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Razze feline

Francesca Serena

Medico veterinario Master II liv in Medicina Comportamentale Vice presidente Commissione Tecnica Centrale ANFI Presidente Assemblea Allevatori con Affisso ANFI

Foto di Silvia Pampallona

Il Sacro di Birmania è un gatto a pelo semilungo colorpoint, cioè con il classico motivo di colore più scuro alle estremità (zampe, coda, muso e orecchie), in contrasto con il corpo più chiaro. Il suo mantello è morbido come la seta, ha profondi occhi azzurri e, particolare della massima eleganza, guanti candidi all’estremità delle zampe. In base allo standard, questi guanti non devono superare l’articolazione delle zampe e devono essere simmetrici tra loro, fatto possibile grazie a un gene specifico (variante del gene «White spotting») che fissa il bianco solo sulle estremità. I maschi hanno un portamento nobile, sottolineato da un collare di pelo sontuoso mentre le femmine hanno un modo particolare di portare la coda piumosa agitandola vezzosamente.

Origine e diffusione della razza

A differenza di molte razze feline che possono far risalire le loro origini a una mutazione spontanea (come per esempio Sphynx o Scottish Fold) o ad incroci intenzionali di altre razze al fine di crearne una completamente nuova (per esempio il Bombay, o l’Ocicat), non vi è alcuna traccia evidente dietro l’origine dei Birmani. Per quanto riguarda l’origine della razza, questi gatti erano i compagni sacri dei monaci nei templi birmani; da qui, secondo l’opinione più diffusa, sarebbero arrivati in Europa nel 1919 grazie a due inglesi che vivevano in Francia. Un’altra storia narra invece che sia stato un milionario americano ad acquistare in Estremo Oriente due esemplari della razza che poi furono inviati in Francia.

È certo invece che, dopo la prima guerra mondiale, furono fatti incroci

COMPAGNO DEI MONACI NEI TEMPLI BIRMANI, NEL CORSO DEL NOVECENTO SI È DIFFUSO IN OCCIDENTE, DOVE È STATO MOLTO APPREZZATO PER L’ESTETICA SONTUOSA ED ELEGANTE, MA ANCHE PER L’OTTIMO CARATTERE E LA SOCIEVOLEZZA STRAORDINARIA

IL SACRO DI BIRMANIA

con altre razze, tra cui quasi certamente persiani, per evitare l’estinzione della razza. I Sacri di Birmania poi furono esportati in tutta Europa, dove hanno dato vita a molte importanti linee di sangue e allevamenti ricevendo in Inghilterra lo status di riconoscimento ai fini del Campionato nel 1966 e dal CFA Americano (Cat Fancy Association) nel 1967. Bisogna attendere il 1979 per veder arrivare finalmente nel nostro paese due esemplari francesi: Porthos de Tchao Pai e Paquita dell’allevatrice Franca Maria Gabriele. Da allora, l’allevamento del Sacro della Birmania ha visto un interesse crescente da parte del pubblico e degli allevatori fino a farne uno dei gatti più ricercati.

LO STANDARD IN PILLOLE

Aspetto generale. La corporatura del gatto birmano è di media grandezza: le femmine sono leggermente più piccole e possono pesare tra i 3 e i 4 kg, mentre i maschi possono raggiungere i 4-4,5 kg di peso. Le femmine sono più longilinee ed eleganti, i maschi più possenti con un collo più massiccio. I Birmani hanno un corpo di medie dimensioni, rettangolare con un muso largo e fronte leggermente bombata, guance piene leggermente arrotondate. Testa. Il naso è di media lunghezza con una leggera depressione (profilo romano) ma senza stop, il mento deve essere forte. Orecchie. Piuttosto piccole, con le estremità arrotondate, piazzate leggermente inclinate sulla testa, non vicine tra loro. Occhi. Di forma leggermente ovale, colore blu zaffiro. Corpo. Corporatura allungata con una tonalità di colore beige-dorata e con le estremità (muso, orecchie, zampe e coda) di colore uniforme in contrasto con quello del corpo. Zampe. Sono corte e forti, i piedi rotondi. I «guanti» sono il marchio di fabbrica della razza e la qualità più difficile in assoluto da ottenere in conformità allo standard. Le estremità delle zampe devono essere guantate di bianco, senza tracce di colore, e devono finire alle dita o comunque non devono superare l’articolazione. Guanti leggermente più alti sono tollerati nelle zampe posteriori, dietro le quali il bianco deve formare una punta, simile a una “V” rovesciata, posizionata circa a metà o a tre quarti del garretto. Sono tollerate punte più alte ma non devono superare l’articolazione. Il guantaggio deve essere regolare e possibilmente simmetrico, sia sulle zampe anteriori sia su quelle posteriori. Coda. A pennacchio, portata alta, di media lunghezza e molto folta. Mantello. Il pelo è semilungo con una consistenza setosa al tatto e privo di sottopelo (difficilmente si annoda); più lungo sul corpo e più corto sul muso e sulle estremità. Intorno al collo porta una ricca gorgiera che incornicia il muso. Nella parte che ricopre l’addome il pelo si fa più lanoso e molto spesso leggermente ondulato. Come tutte le razze colourpoint, i Birmani nascono bianchi, a causa di un pigmento termosensibile che si attiva solo nelle zone fredde; quindi, quando hanno pochi giorni di vita, il colore inizierà ad apparire appunto sulle estremità, orecchi e coda, a svelare il vero colore del mantello. Colori. Premesso che la colorazione Tortie (un mix di rosso e nero) è caratteristica solo delle femmine e tutti i colori si ritrovano nella versione con le tigrature o Tabby, vediamo i singoli colori. Seal point: il colore varia dal marrone scuro al nero, che è il gene dominante, che contrasta molto con il mantello, il tartufo è nero; Blue point: per mezzo di un persiano blu, fu introdotto il gene diluito creando il blu point (i point sono grigio argento, mentre il tartufo è grigio scuro); Chocolate point: creato grazie a un siamese chocolate, ha point chocolate, tartufo cioccolato, pelliccia molto luminosa e meno scura rispetto al blu; Lilac point: è il gene di diluizione del Chocolate point, i punti sono di un rosa morbido e luminoso, tanto che non è facile identificarne il contrasto, il tartufo è grigio; Red point: gli esemplari sono rosso-arancio con pelliccia molto luminosa; il tartufo è rosa (esiste anche nella variante cream point che è la diluizione del Red point).

Il carattere

Un gatto birmano ha qualità estetiche eccezionali ma alla fine si sceglie più per il suo carattere che per la sua bellezza. Il Birmano è un gatto che crea un rapporto molto stretto con i suoi amici umani, in casa è una presenza costante e ha un carattere forte e vitale. È un gran giocherellone anche da adulto, ma non ama assolutamente giocare da solo, data la sua natura molto socievole e tende a convivere bene anche con altri gatti o anche con un cane, l’importante è che la convivenza sia sempre serena e in armonia. Tali sono le ottime caratteristiche caratteriali della razza che molte persone, dopo aver adottato un Birmano, tornano in allevamento per adottarne un altro.

La cura del pelo e la salute

Il Sacro di Birmania ha un pelo semilungo, senza sottopelo, per cui generalmente non si infeltrisce e non si creano nodi. Per mantenerlo setoso e brillante è sufficiente spazzolarlo una volta a settimana, a eccezione del periodo di muta, che potrebbe richiedere di aumentare le spazzolature fino a una frequenza giornaliera.

Questo dipende anche da quanto pelo perde il micio: se in particolari periodi (per esempio d’estate) perde molto pelo, sarà bene toelettarlo giornalmente per favorire la ricrescita del pelo «nuovo» e per diminuire la quantità di pelo ingerito. Per quanto riguarda la salute, i Birmani sono gatti sani e robusti, sempre che naturalmente siano allevati correttamente e provenienti da linee in cui è rispettata l’ampiezza dei pool genetici. Un aspetto da tenere in considerazione è l’incidenza nella razza di una malattia cardiaca, la cardiomiopatia ipertrofica (HCM) che porta a un ispessimento delle pareti cardiache, limitando il flusso di sangue che attraversa i ventricoli. I sintomi possono includere difficoltà di respirazione o un battito cardiaco irregolare. ●

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