The Evil Monkey’s Backpages
La Saga
Ci fu un periodo in cui The Evil Monkey's Records distribuiva una fanzine autoprodotta dal titolo “The Evil Monkey’s Backpages”: quattro facciate in formato A4 pensate per distribuire i contenuti del blog in una forma diversa, meno interattiva e assai vintage. Dal punto di vista della resa “commerciale” fu un progetto assolutamente fallimentare: troppo tempo perso in impaginazioni complesse, troppe risorse per sfornare versioni PDF, Jpg e Doc da distribuire su differenti canali. E poi scarsa diffusione, scarso "pubblico" e di fatto una mini rivista che era per metà in italiano, per metà in inglese che poco o nulla aggiungeva ai contenuti già presenti sul blog. Un tentativo maldestro. In tutto furono prodotti nove numeri mensili, da luglio 2011 a marzo 2012. Ora, a 10 mesi di distanza dall'ultima uscita, rovistando negli archivi, si sono ricomposte in un unico "album" tutte le uscite di The Evil Monkey’s Backpages: sono una ventina di pagine in formato A3, in rigorosissimo bianco e nero. Essendo state impaginate per la stampa di un pieghevole, le facciate non sono ordinate in sequenza ma la successione è pagina 4 (il retro), poi 1, 2 e 3: provate un po’ a raccapezzarvici, se ci riuscite! E comunque ne vale la pena: è gratis ed è probabilmente la fanzine più rara del web! Magari tra vent'anni diventa oggetto di culto!
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FROM THE CRYPT
UNCLE LESTER
The Fugs First Album Broadside - 1965
WOULD LOVE IT!
The Black Angels – Passover - 2006
IN SEARCH OF TRUE BLACK COVER ART… Because Real Rock loves Real black…
Monks
Monks – Black Monk Time 1966 Black-o-Meter:
Possibly the first punk or, better, the first conscious unconventional and alternative band, The Fugs were authors of an hilarious, satiric and nonconformist musical “corpus”, based on amateurism of players and on a total anarchist band conduction.In the First Album (aka The Village Fugs Sing Ballads of Contemporary Protest, Point of Views, and General Dissatisfaction) the vocal armonies (Slum Goddess”, “Supergirl) are the crippling of "The Sunny Beach Boys", an impossible synthesis of country yodeling and Gregorian choir. The guitars sound now like an imitation of boorest country, now like the echo of an old drunken white blues.Kupfenberg really hit the mark with the super stray litany “Nothing” an hyperbolic anthem to total materialism. This “Whole Lotta Nothing” really end the ferocious Karl Kraus satire: "Mir fällt zu Hitler nichts ein" (Hitler brings nothing to my mind…). With the sly look of who pretend to don’t know, the Fugs wrote a huge obituary of healty society, of politically correct, of anesthetized TV. Star-Spangled Star Banner, Jack Be Nimble, Amazing Grace, Love Me Tender, Superbowl, Coca-Cola, Cola, apple pie and Turkey Day, all lie shapeless in a grave, covered by caustic irony.
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N°1 July - 2011
PAGANESIMI ELETTRICI LA BATTAGLIA DI DEORHAM Pt.1 Il Principe Viaggiatore arrivò a Deorham attraversando i filari scuri di querce su cui si infrangono le onde erbose del Glouchestershire quando della battaglia rimaneva solo un eco. Le enormi navi scricchiolanti avevano solcato la prateria ed a terra rimaneva un intrico di corpi singhiozzanti e violacei. Il Principe Viaggiatore si faceva largo tra le mebra menando fendenti con una spada appena ricurva. Ai primi fiocchi di neve scesero nella valle anche i due Viandanti Scalzi che da giorni, camminando verso Est, erano impazienti di raggiungere la piana di Dyrham. Tony Hill e Simon House, avevano formato gli High Tide nel 1969 e quello sarebbe stato l’apice creativo della loro avventura. Tony, il chitarrista, aveva il naso alla Pete Townsend e l’espressione di T.S. “The Reverend” McPhee dei Groundhogs; mica male. Era già veterano di tante battaglie sonore, la più gloriosa della quali fu quando si unì ad un gruppo di surfisti in acido catapultati in Inghilterra da Riverside (California); si credevano i Nuovi Yardbirds, ma fecero comunque meraviglie come Misunderstood. E mentre Tony sosteneva un garage ricco di colori con accordi pesanti, l’inquietante cappellone Glenn Ross Campbell sciorinava electric slide come temporali d’estate. Misero sottosopra l’underground londinese per alcuni mesi, lasciando gli strumenti in riverbero con gli amplificatori, soli sul palco, guadagnandosi l’attenzione l’attenzione di un giovane gruppo ancora blues, i Pink Floyd. Ma si sfaldarono, sotto i colpi della naja e dell’indifferenza del Grande Pubblico che ignorò Child of the Sun, un 45 che ebbe l’ambizione e la caratura per fare epoca. Tony si disperse nel sottobosco sottobosco finchè incontrò l’altro Viandante Scalzo, Simon. Violinista elettrico capace di trarre suoni pesantissimi e distorti, era molto più simile ad un’evoluzione del Page di Dazed and Confused che ai folk improvvisati di Rick Grech dei Family o dei polistrumentisti polistr dell’Incredible String Band. Aspetto da tardo hippy di campagna, volto ascetico, Simon divenne un corpo unico con Tony e, accompagnati da scudieri ritmici come Pete Pavli e Roger Hadden, si misero in cammino per selve ante-cristiane, ante soffocate da rovi inestricabili di distorsione, feedback, rumore, in cui il violino si attorciglia come un rampicante malefico agli accordi della chitarra. Nacquero gli High Tide. (continua…)
GET STONED! HippyMan!
Iron Butterfly In a Gadda da Vida The problem with this album? It has one side only, only one song, at least in common opinion. The Hyper-PsychHyper Hit “In In A Gadda Da Vida” Vida killed the rest and, especially, the band itself. What a shame, because the Iron Butterfly was not so worse than late ’60’s average…But now, for something completely different: the side A, with its ultra-flashy flashy but fantastic collection of spicy & cheap hippy jewels: from the ultraultra acid guitar & keyboards in Are You Happy, Happy to the nice march-like march Most Anything You Want, Want till the oddity of the psychopsycho ballad My Mirage; Mirage stuff which now sound so out of date, that is really amazin g to hear it, at least like drive a Volkswagen T2.
Neil Young - Rust Never Sleep pt.1
Sul tramonto di un’epoca Sono passati oltre 30 anni da quando, nel luglio 1979, usciva Rust Never Sleep, , album a firma Neil Young & Crazy Horse Horse. Live mascherato da incisione ufficiale, la scaletta propone canzoni che il cantautore canadese già da circa un anno portava in tour e che sarebbero state riconfermate sul doppio successivo: Live Rust. Erano quelli anni di vitalità intensa culturale e sociale, iale, specialmente in Inghilterra, ma per motivi diversi anche in altre parti del mondo (Italia inclusa). In musica assistiamo al progressivo distacco del Rock da tutto quel pubblico che, nel bene o nel male, ne era stato il destinatario designato nei 20 a anni precedenti, che ne aveva celebrato i fasti e spesso perdonato le miserie, a partire da Maybelline e Blue Suade Shoes, passando per il Mersybeat, la British invasion, le Summer of Love e mille altre tendenze anche solo d’un’estate. I mitici gruppi della prima generazione o erano già scomparsi, sepolti dal tempo o dalla terra (Beatles, Byrds, Hendrix …) o apparivano ormai troppo vecchi (non solo anagraficamente) per poter essere credibili (Stones, Kinks, Grateful Dead …): non è facile presentarsi sul palco lco quando per tanto tempo si è sentenziato che con il rock difficilmente si superano i 30 anni; dal canto loro artisti sorti successivamente, di seconda o terza generazione, erano a tutti gli effetti e da entrambe le parti dell’oceano, borghesi miliardari e pieni di paranoie, contenti della loro decadenza, insensibili al
passare del tempo (Led Zeppelin, Genesis, Bowie …). Fu facile quindi per nuovi generi inserirsi negli spazi lasciati vuoti dal “vecchio” rock, intercettando quelle fasce di pubblico che di difficilmente si riconoscevano negli eroi d’un tempo. Il punk, il più sbandierato, ma anche la musica disco, la New Wave, il nascente Heavy Metal (NWOBHM), addirittura le prime rime Hip Hop fanno la loro prepotente comparsa sul mercato discografico sempre pronto pr ad accettare inversioni radicali, in cambio di buone previsioni di profitto. Dal canto loro Roland, Sony e Philips giocano un ruolo di non minore impatto sul versante tecnologico con la commercializzazione dei “sequencer”, del Walkman e del Compact Disc, Di che segnano una virata decisa sia nel sound che nella produzione e distribuzione discografica. Neil Young, voce critica (ove non polemica) e spesso fuori dal coro già dai primi anni ’70, non poteva esimersi dal gettarsi nella mischia di un simile ribaltamento sonoro, per analizzare, lanciare accuse o spiegare più semplicemente che è solo attraverso il cambiamento che possiamo migliorare. O sopravvivere. Rust Never Sleep, LP bifronte, una facciata puramente acustica, l’altra elettrica fino
all’estremo, è impregnato del tempo all’estrem in cui ha visto la luce: Young cita Presley, Johnny Rotten, i suoi vecchi compagni della West Coast, il mondo Indiano da Marlon Brando a Pocahontas, si ispira ai Devo per My My, Hey Hey Hey; in una rete di riferimenti e suggestioni ch che traggono linfa direttamente dall’attualità, proprio nel tentativo di spiegarla o almeno di tracciarne il percorso o tentare previsioni. Senza dimenticare l’aspetto musicale che gli garantirà canzoni destinate a rimanere in scaletta e repertorio fino ad oggi. o Lo accompagnano i Crazy Horse con cui Young ha sempre prodotto le opere migliori: Ralph Molina alla batteria, Billy Talbot ancorato al basso e Frank “Poncho” Sampedro alla chitarra ritmica, i cui intrecci con la solista grezza e voluminosa del leader definiranno un sound che dieci anni dopo verrà chiamato “grunge”. Un legame quello con la musica di Seattle molto più fisico, addirittura drammatico, di quanto potremmo pensare. Che aggiunge ad un disco già ottimo uno spessore e un’aura quasi profetica. Delle De nove trecce, tutte molto belle, che esibiscono un suono senza compromessi tra il dolce folk west-coast west e l’aggressività in stile Stooges, alcune aiutano a sviscerare le ragioni e gli effetti di un’epoca che cambia, di un’avventura che si trasforma; in cui c’è bisogno di piedi che camminino avanti, ma con lo sguardo a tratti rivolto indietro. Come alla fine di una meravigliosa era glaciale mesozoica, al tramonto della quale, non pochi che vissero un tempo, restano immobili ma sfolgoranti like the dinosaurs dinosau in shrines. (Continua…) IMMAGINI Neil Young – Rust never Sleep (1979) The Clash – London Calling (1979) Judas Preist - Unleashed in the East (1979) Pere Ubu – Dub Housing (1979)
STONES CLOSET!!
You better like it baby…
Between the Buttons In the “Annus Mirabilis” of trips & flowers, after painting all black, the Stones yield to colors and harmonies of refined psycho-pop, psycho following a two-lane lane blacktop: Beatles (!!@@) (Ruby Tuesday) – Dylan (She Smiled Sweetly), that will drive them into nto highest h territories, since Jones & Co. never will give up the rock attack and the decadent poses as cool addicts.
In a record, in all a season of the witches of transition, “Who's Been Sleeping Here?” ” is the hidden gem; and, if Dylan could count on Al Kooper’s harmonic inventions (I ( Want You, , for example), the Sublime Vagrant Nicky Hopkins starts here the adventure with the Stones, thanks to one of his unmistakable carillon-like ke descending epic. DECCA - SKL 4852 – UK – 1967 LONDON – PS 499 – US - 1967
theevilmonkeysrecords.blogspot.com with the spiritual guidance of Pigpen proudly presents… present Religione Cristiana, la compagnia si sciolse. Era finito il tempo delle battaglie e dei pentimenti; gli anni ’70 nacquero promettendo rivoluzioni che già parevano modernariato sintetico. Simon si accasò con un erudito gruppo acustico che pubblicava all’ombra dei Pink Floyd su Harvest: la Third Ear Band. Non pago, salì a bordo della Mothership spaziale degli Hawkwind ai quali offrì il suo levigato violino (ma anche sintetizzatori e tastiere d’ogni tipo) per il classico Warrior on the Edge of Time: facilmente calatosi nel nuovo immaginario fantasy di Michael Moorcock, scrisse ben quattro brani per il disco e divenne colonna della band. Verso la fine dei ’70 fu addirittura avvistato sui palch palchi con David Bowie; in pochi lo riconobbero così ripulito e ammaestrato. Tony, al contrario, scomparve nelle nebbie del sud. Gettò le chitarre nel fondo del Tamigi ritirandosi lontano dagli sguardi curiosi. Gli High Tide furono il suo più grande progetto eppure pure forse lasciò gran parte della sua fortuna con i vecchi Misunderstood; lo stesso tarlo avrebbe tormentato per anni Glenn Ross Campbell, mentre si sbatteva coi Juicy Lucy, il cui merito più grande, oggi, è avere inciso per la Vertigo. I Surfisti di Rive Riverside, con Tony in sella, avrebbero potuto fare sfracelli. Il Principe Viaggiatore non varcò mai le mura della capitale, né si diede da fare per stare al passo coi suoni dei tempi. Dimesso il mantello di piume floreali, girò il cavallo e, incappucciato, lo spronò verso un tempo lontano; alle radici del paganesimo, indietro nella storia. ■
BUYER’’S LIL’ HELPER
Now in Full Black&W ithe HD!
Before The Dream Faded Misuderstood – Cherry Red, 1982 High Tide – Sea Shanties – Liberty, 1969 High Tide – High Tide - Liberty, 1970 Wishbone Ash – Argus - MCA, 1972 Third Ear Band - Music From Macbeth – Harvest, 1972 Hawkwind - Warrior On The Edge Of Time United Artists, 1975 Juicy Lucy - Juicy Lucy – Vertigo, 1969
N°2 August - 2011
Collecting vinyl is preserving culture
BOOTLEG HIM!!!
The Body All the Waters of the Earth Turn to Blood At A Loss, 2010 - Doom Rock
Maquiladora LA BATTAGLIA DI DEORHAM
The Evil Monkey’s Backpages
Wirikuta Lotus House, 2010 – Acid Rock
INDICE Collecting vinyl is preserving culture……..1 culture Led Zeppelin - Live……………………………………………………...1 Quicksilver – Shady Grove………………………………………..2 Grove Dr. John the NightTripper………………………………………….3 NightTripper Neil Young - Rust Never Sleep pt.2………………….4 pt.2 Paganesimi Elettrici …………………………………………………..7
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The last century saw a dizzying developments in music’s recording, storing and distribution, both by “hardware” support (vinyl, cassette, CD) and software (mp3, digital download). The medium dedicated to sounds’ preservation has constantly changed in appearance appearance and characteristics: from phonograph cylinders, back in early ‘900, to 78 rpm then 33 rpm discs, until CD. A change in form and materials: first ceramic, then vinyl and plastic. A change, in parallel, also in machines appointed to “translate” the information information in those media: phonograph, turntable, cassette and now the comprehensive computers. An impressive evolution in a restricted time. All the more impressive when you consider the history of another medium par excellence in our social and cultural history: istory: the book. From invention of movable type (nearly 500 years ago) to present days, the book is virtually the same object: paper pages, stiff cover, various type of binding. This is clear, in fact the “translate machine” is not changed so much: the “translate-machine” man an still has two eyes, two hands, ten fingers and (in most cases) a brain. Only in last years the ee book is trying hard to change the tables, with results still non comparable to the mp3 revolution. Therefore, given the rapid technology changing on one hand, hand, and the forced immobility on the other, why not to compare a ‘700 Bible to a 1928 Paramount 78rpm; or a 1962 UK Decca to ‘800 dictionary? Is the time, the antiquity, the only parameter to judge those objects? And is the “time progress” comparable, considering considering the evolutions of those media? Is not only about fanatic collecting of remote German label, is about preserving culture. culture The same culture that is inside an ancient book, or jewel, or even archeological ruin. The culture of a medium really short-lived: short d: the vinyl stood for only 60 years, a ridiculous duration in modern history. And forget about the “last re-press”, re press”, and “new rise of vinyl”, or 180 g records: I’m talking about mass distribution. And the mass distribution, today, is taking another road… So, S is time to begin considering vinyl collecting like an act of cultural preservation, nothing less. A short-lived lived mass culture that does not deserve and should not be forgotten. forgotten
Led Zeppelin 4/7/1970 Dorton Aud. Raleigh North Carolina
"World Champion Drummer" EVSD
White summer was now being extended furthur to include a delicate passage that will later be developed into bron yr aur. Since I’ve been loving you now featured most of the lyrics that will soon be recorded for the third album. (from Led Zeppelin the concert file by D. Lewis, S Pallet – pg. 104) Great E.V. release from 5th US Tour, with deep live sound, strong basses and very nice instrument’s balance. Band on top form, one and an half hours show, a bombastic Heartbreaker, with guitar and bass lines very prominent in the mix; excellent also a 10’ version of Bring it on Home. Recommended. ■
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GET STONED! HippyMan!
FROM THE CRYPT
LA BATTAGLIA ATTAGLIA DI DEORHAM Pt.2 Pt.
Dr. John the NightTripper Gris-Gris Atco - 1968
Quicksilver Messenger Service – Shady Grove Persi nella Terra di Mezzo al disgregarsi dell’ Età dell’Oro di San Francisco, i Quicksilver si rifugiarono tra i boschi di Mill Valley in compagnia del Sublime Vagabondo Nicky Hopkins per registrare un piccolo album verde. Il risultato, Shady Grove, è un classico dimenticato della Baia, con uno scintillante lato A, che culmina nella tersa melodia di Too Far e nel gioioso RnB di Holy Moly, mentre il lato B, aperto da un morriconiano psycho psycho-western (Joseph’Coat), è chiuso da quella che è, probabilmente, la jam più eccezionale dell’Era acid-rock: rock: Edward, ora un classico e forse il primo vero ritmo di fusione jazz-rock: rock: serrato, preciso, dominato dalle tastiere. Troppo facile parlare di acid-jazz? Lost in a wilderness of pain, in the middle of the breaking g up of Frisco’s Golden Era, the Quicksilver had retired themselves in the Mill Valley’s woods in company of the Sublime Vagrant Nicky Hopkins, to cut a small green greenalbum. The result, Shady Grove, is a Bay Area’s late underrated classic, with a shiny 1° side de culminating in the open open-air melody of Too Far and the RnB power of Holy Molly, while the 2° side, opened by a psycho Spaghetti SpaghettiWestern tale (Joseph’Coat) , is closed by that who is, easily, the best jam of all acid acid-rock epoch: Edward, a true classic an and maybe the first really jazz-rock rock groove: thigh, fast and keyboard driven. Too easy to say acid jazz… ■
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PAGANESIMI ELETTRICI
Malcolm Rebennack è un prodotto del sincretismo culturale di New Orleans, in bilico tra jazz, dixieland, swamp blues ma anche i giri boogie di Fats Domino e Professor Longhair. Autore di diversi brani piuttosto noti in zona già dalla fine degli anni ’50, emigra migra in California verso la metà del decennio successivo, sull’onda delle estati lisergiche della costa pacifica. A Los Angeles si trasforma nel suo alter-ego alter artistico, Dr. John “the Night Tripper” Creaux, rubando il nome a un leggendario santone voodoo ottocentesco. Un vero e proprio personaggio teatrale, con vestiti sgargianti e copricapi improbabili: Malcom Rabennack scompare ufficialmente. Sempre in California, mentre si guadagna una reputazione come session-man, session raccoglie un ensamble jazz-blues blues sotto la protezione del produttore e concittadino Harold Battiste. Amalgamando la sua estrazione subtropicale con le matrici e la produzione tardotardo psichedeliche, perviene un disco d’esordio, “Gris-Gris”, Gris”, impostato su brani liberi da ogni struttura e pieni fantasia. fanta Muovendosi come un contrabbandiere tra i “bayou” del Sud e le suggestioni del Golfo dei Caraibi, Dr. John distilla una forma musicale ibrida e indefinibile, creola di carnagione e cajun di cultura. I riferimenti principali sono il Mardi Gras e il Voodoo Voo da una parte e l’antico blues rurale dall’altra, sovrastati da sfolgoranti riflessi psichedelici e da un appeal musicale che ha la leggerezza e l’imprevedibilità del jazz. Dr. John conduce un gruppo eterogeneo che allinea chitarre acustiche, mandolini, fiati ipnotici e le sue multiformi ma discrete tastiere. L’album è una delle grandi opere “magiche” di fine anni ’60, intrisa di spiritualità e devota a rituali arcani; tutte le canzoni sono evocazioni ben più complesse, tanto >>
Sotto il mantello del Principe Viaggiatore, giunsero a Deorham grazie al lato A del secondo LP, Omonimo, aperto da Blankman Cries Again, vertice della loro opera, nonché prima canzone vera, che mette ordine nell’intrico d’edera velenosa che fu il primo album um (Sea Shanties), dominato, o addirittura tiranneggiato, da Death Warmed Up, grande danza macabra circolare, di cui Blankam è un’evoluzione più solare e rifinita: dove prima era tetra crudeltà strumentale, ora si aprono arrangiamenti e spazi di spettacolare spettacolare vastità e limpidezza. Del resto, sui campi un tempo fortificati, anche la violenza dello scontro era scemata e mentre i Britanni fuggivano in rotta, dispersi per le campagne sanguinolente, Tony travestiva una semplice ballata folk da panzer hard rock tonante; nante; poi già alla fine della seconda strofa, prima della rivelazione del Sacerdote della Dualità, le parole se ne vanno e Simon attacca una sarabanda irresistibile che è quanto di meglio ci si possa aspettare dalla psichedelia pesante di fine ’60: il suono suono sale a spirali sempre più strette e invita sul proscenio la chitarra e tutta la sezione ritmica. Il brano decolla e si leva sui vincitori e sui vinti, osservandoli dall’alto e preparando il sentiero che qualche anno dopo percorrerà Argus, Guerriero dei Wishbone Ash. La guerra è finita e il momento chiama alla redenzione e alla purificazione. Fu il Principe Viaggiatore a condurre i due Viandanti attraverso le terre di Re Coinmail, il cui corpo ora giaceva tra i corvi e la cui città, Gloucester, tremava all’arrivo all’arrivo della furia sassone. Nel borgo, dell’antica basilica voluta da Nerva rimanevano pietre atterrate, ma il Principe spronò il cavallo verso un luogo già sacro agli Antenati e dove presto Re Osric, con il benestare di Ethelred di Mercia, avrebbe posato to le fondamenta dell’Abbazia di San Pietro, primo saldo baluardo cristiano contro il paganesimo dilagante nell’Inghilterra del sud. Sotto le volte grigie e gelate, nel barlume sacrale di una fede che rinasce, Simon e Tony si
levarono i pesanti mantelli da Nazgul. E’ il momento della profezia e dell’introspezione. Così, dopo un’introduzione spigolosa e d’aspirazione jazz, ecco che prorompe un tappeto di Organo Alto, lo sfondo agli accordi misteriosi della Gibson e alla composta e monotona liturgia del violino. no. The Joke è la cerimonia a tinte progressive che sta nel cuore dell’album e che rivela un’arcana saggezza da Eremita dei tarocchi. Solo alla fine la melodia si apre; è come rivedere la luce forte all’uscita dalla bassa navata romanica che odora di pietra: a: oltrepassata la porta dell’abbazia, intagliata e pesante nella quercia, Simon ricama una danza gentile per le ragazze spaventate del villaggio. E’ una rinascita, dopo la paura della guerra, il terrore di una sconfitta; si apre una nuova era. Danzando.
I tre pellegrini si lasciarono Gloucester alle spalle in una giornata remota del VII secolo dopo Cristo. Il principe viaggiatore che indossava le piume della Gazza, volteggiava in un mantello verdastro due passi avanti a loro, segnando la strada. Ai musicisti, cisti, appena stanchi, mancava ancora la seconda facciata di un LP che sarebbe stato secondo ed ultimo. La misero assieme in viaggio e non fu facile. Sferzati dalla pioggia e dal vento di fine inverno, nacque un lungo brano in forma di rigida suite ABAB, con c due lunghe parti strumentali e due cantate; era una musica carica di pensieri, sferzata dal ricordo e da una lieve malinconia. Rimpianto. Il tempo delle danze scalmanate di Futilist's Lament era in realtà scomparso sotto un fittizio muro Heavy. Allora incomprensione, ncomprensione, sguardi abbassati, uomini chini nascosti nel vuoto; Saneonymous è una jam che presente la fine, vive su un presagio sottile, come una vecchia nave scricchiolante che si spiaggia alla marea. Il gruppo, che tra i flutti aveva trovato nome e ispirazione, pirazione, non vedrà mai il mare, né la gloria. Alle porte di Londra, mentre i sovrani dell’Essex si convertivano alla Nuova >>
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Scrive Hunter S. Thompson in Fear and Loathing in Las Vegas: << C’era follia in ogni direzione, a ogni ora. Potevi sprizzare scintille dovunque. C’era una fantastica universale impressione che qualunque cosa si facesse fosse giusta, che si stesse vincendo... E quella credo era la nostra ragione d’essere, quel senso di inevitabile vittoria contro le forze del Vecchio e del Male. Vittoria non in senso militare o violento: non ne avevamo bisogno. La nostra energia avrebbe semplicemente prevalso. Non c c’era lotta tra la nostra parte e la loro. Avevamo tutto l’abbrivo noi; stavamo cavalcando un’onda altissima e meravigliosa... Ora meno di cinque anni dopo, potevi andare su una qualsiasi collina di Las Vegas e guardare verso ovest, e con gli occhi adatti potevi otevi quasi vedere il segno dell’alta marea, quel punto in cui l’onda, alla fine, si è spezzata per tornare indietro.>> (Continua…) (Continua…)■
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Royal Trux – Twin Infinitives 1990 Black-o-Meter: Meter:
UNCLE L LESTER WOULD LOVE IT!
IMMAGINI Crosby, Stills & Nash – Crosby, Stills & Nash (1969) Buffalo Springfield - Buffalo Springfield Again (1967) Steppenwolf – Monster (1969) Neil Young - Tonight's the Night (1975) The Byrds - Sweetheart of the Rodeo (1968) Terry Gilliam – Paura e delirio a Las Vegas (locandina) 6
Jon Spencer Blues Explosion – Extra Width 1993
musicalmente quanto culturalmente, delle messe nere di Coven o Black Widow. La scrittura di Dr. John ha ora la libertà e gli accenti di Van Morrison, ora l’ecletticità degli arrangiamenti di un futuro Tom Waits; senza dimenticare la lezione horror di Screamin’ Screamin’ Jay Hawkins. Fondamentale è la parte “corale” delle canzoni, in costante contrappunto con la voce solista del leader: un call & reponse da coro gospel di un tempo dimenticato. Tutto ha fortissime radici rurali e si porta appresso il caldo umido di un’estate estate in Louisiana. “Gris-Gris “Gris Gris Gumbo Ya Ya” è un’ ouverture necessaria alla presentazione del NighTripper, tremolante per il riff blues di mandolino e striata da una tromba sbilenca: “Mi chiamano l’uomo del Gris-Gris, Gris Gris, ho il rimedio per curare ogni tuo male”: male”: il Dottore della Notte è tra noi, comparso in una nuvola di vapori sulfurei. Con “Danse Kalinda Ba Doom” atterriamo in terre di America Latina, con riflessi di folklore messicano, addirittura andino; una rivisitazione sintetica di balli e canti tribali tribali di secolare tradizione. Il soul caraibico di “Mama Roux” è un interpretato da un Van Morrison esoterico e notturno, mentre “Croker Courtbullion” è un voodoo-jazz voodoo jazz di gran classe, condotto da tastiere che spaziano dal timbro flautato dell’incipit fino a imprevedibili imprevedibili intermezzi classicheggianti di clavicembalo. Pochissimi autori, nel 1968, si erano tanto addentrati ad esplorare la parte più buia della notte come Dr. John; forse solo Jim Morrison (“End of the Night”, tra le altre) e Lou Reed, mentre Iggy Pop Pop e i suoi Stooges sarebbero presto pervenuti al loro supremo maleficio con “We Will Fall” (“Stooges”, 1969). “Danse Fambeaux” e “Jump Sturdy” indagano gli antri di blues e Rn’B in chiave prima tetra poi quasi scherzosa. Per finire, Dr. John sfoglia ancora il suo nero formulario con “I Walk On Guilded Splinters”, che chiude idealmente il cerchio con la traccia d’apertura; 7 minuti spaziosi ed esplorativi, dilatati; il solito mantra ripetibile ad libitum: veleno, assassinio, presagio: I roll out my coffin/Drink coffin/Drink poison in my chalice; Dr. John, Il Grande Zombie come lui stesso si definisce, elabora un sogno catatonico di morte apparente; le ultime frasi discendenti di clarino sono la trovata musicale migliore di tutto l’album. Il disco fu distribuito dalla Atco o all’inizio del 1968; in periodo di solare pacifismo hippy, l’esoterismo nero di Dr. John ebbe la peggio: l’album non centrò la charts e passò quasi inosservato. In realtà questo era l’album che Graham Bond e Arthur Brown in Inghilterra cercheranno per anni anni di incidere; un
lavoro che allunga le sue ombre fino a territori insospettabili come Incredible String Band o i primi LP dei Funkadelic; che si insinua lontano nello spazio e nel tempo: dai Gun Club di Jeffrey Lee Pierce ai Bad Seeds di Nick Cave, fino alle tmosfere spaziali degli Spiritualized e a certo blues jazzato stile Erykah Badu. Un ascolto consigliato tanto ai devoti adepti delle arti oscure, quanto ai più smaliziati amanti di ogni tipo di black-music music in cerca di qualcosa di diverso. Malcolm Rebennack is a product of New Orleans’ cultural syncretism, in the balance between jazz and Dixieland, between swamp blues and Fats Domino’s boogie. Author of several songs rather known in the area, in mid ’60 he emigrates to California, following the long wave of lysergic summer on the Pacific Coast. In L.A. he turns into Dr. John “the Night Tripper” Creaux , his artistic “alter ego”, stealing the name from an ancient voodoo wizard. Mixing his sub-tropical tropical extraction with the late psychedelic production’s matrix, he reach a debut album, “Gris Gris”, based on song structure-less less and full of fantasy. Moving like a smuggler among southern bayous and Caribbean Gulf’s suggestions, Dr. John distils a musical form hybrid and indefinable, Cajun in culture and creole le in skin. The principal references are “le Mardi Gras” and the Voodoo on one hand, the ancient country blues on the other, all dominated by blazing psychedelic reflections and by a musical appeal which has jazz agility. Dr. John conducts an extravagant ensemble who line up acoustic guitar, mandolin, hypnotic reeds and his discreet and multiform keyboards. The album is one of the greatest Magic Works of late sixty, drenched with spirituality and devoted to arcane rituals. Every songs is an evocation the more ore complex, both musically and culturally, than Coven’s or Black Widow’s Black Masses. Dr. John’s poetry has now the freedom and the accents of Van Morrison, now the arrangement’s eclecticism of the future Tom Waits; without forget the horror lesson of Screamin’ reamin’ Jay Hawkins “Gris-Gris Gris Gumbo Ya Ya” is the necessary ouverture for the introduction of “The Night Tripper” , trembling for the blues-riff riff and striped by a croocked trumpet. With “Danse Kalinda Ba Doom” we land in Latin America country, with glares es of Mexican folk, while “Mama Roux” is sung by a nightly Van Morrison and “Croker Courtbullion” is high-class class voodoo jazz. To finish, Dr. John leafs still through his black formulary with “I Walk On Guilded Splinters”, ideally related with open track: 7 minutes spacious and exploratory, dilated; the same mantra, repeatable ad libitum: poison, murder, omen: “I roll out my coffin/Drink poison in my chalice”. Dr. John, “le Grand Zombie”, elaborates a dark nightmare of catalepsy; the last descending phrases of clarion are the best musical invention in the album. The record was distributed by Atco in early 1968: in that period of sunny hippy pacifism, Dr. John’s black esotericism got the worst of it: the album never hit the charts. But actually, this was the work that Graham Bond and Arthur Brown will try to cut for years; a work that extends his shadow until unexpected territories like Incredible String Bnad or Funkadelic; that creep away in time to Jeffrey Lee’s Gun Club, or Nick Cave’s Bad Seeds or Jon Spencer’s cer’s Blues explosion, until Spiritualized’s space atmospheres. ■
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Neil Young - Rust Never Sleep pt. pt.2
Trashers - Quel che resta delle illusioni E’ raro che una sola canzone riesca a riassumere lo spirito di un’epoca, cogliendone in sintesi le immagini e le idee portanti, i fallimenti o le false profezie; rivolgendo allo stesso tempo uno sguardo disincantato ma sorridente e non retorico a chi si er era smarrito cercando qualcosa che gli era stato promesso. Uno zeitgeist rievocato senza rancori, dopo avere smaltito la rabbia e assimilata la sbornia di eccessi, come succede l’autunno dopo l’esame di maturità, o quando si firma il primo contratto di lavor lavoro, dopo una festa di laurea con i compagni di un tempo. Come la fine degli amori e delle passioni di una sola estate, prima del monsone che porta la pioggia. Neil Young esplora questi territori in “Trashers”, epitaffio al decennio che si concludeva. Una canzone di nostalgie e rimpianti metabolizzati, che lasciano un sorriso triste sul volto di chi è rimasto, anzi di chi non si è fermato e ha deciso di continuare il viaggio. Si era partiti tutti assieme, alla fine dei ’60, “nascosti dietro ai covo covoni di fieno”, seminando alla luna e dando tutto per “qualcosa di nuovo” ( (They were hiding behind hay 4
bales, They were planting in the full moon / They had given all they had for something new), new in uno sfondo pastorale da percorrere a piedi scalzi, cercando di trovare la propria “ora di sole”. Eppure, a posteriori, appare facile scorgere che il “mostro” non è al di fuori (come cantavano gli Steppenwolf nel bellissimo Monster, Monster 1969) ma era già dentro al “campo”: l’immagine delle trebbiatrici, che falciano gli uomini e i loro ideali è forte e concreta. La strada della droga, del sesso libero, della rivoluzione culturale si era arenata e inaridita, non era sopravvissuta alla fatua estate californiana; dopo il ’67 sarà piuttosto il momento della lotta, anche violenta; viol per provare con la forza a cambiare un mondo statico ma estremamente solido. I primi anni ’70, visti adesso, rappresentano la più scottante sconfitta di chi avrebbe voluto rimanere per sempre giovane, costruendo una società migliore. Fu indubbiamente un fantastico fallimento. In tanti rimasero sul campo, in tanti i dispersi (I ( searched out my companions, Who were lost in crystal canyons /When the aimless blade of science Slashed the pearly gates). ). Difficile azzardare un elenco dei personaggi in questione: sicuramente i vecchi amici Crosby, Nash, Stills, ma inevitabilmente anche Danny Whitten, primo carismatico chitarrista dei Crazy Horse, morto nel novembre 1972 per overdose; e
Bruce Berry, roadie di Young e deceduto anch’esso qualche mese più tardi a causa dell’eroina. A questi “lost” il cantautore aveva già dedicato il funereo Tonight's the Night, , registrato nel 1973 e pubblicato due anni dopo; ma in Rust never sleep il tempo ha agito sedimentando la serena rassegnazione e la matura consapevolezza che sostengono “Trashers”. Ognuno ha una sua lista di dispersi nel canyon di cristallo, la musica rock ha allineato una lunga fila di bare dietro di sé: They were lost in rock formations / Or became park bench mutations /On the sidewalks and in the stations /They were waiting, waiting waiting. Non tutti compresero che forse addirittura ad Altamont, nel lontano 1969, le cose cominciarono a precipitare: quando Meredith Hunter fu ucciso tra il pubblico del concerto, Woodstoock, il grande raduno che 4 mesi prima aveva promesso la redenzione per una nuova società, sembrava appartenere ad un’epoca antidiluviana. C’è del vero quando Lester Bangs nel film di Cameron Crowe “ “Almost Famous” sostiene che 1973 il rock è ormai morto orto e sepolto. L’età dell’innocenza, l’adolescenza di una generazione sono scomparse, lasciando il posto al marketing nascente e alla divinità del profitto. Il tempo non fa sconti, a tutti noi, come ai presunti miti della musica e dello spettacolo. Perfino i vecchi hippy di San Francisco sono nascosti nelle comuni di campagna, lontani dalla città e dalle sue luci; i Greatful Dead e i Byrds sono addirittura patrioti del Country stile Nashville.
Ma allora cosa fare? Non resta che continuare a camminare, “spendendo “spe tutto in benzina” e lasciandosi dietro quello che ormai è un peso inutile. Dove c’era “l’ansa del fiume” ora c’è “una curva d’autostrada”, forse quella stessa che Jim Morrison percorreva come “cavalcando un serpente” (Ride Ride the snake, ride the snake) : proprio lui, uno dei pochi che aveva ben capito dove terminava la strada. Ma è vietato fermarsi al “motel dei compagni perduti”: questa è forse l’immagine più vivida che il testo di Young ci propone, vissuta con nostalgia, forse anche con un po’ d’invidia ia di chi ha avuta follia o coerenza di vivere il sogno fino alla fine, di chi ha fissato le trebbiatrici in faccia fino all’ultimo momento. Possiamo visitarlo noi però, è ospitato nel bellissimo sito di Drive Magazine, all’indirizzo http://www.drivemagazine.net/hbho.ht ml dove in modo assai elegante sono ricordati tutti i martiri all’altare del rock e della sua religione infantile. Un altro “solco” è tirato nel campo del tempo; un altro anno passa. Un U altro ancora. Chi non muore, cresce, chi cresce, matura, e prima o poi trova una ragione per darsi pace. Tutti noi abbiamo amici persi senza sapere perché; abbiamo un età, un giorno, un solo momento che volevamo infinito, che invece non tornerà più. Trashers, , e per esteso tutto Rust Never sleep, sono un compendio ragionato su una civiltà e il suo prematuro tramonto. E nello stesso tempo la cronaca di una nuova nascita. Ancora una chitarra, ancora il suono di un’armonica; presto, bisogna ripartire! >>
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UNCLE LESTER WOULD LOVE IT!
sentire. Tanto che a volte viene voglia di dirglielo “Ehi, ok! Ho capito, basta adesso, rilassati!”. Ma lui non si rilassava mai eppure fu tra i pochissimi attori del carrozzone arrozzone sgangherato di metà ’70 ad avere la lucidità di capire che razza di vita fosse quella, e quanto di marcio ci si portava dietro ogni giorno. Jagger, Gilmour, Waters, Page magari ci guadagnavano, Marc Bolan ci credeva, i Roxy Music erano troppo intellettualmente distanti per porsi problemi. Hunter ci guadagnò poco e smise di crederci dopo il 19° esaurimento nervoso. Lo mise anche per iscritto, una roba assurda per un rocker in tour: solitamente si era troppo occupati a sfasciare alberghi, erghi, fottere le fidanzate degli amici o infilare pesci un po’ ovunque. Fu un frontman perennemente sull’orlo della crisi, tra schizofrenia e decadenza che The nessuno cantò come lui.■ lui.
Black Keys – Thickfreakness 2003 Blues-Rock
Song to (re)discover: Chi si ricorda di Ian Hunter?
Dimenticatevi Robert Plant, dimenticatevi Jagger o Lennon, dimenticate Bowie e i suoi costumi; dimenticate anche di Syd Barret o Daevid Allen. Perché la rockstar definitiva degli anni ’70 f fu Ian Hunter. Proprio lui, il più anziano di tutta quella generazione, con una cascata di boccoli biondi, foulards variopinti e svolazzanti, eterni occhiali neri addosso. Questo Dylan metropolitano e logorroico, prestato al metal, che scriveva canzoni di incerto ncerto simbolismo raccontando addirittura più di quanto l’ascoltatore volesse realmente
Forget Robert Plant, forget Jagger and Lennon, forget Bowie and his morals, forget even Syd Barret or Daevid Allen. Because the definitive rock star of the '70s was Ian Hunter. He, the oldest of all that generation, with a cascade of blond curls, fluttering colorful scarves, eternal blacks sunglasses. This metropolitan and loquacious Dylan, given to the Metal, which wrote songs of uncertain symbolism telling even more of what the listener really want to hear. So much so that sometimes you have to tell him "Hey, OK! I get it Now calm down!". But he never calm down, yet he was wa one of the few in the mid-70's 70's rickety bandwagon to have the clarity to understand what kind of life that was, and how rotten you are carrying on every day. Jagger, Gilmour, Waters, Page maybe they earned, Marc Bolan he believes on it, Roxy Music were to too intellectually distant to pose problems. Hunter earned a little and stopped believing after the 19 th nervous breakdown. He also put in writing, an absurd thing for a rocker on tour: usually they was too busy smashing hotel, fuck their friends girlfriends girlfriend or put fishes everywhere. It was a frontman on the verge of crisis, between schizophrenia and decadence that no one sang like him.■ him.
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N3 September - 2011
Il Rock secondo Charlie Gillett I suoni della città sono brutali ed oppressivi ed investono chiunque ne percorra le strade. Molti dei suoi abitanti, costretti dal lavoro a vivere nelle aree urbane, misurano la propria libertà in funzione delle possibilità che hanno di allontanarsene. Verso la meta degli anni '50, in ogni città del mondo, , i giovani affermarono la loro liberta, ispirati e rassicurati dal ritmo del rock'n'roll. ll rock'n'roll e stato forse la prima forma di cultura popolare a celebrare senza riserve caratteristiche delta vita metropolitana che erano state duramente criticate. criticate. Nel rock'n'roll i ripetitivi e stridenti suoni urbani vengono riprodotti come melodia e ritmo. Charlie Gillett
- The Sound of the City Vol. 1
The city's sounds are brutal and oppressive, imposing themselves on anyone who comes into its streets. Many of its residents, committed by their jobs to live in the city, measure their freedom by the frequency and accessibility of departures from it. Rut during the mid-fifties, mid fifties, in virtually every urban civilization in the world, adolescents staked out their freedom freedom in the cities, inspired and reassured by the rock and roll beat. Rock and roll was perhaps the first form of popular culture to celebrate without reservation characteristics of city life that had been among the most criticized. In rock and roll, the strident, st repetitive sounds of city life were, in effect reproduced as melody end rhythm. Charlie Gillett of Rock & Roll
- The Sound of the City: The Rise ■
GET STONED! HippyMan!
Yes – Progressist for right wing
Down by border between elegance and vanity, between art rock and artificiality, the Yes built solid foundation for both progressive and certain mid ’70 jazz-rock. jazz A music for brain and neurons, not for sexual revolution or primitive instincts. Built around sparkling Squire‘s bass line and Wakeman‘s liquid keyboards, their songs about lost world and magic kingdoms of heaven have some sinister, but only conceptual, links with Right thought: total control over chaos, sharp melodic lines, distant impassive voice. e. A seemingly unbridgeable distance with the world “On the Road”. A music for Right-wing? wing? Actually, not; but for sure a really cold music, but always technically perfect, for rational people. Apollonian way of Rock. ■
Paganesimi Elettrici
La Maschera della Divinità Danzante
Si dice che la croce cristiana avesse lasciato la Britannia a bordo delle galee del sedicente Imperatore Costantino III, poi detto l’Usurpatore, che sguarnì il Vallo di Adriano caricando uomini, donne e animali sulle navi per approdare sul continente dove il rivale, Onorio, asceso al massimo soglio d’Occidente, cercava di amministrare quel che rimaneva di un Impero. Dopo alterne vicende che videro i due Imperatori prima acerrimi rivali, poi addirittura alleati per far fronte alla pressione dei Barbari, Costantino tantino si ritrovò assediato ad Arles da orde nemiche di cui nemmeno conosceva la stirpe; con le guarnigioni di Onorio disperse per i boschi della Gallia, l’Usurpatore si vide rinnegato anche dagli ultimi fedelissimi. Cercò di sfuggire alla cattura prendendo do i voti e spaccandosi per sacerdote cristiano. Non bastò. Solo la sua testa fu recapitata a Ravenna nella tarda estate del 411 d.C.
Nel frattempo, mentre già fiorivano le leggende sull’Ultimo Sovrano Cristiano d’Oltremanica, la Britannia, totalmente sguarnita sgua e indifesa, si abbandonò alla decadenza più sfrenata. Il Principe Viaggiatore aveva assistito alla partenza della flotta dall’alto delle scogliere chiare del sud; osservò le navi levarsi sulle onde come un enorme stormo di laridi migratori. Quando si volse verso l’entroterra vide folle a cui ancora non sembrava vero il poter di nuovo erigere altari nei boschi e venerare divinità antiche e dimenticate, poter festeggiare solstizi ed equinozi al posto di Natali ed Epifanie. Spronò il suo cavallo verso una un grande tenuta di campagna che possedeva nel Sussex del sud, mentre attorno a lui gli Dei della Festa e del Vino, dell’Amore Carnale e del Banchetto scendevano dagli affreschi delle ville romane e camminavano già tra il popolo euforico. Il Principe arrivò in vista del lungo viale di aceri quando il cielo notturno ancora era rischiarato dai bagliori distanti del grande incendio che stava divorando Londra. Era estate inoltrata ma le ceneri che si levavano dal Tamigi si depositavano leggere come la neve sui campi c verdi. La grande tenuta di caccia sembrava dormire aspettando il suo padrone. Le quattro grandi colonne ai lati della porta principale erano nascoste da un’edera spiraliforme e lucente, mentre il comparto delle stalle, sulla destra del grande parco, appariva impolverato e mortificato dai nidi pesanti dei corvi. Di fronte, dalla parte opposta del giardino, appena oltre la fontana e i giochi d’acqua, il grande portico semicircolare era appena impolverato
ma ancora risplendente degli affreschi che ne decoravano dec le volte. Il Principe, già entrato nell’atrio, scostò le tende dei veroni così come si apre un sipario. La luce del sole, filtrata dalla cenere illuminò la scalinata e il lampadario di vetro, i pesanti arazzi e i tappeti colorati riportati dai viaggi viag verso est. La servitù impiegò poco a risvegliarsi dal suo letargo e ben presto tutta la tenuta riluceva di fiaccole e falò; l’acqua della fontana tornava a zampillare e si sarebbe detto che addirittura gli alberi stessero rifiorendo pur così fuori stagione. stagi Era l’inizio di una festa che sarebbe durata fino al sorgere di un nuovo regno, mentre già i primi sfollati della capitale incendiata varcavano la cancellata di ferro aperta sul viale. Tra loro marinai, mercanti e prostitute, ma anche giovani scrittor scrittori, attori di strada e musicisti. In fuga da una città devastata, trovarono danze sfrenate e protezione sotto i portici del Principe Viaggiatore. Tra di loro anche Roger Wootton e Glenn Goring, due giovani chitarristi accompagnati da uno strambo complesso che he comprendeva un flautista prestato all’oboe di nome Michael Rose e un violinista che prediligeva la viola, Colin Pearson. Con loro Crhis, un manager scanzonato e John, poeta ventiseienne. Il Principe Viaggiatore li scrutava attentamente mentre i ragazzi erano ancora a bocca aperta e naso all’insù, estasiati dagli affreschi nel grande portico. Camminavano lenti, senza pensare a dove mettevano i piedi, osservando il ciclo di Arianna a Nasso, le sue nozze con Dioniso, i cortei delle Baccanti fino al suicidio della sfortunata eroina.
Al quinto giorno ininterrotto di festa , Il Principe chiese finalmente a Roger e Glenn di suonare qualcosa per gli ospiti. Il palco fu approntato al centro del giardino, tra le stalle e l’emiciclo, circondato da fiaccole che rinforzavano rzavano gli ultimi raggi della sera. Mentre il gruppo accordava le chitarre e i tabla, le ragazze candide giocavano ancora nella fontana e correvano tra i tavoli e le poltrone damascate, bagnando i notabili con i vestiti svolazzanti che attiravano gli sguardi rdi degli ospiti. Ad un cenno del Principe, scese il silenzio tra la folla e il ronzio della viola di Colin alla ricerca del “la” riempì le campagne. (continua…)
STONES CLOSET!!
You better like it baby…
The Rolling Stones 1971-03-13 - Leeds University Live in Leeds Sister Morphine Production
Not complete set but very clear sound for a monster performance: decadents, self-destructions, destructions, Richard’s riffage, Taylor’s liquid and sublime lead and, last but not least, Nicky Hopkins on piano. There’s everything you want. 01. Dead flowers 02. Stray cat blues 03. Love in vain 04. Midnight rambler 05. Bitch 06. Introduction 07. Honky tonk women 08. Satisfaction 09. Little Queenie 10. Brown sugar 11. Street fighting man 12. Dead flowers ( studio outtake )
MONOGRAFIA: : Third World War I Predicatori della Violenza Perduta Terry Stamp & Jim Avery, guerriglieri proletari contro il Sistema
Con due album all’inizio degli anni ’70, i Third World War si dimostrarono i più violenti agitatori politici del rock e la prima conscia incarnazione degli ideali radicali di punk e hardcore. Fondendo la cruda satira sociale dei Fugs, la carica elettrica e sovversiva degli Stones e suonando un ruvidissimo mo garage, coniarono una poetica affascinate ma profonda, troppo presto sommersa dall’ottusità del Mainstream.
1.TERRENO FERTILE La fine degli anni ’60 trova la scena londinese impegnata a rielaborare le tante suggestioni sociali e musicali piombate dalla West-Coast. Coast. Pur se gruppi di superstar come Beatles, Stones, Who si gettano nella mischia, le cose più interessanti spuntano da un underground ricco di personalità intriganti: Syd Barret, mentore cosmico dei primi Pink Floyd, John “Twink” Adler, freak da antologia, batterista di professione, e soprattutto Mick Farren, militante a capo della comune Social Deviants e futuro leader della band omonima che con Ptooff! (1967) inaugurò la contro contro-cultura britannica. All’epoca Terry Stamp è uno che fatica ad arrivare alla fine del mese, fa il camionista ma ha un passato da bassista con i Mike Rabin and the Demons, un complesso beat di terza fascia con cui aveva battuto i locali dell’interland tra il 1963 e il 1967, fino alla chisura del Wi Wimbledom Palais, il locale di riferimento del gruppo. Terry però non abbandona del tutto
il “Sogno del Rock” e una sua canzone, Tobacco Ash Sunday, viene pubblicata come singolo nel 1968 dagli Harsh Reality: non fu un successo ma tanto bastò per attirare l’attenzione attenzione di John Fenton, menager e produttore di un gruppo di musicisti e cantautori noto come Writers Workshop. Sarà Fenton a presentare a Stamp il bassista Jim Avery, già in tour con i Thunderclaps Newman’s, un gruppo sponsorizzato da Pete Townsend e titolare della hit Something in the Air (su Hollywood Dream, 1969). Nel frattempo però la scena rock è profondamente cambiata: al pop di Beatles, Herman’s Heremits, Manfred Mann si è sostituito il plotone psichedelico, poi i primi bagliori del progressive e del bluesrock, infine il 1969 fu l’anno del prepotente successo dei Led Zeppelin e dell’hard.
2. THIRD WORLD WAR
Too many people are their heads to themselves. We'll be Third World war. We'll
hanging around with the ground, wasting hearing more of the hear, and then see.
Geoffrey Cannon, Guardian 16th October 1970
La Sinergia tra Avery e Stamp, ora passato alla chitarra ritmica, è eccezionale. I due riescono a scrivere musica, condensare idee e stendere testi con una facilità strabiliante. Il primo demo de è un pezzo dal titolo Holy Roller. Tanto basta a Fenton per produrre le sessions del nuovo gruppo, battezzato dallo stesso produttore Third World War: nessun riferimento profetico, la terza guerra mondiale si sta già combattendo: è quella tra ricchi e poveri, p tra le classi dell’alta-borghesia dell’alta e le
masse proletarie. Con queste premesse la band entra in studio per incidere il primo LP: Terry Stamp è leader, cantante e chitarrista, Jim Avery la sua spalla al basso; poi Mick Liber alla chitarra solista e il batterista Fred Smith; Tony Ashton, già titolare del trio pop-rock rock Ashton, Gardner & Dyke, aggiunge il suo piano honky-tonk, honky mentre Bobby Keyes, sassofonista dei Rolling Stones, suona in Shepherds Bush Cowboy e Working Class Man. Produce John Fenton agli Island Studios, e in effetti il mixing ricorda vagamente quanto stava facendo Guy Hamilton coi primi Free e Mott the Hoople, anch’essi artisti Island. Una produzione abbastanza curata che punta tutto sulla sfrontatezza e sulla abrasività del sound; i musicisti music stanno al gioco: Stamp conduce le danze con una “chopper guitar” (così nelle note di copertina) percussiva e metallica, fatta di carta vetrata al pari della sua voce sabbiosa e impastata, qualcosa tra i Pink Fairies di What a Bunch of Sweeties, il primo mo Lemmy e Joe Strummer. Dal canto suo, il basso di Avery è sempre in primo piano e propelle riff su riff, profondi ed elementari come il miglior Mel Shaker coi Grand Funk. Mick Liber, colora, rifinisce e divaga in meraviglioso isolamento. E’ una musica che ch perde tutte le bizzarrie freak di Deviants e Hawkwind in favore di una linearità essenziale, addirittura spartana, tutta al servizio del Messaggio Sociale di Stamp. Perché sono i testi il vero motore dell’azione, ben più che la musica. Declamati con pensosa pens ribellione e una punta di pragmatica disillusione, riannodano il filo con l’agitazione urbana degli MC5. Stamp è però di gran lunga il più diretto movimentatore politico del rock, libero dai moralismi da Greenwich Village dei primi ’60, “politycally scorrect” orrect” e a suo modo fazioso ma appassionato. Nessuna utopia, solo la consapevolezza della lotta necessaria. Forse solo Roky Erickson avrebbe potuto essere così esplicito se la marijuana e i
13th Floor Elevators fritto il cervello.
non
gli
avessero
Ascension ion Day, combattiva opener dell’album, garage rock di prima qualità, mette in chiaro le cose: “Waiting on the roof tops Looking for a sign Pull your hand-grenade pin And i'll pull mine And don't you know i feel proud Just to shake your hand Don't you know i feel proud Just to make a stand when the old man dies On ascension day when we rise Now when we rise Power to the people When we rise Power to the poor When we rise Power to the workers When we rise Power to us all”
In una miscela di Marxismo periferico, periferico Lotta Continua e Democrazia Proletaria, Stamp lancia la sua intransigente proposta di epurazione sociale. La sua scrittura sarà l’equivalente in musica dei volantini di reclutamento delle Brigate Rosse, quindi a tratti fin troppo estrema per essere presa veramente sul serio dal pubblico. Discutibile, ma sempre sincera e appassionata al contrario di tante inutili crociate propagandistiche da superstar in Limousine. L’inno del lato A sono gli otto minuti di M.I.5's Alive, pervasi da un riff alla Keith Richards rds e dai tormentati wha-wha wha di Liber; Stamp la butta direttamente in politica: "Let's free the working class We're tired of licking the government's arse We're tired of kissing the Monarch's arse” Lasciate libera la classe operaia Siamo stanchi di leccare e il culo del governo Siamo stanchi di baciare il culo della monarchia
Il pezzo poi degenera in una jam blues scalcagnata, troppo in 4/4 per essere Captain Beefheart ma con lo stesso piglio anarchico. (continua…)
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Lions – No Generation C&P – 2007 Hard Rock
IN SEARCH OF TRUE BLACK COVER ART… Because Real Rock loves Real black…
Magnetic Fields - The Charm Of The Highway Strip Black-o-Meter:
Song to (re)discover: Parliament – Come In Out Of The Rain
Nel 1970 il clan di George Clinton era uno dei più creativi ed estremi complessi Rock d’AmeriKa: Free Form Rock, ideologie politico-sessuali annebbiate e colorate da caleidoscopi di LSD, ritmiche funky, voci soul, chitarre Hard Rock, Hazel & Worrell in definitivo stato di grazia. gra Potevano permettersi di esibirsi e registrare con 2 nomi diversi nel più totale e irreparabile caso di schizofrenia nella musica leggera dell’epoca. Tra 1970 e ‘71 furono i Parliament a pubblicare un LP, Osmium, e una manciata di singoli tra cui questa quest Come In Out Of The Rain, ballata rock nel solco della Hey Joe di Hendrix. Brano assolato, caldissimo, che sa di Venice Beach come nessun’altra canzone uscita da Detroit. Hazel controlla il pedale e ci ricama sopra in modo superbo, si libra in volo planato o e liquido, pulito: un gabbiano al tramonto d’estate sul pacifico. Il testo combattivo e in puro stile ’68 pare uscito dalla San Francisco più sovversiva. Come una canzone di Volunteers con Hendrix al posto di Kaukonen. Bellissima. In 1970 the clan of George Clinton was one of the most creative and extreme rock band in Amerika: Free Form Rock, political and sexual ideologies blurred and colored by LSD kaleidoscope, funky rhythms, soul voice, Hard Rock guitars, Hazel & Worrell in permanent state of grace. grace They could afford to perform and cut with 2 different names in the most total and irreparable case of schizophrenia in pop music. Between 1970 and '71 were the Parliament to publish an LP, Osmium, and a handful of singles including this Come In Out Of The Th Rain, a rock ballad in the wake of Hendrix's Hey Joe. Song sunny, hot, who tastes of Venice Beach like no other song coming out of Detroit. Hazel controls the pedal superbly, soaring and gliding, liquid and clean: a seagull at sunset in the Pacific summer. summe The fighting lyrics, ‘68 style, seems out of the San Francisco's most subversive quarter. Like a Volunteers song with Hendrix instead of Kaukonen. Fantastic! ■ “War's my Golden Age I've been shipped from the cradle to the grave Put a gun in their hands Saying it's your duty to kill another man”
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N4 Oct ober - 2011
Musica per immagini - Roger Dean Artista a tutto tondo, Roger Dean (Ashford, Inghilterra, 1944) è sicuramente il designer che più ha legato il suo nome al periodo aureo del rock degli anni ’70, in particolar modo ai gruppi della corrente “progressive”. La sintonia dell’arte di Dean con questo genere specifico è totale: Dean predilige le grandi costruzioni paesaggistiche dominate della natura e dai suoi elementi, in particolare acqua e aria; alla base base del suo tratto c’è sempre una curva come primitiva geometrica da cui derivano innumerevoli declinazioni, capaci di piegarsi di volta in volta alle esigenze dei corpi e delle forme animali, così come all’edificazione di maestosi castelli rocciosi. Rara e quasi sempre sottodimensionata la figura dell’uomo, delle sue opere e delle sue costruzioni. La tavolozza di Dean è quanto mai varia: l’artista predilige i gradienti su tonalità fredde e “minerali”, in particolar modo l’azzurro e il verde. Il tratto è sempre semp impeccabile e la definizione delle forme immacolata. I soggetti preferiti da Dean derivano da un fantastico mondo immaginario di origine ”Tolkieniana” e a volte fumettistica, popolato da animali fantastici derivati ora dall’incrocio di specie esistenti, ora da pure invenzioni dell’autore. Il lettering tipico dell’autore è morbido ed etereo, derivato in ugual misura dall’art nouveau e dagli artisti psichedelici dall’art-nouveau americani degli anni ’60. Oltre che al disegno, Dean si è nel tempo occupato anche di architett architettura, cinematografia sperimentale e grafica computerizzata. ■
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Emerson, Lake and Palmer Pictures at an Exhibition
Listening to it now, it seems impossible that this elephantine LP was a success at the time. All the more prog worst, excessive, baroque, false rock is here. Redundant like every parvenu faux intellectual who fools with classical music, even having the presumption sumption to improve it, but being able to make almost ridiculous, copying slavishly some melodic line and constantly missing the run down of the Mussorgsky suite. Awkward silences and indecisive, aimless improvisations that float like a feather in the grip of the tornado, the real difference with the symphony, modern perhaps, such as Klaus Schulze, is profound and unbridgeable. Not satisfied, the three Musketeers of the Obvious launch into a dazzling "bis" from the Nutcracker by Tchaikovsky: without the need to consider the original, suffice to say that they were smacked even by the Ventures, whose version, far more self-confident, confident, was even 5 years before ! Could be this the true, original "Great Rock 'n' Roll Swindle"?. Swindle"? ■
“And there was a warlord who rode the murky depths of China With a shotgun in his hand and he wondered where the people'd gone to Have you got the time to listen while i sing this song I had the time to listen to the man go right and wrong and right thru China”■
The last gasps of the old psychedelic triplane, that was transformed into the charts & dance-floor floor spaceship. When the Earth Moves Again Bark - 1971
Sketches of China Baron Von Tollbooth & The Chrome Nun 1973
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Il Rock n’ Roll rinasce. A Kabul Per chi volesse vedere dal vivo tutta quella carica eversiva, rivoluzionaria, trasgressiva e sfacciata che il Rock n’ Roll fece conoscere al mondo armai 60 anni fa, la meta è Kabul. Un po’ scomoda, forse. Ma in questi giorni il ciclone di una musica che finalmente ritorna ad essere la chiave dell’emancipazione giovanile è di scena ai giardini di Babur, nel cuore della capitale Afgana. Piccoli, sconosciuti gruppi da ogni parte del mondo ritornano a farci assaporare as il gusto del proibito, del precluso, dell’immorale. La vecchia musica del diavolo che l’occidente ha (per pochissimo) messo al bando, per poi assimilarla e spremerla nel suo carrozzone consumistico, ritorna ad essere un affare sporco e deviante. Quindi uindi bellissimo. Il Rock era sul libro nero del Mullah Omar proprio come lo fu per la BBC o la CBS, dove anche il bacino di Elvis era fuorilegge. Come lo fu per il New York Times, per Sinatra, per la Chiesa, per il buongusto dei bianchi borghesi sopra i trent’anni nell’aurea epoca repubblicana di Eisenhower In Afghanistan dove tante nuove emancipazioni aspettano le loro lotte popolari, questa musica fuorilegge ha, per una volta, ritrovato la sua essenza più pura.■ pura.
*“The The
Mojo Monkeys Blessing & curses Indie-Blues
true outlaw finds the balance between the passion in his heart and the reason in his mind. The solution is always an equal mix of might and right.” John Teller
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2011
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FROM THE CRYPT
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Rick Griffin and Stanley Mouse The Red, the Black and the Space Beetle at the conquest of 'Frisco Between 1966 and 1970, at the height of the Californian 'Acid Rock, the Berkeley Bonaparte is the leading Berkeley-Bonaparte advertising agency of the Bay and is responsible for promoting concerts in venues like the Winterland and the Fillmore, working with hippies communes as Chet Helms’ Family Family Dog. Are in the house, among others: Rick Griffin, Stanley Mouse, Victor Moscoso, Alton Kelley. Rick Griffin (June 18, 1944 - August 18, 1991) was a surfer in Palo Alto, with a background in comics, who moved to San Francisco in 1966, Stanley Mouse was born in Fresno in 1940, in the mid60s he shared with the future artist Alton Kelley, the first psychedelic experiences of the Red Dog Saloon in Virginia City, then moved to San Francisco in the wake of the "movement". Theirs Californian productions of of the late 60s are generally characterized by bright colors, especially in the chromatic scales of red and purple, by a deformed and elaborate lettering and by various references to the expansion of consciousness: the use of drugs,of LSD and there are also so quotes to ancient mystics and religious symbols. The art of
N°5November - 2011 Griffin, Mouse, but also of Kelley and Moscoso, is exemplified not only by the LP covers, but especially by the posters for the concerts of the most famous groups: Grateful Dead, Jefferson erson Airplane, Quicksilver Messenger Service, Steve Miller Band, Love, The Doors, Jimi Hendrix Experience: colors and shapes are the equivalent on paper of the intricate instrumental jams of these musicians. In the Griffin’s work are assembled the most diverse symbols: the “celestial eye” is derived equally (but with awareness to be verified) from the Egyptian tradition (Eye of Horus), from Von Dutch design and from the “noirs” of French painter Odilon Redon: all in the distorted religiousreligious scientific perspective spective of LSD. Are also a lot, in Griffin’s paits, solar symbols such as “red balls” and “giant beetles”. The lettering, which in origin is an elaboration of the typs from the old American West, in best works is a mere pretext for the creation of glyphs and arabesques hermetic to read but beautiful in composing patterns colorful and highly liquid, incorporating Arab, Eastern and Indians elements. Stanley Mouse is influenced not only by the “Art Nouveau” graphics, but also from circular symmetry and figures of Tibetan “mandalas”. His name is often associated with the Grateful Dead, for which he designed some famous posters. ■
Song for 2012 012: Van der Graaf Generator Armageddon by seaside
recover what we wanted so earnestly. But Hammil is not Morrison, does not speak in metaphor and there is no scream am of the butterfly here: Far off, the ice is foundering slowly the ice is turning to water The water rushes over to ter, cities crash in the mighty wave
A cadence martial and pounding that sometimes leaves room for instrumental interludes stolen to the folklore of some tribe trying to exorcise the cataclysm.
Van Der Graaf Generator – After the Flood The Least We Can Do Is Wave To Each Other CAS 1007 UK 1970 The Least We Can Do Is Wave To Each Other Probe-ABC ABC Records CPLP 4515 US 1970 The Least We Can Do Is Wave To Each Other Charisma 6369 901 Italy 1972
Far off, the ice is now re-forming: re poles are fixed ounces blackberries water's receding, like death-blood death
Welcome to 2012, and 41 years in advance. Maybe not the best-known known song of Van Der Graaf, , but in this epic suite that closes the second LP, The Least We Can Do Is Wave To Each Other, Peter Hammil give full vent to his apocalyptic hatred towards humanity and its petty glory. Predicting the darkest and most destructive effects of global warming, , he composes 11 minutes of pure teatral storytelling for sounds and images in the classic dark-style style of the band, the only one progressive combo of its era to have more in common with Black Sabbath than with Bach. And, if for the electric group of Osbour Osbourne and Butler the End arrives with Electric Funeral, from an atomic tide ("Storm coming, you'd better hide from the atomic tide"), Hammil transcribes the most biblical images of the Great Flood. The wave rises and strengthens on Banton’s plumbeous organ an and Hammil narrates and recites with great passion a song that sounds like a When The Music's Over on a planetary scale, in which the world is to
It is as if the song begin 2, 3 times agai in a cycle that leaves no room for hope. Jak Jakson’s sax marks a new fiery rave-up rave concluded by a new folk melody, like the peace had been restored. But we are not the gentle Donovan’s Atlantis ... 6:15 minutes: over a bass that could be Ray Manzarek, vocalist mumbles an Einstain’s quote and play with "beginning" and "end": 'Every step Appears to be the unavoidable Consequence of the the preceding one, and in the end there beckons more and more Clearly total annihilation! ' This is the ending of the beginning this, the beginning of the end
Then another instrumenta collapse: when it seems that the fury calms down, the tsunami of Banton, Jakson and Hamilton strikes back on track, sweeping away the voice, rhythm and melody. At the End a guitar emerges, that gives a final epic hard rock solos of great pathos. A new beginning? ... if Maya agree.■ agree.
BOOTLEG HIM!!!
The Pretty Psych
Things
-
Hyde
and
Deep Six - 21
Not really the best sounding bootleg (especially the tracks at Paradiso got a very muddy and audience sound) but still a rare window to listen to some of the rarest British psychedelic live music ever. The brief liaison of Pretty Things with acid and underground lasted about a year but gave one of the greatest masterpieces of the period: S.F. Sorrow. In this live you can listen to some amazing raga-rock raga versions of songs such as “Why” (15 minutes ...) or Talking About The Good Times, as some pieces from S.F. Sorrow. All in a rock temple like the Amsterdam Paradiso, Paradiso where in those same ’69 days, also played the Soft Machine: a performace later published in another Lp that should be not missed!■ missed!
Jefferson’s Last Flights Last departures for the planet Utopia: the hijacking of the starship did not work so well ... and d then a couple of songs to try to shaking for the last time the torpid Amerika’s consciences, already satisfied of some college riot who has not had the consistency to become a truly new society. The apocalypse of When the Earth Moves Again, with the languishing guishing violin by Papa John Creach, the martial rhythmic and the really telluric Casady’s bass, prophesy an uncertain future, saved by the children like in The Big One's Still Coming of Blak Oak; the choral and enthusiastic vocal line turn the clock back k to Volunteers, but the ground beneath the feet of the band was actually collapsing, and Balin’s abandonment severed any idea of rebirth. “If you've only lived on earth you've never seen the sun or the promise of a thousand other suns that glow beyond here and if you care to see the future look into the eyes of your young dancing children don't be afraid of our ways when the earth moves again”
A couple of years later, Sketches Of China: an oriental and allegorical liturgy opend by Mickey Hart’s gong, supported by Freiberg’s mellotron and embellished by the last upreme solo of Jerry Garcia, golden as the sun setting on Route 101 toward Sausalito. A nervous bridge and a long, almost gospel ending in slow fade. Like a sunset.►
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IN SEARCH OF TRUE BLACK COVER ART…
BOOTLEG HIM!!!
Because Real Rock loves Real black…
Led Zeppelin - 1973-01 01-15 The Bringer Of War Trentham Gardens - Stoke Liquid Led (LLP-0810-015) 015)
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Song ong to (re)discover: Magnum - Les Mortes Dansant - l’ Heavy Metal va alla Guerra
FROM THE CRYPT
Cabaret Voltaire – 2x45 Black-o-Meter: Meter: Another relaxed and enjoyable performance. Plant stated that *Black Dog' was about "a Labrador that used to come with us when we went shooting people we don't shoot animals!" and that 'Misty Mountain Hop' was a song about “what happens if you walk throug through the park and there’s a load of hairies sitting in a circle — dedicated to Rizlas". ‘Daxec1 And Confused’ contained both ‘San Francisco' and 'The Crunge'. Afterwards, Plant “ sighed: "Well, that wasn't a bad 20 minutes, was it? There's very few bands that play for three hours and we are nearly ready for the old age pension." Page began 'WhoIe Lotta Love' with a few riffs from jimi Hendrix’s ‘Voodoo Chile', before Plant ·' got carried away with Everybody Needs Somebody "l wanna tell all you soul brothers that just came from The Place. That this is where it’s really at. This is where soul started!" — Soul started in Stoke! During ’Boogie Chillun", Plant ad-libbed libbed "Do you notice that the windows are so steamed up that it must be good" Unusually, the final blues ues section was not performed tonight. Fan Robin Dearden, who attended the show, was sure they performed ‘liour Sticl<'s as an extra encore though no recorded evidence has surfaced to back up the claim. (from: “ Led Zeppelin The Concert File” by D. Lewis, S Pallet)
Soon on Blog Kenneth Anger - Inauguration Of The Pleasure Dome
The "monsters" of the '30s cinematic tradition, Frankenstein, Nosferatu, The Mummy move solemn among Kabuki masks, Egyptian tombs, “hereafterish” Greek gods: everything is soaked in a poisonous initiatory aura and the Orphic darkness seems to engulf every scene sucking it into the underworld of the Triple Goddess. Occultism, explicit Paganism, sadism and decay are the main threads of a film that, if today seems s always in the balance between self-parody parody and real avant-garde, avant in 1954 was truly a work of rupture.
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Non smette mai di meravigliare la sconvolgente capacità del Metal dei primi anni ’80 di trasformare un riff semplice e meschino in una cadenza wagneriana da stadio. Così come l’infallibile regolarità nel banalizzare ogni minimo spunto poetico del testo. Tra ra i grandi dimenticati di quel enorme boom commerciale e sociale che fu la NWOBHM, i Magnum meritano un posto di riguardo; e tra la loro sterminata e ignota produzione (una decina di album tra ’78 e ’88) un accenno in più lo merita questa Les Mortes Dansant, Dansant, da On a Storyteller's Night, 1985, Lp impreziosito tra l’altro dalla notevole copertina fantasy di Rodney Matthews. Concepita come l’ennesima clonazione della “ballata pesante”, si basa totalmente su di un riff discendente di 4 note, qualche sua minima minima variazione e su di un pericoloso testo sulla vita di trincea durante la Grande Guerra. Catley & Clarkin riescono a mantenere l’equilibrio da una parte con un colore timbrico
N°6December - 2011 accattivante (pur se assai pop…) come di campane lontane nelle Fiandre; dall’altro con un gusto così squisitamente descrittivo (By the wall in a silouette standing Through a flash of sudden light Cigarette from his mouth just hanging) da far dimenticare una certa pesantezza retorica in eccesso. Una canzone che passa come il vento invernale inverna per contrade distrutte. Non un capolavoro, ma un brano per trascorrere 5 minuti di Rock semplice e diretto, senza scollegare del tutto il cervello. It never ceases to amaze the ability of the early '80s Metal to transform a simple and mean riff in a Wagnerian stadium anthem. Just as the unfailing regularity in trivializing the slightest poetic inspiration of the lyrics. Among the great forgotten by that huge commercial and social boom that was the NWOBHM, Magnum deserve a place of respect, and among their heir vast and unknown catalog (a dozen albums between '78 and '88) deserves a place this Les Mortes Dansant, from On to Storyteller's Night, 1985, Lp inter alia embellished by a great fantasy cover by Rodney Matthews. Conceived as yet another clone of the "heavy ballad," is based entirely on a descending 4 note riff , some small change and on a dangerous text about life in the trenches during the Great War. Catley & Clarkin are able to maintain the balance, on one side with an attractive color tone (though still very pop ...) as distant bells in Flanders; on the other with a taste so exquisitely descriptive (By the wall in a silouette standing Through a flash of sudden light Cigarette from His mouth just hanging) enough to make us forget some heavy rhetoric part. A song that goes like winter wind through destroyed quarters. Not a masterpiece, but a piece to spend 5 minutes of simple and direct Rock, without entirely disconnecting the brain. ■
The Marshall In The House Of The Rising Sun
How The Rock Electrifies The Folklore "House Of The Rising Sun", that old story of New Orleans’ joint and its world of misery and depravity, had always been a delicacy. Many had sung it, bending from time to time to their musical needs. Nina Simone ("At The Village Gate", 1962) had made it a nightly ightly jazzy atmosphere, and listening to it, seems to see the spread of smoke in the room. Woody Guthrie did not betray the storytelling’s popular spirit: an all narrative cut, like a crime news in the fifth page. The old bluesman Josh White, from a first recording even in 1942, had built a twilight and dilated epic, like a Chandler’s page, using a vocal line suspended on long vowels and an arrangement with piano and trumpet of grim charm. Is with this version in the head, says bassist Chas Chandler, that The Animals entered in the studio, in February of 1964, to record the song. The RnB band from Newcastle had already released an adaptation of a folk number, Baby, Let Me Take You Home (derived from "Baby, Let Me Follow You Down," already on Dylan's debut) debut), but this time the things would have been different. Alan Price, keyboardist and musical leader, had set up a fighting and rampant arrangement, all played on the warm tone of his organ, the dark voice of Eric Burdon and the undeniable working – –class style of all the combo. Difficult, however, to think that the group did not know the version just recorded by Dylan (again on his debut LP, in 1962), whose descending guitar line is full taken by Price’s keyboard. The song is opened by a western arpeggio by Vestine, before being led, in the first two
stanzas, by the crescendo controlled but dramatic of the singer, who comes to a climax with real pathos ("And the only time he's satisfied Is When He's on a drunk"); Price then, in the song’s barycentre, unleashes the best organ solo of the era: symmetrical, concise: perfect. The music start again, but the crescendo is repeated in the last two stanzas, in which even Vestine's guitar becomes more insistent to support the last declamation of a truly visceral Burdon. At the end it turned out a song of more than 4 minutes, an eternity for that era. So much that in EMI they were doubtful of a song they thought long and perhaps boring; incredibly Mickie Most, producer of the band and a true artist of the fade-outs fade at 2'30'', believed in the song that was well distributed both in England and America, albeit with some "cut". "House of the Rising Sun" jumped on “top of the pop” on July 7, and remained there for a week before giving way to the Stones’new release. In America was again No. 1. It was undeniably a rock song, rampant, rhythmic, yet serious, even dramatic, steeped in realism, different from the standards of the era who sent fifteen into raptures. It was the first rock hit to take whole home from fro the popular heritage of the old white American, to which were devoted folk giants as Guthry or Pete Seeger, who had nothing to do with the '60s British charts, far more inspired by the blues. And of this Blues were disciples the Animals: twisting with their th electric charge a piece of an old folk singer, had found success, but the song will remain unique in their catalog, much more generous with references to the black music. All this was the prelude of what would have happened exactly one year after in Los Lo Angeles January 1965, when a group of novice twentys, who called themselves the
Byrds, entered in the studio to cut a traditional, "Mr.Tambourine Man”, which later appeared on Dylan’s "Bringing It All Back Home” (March 1965), of which the band had a demo for the hands. They had no arrangements or revolutions in the head, but an idea, and one of them even an electric guitar. The idea was to "plug the jack" in the Dylan’s acoustic version, adopted without hesitation and even halved in duration and slowed in rhythm. The guitar was a Rickenbacker 12-string 12 property of Roger McGuinn, leader of the group: a sound so much instantly recognizable, to becoming the "trademark" of the band in the following years. Did the rest vocal harmonies (taken by the Beatles and the Everly Brothers) that will be a standard of the west-coast. west Trump card: the production of Terry Melcher, able to follow the thread that binds folk to "jingle jangle" Surf guitar and Merseybeat’s easy melody. The result is Mr. Tambourine Man, one of the most fulminating debut single. That guitar reverb, dreamy adolescent voices, the sound clear and solar, were soaked with California Youth and breathability summer scenarios of innocent transgression on the beaches of the Pacific. "Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for me, In the morning I'll come followin jingle jangle 'you. Take me on a trip upon your magic swirlin 'ship, My senses Have Been stripped, my hands can not feel to grip, My toes too numb to step, wait only for my boot heels To be Wanderin '. I'm ready to go anywhere, I'm ready for to fade Into my own parade, cast your dancing spell my way, I promise to go under it. "
"Take me on a magical journey swirling ship", lyrics like that were so far beyond the mere literal meaning: travel, magic, distortion ortion of the senses, the text of Dylan was even accused of esotericism and was one of the first to have to be read and interpreted also in this light. But the smile and the Byrds soft rock gave back to teenage audience this song , deprived of a sense of austere a and spartan folk singer;
they dressed it with instrumental colors moods and flowers, ready to be administered as a mild sedative with codeine. At the end of June the song topped the charts in the U.S., said the success in Great Britain and marked the final birth of folk-rock. rock. An idea so simple but so effective. In July of that same summer at the Newport Festival, Bob Dylan played for the first time with the support of an electric group, drawing the barbs of the purists, but in fact sanctioning approval val for the new genre. When, four months later, The Byrds tried again with "Turn! Turn! Turn! "(by Pete Seeger) the song was almost for a month on top of the top ten: it was clear that the road had been marked. Breaking down the door of popular inspiration, , the Rock took on a new maturity. He did break into the pure and uncompromising world of the storyteller, who, alone with his guitar, stands as the champion of the weak and forgotten. He did that giving up to ambition to fill the floor, claiming their own stories to tell, their own testimony, independent point of view on world: music with something to say. And it was thanks to this compromise, an "original sin" that broke the sincerity of acoustic folk, that Rock n 'Roll proved to be generally resilient, easy asy to contamination with open minds, and almost infinitely recyclable and reassembled, ready to find inspiration in the "Latin" rhythms , in the medieval troubadours or in symphonic piece. The true Total Music from the second half of the century, which proceeds, oceeds, sin after sin, to search for new maturity. House of the Rising Sun - The Animals 45’s The House Of The Rising Sun/Talkin' Bout You (Columbia DB 7301) 1964 (UK) The House Of The Rising Sun/Talkin' Bout You (MGM K 13264) 1964 (USA) The House Of The Rising Sun/Talkin' Bout You (Columbia SCMQ 1802) 1964 (Italia) 33’s The Animals (Columbia 33SX 1669) 1964 (UK) The Animals (MGM E-264) 1964 (USA) Ristampati in CD nel 1997 (CD - EMI)
Mr. Tambourine Man - The Byrds 45’s Mr. Tambourine Man/I Knew I'd d Want You (Columbia 43271) 1965 (USA) Mr. Tambourine Man/I Knew I'd Want You (CBS 201765) 1965 (UK) Mr. Tambourine Man/I Knew I'd Want You (CBS 1922) 1965 (Italia) 33’s Mr. Tambourine Man (Columbia CS 9172) 1965 (USA) Mr. Tambourine Man (CBS S BPG 62571) 1965 (UK) Ristampato in CD: 1993 (Columbia - 9172), 1996 (Columbia/Legacy 64845), 2004 (Sony 483705)
Eddie Hazel I once had a life… “Cerca… cerca di suonare come se tua madre fosse appena morta… suona così!” Poi il chitarrista si piega sullo strumento, socchiude gli occhi; attorno a lui solo un mormorio blues in lontananza. E il fruscio elettrico
della tastiera; in dissolvenza. Non servono parole. Il modo in cui George Clinton cercò di tirare fuori il meglio dal suo solista - immaginare la madre morta oggi è solo un aneddoto sulla genesi dell’ epica “Maggot Brain”. Ma durante quella seduta d’incisione d’incisione, da qualche parte, nella Detroit dei primissimi anni ‘70, Eddie Hazel fu il miglior chitarrista rock del mondo. E lo fu, per fortuna di chi ascolta, proprio mentre il jack era inserito e le spie accese. Tutt’intorno ci sono i neon tubolari, il fracasso della ella General Motors; vapori urbani e pioggia leggera. La storia di Eddie Hazel inizia il 10 Aprile 1950 a Brooklyn; da bambino canta nel coro, inizia presto a suonare la chitarra. Ad appena 12 anni conosce un bassista in erba di nome Billy Nelson, di un
anno più giovane; con lui forma i primi complessi. Cinque anni più tardi sarà lo stesso Nelson ad introdurlo a George Clinton, pittoresco guru della nuova funky music in cerca di un gruppo che lo supportasse in tour. Hazel e Nelson arrivano giusto in tempo per la prima hit, “(I Wanna) Testify”, Rn’B robusto pur senza troppa pa originalità: sarà comunque nella Top 20. L’inizio appare promettente e il giovanissimo Hazel si imbarca nell’affare: da allora la sua vicenda artistica sarà, nel bene e nel male, inscindibile (e spesso offuscata) da quella del grande personaggio George Clinton. Al successo di “(I Wanna) Testify” seguono altri 4 singoli per la Revilot Record, ma nessuno entrerà in classifica; i Parliaments perdono rapidamente quota, anche perchè la musica, sul finire del decennio, appare in rapido cambiamento: non è più epoca di quartetti vocali e doo-woop doo da sala da ballo, ma piuttosto da ballata acida per sit-in in universitari; nel frattempo Eddie sviluppa uno stile ispirato tanto a Jimmy Nolen (allora chitarrista di James Brown) quanto alla nascente scena psichedelica. La prima svolta arriva nel 1969, quando il gruppo si consolida attorno al nuovo progetto Funkadelic. Clinton ne è produttore, regista e autore: il focus musicale passa dalle armonie vocali ad essere tutto sulle spalle degli strumentisti che, liberi da ogni strutturacanzone di 3 minuti e senza l’assillo della hit necessaria, possono improvvisare liberamente su jam di psycho psycho-blues incandescenti. La band firma per la Westbound e trasloca a Detroit, una delle scene più eccitanti d’America per il rock più puro e rabbioso. Hazel dominerà la prima “trilogia” del gruppo: “Funkadelic”, “Free Your Mind...And Your Ass Will Follow” e “Maggot Brain”. (continua sul blog >>)
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N7 Januar y - 2011
Rodney Matthews e Derek Riggs British Heavy Metal in Technicolor In the early '80s, ebbed the fires of punk first generation, the music industry was ready for the next "big thing". From England then, imposes a fierce group of band in love with the old hard rock, revised with new technologies production and cultural backgrounds who finds inspiration in the “fantasy” tales and in urban myths of adolescent (male) initiation: this was the New Wave of British Heavy Metal. The album cover of this genre are a "corpus" rather homogeneous homogeneous in style: bright colors, high technology, a little of Japanese manga, a bit old Marvel Comics. Among so many authors and many works worthy of interest, Rodney Matthews certainly deserves a place of respect for his wild imagination and personality Born in Paulton (England) in 1945, he personality. attended the West of England College of Art where he is also a member of several groups of undergrowth prog; he is active for all ‘70s as illustrator and designer; it will be the meeting with the Heavy Metal of the Magnum M to provide the inspiration for his the best works. His style is a direct evolution of what Roger Dean made years ago for the progressive; Matthews will continue, after Dean, the collaboration with Asia. Where the views of Dean were exquisitely natural, geological and related to the primary natural, elements (air, water), Matthews forcefully inserts in his drawings the technological element, artificial and mechanical, projecting in a post-nuclear post nuclear future the Earth's ancient techniques. His collaborations with Magnum Magnum and Asia are real monumental cycles: the tract is safe and precise, the attention to detail is sometimes manic, color is metallic and glossy. For his part, Derek Riggs, a self-taught self taught artist born in Portsmouth in 1958, picked the wild wild card in 1980, when EMI approached him to illustrate the first album by a new Heavy group: the Iron Maiden. Thus was born one of the closest and most productive collaborations between a rock band and a designer; Riggs designed the logo of the group and the the cover of the first 10 LP until 1990, formalizing the horrific and comical character of Eddie, mascot of the band and now real Rock icon, thanks to the global success of Maidens. The artist style seems a caricature of the '60s Marvel comics, moved into desolate and futuristic suburban environments. What with the original LP, CD reissues, compilations and singles, will be now about thirty, the band's albums with Riggs artwork. ■
Magnum – Chase the dragon (1982) Rodney Matthews – Copertina (fronte)
Praying Mantis – Time tells no lies (1981) Rodney Matthews – Copertina (fronte)
Iron Maiden – Omonimo (1980) Derek Riggs – Copertina (fronte)
brano scuote per farmaceutico.
Song for 2012 012: Black Sabbath – La marea atomica nell’ ora di religione
Nessuna meraviglia che in quell’enorme endovenosa di Diazepam che furono I primi LP dei Black Sabbath ci fosse un capitolo horror sull’Apocalisse e il Giorno del Giudizio. Electric Funeral apre il lato B di Paranoid con un riff per cui dovrebbe essere necessaria una prescrizione medica: rotonda figura di chitarra wha-wha wha a cadenza lenta ed autunnale che ricade continuamente in un cono d’ombra di cronica depressione favorito dalla ritmica elementare e monocorde. Su questo scenario Ozzy canta con la melliflua perversione di un chierichetto adolescente che recita il rosario sbirciando tra le gonne delle devote in prima fila. Reflex in the sky warn you you're gonna die Storm coming, ing, you'd better hide from the atomic tide Flashes in the sky turns houses into sties Turns people into clay, radiation minds decay Robot minds of robot slaves lead them to atomic rage plastic flowers, melting sun, fading moon falls upon diation, victims of mad dying world of radiation, frustration Burning globe of oxy'n fire, like electric funeral pyre Sdoganata per il grande pubblico grazie ai Doors, la “pira funeraria” diventa qui elettrica e chiude la strofa conducendo all’accelerazione strumentale che a metà del
un
poco
via
il
torpore
Buildings crashing down to a cracking ground Rivers turn to wood, ice melting to flood Earth lies in death bed, clouds cry water dead Tearing life away, here's the burning pay Dopo avere indagato gli effetti della guerra totale in War Pigs, ecco l’onda atomica di radiazioni rossastre che trasforma gli uomini in argilla distruggendo il globo tra le grida dei dannati, mentre le grida di Ozzy rimangono sempre impassibili come lo sguardo uardo di uno psicopatico sedato che fissa il muro di fronte a lui. Benone fino qui; poi nell’ultima strofa si risveglia tutta la retrograda bigotteria del gruppo in realtà più Cristiano che si potesse incontrare: leggere (NON ascoltare) After Forever per c credere: roba che tormenterebbe perfino i Testimoni di Geova più tenaci. E diventa perfettamente chiaro che l’ossessione del gruppo per armi di distruzione di massa, robot assassini e annientamento missilistico sia la totale trasposizione del più classico Timor T di Dio, che è dovere di ogni buon praticante. And so in the sky shines the electric eye supernatural king takes earth under his wing Heaven's golden chorus sings, Hell's angels flap their wings Evil souls fall to Hell, ever trapped in burning cells! Il grande occhio elettronico funzionava meglio nelle assurde visioni profetiche di Archangel’s Thunderbird (When the everywhere-eye eye Asks you who is the emperor of the sky Take the archangel's thunderbird) ma ad ogni modo I Sabbath riescono a consolarci anche che fra tanta attonita disperazione: i dorati cori angelici attendono i giusti tra nuvolette candide mentre l’Inferno schiude le porte ai malvagi. Per metà un Requiem in miniatura, per metà una puntata di Supernatural, che fa tirare un bel sospiro di sollievo solli ad ogni Credente. Possibile che gli inventori dell’Heavy metal fossero anche i primi rocker cristiani?
<<Probabilmente Probabilmente sono il primo gruppo rock davvero cattolico, o il primo gruppo a immergersi completamente nei concetti di Caduta e Redenzione: il tradizionale dualismo cristiano che afferma che, se non si cammina nella luce di Dio, allora sicuramente si è manovrati ma da Satana, e bisogna aspettarsi di fare una brutta fine, molto presto. Loro possono anche negare tutto questo: Ozzy Osbourne ha risposto a una domanda su come è nata l’idea del gruppo con un vaghissimo: "Mah, non so, ho conosciuto gli altri, ci siamo sia messi a provare per un paio d`anni, abbiamo fatto la fame, siamo andati a bussare a varie porte nel tentativo di sfondare ed è successo. Sei tu che mi racconti che alla base del nostro gruppo c’è una passione per il tragico o qualcosa del genere, ma io, dall`interno, non te lo posso raccontare". In realtà non importa poi molto quanto i Black Sabbath siano consapevoli di quello che dicono. Chiunque abbia orecchie per intendere capisce il messaggio, ed è inequivocabile. l temi sono la perdizione, I’annientamento I’annient e la redenzione; inoltre la loro sostanziale ricerca di giustizia e armonia in un mondo notturno si rivolge sempre più esplicitamente alla società. Nel loro primo lp questa qualità appare solo in una canzone, "Wicked World". Ma l’umore che predomina è un senso medievale di poteri soprannaturali che arrivano a ghermire l’anima ignara e a gettarla nella schiavitù eterna.>> eterna. Lester Bangs, Deliri, Desideri e Distorsioni
No wonder if in that huge Diazepam intravenous, which were the first Black Sabbath LPs LP there was an horror chapter about the Apocalypse and the Judgement Day. Electric Funeral opens Paranoid’s Side B with a riff that would require a prescription: round figure of wah wah-wah guitar, slow and autumnal, non-stop non falling in a shadow cone of chronic chroni depression fostered by elementary and monotonous rhythm . On this scenario, Ozzy sings with mellifluous perversion of a teenage altar boy reciting the rosary, peering between the skirts of devout in the front row. Reflex in the sky warn you you're gonna die Storm coming, you'd better hide from the atomic tide Flashes in the sky turns houses into sties Turns people into clay, radiation minds decay Robot minds of robot slaves Lead Them to atomic rage plastic flowers, melting sun, fading moon falls upon Dying ng world of radiation, victims of mad frustration Burning globe of oxy'n fire, like electric funeral pyre Cleared for the masses due to the Doors, the "funeral pyre" here becomes “electric” and
closes the verse leading to the instrumental acceleration that, t, in the middle of the track, shaking off for a while the pharmaceuticals torpor.
After investigating the effects of Total Conflict in War Pigs, that's the wave of atomic radiation which turns people into clay, destroying the globe among the cries of the damned, while the cries of Ozzy remain impassive as the eyes of a sedated psychopath h watching the white wall in front of him. All right up here, then in the last strophe wakes up the whole retrograde band’s bigotry, actually the more Christian group that you could meet: read (not heard) After Forever to believing: stuff that even torments s the most stubborn of Jehovah Witnesses. It becomes perfectly clear that the group’s obsession for mass destruction weapons, rocketry annihilation and robot killers is the complete implementation of the classic “Fear of God”, which is the duty of every good practitioner. The big electronic eye worked better in the absurd prophetic visions of Archangel's Thunderbird (When the everywhere-eye eye Asks you Who is the emperor of the sky Take the archangel's thunderbird) but anyway the Sabbath can cheer up us even among so stunned despair: the Heaven's golden chorus await the righteous among white clouds, while the Hell opens the door to evils. Half a miniature Requiem, half an episode of Supernatural, which is pulling a nice sigh of relief to every Believer. Possible le that the inventors of Heavy Metal were also the first Christians rockers? ■
un rettile nella sabbia, che continua a ronzare in testa anche quando tutto il disco è finito da un pezzo. ■
UNCLE LESTER WOULD LOVE IT!
Tarbox Ramblers New Coffeehouse sound
The music of Tarbox Ramblers comes out of an old cardboard suitcase tied with string and cast on the back of a freight car that crosses the Great Plains in a early winter day. Dusty and barely tinged with a early ‘900 sepia tone, Michael Tarbox slide exudes a lot of Great Depression pression fatalism and a cascade of pre-war pre blues, rigorous yet engaging, played with volume amd moern appeal, enhanced by Daniel Kellar fiddle and by a nimble and never intrusive rhythm section. A group that updates the repertory of the coffee house and college c circuit that was territory of Josh White, Blues Project and Big Boy Crudup, fishing in the huge and unexplored lands that extend from the low plantations of the Mississippi to the Appalachians, in balance between bluegrass, Piedmont blues and folk. Full of traditional, not to miss fun and danceable moments (Jack of Diamonds, Honey in the Rock, Columbus Stockade), these Eastern ramblers give their best when the mode becomes minor and the slide plug the jack and raise the volume to weave a web of "blue "blu notes" reinforced by the deep voice of the leader: Third Jinx Blues, Blues No Harm (a rambling steam-train) train) and the standard Shake 'Em on Down by tutelary deity Bukka Withe are a bunch of photos in black and white that keep the whole tradition of the '30s '30 together with a roar and rhythm even Rock, in the style of John Campbell. Among so much nice stuff a small mention of the archaic and hypnotic The Cuckoo, creeping like a snake in the sand, which continues to hum in the head even when the entire CD is long ng gone. ■
BOOTLEG HIM!!!
La musica dei Tarbox Ramblers fuoriesce da una vecchia valigia di cartone legata con uno spago e gettata al volo sul retro di un vagone merci che attraversa le Grandi Pianure in una giornata d’inizio inverno. Impolverata e appena colorata da un effetto seppia d’inizio secolo, dalla slide ide di Michael Tarbox trasuda molto fatalismo da Grande Depressione e una cascata di blues pre-bellico bellico rigoroso eppure accattivante, suonato con piglio e volume moderni, impreziosito dal fiddle di Daniel Kellar e da una sezione ritmica agilissima e mai invadente. adente. Un gruppo che aggiorna il repertorio del circuito delle coffee house universitarie che fu di Josh White, Blues Project e Big Boy Crudup, pescando in quell’enorme ed inesplorato territorio che va dalle piantagioni del Mississippi agli Appalachi, in equilibrio tra bluegrass, Piedmont Blues e Folk. Pieno di traditional, senza farsi mancare momenti divertenti e ballabili (Jack of Diamonds, Honey in the Rock, Columbus Stockade), questi vagabondi dell’Est danno il meglio di sè quando il modo diventa minore e e la slide attacca il jack e alza il volume per tessere una trama di “blue note” rinforzata dalla voce profonda del leader: Third Jinx Blues, No Harm Blues (un treno in corsa) e lo standard Shake 'Em on Down del nume tutelare Bukka Withe sono un mazzo di foto in bianco e nero che riescono a mantenere tutta la tradizione degli anni ‘30 e assieme un fragore e un ritmo addirittura rock, nello stile di John Campbell. Fra tanta bella roba una piccola menzione all’arcaica e ipnotica The Cuckoo, strisciante come
AC/DC October 11, 1985 Fly On Tour Austin, TX Prowler Records - 2001 Soundboard Recording http://theevilmonkeysrecords.blogspot.com/2012/01/acdc-flyhttp://theevilmonkeysrecords.blogspot.com/2012/01/acdc on-tour-austin austin-1985.html
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1983: il Metal nell’ Era Hyboriana 1983: Know, O prince, that between the years when the oceans drank Atlantis and the gleaming cities, and the years of the rise of the sons of Aryas, there was an Age undreamed of, when shining kingdoms lay spread across the world like blue mantles beneath the stars stars ... Hither came Conan, the Cimmerian, black-haired, black sullen-eyed, eyed, sword in hand, a thief, a reaver, a slayer, with gigantic melancholies and gigantic mirth, to tread the jeweled thrones of the Earth under his sandaled feet." – The Nemedian Chronicles
Well, between the disappearance of Punk from the charts and the rise of sons of MTV, there was an Age when the Metal discovered the sagas of Robert Ervin Howard, Marvel Comics, D&D books and established a new cultural horizon for teen males: the Fantasy. The year was 1983 and for one of those lucky coincidences that make the stories interesting, two legendary groups, Dio and Manowar, released two songs-manifesto: manifesto: Holy Diver and Gloves of Metal. But, still more unlikely, both pieces were accompanied by videos eos so much phenomenal to do dwarf any Ed Wood. First and unsurpassed examples of B-clip B in the history of Rock and sensational testimony of an home-made home made Hero Quest how not even Plan 9 From Outer Space was. And thankfully the songs are not bad! Holy Diver: plastic swords, polystyrene columns and red KKK: Ronnie proceeds unperturbed among bare trees and erupting volcanoes to the Temple of the Enemy. They were, after all, the years of “The Neverending Story”, and especially of "The Princess Bride" the film that that put a final word on the first generation of fantasy movies. Gloves of Metal: Moon Boot covered with synthetic hair, spikes in plenty, and “Rape of the Sabine” where Ross the Boss, Joey DeMaio and the great heldentenor Eric Adams, are doing their best to smash skulls and cut enemy’s limbs. The cover of the album “Into the Glory Ride” already says a lot ... Two videos to enjoy with lots of popcorn and cola. Enjoy it. P.S. With Reagan many thanks. ■
N°8 February - 2012
Ebbene, tra la scomparsa del Punk dalle classifiche e la nascita dei figli di MTV, vi fu un tempo in cui il Metal scoprì le saghe di Robert Ervin Howard, i fumetti della Marvel, i libri D&D e stabilì un nuovo orizzonte culturale per i teenager maschi: il Fantasy. antasy. Correva l’anno 1983 e, per una di quelle fortunate coincidenze che rendono le storie interessanti, due gruppi, nel loro genere, mitici, Dio e Manowar, davano alle stampe due canzoni-manifesto: manifesto: Holy Diver e Gloves of Metal. Ma, caso ancora più improbabile, entrambi i pezzi furono accompagnati da video fenomenali tanto da fare impallidire qualunque Ed Wood. Primi e insuperati esempi di B-Clip Clip nella storia del Rock e clamorosa testimonianza di un Hero Quest casereccio come ome neanche lo fu Maciste alla Corte del Gran Khan. E per fortuna che le canzoni sono niente male! Holy Diver: spadoni di plastica, colonne in polistirolo e demoni porporati: Ronnie procede imperterrito tra alberi spogli e vulcani in eruzione verso il Tempio Temp del Nemico. Erano, dopotutto, gli anni della Storia Infinita e soprattutto di “The Princess Bride” il film che mise una parola definitiva sulla prima generazione del fantasy cinematografico. Gloves of Metal: Moon Boot ricoperti di pelo sintetico, mazze ferrate come piovesse e ratto delle Sabine con annessa battaglia all’arma bianca in cui Ross the Boss, Joey DeMaio e il grande heldentenor Eric Adams ce la mettono tutta a fracassare crani e tagliare arti ai nemici. La cover dell’album Into the Glory Ride già la dice lunga… Due video da godersi con tanto di popcorn e coca-cola. Buona visione! P.S.: Reagan ringrazia. ■
And an scrub.
GET STONED! HippyMan!
Redgum, frustrazioni ai confini dell’Impero Fra i gruppi che hanno percorso le terre desolate del Rock post ‘70 totalmente estranei al loro tempo, i Redgum sono senz’altro i più fuori orario fra tutti. Erano i primi anni Ottanta quando loro ancora se ne andavano in giro con cappottoni afgani, jeans a zampa e barbe incolte in stile the Band periodo Big Pink. Dei fuoriusciti dal Village che vagavano per le lande de australi, in quel di Adelaide, suonando chitarre acustiche, mandolini, fiddle in salsa celtica e flauti. Flauti! Roba da denuncia … Se non che dietro a quella barba ispida di Schumann stava un vero songwriter, un po’ outlaw un po’ studente di sociologia fuori corso, in grado di scrivere una delle più coinvolgenti canzoni sul Vietnam di sempre: I Was Only 19. E con solo 10 anni di ritardo. Ma magari proprio in questa lunga latenza sta il bello di un pezzo che non nasce avulso dall’esperienza, bensì dalle chiacchierate dell’autore con alcuni veterani australiani di quella guerra sporca e cattiva. Da qui un vocabolario tecnico talmente ampio, preciso e ricercato da sembrare scritto da un sergente istruttore a Cangura, tale da mitigare almeno in parte quell quella retorica così melensa e comune in brani di questo genere.
Agent
orange
sunset
through
the
Raccontata in prima persone come farebbe un reduce sul lettino dello psichiatra, procede per immagini sintetiche ma potenti, camminando attraverso quel “light green” che sulle mappe indicava le praterie scoperte in cui era facile l’imboscata di Charlie, in cui ogni passo poteva essere l’ultimo sulle tue gambe, dove l’unico modo per restare attaccati alla vita era pensare a qualcos’altro. A four week operation, when each step can mean your last one on two legs It was a war within yourself y But you wouldn't let your mates down 'til they had you dusted off So you closed your eyes and thought about somethin' else Dove il dramma si fa più acuto, ma anche più scontato, Schumann pesca il verso più evocativo di tutto il brano. Frankie kicked cked a mine the day that mankind kicked the moon E anche quel I was only nineteen, che all’inizio pare la solita banalità di circostanza, assume ad ogni ripetizione più significato e più peso, fino a diventare veramente insostenibile dopo l’infilata di domande mande che non trovarono, e non trovano tutt’oggi, una vera risposta: And can you tell me, doctor, why I still can't get to sleep? And night-time's time's just a jungle dark and a barking M16? And what's this rash that comes and goes, can you tell me what it means? mean Non lo sentirete in Forrest Gump, o in Platoon; meno che mai lo sentirete in TV. Ma è un grande pezzo di cronaca di guerra, da leggere, ascoltare e non dimenticare. P.S. Il gruppo donò le royalties per il brano all’associazione dei Veterani Australiani del Vietnam
From Vung Tau, riding Chinooks, to the dust at Nui Dat I've been in and out of choppers now for months. But we made our tents a home, VB and pinups on the lockers
Among the groups that have traveled the wastelands of post-'70s '70s rock totally unrelated to their time, the Redgum are undoubtedly the most out time of all. It was the early eighties when they still were going around with Afghan coat, jeans bell-bottom-style bel and beards like the Band period Big Pink. Escaped from the Village who roamed the southern plains, around Adelaide, playing acoustic guitars, mandolins, flutes, and fiddle in Celtic sauce. Flutes! Sheer madness ... not that, behind that beard, bear Schumann was a true songwriter, a little 'outlaw a little' offoff
course sociology student, able to write one of the most engaging songs about Vietnam: I Was Only 19. And only 10 years late. But perhaps in this long latency is the beauty of a piece that does d not come detached from the experience, but from the author’s chats with some Australian veterans of that dirty and nasty war. From here a technical vocabulary so extensive, precise and refined that it seems written by a drill sergeant in Cangura, at least partially mitigating the rhetoric so dull and common songs like that. Told in first person as you would a veteran on the psychiatrist's couch, it proceeds with powerful and synthetic images like walking through the "green light" that, on the maps, s showed the discovered prairies in which the ambush was easy for Charlie, where every step could be the last on your legs, where the only way to stay involved in life was to think of something else. Where the drama becomes more acute, but more obvious, Schumann ann gets hold of the more evocative line of the entire song. And even that “I was only nineteen”, who at first seems the usual platitudes of circumstance, becomes more meaningful and more weight each repetition, until it becomes really unbearable after the row of question that is not found, and there are still , a real answers. You do not listen it in Forrest Gump or in Platoon; definitely not on TV. But it's a great piece of “news of war”, to read, listen and do not forget.
Per completare la minuscola antologia dei Redgum, dopo I Was Only 19, altri due brani dalla misconosciuta band di Shumann. One More Boring Night In Adelaide, aperta da un flauto che potrebbe essere Grace Slik all’alba di una nuova Estate dell’Amore mai sbocciata, cciata, è insistente nel refrain, scorbutica e a tratti depressa, pervasa da una foschia sottile di malinconia e rimpianto mai risolti. Forse il miglior brano del gruppo, così sospeso fra speranza e frustrazione, fra folk impegnato e noia post-adolescenzia adolescenziale alla periferia del Regno. Poor Ned è una ballata irlandese con flauti e fiddle, nella migliore tradizione della canzone di protesta stile 1963. Omaggio a Ned Kelly fuorilegge, ribelle e paladino dei dissidenti dell’Impero Britannico in quel di Victoria (Australia) alla fine del XIX
secolo. Catturato dopo una furibonda sparatoria in cui morirono (eroicamente?) i tre compagni del suo mucchio selvaggio, fu impiccato il giorno 11 novembre 1880 all'età di 25 anni. Già protagonista di numerose canzoni, da Johnny ny Cash a Waylon Jennings, fu portato sul grande schermo addirittura da Mick Jagger prima e da Heath Ledger poi, a testimonianza di quanto ancora sia popolare la figura romantica del fuorilegge gentiluomo. I Redgum, riesumando un vecchio pezzo del conterraneo neo Trevor Lucas coi Fairport, ne fanno un brano assolutamente contagioso, spumeggiante ed agrodolce allo stesso tempo, irrobustito da un clamoroso accento Aussie e cantato in prima persona. Se la versione di studio è pulita, ritmata e professionale, quella a live è assolutamente irresistibile, con quel cinguettare allegro di flauti celtici che contrasta meravigliosamente con le tragiche vicende del giovane Ned. Oh well I think I'd like to go and hear some rock'n'roll music played So I'll check the amusement pages of the paper Reggae bands doing one night stands at the Lion Hotel and Arkaba And the girl at the bar thinks I'm going to take her home in my MG and Hanging out at discos brings you down To complete the small Redgum anthology, after I Was Only 19, two more songs by Schumann misunderstood band. One More Boring Night In Adelaide, opened by a flute that could be Grace Slik at the dawn of a new Summer of Love never blossomed, is insistent in the refrain, surly and at times depressed, filled with a thin haze of melancholy and regret never resolved. Perhaps the group best song, so suspended between hope and frustration, between folk and post-adolescent adolescent boredom on the outskirts of the Empire. Poor Ned is an Irish ballad with flute and fiddle, in the best tradition adition of the protest song style 1963. Tribute to outlaw Ned Kelly, rebellious and dissident champion of the British Empire in Victoria (Australia) at the end of the nineteenth century. Captured after a furious gun battle that killed the three (heroic?) companions ompanions of his wild bunch, he was hanged on November 11, 1880 at the age of 25. Already featured in numerous songs, from Johnny Cash to Waylon Jennings, was brought to the big screen even by Mick Jagger first and then by Heath Ledger, a sign of how popular ar is still the romantic figure of the outlaw gentleman. The Redgum, digging up an old piece of their fellow countryman Trevor Lucas with Fairport, make it a song absolutely contagious, bubbly, sweet and sour at the same time, strengthened by a sensational Aussie accent and sung in first person. If the studio version is clean, measured and professional, live is absolutely irresistible with that cheerful chirping of Celtic flutes that contrasts beautifully with the tragic events of the young Ned.
FROM THE CRYPT Fugs – Second Album
After the first LP, "First Album", seemed difficult to talk about the Fugs as a band. Improvisation, satire from sidewalk, subway philosophy, body bodypoetry, but not Music. Easier to listen an old Victor Record 78 rpm that the "Swinburne Stomp" or "Baby Done Left Me". So, the release of Virgin Fugs in 1966 could be a sort of miracle: finally the devastated band of Sanders, Kupfenberg & Weaver has finally started to "play", building songs even with harmonic structure and a minimum arrangement. The group has radically changed formation: out Weber and Stampfel, now full time working with the "Holy Modal Rounders," in new musicians including guitarist Vinny Learyand and multi-instrumentalist instrumentalist Lee Crabtree, whose electric piano becomes the focus of the group sound. The label changed also: from Broadside / Folkways to the legendary ESP of Sun Ra and Albert Ayler. Thanks to producer Richard Alderson the group was able to work in a real studio, using real instruments and even a 4-track track recorder, like the Beatles! ... That is only the mid ‘60s standard, but still a nice step up from the Sanders’ garage and Ken Weaver’s bongos. Fortunately, the satirical and goliardic vein is intact and, compressed in a "rock song" acqu acquires even a new lease of glory, unimaginable in the “First Album”. Virgin Fugs was recorded between January and February 1966 under the careful production of Alderson, Sanders’ guidelines and the musical foundations by Crabtree. The result was an album right in 1966-style, style, electric, garage, pre prepsychedelic; but that who now seems easy trend, was the natural evolution for a complex that had in the blood the dispute, the Beat Generation and acidity of timbre. The pieces are finally built with verse, chorus an and some interesting solos, but the masterpiece comes direclty from the total experimentation of "Virgin Forest": 11 minutes of futuristic sound editor, a Zappa pre-Zappa Zappa of absolute depth, noisy but always
enjoyable. The "suite" consists of many clusters included in close sequence, as scenes of a Ioneso’s "piece": eastern seas in dissonant calm, ape orgasm, tribal drums, poems morsels; until Crabtree put an order in poignant piano melody abandoned under the shady forest, once more inviolate. A music "new" for the time, which will find an echo with the "Red Crayola," with "Ptoof" by Deviants, with the most concrete kraut-rock rock ("Faust Tapes"). The other songs always keep high the voltage and the satiric flag of f Lower East Side, with Sanders who sings in a perpetual frenzy, which Kupfenberg counterpoint here and there lake Orthodox bass and the rest of the group trying to keep time and build winning groove . The inspiration goes from acoustic Jugs band to urban R & B blues of early post-war: post late-show-rated rated atmospheres meander throughout whole the album. On the Rock side are the first three tracks: the electric ice of "Frenzy", the hard-pop hard of "Skin Flowers" with a riff that seems stolen from George Harrison in "Day " Tripper" but who soon derails in the usual fury garage of the group; finally, the triggered attack ensemble of "Group Grop" with orgasm-like like climax by Sanders: "Dope, peace, magic gods in the tree trunks and bay-beee bay !!!!", group sex (group-grope, (group that is "groping group") whipped by Leary unleashed guitar. If "Coming Down" is a waning night blues that smacks of death (Eyes with a vision of torture / Frightened with a vision of death), "Dirty Old Man" is a marching song for soloist and chorus that carries carr a grotesque cartoon of voyeurism and pushing , actually hiding the popular chorus of "Pop Goes the Weasel" Hello kiddies, here I am at the school yard Looking up every dress I can Handing out drugs at the school Touching all the bosoms I can. It could also not miss Kupfenberg’s media mediaphilosophical contribution: "Kill for Peace" is a protest song without false rhetoric and hypocrisy, complete with AK-47 47 drawn, deafening bombings, and satire “Swift friendly”: More relaxed is "Morning Morning", which whic retrieves the wavering vocals of "Carpe Diem" and is likewise a repetitive and hypnotic lullaby (Mornig, mornig ... evening, evening ... moonshine, moonshine ...). With "Doin' All Right" Crabtree is always protagonist on electric piano (so much to mention mentio Bach in the opening): the song puts in music a raw poem by Ted Berrigan who created many problems of censorship for the group: I'm not ever gonna go to Vietnam I prefer to stay right here and screw your mom were not verses from Ed Sullivan Show. After the theater Virgin Forest, perfect end of the disc, The Fugs were definitely geared, serving as the most outrageous act of the period, they did that without moralizing, and with all the lightness of a gruesome but hilarious embrace on the coffin of the average a (white) American.
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N°9 March - 2012
Terry Dolan - Inlaws And Outlaws Terry Dolan has recently passed away, was January 15. Outside the Bay Area revivalist circuit the news has not had a major impact. The entire career of Terry never had a major impact. Of course this small and d feisty singer-songwriter songwriter migrated to the west from Connecticut, seemed were to become the ‘Frisco’s Bob Seeger. He had already picked up a contract with Warner for a solo debut - it was 1971 - when it was deployed the cream of late California scene. Not if, it did nothing. Remained close to him some friends, Greg Douglass, the great John Cipollina and Nicky Hopkins, with whom he formed a wandering, unstable band, with an intricate discography: Terry and the Pirates, one of the firsts to bring on stage as many as 3 guitars. In periods of revisionist late psychedelia, late-psychedelia, they played a country rock with hard and blues accents: not bad. country-rock Terry also boasted a remarkable record of having a hit without even having released a single, as the KASN-FM FM went into heavy rotation rotation Inlaws And Outlaws, which existed only as a demo ... Right this Inlaws And Outlaws will be his trademark, and probably his best autobiography, recorded, rere recorded, played 1000 times between 1970 and the mid-80's, 80's, it finds its final and better version version in the beautiful “The Doubtful Handshake”, small Lp (but what a sound by Cipollina Gibson and Carvin DC-150!) 150!) recorded for a German label in 1980, completely out of time with its sounds of Great Frontier of Classic Rock Golden Age. But who cares about the calendar, after all. The final twin solos by Cipollina and Douglass that intertwined, woven together than dissolve again, is Rock with a capital letter: and who cares if it looks like came out from Eagles songbook ... because the ol’ Terry and his Pirates Pirates played it already when Joe Walsh still enjoyed with the James Gang! Terry And The Pirates – The Doubtful Handshake Line Records – 6.24378 'Now all my good friends are gypsies, What else, what else could they be. Now all my inlaws are outlaws, We've got a brand new family tree.'
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Cod’ine Buffy Sainte-Marie, Marie, the lil’ Cree native from Canada, who came down with a guitar in her hand, seemed a bizarre projection of the most unconventional Village’s spirit of mid 60s. Too colorful for the acoustic severity of Dave Van Ronk, too over the top for the perpetual political struggle, too "Indian" to become a manifesto of With Democratic Youth, which crowded the coffee houses. en Fata Morgana and ancient Yet, with a median charm, between indigenous shaman, Buffy became the bearer of an original style, literate how few. A singing built on hype outgoing long vowels, held, suspended, soothed, making the song expressionist and almost grotesque, inserted for contrast on a petite and naïve figure as her. A unique vocal style that declines in folk some magnetic experiments by Berio and Cathy Berberian, forerunner of the attempts of extremists such as Tim Buckley and Demetrio Stratos. Always attentive to the flowers she wore in her hair, Buffy told, among others, the tale "Cod'ine" discoursing on the infamous alkaloid with the same acute duplicity with which the tales describe the “sweet-home” home” of the “Hansel and Gretel” Witch of: an exquisite, irresistible trap. A song that at warns of codeine, exposing, however, with almost pharmaceutical accuracy the astonishing effects: the dizziness, memory loss, loss of self. Irresistible, in fact. Especially when subjected to the distorting lens of a “still voice” that bends both shapes and matter around her and does not care about the "beat" that slow, fast, stops again at will of the singer. Ironically, the song will become a precious "Nugget" for dozens of Californian band more or less acid, which will decline at will the subtle allusions sions of the text, distorting what originally seems an attempt to educate, yet too explicit. And if in the end so much stunning sound seems impossible with just voice and acoustic guitar, if the spinning, the fall under the effect of codeine seems the memory memo of a recent dream, the repeated, insistent verses it's rrreeeaaalll, it's reaallllllll still resonate as a warning sacrosanct, but still impossible to obey. Buffy Sainte-Marie Sainte It's My Way! - Vanguard VSD-79142 US 1964
STONES CLOSET!!
You better like it baby… Torn and Frayed – All’apogeo della Prima Decadenza Massima attenzione; e orecchie aperte. Perché questo potrebbe essere il vero capolavoro nascosto dei Rolling Stones. Qualche anno dopo Between the Buttons e il primo flirt con Bob Dylan, Jagger ritorna dove molto (tutto?) era cominciato: sull’autostrada rivisitata che a suo tempo era un nuovo concetto di Rock d’Autore, nonché scena del delitto. Morirono Compassione e Tradizione. Mick e Keith ritornano tornano su questa CSI colore dell’asfalto per capire come ci si sente, davvero. Per vedere dove è arrivata quella pietra che rotolava giù, verso il basso. Per seguirla sprofondare, prigionieri di un vortice in cui immergersi con la smorfia beffarda di che si aspettava una pallottola o un’overdose già da molto tempo. Beware doll, you're bound to fall… Dylan aveva capito che essere un Simbolo per una generazione in marcia era faticoso, scarnificante. E soprattutto che non era vero, semplicemente. Nessun simbolo, olo, un solo, MASTODONDICO, errore. Credevano fosse il Messia, era un Giovanni Battista qualunque. Risolse con una paio di capolavori simbolisti e arcani per poi scomparire dalla circolazione per un tempo che allora parve interminabile. Gli Stones cavalcarono ono la Swinging London, il beat, il blues-revival, revival, la psichedelia, la protesta di strada; vi si gettarono a capofitto come il teenager che si fa la prima pista, lasciandosi consumare fino al midollo, godendo di quella depravazione di cui erano i portabandiera. era. Se fossero spariti anche loro, travolti da un’onda mistica in Costa Azzurra o magari in un bel suicidio di massa dopo una “Gran Bouffe” di morfina, se fossero scomparsi dopo Exile sarebbero stati più grandi di Dylan; più dei Beatles. Ben più di Gesù. E forse lo sono comunque. Dimostrarono almeno, una volta di più, che in quel tempo, dal Rock non si poteva uscirne vivi. No One Here Gets Out Alive, direbbe Morrison. E se non morti era la malattia, e se non la malattia era la droga. E alla fine, se anche fisicamente integri, erano il gusto, la sincerità e la misura ad uscirne martirizzati dalle metastasi di una
vita che era missione. No One Here Gets Out Alive; una volta per tutte ribadirono che Arte e Morale dovrebbero evitarsi nel Mondo Reale; l’arte deforma def la natura ed eleva l’artista a divinità creativa: è immorale per definizione. Deve esserlo. Questa Torn and Frayed è un enorme country allo stadio terminale che deforma orribilmente l’infatuazione folk-rock folk dei Buffalo Springfield, bruciandone via d’un d’u colpo ogni illusione e ogni speranza. Tutta la gang, i Glitter Twins, il resto del gruppo, oltre al Sublime Vagabondo Nicky Hopkins, la lasciva slide di Perkins e le foto in bianco e nero di Robert Frank (la maggiore apologia visiva del Classic-Rock), Classic tutto tto respira affannosamente per tenere il tempo caracollante di chi non si regge più in piedi alla fine dell’Estate. Ricordando in apparenza senza rancore, ma con malcelata nostalgia i tempi migliori. Quelli che se ne sono andati, che sono spariti. Quelli in i cui migliaia di energie sembravano congiurare per fare della musica il manifesto della Nuova Era. Poi le maschere cominciarono a cadere, i guadagni divennero esponenziali e molti si scoprirono avidi e meschini come mai avrebbero pensato, mentre fissavano le masse adoranti riversatesi nei megaraduni gratuiti. Ora resta una cappotto liso e trasandato che si trascina senza meta per vicoli umidi, bordelli e farmacie in cerca di sollievo a pagamento da una vita che opprime senza sosta, come un’emicrania continua conti che toglie il sonno. Come ci si sente, davvero, nei panni del vecchio Joe e della sua chitarra che suona, ancora, perennemente scordata, mentre tutti attorni sono troppo fatti per ascoltare? Dopo questa canzone tutta quanta la fantastica autoparodia del el Glam perde completamente di senso. Perdono senso anche il fantascientifico Bowie, i sopraffini Roxy. E chiaramente perde senso anche tutto ciò che gli Stones fanno seguire a questo brano, e soprattutto a questo disco. Ciò che veramente serve è già stato detto. Una crepa di lucidità in cui gli Stones ci si infilano dentro sgusciando tra le pieghe di una volontaria auto-evirazione. auto Ogni ripetizione è di troppo. Pay attention, ears open. Because this could be the hidden masterpiece by the Stones. A few years ars after Between the Buttons and the
first flirt with Dylan, Jagger returns where many (all?) was started: on the Highway revisited that was a new concept of AuthorAuthor Rock, as well as crime scene. Compassion and Tradition died. Mick and Keith come back on this his CIS to understand “how do you feel”, really. To see where came the stone that rolling down towards the bottom. To follow her down, prisoners of a vortex in which diving with a mocking grin that it was expecting a bullet or an overdodose for a long time. tim Beware doll, you're bound to fall ... Dylan had understood that to be a symbol for a marching generation was tiring, stripping. And above all, that was not true, simply. No symbol, an only, COLOSSAL, error. Believed to be the Messiah, he was only a common on John the Baptist. He solved with a couple of arcane and symbolist masterpieces and then disappeared for a time that seemed endless. The Stones rode the Swinging London, the beat, blues blues-revival, psychedelia, the street-fighting fighting protests, and there they fell headlong as the teenager with his first line, leaving eaten to the bone, enjoying that depravity of which they were the standard standard-bearer. If they had gone too, swept by a wave of mysticism in Cote d'Azur or even in a mass suicide after a beautiful "Grand nd Bouffe" of morphine, if they had disappeared after Exile they would be bigger than Dylan, more than The Beatles. Much bigger than Jesus and maybe they are, anyway. They demonstrated at least once more the at that time, the from Rock you couldn’t get out t alive. No One Here Gets Out Alive, Morrison would say. And if not dead was the disease, and if not the disease was the drug. And in the end, though physically intact, were the taste, the sincerity and the measure to emerge martyred by the metastasis of a life that was a mission. No One Here Gets Out Alive. Once and for all they reaffirmed that Art and Moral should be avoid one another in the Real World; Art distorts the Nature and elevates the artist to creative gods: it’s immoral by definition. It must be. b Now this Torn and Frayed is a huge terminally country that distorts horribly the folk infatuation of Buffalo Springfield, burning away both illusions and hopes. The whole gang, the Glitter Twins, the rest of the band, as well as the Sublime Vagrant Nicky Hopkins, Perkins’ lascivious slide and black and white pictures by Robert Frank (the biggest visual apology of Classic Rock), all gasping for breath to keep the rolling time of those who can’t stand more upright at the end of Summer. Recalling
apparently ntly without rancor, but with illill concealed nostalgia for better times. Those who are gone, who are disappeared. Those in which thousands of energy seemed to conspire to make the Music the Manifesto of the New Aquarian Age. Then the masks began to fall, earnings rnings grew exponentially, and many were discovered greedy and mean as never they would think, looking at the adoring masses at free mega-concerts. Now is a worn and shabby coat that drags aimlessly through damp alleys, brothels and pharmacies looking for payment relief from a life that oppresses non-stop, stop, like a migraine that continues off the sleep. How does it feel, really, in the shoes of the old Joe and his guitar playing, still, always forgotten, while all around are too stoned for listen? After this song the whole great self-parody self of Glam loses all meaning. Lose sense even the sci-fi fi Bowie, the superfine Roxy. And of course loses all sense all that the Stones do after this song. What we really need is already been said. repetition is too much. Hey let him follow you down, Way underground wind and he's bound. Bound to follow you down, Just a dead beat right off the street. Bound to follow you down. Well the ballrooms and smelly bordellos And dressing rooms filled with parasites. On stage the band has got problems, They're a bag of nerves on first nights. He ain't tied down to no home town, Yeah, and he thought he was wreckless. You think he's bad, he thinks you're mad, Yeah, and the guitar player gets restless. And his coat is torn and frayed, It's seen much better days. Just as long as the guitar plays Let it steal your heart away, Let it steal your heart away. Joe's got a cough, sounds kind a rough, Yeah, and the codeine to fix it. Doctor prescribes, drug store supplies, Who's gonna help him to kick it Well his coat is torn and frayed, It`s seen much better days. Just as long as the guitar plays Let it steal your heart away, Let it steal your heart away.