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Erpetologia

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SOMATERIA MOLLISSIMA, QUESTO IL NOME SCIENTIFICO, È UNA GROSSA ANATRA MARINA APPARTENENTE ALLA FAMIGLIA DEGLI ANATIDAE (FAMIGLIA TASSONOMICA CHE RACCHIUDE TUTTE LE SPECIE CONOSCIUTE DI ANATRE, OCHE E CIGNI)

L’EDREDONE

COMUNE

Arne Larsen - Pixabay

Diego Cattarossi

Medico veterinario accreditato Fnovi per la cura degli animali esotici L’areale di distribuzione di questa specie comprende le aree costiere a clima freddo dell’intero emisfero boreale, con una piccola popolazione residente in Italia e più precisamente nel mar Tirreno a molti chilometri dalla costa genovese. L’edredone è considerato una specie migratoria sebbene le migrazioni siano di piccola entità. Forma delle grandi colonie costituite anche da 15.000 individui. Non si tratta assolutamente di un animale monogamo: infatti, a seguito dell’accoppiamento, il maschio dirige la femmina verso un luogo sicuro per l’ovodeposizione e poi la abbandona per cercare una nuova compagna.

Un marcato dimorfismo sessuale

L’edredone comune è apprezzato dagli allevatori per il suo piumaggio e perché longevo: può raggiungere facilmente i 15-20 anni di età. Facilmente riconoscibile per il suo marcato dimorfismo sessuale, l’edredone raggiunge facilmente i 70 centimetri di

lunghezza per quanto riguarda i maschi e si attesta intorno ai 50-55 cm per quanto riguarda le femmine, con un peso medio di 2-2,2 chilogrammi.

Il maschio presenta una netta linea di demarcazione tra il dorso bianco candido e il ventre interamente nero. La femmina presenta un omogeneo colore brunastro barrato nero sull’intera superficie corporea.

Oltre al caratteristico colore del piumaggio, è facilmente riconoscibile anche per la silhouette a cono della testa, presente sia nel maschio che nella femmina. Il becco molto lungo e alto alla base, di colore olivastro sia nel maschio che nella femmina, termina con un’“unghia cornea” convessa e larga.

L’edredone o gli edredoni?

L’Edredone comune rappresenta solo una delle quattro specie di edredoni conosciuti nonché in assoluto quella più allevata sebbene sia piuttosto raro in cattività. La specie più sgargiante è il Re degli Edredoni (Somateria spectabilis), facilmente riconoscibile per la vistosa cresta arancione che si sviluppa a partire dalla ranfoteca superiore del becco. Molto simile all’Edredone comune è l’Edredone dagli occhiali (Somateriafischeri) che, a differenza del primo, presenta l’intera testa di un colore verde oliva a eccezione di due aree rotondeggianti bianche intorno agli occhi, simulando

Kathy Büscher - Pixabay

quindi un paio di occhiali. Infine, l’ultima specie nota è l’Edredone di Steller (Polysticta stelleri), unica specie appartenente al genere Polysticta. Di dimensione molto più ridotta, presenta, oltre che un diffuso colore brunastro sul petto, l’inversione dei colori dell’edredone comune e quindi il ventre bianco-brunastro e il dorso nero.

Jonathan Cannon - Pixabay

UN DONO PER CHI VIVE IN SCANDINAVIA

Il particolare atteggiamento della femmina durante la cova di strapparsi le piume del folto e morbido petto per rivestire il nido proteggendo prima le uova e poi i pulcini, ha fatto si che negli areali di riproduzione e, in particolare, in Islanda e Scandinavia, le popolazioni locali al termine della stagione di cova andassero a raccogliere tutte le piume lasciate dagli edredoni per utilizzarle nella manifattura di pregiate imbottiture di trapunte, cappotti o cuscini. Questa pratica, che non risulta essere assolutamente nociva per le popolazioni di anatidi, da molti viene considerata come un dono da parte delle anatre alla fine dalla stagione riproduttiva.

L’alloggio e l’allevamento

L’edredone è una delle specie più impegnative ed esigenti che si possano trovare nel panorama dell’allevamento degli anatidi. In primis necessita di un’ampia voliera sviluppata sia in altezza che in lunghezza con un ampio bacino di acqua fredda a elevato ricambio: pertanto attrezzata di filtri adeguati. Nei mesi estivi, in particolare, il ricambio dovrà essere ancor molto alto per evitare che le temperature

Georg Wietschorke - Pixabay

Simon Marlow - Pixabay dell’acqua si innalzino troppo e non consentano agli animali di poter trovare ristoro in acqua dal caldo e dall’afa. Inoltre dovranno essere disposti dei ripari o delle piante a folto fogliame per garantire ombra agli animali e così proteggersi dal sole.

L’alimentazione

Questo anatide è un lento volatore, ma un abilissimo nuotatore. Per nutrirsi predilige le acque calme e fredde dei mari nordici nelle quali si tuffa in profondità per catturare piccoli pesci, crostacei e molluschi. Nota è la sua particolare predilezione per i mitili che ama ingoiare interi. In allevamento sarà quindi necessario adottare una dieta a base di proteine animali eventualmente integrate con prodotti a base di omega-3, soprattutto nel periodo riproduttivo. Di conseguenza, sarebbe sempre meglio separare gli anatidi marini prettamente carnivori dagli altri anatidi (principalmente brucatori erbivori) e soprattutto non fornire la medesima dieta a tutti i soggetti.

La riproduzione

La maturità sessuale è conseguita intorno ai due anni. La stagione degli amori si protrae durante tutto il periodo primaverile ed estivo (più precisamente da aprile a agosto). È caratterizzata da un rituale di corteggiamento da parte dei maschi al quale la femmina risponde con un particolare modo di tubare. Dopo l’accoppiamento la femmina depone da quattro a sei uova, che vengono covate per 25-28 giorni. Di solito la femmina non ha problemi di cova anche se giovane e inesperta.

Qualora la femmina abbandonasse il nido sarà possibile mettere le uova in una incubatrice artificiale oppure affidarle alla cure di una gallina che farà da balia. Le edredoni femmine depongono una sola nidiata all’anno.

Le cure veterinarie

Proprio per la sua difficoltà di allevamento, è buona prassi effettuare dei controlli periodici da un veterinario esperto in volatili. Come ogni altro anatide alla visita seguono gli esami delle deiezioni per escludere la presenza di parassiti intestinali e va verificata la gestione igienico-sanitaria e l’alimentazione.

La miglior prevenzione alle malattie, come per ogni animale non autoctono, è il rispetto più scrupoloso possibile delle condizioni di allevamento e alimentazione che dovranno per quanto possibile essere le stesse che avrebbe nel suo areale di origine naturale. ●

Georg Wietschorke - Pixabay

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