nella home page c’è un form in cui inserire i dati del proprio spostamento: partenza, destinazione, data, orario, eventuale flessibilità. Registrandosi si può segnalare la disponibilità a concedere passaggi o inoltrare la richiesta di riceverne. Recentemente la piattaforma gratuita di carpooling per viaggiare in un’auto condivisa ha lanciato un’applicazione per iPhone e iPod Touch, scaricabile gratuitamente dall’iTunes App Store, alla categoria “viaggi”. “L’applicazione di passaggio.it permette in tempo reale di accedere alla più grande banca dati di carpooling con più di 400.000 viaggi per Italia ed Europa.Trovata l’offerta di passaggio che fa al proprio caso, è possibile mettersi direttamente in contatto con l’offerente via sms, per email o telefono” L’alleanza tra high tech e sostenibilità segna così un altro punto contro i continui problemi di smog e traffico. In molti Paesi i carpoolers possono usufruire di corsie preferenziali, parcheggi riservati, esenzione dalle misure restrittive del traffico e altri benefici. Purtroppo l’Italia è, come spesso capita, il fanalino di coda e le infrastrutture di sostegno al car pooling sono ancora poco diffuse. Qualcosa tuttavia si sta muovendo: nel 2009 su alcune autostrade del nord è stato introdotto uno sconto del 40% per chi condivide l’auto, più la possibilità di sfruttare corsie preferenziali. Nei paesi anglosassoni e del nord Europa la condivisione dell’auto rappresenta una realtà ben consolidata e strutturata efficientemente. Mi auguro che questa pratica si possa affermare anche sulle nostre strade non solo per contribuire alla risoluzione dei problemi legati alla mobilità, ma anche per aiutarci a recuperare quello spirito comunitario di condivisione e solidarietà che sta lentamente sparendo dalla nostra società.
Est Area magazine pubblicazione mensile freepress Anno 3 n° 2, marzo 2011 Direttore Responsabile: Maria Laura Cruciani Direttore Editoriale: Antonio Feliziani Progetto e Direzione Esecutiva: Alessandro Coccia Coordinamento Editoriale: Stefania Ricci Consulente: Giovanna Amato Amministrazione: Cristina Meloni Editor: 3Aadvertising Registrato presso il Tribunale di Tivoli n. 20/2008 Grafica e impaginazione: IMG.ZEROUNO srl Pubblicità: Stephanie Mayer. Referente per Abruzzo e Emilia-Romagna: Emilio Patacchiola 328 33 56 354 Referente per l’Umbria: Gianni Civica 335 53 83 084 Referente per Rieti e provincia: Se.Ge.Co.V srl 0746 27 10 10 Direzione, Redazione e Segreteria: via Montenero, 36 -00012 Guidonia (RM), 388 1185198 – 335 6156 737 – 392 9290702 estarea@gmail.com www.estarea.it Stampa: Grafica Ripoli snc Photo copertina Südtirol Marketing/Helmuth Rier Hanno collaborato: Tito Barbini, Flaminia Colonna Bareti, Donatella Lavizzari, F.I.G, Gabriele Nobile, Ufficio Stampa Teatro Quirino, Ufficio Media Relation Teatro Olimpico, Ufficio Comunicazione Vladi Polo, Ufficio Stampa Teatro Parioli, Ufficio stampa Accademia Filarmonica Roma, Fabrizio Ricci, Marta Rossi, Scarti di produzione, Secondome Edizioni, Dr. Raffaele Vincenti, Katerina Shlyakhina Crediti Fotografici: Fanfulla, Marco Glaviano, Raimondo Luciani, Tommaso Le Pera, Fabrizio Ricci, Katherine Phair, flickr.com, google.com.
Tutto il materiale cartaceo e fotografico inviato alla redazione non verrà restituito. Tutte le collaborazioni ad articoli o servizi sono considerate a titolo gratuito. La riproduzione di testi e immagini anche parziale deve essere autorizzata dall’editore.
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FINIS TERRAE | di Tito Barbini
l’Argentina di
CHE GUEVARA è A R E A
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E dunque è qui che dovevo fermarmi, per forza. Sono a Cordoba la città dove è nato Che Guevara. Non sono un nostalgico, ma non potevo mancare. Sono quarant’anni che il Che è morto e ancora non trovo nella sua città natale, come in tutta l’Argentina, il giusto riconoscimento a quello che ritengo il loro figlio più conosciuto al mondo. Non credo di sbagliarmi. Più di Evita Peron, di Gardel di Borges o dello stesso Maradona, la cosa singolare è che il Che, ancora oggi, viene accostato dalla politica argentina e dal movimento peronista a Peron e alla amata Evita: le foto che ho scattato a una manifestazione rendono l’idea. Quando il Che morì in Bolivia, così come negli anni immediatamente successivi, le contingenze storiche e le passioni politiche impedirono, a coloro che rifiutavano di fare dell’Argentina un’altra Cuba, un’analisi serena della figura e dell’opera del “comandante”. Oggi, a tanti anni di distanza, una simile analisi potrebbe essere fatta. E allora cos’è che rimane, qual è la lezione vera che si può trarre da una figura che generazione dopo generazione è diventato il mito più grande della storia moderna? Proverò a rispondere così. Ciò che rimane non è nei sogni ormai ingialliti di un marxismo morto o agonizzante, ma nell’esigenza di un rovesciamento radicale della società e del potere, un’immagine della rivoluzione come atto assoluto, come gesto puro ben oltre gli angusti limiti del marxismo storico. Ecco, Che Guevara come rivoluzionario assoluto: così mi piace ricordarlo e così generazioni e generazioni di giovani ne hanno fatto un simbolo virtuale. Tutto ciò che è antiautoritario e liberale passa attraverso la sua immagine. Il Che è l’alfiere di un’utopia che, proprio nella sua sconfitta, realizza i suoi valori morali, sottraendosi al banale e corruttore compito della gestione di una vittoria che non poteva venire. Penso questo mentre sto seduto davanti al liceo che il Che ha frequentato, quando era ragazzo a Cordoba. Dalla panchina assolata riesco a vedere i ragazzi che sciamano fuori e qualcuno porta con sè, nella maglietta o appiccicata allo zainetto dei libri l’immagine del “comandante”. Quella bellissima icona dallo sguardo diritto e dal sorriso dolce. Ha ragione Guccini “gli eroi sono sempre giovani e belli”. Entro dentro la scuola e trovo scolpita in una
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parete una poesia di Rafael Alberti. Ti ho conosciuto bambino lì, in quella terra di Cordoba argentina mentre giocavi tra i pioppi e il granturco, le mucche delle vecchie fattorie, i braccianti Non ti ho più rivisto, finché un giorno seppi che eri luce insanguinata, il nord, quella stella che ogni attimo bisogna guardare per sapere dove ci troviamo poco attinente alla figura di Guevara, ma penso al mio paese e ad un’altra rivoluzione: quella berlusconiana.
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Berlino VIAGGI | di Katerina Shlyakhina
un assaggio di futuro
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Cosmopolita questa città che trattiene il respiro per correre sempre più velocemente verso un futuro di sviluppo culturale ed economico. Intreccio di vite e di religioni. Ampie strade di contraddizioni, di colori e forme contro la freddezza dei palazzi che ne raccontano la storia. In tutta la città gli elementi antichi, illesi, restaurati o ricostruiti, convivono con quelli moderni. Perché proprio i contrasti sono lo stile tipico della Berlino odierna, che nello stesso tempo ne sono una testimonianza indiretta delle distruzioni belliche. Linee e colori che evocano la sensazione di libertà in mezzo a
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ricordi di restrizione di un passato difficile da dimenticare nella speranza di un futuro sempre più radioso. Una ferita e un sorriso, uno schiaffo e una carezza. Questa è Berlino. Uno dei più importanti centri politici, culturali, scientifici, fieristici e mediatici d’Europa. Un animo duro, meticoloso e combattivo, che può spaventare un turista per il clima, gli sguardi sfuggenti e la frenesia di una vita apparentemente dedita esclusivamente al lavoro. Ma è anche altro. È una coperta calda fuori da un locale, per non rinunciare a un caffè all’aria aperta ammirando questa città e i suoi abitanti. Perché Berlino non rinuncia a niente. Si muove, evolve, distrugge ogni giorno quel muro che prima del 1989 fu simbolo di guerra, di costrizione e di morte. Adesso, fisicamente, è un monumento per non dimenticare il giorno della sua caduta,
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di felicità e di vergogna, la fine di un regime e la nascita del concetto della libertà. E Berlino lo sa, che solo i giovani potranno cancellare le ferite che quel Muro ha inflitto. Ed è proprio ai giovani che rende omaggio, che offre lo spazio per crescere, di provare a essere importante per la propria società e per se stessi. Ed è per questo che Berlino può considerarsi il centro dell’Europa dove si ha voglia di “fare”. Per le opportunità, per le speranze, per l’arte e per tutto ciò che dovrebbe avere una società moderna. Una città che muta stando sempre attenta all’avanguardia, creando nuovi stimoli e idee. E come diceva Marlene Dietrich «Io ho ancora una valigia a Berlino», tutti noi dovremmo avere un motivo, se non per viverci, per tornare in quest’assaggio di futuro.
Photo Katherine Phair v i a g g i
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Kerala, PERLA VIAGGI | di Fabrizio Ricci
dell’India.
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Photo Fabrizio Ricci v i a g g i
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Aeroporto di Kochi, 30 dicembre, 23.05. Sono al mio quinto volo interno e ormai ho capito che l’atterraggio non è certo il pezzo forte dei piloti indiani. In compenso l’aereo è arrivato in perfetto orario e in fondo sono felice di essermi lasciato alle spalle la bellissima ma caotica Mumbai. Mi infilo nel primo taxi che trovo. Nonostante l’ora tarda il traffico è intenso e qui in India non è certo un fatto eccezionale. Il conducente ha fatto dello schiacciare sul clacson una vera e propria arte: suona ad ogni persona o oggetto in movimento. Una mucca, piantata nel bel mezzo della strada e forte della consapevolezza di essere sacra, decide di sfidarlo senza spostarsi di un millimetro dalla propria posizione. Raggiunto il motel, mi cambio al volo ed esco alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Anche se è quasi mezzanotte i posti per mangiare non mancano. A fine dicembre nel sud dell’India il caldo si fa sentire, quindi scelgo un locale attratto dalla sua piccola veranda con una bella vista sulla baia della città, alla ricerca di qualche folata di vento. Oltre il lungomare, si intravedono le reti dei pescatori, piccole barche, il traghetto che va verso Fort Kochi. Ordino gamberi fritti Malabar e puttu di riso. Nell’attesa apro la guida sul Kerala, che viene definita la perla dell’India sud-occidentale; con i suoi 600 chilometri di costa bagnata dal mare arabico, è un paradiso tropicale che prende il nome da “Kera”, la palma da cocco che qui cresce un po’ ovunque. Il giorno seguente prendo un traghetto sovraffollato all’inverosimile per Fort Kochi. Il tuk tuk - una sorta di “ape piaggio” - mi conduce al bed and breakfast che con tanta fatica ero riuscito a prenotare dall’Italia. Il proprietario è un signore di una certa età che con grande simpatia si prodiga in consigli ed informazioni. Ne approfitto per avere notizie sulle Backwaters, una rete di fiumi, canali, lagune e laghi che collegano tutte le città e paesi principali della regione. Dicono che sia un ambiente suggestivo e unico al mondo. Sono talmente estese che per visitarle si fanno delle vere e proprie crociere a bordo di kettuvallam, barche tipiche sulle quali si naviga, mangia e dorme. Mi vengono consigliate un paio di agenzie locali e nel primo pomeriggio prenoto l’escursione: partenza alle cinque e trenta della mattino! Il proprietario mi ricorda anche un altro motivo per visitare la regione del Kerala: le cure ayurvediche. L’ayurveda è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dall’antichità e, in realtà, è un sistema medico molto vasto e complesso comprendente
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aspetti di prevenzione, oltre che di cura, che permetterebbero, se applicati rigorosamente, di vivere più a lungo e migliorare la propria salute. Fort Kochi offre diversi approcci a queste cure, che vanno dalla vendita di creme ed elisir di vario tipo, ai massaggi, ai centri benessere specializzati. Non resisto alla tentazione di provare un massaggio e, tra un’attesa e l’altra, faccio due chiacchiere con dei ragazzi australiani. Uscendo concordiamo un appuntamento per andare a mangiare qualcosa in un ristorante sulla piazza centrale. La serata scorre tranquilla fino alle undici, quando per le strade si riversano migliaia di persone per festeggiare il capodanno. Senza farci troppe domande ci lasciamo coinvolgere nella festa. È strano come l’ultimo dell’anno assuma tutt’altro significato quando sei così lontano da casa. Cinque del mattino, la sveglia. Trovo la colazione già pronta sul tavolo e confido in un doppio caffè per riprendermi dalle quattro ore scarse di sonno. Sistemo l’attrezzatura fotografica e nel frattempo arriva la jeep che mi condurrà al punto d’imbarco. A bordo ci sono altre tre persone, tutte con il volto tumefatto dalla nottata appena trascorsa. Il conducente ci avvisa di metterci comodi, ci vorranno almeno due ore. Quello che si scorda di dirci è che sono due ore di strada sterrata
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quindi, di dormire, non se ne parla. Ci dirigiamo verso sud e, mentre il sole inizia a intravedersi all’orizzonte, le palme diventano sempre più alte e fitte. Raggiunta la nostra meta saliamo sul kettuvallam, detta anche più comunemente “houseboat”. Una guida ci spiega che queste imbarcazioni sono costruite con materiale ecologico, come pali di bamboo o corda di fibra di cocco; il legno utilizzato è “Anjili” che cresce in abbondanza in questi luoghi. Le houseboats più grandi sono addirittura fornite di stanze singole e doppie con terrazza e balcone privato con sedie, cucina e bagno. Insomma, una specie di piccolo hotel galleggiante. Il nostro equipaggio è composto da un capitano e due marinai e, mentre la guida continua a parlare, ci inoltriamo nel labirinto di corsi d’acqua, fiumi, canali, insenature del mare, laghi ed estuari che si estende per quasi 900 chilometri. È un mondo sull’acqua: i villaggi sorgono su strisce di terra e si srotolano in file di case, bungalow, templi, chiese. Auto, tuk tuk e autobus sono sostituiti da canoe, barche, battelli. Risaie si alternano a palmeti fittissimi. Ci godiamo il paesaggio che passa davanti ai nostri occhi, bevendo latte di cocco e mangiando frutta fresca. Gli unici suoni udibili sono lo sciabordio dell’acqua ed il fiacco rantolare del motore dell’houseboat. Spesso di vedono persone immerse fino al collo intente a raccogliere la sabbia dal letto del fiume; una volta solidificata servirà come elemento portante delle loro case. Quando si avvicina la sera ormeggiamo in una laguna. Dal tramonto all’alba è vietato navigare: i pescatori gettano le reti. La jeep è lì che ci aspetta, ma restiamo per un po’ sul pontile guardando il cielo passare dal blu all’arancio, all’indaco, al nero mentre sullo sfondo si accendono in fila le luci delle case lontane. L’aria tiepida e pulita profuma vagamente di spezie. Ero partito per l’India con tanti stereotipi e immagini di film nella testa e ora, questi luoghi, mi ricordano una frase che ho letto, una volta, non so dove: “è proprio la condizione del viaggio che apre i pori della pelle, che ti spinge fuori dal tuo guscio”.
È PROPRIO LA CONDIZIONE DEL VIAGGIO CHE TI SPINGE FUORI DAL TUO GUSCIO
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ATTUALITÀ | di Alessandro Coccia
Egitto ilMEDIORIENTE nuovo
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Photo Fabrizio Ricci a t t u a l i t à
L’INSTABILITÀ EGIZIANA PUÒ PROVOCARE CONSEGUENZE CATASTROFICHE
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L’Europa sembra colta di sorpresa dalla crisi egiziana e, in generale, dei paesi arabi, eppure è da tempo che Tunisia, Egitto, Yemen e Libano mostrano segni di destabilizzazione. In Libano il movimento guerrigliero sciita Hezbollah ha preso il controllo del governo ed ha esautorato il laico sunnita Saad Hariri; la Tunisia è alla ricerca di una via d’uscita politica dopo la fuga del clan del presidente Ben Ali, tante altre repubbliche e monarchie appaiono all’improvviso vulnerabili. Si sono registrate manifestazioni popolari in Algeria, Sudan, Mauritania e Yemen mentre in Giordania re Abdallah II, per prevenire i moti popolari, ha sciolto immediatamente il governo sotto scacco ed ha nominato un nuovo primo ministro incaricato di accelerare le riforme sociali ed economiche. Dai ragazzi che chiedono democrazia, ai contadini che chiedono cibo, agli imprenditori, agli intellettuali, a chi non vuole emigrare e a chi invece ancora lo vuole, in tanti chiedono a Bruxelles e Washington aiuto politico e economico. L’instabilità egiziana può provocare conseguenze catastrofiche. L’Egitto è il paese pivot degli equilibri mediorientali e nordafricani e riveste un ruolo strategico per l’Occidente. Controlla e
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garantisce la libertà di navigazione nel Canale di Suez, una delle principali rotte commerciali del mondo, contrasta l’asse siriano- iraniano, sostiene il dialogo con Israele con il quale ha stretto dal 1979 accordi di pace. Le sue forze armate sono le più potenti d’Africa e Medio Oriente e sono equipaggiate con i migliori mezzi occidentali e statunitensi. Il paese delle piramidi, tra l’altro, governa l’oleodotto di Sumed da dove transita il 10 per cento del petrolio esportato dal Golfo Persico. Secondo il politologo Edward Luttwak un illuso è chi pensa che dalle strade del Cairo possa emergere un nuovo Medio Oriente: «Certo è ancora possibile che l’Egitto diventi il primo paese arabo democratico, ma è altamente improbabile. (..) Dal caos emergerà una nuova dittatura, resta da vedere solo quanto sarà islamista, e di conseguenza quanto destabilizzerà la regione». Il modello al quale la comunità internazionale punta è la Turchia di Recep Tayyp Erdogan proprio per scongiurare la deriva opposta: l’Iran degli ayatollah. Perché una cosa è certa: svanite le emozioni e sopiti gli slogan di piazza Tahrir, bisognerà evitare che a guidare gli eventi sia Teheran o Damasco. Sostenere le forze innovatrici che possono ridare fiducia al popolo per condurlo verso un percorso democratico e di sviluppo economico, ma anche per abituarlo a rispettare le differenze ideologiche e religiose. I conflitti in questi paesi non possono lasciarci indifferenti perché incidono comunque sulle nostre libertà.
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Spa Relais Todini COMFORT ESCLUSIVO
nel cuore dell’Umbria
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Il Relais Todini sorge sulla sommità di un colle, a pochi chilometri da Todi, nel cuore della verde campagna umbra, da cui si gode un’incantevole panorama a 360 gradi. Residenza d’epoca in un maniero del 1300, affonda le sue radici architettoniche su antiche vestigia di epoca etrusco-romana, di cui reca testimonianza un antichissimo pozzo. Immerso in un’atmosfera d’altri tempi, calda
ed accogliente, il Relais vanta ambienti di pietra e cotto con pareti affrescate, camini, arazzi, mobilio rigorosamente d’epoca e 12 camere lussuosamente arredate ognuna diversa dall’altra e dotate di ogni comfort. Il centro benessere SPA RELAIS TODINI, curato da esperti professionisti, offre una nutrita gamma di trattamenti personalizzati, disponibili anche nell’esclusivo In-Room SPA Service: dall’Ayurveda ai bagni di vino e cromoterapia. A disposizione degli ospiti anche una sala fitness, il termarium con percorso hammam, il bagno turco, la maxi Jacuzzi esterna e un grande parco. Inoltre
la Spa Relais Todini dispone di una linea cosmetica personalizzata agli estratti di vino. In un luogo esclusivo, immerso nella cornice incantevole della campagna umbra da cui riprende profumi e colori, gli ospiti potranno scegliere tra una vasta gamma di trattamenti pensati per regalare armonia e relax a chiunque ne usufruisca. Uno staff specializzato si prenderà cura degli ospiti facendo si che la giornata di intenso lavoro appena trascorsa non sia altro che un lontano ricordo.
Frazione Collevalenza - 06050 Todi (PG) Italy Tel. +39 075 887521 - Fax +39 075 887182 www.relaistodini.com
INTERVISTA | di Katerina Shlyakhina
NANCY BRILLI
ED I SETTE PECCATI CAPITALI è A R E A
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Nell’ultimo anno Nancy Brilli ha fatto 3 film ed 1 spettacolo teatrale, considerata una regina, una delle più belle attrici italiane, alcuni dicono che sia una sorta di portafortuna. Una donna, un’attrice completa che riesce a divincolarsi perfettamente in ogni ruolo. Non solo, lei che di carriera alle spalle ne ha tanta, riesce magistralmente a tenere il passo alle nuove proposte del mondo dello spettacolo. Sarà per la sua bravura, per il suo carattere solare, comunque sia Nancy Brilli è un’attrice che riesce a coniugare in sé le diverse caratteristiche che la contraddistinguono: l’intelligenza, la bellezza e la simpatia. Un 2011 all’insegna di impegni importanti. Un film uscito da poco nelle sale ed uno spettacolo teatrale. Di cosa parla Il film Femmine contro Maschi? Questo film parla dell’eterna lotta fra sessi, un intreccio di trame dove si cerca di rispondere in chiave comica alla questione di chi vince tra i maschi e le femmine moderni. In realtà, a
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parer mio, non si può generalizzare per quanto riguarda il rapporto fra i due sessi. Anche se questo film, che è il seguito di Maschi contro Femmine, mette in luce i difetti delle donne facendo loro assumere un atteggiamento maschile, impaurendo gli uomini. Una visione contemporanea, insomma. E cosa pensa Nancy Brilli sul rapporto tra uomo e donna di adesso? Io non credo che la donna abbia preso il posto dell’uomo. Anzi, io personalmente preferisco il classico rapporto di coppia dove ognuno ha il suo ruolo, anche se è fondamentale che sia paritario. Nel senso che, se io faccio, anche tu fai. Non devono esistere le cose a senso unico, sono completamente inadeguate. “Sette”, anche se completamente diverso, è uno spettacolo teatrale incentrato sulla visione della donna contemporanea, ce ne parli? È un viaggio attraverso i racconti di sette donne, sette come i peccati capitali. Sono madri moderne che raccontano il loro rapporto con la famiglia, con le figlie e sono proprio queste che raccontano il loro rapporto con le madri. Sono sette voci di donna completamente diverse per stile, per personalità, per atmosfera. Nello spettacolo è presente non solo il lato comico, c’è anche quello drammatico, quello brillante e addirittura quello horror. Il primo personaggio è una rock-star che ignorata dalla madre, la quale ha sempre sottolineato la sua inadeguatezza, facendole capire che tutto ciò che faceva non era mai abbastanza, rappresenta l’invidia. L’autore del pezzo è Piergiorgio Paterlini. Il testo comico, scritto da Iaia Fistri, ha come tema centrale l’accidia, il difetto romano per eccellenza, la pigrizia. La protagonista ha un rapporto simbiotico con il proprio divano dal quale non riesce a separarsi. A seguire un pezzo che io considero agghiacciante scritto da Francesco Freyrue, rappresenta la gola. Un racconto di una preadolescente che pur di essere notata dalla madre cerca di assomigliare alle balene alle quali la madre, attivista di Green Peace, ha dedicato la vita, proteggendole e difendendole, dimenticandosi della figlia. Infine compare la superbia, scritto da Carla Signoris, una madre contemporanea si destreggia tra mille impegni, convinta di poter riuscire a fare ed essere tutto: una madre, una donna in carriera, una cuoca, addirittura cantante lirica convinta che nessuno, possa fare meglio di lei. In realtà, poi, è finita prima di cominciare. Il secondo atto si apre con l’ira di Franca Valeri, seguita dall’ avarizia di Paolo Villaggio e la lussuria di Barbara Alberti. Sul palco con me ci saranno i musicisti Dosto&Yevski e la Musicomix Orchestra. Uno spettacolo per far ridere e far riflettere gli spettatori. Sette monologhi
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interpretati da me e scritti da mostri sacri del teatro. Una sfida in tutto per tutto. Ed io amo le sfide. Quale personaggio dei sette è stato il più difficile da interpretare? Sicuramente la superbia. Per non rendela antipatica abbiamo dovuto lavorare molto e proporre allo spettatore un dialogo piacevole, il testo di Carla è brillante e sa rendere simpatico un personaggio che dice “sono tutto io”. Lo spettacolo andrà in scena al teatro Sistina? Si, dal 14 febbraio, per un mese intero, “Sette” sarà rappresentato al teatro Sistina di Roma. Ricapitolando, un film, ed uno spettacolo che ha come tema principale il ruolo della donna nell’era moderna, Nancy Brilli come si definisce? Che donna è? Sono una donna contemporanea, con pregi e difetti, incasinata come lo siamo tutte noi. Che si barcamena tra la realizzazione di sé e la gestione della famiglia, il lavoro. Madri mogli, ex mogli, fidanzate, manager, professionisti, negozianti, maestre di scuola, dobbiamo fare mille cose tutte insieme ed effettivamente non è facile. Una donna, un’attrice che porta fortuna a detta di alcuni. Che porto bene l’ho sentita tante volta, probabilmente per un po’ è stata legata alla pubblicità dove interpretavo la dea bendata ed è rimasta l’idea del porta fortuna. In effetti, se guardiamo gli ultimi due film che ho fatto sono stati tutti e due campioni d’incasso. Cosa di cui sono molto fiera in quanto sostengo la commedia italiana. Per tanti anni ho sentito voci sulla rinascita della commedia e del cinema in generale, ma non ho mai visto grandi cambiamenti. Oggi, finalmente, comincio a constatare che la commedia sta ritornando e che il pubblico si stia nuovamente affezionando a questo genere. Per ultima, un domanda impegnativa, un bilancio di questi 27 anni di carriera? Ho avuto la possibilità di fare molto, cinema, teatro, televisione, musical, radio, doppiaggio, sono stata molto fortunata in questo. Ho messo in campo tutta la mia professionalità e non smetterò mai di dare il massimo di cui sono capace anche per i progetti futuri.
Nancy Brilli da martedì 15 febbraio Teatro Sistina porta in scena Sette. Accanto alla Brilli, sul palco, con loro comicità assurda e stralunata, saranno i musicisti Dosto&Yevski e Musicomix Orchestra.
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LIFE STYLE | di Gabriele Nobile
NOR-TECH qualità ed affidabilità
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NOR-TECH Hi Performance Boats è ormai uno tra i più conosciuti ed apprezzati cantieri americani specializzati nella costruzione e commercializzazione di barche sportive e performanti. Fondato verso la fine degli anni ’80, con l’obiettivo di proporsi sul mercato americano come costruttore di prodotti esclusivi e completamente custom, Nor-Tech si è rapidamente affermata per qualità, affidabilità e performance delle sue imbarcazioni. Successivamente NOR-TECH presso la sua sede principale di Fort Myers in Florida - USA (40.000 mq di stabilimenti) ha iniziato una vera e propria produzione semi-custom con un ampia gamma di imbarcazioni. La produzione iniziata con monocarena, spiccatamente sportiva, si è poi ampliata con una gamma di catamarani che comprende gli affermati: “supercat” 3600/4300/5000 - i “roadster” 4000/4400/5000 – il 4300 “canopy” supercat. Oggi Nor-Tech produce imbarcazioni semi-custom suddivise in V-Bottom (monocarena) – Catamarani e High Performanche Sport Yachts. Superlativo è stato il lancio del nuovo 80’ Sport Yacht, spettacolare yacht dal cuore sportivo, carena “steppata” e velocità oltre le 60 mph, con i confort e l’abitabilità di uno scafo di lusso. Tutta la produzione NORTECH mantiene sempre la mission originale di poter adattare e customizzare le barche per il cliente, soddisfacendo al meglio sia la scelta dei layout esterni/interni, che delle motorizzazioni in base al gusto del committente. A fine 2010 il lancio del Nor tech Super 80’ Roadster, costruito sulla collaudata carena del “gemello” Sport Yacht, un vero open, uno tra gli “yacht aperti” più belli e più performanti nel panorama delle super imbarcazioni da diporto nel panorama internazionale, il tutto per continuare nella tradizione delle super barche americane che si vantano di unire l’eleganza dei layout progettuali a prestazioni e comfort di navigazione inarrivabili per noi europei!
SPETTACOLARE YACHT DAL CUORE SPORTIVO
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Un tipico fisherman sportivo in stile americano, barca aggressiva nelle prestazioni e al contempo efficace durante le battute di pesca il 390 Center Console, uno splendido fisherman sportivo, dodici metri di barca dalle prestazioni davvero interessanti. Carena decisamente evoluta tipo Hunt, con due pattini di sostentamento, V pronunciato e due step, soluzioni che garantiscono notevole stabilità in mare e velocità, con l’esuberante propulsione a corredo, dell’ordine degli ottanta miglia/ ora! Strutture portanti e sovrastrutture sono pensate e dimensionate per sopportare senza problemi sollecitazioni di questo tipo e la barca, merito delle quote di carena e della perfetta bilanciatura dei pesi, si porta con naturalezza anche a velocità importanti. Look esterno appariscente ma non eccessivo, con colori contrastanti ma che si accordano con naturalezza: bianco e blu marino, bianco e nero e altre tonalità a scelta del cliente, rendono la barca personale e facilmente riconoscibile in marina, anche solo guardando ai tre motori fuoribordo Mercury Verado da 300 cavalli… Layout classico e molto funzionale, perché il 390 Center Console è una barca con la quale ci si può divertire in velocità ma anche affrontare battute di pesca impegnative, quindi massima attenzione alla vivibilità a bordo e alla facilità di spostamento e di accessibilità
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delle varie zone. A poppa un grande pozzetto regolare nelle forme e ben accessoriato introduce a una plancetta di poppa che circonda i motori e alla sontuosa postazione di guida centrale, protetta da un tecnico hardtop realizzato in tubi di alluminio e vetroresina. Come da tradizione americana la postazione di comando è curatissima e, in particolare su questo modello, decisamente scenografica: tre poltrone imbottite provviste di poggia-reni si affacciano su un completissimo cruscotto con le parti laterali rivolte verso il pilota, che così ha una perfetta lettura di tutti gli strumenti, anche quelli più lontani. Al centro un timone in acciaio a tre razze e le manette motori (due anche in caso di tre motori). Una fila di strumenti analogici fa da base ai grandi display della strumentazione elettronica ridondata, che offre GPS multifunzione, ecoscandaglio e radar proprio davanti agli occhi del pilota e dei copiloti. La parte prodiera offre una seconda area da combattimento, un divano a semicerchio e una tuga pontata, a prua è ricavata anche una piccola cabina con due letti. Non mancano numerosi gavoni a parete e pavimento per la conservazione delle esche e del pescato, mentre tutta l’attrezzatura trova posto sia nel locale sotto console che nei gavoni di poppa.
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DATI TECNICI:
Lunghezza f.t.:..........................................11,76 mt Larghezza f.t.:.............................................3,01 mt Pescaggio:.................................................0,90 mt Dislocamento:..........................................4.800 Kg Categoria di omologazione:...............................B Portata persone:................................................12 Motorizzazioni:.............................3x300 Mercury
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GREEN ECONOMY | di scarti di produzione
PLASTIKI la nave ‘ingegnosa’ M
Mentre i grandi e i potenti della Terra discutono su come risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, la natura ha iniziato da tempo la sua triste raccolta, dando vita a spettacoli come ‘Pacific Garbage Patch’ (nell’Oceano Pacifico) e ‘Atlantic Plastic Debris’ (nell’Atlantico), due delle cinque “isole della civiltà del progresso”: oasi di spazzatura o discariche naturali? Sembra quasi un avvertimento: uomo, riprenditi la tua “monnezza”! E c’è chi, con ingegnoso spirito ecologista, ha recepito il messaggio, così dopo l’Hotel Spazzatura di HA Schult e la Casa di Bottiglie Riciclate di Ingrid Vaca Diez ecco Plastiki,
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il Catamarano Ecologico di David Mayer de Rothschild: 19 metri di lunghezza, composto da circa 12.000 bottiglie di acqua minerale, recuperate dal mare, riempite solo di anidride carbonica ed alimentato da fonti di energia “pulite”; dalle vele, realizzate con un tessuto ricavato dalla plastica, ai pannelli fotovoltaici per la produzione di energia, alla cyclette su cui, laddove l’energia non bastasse, si alternano a pedalare i sei membri dell’equipaggio. Un capolavoro o una “follia” di eco-ingegneria navale? Plastiki è salpato da San Francisco, California, il 20 marzo scorso con destinazione Sidney, Australia: obiettivo attraversare la zona di ‘Pacific Garbage Patch’, la grande benda dei rifiuti del Pacifico, grande circa il doppio dell’Italia, per attirare l’attenzione del mondo sul problema “dell’immortalità” della plastica
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e della possibilità di un suo riutilizzo. Dopo 130 giorni di navigazione e 9000 miglia nautiche la nave di bottiglie è giunta nella baia di Sydney, terminando il suo viaggio dimostrativo per il rispetto del mare. Il materiale riciclato (un sottoprodotto) ha dato prova di grande resistenza, sostenendo venti di ben 62 nodi ed onde enormi e alte. La soluzione Plastiki ha conquistato il mondo dell’ecologia, ha dimostrato che creatività e tecnologia possono coesistere e trionfare per salvaguardare l’ambiente, per creare una eco-coscienza; non bastano la formazione, la sensibilizzazione e delle leggi idonee, ma serve prima di tutto l’esempio di chi ci crede.
www.scartidiproduzione.it
g r e e n e c o n o m y
ARCHITETTURA | di Flaminia Colonna Bareti
CENTRE Pompidou Metz I
Il Centre Pompidou - Metz (CPM) è il primo caso francese di decentramento culturale, collegato al celebre museo parigino. L’originale edificio espone opere d’arte contemporanea altrimenti destinate a languire nei sotterranei. La scelta di Metz come location del nuovo museo distante un’ora e trenta minuti di TGV dalla capitale, è dovuta all’accresciuto rinnovamento urbano del Capoluogo della Lorena, alla vicinanza con Germania, Belgio e Lussemburgo e al punto di incontro tra i due grandi assi che attraversano l’Europa: quello che da Amsterdam arriva fino a Marsiglia, e quello che da Parigi si spinge verso est attraversando Monaco, Vienna e Praga.
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L’edificio ideato dall’architetto giapponese Shigero Ban e dal francese Jean de Gastines , ribattezzato simpaticamente “la casa dei puffi”, si sviluppa su una superficie di 10.660 metri quadrati di cui 5mila espositivi. La copertura a doppia curvatura, ispirata a un cappello cinese trovato da Ban in un mercatino, misura 8mila metri quadrati ed è l’elemento qualificante del progetto: un esagono largo 90 metri in cui gli intrecci dell’ossatura di legno lamellare definiscono un tessuto-struttura dalla fitta trama esagonale, ancorato ad un’alta torre metallica a quattro pilastri conici. Altamente performante il tetto rivestito da una membrana in fibra di vetro e Teflon (PTFE),ricopre l’intero edificio e protegge la struttura da pioggia, sole e vento. La membrana è traslucida, lasciando così che il 15% della luce la attraversi rivelando la struttura esagonale del tetto di notte quando l’edificio è illuminato
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dall’interno.Ogni singola trave è un pezzo unico realizzato con le macchine a controllo numerico. Ciò ha permesso sia la realizzazione di curve multi-direzionali sia le perforazioni per l’assemblaggio finale (nodi, perni e tiranti). Tutta la geometria è stata progettata utilizzando software di modellazione. Gli architetti Shigeru Ban e Jean de Gastines hanno scelto il legno perché si tratta di un materiale inesauribile e facilmente riciclabile. In linea con la tendenza attuale verso un’architettura “verde”, il Comune di Metz ha chiesto che il nuovo edificio fosse conforme alla propria politica di sviluppo sostenibile, proseguendo in tal modo una lunga tradizione locale di spazi verdi e aree pedonali. I materiali utilizzati per la costruzione, i sistemi di ventilazione e di trattamento della acque sono stati scelti per realizzare un edificio a basso consumo energetico.
Photo Johann - Juergen Mohr a r c h i t e t t u r a
Industrie
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Arte
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CAUCCI MARIO s.p.a.
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TRAVERTINI CAUCCI s.p.a.
DESIGN | di Stefania Ricci
CUT & PASTE By Kiki Van Eijk Materiali: ceramica, vet r o , o t t o n e . D i m e n s i o n i : 3 5 x 3 5 x 4 5 c m Un etereo orologio form a t o d a u n ’ e l e g a n t e c o r n i c e d i o t t o n e a f o r m a d i p e n d o l o c h e r a c c h i u d e u n c e r c h i o d i c e r a m i c a v e rde poggiato su un tavolo in vetro da l l a b a s e i n c e r a m i c a . U n ’ o p e r a l u m i n o s a e l e g g e r a .
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Photo Courtesy Galleria Secondome d e s i g n
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Cut & Paste, Taglia e Incolla nasce da questo gesto una collezione di mobiliscultura innovativa per concezione, per metodo e risultato.
Si svela così il mondo immaginario di Kiki Van Eijk giovane designer olandese dal carattere eclettico che ha ideato per la galleria Secondome una collezione interamente disegnata e realizzata a mano, riscoprendo e mescolando antichi sapori, forme e materiali. Il risultato è una collezione sorprendente di oggetti-scultura in edizione limitata dal forte impatto emozionale. Kiki ha messo in questa collezione tutte le sue passioni, le sue sensazioni e le sue contraddizioni, materializzandole come per magia in oggetti ‘fantastici’ realizzati nel suo studio di Eindhoven con i materiali più svariati, la ceramica, il tessuto, il metallo, il legno, lo specchio, l’oro, il vetro, il rame, la corda ed il colore mescolati con sapienza, genio e poesia. Una collezione che non conosce regole tranne quelle della statica. Kiki parte da oggetti d’uso comune come una sedia, poveri o antichi come una carrozza, contemporanei o preziosi come un orologio d’oro, per realizzare opere d’arte. Ogni opera è più di un semplice oggetto: è un mondo immaginario, personale e autonomo. Ogni oggetto è un insieme di colori, forme e materiali. Buffi equilibrismi e costruzioni dall’apparente instabilità che lasciano spazio alla fantasia. Mobili-scultura di manifattura artigianale che combina insieme una molteplicità di materiali diversi con grande attenzione alla finitura del dettaglio. Come il taglia e incolla evocato dal nome della linea, ogni oggetto-scultura progettato da Kiki è costruito, a partire da un’aggregazione disfunzionale e casuale di oggetti archetipi scale, carriole, lampade, cassetti, seguendo il filo rosso di un’ispirazione personale ed onirica, tirature limitatissime, per pezzi da vera
Secondome Design Gallery Via degli Orsini 26, Roma Tel 06 97270135 info@secondome.eu www. secondome.eu
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Materiali: ceramica, vetro, ottone, legno di quercia e pino, specchio. D i m e n s i on i : 3 6 x 3 6 x 1 2 0 c m . D u e l a n c e t t e s i m u o v o n o v e r t i c a l m e n t e a l l ’ i n t e r n o d i u n a c a m p a n a d i v etro stravolg e n d o c o m p l e t a m e n t e l a c o n s u e t u d i n e o r i z z o n t a l e d e l l e g g e r e l ’ o r a . L e d u e lancette si m u o v o n o s u u n a b a s e d i c e r a m i c a g r i g i a r i c o p e r t a d a u n a c a m p a n a d i v e t r o , appoggiato s u u n p i c c o l o s g a b e l l o v e r d e p o s t o a s u a v o l t a s u u n p i e d i s t a l l o g r i g i o c o n la superficie a s p e c c h i o . U n p e z z o a f f a s c i n a n t e c h e t i a c c o m p a g n a a l l a s c o p e r t a d e l t e mpo.
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Materiali: 100% lana, o t t o n e , l e g n o d i q u e r c i a , s p e c c h i o , c o r d a d o r a t a . D i m e n s i o n i : 8 5 x 4 5 x 1 0 5 c m Una ruota divisa in due s e m i c e r c h i u n a p a r t e i n l e g n o b i a n c o , l ’ a l t r a f o r m a t a d a u n o s t r a t o d i l a n a c o n f i l o B l u e R o y a l c u cito a mano. Come supporto una stru t t u r a d i l e g n o d i q u e r c i a l e g a t a c o n d u e f u n i d o r a t e . Un eclettico porta ogge t t i , l i b r i o r i v i s t e .
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ARTE | di Katerina Shlyakhina
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Photo Katherine Phair | Disegni Riccardo Federici a r t e
Fumetto T d’autore DUE ARTI IN UNA
Tutti sanno che cos’è un fumetto, ma pochi conoscono cosa c’è dietro e quanto si avvicini più ad un concetto di arte contemporanea che ad una semplice illustrazione. Il fumetto d’autore, da non confondere assolutamente con i comics o i manga, ha una sua storia, un suo seguito ed anche un’importanza per l’Italia stessa. È un mondo fatto di materiali per il disegno, libertà
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artistica, fantasia e regole cinematografiche. Si, perché l’autore di un fumetto non è solo colui che illustra, ma è un regista che crea un’inquadratura, è colui che sa come giocare con la luce, con i dettagli, come se fosse un film vero e proprio. Un fumetto d’autore spesso ha delle storie particolari che non sono per forza commerciali, l’importante è che riescano a provocare dei pensieri e delle emozioni. “Deve essere sopratutto leggibile e non troppo cervellotico, a meno che la storia non lo richiede”- ci racconta Riccardo Federici, un fuoriclasse di questa arte visiva. Lui, che ha disegnato il suo primo fumetto a sei anni, da tempo illustra racconti per una casa editrice francese, un paese dove il fumetto d’autore ha un forte seguito. Riccardo stesso spiega che dietro ad ogni pagina c’è un lungo ed impegnativo lavoro del quale il lettore spesso
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non si rende conto: prima di tutto i fumetti vengono disegnati a mano. C’è chi usa il computer, ma sicuramente si perdono quelle caratteristiche uniche -“come quando il colore è quasi finito sul pennello e lascia una traccia assolutamente unica” – impossibile da riprodurre con il digitale. L’artista sottolinea che “prima di creare una storia su un foglio di carta, questa viene letta attentamente per poi poter fare un meticolosa ricerca sull’epoca, i personaggi, i costumi per far si che nel disegnare ci si avvicini il più possibile alla realtà. Ultimata questa fase ne seguono tante altre prima che il lavoro sia completo”. Un fumetto d’autore mediamente è composto da una cinquantina di pagine, questo comporta un impegno sostanziale, quantificato in circa
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nove mesi lavoro. Come racconta Riccardo“ogni pagina può considerarsi un quadro”- e spesso una bozza viene acquistata anche a cifre considerevoli. “Oltre alla bellezza del disegno raffigurato c’è uno studio di tonalità, inquadrature, simmetrie, disposizione dei personaggi così complesse che un esperto non può far altro che apprezzare”. I fumettisti italiani, poi, sono tra i più richiesti al mondo, non solo per la loro bravura, ma anche per la loro versatilità (di cui Riccado Federici ne è un esempio) che sanno creare dei veri e propri capolavori, patrimonio artistico della nostra società moderna.
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ARTE | di redazione èArea
ZAELIA BISHOP
Il Terzo Inverno Brevi racconti sul naufragio Zaelia Bis h o p , P o r t r a i t A f t e r G r e a t P a i n ( 2 0 1 1 ) , a s s e m b l a g e e c o l l a g e s u f o t o r i t r a t t o d ’ e p o c a c m 3 5 x 3 0
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opere in una wunderkammer abitabile. Nella prima sala, una serie di ritratti di Naufraghi, nati dall’incontro tra fotografie d’epoca e concrezioni materiche, si specchia nei resti carbonizzati dei ricordi frantumati dei protagonisti. La seconda sala è occupata da tre altari ispirati al mito dei funerali di Antinoo, cui fa eco alle pareti una sequenza di Scatole della Maledizione, assemblaggi di elementi disparati nel tentativo di annotare, in punta di ossimori, pulviscolo di storie senza segni di interpunzione. L’ultima sala trafigge una galassia di ambizioni con unghie bruciate di pastelli: lo spettatore, dopo il passaggio del fuoco, si trova immerso in un geode di pareti irte di artigli, dentatura necessaria alla lacerazione dell’involucro dell’adolescenza nella direzione imprecisata di un passaggio di stato e di condizione, senza punti cardinali per cartografare un altrove.
Zaelia B i s h o p , P o r t r a i t A f t e r G r e a t P ai n ( 2 0 1 1 ) , assembla g e e c o l l a g e s u f o t o r i t r a t t o d ’ e p o c a c m 3 5 x 3 0
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“Il Terzo Inverno. Brevi racconti sul naufragio”, a cura di Francesco Paolo Del Re è la terza personale dell’artista romano Zaelia Bishop ospitata dal 18 febbraio al 14 aprile negli spazi della Galleria Ingresso Pericoloso di Roma, la terza tappa espositiva del progetto dei Diari dal Dedalo. I temi che permeano tutto il corpo del lavoro di Zaelia Bishop sono il tempo inesorabile, che preserva disseminando e poi logora, e il senso della perdita irrimediabile a esso connesso. Quindi il dolore, la morte, la preparazione e l’elaborazione del lutto di chi sa di andare perdendo, ogni istante, una parte della propria memoria. Il vagheggiamento della dissipazione impedisce ogni presunzione di narrazione: il mondo di Zaelia Bishop non ammette la possibilità di un ordine narrativo, costruito su
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idee di progresso e di progetto. È, il suo, un lavoro sulla distruzione della narrazione e sui ripetuti tentativi, troppo umani e per questo eroici, di ricomporre immagini, ripensare storie, interrogando memorie rizomatiche, sensi divergenti, linee di accrescimento irregolari, assemblage impossibili, trasmutazioni, ibridazioni, metamorfosi. Il tempo è quello sospeso di una stagione d’artificio, sublimazione dell’inverno di ogni adolescenza, stagione triplicata di prigionia, di febbre, stagione smagrita di esilio obbligato e volontario. La fanciullezza è, dunque, zona di transito e insieme ipotesi di tempo smemorato, palestra di amabili crudeltà e serra di fiori sradicati. La perdita è quella traboccante della dépense di Georges Bataille, delle costruzioni suntuarie che accompagnano i rituali di passaggio e di rigenerazione, i quali sono sempre esercizi di un’economia dello spreco, al di là del calcolo dell’utile. Tre le soste del pensiero a cui la mostra invita, con interventi installativi che legano le singole
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Dalla mitologia classica alla tensione del Waldgänger di Ernst Jünger, dalla favolistica incantata ai genocidi novecenteschi, dalle menzogne di Giorgio Manganelli alla fine della Storia, Zaelia Bishop addensa simboli e suggestioni di un immaginario negativo, nero, umbratile, che addiziona rovelli per sottrarre le superficiali rotondità del senso comune. Echeggiando il richiamo di una costellazione di segni oscillanti tra l’abisso del naufragio e la propulsione irrisolta della vampa dell’incendio, la sfida dell’artista-avversario è racchiusa, come un seme fossilizzato, nell’invito rivolto al visitatore a frugare oltre la scorza delle cose, oltre il facile gioco della contentezza delle forme dell’universo ordinato.
Galleria INGRESSO PERICOLOSO Via Capo d’Africa, 46 00184 Roma IL TERZO INVERNO
dal 18 febbraio al 14 aprile 2011
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VLADI POLO | di Ufficio Comunicazione Vladi Polo
Ufficio Comunicazione VLADI POLO Associazione Via Santa Chiara, 57- 00186 Roma Tel. +39 0697612322 Fax. +39 06 97612698 www.vladi-polo.it - ufficio.stampa@vladi-polo.it
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Photo by Marco Glaviano
Per il terzo anno consecutivo VLADI POLO Associazione, in occasione del Big Blu salone della nautica e del mare arrivato alla quinta edizione, è ospite dell’isola culturale Pelagos. Ancora una volta il mondo del mare e quello del polo si intersecano nel quadro di un manifestazione prestigiosa, ricca di curiosità ed eventi . Il Big Blu si svolgerà dal 19 al 27 febbraio all’interno della Fiera di Roma: un doppio weekend destinato agli appassionati del mare e del turismo all’aria aperta. Un susseguirsi d’iniziative eterogenee e capaci di coinvolgere tutti i sensi. In tale occasione si terrà la cerimonia di consegna degli attestati di stage agli studenti dell’Università “La Sapienza”, che nell’ultimo anno hanno collaborato con la struttura. Sarà il dott. Vincenzo Regnini, Presidente della Camera di Commercio dell’Industria e dell’Artigianato di Rieti e nostro partner in questa esperienza, a premiare i ragazzi che tanto hanno contribuito al successo di VLADI POLO. Nell’area di VLADI POLO si potranno conoscere i dettagli delle attività dell’Associazione volte allo sviluppo della cultura del polo sul territorio nazionale e internazionale. Saranno presentati gli eventi in programma per l’estate 2011. Il “2nd International Rome Polo Challenge”, torneo che porterà a Roma tre squadre tra le migliori al mondo che si svolgerà l’11 giugno; “L’International Venice Polo Challenge”, a settembre, grazie al quale il Polo sbarcherà a Venezia per la prima volta. «Il nostro obiettivo è far conoscere il Polo in Italia. Vorrei che il questa disciplina diventasse uno sport popolare e accessibile a tutti, perché ti coinvolge completamente e sa regalare delle emozioni fortissime.” Queste le parole della dott.ssa Vladlena B. G. Hermes, presidente della F.P. I. e di VLADI POLO Associazione. “La partecipazione a Big Blu significa per noi, innanzitutto, ritrovare dei vecchi amici, come il nostro partner storico Pelagos, ma soprattutto una buona occasione per avvicinare la gente a questo sport. Il polo si gioca sull’erba, sulla neve e sulla spiaggia. L’adrenalina che si genera in un match in riva al mare è davvero qualcosa di unico. Ed è quello che vogliamo regalare con l’evento sulle spiagge della laguna veneziana:unire la passione per il mare a quella per il polo”.
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di Santa Chiara, 57 00186 Roma è A R E A VLADI | 2 0POLO 1 1 Associazione Via d
tel. 06 976123322 fax.06 97612698 www.vladi-polo.it info@vladi-polo.it
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GOLF | di F.I.G.
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Sarà la prima volta dell’European Tour in Sicilia. L’appuntamento con il Sicilian Open è fissato dal 17 al 20 marzo sul percorso del Donnafugata Golf Resort, nei pressi di Ragusa, ente patrocinante la Regione Siciliana, che ha individuato nel golf un potente veicolo per incentivare il turismo supportata anche dalla nascita di grandi complessi turistico-golfistici sul territorio. La gara fa seguito al Sicilian Senior Open dello scorso anno, disputatasi al Picciolo Golf Club, e rientra nel progetto “Sicilian Open Golf” promosso dalla Regione Siciliana in collaborazione con la Federazione italiana Golf, che prevede anche un terzo importante evento nel 2012 al Verdura Golf di Sciacca. Il Sicilian Open sarà anticipato mercoledì 16 marzo dalla Jaguar Pro-Am alla quale prenderanno parte squadre di quattro giocatori composte da un professionista, che poi parteciperà al torneo, e da tre dilettanti tra i quali alcuni personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo che verranno svelati durante la conferenza stampa di presentazione della tappa siciliana del European Tour in programma mercoledì 2 marzo a Roma. Le iscrizioni sono ancora aperte, ma il field già si preannuncia molto interessante per la presenza di quattro vincitori dell’Open d’Italia, ossia il francese Gregory Havret (2001), lo spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño (2007),
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il sudafricano Hennie Otto (2008) e lo svedese Fredrik Andersson Hed (2010), un major champion, lo scozzese Paul Lawrie (Open Championship 1999), e numerosi vincitori nel circuito tra i quali ricordiamo gli svedesi Peter Hedblom, Johan Edfors, Niclas Fasth e Alexander Noren, il francese Thomas Levet, l’inglese David Horsey, il sudafricano James Kingston e il gallese Rhys Davies. Importante la presenza asiatica con gli indiani Jeev Milkha Singh (suo il Volvo Masters del 2006), Shiv Kapur e S.S.P. Chowrasia, con il thailandese Thongchai Jaidee (4 titoli nel tour), che ha un passato di paracadutista nell’esercito di casa, e con Mardan Mamat di Singapore. In corso di aggiornamento anche la lista dei giocatori italiani. Sono attese un paio di risposte interessanti, mentre è certa la partecipazione di Costantino Rocca, che potrà usufruire di un invito e che sarà sicuramente uno dei campioni più seguiti dagli appassionati, di Emanuele Canonica, con un lungo passato nel tour e un successo (Johnnie Walker Championship, 2005), di Alessandro Tadini, nel 2010 a segno nel Challenge Tour (Credit Suisse Challenge) e del giovane emergente Lorenzo Gagli, campione nazionale Open e PGAI. “Il Sicilian Open è la consacrazione del grande golf nell’isola - ha sottolineato in una nota il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo - il progetto di sostegno all’attività golfistica denominato “Sicilian Open 20102012” è un grande contributo economico voluto fortemente dalla Regione per incentivare la creazione di infrastrutture e per dare risalto
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ai campi già in attività. L’anno scorso la Sicilia ha ospitato la tappa italiana dell’European Senior Tour al Picciolo a Castiglione di Sicilia, un evento che ha già avuto un importante attenzione mediatica”. La definizione delle parti organizzative dei tre appuntamenti del progetto “Sicilian Open di Golf” è stata affidata a GEM società di indiscussa esperienza nell’organizzazione di eventi sportivi e non solo, a livello nazionale e internazionale. Una delle business unit di GEM conosciuta come Jumbo Grandi Eventi è stata Accomodation Provider dei XX Giochi olimpici invernali di Torino, occupandosi dell’accoglienza e della sistemazione logistica di oltre 37.000 ospiti e della gestione dei Villaggi Media. Nel 2007 ha organizzato la Casa del Rugby in occasione dei Mondiali che si sono svolti a Parigi e nell’ambito dell’America’s Cup si è occupata di “Best of Italy”, nel 2009 al Foro Italiaco di Roma del Villaggio dei Mondiali di Nuoto. Oltre alla Regione Siciliana sostengono il 12° torneo tra i 52 in calendario nell’European Tour gli official partner Omega, Istituto del Credito Sportivo, Jaguar e Donnafugata Golf Resort e Spa.Il montepremi di è 1.000.000 euro dei quali 158.500 spetteranno al vincitore. Il Sicilian Open sarà teletrasmesso in diretta e in differita dalla piattaforma satellitare Sky. Lunedì 21 su Sky Sport 2 alle ore 20.45 andrà in onda la prima delle quattro puntate dello speciale realizzato dalla redazione di Sky Sport sul “Sicilian Open”. Nei giorni di gara l’ingresso per il pubblico sarà gratuito.
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Spazio alla creativitĂ
ALIMENTAZIONE | di Dr Raffaele Vincenti
Alimentazione
consapevole.
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La depurazione del fegato e l’alimentazione è un modo corretto, semplice, efficace anche per prevenire patologie quali allergie primaverili e alterazioni del metabolismo che causano il sovrappeso o ad altri disturbi. Sappiamo bene che una buona alimentazione ci aiuta a star bene, ma ancor di più può dare sostegno a quegli organi del nostro corpo che sono fondamentali per il mantenimento della vita stessa.
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Sicuramente è bene pensare al fegato come ad un organo vitale. Infatti è fondamentale sia per il mantenimento del metabolismo di proteine, carboidrati e grassi ( vedi anche colesterolo e trigliceridi), sia per la eliminazione di tossine che entrano nel nostro organismo e minano le nostre difese immunitarie (vedi allergie e dermatiti atopiche con prurito).
periodo di maggior impegno del fegato e della vescica biliare la primavera, non è casuale, infatti, riscontrare che in questa stagione si è più sensibili sia alle allergie (pollini, polveri, etc) sia ad alterazioni delle funzioni del fegato, anche da un punto di vista clinico (innalzamento delle transaminasi e di valori quali colesterolo ).
Quindi non c’è dieta per perdere peso o alterazione del metabolismo o disordine immunitario come l’allergia che possa non considerare essenziale e primaria la terapia di sostegno al fegato.
È bene quindi in questo periodo prevenire e migliorare le funzioni del fegato affinché si possa ottenere un giovamento generale attraverso 2 pratiche fondamentali: l’alimentazione e la integrazione di prodotti quali vitamine, oligoelementi, minerali ma soprattutto di rimedi omeopatici e fitoterapici.
L’antica medicina cinese prevede come
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Come stimolo generalizzato sicuramente è importante l’integrazione di OMEGA 3, di vitamine antiossidanti A-C-E. Utilissimi sono gli oligoelementi Zolfo, Manganese e Rame, ma spesso anche Magnesio e Molibdeno usati con criterio e molto in prevenzione. Per quanto riguarda l’alimentazione è di grande aiuto seguire alcuni consigli semplici: 1. bere fino anche ad 1 litro di the verde al dì 2. usare a cicli di 3 settimane frutta secca di vario tipo ( esempio mandorle) 3. usare germogli di soia 4. usare un limone a fette o spremuto sugli alimenti o nell’acqua da bere durante la giornata 5. variare le proteine tra pesce non allevato, carne, legumi lessati e derivati della soia (come il tofu) a zero colesterolo 6. usare verdure crude in quantita’: sedano/ melanzane/finocchi/rapa/crucifere in strisce sottili: verza cavolo cappuccio, cavoletto di bruxelles, rucola,cardo, broccoletti, cavolfiori, verza, cavolo nero/bianco/carciofi crudi puntarelle radicchio belga indivia riccia cetriolo ravanello, agretti asparagi, spinaci (evitare lattuga/valeriana) 7. frutto zuccherino di stagione oppure spesso ananas/fragole/pera/melone/pesca/
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nespole/ lampone pesca bianca frutti di bosco avocado arancia mela prugne pompelmo kiwi melagrana banana non troppo matura mela verde oppure macedonia fresca 8. usare spesso la cannella e l’aceto di vino 9. evitare di assumere nello stesso pasto proteine diverse (uovo/latte/ricotta eccezioni) 10. non aggiungere pomodori o mais all’insalata 11. usare sale sempre a cottura ultimata 12. usare solo olio extravergine e quasi sempre a crudo 13. evitare cibi precotti o conservati 14. evitare grassi vegetali e burro panna strutto Infine possiamo utilizzare integratori molto utili per il fegato a base di piante quali cardo mariano (dalla quale è stato estratto di un principio attivo medicinale come la silimarina), carciofo, tarassaco, rosmarino, bardana, rafano che possono essere utilizzate al meglio considerando la specifica situazione individuale. Tutti questi estratti in vari modi favoriscono la funzionalità epatica e collaborano ad una migliore salute della cellula epatica oltre che di un drenaggio depurativo del fegato stesso. Anche a livello omeopatico esistono sia prodotti omotossicologici complessi sia rimedi unitari specifici che sbloccano il fegato aiutandolo anche a rimuovere tossine specifiche (farmaci, sostanze tossiche, virus,
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batteri o comunque sostanze esterne che possono in a vario modo intossicare). I rimedi principi sono la nux vomica, lycopodium, berberis, chelidonium, natrum sulfuricum e molti altri. È fondamentale infatti tenere presente che la scelta di questi rimedi deve essere ben ponderata sulla situazione del paziente; per esempio è differente l’uso di piante ad azione epatica o rimedi omeopatici se il soggetto è allergico o semplicemente intossicato o se in sindrome metabolica conclamata per cui tende ad ingrassare fino all’obesità. Pertanto si consiglia in via preliminare di effettuare quelle semplici analisi di routine della funzionalità epatica e poi introdurre la giusta e personalizzata integrazione alimentare.
Per approfondimenti o chiarimenti
Vincenti Raffaele , docente AICTO (Associazione di Clinica e Terapie Olistiche) farmacista collaboratore presso Farmacia Rossetti Laura via Maremmana Inferiore 300 Villanova di Guidonia Sono sempre aperte le iscrizioni gratuite ai corsi su alimentazione o medicina naturale presso la sala conferenze della farmacia (0774/325418)
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MUSICA | di Marta Rossi.
Valentina Ducros
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Valentina Ducros ci svela in tutta umiltà di non essere abituata a rilasciare interviste. A noi però ha raccontato le sue emozioni riguardo il mondo della musica, il grande impegno grazie al quale appartiene a quel mondo e il duro lavoro che comporta sofferenza ma anche riconoscimento. Durante quest’ultimo anno è stata corista in note trasmissioni tv: “Grazie a tutti” con Gianni Morandi, “Ti lascio una canzone” con Antonella Clerici e “Ballando con le Stelle” con Milly Carlucci. Sogna un progetto con tutti i vocalist, che dietro le quinte si impegnano a supporto dei “famosi”, per poter finalmente mettere in luce il talento e ricevere il giusto riconoscimento artistico. Cosa pensi dei talent show dedicati ai bambini come “Ti lascio una canzone” e “Io Canto”? Penso che per i ragazzi possano essere una delle più belle esperienze della loro vita, ma che ovviamente abbiano bisogno di essere protetti dai genitori. Non posso parlare della trasmissione di Scotti, ma come vocal coach di “Ti lascio una canzone” posso affermare che ci
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sono talenti che è valsa la pena di conoscere, e sono certa che questi ragazzi siano stati fortunati nell’avere un’opportunità come questa, lavorando con professionisti, cantando su un grande palco, accompagnati da un’orchestra. L’importante è che i genitori continuino a ricordare loro che è solo un’esperienza, un gioco, e che non è detto che si ripeta. Qualche volta sono invece proprio i genitori ad avere aspettative troppo alte, e questo è deleterio. Cosa è cambiato da quando tu, da bambina, muovevi i primi passi nel mondo dello spettacolo rispetto a oggi? Da bambina per la verità ho fatto poche piccole cose, ma ciò non toglie che rimangano per me un ricordo indimenticabile e del tutto positivo. Poi dai 17 anni in poi ho iniziato a lavorare nel vero senso. Quello che sicuramente è cambiato sono proprio i bambini, sono più svegli, più “sgamati” di noi alla loro età, e sono bravissimi. E sono molto innamorati della televisione, purtroppo. Come vedi il panorama musicale italiano? Non mi dispiace, anche se seguo poco le novità. C’è molto fermento, e mi fa piacere che ci siano più possibilità di qualche anno fa di proporre nei club della musica originale. Mi piacerebbe
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però che ci fossero più belle canzoni, di quelle che restano nella storia. Considero un idolo ad esempio Maurizio Fabrizio, credo che musicalmente sia il più grande che ci sia in Italia, ma avrebbe bisogno di più riconoscimento. La tua canzone “Nuvole” racconta della violenza subita da una donna, come mai questa scelta? È nata spontaneamente, dopo il racconto della violenza da parte di un’amica, mi ha molto toccata. Pensi che la legge sullo stalking possa essere stato un primo passo importante riguardo questo tema? Perché? Non sono molto informata a riguardo, ma i fatti di cronaca raccontano come spesso chi ha bisogno di protezione venga lasciato solo, questa è una realtà, spero che cambi qualcosa. Quale dei cantanti che hai accompagnato ha suscitato in te particolare emozione? Per quale motivo? Forse sceglierei Gino Paoli, perché ha scritto canzoni belle e semplici, vere. Se posso aggiungere, direi anche la Bertè, per la sua sofferenza, e inoltre la piccola Charice
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Penpengco, ha un’energia che ti trascina. C’è un artista con cui ti piacerebbe duettare? Chi e perché? Mi piacerebbe avere la possibilità di fare un progetto con i miei colleghi vocalist, siamo in tanti dietro le quinte ad aver lavorato per supportare i “famosi”, e di rado abbiamo un vero e proprio riconoscimento per il nostro talento. In quanto coristi alle volte di noi si pensa che siamo cantanti di serie B, o che siamo privi di talento artistico, credo che ci sia un enorme valore tra noi, sarebbe bello poter fare qualcosa tutti insieme. Sei cantante, autrice, corista e ballerina professionista, che sensazioni provi per ognuna di queste arti quando ti esibisci? Quale preferisci? Ti interessa anche la recitazione? Purtroppo ho abbandonato la danza da tanti anni, e mi dispiace, ma il lavoro come ballerina non mi è piaciuto affatto. Al contrario la danza mi manca molto. Il momento creativo della scrittura è entusiasmante, cantare è uno sfogo unico, e sentire la propria voce che si fonde con le altre è meraviglioso. Non potrei scegliere. Ho partecipato ad alcuni laboratori teatrali per pura curiosità e mi sono divertita molto, ma non credo che farò mai nulla con la recitazione, piuttosto ho usato alcuni metodi imparati in queste occasioni per migliorare la mia interpretazione nel canto, sono stati illuminanti. Da autrice quali messaggi vuoi comunicare attraverso i tuoi testi? Come nascono? Non ho un obiettivo particolare, mi piace innanzitutto che i testi siano musicali, poi cerco di farmi suggerire dalla musica l’atmosfera e la storia da raccontare. Il sogno nel cassetto di solito viene celato, ma uno realizzato si può dire…qual è? Lavoro con la musica, mi sento molto fortunata e sono grata per questo. A cosa stai lavorando e quali sono i progetti futuri? Sto scrivendo qualcosa di nuovo, inizierò a lavorare in collaborazione per produrre dei giovani, speriamo in un po’ di fortuna! A quale domanda ti piacerebbe rispondere durante un’intervista? Ovviamente sceglierei una domanda per poter dire qualcosa che mi sta a cuore! Mi piacerebbe poter dire solo che ho lavorato sodo, e in maniera onesta, e che questo è quello che continuerò a fare. Alle volte ciò comporta grandi sofferenze, ma per lo più una gran soddisfazione. Spero che le nuove generazioni, nonostante gli alti esempi che abbiamo di fronte ogni giorno, imparino che il lavoro è l’unica strada.
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FORSE SCEGLIEREI GINO PAOLI, PERCHÉ HA SCRITTO CANZONI BELLE E SEMPLICI, VERE.
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MUSICA | di Donatella Lavizzari
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Photo Raimondo Luciani m u s i c a
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Musica Nuda è il nome del singolare progetto della cantante Petra Magoni e del musicista Ferruccio Spinetti che hanno dato vita ad un esperimento originale d’avanguardia, interpretando le più belle canzoni del nostro tempo esclusivamente con i loro strumenti. Lei, con trascorsi studi di musica seicentesca, lui colonna portante degli Avion Travel, insieme sono artefici di “un genere nudo, essenziale, spogliato da tutto quello che c’è in più, un genere minimalista che lascia la possibilità all’ascoltatore di immaginarsi quello che non c’è e di sentire quello che lui si immagina dal pezzo che noi eseguiamo...» dichiara la Magoni. Con questa azione di scarnificazione si arriva decisamente a percepire un intenso nucleo di emozioni che i due artisti elargiscono senza eccedere in inutili virtuosismi. In una trasversalità di repertorio, che comprende persino un madrigale di Claudio Monteverdi, classici della canzone d’autore italiana e brani internazionali come Eleanor Rigby, Roxanne, Come Toghether, Ne me quitte pas vengono interpretati con libertà, genialità, unicità. Ad un loro live l’intro di Per Elisa si trasforma in Cuore Matto, Guarda che luna ritrova una sorprendente vitalità, Il cammello e il dromedario di Augusto Virgilio Savona del Quartetto Cetra si trasforma in un motivo arabeggiante ed il Tuca Tuca anni ’70 della Carrà si tinge sorprendentemente di blues con un sapiente walking bass. Emozionante ed intensa è l’interpretazione di Petra de La voce del silenzio, scritta da Paolo Limiti ed interpretata prima da Dionne Warwick e poi da Mina: da brivido! Ad ogni performance la voce di Petra si colora di tonalità taglienti, sottili, ironiche, irriverenti, alternandole a quelle più dolci e armoniose, dialogando con le note in una nitida riduzione all’essenzialità dove spazi e temporalità sono ben disegnati dalle elastiche e risonanti profondità contrappuntistiche del contrabbasso di Spinetti. Siamo di fronte, senza alcun dubbio, ad un duo che eccelle per tecnica di esecuzione, di arrangiamento ed armonizzazioni. Duo che, a volte, si apre ad incursioni di altri artisti, primo fra tutti il grande Stefano Bollani (marito della Magoni), che evidenziano ed amplificano la preziosità della loro musica che ci accompagna verso l’alto, tra i colori di “Over the rainbow”.
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MACONDO | di Redazione èArea
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Mangia, prega, ama di Elizabeth Gilbert Edizioni Rizzoli euro 18,50
Liz è bella, bionda, solare; ha tutto ciò che una giovane donna ambiziosa potrebbe desiderare: un marito, una bella casa nei sobborghi di New York e una solida carriera come giornalista. Eppure, in una notte autunnale, si ritrova in lacrime sul pavimento del bagno, con l’unico desiderio di essere mille miglia lontana da lì. Quella notte, Liz capisce di non volere niente di tutto quello che ha, e fa qualcosa di cui non si sarebbe creduta capace: si mette a pregare. Come reagireste se Dio (o qualcosa che gli assomiglia) venisse a toccarvi il cuore e la mente, non per invitarvi alla pazienza e alla rassegnazione, ma per dirvi che avete ragione, quella vita non fa per voi? Probabilmente fareste come Liz: tornereste a letto, a pensarci su. A raccogliere le forze, perché il bello deve ancora venire. Un amarissimo divorzio, una tempestosa storia d’amore destinata a finir male e, in fondo, uno spiraglio di luce: un anno di viaggio alla scoperta di sé. In questo irresistibile diarioconfessione, Elizabeth Gilbert ci racconta le tappe della sua personalissima ricerca della felicità: l’Italia, dove impara l’arte del piacere sotto forma di grandi abbuffate, ingrassa di 12 chili e trova amici di inestimabile valore; l’India, dove dove si ritira in un ashram a meditare e a digiunare per raggiungere l’illuminazione spirituale in compagnia di un idraulico neozelandese dal dubbio talento poetico; e l’Indonesia, dove uno sdentato sciamano di età indefinibile le insegna a guarire dalla tristezza e dalla solitudine, a sorridere e a innamorarsi di nuovo. “Mangia, prega, ama” è la storia di un’anima irrequieta, con cui è impossibile non identificarsi. Mangia prega ama è il racconto, audace e sincero, di questo viaggio spericolato fuori e dentro di sé. Caldo e irriverente, imprevedibile e terapeutico come una serata fra amiche, non è solo una storia vera e appassionante: è una promessa, un talismano da consegnare a chi, come Liz, deve solo trovare il coraggio di ricominciare tutto da capo.
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LA MORTE È L’ULTIMO ATTO VERAMENTE SCENICO DELLA COMMEDIA DELLA VITA
ELIZABETH GILBERT CI RACCONTA LE TAPPE DELLA SUA PERSONALISSIMA RICERCA DELLA FELICITÀ
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Morti favolose degli antichi di Dino Baldi Edizioni Quodlibet euro 16,00
“Non c’è niente di cui m’informi così volentieri come della morte degli uomini: le ultime parole, l’aspetto, il contegno tenuto in quel momento. Se fossi un editore, farei un repertorio ragionato delle varie morti. Chi insegna agli uomini a morire, insegna loro a vivere”. – Montaigne, Saggi, xx Il libro racconta i casi di morte più ammirevoli, impressionanti ed esemplari tratti dall’antichità greca e latina. Sono qui raccolte come in un repertorio le morti di poeti, filosofi, re, eroi, condottieri, imperatori, inventori, atleti, popoli interi e città. Perché questo interesse ai modi di morire dell’antichità? Perché gli antichi, ignari di quello sterile attaccamento alla vita che caratterizza l’epoca moderna, avevano elaborato forme classiche, canoni e modelli per morire in modo significativo: cioè in modo ambizioso, elaborato e appropriato per la vita di ciascuno. Sapevano gli antichi che la morte non è qualcosa che viene da fuori a prenderci e portarci via, ma è ancora pienamente dentro la vita, ci rappresenta e ci rappresenterà per sempre. Nella concezione classica che ci viene qui presentata, la morte è l’ultimo atto veramente scenico della commedia della vita e come tale deve essere preparata, pensata, organizzata; deve essere l’ultimo messaggio da lasciare ai posteri, un messaggio coerente con la vita, e in questa operazione gli antichi annalisti e biografi greci e romani non avevano dubbi: insegnare a morire è insegnare a vivere e ogni aggiustamento del reale sul verosimile è tollerato: “ […] è più vero quello che è più utile o più adatto per quel determinato scopo o semplicemente più bello, più elegante, più divertente, più tragico, più comico, più giusto [...]”, scrive Baldi nella prefazione del libro.
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TEATRO | OLIMPICO
L’Accademia Filarmonica Romana in collaborazione con Teatro Olimpico
PRESENTA
MOMIX in BOTHANICA
uno spettacolo concepito e diretto da
MOSES PENDLETON
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Inverno-Primavera, ma anche, in inglese, “lo slancio dell’inverno”) e Summer Fall (Estate– Autunno, ma anche “la caduta dell’estate)”. E in questo semplice ma affascinante gioco linguistico si nasconde molta dell’accattivante filosofia di Pendleton. Le coreografie sono un insieme di elaborati giochi ottici, intessuti di efficaci strutture dinamiche proprie della modern dance americana. Il panorama sonoro è impressionante per varietà: ben trentacinque diverse fonti sonore. Alla base di Bothanica c’è però anche il desiderio di trarre lezione dall’osservazione della natura nel senso, appunto, un po’ ingenuo e forse ancora “hippy” del termine: “Questa – dice Pendleton – è l’essenza dei Momix: si vede un fiore in un uccello, un essere umano in una roccia, una donna in un uomo. Bisogna usare la fantasia, l’immaginazione, la creatività. Nei nostri spettacoli cerchiamo di provocare quella che io chiamo ‘optical confusion’: un modo per eccitare i nervi del cervello e stimolare la creatività”.
C’è grande attesa per il ritorno dei Momix a Roma, al Teatro Olimpico,con Bothanica che nel 2010 ha fatto registrare il tutto esaurito per ciascuna delle ventisei repliche nel teatro capitolino. Da sempre legati all’Accademia Filarmonica Romana che dal 1984 ospita a Roma tutti gli spettacoli della più famosa compagnia di ballerini-illusionisti, i Momix saranno al Teatro Olimpico per due settimane con l’ultima geniale creazione di Moses Pendleton, una mirabolante serie di coreografie che hanno ottenuto in due anni di tournée un successo incondizionato di pubblico e di critica. Bothanica nasce dalla passione per la natura di Moses Pendleton, fondatore dei Momix. “Mi sono ispirato per prima cosa a Vivaldi e al suo ciclo delle Quattro Stagioni”, dice infatti il coreografo. Lo spettacolo è diviso in due parti: Winter Spring (il nome delle due prime stagioni
TEATRO OLIMPICO dall’ 8 Marzo 2011
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TEATRO | QUIRINO
“Cercando Picasso” Giorgio Albertazzi con la Martha Graham Dance Company regia di Antonio Calenda
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Un genio che solo la morte ha saputo dominare» così lo scrittore e politico francese André Malraux definì l’amico Pablo Picasso, cogliendone appieno in queste poche parole la personalità irregolare, il furore creativo, l’eclettismo, la natura esplosiva e rivoluzionaria. Ed è proprio a questa natura d’artista, a questa indomabile creatività che guarda Antonio Calenda, nell’apprestarsi a porre la figura di Picasso al centro di un nuovo progetto teatrale: «Affrontare Picasso – sostiene infatti il regista – significa rispondere alla sua fantasmagoria, dare voce alla sua irruente visionarietà. Perciò sarà necessario discostarsi dagli stilemi del naturalismo per ricreare invece le tensioni dell’irripetibile atmosfera culturale che circondava Picasso, per ricercare nel mondo delle sue motivazioni interiori attraverso la figurazione evocativa e coreografica, attraverso le sue stesse parole ed i pensieri che riverberano potenti da passi tratti dai suoi scritti, dai suoi poemi, dai testi teatrali» Fra questi, Le désir attrapé par la queue (Il desiderio
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preso per la coda) rappresenterà il cuore dello spettacolo, proprio per quel suo meraviglioso respiro onirico e surreale, per quel suo essere “irregolare” privo di chiare evoluzioni logiche, singolare nella punteggiatura, eppure vitalissimo, animato da personaggi come il Piede Grosso, l’Angoscia grassa, la Cipolla, il Silenzio, la Torta… Se Quenaeau vide in Le désir una fantasiosa rappresentazione del caos e dei mali che l’uomo soffriva a causa della guerra e che assediavano il gruppo di intellettuali parigini che lui stesso assieme a Picasso frequentava, è anche vero che nel testo il grande pittore spagnolo manteneva viva tutta la visionarietà tipica della sua pittura, la sua inventiva inarrestabile, la sua espressività. Un tourbillon che è al contempo testimonianza poetica delle lacerazioni della guerra e dell’ostinato perseverare del pensiero, dell’arte, della creatività. «Anche se astrattamente adombreremo una giornata della vita di Picasso, una giornata parigina, di guerra, quella stessa in cui egli concepì Le désir attrapé par la queue – spiega il regista – vogliamo vivere questa cronologia attraverso un excursus nel suo immaginario. Questa necessità di evitare causalità e concretezza, di muoverci nell’impalpabile della fantasia,
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dell’immaginazione di questo grande artista ci ha spinto verso una scelta espressiva inusuale: quella di intrecciare nello spettacolo all’evocazione della pittura di Picasso, il linguaggio coreografico di Martha Graham. Sono segni potenti, dell’arte e dell’espressività del Novecento, codici inestimabili la cui pregnanza riecheggia costantemente nell’immaginario contemporaneo. Ad essi si fonde la recitazione di un maestro della statura, della sapienza scenica e del vigore di Giorgio Albertazzi, un attore che sa fare della parola un esercizio stilistico supremo, sa rendere ogni battuta finissima, poliformica, astratta… Poter contare in scena su un dialogo intenso fra questo e la danza della Martha Graham Dance Company significa assicurare semanticità ulteriore allo spettacolo, liberarlo dagli impacci naturalistici, librarlo in un’atmosfera di allusione astratta che ci appare in qualche modo omologa all’animo del grande pittore, all’eredità che ha lasciato, a ciò che di lui desideriamo raccontare».
TEATRO QUIRINO dal 15 Marzo 2011 t e a t r o
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Via Tiburtina km 18,300 - Guidonia Montecelio (RM) Tel. 0774 353506 - info@ocres.it
TEATRO | ARGENTINA
IL MALATO IMMAGINARIO di Molière diretto e interpretato da Gabriele Lavia - traduzione di Chiara De Marchi
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Sul palcoscenico da protagonista nel ruolo di Argante, un grande e istrionico Gabriele Lavia che firma anche la regia di una delle commedie più acclamate del teatro. “Il malato immaginario”,così come ci racconta Gabriele Lavia “l’ultima opera di Molière, pone a partire dal titolo, due problemi. Due “altrove” dell’Essere: la Malattia e l’Immaginario.... Il titolo è ambiguo e, probabilmente, vela il senso profondo. E’ la storia di un Malato (soggetto) Immaginario (predicato), oppure è l’Immaginario (soggetto) malato (predicato)? In fondo basta spostare l’enfasi su una parola piuttosto che un’altra e cambia tutto.... I due grandi filosofi del tempo di Molière sono Cartesio e Pascal che hanno “due visioni del mondo diverse”. Cartesio direbbe che il “Malato” è soggetto e “Immaginario” predicato. Pascal, al contrario, direbbe che è l’”Immaginario” soggetto e “malato” predicato. “Solo il cuore può dare misura e prezzo alle
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cose”, è il famoso pensiero di Pascal. E questo vuol dire che il “valore” di tutte le cose è in “qualcosa” che sfugge alla coscienza e sta nel “cuore”.... Nei “Pensieri”, l’opera più importante di Pascal, ce n’è uno, il più lungo, che ha come titolo “Immaginazione”. E’ proprio in questo “pensiero” che Pascal parla dei Medici e dei Dottori: “Se i Medici non avessero sottane e babbucce, i Dottori non avessero berrette quadrate e toghe ampie quattro volte tanto mai avrebbero ingannato il mondo... Altro principio di errore dell’immaginazione sono le malattie. Esse corrompono il Giudizio e la Percezione... L’uomo è dunque costruito in modo così felice, da non possedere alcun principio giusto del Vero e molti eccellenti principi del Falso. L’uomo non è che un soggetto pieno di Errore Naturale....” E’ evidente, leggendo questo “pensiero”, che Molière conoscesse l’opera di Pascal e fosse vicino alla sua filosofia. CON: Gabriele Lavia (Argante, malato immaginario) Pietro Biondi (Dottor Diarreus,
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medico), Gianni De Lellis (Beraldo, fratello di Argante), Giorgio Crisafi (Buonafede, notaio), Barbara Begala (Antonietta, cameriera), Mauro Mandolini (Professor Purgone, medico di Argante), Vittorio Vannutelli (Dottor Fetus, farmacista), Giulia Galiani (Belinda, seconda moglie di Argante), Andrea Macaluso (Cleante, innamorato di Angelica), Michele Demaria (Tommaso Diarreus, figlio del Dottore e pretendente di Angelica), Lucia Lavia (Angelica, prima figlia di Argante) scena Alessandro Camera costumi Andrea Viotti luci Simone De Angelis musiche originali Giordano Corapi Teatro Stabile dell’Umbria, Compagnia Lavia Anagni
TEATRO ARGENTINA dall’ 8 al 27 Febbraio TEATRO COMUNALE NARNI dal 21 al 22 Marzo Photo Tommaso Le Pera t e a t r o
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“COSE CHE MI SONO CAPITATE A MIA INSAPUTA” GENE GNOCCHI in
TEATRO | PARIOLI
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Dopo un lungo rimpallo di offerte e controfferte il nostro protagonista decide, seppure a malincuore, e compra la tessera della loggia P3. Solo in questo modo potrà realizzare il suo sogno di esibirsi sul palco di qualche teatro prestigioso. Purtroppo accorgendosi troppo tardi che non ne valeva la pena, si trova a dover raccontare la sua misera esistenza. Inizia così una febbrile rincorsa a ripercorrere i fatti accorgendosi che sono accaduti tutti a sua insaputa e concertati dalla longa manus di un burattinaio più scaltro
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di lui ( Dio? Il ministro per l’attuazione del federalismo? Il direttore del catasto? Un impiegato dell’ACI? Il carrozziere?). Ma tutto comunque avviene, dalla visita alla tenda di Gheddafi al mistero se sia più conveniente l’eolico o il fotovoltaico fino alla scoperta della vera identità del garante della privacy. E mentre questa discesa verso gli inferi non si arresta, agli spettatori non rimane che chiedersi ancora una volta: “Perché sono qui? Non era meglio una visita guidata al museo delle ceramiche di Faenza?” di Eugenio Ghiozzi collaborazione ai testi Ugo Cornia, Simone Bedetti, Maurizio Giambroni
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Teatro Parioli dal 15 Marzo 2011 t e a t r o
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