Anno 3 n째 5, Giugno 2011
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ROMA
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PROVINCIA
ALBANO:(Rm) Corso Matteotti, 176 Tel. 06/93260647 BRACCIANO: Via Sandro Pertini, 2 (Centro Comm.le Bracciano) Tel. 06/9987174 CAPENA:(Rm) Via Tiberina Km. 16, 400 (Centro Comm.le Arca) Tel. 06/9073508 CASTEL MADAMA: (Rm) Via della LibertĂ , 24 Tel. 0774/449367 COLLEFERRO: (Rm) Via Casilina km. 49 (Centro Comm.le Colleferro) Tel. 06/9770410 FIUMICINO: (Rm) Via Giorgio Giorgis, 1/a/b/c Tel. 06/65025349 FORMELLO: (Rm) Viale Africa, 1 Loc. Le Rughe (Centro Comm.le Le Rughe) Tel. 06/90127722 FROSINONE: (Fr) Via Le Lame, 1 Tel. 0775/292061 (Centro Comm.le Le Sorgenti) FROSINONE1: (Fr) Via Aldo Moro, 209/211 Tel. 0775/874482 GUIDONIA: (Rm) Via maremmana inferiore, 218 Tel. 0774/526171 INFERNETTO: (Rm) via maurice ravel, snc (Centro Comm.le I Parchi )Tel. 06/5053484 LADISPOLI: (Rm) Piazza Marescotti, 1/1 A Tel. 06/99223520 LATINA: (Lt) Corso della Repubblica, 222 Tel. 0773/473450 MONTALTO DI CASTRO: (Vt) Via Ferento, 11 Tel. 0766/879686 MONTEPORZIO: (Rm) Via Roma, 25 Tel. 06/9447315 MORENA: (Rm) Via Di Morena, 123 Tel. 06/7910701 NETTUNO: (Rm) Via Scipione Borghese (Centro Comm.le Le Vele) Tel. 06/98579184 OSTIA 1: (Rm) Via delle Baleniere, 70 Tel. 06/5698290 OSTIA 2: (Rm) Via orazio dello sbirro, 16 Tel. 06/5696753 PALESTRINA:(Rm) Via Prenestina Antica, 220 Loc. I Cori (Centro Comm.le I Platani) Tel. 06/95310047 POMEZIA 1: (Rm) Via Castelli Romani, 14 (Centro Comm.le I Padiglioni) Tel. 06/9105543 POMEZIA 2: (Rm) Via Roma, 76a/80/82 Tel. 06/91622078 RIETI: (Ri) Via Roma, 39 Tel. 0746/491666 TIVOLI: (Rm) Via V. Pacifici, 3 Tel. 0774/317576 VELLETRI: (Rm) Via Filippo Turati, 20/22/24/26 Tel. 06/97609586 VITERBO: (Vt) Via dell'Orologio Vecchio, 3 Tel. 0761/332029
CAMPANIA
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UMBRIA
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SARDEGNA
VILLACIDRO: (CA) Zona Industriale Strada C1 (Centro Comm.le S. Ignazio) Tel. 070/9313075
e AREA Sommario PA G I N A
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finis terrae ritorno in vietnam
PA G I N A
viaggi
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emozione tango
vladi polo
polo of united nations PA G I N A
golf
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PA G I N A
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the players championship
alimentazione
PA G I N A
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è arrivata l’allergia!
intervista
gusto
nostos viaggio di un moderno ulisse
20 PA G I N A
22 PA G I N A
24 PA G I N A
36 PA G I N A
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attualità
luminal pronti alla rivoluzione personale di ognuno?
PA G I N A
50 PA G I N A
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80
PA G I N A
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maison
moccia diffidate di ciò che appare
light design
marco pollice: poesie di luce
architettura
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musica
design ecosostenibile
76 PA G I N A
Gabriele Terralavoro, cammino a ritroso di un cuoco stellato
greeeconomy
PA G I N A
PA G I N A
gusto
riciclare il pensiero per essere green
design
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a scuola arriva “mangiaimpara”
greeneconomy
PA G I N A
42
PA G I N A
l’altra metà del cielo
30
macondo
per sempre il profumo delle foglie di limone
PA G I N A
PA G I N A
PA G I N A
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il colosseo quadrato e il “lapis tiburtinus” PA G I N A
arte
gino masciarelli: dinamismo ed armonia delle forme
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life style
frauscher 909 benaco un day cruiser senza compromessi!
moleskine i giardini di luglio
vela
a scuola di vela
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s o m m a r i o
RE O BENESSE R T N E C A I ESTETIC RE TERMAL U C I G G A S MAS E RISTORANT PISC
RA
I ACQUA PU
RGENTI D INE CON SO
FOCUS | di Antonio Capitano
Progettare e misurare il benessere in tempi di crisi. Dal Prodotto Interno Lordo alla Felicità Interna Lorda
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“…Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta…” Robert Kennedy, 18 marzo 1968 Con questa splendida frase vorrei introdurre una tematica su cui tutto il mondo sta discutendo: l’opportunità di sostituire il concetto di PIL con un indice che meglio rappresenti lo stato di Benessere di una Nazione. Anche in Italia intellettuali, economisti, filosofi, opinion leader, si stanno confrontando su questo per indagare a 360 gradi un mondo diverso fatto di tante molecole che cercano di dare un nuovo punto di vista del benessere con una nuova visione del potere dell’economia sulle nostre vite. E sulla misura sbagliata delle nostre vite. Dunque oltre il PIL per un’altra economia. In un famoso rapporto commissionato da Sarkozy si punta chiaramente alla differenza sostanziale il benessere materiale e quello non materiale. Rispetto al primo si sottolinea la necessità di porre attenzione al reddito e al consumo, piuttosto che alla produzione, di considerare anche indici di ricchezza e di prendere a riferimento il nucleo familiare. Riguardo alla dimensione non materiale del benessere si ricorda l’importanza del tempo libero e la necessità di misurare le relazioni sociali, la “voce” politica e la sicurezza o vulnerabilità dei singoli. Si afferma anche che vanno considerare misure oggettive e soggettive e che sono necessari indici di sostenibilità del benessere nel tempo, ambito nel quale dominano i noti problemi connessi all’ambiente. Dice bene lo psichiatra Paolo Crepet quando afferma che “parlare di economia, di Prodotto Interno Lordo presuppone l’intervento anche di altri ambiti. Parlando di turismo, ad esempio, si parla anche della cultura di un luogo: l’enogastronomia, l’artigianato, le eccellenze locali, settori che rientrano sia nel Pil che nel Fil. Dal canto mio, sono felice che stia pian piano finendo l’epoca dell’Italia industriale
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Est Area magazine pubblicazione mensile freepress
affinché si ritrovi nel nostro paese una nuova ragione di essere nel bello, nel grande artigianato di qualità, nell’accoglienza che non solo non produce meno della FIAT ma non distrugge tanto quanto hanno fatto le grandi industrie in questi anni. Se si promuove questa bellezza, questo gusto, questo stile di vita, riusciremo nel tempo ad ottenere un’economia più forte che avrà bisogno della cultura per far rinascere il paese. L’energia di cui ha bisogno un paese industriale, ad esempio, è maggiore di quella di cui ha bisogno un paese a vocazione culturale. E questa è già una buona notizia: significa che non avremo bisogno di centrali atomiche o simili sul nostro territorio e nemmeno di giganteschi parchi eolici che deturpano il paesaggio”. La ricerca della Felicità è anche sublimare il tempo, il proprio tempo. Il benessere è vivere slow. Certo, ciò non significa dimenticare le preoccupazioni della vita, ma affrontarle con la speranza che la disponibilità economica lasci lo spazio per vivere bene, lontano dal bisogno. Insomma avere il diritto alla Felicità. La felicità è un’emozione e come tale intima e individuale. Tuttavia non si genera in un vuoto valoriale e relazionale, anzi. Nelle sue espressioni più piene è l’esito di condivisione di sentimenti ed emozioni. Questo mio intervento, dunque, non vuole partire da una definizione di felicità data, ma vuole adottare la condivisione come metodo per comprendere cosa essa sia, come la si può influenzare e infine che ruolo può svolgere la politica nel promuovere la felicità nella propria comunità. L’articolo è stato scritto in collaborazione con Marianna Scibetta
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Anno 3 n° 5, giugno 2011 Direttore Responsabile: Maria Laura Cruciani Direttore Editoriale: Antonio Feliziani Progetto e Direzione Esecutiva: Alessandro Coccia Coordinamento Editoriale: Stefania Ricci Consulente: Giovanna Amato Amministrazione: Cristina Meloni Editor: 3Aadvertising Registrato presso il Tribunale di Tivoli n. 20/2008 Grafica e impaginazione: IMG.ZEROUNO srl Pubblicità: Stephanie Mayer. Referente per Abruzzo e Emilia-Romagna: Emilio Patacchiola 328 33 56 354 Referente per l’Umbria: Gianni Civica 335 53 83 084 Referente per Rieti e provincia: Se.Ge.Co.V srl 0746 27 10 10 Direzione, Redazione e Segreteria: Via Montenero, 36 -00012 Guidonia (RM) 388 1185198 – 335 6156 737 – 392 9290702 estarea@gmail.com www.estarea.it Stampa: Grafica Ripoli snc Photo copertina © Fabrizio Ricci Hanno collaborato: Tito Barbini, Antonio Capitano, Flaminia Colonna Bareti, Sara Ciccarelli, Matteo Feliziani, F.I.G, Giusy Ferraina, Laura Lattuada, Donatella Lavizzari, Gabriele Nobile, Luca Pellegrini, Teresa Pontillo, Ufficio Comunicazione FIG, Ufficio Comunicazione FIV, Ufficio Comunicazione Vladi Polo, Marta Rossi, Fabrizio Ricci, Scarti di produzione, Marianna Scibetta, Dr. Raffaele Vincenti, Katerina Shlyakhina. Crediti Fotografici: Rosalia Loia, Luigi Orru, Fabrizio Ricci, flickr.com, google.com.
Tutto il materiale cartaceo e fotografico inviato alla redazione non verrà restituito. Tutte le collaborazioni ad articoli o servizi sono considerate a titolo gratuito. La riproduzione di testi e immagini anche parziale deve essere autorizzata dall’editore.
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FINIS TERRAE | di Tito Barbini
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Photo Larpoon f i n i s
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La notte calda e piovosa del sud mi ha accompagnato per un lungo tratto dopo aver lasciato Saigon, per risalire lungo la costa del Mar della Cina, verso Huè, l’antica
capitale del Vietnam. Ancora una volta mi sono fidato del mio istinto, abbandonandomi al privilegio del viaggiatore che non ha tappe prefissate e tempi contingentati. Mi hanno parlato bene di Hoi An, una piccola città prima di Huè. Dicono che sia la più autentica di tutto il Vietnam. Valeva la pena lasciare l’affollata corriera che mi ha cullato per alcune centinaia di chilometri e tentare questo fuori programma, l’istinto non mi ha ingannato. Hoi An mi ha catturato con la sua poetica bellezza, è un piacere perdersi nelle sue strade animate, colorate da lanterne di seta, su cui si affacciano antichi edifici con portali di legno scolpiti. Un pezzetto di Asia sfuggito a un destino che sembra comune a un intero continente segnato da una modernizzazione selvaggia, che si traduce in cancellazione del passato, sradicamento, appiattimento di ogni differenza. Merito anche degli amministratori del posto, certo, che sono stati bravi a vincolare il
vecchio centro storico e a consentire solo restauri conservativi, a dimostrazione che il futuro non è, non deve essere sempre fatto solo di fast-food e banche, di pub e centri commerciali. Hoi An, però, è di più. È una splendida contaminazione di stili e storie diverse, la prova che l’autentica ricchezza sgorga dall’incrocio, dalla mescolanza, dalla sovrapposizione. Qui la cultura vietnamita raccoglie l’eredità cinese e quella giapponese, senza rigettare il passato coloniale. Il fiume, torbido e immobile, è una vena possente che dona la vita a tutti. Sulle sue sponde, il mercato del pesce è un palpitare di gesti e di voci. L’acqua e la terra, che qui s’incontrano, sono un simbolo di quello che Hoi An è stata e di quello che spero sarà. Non so nemmeno io quanto tempo sono rimasto fermo, incantato e commosso davanti a un antico ponte coperto costruito dalla comunità giapponese oltre mezzo millennio fa. Da allora è rimasto intatto, con una scimmia e un cane di pietra che continuano a fare la guardia. Non ha le pretese di tante nostre costruzioni, non sfoggia né potenza né arditezze tecnologiche, anzi pare quasi scusarsi di essere lì, di turbare con la sua presenza l’ordine naturale delle cose: eppure è lì. Nessun invasore si è sognato di buttarlo giù, e magari di ricostruirlo, solo per il gusto di sentirlo più suo.
A un centinaio di chilometri da Hoi An c’è il villaggio di My Lai, un posto che puoi trovare solo su una cartina molto dettagliata. May Lai è tristemente famosa. Un plotone di marines, agli ordini di un giovane tenente di nome Calley, piombò sulla città.I soldati che dovevano regalare a questa terra libertà e la democrazia fecero terra bruciata con i lanciafiamme e le granate, mitragliarono ad altezza d’uomo e di bambino. Quel giorno furono scannate cinquecento persone inermi. Quasi tutti vecchi, donne, bambini. Gli americani ebbero solo un ferito, un bravo ragazzo che si sparò a un piede per non partecipare al massacro. Negli Stati Uniti si è continuato per anni a dibattere attorno alle responsabilità del tenente e di quel plotone maledetto. E tutto sommato è proprio questo che ci piace degli USA, è capace di commettere grandi nefandezze ma poi, affrontare con coraggio le sue colpe, senza abbandonarsi all’istinto del colpo di spugna una volta per tutte. Certo, fa pensare My Lai. Fa pensare a come ci si riempia la bocca di tante parole belle e importanti, a come ci si senta legittimati a difendere un ordine internazionale che non è certo di tutti, a come si arrivi persino a esportare guerre preventive ammantandole di belle parole. Quanto a me, dovevo visitare My Lai.
Ritorno in VIETNAM è A R E A
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Il Vietnam oggi è: colline spoglie, nessun albero è ricresciuto dopo le devastazioni del napalm; è la cifra pazzesca delle malformazioni congenite perché gli effetti di certe armi si pagano anche a distanza di anni e ci sono guerre che proseguono anche dopo il cessate il fuoco. Dovevo vedere con i miei occhi, anche se in realtà è rimasto poco da vedere, eccezion fatta per i resti delle capanne bruciate e gli attrezzi che da quel giorno sono rimasti a terra, a testimoniare, insieme a un monumento alle vittime, cosa avvenne quel mattino. Dovevo respirare l’aria di My Lai. Dovevo provare stupore e sgomento per la quiete di oggi, per questo senso di pace, per queste risaie che compongono un mosaico di verdi diversi, per questa luce che ti abbaglia e ti rasserena. La stessa di quel mattino d’estate.
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VIAGGI | di Fabrizio Ricci
EMOZIONE è A R E A
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Photo Fabrizio Ricci v i a g g i
TANGO è A R E A
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Tango. Tango ovunque. E’ nelle strade, nei vicoli, nelle confiterie, nelle piazze, persino nell’aria. Certo, Buenos Aires non si può etichettare così semplicemente, ma è altrettanto vero che persino le persone più reticenti si lasceranno coinvolgere dalla musica e dal ballo che hanno reso questa città famosa in tutto il mondo. Il Tango nasce nel Río de la Plata (coste di Argentina e Uruguay) come mescolanza di balli di origine africana e locale nell’ambito della prostituzione, successivamente si sviluppa e si evolve nella sua struttura attuale a Buenos Aires. Qui trova le sue radici, nel miscuglio di genti, maggiormente immigrati europei, che abitano la città dalla fine dell’800 e inizi ‘900. I “tangueros” ad ogni ora del giorno e della notte improvvisano performance in mezzo alla strada; osservando la passione che mettono nei loro movimenti, nei loro sguardi, nelle loro coreografie è difficile credere che lo facciano solo per i turisti, che a loro volta sognano di poter far parte di quell’armonia: li vedi nei negozi di scarpe specializzati, frequentano le lezioni sin dal mattino presto per poi cimentarsi nei più famosi tango-bar verso l’ora del tramonto, prima di concedersi una cena in uno dei ristoranti che si affacciano su Puerto Madero o gustarsi un mate a Plaza Torrego, nel caratteristico quartiere di San Telmo. Per capire quanto sia importante da queste parti il tango, basta analizzare un dato. Il boom del turismo a Buenos Aires, e più in generale in Argentina (dopo la terribile crisi economica che ha sconvolto il paese nel 2001) non si spiega soltanto per via della convenienza economica, notevolissima, ma anche per il boom del tango. Questo elemento, insieme all’aumento in generale del turismo verso l’America Latina (considerata “zona sicura” in un periodo di guerra al terrorismo) e la rivalutazione del turismo di natura che in Argentina offre tutte le possibilità immaginabili, ha fatto il resto. Per quanto riguarda l’Italia poi, esiste un legame particolare con queste terre al confine australe del pianeta. Tra tutti i paesi del mondo, sicuramente è in Argentina che più si è radicata, nel bene e nel male, la cultura italiana all’estero. Un’infinità di legami visibili e invisibili unisce i due paesi, creati dalle lotte e dai sogni di milioni di lavoratori immigrati dalla Penisola che qui trovarono riparo e lavoro. Non è retorica affermare che un italiano in Argentina si sente e viene trattato come a casa. Come conseguenza di questa discendenza o affinità, si potrebbe quasi dedurre che gli italiani hanno un po’ di tango che gli scorre nel sangue…
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Una delle discussioni più accese tra chi balla il tango riguarda l’importanza del ruolo dell’uomo e della donna. In molti ritengono che sia l’uomo a portare la donna, e che quindi sia lui a rendere i movimenti del tango così speciali e coinvolgenti, altri sostengono che senza una compagna di elevata bravura, anche il più grande dei tangueri ne uscirebbe molto ridimenzionato. Miguel Ángel Zotto, argentino tra i tre più grandi ballerini di tango di tutti i tempi, mette tutti d’accordo così: « Il tango non è maschio, è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l’ “otto”, che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione.»
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ATTUALITÀ | di Matteo Feliziani
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È veramente triste dover ancora affrontare il problema della condizione femminile nel mondo. Significa che civiltà e progresso non sono stati sufficienti a risolverlo, che l’uomo ha quasi conquistato lo spazio, ma non ha imparato ad amare e soprattutto a rispettare “l’altra metà del cielo”. Nella maggior parte delle culture di cui siamo a conoscenza, i maschi hanno gestito il potere politico e religioso, hanno comandato in famiglia e svolto i lavori più redditizi, sono stati abbastanza liberi di scegliere il proprio destino. La donna no. La discriminazione femminile è una piaga mondiale che rende la donna inferiore all’uomo a livello economico, culturale e sociale. Questa forma di discriminazione colpisce soprattutto le donne appartenenti ai ceti sociali più poveri e che abitano nelle regioni meno sviluppate dove la diversificazione del sesso femminile da quello maschile avviene già ancor prima della nascita. Ad esempio in Cina e in India, dove vi è una preferenza per i figli maschi, se il nascituro è una femmina, spesso si procura l’aborto. In molte famiglie le bambine sono sottomesse ai maschietti: le prime lavorano di più e hanno poche possibilità di frequentare la scuola. Di conseguenza i due terzi degli analfabeti presenti nel mondo sono donne: esse hanno un maggior carico di lavoro e minori possibilità di studio. La mancanza d’istruzione è anche la causa dei matrimoni precoci, in uso soprattutto nell’Asia meridionale e in Africa. Il matrimonio è combinato dai genitori e i figli devono accettare senza possibilità di dissenso. Un altro importantissimo aspetto della mancanza d’istruzione è il fatto di non avere potere decisionale nelle questioni familiari. Le donne sono sminuite e costrette a ubbidire. Dal rapporto annuale dell’Unicef sulla condizione femminile, emergono dati sconcertanti: milioni di donne subiscono violenze carnali che, oltretutto, non possono denunciare, le bambine hanno poche possibilità di andare a scuola e circa un quinto di esse non completa le scuole elementari. Si sa che i due terzi degli analfabeti presenti nel mondo sono donne. Alcune culture africane praticano la mutilazione dei genitali che ancora oggi è ampiamente diffusa e eseguita in condizioni sanitarie precarie, senza anestesia e soprattutto su bambine in tenerissima età. Gli effetti sulla salute sono devastanti e le conseguenze di tale pratica condizionano la loro vita sessuale e riproduttiva: sarebbero 130 milioni le donne che hanno subito questa mutilazione. Attraverso i flussi migratori i
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paesi occidentali si trovano ad affrontare e regolamentare il problema. Un’altra piaga che colpisce le donne in ogni parte del mondo è lo stupro: sconvolge sapere quanto sia diffuso nei Paesi ricchi e civili, ma ancor più sconvolgente è scoprire come per esempio in Pakistan, per avere giustizia, la donna debba presentare quattro testimoni maschi e non possa testimoniare lei stessa. Inoltre, se la vittima non riesce a dimostrare il reato, è incriminata per attività sessuali illecite, incarcerata e frustata pubblicamente. La violenza sessuale è anche un’arma di guerra, solo da poco riconosciuta come tale dalle leggi internazionali. I conflitti con un forte connotato etnico, come quelli nei Balcani o in Africa centrale, vedono l’uso dello stupro come strumento bellico da parte di entrambi i contendenti. Fattore di disuguaglianza è anche quello legato a motivi religiosi, presente soprattutto nei paesi islamici, dove le donne sono vittime di pesanti discriminazioni. In alcuni paesi musulmani, i gruppi integralisti si propongono di trasformare la società secondo le regole del Corano e di imporle come legge dello Stato. In Algeria alle donne è imposto di portare l’hidjab, il velo e di vivere ai margini della società; in Iran e in Afghanistan è imposto il burka e alle donne è preclusa l’istruzione. Mi auguro che la discriminazione femminile finisca al più presto, perché trovo molto ingiusto questo modo di pensare. Nel corso della mia vita ho incontrato e conosciute ragazze e donne intelligenti, in grado di gestire autonomamente la propria vita. Le donne non hanno bisogno di un un comandante o di qualcuno che le guidi nelle loro scelte. Gli uomini non sono più “imponenti” delle donne né più intelligenti o capaci. Spero che un giorno si possa vivere in tutti i Paesi senza prediligere l’uomo alla donna. Le risorse umane sono sia “maschili” che “femminili” e risulta impossibile un vero progresso culturale e umano se non saremo capaci di raggiungere l’integrazione tra i sessi e di rispettare ogni essere umano nel suo valore più grande: l’ essere una persona.
del cielo
LE DONNE SONO VITTIME DI PESANTI DISCRIMINAZIONI.
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GREEN ECONOMY | di Teresa Pontillo
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In un’epoca in cui guerra e distruzione sono scenari sempre più frequenti, il riciclo sembra essere una delle ancore di salvezza, ma occorre una profonda metamorfosi del pensiero. E così, l’immagine utopica di un “cannone che spara fiori” prende vita nelle opere dello scultore estone Mati Karmin che, pur se duramente contestato, ha dato sfogo alla sua creatività realizzando letti, culle, carrozzine e complementi di arredo….con resti di bombe marine della seconda guerra mondiale! L’artista, sensibile al problema ambientale, ha reperito la sua singolare “materia prima” ripulendo l’isola di Naisaar (Estonia), ex base sovietica dismessa agli inizi degli anni Novanta e sulle cui spiagge sono stati abbandonati involucri di bombe e altri residui bellici. Nella sua ricerca di materiale alternativo e nella sua opera di ecologista, Mati cerca di far percepire le bombe inattive come rifiuti comuni, fatti di metallo di considerevole valore economico, e ci fa riflettere sulla possibilità di riciclarli destinandoli a funzioni ornamentali ed utili. Eticamente “sconvolgente”, ma ecologicamente sano. Scuote vedere il proprio bimbo dormire in una culla ricavata da una bomba, ma è arte creativa di recupero, un modo per sostenere il disarmo, il riciclo, e un nuovo impulso all’economia. Genialità o follia? Sarà questa la moda del nuovo secolo? Dormiremo in letti di bomba? Etica e scienza di nuovo in contrasto, anche per la tutela dell’ambiente. Perfino l’Inghilterra si è mossa in questo senso: infatti, dopo aver sequestrato 52 tonnellate di armi (fucili, pistole e coltelli) e 29 tonnellate di proiettili, le ha fuse e col metallo recuperato ha realizzato giubbotti antiproiettile, manette, distintivi e una parte dell’intelaiatura dello Stadio Olimpico di Stratford di Londra, per i giochi Olimpici del 2012, ottenendo un notevole abbattimento dei costi: riciclare le armi per l’edilizia allo scopo di favorire il disarmo, e la cura dell’ambiente. Mentre in Messico, il governo incentiva la campagna del disarmo fondendo le armi sequestrate per realizzare pale utilizzate per piantare alberi: ancora, l’emblema della distruzione, grazie al riciclo, diventa un mezzo per combattere la violenza e favorire la vita. Ogni anno nel mondo, tonnellate di armi vengono sequestrate ed accumulate in magazzini in attesa di essere demolite, e a rischio di produrre inquinamento: perché non destinarle direttamente ad usi più “nobili”? L’”arte” del recupero ci suggerisce idee economicamente ed ecologicamente valide: perché non coglierne i vantaggi?
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GREENECONOMY | di Stefania Ricci
DESIGN ecosostenibile
Artematica Noce Tattile
Verniciatura all’acqua, Zero emissioni di solventi aromatici cancerogeni, Matericità e calore delle superfici, Altissima resistenza alle macchie, Micro-dogature
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Photo Courtesy Valcucine g r e e n e c o n o m y
Sistema di basi Invitrum
100% riciclabile, 100% vetro e alluminio, Zero collanti, Zero emissioni di formaldeide, resistente all’acqua, Facilmente scomponibile e riutilizzabile, design Gabriele Centazzo
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Sabato 7 maggio, nello Showroom Vallatinnocenti, azienda specializzata nel settore dei mobili che vanta un’esperienza consolidata nel mercato dal 1953, si è svolta un’interessante Conferenza di Bioarchitettura: “ La progettazione d’interni sostenibile. I materiali: uso, riuso e riciclaggio.” La bioarchitettura non è semplicemente una filosofia per ecologisti: vivere in abitazioni moderne, che fanno ricorso a materiali naturali o riciclabili, che utilizzano poca energia prodotta con fonti non rinnovabili e che non danneggiano chi vi abita dovrebbe essere l’obiettivo di tutti. Rispetto e salvaguardia dell’ambiente, produzione di mobili sostenibili, prodotti il più possibile dematerializzati e riciclabili, ad emissione zero di formaldeide, che garantiscono una lunga durata tecnica ed estetica, con legni non provenienti dalla distruzione delle foreste primarie. Questi i temi
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della conferenza. Alla conferenza sono intervenuti l’Architetto Andrea Mazzoli, art director Casaidea e Presidente Acquario Romano srl (Casa dell’architettura); Carlo Patrizio, INBAR (Facoltà di Ingegneria della “Sapienza – Università di Roma” Polo didattico di Rieti); Mauro Zanandrea, Responsabile Marketing MAZZALI; Massimo Peloso, Responsabile Formazione VALCUCINE, che ha esposto agli ospiti l’impegno dell’azienda nel progettare e costruire mobili sostenibili. Il lungo lavoro di ricerca sui materiali e sui loro limiti di resistenza ha permesso a Valcucine di rivoluzionare il settore del mobile, realizzando la prima base in vetro 100% riciclabile, di cui alcune parti sono ricavate da alluminio riciclato. Il processo per la produzione di alluminio riciclato ha il vantaggio di consumare solo un ventesimo dell’energia necessaria per ottenere quello primario. La cucina tradizionale normalmente prevede un accoppiamento di basi, che determina un raddoppiamento del fianco in truciolare che raggiunge lo spessore di 36mm; Valcucine, invece, ha sviluppato la struttura della cucina
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orizzontalmente, applicando un unico fianco strutturale in vetro di soli 10mm. Per quanto riguarda la fase di smaltimento, Valcucine è cosciente che un prodotto già esistente costituisca una potenziale risorsa futura. Tutto il nuovo sistema delle basi in vetro è facilmente disassemblabile perché unito solo da giunzioni meccaniche, anziché da colle. La scomposizione dei materiali della base è facilitata dall’uso di prodotti monomaterici. Valcucine da anni persegue la soddisfazione dei bisogni del consumatore, attraverso una ricerca continua e approfondita di un design sostenibile. Ciò significa progettare e realizzare prodotti ecocompatibili: duraturi, riciclabili, dematerializzati, a bassissime, o addirittura assenti, emissioni tossiche e che non utilizzino legni provenienti da foresta primaria. L’uomo contemporaneo ha l’assoluto bisogno di recuperare i suoi sensi, per ritrovare la capacità di godere la vita, con gioia e pienezza. Questo recupero include un ritorno alla naturalità dell’ambiente domestico, a sensazioni armoniche e ancestrali che solamente un contatto caldo con la materia
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può evocare. Il movimento minimalista ha imposto forme pure nel design internazionale degli ultimi anni arrivando però a risultati estremi che hanno reso artificiali e freddi gli interni delle nostre case. Valcucine, nello spirito del rigore formale contemporaneo, ha realizzato la cucina che, attraverso la matericità del legno e la tattilità delle superfici - Artematica Noce Tattile -, inverte la tendenza asettica dell’interior design dominante e intraprende una nuova strada per un design più caldo e naturale. La sensibilità dell’azienda ha sempre permesso di anticipare i tempi interpretando i bisogni latenti del consumatore. Oltre alla qualità e salubrità dei materiali e dei processi Valcucine fa attenzione anche alla parte puramente estetica. Con Artematica Vitrum Arte l’azienda ha sviluppato una speciale tecnica per realizzare su vetro vari disegni ad intarsio: un processo altamente tecnologico, che affonda le sue radici nella tradizione artigianale. I disegni vengono ritagliati su una speciale pellicola colorata e applicati manualmente sui pannelli in vetro temperato Valcucine che andranno a costituire le ante, i piani ed i fianchi delle cucine. Decori eseguiti con pazienza e passione per rendere inimitabile e unica ogni singola composizione come quelli realizzati da Artedeisa, brand di Deisa Centazzo - www. artedeisa.it - che personalizza le cucine dell’azienda friulana. Figure zoomorfe: gatti, zanzare e mucche claunesche, forme e animali che si dispiegano su sfondi saturi di colore dagli apparenti tratti elementari . In realtà ogni singola linea, ogni personaggio, è una parte di un tutto narrativo, che ha una sua logica, una direzione, un preciso itinerario diegetico. Nella società dell’omologazione, della massificazione, del gregarismo, Artedeisa è un giocoso inno alla spensieratezza cui ognuno di noi dovrebbe credere. In fondo è questo il compito dell’arte: sorprenderci, fermarci, catturare la nostra attenzione e ricordarci che esiste qualcosa così superfluo da essere necessario: la bellezza. E non è un caso che Valcucine abbia affidato a questa giovane e promettente artista la personalizzazione dei mobili.
Artematica Vitrum Arte | Artedeisa - “Mucca Chic”
I modelli Valcucine Artematica, costruiti con criteri sostenibili, sono esposti nello showroom Vallatinnocenti che si sviluppa su tre livelli per circa 2000 mq di esposizione e conta oggi sulla collaborazione di uno staff selezionato e qualificato che assiste a 360 gradi il cliente.
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Vallatinnocenti S.R.L Via Tiburtina km. 21.500 00011 Tivoli Terme (Roma) www.vallatinnocenti.com
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Valcucine S.P.A www.valcucine.it
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INTERVISTA | di Katerina Shlyakhina
NOSTOS
Viaggio di un moderno Ulisse è A R E A
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Photo Rosalia Loia i n t e r v i s t a
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In un Paese dove sembra che niente e nessuno possa convertire il pensiero di una società che non dà spazio ai giovani, una coppia di attori - che insieme fanno a mala pena cinquant’anni - esordisce alla regia, regalando allo spettatore italiano un cortometraggio profondo, ispirato proprio a quel passato che ancora grava sulle spalle degli italiani. Così Alessandro D’Ambrosi e Santa De Santis, coppia nella vita e nel lavoro, incrementati dalla passione che li unisce per il cinema e lo spettacolo in generale, si mettono in gioco con Nostos - Il disertore. Undici giorni di ripresa per raccontare la storia di Michele, un giovane soldato che, dopo il giorno dell’armistizio di Badoglio torna a casa a piedi in un viaggio onirico contornato da personaggi emblematici. Alle 19.42 dell’ 8 Settembre 1943, il Maresciallo d’Italia e Capo del Governo Pietro Badoglio legge, ai microfoni dell’EIAR, il proclama con il quale si annuncia l’entrata in vigore dell’Armistizio di Cassibile. Buona parte dell’esercito italiano, lasciato sui vari fronti senza guida né ordini precisi, interpreta erroneamente tale notizia come la fine della Guerra e si disgrega. In molti decidono di abbandonare le armi e di fare ritorno a casa. Tra questi c’è Michele che, sfuggendo ad una violenta rappresaglia dell’esercito tedesco, trova rifugio tra i boschi e le montagne degli Alburni. Lo stato di forzato isolamento in ambienti primitivi ed incontaminati guida Michele verso un intimo e sempre più profondo rapporto con l’essenza primordiale della vita, lontano da una “civiltà” che, in quel determinato contesto storico, trovò espressione nella violenza, nella sopraffazione, nella negazione stessa del principio di umanità. In un’atmosfera rarefatta, simile ad un “limbo naturalistico”, Michele ripercorre l’arco dell’esistenza umana attraverso l’incontro, apparentemente casuale, con luoghi dell’anima e con personaggi misteriosi ed emblematici. Una giovane donna vitale ed affascinante. Un anziano ufficiale tedesco morto nel confessionale di una piccola chiesa di campagna. Una bambina che, nelle acque di un torrente, lava gli abiti del padre disperso. Occasioni paradigmatiche che gli consentono di esplorare rispettivamente la propria condizione, tanto desiderata quanto mai finora realmente vissuta, di amante, di figlio e di padre. “ I Nostoi - racconta Santa De Santis - sono i poemi greci del ciclo epico che descrivevano il ritorno dei greci in patria dopo
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la distruzione di Troia. Abbiamo scelto questo titolo perché Michele rappresenta un po’ tutti i soldati di tutte le guerre, un uomo che riesce a sopravvivere rifugiandosi nella proiezione ideale di un se parallelo, in una dimensione simbolica dove vivere in libertà la propria condizione di animale sociale”.
del Cilento, dove è stata poi rappresentata la storia di Nostos. Il figlio del sindaco e il Comune stesso hanno preso molto a cuore la trama del corto. La grande varietà paesaggistica del Cilento rispecchia le molteplici atmosfere di questo film, caratterizzato da una costante mutevolezza fotografica e narrativa.
Alessandro e Santa hanno cominciato a scrivere per il teatro, creando in seguito una sitcom per la televisione, realizzata da un produttore indipendente; sono giovani si, ma hanno seguito, fatto crescere la loro creatura con molta professionalità, hanno curato anche l’organizzazione e la produzione del corto che è stato selezionato allo Short Film Corner del Festival di Cannes 2011. Come spiega Santa – “ci siamo cimentati come registi perché ci piaceva seguire il prodotto dall’inizio alla fine. Da prima abbiamo visitato i meravigliosi posti
I pochi ed essenziali dialoghi, la centralità delle ambientazioni, unitamente ad un racconto che parla attraverso immagini ed azioni, donano a quest’opera un respiro ed una fruibilità internazionale. Devo dire che è stato anche fondamentale l’apporto della Scuola Romana Fumetti che si è innamorata della storia ed ha creato uno storyboard. La dettagliata spiegazione, inquadratura per inquadratura, la sceneggiatura e la documentazione fotografica hanno reso possibile quello che il nostro cortometraggio è adesso. L’unione
delle forze, l’aiuto, la partecipazione di moltissime persone che hanno creduto in questo progetto, dagli sponsor alla troupe”. Una tra le più significanti partecipazioni è stata quella di Corrado Fortuna, giovane attore famoso, protagonista di Nostos. Come racconta Corrado -“Per me è stato come fare un vero e proprio film. La troupe era composta da persone giovani e allo stesso tempo molto professionali, esperte. E’ stato faticoso dal punto di vista fisico, abbiamo girato in mezzo alle montagne molte ore, ogni attore si sarebbe entusiasmato nell’interpretare il ruolo che mi è stato proposto. E’ stata una bella prova. E la fatica negli occhi di Michele è una fatica vera”. Lavorare in tandem non è facile, per di più se si è una coppia anche nella vita privata. Alla domanda di quanti litigi sono avvenuti dall’inizio di questa avventura cinematografica Alessandro risponde sorridendo -“sembra un paradosso, ma non litighiamo affatto. Anzi, portare avanti un progetto artistico insieme alimenta il nostro rapporto. Ognuno screma i difetti dell’altro, creando un lavoro di sintesi reciproco che porta ad un’essenzialità che, devo dire, ci sta ripagando. Abbiamo tanti progetti in cantiere per cinema e TV e stiamo lavorando per riuscire a realizzare il nostro primo lungometraggio”. E poi si dice che i giovani di adesso non sanno cosa vuol dire stare insieme, crescere, condividere. Cosa augurargli? Le parole più giuste probabilmente le ha dette Corrado rispondendo alla domanda qual è il film migliore che ha interpretato - “… il prossimo” -.
GUARDA IL TRAILER SU: www.alidisale.it è A R E A
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VIA DI RIPETTA, 38 | ROMA | TEL +39 06 32 33 727 www.sartoriaripense.com | info@sartoriaripense.com
MOCCIA MAIS ON | di Laura Lattuada
diffidate di ciò che appare
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Photo Moccia Courtesy Giffoni Film Fest m a i s o n
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Mai fidarsi della prima impressione!Anzi:mai farsi condizionare d a l l e apparenze!Federico Moccia e la sua casa è stata la mia prima intervista.Gli avevo telefonato personalmente e, alla fine dello sproloquio che avevo preparato per convincerlo a farmi andare a casa sua, lui, ridendo, mi aveva detto tranquillamente: “D’accordo, fissiamo un giorno. Ora però riprendi a respirare, altrimenti non arriverai a quella data!”. Ho apprezzato l’ironia di Federico ed ho aspettato l’arrivo del fatidico giorno. Diciamo la verità:non sono mai andata a vedere uno dei suoi film ne ho mai letto uno dei suoi libri. Pensavo roba da ragazzini. Da aficionados dei cinepanettoni. Insomma,prodotti commerciali per acchiappare facilmente un bel po’ di pubblico…e lui è di quel genere! Ecco, appunto, niente di tutto questo!Partiamo dalla casa; Federico abita in una zona residenziale di Roma, in quelle con tanto verde tra un condominio e l’altro e nessun negozio sotto casa. Chiacchierando, mi spiega che per lui è questo l’elemento più importante: il silenzio. Se proprio deve sentire dei rumori, gli piace che siano quelli che gli danno il senso della scansione della giornata. Mi spiega che per lui la casa è davvero molto importante,perché è la sua isola,il luogo dove riesce a non essere in contatto continuo con la gente,il luogo dove ritrova un po’ di serenità. Questa casa è di quelle tradizionali, classica, borghese; con un grande salone col camino, l’orologio a pendolo, tanti divani chiari, cuscini sparsi e tanti libri. Tutt’intorno vetrate immense che si affacciano su un grande terrazzo pieno di piante,con tavoli e sedie: luminosa. Ecco un’altra particolarità della sua casa che è fondamentale per farlo star bene. Quando, per giocare, gli domando cosa si porterebbe via da questa casa, se dovesse lasciarla in cinque minuti senza poterci più tornare, lui con un bel sorriso, mi risponde:”Le cose che ho addosso, nient’altro. Quello che è veramente importante per me, ciò che amo, me lo porto sempre dietro. Lo custodisco gelosamente e privatamente.Non capisco le persone che vivono per acquistare cose sempre più belle, sempre più nuove. Non pensano che tutte queste cose sopravviveranno a loro! Non so tu, ma io lo trovo così fastidioso!” Successivamente siamo saliti al piano superiore, nello spazio dove lavora. Una doppia stanza: la prima sembra quasi quella di un ragazzino. Con tantissimi libri, tanti premi, ma anche tanti pupazzi, portafortuna, foto, quadretti… la seconda è circondata su tre lati da vetri, immersa nella luce e nel cielo, contiene solo in grandissimo tavolo da lavoro, ordinatissimo e pieno di fogli. Appunti,promemoria… Moccia è un anticipatore. I suoi libri li costruisce nel
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tempo. La difficoltà più grande è lasciare tutto fuori dalla porta! Mi dice che, se dovesse dare dei consigli ad un giovane scrittore, uno dei primi sarebbe proprio quello di trovare il modo di dividere con metodo il momento della scrittura dagli altri della giornata. Anche come spazio fisico: trovare il proprio luogo. Lui l’ha trovato in questa stanza. Anche se lo sguardo da cui parte sempre per trovare uno spunto per le sue storie, è un panorama che si può godere da una casa sul mare che lui conosce e a cui attinge anche solo con la memoria. Per Moccia la memoria è proprio questo: qualcosa da mantenere dentro di sé. Anche i tempi sono importanti! Mai di mattina! La mattina riordina, pianifica, organizza, il pomeriggio, o meglio, la sera, scrive, quando scrive non salta un giorno, per nessun motivo al mondo. Lo scrivere è come arare, mi dice. Bisogna levare le zolle da terra. Lo stesso accade con il foglio bianco: ad un certo punto, improvvisamente qualcosa germoglia! Certo una cosa importante
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è cogliere da chi incontriamo, tutto quello che ci può servire: lui ha avuto un padre stupendo che è stato un ottimo maestro.. mi racconta anche di un professore di italiano che gli ha insegnato il metodo, e di un altro di latino e greco che gli ha fatto capire quanto fosse importante l’emotività. Per Moccia scrivere è importante a prescindere dal fatto che poi il libro venga pubblicato e venda molte copie: lui ne sa qualcosa,visto che “Tre metri sopra il cielo” venne scritto nel ’90,pubblicato nel ’92 da una piccola casa editrice e solo dopo 12 anni ha visto un successo stratosferico(..nel vero senso della parola…pubblicato in non so quanti paesi del mondo…). E poi sempre con un ineffabile sorriso mi dice citando Joseph Conrad: “Certo, poi vallo a spiegare alla gente, che quando guardo fuori dalla finestra, io sto lavorando…” E da questo incontro io ho capito quello che vi dicevo all’inizio: “Mai farsi condizionare dalle apparenze”.
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LIGHT DESIGN | di Donatella Lavizzari
Marco Pollice:
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Scriveva Siegfried Giedion: “È la luce che dà la sensazione di spazio. Lo spazio è annullato dall’oscurità. Luce e spazio sono inscindibili. Se si elimina la luce il contenuto emotivo dello spazio scompare e diventa impossibile coglierlo. Nell’oscurità non esiste alcuna differenza fra la valutazione emozionale del vuoto e quello di un interno ben articolato”. L’architettura esiste perché c’è la luce. La luce richiama l’attenzione, separa ed evidenzia, cattura, attrae o distrae, diventa informazione. Il progetto di illuminazione è la sapiente combinazione di queste funzioni, declinate in corpi e sistemi illuminanti, applicate in diverse soluzioni tecniche e pianificate ad hoc per dare alla luce l’impatto, gli effetti e la qualità desiderati. La luce diventa elemento architettonico determinante nel caratterizzare lo spazio vissuto. La luce dipinge l’abitare con colori, effetti scenografici, dinamismi, può suggerire un’idea di infinito e di libertà o trasmettere una sensazione rassicurante di un ambiente accogliente e sereno. C’è una definizione di Richard Kelly che mi affascina perché esprime il concetto di ambient luminescence ed evoca “la luce ininterrotta di una mattina innevata in aperta campagna o il crepuscolo su un fiume dove rive, acqua e cielo si confondono”. Immagini poetiche che rivivono nell’opera di Marco Pollice, affermato light designer che da molti anni si occupa di “architettura” della luce a 360°. Ricerca, consulenza, progettazione e produzione sono gli ambiti a cui si accosta con un approccio che lo pone a confronto con una moltitudine di discipline, lo richiama, come afferma Silvano Oldani - direttore della rivista LUCE - “ad un sapere alto, ad una responsabilità etica, al valore contemporaneo della cultura della luce, protagonista di una disciplina al pari di altre discipline storiche che segnano e concorrono a disegnare la nostra storia umana e quella sociale e urbana delle nostre città”. Forte di un know-how tecnologico consolidato, dotato di una particolare sensibilità ed un profondo, assoluto senso dello spazio, Marco è artefice di progetti d’eccellenza. Progetti dove la luce destruttura lo spazio buio, crea volumi e superfici, esalta dettagli, in una sfida continua tra necessità di privacy e messa in scena palese. Strade, piazze, edifici, abitazioni, uffici, musei,
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monumenti, fontane, negozi, giardini, parchi, piscine, assumono nuove identità, passando da una dimensione anonima a quella del capolavoro. Poesie di luce pregne di una componente emozionale che apre a nuove dimensioni, sospese nella quiete assoluta dell’incanto. “Ogni progetto è una magica alchimia di forme, materiali e tecnologie. Progettare la luce significa studiare dei sistemi ad hoc in grado di rispondere alle particolari esigenze funzionali ed estetiche di ogni singolo progetto. Nella realizzazione dei miei lavori, spesso mi trovo di fronte alla sfida di dover ideare dei progetti di illuminazione specifici che si adattino a situazioni, contesti e applicazioni particolari. Penso alla luce su misura, che rimanga un pezzo unico, abbia una valenza site specific. La qualità della luce è in grado di contribuire alla qualità della vita e rappresenta un fattore fondamentale per il benessere psicofisico. Un livello ancora più raffinato di progettazione dell’illuminazione consiste nel prevedere un sistema programmato che modifica l’assetto della luce in base alla stagione, al momento della giornata, al tipo di attività svolta. Una considerazione inadeguata di una corretta ed efficiente illuminazione porta a realizzazioni tutt’altro che ottimali e alla necessità di modifiche costose. Affidarsi ad un “professionista della luce” significa, quindi, aggiungere valore al progetto in termini di efficienza, qualità, benessere e risparmio energetico: investendo nella qualità si abbattono i costi sociali. Ritengo che, come afferma Oscar Niemeyer, la progettazione architettonica in toto debba “ecologicamente promuovere una nuova ospitalità all’uomo e trovare un equilibrio tra il naturale e l’artificiale, tra l’organico e il costruire. Un’armonia difficile da raggiungere ma verso cui tendere”.
www.polliceilluminazione.it
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DESIGN | di Stefania Ricci
HERE&(T)HERE
TRIPOD by Jaeun Park
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Presentata nei nuovi spazi dello showroom Benetton, Here&(T) here è una collezione di 8 oggetti-scultura disegnata da Fabrica per Secondome in edizione limitata a 30
pezzi firmati e numerati. Nata dall’insolita unione di due materiali nobili ad alto valore estetico, il vetro soffiato ed il legno di rovere, lavorati artigianalmente, la collezione è composta da otto sculture ibride e audaci che privilegiano la forma alla funzione e racchiudono in se un piccolo mondo fantastico in equilibrio tra fragilità e solidità, volumi pieni e vuoti. La collezione è stata esposta in anteprima mondiale in occasione della 50° edizione del Salone Del Mobile. Un evento di rilevanza internazionale che pone ogni anno Milano come un vero e proprio punto di riferimento mondiale per il settore del design e dell’arredamento. Un appuntamento che permette a curiosi ed addetti ai lavori di respirare creatività a 360° gradi ammirando tutte le realizzazioni più esclusive nell’ambito del design. Con Here&(T)here continua il sodalizio artistico tra Secondome e Fabrica con la direzione artistica di Sam Baron, che ha dato vita ad una collezione di 70 oggetti in vetro soffiato e ceramica artigianale in circa tre anni. “In ogni progetto” spiega Sam Baron “mi piace creare una sorta di cortocircuito in grado di offrire nuovi punti di vista sugli oggetti del quotidiano. Non si tratta di semplice provocazione, bensì del tentativo di evolvere il linguaggio, l’identità e il pubblico di certi marchi o di certe tipologie di prodotti ancorati magari a un’immagine molto tradizionale”. Partendo da una riflessione sia sulla qualità che sull’estetica della tecnica del vetro borosilicato soffiato, il designer indaga le potenzialità del materiale esasperandole, ricercando una forma che sia soprattutto un illusione ottica. Creata nel 1994, Fabrica è il centro di ricerca sulla comunicazione finanziato dal Gruppo Benetton. Con sede a Treviso, nel complesso restaurato ed ampliato da Tadao Ando. La sfida di Fabrica è quella dell’innovazione e dell’internazionalità: un modo per coniugare cultura e industria, attraverso la comunicazione che si affida non più solo alle forme pubblicitarie consuete, ma veicola la “cultura industriale”, “l’intelligenza” dell’impresa attraverso altri mezzi: il design, la musica, il cinema, la fotografia, i prodotti editoriali, internet. Fabrica ha scelto di scommettere sulla creatività sommersa portata da giovani artisti-sperimentatori di tutto il mondo, invitati dopo un’impegnativa selezione a sviluppare progetti concreti di
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comunicazione sotto la direzione artistica di esperti nei diversi settori. Secondome è una galleria di design di Roma che dal 2008 è diventata Editore fondando così la Secondome Edizioni. Lo spazio, all’interno del prestigioso palazzo Boncompagni, nel cuore della capitale, progettato dall’architetto Claudia Pignatale è un contenitore di design “duro e puro”, nel quale gli oggetti sono i veri protagonisti. La galleria è dedicata alle scoperte del mondo del design, ai nuovi designer ed ai nuovi progetti, agli autoproduttori italiani, ed alle edizioni che Secondome produce, promuove ed esporta in tutto il mondo. Nel 2010 la Secondome ha esposto a Design Miami/Basel con la mostra Cut&Paste disegnata da Kiki Van Eijk. Nel marzo 2011 ha partecipato per la prima volta al Pavillon des Arts et du Design a Parigi con opere commissionate a Sam Baron, Alessandro Ciffo e Andrea Salvetti.
UNICO by Margaux Keller
TERROIR by Sam Baron
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ARCHITETTURA | di Flaminia Colonna Bareti
Il Colosseo quadrato
e il “lapis tiburtinus”
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Il Palazzo della Civiltà Italiana, edificato in vista dell’Esposizione Universale di Roma del 1942, è uno dei simboli dell’Eur ed è considerato icona architettonica del Novecento romano e modello esemplare della monumentalità del quartiere. L’edificio è a pianta quadrata e appare come un parallelepipedo a quattro facce uguali, con struttura in cemento armato e copertura interamente in travertino; presenta 54 archi per facciata (9 in linea e 6 in colonna) e in ragione di ciò è stato ribattezzato anche Colosseo quadrato. Sotto i portici del pian terreno sono collocate 28 statue, una per arco,
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che illustrano le arti e i mestieri. Nel 2006 è stato oggetto di un intervento di “restauro monumentale” a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che ha interessato principalmente la parte esterna dell’edificio, terminati i lavori il Palazzo è stato dichiarato di interesse culturale con decreto legislativo, ed è quindi vincolato a usi espositivi e museali. Il Palazzo è completamente rivestito in travertino, la rapidità della posa in opera e l’assoluta mancanza di cure manutentive rendono il Travertino Romano un prodotto all’avanguardia, che si adatta agli usi più differenti, ogni tipo di rifinitura acquista un valore davvero inconfondibile. Le molteplici naturali venature e le particolari colorazioni che contraddistinguono questa pietra sono da attribuirsi ovviamente alla sua genesi chimica.
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Il travertino è, infatti, una roccia sedimentaria che si è originata per precipitazione di carbonato di calcio, proveniente da acque ricche o soprassature di bicarbonato di calcio solubile in acqua. L’eccezionale sensibilità alla luce e l’adattabilità all’ambiente circostante ne fanno uno straordinario materiale da costruzione. Nei comuni di Tivoli e GuidoniaMontecelio numerose sono le industrie di estrazione e lavorazione del “lapis tiburtinus”, una in particolare: Il Gruppo Caucci che con serietà e competenza opera da anni nel settore sotto la guida attenta ed esperta del fondatore e presidente del Gruppo: Mario Caucci che inizia la sua carriera come autotrasportatore, per poi diventare un grande Imprenditore del travertino.
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Gruppo
CAUCCI
C’È CHI LA CHIAMA SEMPLICEMENTE PIETRA.
A NOI PIACE CHIAMARLA
Arte
ESTRABA s.p.a.
CAUCCI MARIO s.p.a.
INDUSTRIE CAUCCI s.p.a.
TRAVERTINI CAUCCI s.p.a.
La classe A
è il più importante riconoscimento perchè una casa possa definirsi “Casa Sostenibile” per classe A si intende la certificazione, come da parametri di legge1, attesta che la “macchina casa” sia efficiente da un punto di vista dell’involucro edilizio come pure da quello degli impianti: massimo comfort, funzionalità degli spazi e finiture di pregio, ma soprattutto produzione di energie rinnovabili, bassi consumi, bassa emissione di CO2 e utilizzo di materiali bio.
i voti di una casa MARUAL risparmio energetico e risparmio in bolletta rispetto per l’ambiente funzionalità della casa finiture e materiali costruttivi sicurezza
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IlIl benessere collettivo è conseguente nostro concetto di CASA a quello del pianeta, sia negli spazi chiusi, nei quali trascorriamo gran parte della nostra vita, che in quelli aperti, dai quali riusciamo a trarre le energie vitali per un vivere di qualità. Nel progettare e costruire le case, noi di MARUAL utilizziamo solo materiali ecologici, nel risparmio delle risorse esistenti e a garanzia di un basso impatto ambientale.
Risparmio energetico e in bolletta: la casa, integrando scelte architettoniche ed impiantistiche consuma poco. Per la presenza dell’impianto fotovoltaico si possono richiedere gli incentivi previsti dal meccanismo d’incentivazione, noto come “Conto Energia”, ai sensi del Decreto Intermin. del 19/02/07 al Gestore 2 dei Servizi Energetici Spa (GSE)
Rispetto per l’ambiente: bassissima emissione di CO2 dovuta ai bassi consumi; 3 utilizzo di materiali bio; recupero acque piovane;
Funzionalità della casa:
ogni ambiente è stato studiato curando nel dettaglio la distribuzione, i percorsi e le funzioni della casa
Finiture e materiali costruttivi: pavimenti e rivestimenti di qualità sia all’interno che all’esterno; tetto in legno; sanitari e rubinetterie dal design innovativo; materiali costruttivi di qualità;
Sicurezza:
l’intera casa è provvista di grate o persiane; portoncino blindato; impianto Video-citofono; predisposizione allarme perimetrale e volumetrico
in collaborazione con:
ARTE | di Donatella Lavizzari
GINO MASCIARELLI:
DINAMISMO ED ARMONIA DELLE FORME.
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“Lo scultore è il creatore per eccellenza. Egli scava per tirar fuori, ..., con fiuto di rabdomante, comincia a frugare, e già quello che c’è dentro, la meraviglia, il divino giocattolo che procurerà gioia purissima ed alto divertimento a lui ed agli altri uomini suoi fratelli, comincia a sobbollire alla superficie, comincia a muoversi, ad agitarsi come marmotta che si sveglia dopo lungo sonno”. Giorgio De Chirico Gino Masciarelli è uno scultore di fama internazionale, dotato di grande capacità espressiva ed una notevole abilità tecnica nella lavorazione di diversi materiali. Nato a Chieti nel 1940 da una famiglia di
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artisti, inizia la sua carriera giovanissimo per poi trasferirsi nel 1965 a Milano, dove vive e lavora. Il suo percorso artistico lo ha portato spesso all’estero: molte delle sue sculture adornano spazi pubblici e privati a Lisbona, New York, Parigi, Toronto, Atene e Berlino. Italia 90 – Omaggio al calciatore (Stadio Meazza – Milano), Grande Piramide con mani “Kinder in Not” (U.N.E.S.C.O. - Dusseldorf ), Le mani della pace –Museo D’arte Contemporanea (Vaticano – Roma), Volo nel futuro (Port Authority – New York), Citta’ degli animali (Berlino) sono alcune delle magnifiche opere che il Maestro ha realizzato: opere vibranti, intrise di intensa drammaticità, di forza e vitalità, pregne dell’essenza spirituale di questo raffinato scultore la cui arte parla all’interiorità dell’uomo, al suo io immortale. Il suo è un mondo fatto di forme e movimento,
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un universo che si esprime con una indubbia potenza evocativa. All’interno del suo atelier, situato in via Solferino nello storico quartiere di Brera, ci si trova di fronte ad una ricca produzione di sculture, gioielli, ori, piccoli manufatti, acqueforti e acquetinte che testimoniano l’incessante bisogno di creazione di Masciarelli. Ed è proprio in questa cornice magica che, in occasione dell’evento “Iconografia di una scultura” organizzato da CreaconCultura di Cinzia Orsini e Cinzia Viola, sono intervenuti molti esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo che, con i loro interventi, hanno regalato momenti piacevoli agli invitati: tra gli ospiti d’eccellenza, il Maestro Giovanni Nuti si é esibito interpretando con grande pathos alcuni brani tratti dallo splendido album “Una Piccola Ape Furibonda”, nato dal matrimonio artistico con la Poetessa Alda Merini.
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LIFE STYLE | di Gabriele Nobile
Frauscher
909 BENACO un day cruiser senza compromessi! è A R E A
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L’idea era quella di creare una barca moderna, tecnologicamente avanzata ma che si distinguesse per le sue linee eleganti e inusuali ed è nato il Frauscher 909 Benaco. Il progetto è un lavoro a più mani dove concorrono 80 anni di esperienza del cantiere Frauscher con il supporto di un partner di lunga data, lo studio di design Arge.Ateliers, la capacità progettuale del tedesco Georg Nissen e i suggerimenti dell’importatore italiano, il Cantiere Nautico Feltrinelli, società che fa parte della storia della nautica del bel paese. Il nome innanzitutto: Benaco, è l’antico nome del Lago di Garda, omaggio all’importatore italiano e prezioso partner di Frauscher nel progetto, il Cantiere Nautico Feltrinelli, che proprio sulle rive del Garda ha costruito una storia di oltre 90 anni di passione per la nautica. Il Frauscher 909 Benaco vuole essere la perfetta sintesi tra tecnologia e tradizione. Lo stile richiama le imbarcazioni degli anni ’30, con dotazioni all’avanguardia e prestazioni di altissimo livello. Oggi anche un cuore verde potendo installare la motorizzazione ibrida diesel-elettrica Steyr. Questa sintesi si riconosce fin dal processo costruttivo. Il Benaco 909, come tutte le imbarcazioni Frauscher, viene stratificato a mano, i particolari curati nel minimo dettaglio, la lavorazione dei legni e delle pelli tipici di un’artigianalità preziosa e sempre più rara che ne fanno il simbolo di una tradizione costruttiva legata ad un passato non così recente. Dall’altro lato le dotazioni sono quanto di più tecnologicamente avanzato si possa pensare. Entrando nel dettaglio del progetto, il 909 Benaco è un day cruiser cabinato di 9 metri, come detto con uno stile retrò che ricorda le imbarcazioni anni ‘30. Lo scafo ha prua dritta con angolo di 70° e dead rise di poppa di 23° e vacuum in carena per aspirazione forzata che permette una navigazione fluida e piacevole anche alla velocità massima di oltre 40 nodi. La propulsione è in linea d’assi mentre la motorizzazione ha quattro soluzioni alternative: due Volvo Penta 5.7 GXi da 320 cavalli ciascuno, due Volkswagen TDI V6 da 265 oppure V8 da 350 cv e infine la soluzione ibrida veramente innovativa, due Steyr Hybrid da 250 cavalli. L’elegante ammiraglia del cantiere austriaco è stata progettata tutt’intorno alla grande vivibilità esterna: lo spazioso pozzetto, allestito con due sedili regolabili in altezza
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e girevoli, pavimentazione in teak ed un comodo divano a poppa, viene completato dal mobile bar e frigorifero, oltre ad un tavolo pieghevole e rimovibile. Il generoso prendisole di poppa, facilmente superabile grazie ai comodi passaggi laterali che nascondono la capottina ad azionamento elettroidraulico, conduce alla zona bagno con ampia plancetta a gradoni, doccia e scaletta per la risalita. Le essenze per il mobilio e gli inserti sono in legno di ebano di Macassar. E se una splendida giornata sull’acqua dovesse mai convertirsi in una romantica serata, 909 Benaco sa trasformarsi in una raffinata “night lounger”, offrendo la possibilità di rifugiarsi nella luminosa cabina di stile elegante e minimalista, arredata con mobili in ebano Macassar e dinette a V, trasformabile in cuccetta doppia. Particolari disegni decorano i tessuti, mentre bande di luci indirette corrono senza interruzione dietro gli schienali del divano. In uno dei due grandi gavoni posti sotto il letto, è possibile installare un wc chimico o elettrico con serbatoio delle acque nere. Infine la barca è disponibile in champagne, bianco o grigio chiaro come colori standard oltre ad un’ampia gamma di colori a richiesta. Il cantiere Frauscher Boats fondato nel
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1927, oggi condotto dalla terza generazione della famiglia Frauscher, la cui produzione annovera una vasta gamma di imbarcazioni costruite con le tecnologie più avanzate e rifinite a mano, soddisfa anche gli armatori più esigenti in fatto di qualità e performance. Frauscher produce imbarcazioni a motore con propulsioni a benzina, diesel, elettrici, ibridi e barche a vela, che possono contare su un inconfondibile design d’ispirazione classica, su carene veramente performanti e sicure e sulla cura dei dettagli. Interessante fare un approfondimento circa la motorizzazione ibrida, la lunga collaborazione tra il cantiere nautico Frauscher e la Steyr Motors (www.steyr-motors.com) ha portato allo sviluppo di un sistema di propulsione ibrida diesel-elettrico primo al mondo prodotto in serie per imbarcazioni da diporto nonché unica soluzione attualmente esistente nel mercato mondiale della nautica di dimensioni medio - piccole.
avere in barca un gruppo elettrogeno separato per l’alimentazione delle apparecchiature di bordo. Questo sistema consente di raggiungere una velocità di 5 nodi utilizzando la sola propulsione elettrica, mentre una volta avviato il motore a combustione girando la chiave di accensione, questo viene accelerato e integrato dal propulsore elettrico, assicurando una rapida planata, riducendo il consumo di carburante, migliorando la curva di coppia e la dinamicità del motore stesso.
Scheda tecnica
Lunghezza fuori tutto: 903 cm Larghezza massima 298 cm Dislocamento a secco: 3.400 Kg Capacità serbatoio: 2 x 220 l Motorizzazioni a disposizione: 2 x 320 cv Volvo Penta 5.7 GXi (benzina)/ 2 x 265 cv Volkswagen TDI V6 (diesel)/ 2 x 350 CV Volkswagen TDI V8, 4,2, / 2 x 250 cv Steyr Hybrid (IBRIDO diesel-elettrico) Velocità max: 42 nodi Portata persone: 8 Progetto: Frauscher Bootswerft e George Nissen Design: Frauscher Bootswerft e arge.ateliers Categoria progettazione - C
La soluzione messa a punto da Frauscher e Steyr Motors rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo nella storia della propulsione per imbarcazioni da diporto. Non solo assicura zero emissioni di CO2, rende possibile eseguire manovre di attracco a bassa velocità e navigare in modo assolutamente silenzioso nelle aree portuali, ma elimina anche la necessità di
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CARATTERISTICHE TECNICHE HEAVEN 40 SPORT FUORIBORDO Lunghezza F.T.: m 12.00 Larghezza F.T.: m 3.55 Peso a secco: kg. 3.200 Portata persone: 12 Categoria CE: C Motorizzazione max Crociera Velocità max FB: 2 x 350 HP (258 KW) 42 Kn 52 Kn Serbatoio carburante: l. 840 Serbatoio acqua dolce con doccia esterna: l. 150 WC marino con serbatoio acque nere: l. 60 Cucina gas 2 fuochi, lavello, frigo, cuscineria completa, verricello, plancia di poppa, tavolo abbattibile Materiale di costruzione: VTR Dotazioni optional: • Teak esterno • Tendalino • Boiler • Passerella elettrica • Gruppo elettrogeno • Allungamento cabina • Teli di copertura • Elica di prua • Carica batteria • Bracket per fuoribordo
HEAVEN S.r.l. Via C. Goldoni, 70/b 00042 – Anzio (Roma) Tel. 06/98008975 Fax 06/98610087 www.heavengommoni.it info@heavengommoni.it
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VELA | di Ufficio Comunicazione FIV
A scuola di vela
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Le scuole volgono ormai al termine, il caldo inizia a farsi sentire e la voglia di andare al mare sale sempre di più. Se l’idea di trascorrere tutta la giornata a “rosolare” al sole e a giocare in spiaggia non ci soddisfa più di tanto, si potrebbe sempre pensare di approfittare delle giornate al mare per imparare ad andare a vela e vivere diversamente il periodo estivo. Nel Lazio ci sono ben sessanta scuole autorizzate dalla Federazione Italiana Vela, in grado di fornirvi gli strumenti giusti per avvicinarvi a questo sport, o meglio, a questo modo diverso di vivere il mare o il lago. Da Tarquinia fino a Scauri,
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senza tralasciare i laghi di Bolsena, Bracciano e Sabaudia, avete davvero un’ampia scelta di circoli velici ai quali affidarvi per imparare ad andare in barca. Si può iniziare già all’età di sei anni con attività di gioco-vela: un modo per iniziare a prendere confidenza con l’acqua e con la barca a vela, in totale sicurezza, con un approccio dunque ludico per i piccoli allievi e più tecnico per giovani e adulti. Anche l’imbarcazione scelta sarà “a misura di allievo”. Per i bambini, l’Optimist e la tavola a vela sono i mezzi più adottati nelle scuole di vela di tutta Italia. La prima è una barchetta di appena 2,30 metri di lunghezza, inaffondabile, con una vela di appena 3.8 metri quadrati che permetterà anche ai giovanissimi di imparare a regolare la tela e a muoversi fra le boe, imparando a effettuare le manovre della virata
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e dell’abbattuta. La tavola a vela permetterà di sviluppare il senso dell’equilibrio e, sebbene sia una vela un po’ più bagnata (soprattutto per chi è alle prime armi, non mancheranno tuffi e bagni in acqua!), vi farà sentire ancora di più a contatto con la natura circostante. Partecipare ad un corso di vela sarà anche un modo per conoscere più da vicino la cultura marinara che ha affascinato in passato grandi navigatori italiani (pensiamo a Marco Polo o a Cristoforo Colombo), e ci farà capire quanto è importante rispettare l’ambiente marino. Scegliere una struttura autorizzata dalla Federazione Italiana Vela vi permetterà di essere seguiti da istruttori qualificati, dei veri e propri educatori, e di seguire corsi di vela secondo degli standard di sicurezza ben definiti. Gli adulti potranno approfittare
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di una settimana di ferie per trascorrere una settimana al mare e imparare la vela, magari partecipando anche ad un corso per tutta la famiglia! Potrebbe essere un modo per passare un po’ di tempo con i figli e dare loro maggiore sicurezza a bordo di un elemento nuovo quale potrebbe essere una barca a vela: in tal caso, di potrà partecipare ad un corso su barche collettive, adatte a ospitare fino a quattro-cinque persone con istruttore a bordo. Che sia una piccola deriva o una più grande barca da crociera, non ha importanza! Si potrà scegliere fra varie “formule” di corso: infrasettimanale di mezza giornata oppure, per la felicità dei genitori che lavorano, un corso settimanale da mattina a sera o, addirittura, con la formula campus e pernotto sul posto. Anche gli adulti potranno scegliere nella formula “week end” o infrasettimanale, a seconda delle proprie disponibilità di tempo. Chi sa già sa cosa è la vela e desidera perfezionare le manovre, si potranno prenotare lezioni private. E’ in ogni caso importante affidarsi solo a strutture qualificate; per questo vi suggeriamo di visitare il sito internet www.fivlazio. com sezione “Come iniziare” per trovare la Scuola Vela FIV più vicina a voi o alla località dove avete deciso di trascorrere l’estate.
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Federazione Italiana Vela IV Zona Lazio Via Vitorchiano, 113 00189 Roma www.fivlazio.com email: iv-zona@federvela.it
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Photo Pier Giovanni Carta/Papernew.com v e l a
LA MADDALENA
UNA CASA
UNA BARCA
LA VOSTRA VACANZA
Un pacchetto vacanze pensato per gli amanti del mare e della vela che non vogliono rinunciare alla comodità di una casa: escursioni giornaliere nell'arcipelago della Maddalena a bordo di barche a vela abbinati a soggiorni in eleganti appartamenti finemente arredati. A bordo del 45été, barca appositamente progettata per vivere al
meglio e con il maggior comfort possibile la nostra soluzione vacanza, sarete seguiti e coccolati da personale qualificato, grandi prendisole, comodi divani e un impianto multimediale apple vi faranno vivere un soggiorno indimenticabile. Sul 30été, potrete trascorrere la giornata alternando la navigazione a vela con quella da diporto. L’ampio pozzetto e il grande prendisole la rendono particolarmente adatta all'uso giornaliero.
Vela pura e divertimento saranno i vostri compagni di vacanza. Gli appartamenti sono posizionati in un borgo appena costruito, con centro servizi e piscina, a ridosso dell’agglomerato urbano della Maddalena e vista suggestiva su Caprera, Santo Stefano e Costa Smeralda. Tre le tipologie a disposizione: mono, bilo e trilocale che rispettivamente possono accogliere da due a sei persone.
Trilo
Trilo
Bilo
Mono
Bassa Stagione 16/4_28/5 24/9_22/10
Media Stagione 28/5_25/6 10/9_24/9
Alta Stagione 25/6_30/7 27/8_10/9
Altissima Stagione 30/7_27/8
Silver
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Gold
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Silver
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Gold
2160
2880
3600
3900
Silver: casa per 1 settimana e barca per 3 giorni. Gold: casa per 1 settimana e barca per 6 giorni. T rtamento.
Via degli Atlantici n째26 00121 ROMA Mob. +39.348.4505.955 info@casaebarca.net www.casaebarca.net
OFFERTE
CHARTER
BOAT SERVICE
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La Boat Service Roma, situata presso il Porto Turistico di Roma, sul litorale di Ostia, è una società innovativa nel campo dei servizi per la nautica attiva in tutto il Mediterraneo. La società, in grado di soddisfare qualsiasi necessità dell’armatore, offre assistenza nella vendita e nell’acquisto di imbarcazioni a vela e motore, nuove o usate, charter e servizi per la nautica in genere. Luciano Benlaamiria, proprietario di Boat Service Roma insieme ai professionisti di cui si avvale, vi aiuteranno nella gestione, affitto e vendita posti barca da 8 a 50 mt, nella manutenzione rimessaggio e custodia imbarcazioni; esperti artigiani falegnami e personale specializzato nella lavorazione della vetroresina soddisferanno ogni vostra esigenza. Lavaggio, pulizia interni e esterni e trattamento igienico ed estetico di pelle, alcantara e similpelle verranno eseguiti con cura e attenzione. Luciano, ex marinaio, ha fatto del la sua passione per le barche a motore il suo lavoro. “La nostra flotta charter è costituita da una decina di imbarcazioni e navi fino a 60 metri, nolegiabili per una sola giornata o più, con o senza skipper; il nostro servizio prevede anche la cambusa per rendere l’esperienza di vita a bordo completa. Le mete tipiche, isole di Ponza, Ventotene, Palmarola e le isole toscane, continuano a essere molto richieste. Spesso Organizziamo eventi a bordo: feste private, compleanni, serate a tema fornendo anche servizi accessori come catering, addobbi floreali e tutto quanto si renda necessario. Questa iniziativa è molto apprezzata dai nostri clienti.”
Barca a vela 15 metri esempio
Bavaria 44 Uscita giornaliera per 6/8 persone: euro 2000 partenza venerdì sera, rientro domenica sera, skipper e carburante compresi. Cambusa a parte Fine settimana fino a 8 persone: euro 2000 partenza venerdì sera, rientro domenica sera, skipper e carburante compresi. Cambusa a parte Intera settimana fino a 8 persone: euro 2800 partenza il lunedì in giornata, rientro la domenica sera, skipper compreso. Cambusa e carburante a parte.
Motoscafo 12 metri esempio
Gobbi 335 SC Uscita giornaliera euro 500 Week end euro 1500 Intera settimana euro 4000 Skipper e carburante non compresi
Boat Service Roma Porto di Roma, box 879 mobile: 334.8277720 www.boatservice.it boatserviceroma@gmail.com
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VLADI POLO | di Ufficio Comunicazione Vladi Polo
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Arriva proprio qui. A Roma. A casa nostra. Dall’immaginario cinematografico di “Pretty Woman” alla favola principesca di William e Kate che ci hanno catapultato nel mondo del polo, si passa alla realtà più prossima a noi. “VLADI POLO International Challenge 2011” – Coppa della Federazione Polo Italiana, Italia vs Russia vs USA, evento gratuito aperto al pubblico che si svolgerà da giovedì 9 a sabato 11 giugno: tre giorni di sport, passione, grinta e competizione. Let’s start giovedì 9 giugno - Piazza della Repubblica, EXED Luxury Events, ospita il Player Presentation Party. Una festa per incorniciare l’incontro tra i giocatori e la
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stampa in un’atmosfera briosa che ben definisce il concept della manifestazione. Una serata magica, venerdì 10 giugno - in una delle più incantevoli e suggestive scenografie capitoline, una cena di Gala d’altri tempi per ricordare le nobili origini del polo. 11 giugno 2011: una data, mille emozioni. L’Acquedotto Romano Polo Club sarà l’arena nella quale si sfideranno, dandosi battaglia sul campo, i valorosi gladiatori-cavalieri. Suvvia, niente di cruento o violento come nell’antica Roma ma una sfida dai toni più soft, equilibrati e distesi ma ugualmente elettrizzante. Italia-Russia-USA: tre culture, tre squadre, tre anime sportive. L’Harpa Italia Polo Team, per il secondo anno consecutivo, terrà alto il tricolore italiano nel mondo del polo cercando di riconquistare il trofeo detenuto dal Team Russo. Mentre gli atleti si sfideranno sul campo
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sportivo, tutti i partecipanti si “sfideranno” a tavola, gustando le specialità della cucina italiana, preparate da 3T Eventi nelle tre aree ristoro dedicate: VIP Marquée, ristorante e area picnic. Pensato per la famiglia, l’evento avrà uno spazio dedicato ai bambini in cui potranno cimentarsi in prima persona nel gioco del polo, con meravigliosi pony e attrezzature apposite. Global Service provvederà alla realizzazione di un’area con gonfiabili e tante iniziative ludiche che coinvolgeranno tutta la famiglia. Un’esperienza assolutamente imperdibile, divertente ed emozionante, alla riscoperta dell’amore per gli animali e della pratica di uno sport sano e completo. La sera dello stesso 11 giugno, calato il sipario sul campo, tutti a Palazzo Ferrajoli per concludere in bellezza con un meraviglioso ed esclusivo After Polo Party, occasione per dare l’arrivederci all’anno prossimo.
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V L INTERNATIONAL D I P O CHALLENGE O 11.06.2011
Coppa della Federazione Polo Italiana
Italy vs Russia vs USA INGRESSO LIBERO Acquedotto Romano Polo Club Via Acqua Felice 37/A Monte Compatri (Roma) 00040 Per Info Tel. +39 0697612322 Fax. +39 0697612698 info@vladi-polo.it www.vladi-polo.it
COMUNE DI MONTE COMPATRI
GOLF | di F.I.G.
THE PLAYERS
CHAMPIONSHIP VINCE IL COREANO K.J. CHOI
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Matteo Manassero si è classificato al 64° posto con 291 colpi (72 70 73 76) nel The Players Championship, il prestigioso torneo dell’US PGA Tour svoltosi sul percorso del TPC Sawgrass (par 72) a Ponte Vedra Beach, in Florida, Ha vinto K.J. Choi, 36enne coreano di Wando, che ha concluso la gara con lo score di 275 (70 68 67 70), 13 colpi sotto par, alla pari con David Toms (275 - 66 68 71 70), 44enne di Monroe, e poi lo ha superato con un par alla prima buca supplementare.
inatteso nelle proporzioni dopo tre giri sotto par. In ombra l’argentino Angel Cabrera, 41° con 285, l’inglese Ian Poulter, 57° con 289, e il sudafricano Retief Goosen, 61° con 290. Non hanno superato il taglio, caduto a 144, Francesco Molinari, 90° con 146 (76 70), ed Edoardo Molinari, 129° con 150 (72 78). Insieme ai due torinesi hanno subito la stessa sorte Camilo Villegas e il sudafricano Ernie Els, 75.i con 145 e out per un colpo, l’inglese Paul Casey, 90° con 146, Jim Furyk e il fijano Vijay Singh, 102.i con 147, l’australiano Adam Scott, 112° con 148, e l’irlandese Padraig Harrington, 134° con 151. Nel primo giro si è ritirato Tiger Woods per il riacutizzarsi dei dolori al ginocchio e al tendine di Achille.
Al terzo posto con 277 Paul Goydos, al quarto con 278 NIck Watney e l’inglese Luke Donald, al sesto con 279 Hunter Mahan, J.B. Holmes, Jason Dufner, lo spagnolo Alvaro Quiros e gli australiani Jason Day e Aaron Baddeley. L’iberico Sergio Garcia, 12° con 280, ha recuperato 39 posizioni con un gran 65, miglior score di giornata, mentre ne ha perse sette il tedesco Martin Kaymer, 19° con 281. Non è stato mai in partita Phil Mickelson, 33° con 283, stesso score del nordirlandese Graeme McDowell, leader dopo 54 buche e precipitato rovinosamente con un 79, score assolutamente
Choi, che per l’ottavo titolo in carriera ha ricevuto un assegno di 1.710.000 dollari sul ricchissimo montepremi di 9,5 milioni di dollari, era un colpo dietro a Toms dopo 15 buche. Questi si è fatto raggiungere alla 16ª per un bogey, poi il coreano è passato a condurre con un birdie sul green successivo, ma Toms con un gran putt dai limiti del green della 18ª per il birdie si è guadagnato lo spareggio. Un bogey, però, gli ha negato la 13ª vittoria.
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ha segnato un birdie alla buca 11, ma le successive sei sono state un calvario con tre bogey e un triplo bogey. Il veronese, però, ha avuto il merito di non disunirsi e ha giocato le rimanenti dieci buche un colpo sotto par (2 birdie, 1 bogey).
Manassero, partito dalla buca 10 insieme a Garcia e allo svedese Fredrik Jacobson,
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Gestione delle Emozioni
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Ti è mai capitato di arrabbiarti per una sciocchezza? O di rovinare una bella amicizia, o un rapporto affettivo, per qualcosa che hai detto o fatto senza pensarci? Probabilmente sì, visto che sei umano… È vero che le emozioni riducono la lucidità e ci inducono a fare cose sbagliate, una volta che l’emozionalità annebbia la sfera mentale, però questo non vuol dire che emozionarsi è sbagliato o segno di poca evoluzione personale, il problema è quando non si riesce a gestire le proprie emozioni. La maggior parte delle persone pensa che ci
sono solo due modi per affrontare le emozioni negative: o sfogarle o controllarle. Sfogarle non è sicuramente la soluzione migliore, perché in questo modo si offende e si fa soffrire chi non ha alcuna colpa, di solito chi è più vicino; ma reprimerle è ancora peggio, perché trattenendo emozioni così pesanti è come avvelenarsi da soli, liberando droghe endogene che vanno ad intossicare il corpo. Ma esiste una terza alternativa, per chi ha voglia di lavorare le sue emozioni, che consente di diventare padroni e non più schiavi di questa forza colossale, capace di produrre opere grandiose o di rovinare intere esistenze. Questo lavoro, proposto dal Metodo De Rose, agisce attraverso due modi: - La pratica di tecniche specifiche, come esercizi respiratori, posizioni isometriche
e tecniche di decontrazione che riducono la tendenza a sentire le emozioni negative (rabbia, gelosia, tristezza, invidia, paura, ecc.) e aumentano la tendenza a sentire le emozioni positive. Queste tecniche vengono insegnate nelle lezioni pratiche del Metodo De Rose. - I concetti del Metodo, che propongono una riprogrammazione emozionale positiva. Questi concetti sono trasmessi in corsi specifici (Gestione dei conflitti, delle emozioni, ecc.) Uno dei suggerimenti utili di questi corsi è di non prendere decisioni né litigare mai “a testa calda”. Meglio aspettare alcuni minuti, finché si è calmi (dunque lucidi) di nuovo per sormontare in maniera costruttiva il problema, trovando insieme una soluzione ragionevole di compromesso, invece di distruggersi a vicenda con offese e accuse che non portano a nulla. Quando si è arrabbiati si perde la capacità di ascoltare, di riflettere e di proporre una soluzione intelligente. I conflitti ci saranno sempre, ma gestirli è un’arte che devi imparare. Carlo Mea
Metodo De Rose Parioli Viale Parioli 72 - 00197 Roma - 06 95 94 54 58 www.MetodoDeRose.it
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ALIMENTAZIONE | di Farmacia Rossetti
È ARRIVATA L’ALLERGIA! A
Anche quest’anno con la prima fioritura e la prima produzione di pollini si presenta l’allergia, una patologia sempre più diffusa che riguarda un crescente numero di persone. Può interessare la pelle (eritema solare, dermatiti atopiche e da contatto con sostanze chimicoambientali, pruriti e rash cutanei agli alimenti) ma sono soprattutto le mucose dell’apparato respiratorio, quelle messe a dura prova. In primavera aumentano i casi di rinite allergica o raffreddore da fieno, asma, congiuntiviti allergiche e, nei casi più gravi, una reazione che coinvolge l’intero organismo con uno stato di prostrazione generale e di gonfiore. L’allergia si esplica tramite l’azione del sistema immunitario, che rappresenta un vero e proprio sistema di difesa dell’organismo da tutti gli agenti esterni all’organismo stesso. Gli AGENTI ESTRANEI possono essere: - NOCIVI, quali microrganismi tipo virus, batteri, ecc, ma anche in questo periodo i pollini e la polvere - INNOCUI, quali, per esempio, le sostanza chimiche e alimentari o comunque tutte le sostanze con le quali veniamo in contatto e che non ci provocano nessuna reazione. L’allergia è di fatto una risposta alterata ed esagerata del nostro sistema immunitario che riconosce una sostanza estranea al nostro organismo come nociva ed alla quale risponde con una sequenza di eventi che vengono riconosciuti come allergia perché espressi da una infiammazione. Questo complesso fenomeno si realizza attraverso
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tappe ben precise nelle quali in breve, alcuni linfociti contattano il corpo estraneo (ANTIGENE), passano le informazioni ad altre cellule deputate a produrre specifiche sostanze (ANTICORPI), che aggrediranno a loro volta gli antigeni. Gli anticorpi o immunoglobuline sono di 4 tipi principali: IgA, IgM, IgG e sottotipi, IgE. L’azione difensiva, inoltre, si può esplicare tramite la liberazione di mediatori chimici, quali, tra i più importanti: istamina (motivo per cui per esempio si usano gli ANTISTAMINICI), serotonina, enzimi lisosomiali, fattori chemiotattici, fattori di aggregazione piastrinica È fondamentale distinguere 2 fasi di cura anche di tipo Naturale dell’ allergia: 1) fase acuta cioè con espressione di sintomi 2) prevenzione Per la prevenzione dell’eritema solare è il momento di usare un’integrazione di: paba o acido paramminobenzoico betacarotene vitamina E pomate a base di cardiospermun (pianta ad azione similcortisonica) in fase acuta con in aggiunta una fondamentale terapia individuale che può richiedere omeopatia, fitoterapia per una depurazione profonda, omotossicologia, gemmoterapia, oligoterapia, oltre che una corretta alimentazione. La prevenzione delle allergie primaverili comporta una diminuzione dei sintomi a carico di occhi, naso, gola e sistema respiratorio oltre che rischi di problemi asmatici. Sempre supportata dai normali controlli medici potrebbe effettuarsi prevenzione con: 1) farmaci omeopatici immunologici di ultimissima generazione per regolare il sistema immunitario 2) oligoelementi quali Manganese, manganese-
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rame e zolfo con particolari protocolli di assunzione 3) desensibilizzanti omeopatici specifici (pollini, acari della polvere, peli di animali, inquinanti, pesticidi, vernici, inchiostri, materiali sintetici, coloranti, conservanti, materiali dentali) 4) terapie desensibilizzanti individuali che cerchino di ridurre il carico tossinico soprattutto epatico in fase acuta sono molto utili 5) spray, capsule, granuli e gocce omeopatici contenenti histaminum cioè istamina omeopatizzata per riuscire a modulare la liberazione di istamina e quindi ridurre l’entità del fenomeno proprio in fase acuta 6) gemmoterapia con ribes nigrum con azione simile al cortisone 7) altri rimedi che possono attuare una terapia soggettiva scelti adeguatamente tra quelli della prevenzione infine ricordiamo l’importanza di uno stile di vita in cui il soggetto che vive una vita stressante (che impegna tutto il sistema nervoso e alcuni ormoni coinvolti) deve riequilibrare il tutto con il “necessario riposo”, bere molta acqua e mangiare sempre molta frutta e verdura.. SE l’allergia è la goccia che fa traboccare il bicchiere dovremmo prenderci cura del bicchiere e cercare di svuotarlo eliminando tutte o almeno in parte le cause che lo hanno colmato! Solo così facendo avremo una risposta piu’ naturale e direi normale del sistema immunitario.
Per approfondimenti o chiarimenti Farmacia Rossetti Laura Via Maremmana Inferiore, 300 Villanova di Guidonia.
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GUSTO | di Giusy Ferraina
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Si tende spesso a mangiare tanto e male, a mangiare cose “sbagliate” come fritti, snack, merendine e dolciumi vari in ogni momento della giornata. Cattivi comportamenti alimentari che portano inevitabilmente a intaccare il benessere dell’organismo, con evidente conseguenze sullo stato di salute (aumento di peso, problemi circolatori, colesterolo, senso di affaticamento, ecc..). È l’età evolutiva poi a essere sotto la lente d’ingrandimento, negli ultimi tempi, infatti si assiste sempre più di frequente, a forme di obesità infantile derivanti da una evidente mancanza di educazione alimentare Un problema sociale che va risolto, ma soprattutto prevenuto grazie al contributo di un’azione combinata di scuola e famiglia. La scuola, dove i bambini trascorrono la maggior parte della giornata e spesso mangiano e la famiglia, che deve saper tutelare il benessere dei propri figli anche a tavola. In questa campagna di diffusione di una corretta educazione
alimentare c’è anche l’Assessorato alla pubblica istruzione del Comune di Guidonia, che in collaborazione con il Circolo dei Buongustai di Fabio Campoli e l’azienda BioRistoro Italia, è promotore di “Mangiaimpara”, un interessante progetto che coinvolge ben 29 plessi scolastici. Protagonisti saranno dunque, per l’anno scolastico 2010/2011, i ragazzi delle scuole primarie, i loro genitori e gli insegnanti. L’obiettivo di questo progetto, firmato dallo chef Fabio Campoli, è sensibilizzare al consumo di cibi sani e di qualità sotto il profilo nutrizionale attraverso un percorso formativo ed educativo per una corretta alimentazione. Il progetto del Circolo dei Buongustai prende il via con tre giornate di convegni dal 23 al 25 maggio presso il multisala The Space di Guidonia, dove nutrizionisti, medici, dirigenti scolastici insieme allo chef Fabio Campoli, con la partecipazione dell’attore Lallo Circosta, incontreranno insegnanti, bambini e genitori. Tre giornate di discussione con il dr. Vito Ruscio dell’Asl di Roma, il nutrizionista Dante Terreri, lo chef Fabio Campoli, e dietisti che parleranno di prevenzione, corretta alimentazione, attività fisica e cucina, moderati dal direttore del
Circolo dei Buongustai Armando Albanesi. Momenti di vero confronto, in cui potranno essere posti anche quesiti personali agli esperti presenti. Come ci tiene a sottolineare lo chef Campoli: “tutto ciò è stato studiato nell’ottica di contribuire ad orientare correttamente i ragazzi e le famiglie rispetto alle problematiche alimentari che si sviluppano in particolare nell’età evolutiva”. In questi giorni sarà anche presentato il concorso dedicato agli allievi delle scuole primarie partecipanti, coinvolti in un lavoro di squadra insieme a genitori e insegnanti, che li vedrà protagonisti nella realizzazione di una ricetta (un piatto, una colazione o una merenda) create da loro e interpretando i principi di una sana e corretta alimentazione. Entro la fine dell’anno 2011 verranno selezionate le migliori ricette e proclamata in una giornata di festa, dedicata ai ragazzi, la vincitrice. Le ricette, giudicate da un’apposita commissione come più “sane e buone” saranno realizzate e registrate in video dagli stessi ragazzi con l’aiuto dello chef Fabio Campoli presso la sede del Circolo dei Buongustai al Centro Agroalimentare Roma.
a scuola arriva
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La Tenuta di Rocca Bruna
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Tradizione e innovazione nella semplicità degli ingredienti selezionati con passione e cucinati con tecnica rigorosa e fantasia, questi gli elementi che sintetizzano i piatti proposti dal ristorante La Tenuta di Rocca Bruna. Cura nella scelta delle materie prime, attenzione all’aspetto cromatico, precisione nell’esecuzione sono ingredienti insostituibili di ogni pietanza proposta dallo chef Fernando Maruccia. Una cucina ricercata, legata al territorio, capace di spaziare oltre la tradizione con idee fresche ed accattivanti.
Coscio d’agnello farcito con carciofi, coppa di testa e mentuccia. Ingredienti per 4 persone: 100 gr guanciale 100 gr coppa di testa 100 gr carota 100 gr cipolla 100 gr sedano 1 coscio d’agnello 5 carciofi 4 fette di pane in cassetta 4 uova 1 arancia sale, pepe, olio extravergine d’oliva, mentuccia, rosmarino, alloro, burro, farina, vino bianco, rete di maiale QB
Preparazione:
Disossare il coscio d’agnello e batterlo. Saltare i carciofi in una padella, dopo averli mondati e tagliati a julienne. Utilizzare lo stesso taglio per la coppa di testa. Successivamente sbriciolare il pane in casseta e unire ad esso l’arancio grattuggiato. Unire i carciofi, il pane, le uova e la coppa di testa per realizzare una farcia che servirà a farcire il coscio. Una volta farcita, la carne deve essere arrotolata e avvolta in una rete di maiale, la quale provvederà a chiuderla. Successivamente legare il tutto con uno spago. Preparare il fondo di cottura utilizzando le verdure e le erbe e sfumarlo con del vino bianco. Cuocere il tutto in forno ad una temperatura pari a +160 °C, per 45 minuti. Prima di essere tagliato il coscio deve essere lasciato raffreddare. Tirare il fondo di cottura rendendolo più denso con il roux e frullare il tutto per poi passarlo a chinois.
Il Sommelier consiglia: Red Angel - Vinnaioli Jerman I.g.t.
Strada Rocca Bruna n. 30 00010 Villa Adriana - Tivoli (Roma) Telefono (0039) 0774535985 Telefax (0039) 0774535984 E-mail: info@latenutadiroccabruna.it
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GUSTO | di Stefania Ricci
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Photo Courtesy Italia Media Eventi srl g u s t o
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Incontro Gabriele un sabato mattina poco prima di mezzogiorno nella sua nuova “trattoria” come ama definirla lui. Attendo qualche minuto prima di poterlo incontrare, è andato a fare acquisti al vicino mercato dove i produttori locali vendono verdura, ortaggi e frutta coltivati nelle terre della Valle dell’Aniene. Viva l’Oste, questo il nome scelto per il locale, non ha proprio l’aspetto di una trattoria al suo interno si respira un’aria provenzale più da brasserie; i tavoli sono bianchi come le sedie, una diversa dall’altra, posate piatti e bicchieri che compongono la mise en place anch’essi diversi per far credere agli ospiti che tutto sia casuale, povero, in realtà grande è stata l’attenzione nell’arredare il luogo e, probabilmente gran parte del merito va ad Alessandro Bonuccelli, antiquario, socio di Gabriele insieme ad Andrea Scipioni. Parlando con Gabriele mi accorgo che per lui la cucina è l’attività dedicata agli altri, l’attenzione costante per i prodotti, per la loro scelta e il loro acquisto e per la loro combinazione in un piatto, non è un semplice lavoro, un’attività pratica, ma realizzazione della parte intima di sé, un momento di felicità. Il mestiere del cuoco significa sacrificio e grande passione: come e quando hai deciso di intraprendere questa professione? Ho cominciato nel 2003, dopo aver frequentato un corso del Gambero Rosso, si chiamava Professione Chef, terminato il corso per quattro mesi sono stato stagista al ristorante la Capanna di Eraclio a Ferrara. Tornato a Roma sono andato a lavorare al Convivio Troiani dove ho fatto il capo partita. Dopo qualche tempo, a Tivoli, ho aperto il mio primo ristorante Vesta, lì sono arrivati i riconoscimenti ufficiali, nel 2008 la mia prima stella Michelin. Innovazione o tradizione. In cosa s’identifica la tua cucina? In entrambe le cose, credo nell’innovazione e in certi suoi aspetti ma non si può prescindere dalla tradizione. Il Roner ad esempio che consente di controllare con la massima precisione la cottura sottovuoto a bassa temperatura rispetta al meglio la struttura naturale degli alimenti, intensifica e stabilizza il sapore dei cibi e dei condimenti utilizzati. L’innovazione aiuta, ma è necessario conoscere la tradizione culinaria del territorio, per poterla valorizzare al meglio. Com’è cambiato il tuo modo di cucinare in questi anni e con quali criteri scegli
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i prodotti che utilizzerài per preparare i piatti che servi nel tuo ristorante? È cambiato molto. Ho iniziato la carriera al contrario, di solito s’inizia facendo gavetta nei ristoranti così detti da numeri, 300 e più coperti dove formarsi le ossa, poi si passa alla trattoria, per conoscere le ricette della tradizione, e successivamente, solo quando l’esperienza lo consente, si sceglie il mondo Gourmet. Io ho iniziato esattamente al contrario. Sono stato executive chef e comproprietario di Vesta, ristorante delux, non ho fatto la gavetta vera e propria, ma ho sempre desiderato dirigere la vecchia trattoria italiana; oggi ho realizzato questo sogno, ai miei ospiti servo ricette semplici in cui la materia prima è fondamentale, materia prima a km zero. Questo non vuol dire, citando Bottura, che sono un bottegaio da territorio, al contrario, posso utilizzare pepe di sichuan nei miei piatti ma sento l’esigenza di dover maneggiare i prodotti della terra dove abito, quelli che provengono dalla valle dell’Aniene, faccio quello che mi fa stare bene e spero che i miei ospiti siano a loro volta soddisfatti. C’è un ingrediente verso il quale nutri una sorta di diffidenza o che preferisci non impiegare nelle tue ricette? Qual è, secondo te, quello più inflazionato in questo momento? Negli anni ’80 si abusava largamente di rucola e salmone oggi tocca al tonno. Confesso di non avere pregiudizi e preclusioni di sorta per nessun ingrediente, io stesso mangio di tutto, preferisco per i miei piatti seguire la stagionalità , le uniche cose che non mi piacciono banalmente sono quelle cattive.
coltivo e imbottiglio nella mia azienda agricola l’Azienda Mattei, si trova ai colli di Santo Stefano, è da lì che prendo gran parte delle verdure e degli ortaggi che metto in pentola. Un libro di gastronomia di cui consiglieresti la lettura? “Il perfezionista. Vita e morte di un grande chef” di Rudolph Chelminski. Racconta la storia di Bernard Loiseau, uno dei più celebri cuochi francesi, detentore delle ambitissime tre stelle sulla Guida Michelin, morto suicida. Rudolph Chelminski, amico personale di Bernard Loiseau, racconta l’avventura favolosa di un uomo che aveva iniziato come sguattero raggiungendo il top nel mondo nevrotico e competitivo dell’haute cuisine. Sullo sfondo l’ombra della Guida Michelin e dei suoi spietati meccanismi di selezione. Se non avessi fatto lo chef saresti stato un…. Le tue passioni oltre pentole e fornelli? Non sono solo uno chef, anche un piccolo imprenditore ho un’azienda la Sibilla Green Service che affitta e vende tovaglie, gestisco un bar durante la stagione estiva a Tivoli Terme, mi occupo di politica, organizzo eventi, insegno, ho molti interessi che coltivo con passione e dedizione.
Viva l’Oste Piazza Santa Sinferusa, 8 Tivoli (RM) 0774 313757
Un ospite importante si siede ad uno dei tavoli della tua trattoria quale piatto prepari? Il capretto che prendo da un allevatore a Ceciliano, cotto a bassa temperatura o semplicemente al forno Parlaci di un classico della tua linea sempre presente in carta, che identifica il tuo stile culinario? I Frascarelli, un tipo di pasta tipica della cucina povera laziale che viene preparata con acqua e farina, una delle rare paste fatte in casa che l’industria alimentare non ha mai imitato. Viene preparata così: si sparge un po’ di farina su una spianatoia, si spruzza sopra dell’acqua calda con le dita delle mani, e si muove leggermente in modo da formare dei piccoli grumi. In passato l’acqua non veniva spruzzata con le dita ma con un ramoscello detto “frasca”, da cui deriva il nome “Frascarelli”. Nel setaccio rimarranno delle piccole palline di forma irregolare che condisco con pomodoro e peperoncino. I pomodori San Marzano che
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MUSICA | di Marta Rossi
LUMINAL pronti alla rivoluzione personale di ognuno? è A R E A
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Photo Luigi Orru m u s i c a
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Sul loro sito web si definiscono “un’esplosione di rock scuro e lirico, il post-punk a n g l o a m e ri c a n o più elettrico e sferragliante che incontra la tradizione popolare del cantautorato italiano”. In questa sincera chiacchierata, Alessandra Perna, voce e chitarra del gruppo, ci lascia scoprire anche il lato più profondo dei Luminal, un mix di musica e vita che si incontrano e fondono alla perfezione, portando ognuno di noi a chiedersi: “Sono pronto per la mia rivoluzione personale?” Perché il nome Luminal? E’ una storia un po’ lunga, mia madre quando avevo 18 anni era ricoverata in una clinica psichiatrica, io non l’andavo mai a trovare, lei mi cercava spesso… Il giorno in cui sono andata a trovarla ho parlato tutto il pomeriggio con questo epilettico, chiuso dentro la clinica dai famigliari, che mi disse di non seguire mai le regole del mondo, quelle che ci sono fuori da quella clinica. Porto sempre con me quel discorso e quella persona in tutto quello che faccio, sia nella vita che nella musica, che poi sono la stessa cosa. Il nome “Luminal” quindi inteso come una cura contro il mondo. Perché la scelta di canzoni come “Tattica e Disciplina” e “Io non credo” come titoli dell’album precedente e di questo appena uscito? Quali sono le differenze e le analogie tra i due album? Il secondo disco “Io non credo” è più maturo e avevamo le idee molto più chiare su come registrare, come fare i pezzi, è sicuramente più consapevole del primo, anche se comunque c’è un filo conduttore…“Canzoni di Tattica e Disciplina” è un disco un po’ “di pancia”, dove avremmo messo tutto quello che potevamo suonare perché eravamo felicissimi di farlo. L’abbiamo chiamato così dal nome della canzone, perché secondo noi la tattica e la disciplina sono due concetti che bisognerebbe seguire sia nel fare canzoni che nel vivere quotidiano. “Io non credo” è una presa di posizione, quando tu neghi qualcosa significa che devi cercare un’alternativa. Se tu dici “io non credo in questo mondo” sei costretto a doverne costruire un altro. Allora com’è fatto questo mondo alternativo? Il mondo alternativo si costruisce dentro ogni casa, ogni persona dovrebbe essere spietata
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prima nei propri confronti e verso chi ha intorno: non cedere alle debolezze quotidiane che sono quelle che poi ci uccidono. Non puoi vivere una vita stando insieme ad una persona che non ami, frequentando persone di cui non hai stima da cui però cerchi sempre l’approvazione, facendo un lavoro che non ti piace. L’unica cosa che puoi fare è prendere una posizione ed essere sempre coerente con te stesso, anche se c’è la possibilità che tu rimanga solo, però sei vero, sei leale, non sei finto, non sei il prodotto della società. Cosa si potrebbe fare concretamente per portare il mondo reale verso questa direzione? L’unica rivoluzione possibile è quella personale, se ognuno di noi non cambia e non prende coscienza di quello che ha intorno non cambierà nulla. Come diceva Monicelli nell’ultima intervista “O questa generazione si sveglia o è meglio che venga spazzata via”. Nella canzone “La soluzione” presente nel primo album, mi ha colpito la frase “fa che il tempo sia tuo, non di chi non c’è”, qual è la dimensione del tempo vissuta dai Luminal? Il tempo per noi è sicuramente una dimensione presente, questo concetto per noi è fondamentale: noi viviamo il presente. Il passato non esiste e il futuro ancora non c’è. Il presente è l’unica cosa di cui valga la pena parlare e che bisogna vivere. Non è del passato o del futuro di questo Paese di cui bisogna prendersi cura, ma è del presente che sta andando “a puttane”. Nelle canzoni “L’uomo bicentenario” e “Il sonno del coyote” si parla anche del passato, come vi ponete nei confronti di questa dimensione temporale? La frase del “Sonno del coyote” è un’affermazione al contrario, nella letteratura c’è questa licenza di poter affermare una cosa con il contrario, quindi l’urlo “il passato non muore mai!” è per dire che non è vero, perché il passato è morto e sepolto. I propri problemi si possono superare, ma è quasi impossibile per le persone ammettere di sbagliare, di dover migliorare: siamo molto stufi della scusa “siamo esseri umani quindi questa cosa non si può fare”… Nella canzone “Io non credo” dite “che il mio pensiero sia saldo e la mia vita torni un istante indietro”… Perché? Indietro a cosa? Perché ci sono delle cose abbastanza pesanti che avrei preferito non vivere e non vedere, anche se hanno fatto parte di quello che sono diventata…
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Il tour che vi vede protagonisti si chiama “In tour per l’Unità e per la Rivoluzione”, nella canzone “Signore e Signori dell’accusa” dite “la mia rivoluzione è più irreale di me”, cosa significa questa cosa? Significa che o questa generazione mette in pratica una rivoluzione personale oppure non ne usciamo vivi, andrà sempre peggio. Qual è il vostro rapporto con il pubblico in tour? Siamo felici di avere un rapporto intenso e diretto con il nostro pubblico sia durante i concerti che su internet, su Facebook. Se c’è la possibilità di comunicare con persone alle quali è indirizzata la nostra musica perché non dovremmo farlo?! C’è una città in particolare dove vi piacerebbe esibirvi? Ci piace suonare ovunque! (ride) Siamo stati veramente molto bene quest’ultimo mese nelle Marche, abbiamo fatto due concerti che sono stati molto intensi. A marzo avete organizzato un Flash mob a Roma sulle note di “Tutti gridano è finita”. Cosa pensate di questa nuova forma di comunicazione? Perché avete scelto proprio questa canzone?
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Perché “tutti gridano è finita” parla di una rivoluzione personale di una donna, ed è anche molto poetico e filologico il fatto di farlo al Gianicolo di fronte alla statua di Garibaldi, come se quella donna fosse l’Italia. La comunicazione è importante se fatta con un contenuto e in maniera efficace, ben vengano i Flash mob e tutto quello che ne deriva. Cosa vi spaventa? Ci spaventano le persone e il loro modo di abbattersi facilmente…ho visto persone impazzire perché avevano rinunciato a se stesse, pezzettino per pezzettino durante la loro vita, questa è una cosa che mi terrorizza. Mi gela il sangue. Quindi il messaggio è quello di fare di tutto per realizzare i propri sogni? Certo è importante, se noi stiamo bene stanno bene anche le persone che ci circondano. Sembra una banalità, ma è una cosa di cui si sono dimenticati tutti! Non dico che veniamo dal Paese più tranquillo del mondo, però non possiamo aspettare che le cose ci cadano dal cielo! A quale domanda vi piacerebbe rispondere durante un’intervista? Non c’è una domanda in particolare, a noi piace molto parlare e confrontarci… Adesso che me lo chiedi mi viene in mente una domanda al contrario: chi è che mi sta intervistando? Chi è la persona che ho di fronte? Per la prima volta rimango attonita e mi trovo a dover rispondere proprio io! Ci penso un secondo e affermo senza alcun dubbio: “Sono una ragazza che sta cercando di realizzare i propri sogni, mi piace scrivere e penso di mettere molta passione in quello che faccio, spero che si percepisca!” Bene, allora cerca di prenderti sempre cura di questa cosa.
Cover e foto booklet “IO NON CREDO” di Luigi Orru
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DO YOU NEED AN IDEA?
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MACONDO | di Redazione èArea
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Per Sempre di Susanna Tamaro Editore Giunti euro 18,00
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Nora è morta da quindici anni e Matteo, ogni giorno da allora, chiede a se stesso quale sia la strada da percorrere per tornare “nel mondo”. Vivendo ormai da anni immerso nella natura che circonda la sua casa in mezzo ai boschi, Matteo si confronta con la propria coscienza sul filo dei ricordi di un passato che riaffiora e si alterna al presente delineando i protagonisti, passati e presenti, della sua vita. “Perché, quando succede qualcosa di irreparabile, non si fa che pensare a quello che si poteva evitare?” Cercando la risposta a infinite domande, Matteo racconta la sua storia d’amore drammatica ma intrisa d’amore e di passione.
Sandra è una ragazza di trent’anni disoccupata è rimasta incinta di un uomo di cui non è innamorata e ha un rapporto turbolento con i suoi genitori. Si sente triste e sola e proprio per questo motivo decide di trovare rifugio sulla Costa Blanca, questa meravigliosa zona della Spagna a settembre è ancora immersa nell’atmosfera estiva con il sole caldo che inonda ogni cosa e il profumo dei limoni che si innalza dai vicoli per arrivare sino al mare. Un giorno la ragazza incontra una coppia di amabili signori anziani, Fredrik e Karin. Loro vivono in una grande villa con un giardino ricco di fiori dai profumi e dai colori davvero bellissimi. Proprio qui accoglieranno la giovane Sandra come se fosse una figlia. Sandra sente di potersi sentire di nuovo a casa, sente di poter scacciare finalmente la solitudine dalla sua vita e ricominciare tutto da capo. Ma si sbaglia perchè in realtà per lei sta per iniziare un vero e proprio inferno. Fredrik e Karin sono infatti due criminali nazisti violenti e crudeli che sentono il desiderio e la voglia di cominciare nuovamente le loro aberranti azioni. Lo sa bene Julian, scampato al campo di concentramento di Mathausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Ora, forse, può smascherarli e Sandra è l’unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. Adesso Sandra l’ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché ciò che è successo non cada nell’oblio. “Il profumo delle foglie di limone” è un romanzo che parla di amore e di coraggio, di sensi di colpa e di speranza con una voce diretta, tenera e commovente capace di colpire l′animo di ogni lettore, una lettura coinvolgente e scorrevole che mescola fatti storici e personaggi realmente esistiti, a finzione, il tutto condito con sentimento e suspance.
Con Per sempre, Susanna Tamaro ci fa riflettere sul grande vuoto che lascia la scomparsa di una persona amata e sul potere salvifico che la natura mette a disposizione a chi si rivolge ad essa. La storia e densa di momenti introspettivi e di eleganza narrativa, com’è nello stile della Tamaro. Un romanzo che la scrittrice triestina ha definito “forse il mio libro più bello, più complesso”. La voce del protagonista fa da eco al dramma di tutti gli uomini che vengono feriti dalla vita, ma nonostante tutto trovano sempre un valido motivo per amarla, nella convinzione che domani sarà migliore. Per una volta ancora, Susanna Tamaro sembra aver puntato sul legame simbiotico che è facile si crei fra libro e lettore. “Per Sempre” sembra voler coinvolgere il lettore, volerlo rapire dal proprio mondo per guidarlo, per mano, all’interno del mondo di qualcun altro. Sarà possibile reperire, all’interno dell’opera, alcuni elementi caratteristici dei lavori della celebre scrittrice triestina, che da sempre ama la natura ed il rapporto che l’uomo può instaurare con essa. Anche la presenza di un io narrante maschile è tipico della Tamaro.
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Il profumo delle foglie di Limone di Clara Sànchez Editore Garzanti euro 18,60
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MOLESKINE | di L. Pellegrini - S. Ciccarelli
I giardini di luglio Giardini dell’Accademia Filarmonica Romana e Sala Casella
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Dal 28 giugno al 10 luglio i giardini della Filarmonica Romana risuoneranno anche quest’anno di tanta musica. Si tratta de “I Giardini di luglio”, la stagione estiva organizzata dall’Accademia Filarmonica Romana: dal pomeriggio alla sera, fino a notte inoltrata, la musica vive nel cuore intatto di Roma, a due passi da piazza del Popolo, in uno dei giardini più belli e invitanti della Capitale, dodici giorni di festival, una trentina di appuntamenti, cinque nazioni ospiti con i loro migliori artisti, alcuni per la prima volta a Roma,una prima esecuzione assoluta di Stockhausen e ancora omaggi, notti di musica e il ritorno della Open session Filarmonica. Martedì 28 giugno apre la stagione estiva la Polonia, con una speciale Open Session in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma e il doppio concerto in Sala Casella alle ore 20.00 e, a seguire, alle 21.30 nei giardini. Giovedì 30 giugno sarà la Francia ad esibirsi con due concerti, realizzati in collaborazione con Suona francese. Venerdì 1 luglio la Norvegia, in collaborazione con la Reale Ambasciata di Norvegia, con un concerto in Sala Casella alle 21.30 del soprano Elizabeth Norberg-Schulz e un ricco programma di compositori scandinavi (l’appuntamento sarà preceduto alle 20.00 dal Concerto finale della masterclass tenuta dalla Norberg-Schulz sul Il Lied e la romanza da camera). Sabato 2 luglio dalle 19.00 alle 21.00, sempre in Sala Casella, il concerto dei migliori musicisti che si sono esibiti nella prima edizione della Open Session 2010: la pianista Emanuela Orazi, il duo Umberto Aleandri (violoncello) e Alessandro Soccorso (pianoforte) e il violinista Giulio Menichelli. La giornata prosegue alle 21.30 con il pianista Alessandro De Luca che propone la Sonata del direttore e compositore Franco Ferrara, di cui ricorre il centenario della nascita, assieme alla Jazz Sonata di
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Alexis Weissenberg, al quale è dedicata, al termine del concerto, la proiezione gratuita del film Alexis Weissenberg: I like music di Mando Bernardinello e Osvaldo Tritten. Domenica 3 luglio è il giorno dedicato alla tradizione musicale del Mediterraneo, con i Fratelli Mancuso straordinari artisti che hanno attraversato, in poco più di vent’anni, mondi in apparenza inconciliabili, dai sentieri sperduti di Sutera – il loro piccolo paese d’origine, in Sicilia – alle lontane periferie industriali del nord Europa. I due artisti siciliani saranno in Sala Casella alle ore 21.00 con una novità in prima assoluta; alle 22.30 nei Giardini, il concerto Non è mai troppo sud. Pizziche, tammurriate e tarantelle con Maria Rosaria Convertino (fisarmonica) e Umberto Vitiello (voce, chitarra e percussioni). Lunedì 4 luglio sarà la volta dell’Open Session Iran, in collaborazione con l’Ambasciata italiana a Teheran e Asiatica Film Mediale, per uno straordinario concerto alle 21.30 nei giardini, in cui debutta a Roma un astro della musica iraniana, che ha fatto registrare il sold out in un recente concerto newyorkese, Kaylhan Kalhor con il suo particolare strumento a corde, il kamancheh, affiancato da Ali Baharami Fard al santur e Mohssen Kasirossafar al tombak, per ricreare il senso nobile e prezioso della musica tradizionale persiana. Martedì 5 luglio giornata, organizzata in collaborazione con il Centro ricerche musicali e Conservatorio di musica “S. Cecilia” di Roma, interamente dedicata a Karlheinz Stockhausen e al suo mondo sonoro. Il primo degli appuntamenti è fissato alle 16.01 nei giardini, con la prima esecuzione a Roma di Uversa (2007), la 16a ora del ciclo incompiuto Klang (Suono), dedicato appunto alle ore del giorno, con Michele Marelli al corno di bassetto. A seguire, alle 19.07 si ascolterà, in prima esecuzione assoluta nella versione per voce e elettronica, Urantia, la 19a ora del medesimo ciclo, con la voce di Barbara Zanichelli. Alle 20.15 in Sala Casella i solisti del Conservatorio “S. Cecilia” di Roma e del Conservatorio di Milano riuniti nel New made
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MOLESKINE | di L. Pellegrini - S. Ciccarelli
ensemble saranno impegnati nell’esecuzione della versione integrale degli Hymnen, scritti da Stockhausen nel biennio 1966-67, mentre la giornata si concluderà con la riproposta di Urantia e Uversa eseguiti una di seguito all’altra, che inizieranno esattamente alle 23.12 così da terminare allo scoccare della mezzanotte e salutare in questo modo i rintocchi del nuovo giorno proprio con queste “utopie cosmiche” del celebre compositore. Mercoledì 6 (replica giovedì 7 luglio) sono due giorni dedicati alla danza con la compagnia “in residence” Immobile Paziente, che per la Filarmonica crea il suo nuovo spettacolo a partire da un capolavoro del Novecento, il Quartetto per archi n. 8 di Šostakovič, con una doppia recita alle ore 19.45 e 21.30. Venerdì 8 luglio alle 19.45 un’altra novità nei giardini con “Il profumo della musica”, un incontro nel corso del quale Laura Tonatto e Vittorio Sabadin (uno dei più famosi “nasi” italiani) raccontano i profumi collegandoli all’ascolto dei più noti brani e personaggi dell’opera; a seguire La bandiera dei tre colori... l’omaggio che l’attore romano Elio Pandolfi, accompagnato al pianoforte da Marco Scolastra, fa ai 150 anni della nostra storia unitaria, uno spettacolo già molto applaudito nel corso della passata stagione. Chiude la stagione estiva l’orchestra “in residence” della Filarmonica, quella
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straordinaria Spira Mirabilis composta da giovani e eccellenti professori d’orchestra che suonano senza direttore e con spirito “democratico”: saranno alla Sala Casella sabato 9 luglio alle 21.30 per eseguire la Gran partita (Serenata n. 10 in si bemolle maggiore K. 361) di Mozart e domenica 10 luglio, alla stessa ora, per Verklärte Nacht di Schönberg. Anche quest’anno, dopo il successo del 2010 che ha visto duecento musicisti ‘autoconvocati’ in 5 giorni - gli spettacoli della sera sono preceduti dalla Open session Filarmonica, lo spazio libero che la Filarmonica offre ai dilettanti, agli amatori, a chi sogna di esprimersi attraverso la musica. Tutti i pomeriggi, dunque,all’ombra dei giardini, protagonisti sono gli appassionati di musica, chi l’esegue e chi l’ascolta. È un modo diverso, per questo motivo, di fare musica rispetto al concerto tradizionale: farla per il piacere proprio, dei propri amici, dei propri cari; farla, i giovani non ancora professionisti, anche nella speranza di essere ascoltati, di incontrare orecchie attente a cogliere il loro talento. Come capiterà, adesso, ai tre ragazzi prescelti, tra quanti si sono presentati alla Open Session 2010, che hanno vinto il Premio Open session 2010 e si presentano al pubblico nel concerto in programma alla Sala casella sabato 2 luglio dalle ore 19 alle ore 21.
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Per partecipare all’edizione 2011 basterà prenotarsi telefonando al numero 063201752 o scrivendo all’email: dir.artistica@ filarmonicaromana.org e chi desidera fare musica, troverà il suo posto in Filarmonica! Solisti, gruppi da camera, ensemble corali sono tutti i benvenuti. E quest’anno l’offerta dei Giardini di Luglio si arricchisce di visite guidate nel ‘bosco Filarmonico”: Salvatore Ianni, un professionista che ama il proprio lavoro, attivo presso il Roseto Comunale di Roma, condurrà il pubblico il 28 giugno e il 10 luglio alle 18.30 in visite guidate della Casina Vagnuzzi, del giardino della Filarmonica, del bosco che ne segna il confine. Insomma, per la prima volta, visite guidate ai segreti del ‘bosco Filarmonico’.
Accademia Filarmonica Romana via Flaminia 118, Roma, tel. 06-3201752, email: info@filarmonicaromana.org Costo dei biglietti in via di definizione m o l e s k i n e
Via Tiburtina km 18,300 - Guidonia Montecelio (RM) Tel. 0774 353506 - info@ocres.it