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THE SORRENTO PENINSULA, A SACRED LAND FULL OF BEAUTY

FROM THE LEGENDS OF CLASSICAL ANTIQUITY TO THE GASTRONOMIC DELIGHTS OF TODAY

DAI MITI ANTICHI DELLA CLASSICITÀ ALLE ECCELLENZE GASTRONOMICHE DI OGGI

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Text by Raffaele Lauro

The entire Sorrento-Amalfi coast, including the Sentiero degli Dei (Path of the Gods), which starts in Agerola (Bomerano) and extends to Positano and Punta Campanella, dominated by Monte San Costanzo and crowned by the ruins of the Temple of Athena founded by a wandering Ulysses, is profoundly imbued with sanctity, in the deepest sense of classical antiquity and Greco-Roman mythology.

Tutta la costiera sorrentino-amalfitana, includendo il Sentiero degli Dei, che si diparte da Agerola (Bomerano) per arrivare fino a Positano e alla Punta della Campanella, sovrastata dal Monte San Costanzo e impreziosita dai reperti del Tempio di Athena, fondato dall’errante Ulisse, risulta profondamente impregnata di sacralità, nel significato più autentico della classicità e della mitologia greco-romana.

There isn’t an inch of this beautiful land that isn’t nourished by spirituality and which hasn’t taken on an other-worldly meaning in relation to the divine beings which have inhabited — and which still inhabit — it.

If the goddess Athena ruled from her temple at the tip of the Sorrento Peninsula, before this rocky extension of awe-inspiring nature plunged into the celestine blue waters of the sea, only to re-emerge as Cypris Venus, in the naturalistic enchantment of Capri, her complementary deity, the goddess Minerva, ruled the entry to the coastline, on the border between Vico Equense and the Sorrentine “plains”, with her equally majestic temple, surrounded by peaceful olive groves adored by a goddess who had forcefully sprung forth from the head of Zeus.

Non esiste, quindi, un solo angolo di questa terra di bellezza che non sia nutrito di spiritualità e che non assuma un significato oltremondano, in relazione alle presenze divine che l’hanno abitata e che, tuttora, la abitano.

Se la dea Athena signoreggiava, con il suo tempio, sull’estremità della Penisola Sorrentina, prima che questa propaggine rocciosa di natura meravigliosa si tuffasse nelle acque cilestrine del mare, per riemergere, come Venere Ciprigna, nell’incanto naturalistico di Capri, la corrispondente deità, la dea Minerva, signoreggiava, del pari, sull’ingresso alla costiera, sul confine tra Vico Equense e la “planities” sorrentina, con il suo tempio, altrettanto maestoso, circondato dai pacifici ulivi, tanto amati dalla divinità, nata dalla testa di Zeus.

A sanctuary adorned with votive bonfires lit by the ancient inhabitants of Sorrento, and the inspiration, according to them, for the goddess’s heroic virtues: loyalty, wisdom, courage, battle for just causes and strategies to defend her devotees! Inhabitants of farming villages which sprung up along the slopes of the mountain, near the source of the Petrale or along the grey tuff esplanade, which opened up from Scutolo towards the plain. Ingenious builders, along with the Greek and later Roman settlers, of terraces along the sides of the hill, bolstered by tuff walls, where they could carve out plots of land to be assigned to different crops suited to the environment. Faithful custodians of the strategic course of Via Minervia, which descended from the outskirts of Alberi, crossing villages and making it possible for Augustus and his successor, Tiberius, to send imperial orders to Rome via swift overland couriers and to receive news from the Senate without having to leave their beloved Island of Capri or renounce the “otia” of their splendid isle abodes (Gardens of Augustus, Villa Jovis, Villa Damecuta, Palazzo a Mare) and the maritime villas of Sorrento.

The goddess Minerva appeared to the natives adorned with her aegis and spear, a teacher of useful arts, based on architecture, mathematics, geometry and naval engineering. How many trade secrets did the goddess of useful arts inspire and transmit, in the shipyards of Marina di Alimuri in Meta, Marina di Cassano in Piano, and Marina Grande in Sorrento, to the skilled craftsmen who built sailing ships with their bare hands (the masters of the axe and the saw, carpenters, caulkers, the “artisans of the sea”, destined to assemble rigging) and to the skilled labourers who participated indirectly, strewn throughout the territory (the craftsmen busy producing sails, ropes, and barrels)?

Un santuario, questo, adorno di roghi votivi, accesi dagli antichi abitatori sorrentini e ispiratore, per loro, delle grandi virtù eroiche della dea: la lealtà, la saggezza, il coraggio, la lotta per le cause giuste e la strategia per la difesa dei suoi devoti! Abitatori dei villaggi agricoli, sorti alle falde della montagna, presso la Fonte del Petrale o sulla spianata di tufo grigio, che si apriva da Scutolo verso il piano. Geniali costruttori, insieme con i coloni greci e poi con quelli romani, dei terrazzamenti ai fianchi della collina, sostenuti da muri e muretti di tufo, onde ricavare gli appezzamenti da adibire alle colture agricole, adatte all’ambiente. Custodi fedeli del tracciato strategico della via Minervia, che scendeva dal confine di Alberi, attraversava i villaggi e consentiva ad Augusto, e al suo successore Tiberio, di inviare, a Roma, tramite veloci corrieri terrestri, gli ordini imperiali e di ricevere le notizie dal Senato, senza dover abbandonare l’amata isola di Capri e rinunziare agli “otia” nelle splendide dimore isolane (Giardini di Augusto, Villa Jovis, Villa Damecuta, Palazzo a Mare) e nelle ville marittime sorrentine.

La dea Minerva appariva, ai nativi, adorna dell’egida e della lancia nuova, maestra delle arti utili, frutto dell’architettura, della matematica, della geometria e dell’ingegneria navale. Quanti segreti del mestiere la dea delle arti utili ispirò e trasmise, nei cantieri della Marina di Alimuri di Meta, della Marina di Cassano di Piano e della Marina Grande di Sorrento, alle maestranze che partecipavano direttamente alla costruzione dei velieri (i maestri d’ascia, i carpentieri, i segatori, i calafati, i “maestri di mare”, destinati all’assemblaggio delle manovre) e alle maestranze che vi partecipavano indirettamente, sparsi sui territori (gli artigiani impegnati nella produzione delle vele, delle cime e delle botti)?

The Sorrento Peninsula, a fruitful land kissed by the smile of Demeter, the mother goddess, the deity of the fertility of the earth who presided over agriculture, who kept watch over the serene work of farmers, helping them and easing their toil with her wise teachings.

The Sorrento Peninsula: a land full of light, struck by the rays darting out from the chariot of Apollo, the sun god, as well as that of music and poetry, bearing the laurel wreath of victory upon his head, symbol of his maniacal infatuation with a young nymph, Daphne, who was transformed into a laurel tree to escape the clutches of his erotic frenzy. How many laurel plants, how many symbols standing in for Daphne have embellished the roadsides and valleys of the Sorrento coast over the ages?

The Sorrento Peninsula: a marine-scented land, under the rule of Poseidon-Neptune, the god of the sea, the master of water and navigation, who strides solemnly with his trident, a gift from the three Cyclopes; bulls, dolphins, horses and a golden chariot that instantly calmed any storm, dear to the fishermen and sailors of long ago. Thus, the land of Sorrento, like all the Amalfi-Sorrento coast, is sacred. It is the living theatre of divine legends: from the tale of the procession of gods who ran along the aptly-named trail towards Li Galli to help Ulysses, lured by the Sirens, to the numerous stories of celestial gods who descend to earth from Mount Olympus, and those of underwater divinities which re-emerge from the sea.

Territori, quelli della Penisola Sorrentina, tutti feraci, baciati dal sorriso di Demetra, la dea madre, la dea della terra produttrice, che presiedeva all’agricoltura, che vigilava il sereno lavoro dei contadini, lo aiutava e lo rendeva più facile con i suoi saggi insegnamenti.

Territori, quelli della Penisola Sorrentina, pieni di luce, dardeggiati dai raggi del carro di Apollo, il dio del Sole, nonché delle arti musicali e poetiche, recante sul capo il “lauro” trionfante dei vincitori, simbolo del suo folle innamoramento per la giovane ninfa, Dafne, trasformata, per essere sottratta alla furia erotica del dio, in una pianta di alloro. Quante piante di lauro e di alloro, quanti simboli di Dafne hanno impreziosito, per secoli, i cigli e i valloni della costiera sorrentina?

Territori, quelli della Penisola Sorrentina, profumati di mare, sotto la signoria di Poseidone-Nettuno, dio del mare, padrone delle acque e della navigazione, incedente con il tridente, regalo dei Ciclopi, il toro, il delfino, il cavallo e con quel carrello d’oro che placava istantaneamente le tempeste, caro ai pescatori e ai marinai delle origini. La terra sorrentina, dunque, come tutta la costiera sorrentino-amalfitana, è sacra, perché rappresenta il teatro vivente di miti divini: dal mito della processione degli dei che corrono, lungo il sentiero, verso Li Galli, in soccorso ad Ulisse, insidiato dalle Sirene, ai tanti miti degli dei celesti, che scendono in terra dall’Olimpo, e degli dei sottomarini, che riemergono dal mare.

The submersion and re-emersion of these deities from marine waters never took on the negative, baleful meaning of no-return. Instead, it always implied the rebirth of hope, renewal, a new start and a new life. This is why the ancient inhabitants of this sacred land never showed weakness or fear when facing the divine. When a god appeared, it set them free, made them courageous, strong and safe. This is also why the ancient Sorrentini always looked to these superior beings with respect, always treated them with friendly familiarity and always shortened the distance between earthly and otherworldly realities. This view of the sacred, in classical mythological terms, gave them an archaic understanding of the world, seen as a profound dimension of reality, which is characteristic of the people of the Sorrento Peninsula.

From ancient myths to the gastronomic delights of this land, the transition was far from immediate. Over twenty centuries have passed, but the foundations of the cuisine of Sorrento today, which includes prestigious restaurants and a dozen Michelin-starred chefs, have remained the same: love for one’s land and genuine local crops, protected from the standardization being imposed by multinational food corporations. The philosophy behind Mediterranean cooking is thus nourished by the same roots as classicism. The undisputed founder of this gastronomic principle was and is Don Alfonso Iaccarino, with his boutique restaurant, Don Alfonso 1890, in Sant’Agata sui Due Golfi, and his family farm, “Le Peracciole”, perched on the slopes of Punta Campanella. Here, and nowhere else, the maestro picks the most natural of ingredients, starting with the lemons, to create recipes which are now known around the world. Italian excellence, on an international level.

L’immergersi e il riemergere dalle acque marine di queste deità non assume mai un significato negativo, funesto, di non-ritorno, ma sempre un significato di rinascita della speranza, di rinnovamento, di nuovo inizio e di nuova vita. Per questa ragione, gli abitatori antichi di questa terra sacra non hanno mai manifestato debolezza o terrore di fronte al divino, perché, quando un dio appariva, li rendeva liberi, coraggiosi, forti e sicuri. Ecco perché i sorrentini antichi hanno sempre guardato con rispetto a queste presenze superiori, le hanno trattate sempre con amichevole familiarità e hanno raccorciato sempre le distanze tra le realtà terrestri e quelle oltremondane. Questa concezione del sacro, in termini classici e mitologici, ha fornito loro una percezione arcaica del mondo, intesa come dimensione profonda della realtà, tipica proprio delle popolazioni sorrentine.

Dai miti antichi alle eccellenze gastronomiche di questa terra, il passo non è stato breve. Sono passati più di venti secoli, ma i fondamenti dell’arte culinaria sorrentina, quella odierna, che annovera prestigiosi ristoranti e una decina di chef stellati, sono rimasti gli stessi: l’amore per la propria terra e per le colture genuine, protette dall’omologazione imposta dalle multinazionali dell’alimentazione. La filosofia della cucina mediterranea, quindi, si alimenta delle stesse radici culturali della classicità. Il fondatore indiscusso di questa dottrina gastronomia rimane Don Alfonso Iaccarino, con il suo ristorante-boutique “Don Alfonso 1890”, a Sant’Agata sui Due Golfi, e con la sua tenuta agricola, “Le Peracciole”, aggrappata alla Punta della Campanella, dalla quale il maestro trae gli ingredienti naturali, a partire dai limoni, per creare le sue ricette, conosciute ormai in tutto il mondo. Un’eccellenza italiana, a livello internazionale.

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