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Accazine路 Mensile路 Anno 1路 Numero 0.2路 Maggio 2009

ZINE

1100 km

di contemporaneo


Redazione: Valentina Redi

direttrice responsabile e responsabile di produzione

Lucia Grassiccia

direttrice responsabile ed editor capo

Simona Matina

responsabile grafica

Alessandra Rigano

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responsabile web

Elisa Raciti

Grafica Daniele Brancato Elisa Raciti

Contatti: redazione@hzine.it

Baccano

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Bono a tutto tondo Il nomade, il folk e la tastiera

La poltrona accanto

Fight Club, 2 Dopo Fight Gregg Stefano Cirillo 22 29 oMaggio Portfolio

Accade

Hanno collaborato:

Vignette Chiara Filincieri Daniele Nicotra

AccattivArti

Uguali=Diversi

Umberto Spampinato

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Starry starry Night

coresponsabile di produzione

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Obiettivi extremi

redattore

Marco Agosta Rossella Cataldo Giorgia Di Carlo Indira Fassioni Chiara Filincieri Gabriele Grillo Simona Marano Vincenzo Orsini Miriam Raciti Jacopo Saccà Rino Scebba Eleonora Spadaro

Stacca

Yoko e John hanno corso più del Leone

responsabile grafica

Fabio Amenta

SOmMARiO

Full Metal Trans

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Punto Accapo

3 Banane Esistenziali 31 Tessere identità

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o spirito

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tarda

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Spaccaschermo

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Non cliccare il pet che dorme

Accabyte

Sotto il vestito: tutto

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Raccattati

Intervista alla Fondazione Brodbeck

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m a uta on Editoriale n. 0.2

Le differenze fanno la differenza. E non c’è dubbio che fare la differenza è uno degli scopi più ambiti. O meglio: non fare la differenza, ma far sapere che tu fai la differenza, proprio tu. Perché è poco sopportabile un mondo non informato della tua esistenza e circa il tuo essere differente, a costo che sputi dietro i tuoi passi. Ci sono molti modi per far sapere o far sembrare che sei diverso. Forse più di quelli che potresti mettere in atto per non fare niente di tutto questo, per restare quello che sei, una persona che vive e porta avanti la sua vita per sé stessa. Per sé stessa soltanto, buffo. Che so, c’è chi incide un disco o ci canta sopra, c’è chi tenta di entrare nel quadrato della televisione (o nel rettangolo, visto che ci piace pensare al presente), chi scrive, chi fotografa, chi posa, chi si arruola nell’esercito, chi dipinge, chi recita, chi non smette di parlare un secondo, per paura che qualcuno si volti dall’altra parte e in quel secondo possa dimenticarsi di lui/lei. E poi c’è chi incide un grande disco, chi scrive grandi testi, chi dipinge grandi quadri, chi scatta grandi foto, chi interpreta grandiosamente personaggi, chi parla e sa cosa vuole dire e trasmette qualcosa davvero. Il tutto è molto diverso (non per essere ridondanti). Quella grandezza proviene da altro, da qualcosa che si chiama co-nte-nu-to. Ed è solo perché possiate riderne che è stato sillabato male. Si possono inserire una valanga di parole una dietro l’altra, anche in modo che alla fine diano un succulento suono per il tuo orecchio e di senso compiuto. Un bel testo, non c’è che dire. Si possono intonare centinaia di note, tecnicamente inattaccabili e armoniosamente impilate. Si possono interpretare personaggi di ogni sorta, calandosi perfettamente nella parte e credendo di essere realmente un altro individuo. Eppure pochi nomi, e per fortuna, restano nella memoria della storia. Restano coloro che riescono a maneggiarti l’anima come fosse un antistress, magari anche a farle cambiare forma, coloro che non fanno tutto questo per fare la differenza, ma perché sono la differenza. Inscatolati per voi per il mese di Maggio. Lucia Grassiccia

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Keith Haring

Rembrandt

dal petit palais di parigi > Mamiano di Traversatolo (PR), Fondazione Magnani Rocca Fino al 28.06 > vai al sito

Universi Paralleli

500 anni di cultura del grande arredo a confronto per la design Week > Milano, Palazzo Reale Fino al 08.06 > vai al sito

Alighiero Boetti

Mettere l’Arte al Mondo > Napoli, MADRE - MUSEO D’ARTE DONNA REGINA Fino al 11.05 > vai al sito

that divides... > 04.05 Milano, Spazio Oberdan

FUTURo PRESENTE2009

Simply Red

Per quest’edizione del festival delle arti contemporanee protagonista assoluto è il cinema e i suoi linguaggi, in relazione alle nuove tecnologie e al rapporto con lo spettatore. Ospiti di rilievo internazionale impreziosiscono la scena: da Peter Greenway a Giovanni Sollima, da Michael Nyman a Francesco Casetti e Domenico De Gaetano. Una rassegna di pellicole, ma soprattutto un’occasione unica fatta di incontri, eventi e performance.

> 16 e17.05 Milano, Teatro degli Arcinboldi > 19.05 Conegliano (Tv), Zoppas Arena

Liam Finn

I’ll be lightning > 19.05 Roma, Circolo degli artisti

I Crystal Stilts

alight of night > 08.05 Roma, Circolo degli artisti > 19.05 Marina di Ravenna, Hana Bi > 20.05 Milano > 21.05 Torino, Spazio 211

Andrew Bird Lo scorso 13 febbraio è uscito in Italia il nuovo album di Andrew Bird dal titolo “Noble Beast”. Il cantautore americano ha all’attivo un’esperienza pluriennale sia come leader di band, sia come solista. Ha collaborato con tantissimi artisti del calibro di Ani Di Franco, Rufus Wainwright e Bonnie “Prince” Billy. Sarà in Italia per un’ unica data. > 18.05 Milano, Casa139

> Rovereto (TN) Dal 07.05 al 10.05 > vai al sito

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> Roma, Fondazione Roma Museo Fino al 21.03 > vai al sito

> Roma, Macro Future Fino al 17.05 > vai al sito

Scott Matthew

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Per la prima volta in Italia 200 opere di uno dei più grandi artisti giapponesi di ogni tempo, Utagawa Hiroshige, capace di esprimere, con i suoi lavori, la natura nel suo lato più armonico. La mostra è divisa in cinque sezioni e tra le opere più importanti troviamo:“Cinquantatré stazioni di posta del Tokaido”, universalmente considerato il capolavoro dell’artista.

Italian Genius Now

> Bari, 05.05 > Roma, 15.05 > Milano, 22.05 > vai al sito

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IL MAESTRO DELLA NATURA

Hugh Cornwell, ex leader degli Stranglers salirà sul palco con la sua band per un’unica data per presentare il nuovo album “Hooverdam”. L’album è stato prodotto con Liam Watson, conosciuto per il suo lavoro in “Elephant” degli White Stripes, e può essere liberamente e gratuitamente scaricato in alta qualità dal sito ufficiale dell’artista. > vai al sito

> 20.05 Milano, Casa 139 > 21.05 Roma > 22.05 Marina di Ravenna, Hana Bi

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> Roma, museo dell’ Ara Pacis Fino al 06.09

Phosphorescent

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Dall’infinitesimo all’infinito

Hugh Cornwell

In anticipo rispetto alle precedenti edizioni, ma come ogni anno i maggiori esperti di tecnologia sono riuniti per rispondere alle esigenze del mercato fotografico (e non solo). Tre sezioni (ripresa, elaborazione e stampa) da non perdere, con l’intervento di Roberto Tomesani (fondatore dell’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU Visual).

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Alessandro Mendini

> Milano,Vecchiato art galleries Fino al 30.06 > vai al sito

HIROSHIGE

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Click, Create & Print

Lo specchio del volto La mostra di keith haring, apre la nuova sede della galleria, e presenta un’accurata selezione di opere che rappresenta l’universo visuale dell’artista, coloratissimo, primitivo e simbolico. Tutti i lavori sono realizzati con materiali e supporti diversi, dall’inchiostro all’acrilico, dall’acquaforte allo smalto, dalla carta al cartone, dall’acciaio all’alluminio e al legno intagliato.

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IL COPIONE AL PUBBLICO MAGGIO Un teatro che nasce dal “bisogno dello spettatore”. Sono appunto gli spettatori il punto forte di quest’interessante esperimento teatrale. Nel corso dei vari incontri, svoltisi nei mesi precedenti fino ad oggi, hanno partecipato alla stesura del copione diventando gli ispiratori di una trama che si è andata definendo man mano. Ed ecco l’ultimo appuntamento, Maggio. Lo spettacolo è pronto. Casa delle Culture > Trastevere, Roma Dal 01.05 al 31.05 > vai al sito

CONCORSI Sculture per un museo

Textile Design Contest

Celeste Prize 2009

Premio Targhetti Light Art

L’Associazione culturale Montemaggiore Arte organizza il X° Concorso Internazionale di scultura “Sculture per un museo” con la finalità di selezionare durante la mostra, una o più opere da installare nel percorso parco del museo di sculture all’aperto localizzato sul Montemaggiore .

La terza edizione del Textile Design Contest propone ai suoi partecipanti la progettazione e il disegno di un tessuto che sia in grado di valorizzare ed esaltare le peculiarità del filato impiegato; non solamente dunque la proposta di un tessuto ma la sintesi di un intero percorso creativo.

Concorso per l’arte contemporanea in cui gli artisti decidono chi vince! 40.000 Euro di premi in 5 categorie: Painting, Photography & Digital Graphics, Installation & Sculpture,Video & Animation, Live Media. Mostra finale e consegna dei premi a Berlino, Germania, fine Settembre 2009.

Il tema dell’edizione 2009 del premio indetto dalla Fondazione Targetti è: l’utilizzo della luce artificiale come strumento espressivo e contenuto primario di un’opera d’arte. AI vincitori andranno 10.000 €, inoltre avrà la possibilità di collaborare con i tecnici specializzati di Targetti

Scadenza: 14.04 > vai al sito

Scadenza: 01.04 > vai al sito

Scadenza: 31.03 > vai al sito

Scadenza: 04.04 > vai al sito


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Pr imin

Lo spirito del tempo S

tropicciatevi pure i bulbi oculari. E usate quell’apertura che vi offrono, perché se gli occhi sono chiusi non è detto che stiano dormendo e se sono aperti non è detto che stiano vedendo. Ciò vale in particolare per quegli italiani che, chilometro più chilometro meno, stavano per nascere in Africa e chissà che un giorno non sarebbero approdati in gommone sulla costa sud orientale dello stivale. C’è qualcosa nell’aria e pare perfino che non sia solo ossigeno riciclato. Il 2009 siciliano si è rivelato ricco di roba da divorare con gli stessi occhi di poco fa: da Palermo, dove dal 21 Febbraio scorso Palazzo Riso ha aperto i battenti con la mostra “1968/2008 – Lo spirito del tempo” (fino al 31 Maggio), ponendosi come museo d’arte contemporanea di rilevanza regionale e che ha già avviato nel 2008 il progetto “5venti” coinvolgente le città di Gibellina, Siracusa, Palermo e Castel di Tusa, a Catania, dove nello stesso mese si è potuto assistere all’inaugurazione della mostra “Costanti del classico nell’arte del XX e XXI secolo” a Palazzo Valle (a sua volta nuovo spazio volto al contemporaneo), ristrutturato dalla Fondazione Puglisi Cosentino e della Fondazione Brodbeck, inaugurata a distanza di pochi giorni e sorta in un complesso di locali, una volta fabbrica di liquirizia. Fortino 1 il nome del progetto da essa proposto, curato

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di Lucia Grassiccia

che tarda

da Helmut Friedel, Giovanni Iovane e Salvatore Lacagnina; esso si svilupperà in quattro anni avvalendosi della presenza di artisti internazionali. Librino è la sede di un programma avviato da Antonio Presti, artista e mecenate, che vuole fare del quartiere catanese un museo all’aperto. Il 15 maggio 2009 avverrà l’inaugurazione della prima parte del progetto “La porta della bellezza”: 13 monumentali opere in terracotta applicate lungo 500 metri di muro in corrispondenza dell’accesso del quartiere. Certo, dall’altra parte ad assistere a tutto ciò scappa il solito “era ora”, tanto caro, quando arriva, ai siciliani. Ci sarebbe da chiedersi come mai si sia dovuto aspettare il 2009 per avere in una grossa città un altrettanto imponente spazio per l’arte contemporanea, seppure anche in altre città italiane si sia dovuto attendere parecchio rispetto ad alcune sorelline europee. Quel che viene considerato “arte contemporanea” parte all’incirca negli anni Sessanta, contando dieci anni per ogni dito della mano ci ritroveremo con il palmo aperto meno un anno. Ma ci dilungheremmo troppo e poi potrebbe essere uno spreco cercarne le ragioni, tanto in Italia non c’è mai nessuno che abbia colpe. Tuttavia il fermento catanese, che per una volta sembra non avere niente a che vedere con la presenza di una montagna con un buco in testa, non ci spinge a ricordare solo mostre cui restano ormai pochi mesi di vita.

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dell’altro dietro l’angolo. Se siete annoiati e noiosi, privi di interesse verso le iniziative culturali e artistiche italiane e non, allora forse il vostro mouse si è soffermato sul magazine sbagliato, o c’è da chiedersi come mai abbiate scelto proprio questo (sperando che la risposta non comprenda le parole “per” e “caso”). Ma, pur senza voler dichiarare petulanti quanto assenti competenze mediche, è dei malati che si occupa il dottore. Qualunque cosa voi siate, in particolare se trattasi di studenti presso un ente AFAM italiano, con molte probabilità avrete sentito parlare del Premio Nazionale delle Arti: ecco arrivato, con un’incerta primavera, quello che si appresta a compensare i migliori studentiartisti del 2008. Da sei anni a questa parte il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca bandisce presso gli enti AFAM di tutta Italia il “Premio Nazionale delle Arti”, concorso a sostegno della produzione artistica nelle accademie e nei conservatori italiani, tanto pubblici quanto privati. Data la natura molto varia delle forme artistiche, quattro sono le sezioni in cui il bando nazionale si articola, a loro volta suddivise in sottosezioni: Arti Figurative, Digitali e Scenografiche; Arti dello Spettacolo; Design; Interpreta-

zione Musicale. L’organizzazione di ciascuna di esse è affidata a una differente istituzione italiana. L’Accademia di Belle Arti di Catania per l’anno 2008/2009 è stata designata dal MIUR quale sede ospitante la sezione di Arti Figurative, Digitali e Scenografiche, che include pittura, scultura, scenografia, decorazione, arti grafiche e arti tecnologiche. Le opere selezionate dalla giuria verranno esposte dal 15 al 30 Maggio presso il centro fieristico “Le Ciminiere”. Ma l’istituzione etnea ha voluto spingersi più in là e proporre qualcosa di più allettante. Un altro evento incrocia il

Pna, ovvero “Un Ponte per il Mediterraneo”, tenutosi il 14 Aprile scorso. Si è deciso di far coincidere le due organizzazioni anche al fine di ottenere un interessante scambio culturale. Difatti studenti provenienti da istituti stranieri, esattamente da Valencia, Tel Aviv, Zagabria, Belgrado, Tunisi, Egitto (due per ciascuna) verranno ospitati dal 3 al 16 Maggio a Catania per realizzare le loro opere in sito, in vari punti della città, insomma un vero e proprio workshop per loro. Per la prima volta Catania apre i propri spazi a questo tipo di collaborazione, i risultati si preannunciano notevoli.

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C’è

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chi colloca, del resto, questa città fra quelle di più alto livello culturale in Italia, attualmente. E lo dice qualcuno che per circa venti anni ha dedicato la sua vita alla diffusione dell’arte, senza fare dei confini della propria terra un limite: Gianluca Collica, direttore artistico della Fondazione Brodbeck, inaugurata con l’intervento del tedesco Michael Beutler al progetto Fortino 1, visitabile sino al 20 Maggio 2009. Condividendo lo slancio della fondazione verso il contemporaneo, abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchiere direttamente con lui, facendo visita alla loro sede. Collica e la vicepresidente della fondazione, dopo averci informati su come aprire un ostinato portoncino, ci invitano a salire le scale, odoranti di materiale edile, e ci accolgono sorridenti e curiosi. Proprio in merito al flusso artistico che negli ultimi mesi ha invaso la Sicilia, il direttore artistico dice: Considerate che è raro che si aprano due fondazioni nella stessa città, che in Sicilia se ne aprano quattro contemporaneamente, che ci sia un nascente museo regionale, che ci sia un'università che comincia a interessarsi in maniera più attenta al contemporaneo. Non è un fatto che nasce dal nulla, nasce da tanti anni di lavoro, che però finalmente sono visibili. In una classifica di gradimento rispetto al contemporaneo Catania rappresenta attualmente il massimo che ci può essere in Sicilia. Grazie anche (sono dati oggettivi) alla Fondazione Brodbeck, che all'interno di tutto questo sistema ha un atteggiamento più vicino alla ricerca, alle attività giovanili. H: “La scelta del quartiere di San Cristoforo (uno dei più degradati e pericolosi di Catania, ndr) sembra chiaramente molto accurata e consapevole.” G.C.: “Per noi significa dare supporto alla società: tu fai una cosa in questo quartiere perché effettivamente questo quartiere può crescere anche grazie a quello che tu stai facendo. La scelta fortunata di questo spazio dipende anche dal fatto che è una zona assolutamente a rischio, mette in gioco tutta una serie di opportunità di crescita, di relazione tra artisti e territorio. Metteremo in atto dei programmi che consentono l’interazione tra gli artisti e il quartiere, anche a livello formativo.”

H: “Prevedete già qualche programma di formazione?” G.C.: “Attualmente ci limitiamo agli workshop legati alla residenza, come in questo caso avvenuto con alcuni ragazzi dell’accademia, workshop assolutamente spontaneo. Ma dei programmi didattici, in senso più stretto, verranno realizzati quando avremo gli spazi adeguati, anche se ci stiamo già lavorando.” H: “Per quanto riguarda nello specifico Beutler, il suo amalgamare l’installazione con la scultura, l’architettura… in fondo non è così importante che ciò che fa abbia una definizione... Questa caratteristica del suo lavoro ha influito sulla scelta di quest’artista per

G.C.: “Chiaramente le differenze esistono, perché un artista siciliano, per fortuna, proG.C.: “Il fatto di cominciare con Michael è duce dei lavori in base a quello che è il suo stato in parte fortuna, in parte meditato, nel ambiente, ne viene assolutamente influenzasenso che è certamente l’artista che più di to, non esiste un’arte che in assoluto faccia ogni altro poteva leggere lo sviluppo del can- capo a un’unica identità, perché sarebbe vetiere. La fondazione è stata finita di ristrut- ramente la morte dell’arte secondo me, anturare il giorno prima dell’inaugurazione, che se un tentativo di omologazione è stato quindi contemporaneamente avevamo fatto. Il fatto che noi abbiamo iniziato dagli due cantieri, quello per la ristrutturazio- artisti stranieri per me ha poca importanza. ne e il cantiere, appunto, di Michael. C’era- Non dobbiamo pensare che tutto viene fatto no due laboratori al tempo stesso. Lui, che secondo delle leggi legate alle scelte dei culavora molto sullo spazio, sul luogo, ha let- ratori. In quel momento la persona che era to perfettamente questo processo, che è un disponibile per fare questa mostra e su cui processo che è anche la nostra identità, cioè noi avevamo lavorato di più per ragioni intuinoi cominciamo a lavorare lo spazio fin dalla tive era Michael, e allora noi abbiamo iniziato posa della prima pietra, noi abbiamo comin- con Michael. ciato a lavorare a questa fondazione quando E poi da quando ho cominciato a fare attivinon c’era ancora nulla, quando era ancora tà come gallerista in Sicilia mi sono accorto un rudere, quindi gli artisti intervengono che il sistema dell’arte ha delle regole, quefin da quel momento. Michael ha indivi- ste regole devono essere rispettate, se tu duato tre luoghi in tutto quanto lo spazio, non le rispetti nessuno ti calcola, cioè non i luoghi dovevano avere un rapporto con entri in un meccanismo che io chiamo ecol’esterno, quindi delle entrate indipendenti. nomico, fondamentalmente non è economia Penso che meglio di lui non poteva esserci solo di denaro ma è economia di interesse, di nessuno, ha veramente dialogato con il luo- possibilità, di opportunità, economia cioè in go e con il divenire di questo luogo, questa è senso lato. Ho capito che occorreva svilupparsi un’attività in cui probabilmente il nome stata la cosa importante.” più di Gianluca Collica piuttosto che il nome H: “Quindi anche il fatto che sia stato il pri- dell’artista interseca la credibilità di un’attività valida e qualificata fatta qui in Sicilia. C’è mo ha un suo perché.” una strategia nell’esporre a casa propria degli G.C.: “Ha un suo perché ma ha anche una artisti stranieri, queste condizioni creano le grande dose di fortuna… o di intuizione, che possibilità per il territorio.” è una di quelle grandi doti che secondo me uno deve avere nel mondo dell’arte.” Catania oppure sono stati altri i criteri?”

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H: “Alcuni degli artisti che ospiterete vengono dal nord Europa, Germania, Svezia... ma quali sono le caratteristiche principali che li distinguono dagli artisti italiani contemporanei?”

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IN PRIMA H

a Valle dei tempi “Come riconoscere la cifra classica e le sue costanti nelle opere del XX sec. e tra quelle dei nostri contempora-

nei? Come orientarsi dopo che le categorie con

cui si erano definiti i valori estetici nel corso

del tempo – finalità, unità, verità – erano

state destituite, svalutate, conte-

state, rese inapplicabili?”

Il 22 Febbraio 2009 è la data che segna l’apertura di nuove esperienze artistiche, ma soprattutto la conclusione di una lunga ricerca cominciata nel 2004, anno della nascita della fondazione Puglisi Cosentino. Sede della fondazione è Palazzo Valle: rovinato dagli eventi sismici e dal degrado, viene recuperato e restaurato per divenire importante centro museale catanese, grazie anche all’importanza storica e architettonica dell’opera di Giovan Battista Vaccarini. Le opere progettate appositamente per essere inserite lungo le pareti laterali dell’ingresso sono due installazioni permanenti realizzate da Jannis Kounellis e Giovanni Anselmo, considerati maestri all’interno dello scenario artistico contemporaneo. La direzione artistica di Bruno Corà è la matrice di una ricerca sugli elementi classici nell’arte contemporanea. Nasce così “Costanti, del classico nell’arte del XX e XXI secolo”, una mostra il cui obbiettivo non è trovare degli elementi oggettivi universali,

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ma di porsi come ricerca critica individuale. La scelta è ricaduta su opere che sembrano spiccare tra quelle del loro tempo per individualità e atemporalità, disposte non attraverso la tradizionale maniera cronologica, ma secondo un percorso che guida il visitatore per tematiche. In “Corpo e Modello” lo stesso spazio espositivo è condiviso da Klein, Medardo Rosso, Degas, Mapplethorpe, Arp. In “Tempo e Misura” Manzoni, Beuys e Pistoletto dialogano tra loro. E così, come per i restanti, la distanza formale e temporale viene associata senza azzerare le caratteristiche delle singole opere, ma anzi vivificandole. Nonostante la difficile condivisione degli argomenti proposti, la mostra si pone con libertà di interpretazione e di lettura. La mostra, visitabile fino al 29 Giugno 2009, è segnalabile come evento d’eccezione, non solo in ambito catanese ma anche nazionale. Marco Agosta, Elisa Raciti


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Yoko Ono e John Baldessari conseguiranno il Leone d’oro alla carriera il 6 giugno 2009, per l’inaugurazione della 53ª Biennale di Venezia. Questo è uno dei premi più ambiti per un artista. Già prima di loro altri grandi del panorama mondiale hanno avuto l’onore di riceverlo.

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L e s s o n Yoko Ono fu membro del gruppo Fluxus ed è un forte punto di riferimento artistico, grazie alla sua continua sperimentazione neoavanguardistica intrisa del concetto, già di Duchamp, che arte e vita sono un’unica cosa. Attinge dai gesti inosservati del quotidiano, come accendere un fiammifero (Fluxusfilm One) e scava nell’apparentemente insensato. John Baldessari è stato un altro grande punto di riferimento per l’arte, con la sua multidisciplinarietà e l’uso critico della cultura di massa

nei suoi lavori, in prevalenza in ambito audio visuale. Lezione terminata. Adesso riflettiamo un attimo. Conseguire un premio del genere significa vedere riconosciuto il proprio sudore, il proprio lavorio interiore, da qualcuno che finalmente gli conferisce una valenza sociale, storica e intellettuale. Già, ma che assurdità! Abbiamo bisogno che identifichino il loro lavoro, che lo storicizzino, per applaudirli come artisti!

Abbiamo istituzionalizzato il genio Per renderci più facile la strada Così che è morto Ne abbiamo succhiato l’aura vitale Così da sentirci dio come unpredicatore televisivo Ne abbiamo fatto una stucchevole Bambola di porcellana. Fatta a pezzi Ne abbiamo raccolto i cocci Li abbiamo conservati in una preziosa scatolina Le abbiamo dato il nome arte L’ alchemica trasformazione del genio in cosa con un prezzo e una definizione, la sua rinascita nel mondo reale, venne chiamata PREMIO. Ecco, con questo io ti consacro tutore del nostro possibile Maestro del Già visto Musa dell’imitabile Dio del niente Fratello del caos sterile Spasmodicamente cerco qualcosa che mi dica cos’è arte cerco un ghetto dove contemplare estatico ciò che altrimenti non vedrei. Ma in realtà il mio desiderio è un altro: strade inondate di arte, desidero che tutti la possiedano la respirino l’assaggino, la odorino, così da distruggere il demone del condizionato da schiacciarlo con la nostra nuova forza. No, ancora no non siamo pronti e nell’attesa che venga il tempo e che la retorica ci consumi la lingua e gli occhi, non ci resta che fare i nostri migliori auguri a chi finalmente, o ormai, è stato riconosciuto come nume tutelare dell’arte Auguri Yoko Ono, Auguri John Baldessarri.


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La mostra è un autentico inno alla bellezza e il percorso fotografico è una vera e propria esposizione d’arte. Fortemente voluta da Dolce e Gabbana, essa ricorda la perfezione di una sfilata; è curata dall’executive fashion editor di “Vogue” Phyllis Posnick, mentre la direzione artistica e l’allestimento sono stati affidati al maestro Jean Nouvel; guest curator della mostra è Eva Respini. Extreme Beauty in Vogue è un vero e proprio interrogativo sul ruolo della bellezza nella nostra cultura attraverso gli occhi di fotografi celebri sia del passato che del presente: George Hoyningen-Huene, Edward Steichen, Erwin Blumenfeld, Richard Avedon, Helmut Newton, Annie Leibovitz e Steven Klein.

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LA BELLEZZA INTERPRETATA DAI PIÙ GRANDI FOTOGRAFI DAGLI ANNI TRENTA AD OGGI

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Palazzo della Ragione Milano

Un omaggio speciale ai lavori e alle donne di Irving Penn, al quale è stata dedicata una sezione intera. Cento le stampe esposte, viste sotto l’occhio indiscreto, vigile e attento di Vogue. Location d’eccezione: le sale del Palazzo della Ragione. L’atmosfera che si respira attraversando le stanze è vagamente ecclesiastica: candele, canti liturgici, inginocchiatoi, velluti rossi. Sulle pareti è proiettata la scritta “Gloria Venustati”. Insomma, vale la pena abbassare la voce, rimanere in silenzio e lasciarsi trasportare in questo viaggio visivo tra il bene e il male, il reale e l’irreale; dove la donna diventa protagonista assoluta e indiscussa. Indira Fassioni


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Night di Rino Scebba

Van Gogh e i colori della notte”:

nel titolo della mostra organizzata dal Van Gogh Museum di Amsterdam con la collaborazione del Mo.Ma. di New York, nient’altro che l’intimo rapporto del rosso Vincent con l’oscurità e le atmosfere crepuscolari. Una affinità che nei dieci anni della sua pittura matta e disperatissima verrà più volte mirabilmente espressa e che in questa mostra viene indagata attraverso l’attento esame di dipinti, schizzi, bozzetti e distillati epistolari. Quattro le sezioni: Paesaggi crepuscolari; La vita dei contadini; La voce del grano: Notturno; Poesia della notte. Si va dalla prima scena notturna vergata da Van Gogh: uno schizzo su una lettera indirizzata al fratello Theo nel 1878 in cui egli raffigura

con una semplicità quasi puerile una veduta del caffè “Au Charbonnage”, ai “Mangiatori di patate” del 1885, ovvero il pasto serale di alcuni contadini immersi nella semioscurità del loro modesto ambiente, le cui mani e i cui volti sono caricaturizzati al fine di accentuarne l’umile ma dignitosa condizione. Dopo il soggiorno parigino (1886-1887) nel quale entra in contatto con gli impressionisti e coi più grandi artisti dell’epoca, la sua tavolozza si fa molto più vivace e colorata. Riprendendo Millet, Van Gogh interpreta a suo modo il tema del seminatore: diverse le versioni, sempre vigorosi i colori del tramonto. Parigi è il centro culturale del mondo, lì la notte non è solo riflessione, natura e poesia; essa è vita,

sfrenata e dissoluta. La penombra, questa conosciuta, non gremisce bordelli e caffè, come fanno invece assenzio, prostitute, artisti, ballerine, istrioni e millantatori sotto l‘iridescente bagliore delle lampade artificiali. In quel tour de force colorista del 1888 che è “Il caffè di notte”, Van Gogh condensa questo mondo. Purtroppo questo capolavoro è stato esposto solo a New York quando la presente mostra ha fatto tappa al MO.MA. Ma se gli assenti hanno sempre ragione, anche i presenti reclamano udienza. E tra una casa di contadini al tramonto e un sole che si spegne tra due filari di pioppi, tra una canonica e una sera d’estate, tra un ricordo del Brabante e i covoni di grano vigilati dalla luna nascente, l’opera prin-

cipale della mostra, la celeberrima “Notte Stellata”. In assenza di siffatta opera, oggi poco importerebbe ai posteri di quel che aveva da dire il cielo di Saint-Remy nelle notti del 1889. Un villaggio provenzale sotto le stelle; un campanile e un cipresso protesi verso il firmamento; in alto a destra, presente quasi per definizione, come in un qualsiasi cielo che voglia spacciarsi per notturno, campeggia la pluri-invocata sagoma della luna. Ai critici d’arte il compito della interpretazione, agli onesti osservatori, risucchiati nel gorgo dal vorticoso firmamento celeste, il piacere del dolce naufragar in questo cielo.

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UGUALI DIVERSI www.exactitudes.com

Succo concentrato al 100% della società: ecco come definire il lavoro di Ari Versluis e Ellie Uyttenbroek. Sembra di sfogliare un catalogo di moda, eppure i soggetti non sono rarefatti ed irraggiungibili modelli dallo sguardo glaciale, ma piccoli modelli in scala di persone che ogni giorno, normalmente, ci vediamo passare davanti e di cui spesso nemmeno ci accorgiamo. Versluis e Uyttenbroek sono due fotografi che lavorano insieme dal lontano 1994 classificando, catalogando, separando, dividendo e sottolineando con estrema intelligenza quanto sottile sia la differenza (come categoria sociale) se rapportata ad un unico fattore antropologicamente imprescindibile: siamo tutti uguali, punk o fighetti, tettone rifatte e lolite giapponesi; la differenza viene sottoline-

ata come presupposto dell’uguaglianza, come parte integrante di essa. Colpisce infatti, come pur raccogliendo personaggi dai più disparati aspetti, ci si renda conto che quelle differenze sono costruite su una base d’uguaglianza; anche tra diversi ci si confonde e sembrano “tutti gli stessi”. Un’opera di classificazione e catalogazione determinata da status symbol, da look e tendenze rapportate al modo d’essere, diviene lo spunto per la comprensione di come la diversità possa costituirsi come principio d’uguaglianza, come valore che sta alla base di ogni rapporto favorendolo e garantendone la costruzione. Siamo tutte scimmie divenute intelligenti, dopotutto. Simona Marano

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ACCATTIVARTI

Figlio di un insegnante di educazione artistica, nasce il 23 Settembre del 1975 ad Isernia, dove oggi vive e lavora. Frequenta lo IED diplomandosi come illustratore editoriale. Ad oggi ha esperienza come grafico, insegnante, illustratore, curatore e scenografo, avvalendosi di varie collaborazioni, ma afferma di essere prima di tutto un pittore.

Nella vita mi occupo di tutto ciò che riguarda l’arte. Realizzo loghi per enti pubblici, ma anche per gruppi musicali. “Anima Popolare” è il gruppo con il quale ho collaborato di più realizzandone il logo, ma anche facendo il protagonista del video del suo primo album, grazie al quale ha vinto il primo premio a un importante festival musicale svoltosi a Pisa. Con questo gruppo di musica popolare ho realizzato delle performance pittoriche durante dei concerti. Inoltre ho insegnato, ho collaborato come illustratore con delle riviste locali e ho realizzato calendari illustrati, ma la mia attività principale è quella pittorica. Ho esposto le mie opere in tantissime occasioni, nel web ma soprattutto nelle svariate mostre sia collettive che personali. La tecnica da me prediletta è l’acquerello, ma l’illustratore editoriale conosce tutte le tecniche: incisione, grafite, acrilici, computer grafica, ecc. L’influenza del Surrealismo è importante nella mia ricerca e Magritte è l’artista al quale mi sento più vicino. I sogni ed i paradossi sono i punti cardine della mia ricerca. Non mi avvalgo dell’ausilio delle tematiche e dello stile del Surrealismo ma scavo nel mio intimo ed è dalle mie sensazioni che nasce il mio operato. Nel mio percorso artistico ci sono state delle parentesi dove la tecnica e la meticolosità hanno lasciato il posto all’istintività e alla casualità tecnica. In questi periodi mi sono avvicinato moltissimo all’arte informale e all’astrattismo. Sono affascinato tanto dal genio di Magritte quanto da quello di Pollock o di Vedova. Il mondo dell’arte risente più di altri dell’attuale delicato periodo economico, per questo non è facile pensare concretamente ad un futuro prossimo. Ho comunque intenzione di continuare a lavorare tanto, continuare a crescere ed essere generoso nei confronti di questa esigenza di esprimermi mediante la pittura.

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ACCADE

FULL METAL Svolta epocale per l’esercito spagnolo, e non solo. Il vicepresidente del Consiglio dei ministri Maria Teresa Fernández de la Vega, ha firmato lo scorso 2 marzo l’ordine ministeriale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e entrato in vigore il 6 marzo, che rende possibile l’arruolamento nell’Armada di uomini “privi parzialmente o totalmente del pene”. Il nuovo testo segnala che “l’esperienza accumulata” e “la casistica studiata” hanno raccomandato “la revisione di determinati concetti” riguardanti il quadro medico delle persone escluse dalle forze armate. A quanto pare, il governo si è mobilitato dopo il caso di Aitor G.R., un transessuale rifiutato dall’esercito in quanto sprovvisto degli “attributi” che secondo l’or-

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TRANS

dine del 1989 erano dei requisiti medici essenziali per poter entrare nelle forze armate. Vladimir Luxuria è intervenuta augurandosi che anche l’Italia possa compiere questo grande passo verso il riconoscimento delle pari opportunità. È davvero difficile anche solo immaginare una cosa del genere in Italia! L’accettazione di trans nell’esercito, significherebbe l’ammissione di ognuno di loro in qualsiasi ente statale. Perché l’esercito è un’istituzione di Stato, e il naturale sviluppo di un emendamento che regoli l’inserimento dei transessuali nelle forze armate implicherebbe l’approvazione dei suddetti in qualunque ambito, e di conseguenza il consenso popo-

lare e l’integrazione degli stessi nella nostra società. Ma questa, è una teoria a rigor di logica… purtroppo non sempre il nostro mondo è regolato dalla razionalità. Altrimenti, non staremmo qui a disquisire sui “se” e sui “ma” di una legge che potrebbe esistere anche in Italia, ma che probabilmente non vedrà la luce prima del 2020, il tutto calcolato sull’onda dell’ottimismo provocato dall’ordine ministeriale spagnolo. Se un fenomeno esiste, la società dovrebbe attrezzarsi e adattarsi ad un nuovo ordine delle cose. Così come accade nell’evoluzione della vita di ogni persona, che subisce dei mutamenti dovuti al contatto con il mondo esterno (pensiamo alla tra-

sformazione di ognuno di noi e del modo di vivere il mondo durante le fasi dell’infanzia, adolescenza, età adulta) dove ogni uomo è inserito in un sistema, una “proto-società”, ovvero la rappresentazione strutturale della società in cui viviamo, ma molto più piccola, lo stesso dovrebbe succedere nella “grande” società. I transessuali fanno parte del nostro mondo, non sono mica alieni! E non mi stupisce la decisione del governo spagnolo. Il fenomeno esiste, bisogna far sì che ci si renda conto del cambiamento e che ci si adegui. Ma tutto questo è di nuovo dato da una riflessione dettata dal raziocinio. Il mondo è un’altra storia… Eleonora Spadaro

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la 42 Records di Giacomo Fiorenza, influenzato dalla psichedelia anni 60, indie-pop d’oltremanica, rock anni 70 e Beach Boys, senza cadere nello scontato o nel già sentito. Liriche sound naif e delicate fanno da supporto a suoni synth vintage. Si respira un’atmosfera intima, introspettiva e agrodolce, sensazioni eteree, liriche pure ed ironiche, un disco che fa sorridere come i ricordi d’infanzia, una dolce malinconia mai oppressiva, sottile come l’aria. V.O.

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All’interno del sito rockit.it è possibile ascoltare i primi due Ep della band, una versione di Love will tear us apart dei Joy Division con Marguerite Minot. Il gruppo vanta inoltre un pezzo in un disco-tributo di Leonard Cohen a cui partecipano anche i Massimo Volume e Le Luci Della Centrale Elettrica, un’esibizione il 22 aprile per la rassegna musicale “Sporco Impossibile” al Circolo degli artisti di Roma e di aver condiviso il palco al “Sorpasso” (Roma) con un gruppo storico come i Diaframma. Ultimo lavoro è Maria’s Day, uscito per

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tristi ballate. Un coro di suoni che viProgetto solista del precoce e po- brano insieme in un’impressione di liedrico ventitreenne messicano Zach folklore familiare e allo stesso tempo Condon. Che il ragazzo abbia viaggiato maestoso. La tipica atmosfera colorata è ciò che più emerge dai suoi lavori. A 17 che nasconde una profonda inquietudine, anni molla la scuola per l’Europa e la at- un’ironica tristezza. traversa in lungo e largo. Per capire dove Il secondo Ep: “Holland”. La tastiera prende si sia fermato basta ascoltare i suoi pezzi, il sopravvento, la musica pulsa in dolci beat, è lì che imprime i suoi vagabondaggi. Nei la voce si trascina melodiosamente. Forse Balcani con “Gulag Orkestar”, a Parigi con la somma delle parti risulta stucchevole. Certo è però che il cambio di prospettiva “The Flying Club Cup”. Il collettivo Beirut ha pubblicato due Ep si dimostra spiazzante e sorge un confronto che vanno acquistati insieme. Il primo: con il primo Ep. “The March Of The Zapotec”. Condon è Si spera, dunque, in una nuova ricerca di approdato in Messico. E’ supportato dalla folklore musicale che rinnovi lo stile dei Jimenez Band, banda funeraria parrocchiale. Beirut, ma che non lo neghi; in una nuova Le sei tracce sono caratterizzate da stru- cartolina firmata Beirut. Elisa Raciti menti a fiato sospiranti che compongono ALBANOPOWER

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Chiara Filincieri

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prannominata “l’artiglio” - anche se più che un artiglio sembra una specie di base aliena - che regge su ognuno dei suoi quattro lati un sistema di suono completo, per coprire l’intera area. L’artiglio è attraversato nella parte centrale da una sorta di antenna che regge i maxischermi, di andamento circolare a seguire la forma del palco. Insomma, nel suo insieme questa colossale struttura futuristica metterà forse un po’ di soggezione, ma, a detta del direttore artistico Willie Williams, pare che “la band si trovi proprio come nel palmo della mano del pubblico!” Il tour, che segue l’uscita del nuovo album in studio della band, No Line On The Horizion, farà tappa a Milano il 7 e l’8 Luglio.

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Tutto ebbe inizio nel 1992, con i megaschermi del colossale ZooTv Tour che tanto scandalizzò i fans più tradizionalisti. Da allora gli U2 non hanno mai smesso di fare le cose in grande, utilizzando la tecnologia ed avvalendosi della collaborazione con l’architetto Mark Fisher per conciliare una buona dose di megalomania con un grande slancio nei confronti dei fans, espresso, soprattutto negli ultimi anni, dal tentativo di avvicinarli, non solo idealmente ma per davvero, a livello fisico. “Gli U2 hanno sempre dato il meglio quando circondati dal loro pubblico”, dice il manager della band Paul McGuinnes; ed è proprio il caso di dire che con il nuovo U2 360° Tour, la band si circonderà di pubblico nel senso letterale del termine! Il palco, di forma ovale, è posto al centro dello stadio, ed è sormontato da una struttura in acciaio alta 164 piedi, so-

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Dopo Fight Club di Alessandra Rigano Non avrei dovuto leggere il libro, lo so. Se leggi un libro, quando ne fanno un film non riesci mai ad apprezzarlo. E poi non ci sono più le mezze stagioni. Ma questo libro io l’ho letto e ho aspettato che Soffocare, trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Chuck Palahniuk, venisse proiettato in anteprima nazionale al Trailers FilmFest. Sarebbe dovuto uscire in autunno, ma sarà nelle sale questa primavera, le mezze stagioni sembrano avere avuto la meglio. La data prevista è il 13 Maggio, così come lo era stata il 3 Ottobre, poi il 7 Novembre, fino a quella che sembra essere la data definitiva. Palahniuk, lo scrittore e giornalista americano più osannato dalle nuove generazioni di lettori, ha uno stile di scrittura che sembra pensato per essere sbattuto sul grande schermo. Basti pensare a ciò che David Fincher è riuscito a tirar fuori da Fight Club, il suo primo romanzo edito. Ma a chi verrebbe in mente di riprovarci, con addosso l’enorme ombra di un classico del cinema

Ci sono registi e Registi come ci sono film e Film. Kubrick è uno dei registi con tutte le lettere maiuscole, nonché fotografo e sceneggiatore; un maestro che ha lasciato una produzione di bellezza e importanza indubbia, sebbene concisa (13 film più qualche documentario). Di tutti i suoi film però ce n’è uno che è rimasto sempre in penombra, su cui si sono sentiti aneddoti

divertenti ma che pochi cinefili hanno visto: Barry Lyndon (1975). Tratto dal romanzo di W. M. Thackeray, vincitore di 4 premi oscar, è puro cinema. Per realizzare questo film, tra lo storico e il drammatico con tratti ironici, si è servito di tutta la sua conoscenza in fatto di cinema. Le riprese sono avvenute esclusivamente con la luce naturale, o comunque di candele o

elementi scenici, e ciò implicò la sperimentazione di particolari lenti Zeiss progettate per la NASA e di nuove macchine da presa della Panavision. Forse non esiste una scena al chiaro di luna bella come quella presente in questo film. Da vedere. U.S.

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(Choke) REGIA: Clark Gregg PAESE: USA SOGGETTO: Chuck Palahniuk ANNO: 2008 DURATA: 89 min GENERE: Commedia, Drammatico

moderno? Il metaforico suicida in questione è Clark Gregg, in passato già affermato sceneggiatore. Del resto come avrebbe potuto un “uomo di scrittura” come lui trattenersi davanti all’humor nero di Palahniuk e non sporcarsi le mani con una trama così allettante: un sessodipendente (Sam Rockwell), il suo contorto rapporto con la madre malata (Anjelica Huston), lo sciame di arteriosclerotiche signore che lo credono niente meno che Gesù Cristo... Ebbene, probabilmente avrebbe fatto meglio a resistere. Con la macchina da presa Gregg sembra non avere raggiunto la stessa confidenza che mostra con i più riusciti dialoghi. Il film perde così il suo potenziale fascino visivo, marchio di fabbrica che Palahniuk forgia con trovate originali e descrizioni realistiche fino al grottesco. Se poi mettiamo in conto un finale totalmente stravolto, che ne castra la “morale” (se di morale può trattarsi) a favore di una melensa trovata tipicamente hollywoodiana... No, non avrei dovuto leggerlo.

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Occhi grandi, sempre sorridente, look casual, in semplice jeans e maglione: ecco come si presenta al pubblico del teatro “Garibaldi” di Modica, Paolo Briguglia, protagonista fra i tanti de “I cento passi” di Giordana, “Buongiorno Notte” di Bellocchio e “Ma quando arrivano le ragazze?” di Avati. Presente per due serate al teatro della contea per lo spettacolo “9 Maggio 1978 – Niente fu più come prima”, per la regia di Alfio Scuderi, Paolo Briguglia, tramite lettere, documenti e musica, traccia la storia delle tragiche morti di Peppino Impastato e Aldo Moro, avvenute il 9 Maggio 1978. Di uguale interesse, e non meno importante, l’incontro-dibattito, sullo stesso tema, del 19 Marzo 2009, durante il quale si è tenuto un confronto con il pubblico, per lo più formato da giovani. Protagonisti di tale incontro, pubblico a parte, sono stati: Briguglia, che ne “I cento passi” è il fratello di Impastato, Giovanni, il regista Scuderi, Andrea Tidona, anch’egli facente parte del cast de “I cento passi” (dove impersonava Stefano Venuti, militante del Partito Comunista e grande amico di Impastato) e lo scrittore Carlo Ruta, che hanno trattato e ripercorso in modo preciso e coinvolgente quegli anni e i fatti storici ad essi correlati, non tralasciando, però, l’argomento e le figure protagoniste di tale dibattito.

Un mix di ricordo e di speranza: speranza che dopo oltre trent’anni da questi efferati omicidi compiuti per mano della mafia, per Impastato, e delle Brigate Rosse, per Moro, non vengano cancellati dalla memoria di chi c’era e vengano ricordati a chi non c’era e a chi ci sarà. Rossella Cataldo

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A volte ci sono delle strane notti. Notti in cui lo scorrere del tempo subisce dei leggeri sfasamenti o in cui riesco a vedere le cose che mi stanno intorno tutte in una volta sola. [...] Eterne sono le notti. E mi sembra che in passato lo fossero ancora di più. Con quel loro lieve odore di chissà che cosa. Talmente leggero da sembrare dolce, quello era l’odore degli addii.

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“Teresa e Lorenzo sono due esseri bestiali e null’altro. In questi due bruti ho voluto seguire, a passo a passo, il sordo travaglio delle passioni, gli impulsi dell’istinto …”. Il racconto di come l’animo forzatamente addormentato dell’una esplode in tutta la sua selvaggia brutalità alla vista dell’altro. Le estreme conseguenze delle azioni che si rivolgono loro contro, trasformando

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Banane Esistenziali

Banana, nome bizzarro per una persona, eppure c’è chi lo considera “carino e prepotentemente androgino“. Il suo talento viene subito premiato per il primo lavoro “Kitchen” (Feltrinelli, 91) che incontra un enorme successo e verrà negli anni tradotto in decine di lingue. Elemento portante delle sue tematiche è la morte, inevitabile componente della vita di tutti. La scrittrice nipponica riesce sempre a strappare quel sottile velo che separa la vita dalla morte. “Abito di piume” (Feltrinelli, ‘05) ne è l’esempio: un sogno che è realtà unisce e salva due bambini; divenuti adulti si ritroveranno senza però riconoscersi e nuovamente il destino li sorprenderà. Il connubio fra tradizione e modernità coinvolge ormai i lettori di tutto il globo, permettendo loro un’immedesimazione nei protagonisti, spesso in lotta inconciliabile tra interiorità e fisicità che finisce col farli scontrare con chi li circonda. Quasi a testimoniare come le relazioni umane che si instaurano tra i ragazzi giapponesi differiscano abissalmente da quelle fra occidentali, forse più calorose e chiassose. La Yoshimoto permette di accorciare le distanze, avvicinando sempre più culture diverse e unendo tutti in un macabro ma veritiero destino, la fine di ogni cosa, la cessazione di desideri e pulsioni, la morte. Miriam Raciti

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un tentativo di egoista ricerca della felicità in desiderio di annullamento. “In Teresa Raquin ho voluto studiare indoli, non caratteri.”. Così scrisse Emile Zola nella prefazione alla seconda edizione del romanzo, difendendosi nei confronti della critica del suo tempo, che considerò l’opera orrida, scandalosa e di scarsa qualità. Visto sotto questa luce è più facile ap-

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prezzare Teresa Raquin, che non venne più considerata “pozza di fango e di sangue” ma “ammirevole autopsia del rimorso”(De Gouncourt). Da qui in poi Zola verrà ritenuto lo scrittore che analizzò i corpi vivi come “i chirurghi fanno con i cadaveri”.

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Calpestando i marciapiedi delle nostre città milioni di volte ci sarà successo di trovarci di fianco una cabina per fototessere, di certo ci sarà capitato anche di entrare dentro e posare per quell’impersonale obiettivo, consigliati dallo specchio che lo scherma. Qualcuno si è posto delle domande specifiche sulla ricca storia che la photomatic, i cui primi prototipi risalgono all’Ottocento, ha alle spalle. Non su di essa, ma più specificatamente sul formato fotografico che affolla i documenti di riconoscimento si apre la poliedrica riflessione di Federica Muzzarelli, che nel 2003 ha dato alle stampe “Formato tessera – Storia, arte e idee in photomatic” (Bruno Mondadori). Per introdurci a questo percorso, l’autrice propone una visione semiotica dei ritratti fotografici, invita a intenderli come un segno indicale, una traccia appartenente a uno e un solo individuo. Partendo da questo presupposto si innesca un’analisi degli svariati ambiti di applicazione dei ritratti fotografici di piccolo formato: fisiognomica, psichiatria, polizia scientifica, frenologia, antropologia, evidenziando anche gli esperimenti artistici svolti in questa direzione da figure quali Duchamp, Magritte, Warhol, Boltanski, Rainer, Bacon, Vaccari e molti altri, intriga-

ti dai rimandi dell’identità, dall’automatismo dello scatto fotografico che incontra un volto segnato da un sentire. Si sottolinea come del resto il farsi fotografare risponda a una duplice pulsione psicologica: da una parte soddisfa il nostro bisogno di esserci, dall’altro quello di annullamento, poiché mai più il nostro viso tornerà a essere quello cristallizzato in ogni singola fotografia. Lucia Grassiccia

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SOTTO IL VESTITO: di Gabriele Grillo

Probabilmente molti di voi avranno già provato il gioco, spinti da qualche amico o per semplice curiosità, e probabilmente la maggior parte di voi l’avrà considerato un semplice giochetto per ragazzine, la versione in Flash del Tamagotchi o il The Sims dei poveri, non prestandovi molta attenzione. E invece questo giochetto online in soli nove mesi è riuscito a conquistare tutti: ragazzi e adulti sia uomini che donne, sia gay che etero provenienti da ogni parte del mondo, diventando una vera e propria ossessione. Sto proprio parlando di Pet Society, il videogame online prodotto dalla Playfish e disponibile gratuitamente su Facebook e Myspace, all’interno del quale è possibile creare il proprio animaletto, coccolarlo e fargli fare shopping. E se c’è chi non ci avrebbe scommesso un centesimo, vi sono persone che scambiano persino i soldi reali per quelli virtuali, pur di poter comprare l’ultimo oggetto uscito nel negozio o il vestitino alla moda. Sì, sì, anche nel mondo virtuale fare soldi non è facile, e per rendere più difficili le cose i produttori di settimana in settimana creano oggetti sempre nuovi e spesso disponibili solo per breve tempo, costringendo i veri appassio-

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nati alle più impossibili imprese. Diversi hacker hanno inoltre sfruttato dei bug del gioco per aggirarlo e permettere agli utenti sia di avanzare di livello molto più velocemente, sia soprattutto di aumentare il denaro virtuale. Oggi il forum, che era nato come luogo di scambio di consigli, è diventato un mercato vero e proprio, dove i vari utenti mettono in vendita i loro oggetti con lo scopo di guadagnare soldi e oggetti rari, in ogni ora e da ogni parte del mondo. E se la versione in inglese non bastava è stato recentemente tradotto il gioco e sono state create stanze del forum in diverse lingue. Insomma, una mania che dilaga e che riesce a contagiare un pò tutti, l’importante forse è non lasciarsi prendere la mano. Marco Agosta

alla DeLorean di “Ritorno al futuro” alle atmosfere cyber-punk di “Blade Runner” i film di fantascienza hanno provato ad ipotizzare quale potrebbe essere l’auto del futuro. Probabilmente non viaggerà nel tempo e forse non volerà, ma lascerà comunque a bocca aperta. Il gioiellino che vedete in foto si chiama GINA ed è il nuovo prototipo della BMW. Il suo nome sensuale è l’acronimo di “Geometry and functions In ‘N’ Adaptions” ed ha la caratteristica di essere rivestita da un telo speciale che permette al guidatore di cambiare numerosi particolari della carrozzeria. Ad esempio i fari sembrano scomparire, se spenti, e la coda del veicolo si “allunga” quando aumenta la velocità. Non solo: quando aprirete lo sportello, avrete l’impressione che l’automobile si stia aprendo in due parti. No, no, togliete la mano dal portafoglio: l’innovativa GINA probabilmente non sarà messa in produzione, né tanto meno commercializzata. Al massimo potrete prenotare il primo volo per Monaco e vederla in tutto il suo splendore all’interno del Museo della BMW. Sembrerebbe però che l’idea alla

base di GINA non sia completamente originale. Infatti nel 2005 l’auto-stilista italiano Giuseppe Bianco ha brevettato l’uso della stoffa sulla carrozzeria rendendola “impermeabile e resistente agli agenti atmosferici”. La vicenda legale è tutt’ora aperta e sarà chiarita nelle sedi adatte, ma è innegabile che siamo davanti ad un nuovo modo di concepire il design dell’auto. Speriamo che questo sia solo l’inizio in casa BMW e si punti presto verso nuove idee rivoluzionarie, magari in materia di eco-sostenibilità e di sicurezza. Nel frattempo godetevi lo spettacolo, in fondo, anche l’occhio vuole la sua parte.


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STANCO DI LEGGERE? SCRIVI E PROPONI LE TUE SVARIONATE vitaminah@hzine.it

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Esibizionismo da social network sì, ma a base di sana cultura. Potrete finalmente mostrare al mondo gli scaffali della vostra libreria, anche se solo virtualmente. Recensirete, troverete utenti con gusti simili ai vostri e potrete persino catalogare nel dettaglio i vostri volumi.

The Chirping Crickets A 50 anni dalla scomparsa di uno dei punti di riferimento maggiori del rock ‘n’ roll americano ricordiamo Buddy Holly, morto in un incidente aereo a soli 22 anni. Lui e la sua band in The Chirping Crickets.

Amami

Francese, surreale e magica commedia di Yann Samuell (2003). I giochi proibiti di due bambini, Julien e Sophie, e una scatola porta caramelle per sfidarsi a fare le cose più folli, fino a diventare adulti, fino alla perversione. “Giochi o non giochi?”

In una borsa come questa, tra portafogli e cellulare, non ci si stupirebbe di trovare ruspa e martello pneumatico. Il materiale è quello che sembra, il classico nastro da “lavori in corso”, ma a metterci le mani (e l’estro!) è il designer David Shock.

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Tatsuya Egawa Molti lo conoscono come anime, ma il fumetto è meno leggero di quello che vi ha fatto credere MTV! Dei 10 volumi, solo il primo è stato animato; il resto è una critica oscena sulla società giapponese, repressione sessuale, l’inutilità della scuola...e molto altro, riservato ad un pubblico senza tabù!

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Golden Boy

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Tango

Dalla Polonia con furore, latino furore, il regista e video artista Zbig Rybczynski coglie, come dire, la palla al balzo. Nel 1980 un esilarante “Tango” conquista l’Oscar per il miglior corto di animazione. Nel frattempo, da allora ad oggi, qualcuno ha tentato di pronunciare il nome dell’autore.

Come può uno scoglio arginare il mare?Beh, se può una bottiglia di carta... Contiene con efficacia qualsiasi liquido ed ha pure un tappo innovativo che fa invidia alla comune cugina in plastica. 100% riciclabile per un usa e getta senza pensieri!

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RACCATTATI

È miracoloso come sui social network, differenti dalle chat e di tanto, puoi ritrovare persone che non sentivi da anni. E spesso l’impatto può anche essere piacevole. Compagni di scuola, ex colleghi di lavoro, amici, compagni d’infanzia, persone con cui ti sei solamente visto e salutato mezza volta e magicamente li riesci a ritrovare sul social network. Quale va di moda più di tutti? Credo sicuramente facebook, nettamente superiore agli altri. Su facebook ritrovi la proiezione virtuale di una scremata personalità materiale. Ed è li che ti ammalia con le sue foto, con le sue avventure, viaggi, le sue informazioni. E poi il tutto arricchito da quello spettogolare, nel senso anche buono del termine. In brevi scroll sai quello che il contatto fa, quello che dice, quello che pensa. Se non fossero per quei maledettissimi e ripetitivi gruppi, catene,quiz e giochini, il facebook sarebbe il mondo ideale. [...] Oggi per esempio, tra il più e il meno, ritrovo una mia ex compagna di classe, di quelle che ti fai le elementari e le medie assieme, e poi vi perdete di

vista perchè lei sceglie il liceo e tu no. E non so se vi capita mai, ma credo di si, inconsciamente e con un click automatico e incondizionato, come se quel click fosse d’obbligo, l’aggiungi agli amici. Ovviamente, per la regola del click incondizionato, tutti accettano tutti. [...] E la tipa mi dice: “Ma dimmi un pò, ma te dopo che saranno anni che nemmeno ci salutiamo per strada, ora perchè siamo amici qua?” Vi giuro che sulle prime mi ha spiazzato, ci ho messo quasi due minuti a ritrovare il lume della ragione, e dopo abbiamo rivissuto assieme quasi 19 anni della nostra vita. Sono il primo a dire che è modo un pò triste di ritrovarsi, ma comodo e veloce per ritrovarsi con le persone. Soprattutto ti evita l’imbarazzo che potrebbe creare una domanda tipo: “Ma tutti questi anni perchè è andata così?”. Certo che se iniziassi ad essere cinico accuserei il social network di essere un untore di ipocrisia. Il fautore per eccellenza del distacco dei contatti umani. Ma, subito dopo lo scordi, perchè sei sull’istant messenger a parlare con un’ex collega di lavoro che non sentivi da tre anni.

PARLIAMO DI

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Ac ca de in re da zi on e Chi l’avrebbe detto, Ce l’abbiamo fatta...

Non solo siamo usciti, ma abbiamo un’aula tutta nostra...

Ripostiglio Redazione H

eheheh

...dove riunirci in tranquillita’... Nessuno puo’ dirci che siamo ancora...

...in alto mare



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