Anno 3 n째 4, Maggio 2011
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ROMA
APPIA 1: Via Appia,162/164 Tel. 06/77250242 APPIA 2: Via Cerveteri, 21 Tel. 06/70475550 AXA 1: Via Eschilo, 72/T (Centro Comm.le Axa) Tel. 06/52361226 AXA 2: Piazza Eschilo, 72 Tel. 06/52355380 CASALPALOCCO: Via F. Il Macedone ed. 2 isola 53 Tel. 06/50931055 CASSIA: Via Cassia, 925 F Tel. 06/30363906 CENTRO STORICO 1: Via Barberini, 10/12 Tel. 06/42020202 CENTRO STORICO 2: Via Belsiana, 67 Tel. 06/69190754 CENTRO STORICO 3: Via del Corso, 312/313/314 Tel. 06/6780734 CENTRO STORICO 4: Via del Tritone, 20 Tel. 06/69190745 CENTRO STORICO 5: P.zza di Spagna, 12 Tel. 06/69924534 CENTRO STORICO 6: Via Nazionale, 50 Tel. 06/48989371 CENTRO STORICO 7: Via della Croce, 23 Tel. 06/6781901 CENTRO STORICO 8: Via di Ripetta, 16 Tel. 06/3211587 CENTOCELLE 1: Via dei Castani, 107/109/115 Tel. 06/2314116 CENTOCELLE 2: Viale Primavera, 182 Tel. 06/24408101 COLLI ANIENE: Via Palmiro Togliatti, 1592 Tel. 06/4070398 EUR 1: Via Duccio Di Boninsegna, 48/50/52 Tel. 06/5035862 EUR 2:Via Cesare Pavese, 451/453/455 Tel. 06/50524529 EUR 3: (Fiera di Roma) Via Mantegna, 25/27/29 Tel. 06/5433231 EUR 4: Via Oceano Pacifico, 83 (Centro Comm.le EUROMA2) Tel. 06/97606149 MONTAGNOLA: Via Benedetto Croce, 81 Tel. 06/5407672 MONTEVERDE: Via di Donna Olimpia, 191/195 Tel. 06/53276830 COLLATINA: via Collatina, 67/69 Tel. 06/45547637 OLGIATA: Via A. G. Bragaglia (Centro Comm.le Olgiata) Tel. 06/30887245 PARIOLI 1: Via Stoppani, 12/14 Tel. 06/80687157 PARIOLI 2: Via Filippo Civinini, 113 Tel. 06/8072535 PORTUENSE: Via della Pisana, 280 (Centro Comm.le Saving) Tel. 06/66149211 PRATI: Via Attilio Regolo, 12-12/A Tel. 06/32507021 PRENESTINO: Piazza R. Malatesta, 9/10 Tel. 06/2148324 QUARTIERE AFRICANO: Viale Libia, 217/223 Tel. 06/86204145 QUARTIERE CALTAGIRONE: Via Nino Taranto, 21/23/25 Tel. 06/5258794 SALARIO 1: Via Salaria, 25 Tel. 06/8417757 SALARIO 2: Via Po, 128/130/132 Tel. 06/8548161 SAN GIOVANNI: Via Corfinio, 13/15 Tel. 06/7008611 SAN LORENZO: Via dei Sabelli, 117 Tel. 06/490502 SAN PAOLO 1: Viale Marconi, 122 Tel. 06/55301201 SAN PAOLO 2: Viale Marconi, 286/288 - Tel. 06/55300428 TIBURTINA: Via Tiburtina, 375-377 Tel. 06/4386349 TORREVECCHIA 1: Via di Torrevecchia, 293/A - 295/B Tel. 06/35511324 TORREVECCHIA 2: Via di Torrevecchia, 46/54 Tel. 06/30610471 TUSCOLANA: Via Tuscolana, 977 Tel. 06/71077184 TRASTEVERE: Viale Trastevere, 133/139 Tel. 06/5885188 BALDUINA: Piazza Carlo Mazaresi, 1 Tel. 06/35404267 FONTE NUOVA: Via Palombarese, 154 G-M Tel. 06/90532121 VIGNA CLARA: Piazza Stefano Jacini, 16/17/18 Tel. 06/3292912
PROVINCIA
ALBANO:(Rm) Corso Matteotti, 176 Tel. 06/93260647 BRACCIANO: Via Sandro Pertini, 2 (Centro Comm.le Bracciano) Tel. 06/9987174 CAPENA:(Rm) Via Tiberina Km. 16, 400 (Centro Comm.le Arca) Tel. 06/9073508 CASTEL MADAMA: (Rm) Via della LibertĂ , 24 Tel. 0774/449367 COLLEFERRO: (Rm) Via Casilina km. 49 (Centro Comm.le Colleferro) Tel. 06/9770410 FIUMICINO: (Rm) Via Giorgio Giorgis, 1/a/b/c Tel. 06/65025349 FORMELLO: (Rm) Viale Africa, 1 Loc. Le Rughe (Centro Comm.le Le Rughe) Tel. 06/90127722 FROSINONE: (Fr) Via Le Lame, 1 Tel. 0775/292061 (Centro Comm.le Le Sorgenti) FROSINONE1: (Fr) Via Aldo Moro, 209/211 Tel. 0775/874482 GUIDONIA: (Rm) Via maremmana inferiore, 218 Tel. 0774/526171 INFERNETTO: (Rm) via maurice ravel, snc (Centro Comm.le I Parchi )Tel. 06/5053484 LADISPOLI: (Rm) Piazza Marescotti, 1/1 A Tel. 06/99223520 LATINA: (Lt) Corso della Repubblica, 222 Tel. 0773/473450 MONTALTO DI CASTRO: (Vt) Via Ferento, 11 Tel. 0766/879686 MONTEPORZIO: (Rm) Via Roma, 25 Tel. 06/9447315 MORENA: (Rm) Via Di Morena, 123 Tel. 06/7910701 NETTUNO: (Rm) Via Scipione Borghese (Centro Comm.le Le Vele) Tel. 06/98579184 OSTIA 1: (Rm) Via delle Baleniere, 70 Tel. 06/5698290 OSTIA 2: (Rm) Via orazio dello sbirro, 16 Tel. 06/5696753 PALESTRINA:(Rm) Via Prenestina Antica, 220 Loc. I Cori (Centro Comm.le I Platani) Tel. 06/95310047 POMEZIA 1: (Rm) Via Castelli Romani, 14 (Centro Comm.le I Padiglioni) Tel. 06/9105543 POMEZIA 2: (Rm) Via Roma, 76a/80/82 Tel. 06/91622078 RIETI: (Ri) Via Roma, 39 Tel. 0746/491666 TIVOLI: (Rm) Via V. Pacifici, 3 Tel. 0774/317576 VELLETRI: (Rm) Via Filippo Turati, 20/22/24/26 Tel. 06/97609586 VITERBO: (Vt) Via dell'Orologio Vecchio, 3 Tel. 0761/332029
CAMPANIA
NAPOLI: in Piazza Garibaldi, Stazione Napoli Centrale Tel. 081/201357
UMBRIA
PERUGIA: in Via Cortonese, 131 Tel. 075/5000748 FOLIGNO: (Pg) Via Daniele Manin, 22 Tel. 0742/699432
SARDEGNA
VILLACIDRO: (CA) Zona Industriale Strada C1 (Centro Comm.le S. Ignazio) Tel. 070/9313075
e AREA Sommario PA G I N A
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finis terrae il tetto del mondo
PA G I N A
viaggi
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hola barcelona
vladi polo
2nd international rome polo PA G I N A
golf
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PA G I N A
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matteo manassero vincitore del malaysian open
alimentazione
PA G I N A
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qual è la mia miglior dieta?
intervista
20 PA G I N A
22 PA G I N A
24 PA G I N A
32 PA G I N A
40 PA G I N A
42 PA G I N A
44 PA G I N A
48 PA G I N A
50 PA G I N A
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green economy
gusto
roy de vita primato nella chirurgia estetica ricostruttiva
PA G I N A
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wedding cake mania
genialità green
attualità
musica
gli occhiali di camilleri
PA G I N A
velvet... “le cose cambiano”
primo piano
macondo
museo didattico del libro antico
biocarburanti fai-da-te storie d’amore inventato
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PA G I N A
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intervista
gullotta capitano e cavaliere
maison
lino patruno il buon gusto di una volta
36
auditorium ricky martin
PA G I N A
PA G I N A
PA G I N A
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design
il design incontra la luce
architettura
dhm contenitore e propulsore di design PA G I N A
arte
l’arte è donna
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life style
magnum marine
teatro quirino una notte in tunisia
vela
progetto velascuola
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s o m m a r i o
RE O BENESSE R T N E C A I ESTETIC RE TERMAL U C I G G A S MAS E RISTORANT PISC
RA
I ACQUA PU
RGENTI D INE CON SO
FOCUS | di Antonio Capitano
Cultura ed economia: “Promessi Sposi” o “Divorzio All’Italiana”?
“D
“ D o b b i a m o ovviamente chiarire, se vogliamo parlare in termini economici di «consumi culturali», cosa si intende per «cultura»; e non mi occuperò dell’«accezione antropologica» del termine (cultura come insieme di valori e comportamenti)…Certo che, se in quel poco non ci crediamo, abbiamo perso in partenza. Non si mangia con l’anoressia culturale” Con queste parole Umberto Eco ci propone una sua autorevole lezione di economia della cultura, abbandonando l’aspetto antropologico soffermandosi su quello più attuale ed urgente di valore economico, di miniera e di ricchezza della Nazione. Nel modo più semplice ed immediato. Ovvero con la Cultura si mangia o si dovrebbe mangiare. Questa frase – indipendentemente da chi l’abbia effettivamente pronunciata – identifica ormai un concetto cardine sul quale si anima il dibattito intorno al capitale culturale. Cultura ed economia intimamente connesse per alcuni. Cultura o economia per altri. In ogni caso, non possiamo rimanere a contemplare ci vuole un nuovo modello di sviluppo, anche per creare effettivamente ricchezza e lavoro; dunque cultura insieme ad una nuova e moderna classe dirigente. La cultura è uno degli assi dell’economia italiana. Ma sarebbe come un castello di carte senza la spina dorsale di risorse finanziare ed umane. Risorse che siano tali e non cartacee, Veni, Vidi, Capii e altri discorsi… Di sicuro la raffigurazione iconografica della Cultura quale donna opulenta e l’economia invece come donna scarna è ovviamente più difficile da sostenere. Eppure, la Cultura in se potrebbe essere assimilata ad una Dea della prosperità o ad una Grande Madre se solo venisse alimentata per alimentare. Forse più semplicemente potrebbe essere essenziale la Diligenza del Buon Padre di Famiglia. Per la Famiglia Italiana. Per amministrare il Patrimonio di questa nostra Patria. Per la Treccani (ora consultabile liberamente sul web in nome della diffusione della Cultura): patrimònio s. m. [dal lat. patrimonium, der. di pater -tris «padre»]. –. Il complesso dei beni, mobili o immobili, che una persona (fisica o giuridica) possiede:
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amministrare il proprio p.; accrescere, sperperare, consumare il p.; è l’erede di un p. immenso; ha lasciato, morendo, un bel p.; p. familiare; p. mobiliare, immobiliare, secondo che consista in beni mobili o immobili; pàtria s. f. [dal lat. patria, propr. femm. sostantivato (sottint. terra) dell’agg. patrius «paterno»: v. patrio]. Territorio abitato da un popolo, al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni. Lingua, cultura, storia e tradizioni. Senso di appartenenza. Paesaggio, Costituzione…per dirla con Salvatore Settis il quale afferma: “Il tema del patrimonio culturale pubblico non è uguale a quella dei beni comuni – dice – ma ci sono affinità e interazioni. Per il momento storico in cui viviamo, dominato dalla cultura del saccheggio, viene da chiedersi se intendiamo ancora proteggere l’elevato livello di tutela del territorio che caratterizza la nostra costituzione, o al contrario rinunciarvi”. L’esortazione e la riflessione, sulla ricchezza della nostra Costituzione come elemento fondativo di tutela del paesaggio e del patrimonio, lancia un allarme e una speranza: “Non vogliamo rinunciarvi”. Non possiamo rinunciarvi. E con il sottofondo dell’Inno Nazionale par di sentire la voce di un Padre che legge lentamente l’articolo 9 della nostra Carta Costituzionale:“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. L’articolo è stato scritto in collaborazione con Marianna Scibetta
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Est Area magazine pubblicazione mensile freepress Anno 3 n° 4, maggio 2011 Direttore Responsabile: Maria Laura Cruciani Direttore Editoriale: Antonio Feliziani Progetto e Direzione Esecutiva: Alessandro Coccia Coordinamento Editoriale: Stefania Ricci Consulente: Giovanna Amato Amministrazione: Cristina Meloni Editor: 3Aadvertising Registrato presso il Tribunale di Tivoli n. 20/2008 Grafica e impaginazione: IMG.ZEROUNO srl Pubblicità: Stephanie Mayer. Referente per Abruzzo e Emilia-Romagna: 335 61 56 737 Referente per l’Umbria: Gianni Civica 335 53 83 084 Referente per Rieti e provincia: Se.Ge.Co.V srl 0746 27 10 10 Direzione, Redazione e Segreteria: via Montenero, 36 - 00012 Guidonia (RM) 388 1185198 – 335 6156 737 – 392 9290702 estarea@gmail.com www.estarea.it Stampa: Grafica Ripoli snc Photo copertina Südtirol Marketing/Helmuth Rier
Hanno collaborato: Tito Barbini, Alessandro Basile, Antonio Capitano, Flaminia Colonna Bareti, Mauro Conti, F.I.G, Laura Lattuada, Daniele Mignardi Promopressagency, Gabriele Nobile, Eva Peach, Teresa Pontillo, Ufficio Stampa Teatro Quirino, Ufficio Comunicazione FIG, Ufficio Comunicazione FIV, Ufficio Comunicazione Vladi Polo, Marta Rossi, Scarti di produzione, Marianna Scibetta, Dr. Raffaele Vincenti, Katerina Shlyakhina. Crediti Fotografici: Luigi Orru, Brigitta Codazzi, flickr.com, google.com
Tutto il materiale cartaceo e fotografico inviato alla redazione non verrà restituito. Tutte le collaborazioni ad articoli o servizi sono considerate a titolo gratuito. La riproduzione di testi e immagini anche parziale deve essere autorizzata dall’editore.
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FINIS TERRAE | di Tito Barbini
Il tetto del mondo
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“Ed eccomi qui, a un anno dal mio viaggio in Patagonia , ai piedi del gigante della terra o chomolunga, come lo chiamano i tibetani. Quando sono arrivato in Tibet non pensavo di riuscire a raggiungere la catena himalayana. A rendere incerta la mia visita era il problema dell’altezza, poi l’entusiasmo e l’esperienza del mio ultimo viaggio nell’altipiano boliviano mi hanno convinto a tentare l’avventura. Partire da Lhasa ti consente di preparare il fisico, a condizione di fermarsi qualche giorno in città prima di affrontare il percorso verso l’Everest.
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Di avventura si è trattato. Il viaggio verso l’Everest è un susseguirsi di incontri e di esperienze straordinarie e tutti le abbiamo vissute con grande intensità. I poverissimi villaggi dove il tempo scorre lento, immobili dai tempi della memoria, sembrano scolpiti nei verdi versanti che incontrano il cielo. Le bandiere di preghiera colorate sventolano ovunque sui tetti e sui passaggi. Non incontri più i piccoli e frenetici cinesi ma gli antichi uomini del Tibet, dallo sguardo fiero e sorridente, portano i lunghi capelli intrecciati con una frangia rossa e gli orecchini di corallo e turchese. Le donne sono bellissime, soprattutto le vecchie centenarie che indossano i loro gioielli addosso in tutte le ore della giornata: nel lavoro dei campi, chinate a raccogliere spighe d’orzo, nelle faccende domestiche o quando fanno girare le ruote della preghiera. Nei pascoli i bambini lasciano i loro Yak per correrti incontro festanti e chiassosi. Salgono e scendono i tornanti infiniti, incisi nelle pareti di granito rosa, che nascondono e rivelano i monasteri, sia quelli distrutti dalle guardie rosse durante la rivoluzione culturale, ricostruiti dai cinesi per i turisti, sia quelli rimasti in silenzio ad aspettare che i cinesi se ne vadano, per tornare a vivere. Rongbuk il monastero ai piedi dell’Everest è forse il più bello e certamente il più alto del mondo, siamo oltre i cinquemila metri. Ecco davanti a me il terzo polo del mondo! L’aria è tersa, il sole illumina le pareti infinite e ti rimanda indietro i colori dominanti del bianco e dell’azzurro, definiti e puri, che compongono nella mente un’immagine indelebile. L’emozione è fortissima, fatico a respirare, mi attacco alla mia piccola bombola d’ossigeno e nascondo due lacrime che si gelano dietro le lenti scure.
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VIAGGI | di Stefania Ricci
HOLA BARCELONA è A R E A
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È il mio secondo giorno a Barcellona sono le 9 e decido di attraversare le ramblas. La Rambla ai tempi di Franco era un covo di anarchici ribelli, attivisti queer e artisti maledetti, voce critica della città nei tempi oscuri della dittatura , oggi, il lungo viale che parte da Piazza di Catalogna fino ad arrivare al porto, è affollato soprattutto di turisti, statuine viventi, musicisti che cantano e suonano e attori di strada maestri della mimica. L’autunno catalano é alle porte e le zone della cittá che durante l’estate soffrono maggiormente una invasione massiva di turisti hanno finalmente ritrovato il loro ritmo e il loro incanto. É il caso della Barceloneta. Un luogo romantico fatto di stradine strette e case vetuste con i panni stesi ad asciugare fuori dai balconi: sono le antiche abitazioni dei pescatori che furono i primi, a metá del Settecento, a colonizzare una zona che fino a quel momento era giudicata troppo vicina al mare. Da quì in pochi minuti a piedi raggiungo la spiaggia e il lungo mare che si snoda fino
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al Villaggio Olimpico. Un lunghissimo passeig affollato di pescatori, skater e carrozzine, che esibisce le scintillanti architetture della nuova urbanistica. All’ora di pranzo i marciapiedi del Palau de Mar brulicano di gente seduta ai tavolini, intorno un via vai di camerieri con piatti colmi di paella con pesce e frutti di mare. Questa Barcellona, moderna e balneare, sembra un’altra città da quella che ho visto percorrendo le stradine e le piazze di Graca, un villaggio rurale che nel tempo si è saldato con il resto della città ed è oggi la parte meno turistica e più trendy. Concept store, gallerie d’arte contemporanea, atelier di stilisti emergenti e chef creativi hanno occupato e dato nuova vita ai vecchi laboratori artigianali. Nel poco tempo rimasto con in mente le descrizioni di Vazquez Montalban decido di fare un giro a El Raval, cuore pulsante e tenebroso di Barcellona; é un antico quartiere operaio che oggi ospita la percentuale piú alta di immigrati di tutta la cittá, riuscendo ad essere allo stesso tempo un barrio cool. Quello che una volta era il quartiere famoso per i suoi bordelli, originariamente zona poco raccomandabile, abitata e frequentata da donne “di malaffare” e uomini non
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propriamente ben intenzionati, grazie ad un grandioso progetto di riqualificazione, è diventato una zona bohèmien senza rinunciare al suo carattere popolare e multietnico. Da anni questa splendida città spagnola è la meta di quegli italiani (ma non solo italiani) che fuggono da un paese che sembra non offrire più molte chance a coloro che vivono - o tentano di farlo - di arte e creatività. Qui sembra ci sia spazio per tutti, ogni buona idea riceve la meritata attenzione e il riconoscimento di un pubblico sempre interessato e curioso. Barcellona è una metropoli dalle tante contraddittorie anime, quella catalana è la più spiccata e la rende una città gelosa della propria cultura e delle tradizioni secolari, talmente orgogliosa della propria lingua da farla sopravvivere all’oblio franchista. La Barcellona cosmopolita è invece quella da sempre aperta alle tendenze straniere, piena di vita che affascina col suo mix di arte, cultura e folklore: i capolavori eccezionali di Gaudi, molti degli edifici della città sono testimonianza della genialità dell’eccentrico architetto, le calde estati del Mar Mediterraneo e le sue spiagge.
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It is my second day in Barcelona, it is 9.00 and I have decided to take a walk through the Ramblas. In Franco’s days the Rambla was a base for rebellious anarchists, gay rights activists and rogue artists, as well as the city’s critical voice during the dark days
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of dictatorship; today the long avenue that goes from Catalogna Square all the way to the port is mainly full of tourists, living statues, singing and dancing musicians and street mimes. The Catalan autumn is just around the corner and the areas of the city which are most affected by the floods of tourists have finally returned to their usual rhythm and charm. The Barceloneta is a good example of this. It is a romantic place characterized by narrow alleys
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and old houses with laundry lines hanging from the balconies: these houses are the ancient homes of the fishermen who were the first people , in the mid-1700s, to colonize an area that had until then been considered too close to the sea. After a short walk I reach the beach and the boardwalk that winds to the Olympic Village. It is a very long passeig crowded with fishermen, skaters and prams, which shows off the sparkling architecture of the new town
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planning. At lunchtime the sidewalks of the “Palau de Mar” are teeming with people sitting at the tables, surrounded by a hustle and bustle of waiters carrying plates full of paella with all types of seafood. This Barcelona, modern and seaside-like, seems like a different city from the one I saw walking through the tiny streets and squares of Graca, a rural village that, in time, has become part the city and is now the least touristy and the trendiest part of it. Concept stores, contemporary art galleries, budding stylists’ ateliers and creative chefs have taken over and breathed new life into the old craftsmen’s laboratories. In the short time I have left, while thinking of Vazquez Montalban’s descriptions, I decide to go for a stroll in El Raval, Barcelona’s gloomy and beating heart. It is an ancient workingclass neighbourhood that currently houses the highest percentage of immigrants in the city, and at the same time it is a very cool barrio. Thanks to a grand requalification project, this disreputable neighbourhood, once famous for its brothels, and therefore peopled and patronized by prostitutes and shady characters, is now a Bohemian area that has not forgotten its folk and multi-ethnic flavour. For many years, this wonderful Spanish city has been the destination for those Italians ( but not only Italians) who have decided to flee from a country that no longer seems to offer many chances to those who live (or at least try to live) on Art and Creativity. There seems to be room for everyone here, every good idea gets the deserved attention and acknowledgement from an ever interested and curious audience. Barcelona is a metropolis with a lot of contradictory personalities; the Catalan one is the most prominent, and it makes the city jealous of its own culture and age-old customs, so proud of its own language that it managed to survive the Francoist oblivion. The cosmopolitan Barcelona, on the other hand, is always open to foreign trends, lively, enchanting with its mix of art, culture and folklore: Gaudi’s extraordinary masterpieces, many of the city’s buildings bear witness to the genius of this eccentric architect, hot Mediterranean summers, and its beaches. Traduzione a cura di The Globe English Academy
www.theglobeacademy.it
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GREEN ECONOMY | di Teresa Pontillo
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Mentre in Italia, nella zona del Montalcino in Toscana, Giancarlo Cignozzi coltiva le sue vigne al suono di Mozart e Tchaikovsky, facendole crescere più forti e senza parassiti e batteri (messi in fuga dalla musica), nella lontana terra d’America cresce Tillandsias o Air Plants, un organismo vegetale capace di adattarsi a qualsiasi condizione ambientale e che ha ispirato il “Tavolo che Respira” di Devon Mingling Wang. Tilla non ha bisogno di terra per le sue radici né di acqua, per nutrirsi le bastano l’umidità delle mura domestiche, la polvere e le micro-particelle organiche purificando l’aria. Inoltre, assorbendo il biossido di carbonio presente nell’aria, produce ossigeno, rendendo l’ambiente “fresco”. Non ha bisogno nemmeno della luce diretta del Sole: l’importante è che l’ambiente in cui si trova non raggiunga temperature superiori ai 40°. Con Tilla si potrebbe immaginare di progettare una moquette 100% biologica o dare nuova vita a mobili in disuso, per avere case che “respirano”! Sono esempi, questi, di come l’intelligenza umana e l’intelligenza ambientale possono completarsi a vicenda: creare per il bene comune, soddisfacendo bisogni economici senza distruzione. L’uso di Tilla potrebbe sostituire gli impianti di aria condizionata: meno costi di elettricità e sprechi d’acqua; potrebbe creare dei piccoli “giardini in casa”: meno stress e una migliore qualità della vita. E perché non andare oltre, progettando una “Casa che Respira” con penne biodegradabili, stampare con la stampante di Jeon Hwan Ju che usa fondi di caffè al posto dell’inchiostro, e navigare in Internet utilizzando i computer dal case di cartone ideato da Brenden Macaluso. La penna è composta da una scocca esterna in bio-plastica a base di zuccheri di origine vegetale, per cui basta seppellirla e diventa concime nel giro di 50 settimane. Riciclando i fondi di caffè si evita l’impiego di toner altamente inquinanti. L’uso del cartone riciclato al posto della plastica e dell’alluminio permette di smontare e smaltire il case del PC con facilità. Tutto ciò è frutto di anni di studio da parte di aziende e progettisti che, preso atto della limitatezza delle risorse del Pianeta, cercano di creare nuovi materiali anche dagli scarti, dimostrando che la Natura è ancora un inesplorato “patrimonio di soluzioni”, senza dimenticare che ogni progetto deve realmente essere utile, ecologico e soprattutto ad impatto zero già a partire dal suo processo di realizzazione. Ormai l’ecologia non è più una scelta, ma un dovere!
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ATTUALITÀ | di Antonio Capitano e Marianna Scibetta
Gli occhiali di Camilleri
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Se c’è una cosa che gli piace fare la mattina è “tambiasare”. Tambiasare non è un agire, ma una predisposizione dell’animo che si presenta al mattino e corrisponde a quella dimensione interiore che ha tempo e non aspetta tempo, che si avvita su stessa, che fa scorgere il titolo di un quotidiano, l’immagine di una foto, il bordo di una tazzina di caffé, che fa pregustare un’azione prima di compierla o che rimane lì senza essere compiuta, nell’idea. Ma la prima cosa che viene da sé, spontanea e indispensabile, è inforcare gli occhiali e per uno che ha gli occhiali così grandi, come Camilleri, metterli è un gesto fondamentale…è come aprire una finestra e affacciarsi sul mondo, osservare le cose, magari al di sopra di “un filo di fumo” di una sigaretta accesa. Una volta che si sono indossati gli occhiali anche “tambiasare” acquista una visione più nitida, la visione di un occhio attento e vispo abituato a scorgere quelle caratteristiche che fanno appartenere gli uomini a tante disparate categorie, che ti fanno scorgere alla maniera di Sciascia “l’omo fitusu” dall’uomo vero e che ti fanno dire di un altro uomo che forse non si tratta di un “essere umano” e la finezza non è tanto legata alla licenza letteraria, ma ad una capacità di lettura degli animi che solo i grandi drammaturghi possiedono e che riescono a farti sentire un “figlio cambiato” quando la realtà si discosta dalla tua legge interiore. Una volta indossati gli occhiali tutto appare chiaro, allora è più facile inventare personaggi piuttosto che storie e sospingerli sul palcoscenico, creargli ambientazioni tutto intorno e mettergli in testa una parte da recitare, non a caso, ma secondo una regia sottile che muove le fila della narrazione o il corso delle cose. Un altro “Re di Girgenti” avrebbe creato Sei personaggi e li avrebbe messi alla ricerca di un autore che avesse avuto il coraggio di mettere in scena il dramma della loro personale vicenda, che avesse avuto il coraggio di passare dalla persona al personaggio, dall’avere forma, all’essere forma. L’anima si sa è come l’acqua che di per sé non ha forma. Camilleri sembra creare i personaggi e dargli i caratteri e la psiche piuttosto che creare le trame. E’ come se volesse muovere l’ordito per disegnare tutto intorno un dove e un quando e poi un perché. E com’è la visione delle cose agli occhi di un siciliano vero come lui? E’ la visione nella visione, il dramma nel dramma, il viaggio da fermo in un’isola che da sola assorbe tutta la storia del Mediterraneo,
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che da sola attraversa tutta la storia delle genti. Chi è siciliano ha in sé la quintessenza dell’Umanità una sorta di Patrimonio di un Bene immateriale indelebile formato di cultura, lingua, tradizioni, clima, paesaggio che incarna la storia e che ha in sé la capacità di partorire nuove storie fecondate dal mare, dalla terra e dall’essenza della sua propria natura. Ed ecco che, con questi occhiali, prendono forma personaggi minori di quelli che indicano una strada o portano fuori strada. Gli occhiali di Camilleri mettono a fuoco la genti sana sana, spesso viddani che nun sanno leggiri libra ma sannu leggiri la vita. Questo si vede attraverso
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le lenti. Si vede la vita. Che prende forma ogni volta con saggezza rinnovata. Ognuno si riconosce in “quella favola del figlio cambiato” che Pirandello scrive parlando di se stesso. “Quando si è in grado di comprendere”, quando le proprie idee si staccano dalla realtà che non riesce ad accoglierle allora i miti proliferano altrove, negli spazi della carta stampata, negli orizzonti delle visioni disincantate che pure ancora sanno creare immagini, sanno sovrapporle agli scenari impeccabili o imprecisi della verosimiglianza e del romanzo. Dietro quegli occhiali, in fondo ci siamo tutti noi. Senza saperlo.
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PRIMO PIANO | di Alessandro Basile
Volumen con penula, con accanto il contenitore terre colorate
MUSEO DIDATTICO DEL LIBRO ANTICO
Libri e Stampa dai tempi del Cardinale Ippolito II D’Este
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Era il 9 Settembre del 1550 quando il Cardinale Ippolito d’Este, uomo colto e di grande ingegno, entrò a Tivoli come governatore, fu acclamato a Ponte Lucano con un carro trionfale davanti Porta S. Croce, si spararono colpi d’artiglieria e dalla Rocca Pia gli diedero il benvenuto 100 bambini vestiti con camici bianchi e palme nelle mani. Si tramanda che in quell’occasione il Cardinale pianse di gioia. La residenza del Cardinale consisteva allora in un semplice Convento benedettino, quello di S. Maria Maggiore, famoso per il vasto patrimonio librario costituito dai “papiri delle chiese di Tivoli”, pergamene, incunaboli e splendide miniature,
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di cui ancora oggi è possibile ammirare delle fedelissime ricostruzioni tecnico scientifiche esposte nelle sale del Museo Didattico del Libro Antico. Con lppolito II d’Este, la Villa divenne cenacolo d’ingegni e centro propulsore di studi, in questo ambiente trovò spazio l’uso, la valorizzazione e la produzione del Libro come insostituibile supporto di Cultura. Un ruolo fondamentale ebbe per Tivoli la fabbricazione della carta, infatti, proprio in questo periodo sorsero le dinastie degli stampatori che erano contemporaneamente incisori, fonditori e tipografi. Primo tra tutti fu l’audace Domenico Piolati che nel 1578 creò la prima opera stampata a Tivoli e la quarta in Italia. Le stamperie furono impiantate per delibera comunale in quanto motivo d’onore e fonte d’introiti per la città. In questa lunga ed illustre tradizione
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s’inserisce il Museo Didattico del Libro Antico, incorniciato dai flutti della fontana dell’Ovato dalle cui acque affiora la Sibilla Albunea, autrice dei leggendari libri sibillini. I libri sibillini erano raccolte oracolari scritte in greco, conservate nell’antica Roma all’interno del tempio di Giove Capitolino. Nell’anno 85’ a.C. la raccolta andò perduta in un incendio e venne così sostituita da una nuova raccolta, quella della Sibilla Albunea Tiburtina, che l’imperatore Augusto fece depositare in una teca aurea sul tempio di Apollo sul Palatino. Nelle sale del LaboratorioMuseo sono attualmente esposti: I Papiri delle Chiese di Tivoli, le pergamene, I Libri Sibillini, annunziatori della futura nascita di Cristo, dando origine alla storia del Cristianesimo in Occidente; incunaboli, stampe antiche della Villa d’Este e del territorio tiburtino, torchi
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Corredo per l’estrazione dei pigmenti allo stato naturale, con accanto un kalamus per la scrittura
lignei, risalenti al XVII e al XIX secolo, tuttora funzionanti, pannelli espositivi e didascalie sulla tecnica di fabbricazione della carta bambagina e sulle procedure di stampa. Fondato e diretto nel 1979 dal prof. Antonio Basile, figlio d’arte, precursore di una pioneristica visione del rapporto pubblico-privato è oggi un centro didattico all’avanguardia, volto alla tutela e valorizzazione di documenti cartacei e pergamenacei. La mission del centro è quella di rendere fruibile al largo pubblico il vasto panorama storico, tecnico e d artistico, che altrimenti rischia di diventare prerogativa di pochi studiosi ed appassionati. Grazie alle attività didattiche di laboratorio proposte per le scuole e per i visitatori, (durante le quali si utilizzano materiali macchinari, resine, colori, lacche e colle della collezione), alle numerose iniziative rivolte al pubblico dei visitatori della Villa e ai percorsi per non vedenti in carattere braille, il museo si offre quale servizio unico nel suo genere che unisce al piacere della visita al monumento, quello ludico
didattico di un’attività di laboratorio frutto di decennali esperienze tecnico scientifiche in collaborazione di Musei e Università di tutto il mondo (Musei Vaticani, MC Clung Museum of Tennessee, Museo della Civiltà Romana, Smithsonian Institute). Questo filo conduttore, lega inestricabilmente gli obiettivi del Laboratorio ad una sorta di meraviglioso caleidoscopio di storia e cultura caratteristici della Villa d’Este e del territorio. Attraverso le sue attività il Museo Didattico del Libro Antico è in grado di rendere pratico e fruibile il meraviglioso mondo del libro antico.
Il Museo didattico del Libro antico è una struttura privata, aperta gratuitamente al pubblico, la cui missione è divulgare, promuovere e valorizzare il patrimonio librario. Autorizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal Ministero della Pubblica Istruzione, il Museo-Laboratorio svolge inoltre, su prenotazione, percorsi didattico formativi per le scuole di ogni ordine e grado. Aperto tutti i giorni (tranne il lunedì) Ingresso gratuito dalle ore 9:30 alle ore 13:30 Attività didattiche e visite guidate su prenotazione Per info: www.fannius.it
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INTERVISTA | di Katerina Shlyakhina
GULLOTTA capitano e cavaliere è A R E A
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Leo Gullotta si racconta. Dopo cinquanta’anni di carriera, con la consapevolezza di chi il suo mestiere lo sa fare bene senza perdere l’emozione della “prima volta”. Un avvio, come lo chiama lui. Un varietà che è durato per vent’anni, fiction, cinema, pubblicità e teatro, tanto teatro come l’ultima grande impresa. Una storia scritta tanto tempo fa, ma che ci riporta ai giorni nostri.
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Al Teatro Biondo Stabile di Palermo, dal 9 al 20 febbraio è andato in scena lo spettacolo “Le allegre comari di Windsor” dove Lei è il protagonista. Per chi non conosce quest’opera di Shakespeare, ce la può raccontare? In poche parole sembra un pezzo scritto stamattina talmente è vicino alle circostanze sociali e probabilmente per qualche verso anche politiche di una società in disfacimento, come è la nostra. Il testo è stato scritto nel sedicesimo secolo su richiesta della regina Elisabetta che si era appassionata al personaggio di John Falstaff, precedentemente visto in Enrico V di William Shakespeare. La
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regina chiese di farlo “rivivere” e in diciassette giorni W.S. scrisse “ Le allegre comari di Windsor”. La storia si svolge intorno a questo smargiasso guascone con un’endemica disonestà come tutta la comunità di maschietti affidati al materiale, al sesso mentre le donne sono più mature, più avanti nella visione di tutto quello che accade. Paradossalmente, però, il personaggio principale risulta migliore degli altri perché in quel mondo di ipocriti non nasconde la sua natura. Quindi diventa il centro di una girandola di scherzi cattivi ai quali lo sottopongono le comari. La storia principalmente è incentrata, quindi, su Falstaff
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che a corto di denaro inizia a corteggiare con la medesima lettera d’amore due ricche donne sposate. Le due, scoperto questo inganno, decidono di punire questo mascalzonaccio con una serie di scherzi tra i quali un falso assalto di un’orda di fate e folletti. Naturalmente a questa storia principale s’intreccia la contrastata storia d’amore di Annetta, la figlia di una delle due donne corteggiate. La commedia, quindi, racconta di un mondo maschilista, dedito agli affari, al sesso e al denaro in cui, però, alla fine sono le donne, le comari, ad avere la meglio. Commedia in prosa, la commedia per eccellenza, la commedia degli umori. Shakespeariana al cento per cento. Lei era irriconoscibile sul palco, proprio per essere più fedele al personaggio di Falstaff, vero? Assolutamente. Il personaggio di Falstaff è un grasso e grosso “ Capitan Fracassa” di circa 180 chili. Per raggiungere questo ho dovuto indossare una protesi in lattice che mi desse la stazza giusta, non contando i vestiti dell’epoca e la barba rossa. Non è stato facile. Ma è anche il mestiere dell’attore quello di proporre personaggi completamente diversi e lontani da se stessi che di volta in volta appartengono alla storia e alla situazione. E ancora una volta, dopo cinquant’anni di carriera mi ritrovo a divertirmi svolgendo il mio lavoro sempre con grande onestà e pensiero verso la platea, verso il pubblico in questo spettacolo grandioso dove ci sono sedici attori in scena, costumi, una scenografia particolare. Tutto molto impegnativo, ma di grande effetto.
E ANCORA UNA VOLTA, DOPO CINQUANT’ANNI DI CARRIERA MI RITROVO A DIVERTIRMI
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Come è stato il connubio lavorativo in questa avventura teatrale con il regista Fabio Grossi? Abbiamo un’intesa straordinaria come lo abbiamo anche con il nostro team di lavoro. Un’intesa che dura da circa sei anni alla base della quale c’è una grande fiducia reciproca. Ci si capisce di più quindi si accorciano i tempi e tutto diventa molto più produttivo. Inoltre, le idee creative che porta Fabio Grossi le ho sempre condivise perché mi hanno sempre portato ad esprimere il cuore, la vita di ogni personaggio pensando sempre, negli spettacoli, a non tradire mai gli autori e cercare di portare un linguaggio visivo moderno, rispettando sempre la platea. Sono cinquanta anni che fa l’attore? Sente ancora le stesse emozioni dell’inizio? Affrontare ogni sera la platea, o un set, è sempre un momento di avvio, di confronto. Oggi come ieri è esattamente quel “formicolio” che prende prima di iniziare un percorso professionale diversificato. E fin quando c’è vuol dire che sei vivo, che hai rispetto per ciò che vai a fare, per coloro che poi vedranno il tuo lavoro, onestà su come lo fai e dove lo fai. Le manca fare televisione? Io sono entrato nelle case degli italiani sia con fiction sia con un famosissimo varietà che è durato per ben ventuno anni. Oltre al cinema, la televisione è uno dei linguaggi della mia professione e quando l’ho fatta è stata un grande successo. Adesso, per mia scelta, preferisco andare a trovare gli italiani nelle loro città e non più nelle loro case. Sarà perché la televisione si è appesantita e un po’ involgarita, non c’è tanta cultura del gusto. In questo il cinema e il teatro sono diversi perché è una scelta: si sceglie di uscire, di comprare il biglietto, si sceglie lo spettacolo, la poltrona, il posto, di condividere un momento, un’emozione e così via. La televisione è diventata lasciva, sta lì, come se fosse una compagnia virtuale e basta. Io invece voglio condividere. Impegni futuri? Lo spettacolo riprenderà la prossima stagione teatrale, nel frattempo mi troverete al cinema con il film di Ricky Tognazzi dal titolo “il padre e lo straniero”. Che tra l’altro è un tema estremamente interessante e vicino ai nostri giorni - che è l’amicizia tra un padre italiano e un padre arabo che si conoscono attraverso la malattia dei propri figli. Quindi è un film che racconta l’amicizia, ma anche la follia di tutto quello che si nasconde, a volte, anche nei servizi segreti e quant’altro quando arriva qualcosa o qualcuno dal medio oriente.
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VIA DI RIPETTA, 38 | ROMA | TEL +39 06 32 33 727 www.sartoriaripense.com | info@sartoriaripense.com
INTERVISTA | di Katerina Shlyakhina
ROY DE VITA primato nella chirurgia estetica ricostruttiva. è A R E A
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Incontrare Roy de Vita in un sabato mattina. Con il suo sorriso, i suoi racconti sulla passione per la cucina, per i video delle vacanze, dei quali è diventato un esperto montatore, e soprattutto per la professione che ama, difende e cerca di migliore giorno dopo giorno: la chirurgia plastica ricostruttiva. Trent’anni di carriera, Primario da nove anni e adesso ideatore del progetto RdV Medicalgroup. Che cosa è? RdV Medical Group è un team di specialisti coordinati e diretti da me. La richiesta d’interventi estetici è in continua crescita nonostante la crisi, tale fenomeno ha portato però anche ad un aumento, a livello esponenziale, di un personale improvvisato e non specializzato, pseudo medici chirurghi che sfigurano il corpo delle persone anziché modellarlo come promesso. Prima di sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica è importante fare la scelta giusta, informarsi sulla struttura e l’equipe medica che vi seguirà nelle fasi delicate pre e post-operatoria. RDV Medical Group esegue interventi in cliniche private convenzionate in grado di supportare i pazienti per tutto l`iter dell`intervento, inoltre, si avvale di uno staff altamente specializzato di chirurghi plastici, sotto la mia supervisione e coordinamento. Ho scelto di offrire un percorso affidabile e certificato attraverso l’ISO 9000 per la Chirurgia Plastica: la paziente conosce costantemente le procedure e i materiali utilizzati. Questo garantisce il trattamento, cosa che, purtroppo, in altre strutture non avviene. Dopo il successo di “Diario di un Chirurgo” lei ha deciso di non partecipare ad un altro programma di Italia 1 (Plastik) dedicato alla chirurgia plastica. Per quale ragione? Intanto, il “Diario di un Chirurgo” è un programma che ho fortemente voluto. Quando Discovery mi ha chiamato perché dessi la mia disponibilità sono stato molto contento, ma ho chiesto di poter presentare - avendo la fortuna di comparire su una rete satellitare, dove i contenuti sono più gestibili e non c’è l’ansia dello share a tutti i costi - la chirurgia plastica e il chirurgo nella sua verità e non in quell’immagine becera che appare. Noi siamo innanzitutto dei medici e l’atto terapeutico deve essere comunque il primo step di ogni percorso. Il successo di questo programma è giunto inaspettato: in poco tempo ho ricevuto più di duecento e-mail al giorno da persone che mi chiedevano di essere “trattate” sia per la chirurgia ricostruttiva che per quella
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plastica. Questo è stato l’input per la creazione di RdV Medical Group. Per quanto riguarda il programma Plastìk, ho avuto la percezione che Mediaset abbia voluto strumentalizzare il mio “no”. La verità è che ho rifiutato di partecipare al programma semplicemente perché, secondo il progetto presentatomi, ho ritenuto che i contenuti non fossero idonei alla mia idea di chirurgia plastica. Ho grande stima del direttore di Italia 1, che ha mantenuto un comportamento corretto, e sono lusingato che la produzione abbia pensato a me per fare questo programma, ma ho preferito declinare l’invito. Auguro a Plastìk i migliori successi. Oggi la chirurgia plastica è considerata una scorciatoia per degli inestetismi fisici da eliminare a tutti i costi perchè la società attuale valuta più l’aspetto esteriore che interiore. Cosa si può dire alle donne e agli uomini che vedono nella chirurgia un mezzo per raggiungere tali obiettivi? Purtroppo la chirurgia plastica non fa miracoli, non abbiamo cataloghi nè pezzi di ricambio. Durante l’intervento di chirurgia estetica si modificano degli inestetismi e a volte non è possibile modificare il proprio corpo così come si vorrebbe. Siamo dei sarti che utilizzano la stoffa che il paziente ci porta migliore sarà la sua qualità migliore sarà il risultato. La chirurgia è un aiuto, non la “via principale”. Ci sono dei parametri per “rifiutare” un paziente? come deve comportarsi un chirurgo estetico? Secondo me dire di no è indispensabile. Fino ad oggi ho rifiutato di operare più del 50% delle persone. Sono molto selettivo per evitare forti delusioni dopo l’intervento che risulterebbe al paziente estremamente pesante dal punto di vista psicologico. È necessario dire di no a chi ha aspettative non realistiche. Io mi pongo nei confronti del paziente, come se fosse un parente. Per cui mi chiedo “farei quell’intervento a mia sorella?” Se la risposta è no, non entro in sala operatoria. È importante tener presente le eventuali complicanze sia durante l’intervento che dopo. La persona che si sottopone al trattamento deve essere predisposta sia psicologicamente che fisicamente. Nei casi, come il cancro al seno, quel è il ruolo della chirurgia? La chirurgia ricostruttiva della mammella è un atto dovuto. Ad oggi, rispetto a quando ho cominciato il mio percorso accademico, il fenomeno del tumore al seno è aumentato in maniera esponenziale. Se in passato era considerata una patologia tipica delle cinquantenni, adesso capita di operare ragazze di vent’anni. Fortunatamente non parliamo più
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di aspettativa di vita, ma di qualità di vita, la percentuale di sopravivenza in Italia è la più alta d’Europa. Per una persona così giovane, la chirurgia ricostruttiva, per il reinserimento nella quotidianità della vita sociale, diventa un aspetto fondamentale. Diverso è il caso delle minorenni che si rivolgono al chirurgo solo per fini estetici. Da tempo combatto questo fenomeno e collaboro con il Ministero della Salute e il Ministero per le Pari Opportunità per la promulgazione di una legge contro le protesi al seno per le minorenni ed una che regolamenti sia la produzione che l’uso indiscriminato di filler (riempitivo di rughe). Una legge snella, fatta di dieci articoli, che a causa delle procedure burocratiche non è ancora entrata in vigore.
Come dovrebbe essere vista la chirurgia nel futuro prossimo? La chirurgia e la medicina estetica devono essere certificate, per un risultato ottimale, eliminando ciò che non è qualitativamente accettabile. Affidatevi solo a mani esperte che vi proporranno soluzioni reali e non fenomeni da circo.
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MAIS ON | di Laura Lattuada
Lino Patruno il buon gusto di una volta
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Ho conosciuto Lino Patruno parecchi anni fa a Milano nel periodo in cui anch’io vivevo nella stessa città. Ci vedevamo spesso la sera,entrambi nottambuli e amanti del cinema passavamo le nottate a vedere uno dei tanti film che Lino possedeva; all’epoca abitava in un bellissimo villino dei primi anni del ‘900 in zona San Siro. Come spesso accade, ci siamo persi di vista poiché ambedue ci siamo trasferiti a Roma, dove ci incontravamo di tanto in tanto, ma non ero mai stata nella sua nuova casa romana . Quando gli ho chiesto se mi poteva rilasciare un’intervista, Lino ha subito accolto la mia proposta con una risata nella voce così particolare. Eccomi da lui! Credo che qualsiasi attività una persona svolga, cosa fondamentale, sia cercare sempre di “portarsi a casa” qualcosa: un’idea come un dubbio.Uno spunto sul quale riflettere.Entrare in una casa e conoscere la persona che ci abita, per me, significa questo. Lino e la sua casa mi hanno fatto riflettere su come possa essere diverso a seconda delle persone il concetto di spazio, o meglio, di ottimizzazione dello spazio! Il suo è un appartamento in un comprensorio molto bello in una zona residenziale di Roma: grande e molto luminoso.Entri e sei subito in un salone sul quale si aprono varie porte che danno su altrettante stanze e corridoi.Grandi vetrate fanno intravedere un ampio terrazzo. E dovunque ci sono scaffalature, ripiani, mensole piene di cd, cassette, dvd! Chiacchierando, lui mi spiega che quello è per lui materiale storico: memoria,vita,emozioni.Una collezione di dischi che dagli anni ’50 arriva agli’80,dischi di jazz classico degli anni’30,’40 e ’50,tra cui si celano i suoi preferiti,quelli di Louis Armstrong del 1925,veri capolavori della storia del jazz…e poi tanto teatro, documentari. L’altra sua grande
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passione è il cinema! Quello di una volta, così come lo è la musica, “perché lì trovo una cosa che oggi non c’è più:il buon gusto.” Il buon gusto, mi spiega, dipende dalla tua cultura,che a sua volta è quello che ti hanno insegnato,quello che hai letto e le persone che frequenti…tutto questo ha come risultato il buon gusto.Per questo,continua Lino,non amo quasi nulla di quello che si fa oggi. Il “materiale” che possiede gli riempie la casa, tanto da farla sembrare piccina (ha dovuto affittare due tir per trasportare le 750 casse piene di tutto ciò da Milano a Roma). Da poco ha affittato una grande cantina nelle vicinanze del suo stabile per stipare gli altri oggetti che si sono aggiunti negli anni….persino il suo tavolo da lavoro,n peraltro enorme,dove potrebbero cenare tranquillamente una dozzina di persone,è strapieno di cd,riviste,cassette,spartiti…e nei pochi angoli di muro liberi sono affisse le foto che lo ritraggono in altri momenti,questa volta più personali. Lino Patruno con i più grandi del Jazz, ma anche con Tognazzi, Fellini, Gassman, con Svampa, Brivio e Magni, “I Gufi”, gruppo di cabaret nato a Milano che diede una svolta a quel genere (Lino mi ha confessato di aver cominciato a fare l’attore perché voleva sedurre una bella bionda…!). Passando nelle altre stanze, mi sono divertita ad aprire le ante di un paio di armadi bianchi:beh,non ci crederete,ma dentro gli armadi,in bell’ordine,c’erano vecchie cassette vhs e dischi in vinile!!!Tutto perfettamente catalogato e facilmente rintracciabile,sopra ogni pezzo spiccava infatti un numero ed una lettera scritti a mano con la matita, in bella grafia,come facevano gli amanuensi di una volta. In questa casa così piena, per noi, Lino si muove felice e sorridente; indossa camicia e pantalone nero, ha le mani in tasca e mentre parliamo, ogni tanto si ferma davanti ad una mensola, prende un libro, lo sfoglia e i suoi occhi si accendono, un sorriso gli illumina il viso! Noi riempiamo le nostre case di mobili, oggetti e vestiti dei quali ci stanchiamo. Abbiamo sempre bisogno di comprarne di nuovi, di conseguenza sentiamo la necessità di nuovi spazi. E quindi ci liberiamo di quelle vecchie per fare posto a quelle nuove! Ci liberiamo delle tante cose inutili che ci eravamo affannati a comprare. Lui tutto quello che raccoglie, lo conserva gelosamente.Non può farne a meno.Per questo non potrebbe mai liberarsene,mi spiega. “ Ci si libera solo delle cose inutili…” P.S. Io proprio in questi giorni ho ricominciato a registrare nuove interviste per la mia trasmissione” Passepartout”: almeno altre 40 case e altrettanti personaggi da scoprire! Arriveremo ad un totale di quasi 150…sempre più difficile scegliere il nome di cui parlarvi la prossima volta…!
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DESIGN | di Stefania Ricci
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La luce è design: dà forma, colore e sostanza agli oggetti ed è in grado di modificare gli ambienti che assumono un aspetto completamente diverso rispetto a quando essa viene a mancare. L’illuminazione moderna gioca un ruolo essenziale nell’arredamento in quanto essa stessa è fonte di arredo. La lampada sia a sospensione, da tavolo o da terra, rappresenta un complemento decorativo fondamentale.
un’ulteriore personalizzazione della lampada che risulta, quindi, adattabile sia dal punto di vista strutturale con il posizionamento dei 350 cristalli che nella collocazione della lampada che ne amplificherà la brillantezza. Un’idea che il designer ha avuto mentre osservava le reti dei pescatori.
Eccentricità, innovazione, alte prestazioni nel rispetto della sostenibilità ambientale e contenimento dei consumi energetici: queste le parole d’ordine dei light designer che “vestono” la luce con nuovi colori e forme proponendo lampade che, chiamarle tali è quantomeno riduttivo.
Scheisse, novità di Northern Lighting, un’azienda norvegese di lampade di design, è un lampadario che ripropone la forma della classica lampadina per soluzioni estetiche del tutto inedite. Da semplice fonte luminosa, scomponendone l’iconica sagoma, si trasforma in un elemento d’arredo davvero unico, moderno e con piacevoli giochi di luci e ombre. La sua forma si ispira ai ghiacci del mare del nord e, nello stesso tempo, è un omaggio alla cara vecchia lampadina ad incandescenza, una delle grandi invenzioni della nostra epoca.
Un seduttore della luce, così si definisce Ingo Maurer; l’ amore per l’illuminazione del designer tedesco risale ai tempi in cui da bambino osservava i riflessi luminosi sui muri e sugli alberi. I suoi prodotti sono veri e propri giochi: forme essenziali che offrono molteplici possibilità di combinazioni. Crea lampade che sembrano “uccelli che volano sui cavi” o che sembrano dischiudersi come uova, il tutto supportato da avanzate tecnologie che consentono di avere un sistema di luce ad effetto ed a basso voltaggio. Ogni oggetto di Maurer sembra un’opera d’arte, un pezzo unico, una fonte di luce che diventa poesia. Tra le sue creazioni più famose l’Uccellino (gioco di parole tra “luce” e “uccellino”) diventata simbolo della produzione del marchio Ingo Maurer, difficile perfino chiamarla “lampada”, perché nella sua versione originale, da parete o da tavolo, è una semplice lampadina realizzata con vetro, ottone e materiale sintetico con il vezzo di due ali in vera piuma d’oca lavorata a mano. Questa, come altre lampade dell’azienda di Monaco di Baviera, simboleggia bene la filosofia del designer tedesco, che insieme al suo team privilegia spesso materiali semplici e un carattere di giocosità. Ma quello che davvero incanta è il prototipo “Lacrime del Pescatore”, realizzato con tre reti in nylon di misure differenti, tempestate di 350 cristalli che, muovendosi nell’aria, creano una scia luminosa che riflette la luce proveniente dalla lampadina fissata al muro. Una lampada alogena con dimmer fa da cablaggio della lampada stessa ed è dotata di un cavo di 3,5 metri senza alcun vincolo sulla rete stessa. Questo permette
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Come racconta lui stesso: “Più di 35 anni fa sulle acque della Laguna di Venezia ho ammirato le reti dei pescatori ricoperte di infinite gocce d’acqua, che riflesse nella luce mattutina mi sono sembrate le lacrime dei pescatori”.
I colori e le forme di un oggetto usuale assumono una nuova veste e suscitano meraviglia, curiosità e compiacimento nell’osservatore. Glacè e Flùte è una rivisitazione contemporanea del lampadario classico appartenente alla tradizione veneziana disegnata e interpretata da Hangar Design Group. Declinata nelle cromie delicate dei grigi, la collezione Glacé utilizza tecniche tradizionali muranesi e le abbina a geometrie rigorose di ispirazione modernista. Il disegno del corpo e dei bracci è sostanzialmente semplificato ed alleggerito. Geometrie rigorose, essenzialità del non colore e uso misurato di un sobrio decorativismo; questi i tratti distintivi di Flûte. Flûte smorza il rimando all’arte decorativa del primo novecento con un disegno lineare e sintetico, che trova massima espressione nella purezza del nero assoluto e nella trasparenza del cristallo muranese.Il corpo e i bracci sono composti da elementi in vetro soffiato nero disposti su tre livelli secondo geometrie armoniche. I paralume in vetro cristallino amplificano le 24 luci, grazie alle molature decise, realizzate completamente a mano dai maestri della fornace De Majo.
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ARCHITETTURA | di Eva Peach
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contenitore e propulsore di design
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A poche miglia a sud di Tel Aviv è stato inaugurato il primo museo nazionale dedicato al design contemporaneo. Autore dell’opera è Ron Arad, invitato dalla Municipalità di Holon nel 2003 a progettare il Museo del Design. Creato per promuovere il ruolo del design in Israele, vuole anche divenire una vetrina per mostrare il design del Paese al mondo e un laboratorio attivo per la disciplina. il Museo si articola in due corpi principali avvolti da spettacolari nastri metallici di acciaio corten tra i quali si apre una corte interna; nastri che vanno dentro, fuori e intorno ai volumi interni del museo, a volte all’unisono altre separatamente; talvolta per
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chiudere un spazio e altre solo per definirlo. Galit Gaon, direttrice creativa del museo ha dichiarato: “(...) la struttura è in sé un grande oggetto di design, il cui compito non è solo quello di contenere oggetti belli, ma stimolare le industrie del Paese ad usare i designers, a capire che il design è parte fondamentale del processo di ricerca e sviluppo e che non è solo una questione di cosmetica finale del prodotto.(...)” Secondo le intenzioni progettuali di Arad, è stata creata una gerarchia di spazi esterni: si cammina in un cortile semicoperto sotto l’edificio scegliendo di volta in volta il percorso a seconda delle diverse condizioni meteorologiche. Il DHM si sviluppa su una superficie lorda di 4090 metri quadrati, e comprende due gallerie espositive principali, insieme a spazi per mostre più informali, un caffè e spazi di supporto e di servizio. La
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galleria principale occupa una superficie di 500 metri quadrati ed è caratterizzata oltre che da una copertura a elementi trasparenti che lasciano filtrare la luce naturale, anche da un sofisticato sistema di riflettori per l’illuminazione artificiale. La galleria più piccola, con una superficie di 200 metri quadrati è stata impostata partendo dal principio della “black box”, offrendo uno spazio flessibile per le diverse necessità dei curatori delle mostre. All’interno del DHM trova posto non solo il design bello e funzionale per l’arredamento, ma anche il design che può salvare la vita o renderla più semplice in quei luoghi del mondo in cui semplice non è. Quindi tavoli, sedute varie, lampade e carte da parati, ma anche sistemi di filtraggio dell’acqua, robotica applicata al corpo, utili marchingegni a energia pulita e ad alto tasso di riciclabilità.
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Gruppo
CAUCCI
C’È CHI LA CHIAMA SEMPLICEMENTE PIETRA.
A NOI PIACE CHIAMARLA
Arte
ESTRABA s.p.a.
CAUCCI MARIO s.p.a.
INDUSTRIE CAUCCI s.p.a.
TRAVERTINI CAUCCI s.p.a.
La classe A
è il più importante riconoscimento perchè una casa possa definirsi “Casa Sostenibile” per classe A si intende la certificazione, come da parametri di legge1, attesta che la “macchina casa” sia efficiente da un punto di vista dell’involucro edilizio come pure da quello degli impianti: massimo comfort, funzionalità degli spazi e finiture di pregio, ma soprattutto produzione di energie rinnovabili, bassi consumi, bassa emissione di CO2 e utilizzo di materiali bio.
i voti di una casa MARUAL risparmio energetico e risparmio in bolletta rispetto per l’ambiente funzionalità della casa finiture e materiali costruttivi sicurezza
dieci dieci dieci dieci dieci
IlIl benessere collettivo è conseguente nostro concetto di CASA a quello del pianeta, sia negli spazi chiusi, nei quali trascorriamo gran parte della nostra vita, che in quelli aperti, dai quali riusciamo a trarre le energie vitali per un vivere di qualità. Nel progettare e costruire le case, noi di MARUAL utilizziamo solo materiali ecologici, nel risparmio delle risorse esistenti e a garanzia di un basso impatto ambientale.
Risparmio energetico e in bolletta: la casa, integrando scelte architettoniche ed impiantistiche consuma poco. Per la presenza dell’impianto fotovoltaico si possono richiedere gli incentivi previsti dal meccanismo d’incentivazione, noto come “Conto Energia”, ai sensi del Decreto Intermin. del 19/02/07 al Gestore 2 dei Servizi Energetici Spa (GSE)
Rispetto per l’ambiente: bassissima emissione di CO2 dovuta ai bassi consumi; 3 utilizzo di materiali bio; recupero acque piovane;
Funzionalità della casa:
ogni ambiente è stato studiato curando nel dettaglio la distribuzione, i percorsi e le funzioni della casa
Finiture e materiali costruttivi: pavimenti e rivestimenti di qualità sia all’interno che all’esterno; tetto in legno; sanitari e rubinetterie dal design innovativo; materiali costruttivi di qualità;
Sicurezza:
l’intera casa è provvista di grate o persiane; portoncino blindato; impianto Video-citofono; predisposizione allarme perimetrale e volumetrico
in collaborazione con:
ARTE | di Mauro Conti
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Marzia Roversi e Lilli Carmellini: molti punti in comune come donne e linguaggio completamente differente quando si esprimono in arte. Le incontro, vicine di stand ad ARTISTI IN FIERA, la fiera dell’arte contemporanea che si è svolta a Parma, a cavallo tra la fine di febbraio e l’inizio di Marzo. Due donne fortemente comunicative ed estroverse, da tutte e due vengo accolto da un largo sorriso pieno di ottimismo. Presentano direttamente le loro opere e si dedicano volentieri al contatto con il visitatore, secondo l’intento proprio di questa mostra che vede esporre direttamente gli artisti senza l’intermediazione delle gallerie d’arte. E volentieri parlano tra loro, con gli altri artisti espositori, e con me, scambiando le impressioni che raccolgono dai commenti del pubblico. Marzia Roversi è architetto, vive in provincia di Mantova dove progetta per l’edilizia pubblica e privata e ristruttura e restaura anche dimore antiche. Però ha una vita parallela dedicata all’arte; la studia – è stata allieva di William Tode dal ‘92 al ‘94 - la conosce e la esercita, in una fase precedente con acrilico, collage e affresco su intonaco e attualmente con una tecnica di grafite su legno. Una tecnica, questa, ardita, complessa, che richiede un’esecuzione raffinata e perfetta. Lilli Carmellini vive a Roma, dove si è diplomata al Liceo Artistico, dedicando poi la sua vita lavorativa all’architettura d’interni, progettando e realizzando arredamenti rigorosamente moderni e di alto design contemporaneo; anche lei, parallelamente, durante gli anni del lavoro di progettista ha riempito ogni momento libero con la pittura. Ora si dedica esclusivamente a questa, poiché ha raggiunto l’età in cui ci si può staccare dal lavoro e dedicarsi alle passioni.
L’ARTE È Lilli e Marzia si raccontano e mi raccontano
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anche del loro amore per l’illustrazione, della comune passione per gli animali, e mentre le ascolto divertirsi a narrare dei loro cani, gatti e persino galline, mi metto ad osservare da vicino le loro opere che sono pulite, ordinate e così piacevoli da guardare: Quelle di Marzia Roversi sono prevalentemente figure femminili e fiori, immagini poetiche, cariche di un mistero che non si svela, sospese in un buio profondo che lei rende con l’uso della grafite direttamente sul legno, e queste figure emergono da tale buio illuminate da una luce che evoca il bagliore della luna. Mistero, Poesia, Luce ed Ombra sono le parole con le quali descriverei queste opere di Marzia Roversi. Anche nelle tematiche di Lilli Carmellini ci sono spesso figure femminili ma nelle sue opere, queste sono rappresentate insieme, tante donne sullo stesso quadro, unite da un comune senso di appartenenza. Le donne di Lilli Carmellini sono colorate e scandite da un segno che le rafforza, sembrano consapevoli, determinate. Sono donne abbracciate, strette le une alle altre, che si sostengono e si accompagnano. Colore, Energia, Consapevolezza e Forza sono le parole che userei per descrivere il lavoro di Lilli Carmellini. Marzia Roversi. Nata a Poggio Rusco (Mantova) nel 1962. Laureata in Architettura presso l’Università degli studi di Firenze, 1988-1989. Dal 1990 esercita la professione di Architetto, progettando per edilizia pubblica e privata, nonché ristrutturazioni e restauri di antiche dimore. Si dedica parallelamente alla pittura e all’illustrazione, ed ha partecipato a varie esposizioni collettive e personali. Via Pavesa, 4 46025 Poggio Rusco (Mantova) marviverdonda@alice.it http://www.webalice.it/marviverdonda Lilli Carmellini Nata a Buenos Aires, nel 1954. Vive e lavora prevalentemente a Roma Diplomata al Liceo Artistico ha frequentato la facoltà di Architettura dedicandosi per tutta la sua attività lavorativa alla progettazione d’interni. Oggi si occupa esclusivamente di pittura ed altre attività correlate all’arte. Ha partecipato a varie mostre collettive e personali. Espone in modo permanente presso lo Studio d’Arte Micro, a Roma, in Via Cagliari 20 lilli.it@mclink.it www.lillicarmellini.it
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LIFE STYLE | di Gabriele Nobile
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MAGNUM MARINE: L’ I N V E N T O R E DEL GENERE “OPEN YACHT” Magnum Marine è uno dei più importanti cantieri USA specializzato nella costruzione di open yacht da diporto e militare di alta qualità, laminati a mano e dalle eccezionali performance. La gamma comprende: Magnum 44’, 51’, 60’, 70’, 80’, 100’. Il nome Magnum è diventato leggenda grazie alle sue caratteristiche di grande tenuta di mare – soprattutto in condizioni difficili – e alla qualità di interni totalmente “custom-made”. Caratteristiche che l’anno reso fornitore dello U.S. Government, come di molti altre forniture militari per altri Paesi. Magnum Marine è inoltre una delle leggende dello yachting lifestyle avendo inventato il genere “open fast cruiser yacht”. Ogni cliente Magnum è un cliente unico perché solo lui possiede quel tipo di yacht e nessun altro. Tutto è costruito seguendo le sue direttive sempre sostenuto da preparati esperti del cantiere. Dal colore dello scafo e della carena, dal layout degli interni a numerose altre personali scelte come motorizzazione, dotazioni ed optional, tutto è custom. MAGNUM MARINE STORIA E LIFESTYE Tutto ebbe inizio a Miami, USA, Florida, negli Anni 60, quando il giovane venditore di case Don Aronow decise di acquistare un piccolo pezzo di terra sulla desolata e disabitata NE188th Street, appena fuori da Biscayne Blvd, per creare imbarcazioni pensate per toccare velocità mai raggiunte sull’acqua. Con il passare degli anni, Aronow diede vita
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ad alcuni dei cantieri che hanno fatto la storia della nautica, trasformando quel terreno deserto nella leggendaria “Thunderboat Row”, il “vicolo delle barche tuonanti”. Magnum Marine fu una delle creazioni più riuscite: grazie a un fascino e una sensualità uniche nell’universo delle barche a motore, di questi bolidi del mare si innamorarono nel corso di oltre 40 anni di storia personaggi come il Re Juan Carlos di Spagna, il Re di Svezia, l’Emiro del Barhein, il principe del Qatar, lo Scià di Persia, il sultano del Brunei e le famiglie Onassis, Agnelli e Berlusconi. Per finire anche la rockstar Lenny Kravitz che oggi possiede un 60 piedi e Bill Clinton. E nella leggenda del cantiere, si è inserita perfettamente Katrin Theodoli, vera e unica signora della nautica mondiale, subentrata alla presidenza di Magnum Marine nel 1993, dopo la scomparsa del marito Filippo Theodoli, che aveva acquistato il cantiere nel 1976. Il primo yacht nato sotto la gestione Katrin è il Magnum 50: 72 nodi di velocità di punta, interni firmati da Hermes. Una barca con caratteristiche da tramandare. E infatti è proprio da questi fasti che nasce oggi il nuovo Magnum 51 “Beast” (bestia), lungo 15.16 metri e largo più di 4, capace grazie alla carena e alle motorizzazioni da 1.800 o da 1.925 cv di raggiungere velocità superiori ai 63 nodi. In sintesi, la combinazione perfetta di aggressività, fascino e originalità delle linee, per uno yacht caratterizzato dal colore rosso-arancio metallizzato, unico nel suo genere, e da un layout interno composto da 2 cabine con toilette privata e quadrato open space con cucina e dinette. Grazie anche al Magnum 51 “Beast”, il cantiere americano e le proprie barche, dopo i successi e i fasti epocali, rappresentano ancora oggi l’icona dell’open luxuryyacht: di grandi dimensioni, con maggiori altezze interne per maggior abitabilità, capaci di raggiungere super performance combinate con sicurezza e tenuta di mare, gestibili facilmente anche senza marinaio, ideali per le crociere nel Mediterraneo, caratterizzate dal grande lusso e da un design di altissimo livello. La leggenda continua… 45 ANNI DI STORIA, UN’ICONA DELLA NAUTICA MONDIALE La lunga e potente navigazione di Magnum Marine verso il successo, sembra non volersi fermare mai. Nemmeno per festeggiare il proprio 45esimo compleanno, dando vita, per celebrare l’evento, a due barche d’eccezione: il Magnum 51 “Gold Label”, creato per l’occasione in un’inedita colorazione dorata ed il Magnum 44 “Banzai” con una livrea completamente gialla. Due vere e proprie icone dell’open luxury-yachting: di grandi dimensioni, con maggiori altezze interne,
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capaci di raggiungere performance stellari (rispettivamente 63 e 50 nodi) combinate con sicurezza e tenuta di mare, gestibili facilmente anche senza marinaio, caratterizzate dal grande lusso e da un design di altissimo livello customizzato. Qualità riconosciute nel corso della sua storia da personalità come il Re Juan Carlos di Spagna, il Re di Svezia, l’Emiro del Barhein, il Principe del Qatar, lo Scià di Persia, il Sultano del Brunei, le famiglie Onassis, Agnelli e Berlusconi, il cantante Lenny Kravitz e tanti altri. Per celebrare l’evento, il cantiere ha in serbo anche un’altra sorpresa. Un libro - The new Magnum Anniversary Book - che racconterà la splendida storia del marchio (edizioni Assouline, scrittore Michael Verdon): dai primi passi mossi negli Anni ‘60 grazie al
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“guru” Don Aronow, fino agli ultimi importanti modelli nati sotto la guida di Katrin Theodoli, subentrata alla presidenza nel 1993. Ed è proprio grazie alla vera e unica signora della nautica mondiale, che il cantiere vive oggi una seconda giovinezza, celebrata quest’anno con il 45esimo compleanno. “Katrin - ha recentemente dichiarato la popstar Lenny Kravitz, felice possessore di un Magnum 60 - ama molto il suo prodotto, ma soprattutto è abituata a trattare con clienti che si aspettano il massimo della qualità. Io sono un appassionato di design e i requisiti indispensabili erano per me lo stile e l’architettura della barca. Magnun Marine costruisce alcune tra le barche migliori sia dal punto di vista della qualità sia da quello della sicurezza, e ho voluto
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il 60 per perdermi ogni tanto nell’oceano e per avere, qualche volta, l’illusione di lasciare il mondo che rimane a terra”. Importanti riconoscimenti sono arrivati anche da alcune istituzioni della nautica mondiale, con in prima fila il Dr. Raffaele Chiulli, Presidente della UIM, Federazione Mondiale Motonautica: “Magnum Marine ha segnato la storia della motonautica nella sua fase pionieristica. In occasione del 45° anniversario della fondazione del cantiere non posso che complimentarmi con la proprietà del cantiere per i tanti successi raggiunti e per essere rimasta per tanti anni l’”icona” sportiva delle imbarcazioni da diporto”. Fra gli armatori più giovani, esempio della “nouvelle vague” di armatori Magnum, spicca invece Ivo Redaelli, possessore dello
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splendido Magnum 44: “Magnum Marine e Luiz de Basto ha dichiarato Redaelli – hanno creato una barca di eleganza “brutale”! In poche parole, Magnum possiede degli standard impossibili da ricreare per gli altri costruttori”. Parole d’amore arrivano anche dallo scrittore e giornalista Dag Pike: “Magnum Marine è una leggenda fra le barche veloci. All’inizio pensavo si trattasse solo di un’altra barca veloce, ma quando Katrin mi invitò a provare il 50 - anni fa, ebbi una vera e propria rivelazione. Quella prova mi aprì gli occhi sul meraviglioso mondo delle alte performance e dell’alta qualità. Per cui, grazie Katrin per aver cambiato la mia percezione sulle barche veloci!”. Per l’estate 2011 il cantiere organizzerà inoltre il Magnum European Rendez-Vous che chiamerà a raccolta un folto gruppo di armatori da tutto il Mediterraneo. Quindi un anno di grandi festeggiamenti per il cantiere di Miami basato lungo la NE188th Street, la leggendaria “Thunderboat Row”, il “vicolo delle barche tuonanti”. MAGNUM 51 Gold Label Highlights della barca Il nuovo Magnum 51 “Gold Label” è la versione motorizzata CAT del “51 Bestia”. E’ una combinazione di aggressività, fascino e originalità delle linee. Carena e prestazioni di altissimo livello con motorizzazione da 1.600
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hp che spingono la barca a oltre 50 nodi. Linee tirate ed arricchite da particolari come le prese d’aria sul ponte di prua. Colore rossoarancio metallizzato, unico nel suo genere. Lay out interno composto da 2 cabine con toilette privata, quadrato open space con cucina e dinette. Lunghezza 15,16 m e 4,15 m di larghezza per un dislocamento pari a 23.500 kg. Il nuovo Magnum 51 “ Gold Label” ha come caratteristica principale la sua tremenda velocità e la brutale forza in accelerazione. Un nome totalmente azzeccato per questa barca, unica nel suo genere. Questo Magnum presenta una carena a V profonda ed è equipaggiato da doppia motorizzazione Caterpillar diesel da 1.600 HP. Come tradizione Magnum si accompagna alle ormai leggendarie eliche di superficie Arneson. Il 51 Gold Label raggiunge in pochissimo i 50 nodi di velocità massima. Questo sempre nella piena sicurezza, stabilità e grande tenuta di mare assicurata dalle proverbiali carene Magnum Marine. Luiz de Basto è il designer. Un ampio quadrato di circa 7’ con cucina e divano ad U, 2 cabine con letti “queen size” e bagni privati. Possibile a prua anche la cabina marinaio. Esiste un lay out opzionale con un unico locale openspace con divani
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a V e cucina. Il cockpit, spaziosissimo e semplicemente organizzato con divano ad L e grandissimo sundeck poppiero. La carena deep V ha deadrise un 24 gradi. E’ laminata manualmente con pure resine vinilestere ed E-glass. La struttura è rinforzata con fibra di carbonio. Altri dati da tenere in considerazione sono la capacità di carico. Acqua pari a 568,1 litri in serbatoio in alluminio collocata a prua sotto la master cabin. 2.366,1 litri di carburante anche questo in serbatoio unico in alluminio collocata a prua della sala motori (al di sotto della helm station e la sedileria di guida). Qui di seguito alcuni dati forniti dal primo test in mare a Miami (posizione trim tabs UP ed Arneson al 90% UP). MAGNUM BANZAI 44 Il Magnum 44’ Banzai è il più piccolo yacht del cantiere di Miami ed è prodotto nella versione “open sport configuration” con una sola cabina, ampio salone con cucina open space, una sola toilette con box doccia. Costruito per sviluppare prestazioni di assoluto riguardo raggiunge punte di velocità pari a 55 mph ovvero 48 nodi grazie ai suoi doppi motori Caterpillar or MAN da 700 hp l’uno e sostenuto da una coppia di trasmissioni di superficie Arneson surface drives. Nella versione con motori MAN la potenza dei motori sale a 800 hp l’uno.
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CARATTERISTICHE TECNICHE HEAVEN 40 SPORT FUORIBORDO Lunghezza F.T.: m 12.00 Larghezza F.T.: m 3.55 Peso a secco: kg. 3.200 Portata persone: 12 Categoria CE: C Motorizzazione max Crociera Velocità max FB: 2 x 350 HP (258 KW) 42 Kn 52 Kn Serbatoio carburante: l. 840 Serbatoio acqua dolce con doccia esterna: l. 150 WC marino con serbatoio acque nere: l. 60 Cucina gas 2 fuochi, lavello, frigo, cuscineria completa, verricello, plancia di poppa, tavolo abbattibile Materiale di costruzione: VTR Dotazioni optional: • Teak esterno • Tendalino • Boiler • Passerella elettrica • Gruppo elettrogeno • Allungamento cabina • Teli di copertura • Elica di prua • Carica batteria • Bracket per fuoribordo
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VELA | di Ufficio Comunicazione FIV
PROGETTO VELASCUOLA
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Il vecchio detto “Italiani, popolo di marinai e navigatori” sembra essere ancora valido. Le avventure di grandi navigatori che hanno segnato la nostra storia e la presenza di oltre ottomila chilometri di costa fanno della nautica uno dei settori di maggiore interesse. In quest’ottica si sta muovendo anche la Federazione Italiana Vela e il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca che da tre anni stanno portando avanti un progetto didattico nazionale per la diffusione della cultura del mare nelle scuole elementari e medie. Il Lazio, con oltre 2500 partecipanti, è la regione italiana che
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ha coinvolto il maggior numero di scuole. “Con il progetto didattico ‘VelaScuola’ - ha commentato il presidente della FIV Lazio, Alessandro Mei - puntiamo ad accrescere l’interesse dei nostri giovani verso quella che è la storia che ci lega al mare: le avventure dei grandi navigatori, prima di tutto, fino ad arrivare alla fisica che coinvolge il mondo della vela, alla conoscenza dell’ambiente marino e delle energie pulite che il mare è in grado di produrre. Nel programma didattico non tralasciamo quelle che sono le nozioni legate all’andar per mare, sulla costruzione di una barca e di una vela, le andature e le manovre”. Nell’ambito del programma VelaScuola - che si inserisce perfettamente nei Piani di Offerta Formativa degli istituti che aderiscono al progetto - si vogliono affrontare tutti gli aspetti legati al
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mondo marino, con visite guidate e incontri con esperti che potranno così arricchire l’attività svolta in aula con gli insegnanti. “Il ruolo dell’insegnante è fondamentale - ha aggiunto Mei -. Noi non vogliamo sostituirci a chi svolge le lezioni in aula, ma possiamo fornire il giusto supporto nella definizione di un programma didattico completo, e intervenire con nostri formatori solamente quando le lezioni riguarderanno argomenti più tecnici”. Parlare di mare e nautica già nella normale attività didattica non è poi così difficile: solamente affrontando argomenti di storia, come le avventure di Marco Polo o di Cristoforo Colombo, solo per citare alcuni dei grandi navigatori italiani, si possono far conoscere agli studenti le tipologie di barche e di armo di vele o far conoscere le andature
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che può seguire un’imbarcazione. Tutto ciò, si può poi arricchire con una visita guidata ad un circolo velico, o con una lezione al simulatore di vela nella palestra della scuola. Chi vorrà potrà poi organizzare una visita alla centrale operativa della Capitaneria di Porto
per vedere da vicino come lavora la Guardia costiera per la salvaguardia di chi va per mare e dell’ecosistema marino. Per molti istituti scolastici, l’adesione al progetto VelaScuola potrà essere da stimolo per la partecipazione ai Giochi Sportivi Studenteschi per la
disciplina della vela! Per sapere come attivare il progetto, basterà rivolgersi al Comitato regionale della Federazione Italiana Vela inviando una email a iv-zona@federvela.it.
Federazione Italiana Vela IV Zona Lazio Via Vitorchiano, 113 00189 Roma www.fivlazio.com email: iv-zona@federvela.it
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LA MADDALENA
UNA CASA
UNA BARCA
LA VOSTRA VACANZA
Un pacchetto vacanze pensato per gli amanti del mare e della vela che non vogliono rinunciare alla comodità di una casa: escursioni giornaliere nell'arcipelago della Maddalena a bordo di barche a vela abbinati a soggiorni in eleganti appartamenti finemente arredati. A bordo del 45été, barca appositamente progettata per vivere al
meglio e con il maggior comfort possibile la nostra soluzione vacanza, sarete seguiti e coccolati da personale qualificato, grandi prendisole, comodi divani e un impianto multimediale apple vi faranno vivere un soggiorno indimenticabile. Sul 30été, potrete trascorrere la giornata alternando la navigazione a vela con quella da diporto. L’ampio pozzetto e il grande prendisole la rendono particolarmente adatta all'uso giornaliero.
Vela pura e divertimento saranno i vostri compagni di vacanza. Gli appartamenti sono posizionati in un borgo appena costruito, con centro servizi e piscina, a ridosso dell’agglomerato urbano della Maddalena e vista suggestiva su Caprera, Santo Stefano e Costa Smeralda. Tre le tipologie a disposizione: mono, bilo e trilocale che rispettivamente possono accogliere da due a sei persone.
Trilo
Trilo
Bilo
Mono
Bassa Stagione 16/4_28/5 24/9_22/10
Media Stagione 28/5_25/6 10/9_24/9
Alta Stagione 25/6_30/7 27/8_10/9
Altissima Stagione 30/7_27/8
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2450
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Gold
2160
2880
3600
3900
Silver: casa per 1 settimana e barca per 3 giorni. Gold: casa per 1 settimana e barca per 6 giorni. T rtamento.
Via degli Atlantici n째26 00121 ROMA Mob. +39.348.4505.955 info@casaebarca.net www.casaebarca.net
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La Boat Service Roma, situata presso il Porto Turistico di Roma, sul litorale di Ostia, è una società innovativa nel campo dei servizi per la nautica attiva in tutto il Mediterraneo. La società, in grado di soddisfare qualsiasi necessità dell’armatore, offre assistenza nella vendita e nell’acquisto di imbarcazioni a vela e motore, nuove o usate, charter e servizi per la nautica in genere. Luciano Benlaamiria, proprietario di Boat Service Roma insieme ai professionisti di cui si avvale, vi aiuteranno nella gestione, affitto e vendita posti barca da 8 a 50 mt, nella manutenzione rimessaggio e custodia imbarcazioni; esperti artigiani falegnami e personale specializzato nella lavorazione della vetroresina soddisferanno ogni vostra esigenza. Lavaggio, pulizia interni e esterni e trattamento igienico ed estetico di pelle, alcantara e similpelle verranno eseguiti con cura e attenzione. L’impegno della società e del suo titolare è quello di esaudire ogni desiderio del cliente, anche del più esigente.
Boat Service Roma Porto di Roma, box 879 mobile: 334.8277720 www.boatservice.it boatserviceroma@gmail.com
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VLADI POLO | di Ufficio Comunicazione Vladi Polo
Ufficio Comunicazione VLADI POLO Associazione Via Santa Chiara, 57- 00186 Roma Tel. +39 0697612322 Fax. +39 06 97612698 www.vladi-polo.it - ufficio.stampa@vladi-polo.it
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VLADI POLO Associazione, in collaborazione con Federazione Polo Italiana, per il secondo anno è pronta a regalare emozioni indimenticabili a tutti gli appassionati della natura e dello sport all’aria aperta. Nello scenario della tipica campagna romana, a soli 9 km da Roma, in un clima gradevole che anticipa l’estate, si svolgerà la sfida tra l’Italia, la Russia e gli Stati Uniti. Uno degli appuntamenti più emozionanti dell’estate romana, che coinvolgerà persone provenienti da diversi paesi. La manifestazione prenderà il via il 9 giugno alle ore 18.30 in Piazza della Repubblica, dove le sale dell’Exed Luxury Event ospiteranno giornalisti, giocatori e partecipanti per il Player Presentation Party e al termine della conferenza stampa 3T Eventi offrirà il cocktail con prodotti tipici accuratamente selezionati. Eleganza e lifestyle: il Polo non è solo sport. Il 10 giugno, infatti, l’evento prevede un esclusivo Gala Dinner per ringraziare le personalità che collaborano alla realizzazione del “2nd International Rome Polo Challenge”. Tra i partecipanti si segnala la presenza di HARPA ITALIA che, per il secondo anno consecutivo, sponsorizza il Polo Team italiano. Ma è all’Acquedotto Romano Polo Club - via Acqua Felice, 37/A - che la vera sfida ha inizio. Il club si estende su una superficie di oltre 80 ettari, all’interno di un’antica tenuta nobiliare e rappresenta una vera e propria oasi immersa nel verde del noto Acquedotto Alessandrino. Sabato 11 giugno i Polo Team si affronteranno in questa suggestiva location, regalando agli spettatori il brivido di una sfida tutta da giocare puntando su velocità e destrezza. L’evento sarà gratuito ed aperto a tutti quelli che vorranno regalarsi una giornata insolita e indimenticabile. Inoltre parteciperanno personalità molto note nel panorama internazionale. 2nd International Rome Polo Challenge: una giornata particolare da trascorrere con la famiglia, con gli amici, lontano dai ritmi frenetici della città, a due passi da casa. Tutti i dettagli su www.vladi-polo.it
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GOLF | di F.I.G.
Matteo Manassero vincitore del Malaysian Open
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Matteo Manassero ha festeggiato nel miglior modo possibile il suo 18° compleanno, che cadrà martedì 19 aprile, vincendo con 272 colpi (66 71 67 68), 16 sotto par, il Maybank Malaysian Open, disputato sul percorso del Kuala Lumpur G&CC (par 72) nella capitale della Malesia. Il torneo, come tanti altri in calendario, fa parte dell’European Tour che da molti anni si è espanso anche in Asia, Australia, Sudafrica ed Emirati Arabi. La nuova grande impresa del giovanissimo veronese, al secondo titolo nel circuito dopo quello conseguito lo scorso anno in Spagna nel Castello Masters Costa Azahar, assume ancor più valore in relazione agli avversari sconfitti, tra i quali, in particolare, il nordirlandese Rory McIlroy, terzo con 274 colpi (69 64 72 69), il numero uno mondiale Martin Kaymer, nono con 280, e Charl Schwartzel, vincitore del Masters, 11° con 281 e risalito dalle retrovie con un’orgogliosa reazione. Il giocatore su cui Manassero ha dovuto far corsa nel finale è stato il 29enne francese
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Gregory Bourdy, un ottimo elemento con tre titoli nel palmares, che viaggiava avanti al veronese e che è stato anche leader solitario prima di giungere con notevole anticipo in club house. In quel momento era in vetta con Manassero, ma la cosa è durata poco perché l’azzurro stava giocando la buca 14 dove con un birdie ha siglato il definitivo “meno 16”. Bourdy ha conquistato un meritatissimo secondo posto con 273 (71 69 66 67), mentre al quarto con 275 sono terminati lo spagnolo Rafael Cabrera Bello e lo svedese Alexander Noren, 29enne anch’egli e una vittoria nel tour, altro grande protagonista della gara dove è stato in lotta per il titolo fino a nove buche dal termine.
italiana nella storia dell’European Tour consentirà a Manassero di avere l’esenzione nel circuito fino al 2013 (ossia potrà giocare indipendentemente dalla posizione nell’ordine di merito) e di disputare gli ultimi due tornei stagionali del WGC, il Bridgestone Invitational e l’HSBC Champions.
Dopo essere stato il più giovane vincitore nel tour continentale all’età di 17 anni e 188 giorni, Manassero è ora anche al secondo posto della stessa graduatoria con questo successo conquistato a 17 anni e 363 giorni. E’ il terzo tra i più giovani vincitori ad aver ottenuto il secondo titolo nei circuiti internazionali dopo Ryo Ishikawa (Japan Golf Tour, a 17 anni e 46 giorni) e Chinnarat Phadungsil (Asian Tour, a 17 anni e 293 giorni). La 16ª vittoria
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Il Metodo De Rose è un insieme di concetti e tecniche che provengono da tradizioni culturali molto antiche. I concetti aumentano la qualità della vita dell’individuo e migliorano il suo rapporto con le altre persone, mentre le tecniche consistono in esercizi respiratori, mentalizzazione, decontrazione, concentrazione, tecniche corporee ed altri esercizi per lo sviluppo dell’individuo. Gli esercizi respiratori accrescono l’energia vitale e lavorano sulle emozioni, rendendo il praticante più lucido, stabile e attivo. La decontrazione è un esercizio estremamente piacevole che sviluppa la capacità di gestire lo stress e produce dei cambiamenti positivi a livello emozionale. Le tecniche di concentrazione invece sono fondamentali per l’aumento della produttività al lavoro e per ampliare la coscienza. La forma fisica non viene trascurata in questo metodo. Attraverso esercizi isometrici il praticante ottiene una perfetta padronanza del suo corpo e una forma smagliante, che raggiunge in maniera molto piacevole, contemporaneamente i muscoli si rassodano
Raggiungi i tuoi obiettivi con il Metodo De Rose e si allungano. Il risultato finale di questo metodo è una trasformazione profonda del praticante a tutti i livelli, rendendolo una persona più felice, energica e capace. La conseguenza di uno stile di vita più sano e di tecniche che potenziano il fisico, l’area energetica, emozionale e mentale. Fiore all’occhiello del Metodo De Rose è la mentalizzazione, una tecnica potente finalizzata al raggiungimento di qualsiasi traguardo proposto, purché sia fatta nel modo giusto. Si tratta di visualizzare quello che si desidera ottenere, seguendo determinate regole che sono insegnate nei corsi, sui libri e durante le lezioni del metodo. L’efficacia della mentalizzazione è già stata dimostrata dalla fisica quantistica e in varie discipline di sviluppo personale. Inoltre consente di compiere qualsiasi trasformazione dentro di sé, ma anche di produrre un cambiamento positivo degli avvenimenti esterni. Questa tecnica viene ormai molto usata nello sport agonistico con risultati sorprendenti. Perfino
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i più scettici rimangono a bocca aperta con gli esercizi di mentalizzazione proposti e con gli innumerevoli casi di persone che hanno raggiunto ‘l’impossibile’ solamente mettendo in pratica il loro potere mentale. Questa tecnica ancestrale non ha nulla a che vedere con l’effetto placebo e va molto oltre il pensiero positivo: è un modo per interferire nella realtà in maniera costruttiva, attraverso la forza dei pensieri e creare così una metamorfosi della vita per un futuro più felice, gradevole e pienamente soddisfacente. È importante non perdere la nozione chiara della realtà momentanea, però è anche fondamentale essere consapevole che si hanno le capacità di trasformare il momento presente, superando le difficoltà tramite un processo cosciente di canalizzazione dei pensieri verso gli obiettivi personali. Ogni volta che accade un fatto bello o brutto si pensa che sia stato un caso della vita, una fortuna o sfortuna di quel momento. Al contrario, le persone più esperte sul tema, si sono accorte che ogni proprio pensiero
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ha una forte influenza nella successione di avvenimenti della vita, determinandone così il futuro e il corso. Imparando i principi della mentalizzazione, si diventa padrone della propria esistenza e regista della trama di successi. In tutto il mondo sono migliaia i praticanti del Metodo De Rose che hanno già messo in pratica la mentalizzazione e si sentono ormai molto appagati nel sentire il potere di trasformare la realtà interna ed esterna. Adesso tocca a te mettere in pratica questa tecnica mentale ed osservare i cambiamenti straordinari nella tua vita professionale, affettiva, economica, sociale e familiare. I risultati sembrano troppo straordinari per essere veri, ma come dice il motto “provare per credere”! Carlo Mea
Metodo De Rose Parioli Viale Parioli 72 - 00197 Roma - 06 95 94 54 58 www.MetodoDeRose.it
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ALIMENTAZIONE | di Farmacia Rossetti
Qual è la mia miglior dieta?
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Mettersi a dieta secondo alcuni vuol dire “fare sacrifici”, mangiare poco, rincorrere modelli di linea non propri e, quindi, spesso può procurare un pericoloso stress psicofisico… Con questo articolo si intende dare chiarimenti su come orientarsi verso l’alimentazione più idonea e come migliorare la nostra vita “anche” attraverso la dieta, equilibrando l’individuo sui vari livelli psico/neurormonale/immunologico e, aggiungerei, emotivo. Innanzitutto ricordiamo che la parola DIETA vuol dire “stile di vita”, non è solo “quanto mangio” ma “cosa mangio” (che vuol dire qualità degli alimenti e associazioni alimentari corrette) e come mangio (mangiare cioè con regolarità e ritmi che rispettino il più possibile le necessità fisiologiche). Uno degli aspetti fondamentali è che è poco professionale consigliare la stessa dieta a tutti, “il metabolismo” di ogni individuo è caratterizzato dal proprio aspetto ormonale. Sono molte le diete naturali che rispettano la fisiologia di “una determinata COSTITUZIONE in quella FASE della vita”. Tra queste sicuramente ricordiamo le seguenti: 1- la dieta ZONA per tutti quei soggetti che hanno un sovrappeso legato a cattiva alimentazione cioè spostata eccessivamente verso carboidrati
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(pasta/pane/pizza/dolci) e scarso utilizzo di frutta e verdura. Normalmente sono soggetti stressati che hanno bisogno di eccitanti quali caffè, cioccolata, vino, te nero. Questa dieta è bilanciata (carboidrati/proteine e grassi vegetali con apporto calorico stabilito per BLOCCO di 100 kcal con la formula rispettivamente di 40/30/30) tiene conto del ritmo alimentare attraverso 5-6 pasti al dì (da 1 o 3 blocchi bilanciati) e così regolando la glicemia spinge l’organismo quindi a regolare l’insulina. In questo modo l’organismo utilizza altre fonti di energia (per esempio il grasso in eccesso) e perde peso. È molto consigliata per chi ha problemi di iniziale iperglicemia, (diabete tipo alimentare) e aiuta molto chi fa uso di farmaci ipoglicemizzanti . Inoltre è interessante la regolazione che questa dieta può dare ai soggetti che hanno un iniziale alterazione della funzionalità tiroidea, anche grazie all’utilizzo massiccio di Omega 3. 2- la dieta Hay invece considera l’importanza dell’acidità relativa degli alimenti e quindi la necessità di equilibrare l’alimentazione tra acidi (carne/formaggi stagionati, farinacei raffinati, riso, caffè) e alcalini (frutta e verdura principalmente). È indicata per quelle persone che sono in soprappeso per un’alimentazione troppo spostata su cibi troppo acidi e che non bevono acqua. Infatti queste persone hanno certamente un certo sovraccarico del fegato ma soprattutto una vita stressante da iperattività in cui manca la cosiddetta fase di recupero (per esempio non dormono bene). Spesso hanno infiammazioni
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come dolori reumatici, mal di testa ricorrenti e fanno uso di antiinfiammatori. 3- Dieta Kousmine ottima per supportare con nutrienti sani ed essenziali (ma anche con preparazioni dei piatti idonei). Utilissima per la prevenzione e il supporto di malattie degenerative. Presta molta attenzione alla qualità dei cibi necessariamente biologici, all’integrazione di minerali, acidi grassi insaturi, vitamine e ha come primo obiettivo la regolazione del transito intestinale e quindi anche del sistema immunitario di difesa. È consigliata per chi si ammala spesso o ha una patologia cronica o viene da un periodo prolungato di stress ossidativi e invecchiamento precoce. È piacevole da scoprire per la sua naturalità. 4- La Dieta metabolica tende al riequilibrio del metabolismo attraverso una dieta diversa per ogni soggetto che ha necessità diverse per uno squilibrio ormonale e del bilancio idricosalino. In realtà è un approccio che tiene conto sia dell’indice glicemico ( come la dieta a Zona) che dell’acidità (dieta Hay) ma anche Kousmine e che è utile proprio per INTEGRARE I CIBI E I NUTRIENTI IN DIFETTO. È questa una dieta utilissima nei casi in cui il soggetto pur facendo diete non riescono minimamente a scendere di peso cioè quando il metabolismo è bloccato non per ciò che è in eccesso ma per ciò che è in difetto. Per questo è necessaria un’analisi dettagliata del comportamento alimentare (diario) e delle funzioni dell’organismo (digestione, funzioni renale e intestinale, qualità del sonno, energia e abitudini, reattività generale) al fine di individuare la dieta idonea. 5- La Dieta Tisanoreica è una dieta fortemente sbilanciata e si basa sulla eliminazione drastica di zuccheri per un periodo molto limitato. Questo provoca nell’organismo uno stato particolare detto chetosi che comporta una produzione di energia a scapito delle riserve di grasso. Il risultato è una perdita di peso molto rapida con una diminuzione di tessuto adiposo localizzato e mantenimento della tonicità della massa muscolare. È importante che questo tipo di dieta sia seguita da un medico in quanto vanno valutate attentamente delle precondizioni. Non possono seguirla i diabetici, chi ha sofferenze epatiche e renali, problematiche cardiache, donne in gravidanza e bambini. È una dieta utile per sbloccare situazioni di scarsa risposta ad altre diete a chi per un periodo molto limitato può sostenere una privazione assoluta di zuccheri.
Dr. Vincenti Raffaele
Per approfondimenti o chiarimenti Farmacia Rossetti Laura Via Maremmana Inferiore, 300 Villanova di Guidonia.
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GUSTO | di Flaminia Colonna Bareti
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La torta nuziale è un elemento coreografico a cui non si può rinunciare, per chiudere in grande stile un matrimonio perfetto. Maestosa, riccamente decorata, semplice o bizzarra qualsiasi sia la tipologia, l’imperativo è che sia anche buona e di ottima qualità. Simboleggia l’inizio della vita insieme, il fatidico taglio che gli sposini danno alla prima fetta, tenendo insieme il coltello, é proprio “il principio” romantico della loro esistenza futura. È per questo che spendiamo tanto tempo ed ingegno alla ricerca della torta perfetta. Sontuose e scenografiche, le torte nuziali hanno il potere di celebrare più di ogni cosa l’importanza e la bellezza del giorno del matrimonio. C’é chi sceglie torte di ispirazione romantica con colori tenui oppure chi segue la moda del matrimonio vintage e, quindi, predilige delle belle rose rosse a contrasto con il bianco della glassa. Chi ancora opta per il classico dei classici per cui mantiene lo stile “british” con i colori e i toni dell’azzurro e pervinca. La torta a più piani è la regina della festa e dolce delle celebrazioni per eccellenza, è senza alcun dubbio quella che determina un maggiore impatto visivo, creando tra gli ospiti presenti alla cerimonia le migliori aspettative; non a caso, anche per questo motivo, è il tipo di dolce più diffuso nel nostro paese. Si può proporre a tre o a cinque piani sovrapposti e disposti separatamente tra loro in modo progressivo dalla più piccola alla più grande partendo dalla cima. La torta all’inglese o a piramide è tipicamente anglosassone, caratterizzata da una serie di cubi o cilindri disposti a piramide e decorata con nastri, fiori e foglie dall’effetto neoclassico o rinascimentale. In relazione alla forma e alle rifiniture ci si può affidare senz’altro all’estro creativo di un mastro pasticciere che potrà suggerire torte dalle mille forme. Non esistono limiti per le decorazioni: raffinatissima glassa bianca, intervallata da piccoli fiorellini in cioccolato bianco e in zucchero, nuvolette di panna montata e bigné oppure delicatissime composizioni di frutta fresca intera o a pezzettini.
E VISSERO FELICI E CONTENTI
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La Tenuta di Rocca Bruna
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Tradizione e innovazione nella semplicità degli ingredienti selezionati con passione e cucinati con tecnica rigorosa e fantasia, questi gli elementi che sintetizzano i piatti proposti dal ristorante La Tenuta di Rocca Bruna. Cura nella scelta delle materie prime, attenzione all’aspetto cromatico, precisione nell’esecuzione sono ingredienti insostituibili di ogni pietanza proposta dallo chef Fernando Maruccia. Una cucina ricercata, legata al territorio, capace di spaziare oltre la tradizione con idee fresche ed accattivanti. Strada Rocca Bruna n. 30 00010 Villa Adriana - Tivoli (Roma) Telefono (0039) 0774535985 Telefax (0039) 0774535984 E-mail: info@latenutadiroccabruna.it
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Jambonette di Pollo
Ingredienti per 4 persone: 4 coppie di ali di pollo 100 gr prosciutto cotto 100 gr emmenthal 300 gr latte 100 gr farina 100 gr funghi 5 uova prezzemolo, parmigiano, sale, pepe, burro, pangrattato, olio d’arachide QB.
Preparazione:
CURA NELLA SCELTA DELLE MATERIE PRIME
Dividere le ali di pollo e disossarle, lasciandole attaccate all’osso (rovesciarle). Con il latte, la farina e il burro realizzare della besciamella molto densa. Tagliare i funghi a brounoise e saltarli in padella, contemporaneamente utilizzare lo stesso taglio con il prosciutto e l’emmenthal. Unire a freddo tutti gli ingredienti aggiungendo due uova e insaporendo con parmigiano, sale e pepe. Infine farcire le alette con il composto precedentemente realizzato, impanarle e friggerle.
Il Sommelier consiglia: Latour a Civitella - Sergio Mottura
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Capri Art FESTIVAL DELLA DIVERSITÀ
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Giunto quest’anno alla sua quinta edizione, il Capri Art – Festival della Diversità è ormai un appuntamento fisso nel panorama dei Festival di cortometraggi in Italia. Non solo. Se, infatti, il concorso di corti è il fulcro e l’idea da cui è nata la manifestazione, negli anni, attorno ad esso si sono sviluppate varie iniziative che hanno arricchito ulteriormente la kermesse. Anche questa edizione promette ulteriori sorprese. Confermato il workshop di cinema, vera sorpresa dello scorso anno, grazie alla partnership con la New York Film Academy, si replicherà con la produzione “live” di un cortometraggio che vedrà la partecipazione di giovani registi, attori e sceneggiatori under
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30. La novità di quest’anno riguarderà un altro workshop di pubblicità “Capri Art Director”, riservato questa volta a giovani isolani under 25, che porterà alla realizzazione di una vera e propria campagna pubblicitaria su Capri. Tutto ciò ad animare le vie dell’isola azzurra, mentre il Centro Congressi ed il Teatro Quisisana saranno, come al solito, il palcoscenico del concorso di cortometraggi riservato a giovani registi under 30 e degli eventi teatrali che, dopo il successo della passata edizione, con gli applauditissimi spettacoli di Simone Cristicchi, Rolando Ravello e Dario Vergassola, quest’anno promette altri appuntamenti di assoluto livello. A dare il benvenuto gli ospiti della manifestazione e gli appassionati che vorranno seguirla, la Capri di inizio primavera, non ancora battuta dal caotico turismo estivo e pronta, quindi, ad offrire la migliore accoglienza.
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Downing Street, un nuovo indirizzo fashion
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Nel cuore dei Parioli, dall’idea di tre giovanissimi imprenditori nasce Downing Street, un negozio di moda, dai dettagli vintage e dai marchi particolari, assolutamente non commerciali, di grande appeal. Nicolò, Mattia e Mattia, 20 anni per uno, la passione per la moda da sempre, oggi trasformata in grande competenza, hanno scelto per il loro negozio i jeans skinny di provenienza danese, svedese e italiana, con marchi in esclusiva; i magliettoni over size per le ladies e ancora sneakers japan style e non solo! A breve arrivi di un marchio scozzese per un total look favoloso nella sua semplicità e ancora shorts per donna, occhiali vintage anni 70 e tante altre novità: i divertenti orologi creati in collaborazione con Amanda Toy, famosa tatuatrice italiana e la grande scelta di sneakers particolari: si trovano persino le scarpe originali dell’interprete di kill bill! Tutte le t shirt sono di puro cotone italiano, ormai una rarità; si fa notare una collezione tutta in bianco e nero di due giovani designer italiane. Un negozio per chi cerca un look diverso, meno scontato, senza esasperazioni ma con spunti cool che fanno davvero tendenza.
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Via Ruggero Fauro 24-26 Roma t. 06 45438833 downingstreet@hotmail.it
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MUSICA | di Marta Rossi
Velvet... “Le cose cambiano” è A R E A
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Photo Luigi Orru m u s i c a
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Dalla hit “Boy band” alla collaborazione con Bennato “Una settimana, un giorno”, passando per le partecipazioni sanremesi: a dieci anni dagli esordi, per i Velvet “Le cose cambiano”… Quest’ultimo è il titolo del loro nuovo album, che esprime l’incessante bisogno del gruppo di mettersi alla prova, di migliorarsi. La passione bruciante verso la musica li ha portati a rivisitare i brani di dieci anni di successi in chiave completamente nuova, come se fossero stati scritti nel 2010, questo ed altro ciò che ci ha svelato Pierluigi Ferrantini, cantante della band. Se potessi condensare dieci anni in poche righe, quali parole useresti? Userei le parole presenti sul disco “Le cose cambiano”. Nei vari ringraziamenti diciamo che se dieci anni fa, quando abbiamo iniziato, ci avessero detto che sarebbe successo tutto questo non ci avremmo pensato un attimo a sottoscrivere tutto. Dieci anni fa non sapevamo cosa sarebbe successo, ma avremmo proprio voluto trovarci oggi nella condizione in cui siamo. Al dì là di cose più o meno positive che si incontrano per strada, ci sono anni migliori, altri peggiori, ma francamente è andato tutto oltre le mie aspettative. Sfogliando l’album dei ricordi di questi dieci anni di carriera, qual è stato il momento più difficile e quale quello più bello da ricordare? Ci sono stati dei momenti particolarmente difficili sia interni al gruppo che esterni: avevamo problemi da affrontare nei rapporti fra noi e soprattutto con persone che lavoravano con noi. I primi sono sempre stati risolti bene e non hanno mai sfiorato livelli di crisi pesante, mentre con l’esterno a volte abbiamo dovuto anche difenderci o prendere posizioni un po’ più dure, abbiamo dovuto un po’ affilare gli artigli. Momenti belli ce ne sono stati veramente tanti, ce ne sono quotidianamente, dopo un po’ vanno anche al di là del risultato della singola canzone, ci sono cose belle anche quando non le vedi. Come avete attuato il graduale cambiamento di sound in questi dieci anni? Quali sono state le cause e cosa vi ha influenzato in questo percorso? Questa è una cosa che avevamo dentro di noi già all’inizio, perché come musicisti e persone non abbiamo mai voluto correre il rischio di far diventare questa cosa che facciamo una routine, un lavoro che sfiorasse la ripetizione
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quotidiana. Credo avremmo fatto lo stesso in qualsiasi lavoro affrontato nella vita: cercare di migliorarsi, mettersi alla prova, sfidare nuovi limiti che l’anno prima non avevamo neanche pensato. Del resto gli artisti che amiamo “da fan” sono quelli che hanno tentato disco dopo disco di migliorarsi, di mettersi alla prova, credo sia una forma di rispetto anche per chi ci segue. Il live è fondamentale per voi, quali sensazioni ed emozioni vorreste cogliere nel pubblico ad ogni vostro concerto? Quello che facciamo ad ogni concerto è cercare di creare quella sensazione per cui stiamo facendo tutti la stessa cosa, solo che noi la facciamo sul palco e il pubblico la fa sotto: cercare di comunicarci qualcosa, noi lo facciamo con la musica che sappiamo suonare e il pubblico lo fa restituendoci emozione, passione. A volte basta incrociare degli sguardi per capire se la serata stia andando bene o meno, ma quello che abbiamo imparato è che indipendentemente dal posto in
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cui suoniamo o quanta gente ci sia, dobbiamo sempre cercare di entrare in comunicazione con più persone possibile, ogni concerto è qualcosa di irripetibile a modo suo. Quali caratteristiche rendono unico l’album “Le cose cambiano”? Bastano pochi mesi dalla pubblicazione di un album, che riascoltandolo vorresti già modificare qualcosa, perché comunque è chiaro che le cose cambiano sempre, il titolo non è neanche casuale (ride). E’ stato un album che sintetizza alcuni anni di lavoro e di idee, rimettendo mano a delle canzoni importanti per noi, cercando di migliorarle. E’ l’album che avremmo voluto fare nel 2010 se questi brani li avessimo scritti in questo periodo della nostra vita. Alcuni sono di più di dieci anni fa, quindi abbiamo cercato di lavorare come se stessimo facendo un disco nuovo, ma con canzoni scritte in varie epoche delle nostre vite, infatti, ancor più nei testi si possono percepire i cambiamenti personali. E’ unico in questo, nel fatto che segna un periodo.
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A quale brano siete maggiormente legati e perché? Ognuno di noi è legato per vari motivi a qualche brano o strofa all’interno di esso. Io personalmente sono molto legato a “Funzioni primarie” o “A chi dimentica” (brano che non è mai uscito come singolo ma presente nel disco “Velvet” del 2007) perché era un momento personale complicato e quel testo, anche se non direttamente comprensibile alla prima lettura, lo sintetizza in maniera molto precisa. Chi scrive le canzoni si affeziona per un motivo diverso da chi le ascolta, quel testo mi fa pensare ad un determinato periodo della mia vita ed esprime tutto quello che provavo in quegli anni, infatti l’ho scritto in mezz’ora, quasi un flusso di coscienza… Siete diventati famosi pur restando sempre con i piedi per terra, cosa vi ha aiutato in questo? Non ci abbiamo mai pensato a questa cosa, forse ci siamo aiutati molto tra di noi, nessuno ha permesso all’altro di prendere
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Via Tiburtina km 18,300 - Guidonia Montecelio (RM) Tel. 0774 353506 - info@ocres.it
strade inconsuete, ci confrontavamo quotidianamente: quando qualcuno aveva qualche mancanza o iniziava a deviare, gli altri lo riportavano nella carreggiata giusta. Ho visto molti colleghi cambiare nel corso degli anni, magari senza farlo coscientemente, ma senza rendersene conto. Noi, nei momenti belli e non, abbiamo continuato la nostra vita e siamo stati sempre rispettosi di noi stessi per primi e della fortuna che stavamo avendo, quindi abbiamo cercato di lavorare duro, per meritarcela. Chi ti ha trasmesso la passione per la musica? Sicuramente mia madre, che studiava il pianoforte. Essendo la sua una famiglia di musicisti, la musica non è mai mancata, non mi hanno mai frenato in nessuna maniera, mi spingevano a fare le cose in maniera cosciente, ce l’ho sempre messa tutta ma senza tralasciare le altre cose che facevo, tra cui studiare. Indubbiamente dalla mia famiglia ho avuto molto aiuto. Proiettandosi nel futuro, cosa vedete da qui ai prossimi dieci anni? Rispetto ai dieci anni passati, nei prossimi lasceremo ancora più sfogo alle cose che ci va di fare, senza starle troppo a pensare, a programmare. L’industria discografica è cambiata molto, quindi non ha più tanto senso stare lì a ragionare su delle strategie, delle idee, è tutto talmente legato al momento che la cosa bella di questa rivoluzione è che se ci va di fare un disco ci mettiamo in studio, registriamo una canzone e la pubblichiamo, cosa che anni fa non potevamo fare per una serie di motivi. Sicuramente nei prossimi anni daremo ancora più sfogo a quello che davvero ci fa essere felici. Dopo dieci anni si potrebbe iniziare a pensare di aver già dato il meglio a livello di ispirazione, ma tutti noi siamo convinti che non sia così, finché c’è quel fuoco che ci spinge, vale la pena di continuare a fare le cose per bene. A quale domanda ti piacerebbe rispondere durante un’intervista? Non lo so se esiste una domanda che non ci sia stata posta, perché ne abbiamo ricevute veramente tante. In generale durante le interviste mi piace anche quando si esce dalla solita routine del parlare del disco, dalla promozione basilare. Credo di averne avute di molto interessanti, altre volte no, ma non voglio neanche far parte di quelli che si scocciano a rispondere perché, per esempio, quello è già un primo segno del fatto che non si sta prendendo nella maniera giusta il proprio lavoro. Cerco sempre di essere disponibile e di aggiungere qualcosa ad ogni intervista.
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MACONDO | di Redazione èArea
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Biocarburanti Fai-Da-Te di Roy Virgilio Editore Aam terra Nuova Edizioni euro 14,00
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L’era del petrolio e del suo dominio indiscusso sui trasporti e il mercato economico vive un periodo di discussione e incertezza. La materia prima si sta esaurendo incalzata dal ritmo crescente e continuo dei consumi di carburante. Le proposte che il mondo politico, economico e industriale presenta - centrali nucleari e carbone - per superare quello che si prospetta come un black-out a livello globale fanno riferimento a modelli di un passato irresponsabile e ormai obsoleto per la sopravvivenza del sistema Terra. La risposta a questi problemi c’è: è semplice e motivata.I biocombustibili possono dare un contributo concreto e reale per rallentare l’aumento di CO2 nell’aria, migliorare le condizioni di salute del nostro pianeta e garantirne la continuazione. BIOcarburanti fai da te nasce con lo scopo di fornire risposte chiare e documentate su quest’argomento, cercando di allontanare tutta la confusione e le dicerie che vi ruotano attorno. Cosa sono i biocarburanti? Come sono fatti? Dove si possono acquistare? Come si possono autoprodurre? Quanto costano? È vero che inquinano meno del petrolio? Posso servirmene senza fare modifiche alla mia auto? A tutte queste domande l’autore offre una panoramica esaustiva e completa. Vengono condivisi i risultati delle ricerche e della sperimentazione sviluppate sino ad oggi grazie alla pratica diretta di tante persone che in quasi due anni hanno prima studiato e poi messo “sotto i ferri” le loro auto, moto o tagliaerba per riuscire a respirare aria più pulita, liberarsi dai monopoli e risparmiare. Ad integrazione del libro, una sezione internet dove sarà possibile interagire e integrare molte informazioni. E’possibile visionare la legislazione di base che norma in Italia e in Europa l’utilizzo dei biocarburanti, sfogliare foto a colori e scaricare alcuni documenti audio e video che completano il quadro in maniera immediata e simpatica.
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Storie d’amore inventato di Loredana De Vitis Editore Pubblicato dall’autore euro 8,00
Storie d’amore inventato è il titolo dell’esordio letterario di Loredana De Vitis, giornalista e scrittrice leccese di trentadue anni. Cinque brevi ed intensi racconti, “cinque storie sulle donne, sugli uomini, sulle donne e sugli uomini, sull’amore reale e l’amore inventato” come si legge nella descrizione del libro. Patiscono le une e gli altri poiché difficile è divenuto per loro il rapporto con l’altra parte si tratti di amico o amica, marito o moglie, amante o altro. L’amore raccontato da Loredana De Vitis è un amore sofferente. È quello d’una donna che non trova il coraggio di dire al suo uomo quanto si senta poco ascoltata, poco considerata, e qundi di quanto sia determinata a lasciarlo. “Ti ho permesso di tarlarmi l’esistenza. E siccome non lo voglio più la decisione è presto presa”. Gli scrive una lettera in cui denuncia quanto gli sia divenuto insopportabile, ma poi appena sente bussare la porta e sa che è lui che rientra, accorre ad accoglierlo con un “Arrivo caro il pranzo è pronto”; nasconde la lettera e non vede l’ora di distruggerla, perché se la trova “son fottuta”. È quello d’una giovane dall’identità sfocata, che nella miopìa trova il rimedio al dolore causatogli dalla visione d’un mondo che avverte come estraneo. “Ecco un trucco geniale: mi tolgo gli occhiali e mi guardo il panorama”. È quello di una donna che accetta un amore impossibile con un uomo sposato, non riuscendosene a liberare nonostante aneli alla libertà: “un’ultima volta, un’ultima volta ancora, poi giuro che ti lascio, che non ci sto più, poi giuro che me ne trovo uno migliore, poi giuro piuttosto che mi compro un vibratore”. È quello di chi riempie la solitudine della sua esistenza con l’ambiguità di un virtuale che si fa specchio dei desideri più nascosti. È quello infine della donna che intuisce il tradimento del compagno e trasforma la sofferenza che l’inconscia percezione le causa in ansia divorante, che di fronte al fallimento del suo sogno, poiché infine il suo timore si rivela veritiero, amaramente riflette sull’“amore che ci inventiamo per sopravvivere”.
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AUDITORIUM | PARCO DELLA MUSICA
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Ricky Martin
“M.A.S” Musica-Alma-Sexo, World Tour 2011 Cavea Auditorium Parco Della Musica 2 Luglio 2011 Prevendita presso LISTICKET (da domenica 17 aprile). Per gli iscritti al sito già aperta (da venerdì 15 aprile alle ore 11.00).
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Ufficio stampa e comunicazione The-Base.it Daniele Mignardi Promopressagency Info: Tel. 06-54220870 Info diversamente abili: Tel. 06-54220870 Info sul tour italiano di “RICKY MARTIN”: WWW.DALESSANDROEGALLI.COM Tel. 0584-46477
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Vincitore di un “GRAMMY” e di molteplici “LATIN GRAMMY”, Ricky Martin, il re del pop latino, presenterà dal vivo i brani tratti dal suo ultimo album, “MAS”, uscito a febbraio, oltre alle hit della sua carriera. Figura leader della musica latina, amato in tutto il mondo dai fan per il suo innato senso del ritmo, la sua passione per il palco e un grande spirito di generosità. Ricky Martin irruppe nelle coscienze dei fan americani della musica con una performance storica de “The Cup of Life” alla 41sima edizione dei GRAMMY AWARDS la sera del 24 febbraio 1999. il New York Time disse che quel famoso momento “mise un fiammifero sulla miccia del mondo della musica pop” e immediatamente affermò Martin come “il simbolo della nuovo mainstream della cultura latina negli Stati Uniti”. Dichiarato da Billboard “icona pop internazionale e ambasciatore mondiale della musica latina” e riconosciuto dalla latin Recording Academy come il “Person of the Year” più giovane in assoluto, Ricky Martin ad oggi ha venduto più di 60 milioni di album e continua a fare il tutto esaurito negli stadi e nelle arene di tutto il mondo. E’ stato inoltre vincitore di dozzine di prestigiosi premi internazionali per i suoi successi nella carriera e per le importanti iniziative benefiche di cui si è reso protagonista.
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TEATRO | QUIRINO
UNA NOTTE IN TUNISIA
TEATRO QUIRINO dal 10 Maggio 2011
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Un grande uomo politico italiano, per sfuggire alla giustizia si rifugia in esilio volontario presso uno stato amico – la Tunisia, ed elegge a sua residenza permanente quella che un tempo non era che una seconda casa. Qui egli vive, o meglio sopravvive, con la sua famiglia, ovvero ciò che ne rimane: la moglie ed il fido assistente Cecchin. I figli sono tornati a vivere in Italia; gli amici – amici!, non si fanno più vedere; perfino i nemici – nemici!, sembrano ormai aver perso la memoria della sua esistenza. In questo limbo – post-vita?/pre-morte?, dove la malattia ha infettato i corpi e gli spiriti dei protagonisti, irrompe, in forma di fratello, un fattore X che rompe l’equilibrio. Anticorpo?, retrovirus?, farmaco o veleno? Dipende, il confine non è netto, i termini sono interscambiabili, le attribuzioni incerte. Quel che è sicuro è che, nel corso di quella notte in Tunisia, alcuni nodi vengono al pettine e, com’è proprio della loro
è A R E A
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natura, oppongono resistenza. L’idea di questo lavoro nasce nel 2004, dopo la lettura di un libro del figlio di Bettino Craxi, Bobo che riportava una serie di ricordi sul periodo di Hammamet. Poi ho cominciato a informarmi, soprattutto attraverso gli ultimi discorsi di Craxi; ho visto un personaggio shakespeariano, tragico per eccellenza; un uomo di potere nel momento in cui ogni potere gli viene meno; un uomo in decadenza e in malattia …
Vitaliano Trevisan
I NEMICI! SEMBRANO ORMAI AVER
Teatro Franco Parenti e Compagnia Gli Ipocriti Alessandro Haber Monica Scattini con Martino Duane, Pia Lanciotti e Pietro Micci
PERSO LA MEMORIA
di Vitaliano Trevisan regia Andrèe Ruth Shammah
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Photo Brigitta Codazzi t e a t r o
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DO YOU NEED AN IDEA?
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