Tina Modotti di Giorgia Caboni

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Tina Modotti di Giorgia Caboni


“Ci sono capolavori nell'arte che richiedono una vita intera. E ci sono vite  capolavoro che lasciano tracce labili, evanescenti: qualche lettera, poche foto, una frase particolare che qualcuno ricorda”.

"Tina Modotti: gli anni luminosi" — Valentina Agostinis, 1992.

Introduzione Di Tina Modotti dobbiamo conoscere la sua biografia: la sua vita è così potente perchè è un enigma. Da un certo punto in poi, infatti,Tina tace,la sua singolarità si confonde totalmente con l'azione. Gli spiragli attraverso i quali possiamo guardare all'interno della vita di Tina Modotti sono le sue scarse ma potentissime foto e le sue lettere;ci raccontano non solo di una vibrante vita umana, ma soprattutto di quell'equilibrio continuamente interrotto tra vita e creazione artistica. Le fotografie e le lettere di Tina Modotti sono gli unici elementi “in luce” di una vita in chiaroscuro,dove i tagli sono netti, in cui splendore e dolore hanno pari peso, uguale consistenza. Ma è solo interrogando il suo periodo luminoso ,in California e in Messico, che si può tentare di capire l'ombra del silenzio.


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Contesto Storico

Il Contesto Storico Italiano Fra il 1896 e il 1913 si attua in Italia il cosiddetto “decollo industriale”: l'industria pesante contribuisce al prodotto nazionale in misura crescente, la produzione di energia idroelettrica si moltiplica,il reddito nazionale aumenta insieme al reddito medio pro capite. Il processo di industrializzazione riguarda però solo le regioni centrosettentrionali della penisola,mentre il mezzogiorno ne paga il prezzo, costretto dalla miseria e la migrazione. Durante gli anni del decollo la concorrenza fa sì che nei settori dell'elettricità della meccanica, delle industrie zuccheriere e delle industrie più grandi ed efficienti incorporino le aziende più piccole, in questo modo si affermano come dominatrici del mercato. Inoltre i grandi imprenditori stipulano fra di loro i cartelli, in modo tale da eliminare la concorrenza. Il progresso economico comporta fra l'altro un rafforzamento delle organizzazioni sindacali e un aumento della loro combattività. La trasformazione socio-economica comporta una svolta in politica, che adegua le strutture giuridicopolitiche dello Stato alle nuove esigenze. E di questa necessità si fa carico Giolitti, che come presidente del Consiglio in tre governi quasi consecutivi, promuove una progressiva democratizzazione

delle strutture statali e agevolando inconsapevolmente le organizzazioni sindacali e politiche del proletariato. Con svariate riforme come la nazionalizzazione delle ferrovie, la diminuzione degli interessi per il debito pubblico, e l'introduzione del suffragio universale , il Giolitti guida il processo di ammodernamento della società italiana.


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Tina

Tina

Assunta Adelaide Luigia Modotti nasce a Udine il 17 agosto del 1896, secondogenita di una famiglia di quattro sorelle e due fratelli. Il padre , Giuseppe , mantiene la famiglia col il lavoro di muratore. Giuseppe Modotti partecipa a manifestazioni e riunioni socio-politiche ed era molto vicino alle idee socialiste . Tina Modotti ricorderĂ sempre i

grandi cortei del Primo Maggio. Nel 1913 Tina si imbarca da sola su un piroscafo stipato di emigranti, sta per compiere 17 anni e si lascia alle spalle l'adolescenza per raggiungere il padre negli Stati Uniti ed aiutarlo a mantenere la famiglia.


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Gli Anni in America

Gli Anni in America Nella città più grande del nord della California, tra il 1900 e il 1924, anno in cui viene decisa la fine della libera emigrazione, vivevano circa ventimila italiani, provenienti in gran parte dal nord d'Italia! Nell'anno 1913 l'ondata di emigrazione dall'Italia verso le Americhe raggiunge il culmine, circa un milione di persone, proprio mentre il ciclo di sviluppo legato alla scoperta del petrolio nella San Joachim Valley comincia a declinare: dal 1920 il fervore industriale si sposterà infatti verso il sud della California, a Los Angeles. La città sulla baia brulica però di iniziative culturali, la comunità italiana mantiene soprattutto un vivace legame con il paese d'origine attraverso i costumi culturali più popolari. Inoltre nella condizione dell'emigrante esiste qualcosa che va oltre la propria cultura: si possono veder forzare così gli ostacoli di un ambiente sconosciuto(spesso ostile) trasformando gli “handicap” in pura singolarità. Si ricostruisce il senso d'identità trovando la propria “casa” altrove, forse in un punto interiore o immaginario: dentro il linguaggio, nell'arte, in un'idea. Tina incomincia a frequentare circoli operai e gruppi teatrali del quartiere italiano. Ben presto riesce a lasciare la fabbrica e mantenersi lavorando come sarta in casa;in questo modo riesce a trovare del tempo per dedicarsi al teatro, dove si distingue per la passione nelle sue recitazioni. L'inquietudine e il bisogno di indipendenza la portano a sfiorare ogni situazione senza lasciarsi coinvolgere completamente: tutto

le interessa ma niente la soddisfa. All'esposizione internazionale PanPacific International Exposition , nel 1915, Tina Modotti che aveva iniziato a vivere alcuni embrioni di vitalità artistica , viene a contatto con Roubaix de L'Abrie Richey detto Robo, il compagno con cui vivrà pochissimi ma densi anni di cambiamenti. Tina si trasferisce con lui a Los Angeles, sposandolo. Attraverso questa seconda separazione, dopo quella che l'aveva allontanata della terra e dalla lingua materna in modo praticamente definitivo, Tina accentua la sua ricerca singolare: lo strappo simbolico è ancora più significativo. Da qui ha inizio il delicato equilibrio tra luci e ombre che darà forma alla sua vita ,tra linee contrastanti ma a volte mirabilmente armoniose, dall'appartenenza e dalla

differenza,tra ricerca estetica e tensione etica, tra avanguardia e storia. Nei pochi anni passati a Los Angeles, lo spazio condiviso con Robo, lontano dall'ideale conformista caro alla middle class americana, accoglie molte persone notevoli e si apre ad incontri importanti. Nell'ambiente artistico degli anni Venti, del sud della California, convivono interiormente due forti e diversi interessi culturali: il “segno” giapponese, la pittura, i vestiti, la grafica, il cibo; e, il paese a sud oltre il confine, ricco di qualcosa che la California non ha, il passato, visibile nella città, nei monumenti, sui volti della gente india. Il Messico è un altro mondo, e passare il confine per raggiungerlo è qualcosa di più che un semplice spostamento geografico.


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Gli Anni in America


Tina Modotti/ di Giorgia Caboni E' come andare “dall'altra parte”. Nell'immaginario hollywoodiano la terra messicana è il rifugio dei fuori legge, degli irregolari, di coloro che , privi di radici, vi cercano il paradiso, o che, colpevoli di qualche delitto,vi cercano la salvezza. L'ambiente, quindi, che frequenta Tina, fa crescere in lei il bisogno di affermarsi individualmente, e decide di sfruttare l'esperienza teatrale per concretizzare un sogno accarezzato da tempo. Hollywood è a pochi passi, e ogni giorno si tengono provini per lanciare nuove stelle. Nel 1920 gira varie pellicole (come “The Tiger's Coat”) ma il cinema resterà una parentesi, di cui non si pente ma che preferisce dimenticare. Così momentaneamente abbandona la recitazione. Tina sente il bisogno di trovare nuove forme espressive che nutrano il suo istinto creativo: tra i frequentatori dello studio di Robo c'è Edward Weston, già considerato un maestro dell'immagine e affermato al punto di potersi permettere di rifiutare il lavoro su commissione. Quando conosce Tina è giunto in un bivio cruciale: insofferente verso il lavoro di routine , asfissiato dalle responsabilità familiari,vive in un momento di indecisione. Possiede, però,un energia magnetica, un carisma indubbiamente favorito dall'essere il più realizzato e famoso della cerchia di artisti che orbitano attorno a Robo. Tina si appassiona alle tecniche fotografiche, posa per lui e intanto chiede, studia e osserva, non perde una sola parola delle giornate che Weston le dedica. La forza delle immagini che ne scaturiscono sono il risultato di un modo di “vedere”: Tina forse rivede e e riconosce nelle foto di Edward Weston, qualcosa di sé che non aveva mai visto, sente

Gli Anni in America

forse che la fotografia non è solo in grado di catturare la bellezza, ma di comunicare sentimento. Farsi fotografare quindi è come offrirsi:la foto è qualcosa che “accade” in grado di elevare la realtà, per diventare un legame vero nella fantasia, nel desiderio, nella speranza. Edward Weston ha bisogno di un cambiamento, e decide di partire per il Messico, ma alla fine è Robo, forse il più scontento e infelice del paese a cui sente di non appartenere, partire in avanscoperta per primo. Scrive all'amico Weston del “paradiso messicano”: «... Riesci ad immaginare una scuola d'arte dove tutto è gratuito per tutti, sia per i messicani che per gli stranieri, dove si entra senza esami, in cui l'unica cosa che si richiede è la voglia di studiare. Dopo dieci anni di guerra è bellissimo vedere quello che stanno facendo qui... C'è un grande ritorno alle proprie origini, si sono stancati di imitare l'arte straniera e ora cercano di trovare se stessi, nel loro passato storico». E' il governo del presidente Obregon e soprattutto del ministro per l'educazione Josè Vasconcelos a ridare fiato alla vita culturale in Messico. Così prende corpo un esperimento unico, in cui gli artisti partecipano attivamente alla vita del paese, attraverso un'arte sociale di effetto per gli occhi e le coscienze: è l'alba del muralismo messicano, un ritorno orgoglioso alla forza plastica dell'arte messicana antica. Insomma Robo cerca di convincere l'amico a raggiungerlo; con Tina è già d'accordo di rivederla laggiù e freme di poter mostrare a loro tutto ciò che sta vivendo. Ma pochi giorni dopo, nel 1922, la febbre dovuta al vaiolo,

lo uccide. In quel momento Tina attraversa la frontiera. La comunità degli artisti riunisce in un libro gli scritti di Robo, in ricordo del poeta; Tina aggiunse parole toccanti che ben descrivono il carattere del marito, sensibile e incapace di ferire. Edward in seguito la raggiungerà in Messico nel 1923, e tale viaggio, sigla definitivamente la sua volontà di diventare fotografa. Il compito di Edward è quello di insegnarle la fotografia, e il risultato è una serie di foto-capolavori, in cui vita e sperimentazione fotografica sono indispensabili. Da qui, dall'avventura messicana di Tina Modotti e Edward Weston, passa uno dei vettori della storia della fotografia.


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Contesto Storico Messicano

Contesto Storico Messicano Dal 1910 fino al 1917, in Messico, ci fu una violenta rivoluzione che libera il paese dalla trentennale dittatura di Porfirio Diaz. Durante le elezioni del 1920, fu eletto presidente Alvaro Obregòn e Plutarco Elias Calles, che si impegnarono a risolvere le questioni con gli Stati Uniti, come il riconoscimento delle concessioni petrolifere. Con la rivoluzione i contadini avevano rivendicato i propri diritti e le proprie terre, e questi erano stati promessi dallo stato. Ma rimasero ai vecchi proprietari, perciò la questione agraria rimase in sospeso. Nel 1928 alle elezioni Obregòn fu di nuovo eletto ma fu subito assassinato. Il Messico gode di una pace sociale solo quando nel 1934 fu eletto alla presidenza Lazaro Cardenas, il quale vara una riforma agraria che distribuisce fra gran numero di contadini quasi 18 milioni di ettari di terra.


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Diego Rivera

Gli anni in citta' del Messico Inizialmente Tina viene guidata nell'ambiente messicano da R.G. Robelo, direttore del dipartimento di Belle Arti, porta Tina a conoscere le iniziative che avvolgono la metropoli in un euforia elettrizzante. Gli artisti di ogni campo tornano dalle file degli eserciti guerriglieri o tornano dall'esilio in Europa, dove hanno assistito allo scempio della Grande Guerra. Iniziano così a dare vita a scuola improvvisate, laboratori per strada; gli stessi contadini dipingono a colori vivaci trattori e trebbiatrici a vapore;le pareti dei palazzi, le chiese e università si coprono di murales all'infinito. Si respira un aria di energia liberata e tutto sembra aspettare di essere intrapreso senza limiti e confini. Alla presidenza è salito Obregòn : abolisce qualsiasi forma di censura o di pressione ideologica. Città del messico diventa polo di attrazione per le avanguardie di ogni angolo del mondo. Tina e Weston si immergono nella vita del paese, ed entrano subito in contatto con i personaggi lanciati nell'affermazione dei nuovi valori del “Messico resuscitato”. Conoscono Diego Rivera, che per qualche anno sarà uno degli inseparabili del loro gruppo, David Alfaro Siqueiros, Josè Clemnte Orozco.

Diego Rivera DIEGO RIVERA.(Guanajuato, León, 1886 - Città di Messico 1957) Diego Rivera insieme a J.O. Orozco e D.A. Siqueiros è considerato il fondatore della moderna pittura messicana. Con intenti monumentali, in cui singolarmente confluiscono le sue esperienze europee, svolse una vasta attività, celebrando il Messico nella sua storia, nella sua bellezza, nei suoi costumi, nelle sue aspirazioni. L'esasperata plasticità e il senso epico della narrazione che caratterizzano le sue opere furono funzionali all'aspirazione politico-sociale della sua arte,fortemente legata alla temperie rivoluzionaria dell'epoca. Iniziati assai presto gli studi artistici all'accademia di San Carlos a Città

di Messico, si dimostrò fin d'allora insofferente del tradizionalismo accademico. Viaggiò a lungo in Europa dove ebbe modo di studiare la pittura antica (da Giotto a D. Velázquez); a Parigi fu in contatto con i principali esponenti dell'avanguardia europea (Picasso, Braque, Gris). Tornato definitivamente in Messico nel 1921, scosso dall' atmosfera rivoluzionaria del paese ancora viva e spinto dall'interesse per l'antica cultura maya e azteca, si formò un proprio inconfondibile linguaggio pittorico basato su eccezionali doti di disegnatore e di colorista, nonché su un'alta consapevolezza del valore dell'opera d'arte come testimonianza della coscienza nazionale messicana.


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Messico

Messico Il movimento artistico messicano si era manifestato come ribellione culturale ancor prima che si sviluppasse la rivolta politicasociale. Orozco aveva riunito un folto gruppo di studenti d'arte avviando l'insurrezione contro la dittatura di Huerta, e nel 1919 si era formato un congresso di artisti combattenti che avrebbero proclamato l'unione indissolubile tra espressione culturale e rivoluzionaria armata. Rivera e Orozco avevano fondato il sindacato rivoluzionario dei tecnici, pittori e scultori, esaltando gli sforzi per abbattere le vecchie concezioni artistiche e politiche sul giornale dell'organizzazione, “El Machete”. L'arte si trasforma così in un evento collettivo, rifiutando la commercializzazione della tela in nome dei murales che restano di propietà pubblica. La meta estetica è socializzare la creatività e distruggere l'individualismo borghese. Tutto avviene all'aperto in spazi improvvisati o strappati alle antiche istituzioni. Le attività si mescolano e sovrappongono, si dipinge mentre altri suonano, insegnano, discutono. Un intensità di stimoli vorticosi che coinvolge Tina in scuole nei parchi e giardini, spedizioni archeologiche, riunioni, partecipazione a gruppi che presentano petizioni o proposte. Ma anche feste interminabili, balli, bevute, e un instancabile contatto con la gente. E' Tina che guida Weston in questo ambiente, e si immerge in ogni cosa con meraviglia frastornata. La sua capacità di apprendere velocemente le lingue, ma anche l'affinità latina che subito si manifesta con i messicani, ne fanno presto un personaggio pubblico. Nel giro di pochi mesi, il loro appartamento diventerà uno

dei punti di riferimento della vita culturale e artistica. E' anche il periodo in cui la cultura messicana è colpita dalle “scariche elettropoetiche” del movimento estridentista. Tina conosce uno dei fondatori, German List Arzubide. L'estridentismo ha in comune con il futurismo europeo il tratto tagliente ed esasperato e il dinamismo plastico nella pittura, l'attrazione per le macchine e soprattutto per gli aerei, e naturalmente la dichiarazione di guerra al passatismo. Ma i poeti estridentisti usano l'ironia e il feroce sarcasmo, addirittura la provocazione burlesca, anziché la scrittura automatica delle “parole in libertà”. La poesia estridentista è “musica di idee”, ed esalta il contrasto fra note oscure e note luminose, paragonando il suono delle parole a quello del sassofono a quello della batteria nel jazz. La radio viene considerata il mezzo ideale per la fusione poetica , tanto che le pubblicazioni estridentiste non si definiscano “organi”del movimento, bensì “irradiazioni”.


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Futurismo E' un movimento d'avanguardia che nasce dalle poetiche dell'espressionismo. Si afferma quasi contemporaneamente in Italia e in Russia ed entrambi i movimenti si esprimono attraverso l'utilizzo del manifesto. Il futurismo russo nasce nel 1910 e muore con la morte del poeta Majakovskij. Essenzialmente il futurismo russo si divide in due fasi , ovvero la prima fase pre rivoluzionaria e la seconda post rivoluzionaria. Il movimento nasce in polemica con il simbolismo,che promuoveva il ritorno alla tradizione. Inizialmente i gruppi erano quattro ma poi si afferma il cubo-futurismo, nel quale faceva parte il poeta Majakovskij; finchè nel 1912 esce il manifesto più importante, “schiaffo al gusto corrente” dove viene esposta la rivoluzione lessicale e sintattica, la libertà d'uso dei caratteri tipografici e la libertà d'impaginazione. Invece, il futurismo italiano nasce nel 1909, con il primo manifesto di Parigi, “manifesto del futurismo” , di F.T. Marinetti. Oltre alla forma del manifesto in Italia si utilizzano pure riviste, come “Poesia” e “Lacerba” . Il loro obbiettivo era di creare un arte in linea con la società industriale e tecnologica avanzata, ciò comportava l'idea di rifiuto verso la tradizione, i musei e le concezioni umanistiche. Essendo il pubblico legato al passato , i futuristi vogliono provocarlo e costringerlo a accettare la nuova tendenza .

Futurismo


Tina Modotti/ di Giorgia Cabonia Caboni L'incontro fra List e Tina non può che essere folgorazione reciproca. Lei sta sperimentando tecniche fotografiche sulla sovraesposizione, ottenendo effetti che A. Bravo avrebbe più tardi definito “impressione di cristallo”, e alcuni suoi lavori vengono immediatamente riconosciuti come “fotografie estridentiste”. Sulle riviste del movimento compaiono alcune immagini firmate da Tina come le simmetrie dei pali della luce sovrapposti, con i fasci di cavi in fuga verso il cielo, o le stranianti geometrie delle scalinate dello studio. Nel primo anno messicano (1923) si concentrano, per Tina, le esperienze fotografiche “incrociate”. Mentre inizia ad usare la macchina fotografica, creando proprio in questo periodo, alcune tra le immagini più forti della sua produzione, è anche complice delle foto più riuscite del periodo messicano di E.Weston. Direttamente come soggetto dell'inquadratura, e indirettamente con la sua capacità di entrare in contatto con tutto ciò che di significativo cresce nell'ambiente, movimentando la vita in comune e aprendola a continui scambi. Come apprendista di Edward, Tina fotografa gli stessi soggetti del maestro: insieme si recano al circo russo e al tempio di Tepotzotlan. Le immagini che ne scaturiscono hanno, rispetto a quelle di Weston sugli stessi luoghi, una qualità emotiva molto diversa: luce, composizione, linee sembrano il risultato di uno sguardo intimo, l'interno della Torre di Tepotzotlan, specialmente appare quasi come un organo. Altre Foto di quest'anno sono i ritratti a Elisa, la prima donna messicana fotografata da Tina (era la giovane donna che l'aiutava nelle faccende di casa).L'espressione mesta e l'abito scuro di Elisa sembrano quasi i segni di una donna in lutto, che custodisce dentro di sé un misterioso dolore.

Messico


Tina Modotti/ di Giorgia Caboni Le prime foto di Tina, coincidono con un altro cambiamento, che nella sua vita sembra coincidere con un altra separazione : il progetto di vita con Weston, la separazione dalla California, dove comunque si trovava parte del suo passato. Se per Edward il viaggio messicano non prende mai la forma di una scelta definitiva, per Tina , giĂ colpita dalla perdita di due persone importanti (il marito Robo e il padre), il cambiamento, pur nell'ospitale Messico, deve venir vissuto come qualcosa di vertiginoso. Le foto intime, interne potrebbero scaturire da questo profondo senso di destabilizzazione , trasformato dal suo talento, in forme dai connotati erotici e misteriosi. Quando alla fine del 1924 Edward rientra temporaneamente in California, l'inquietudine di Tina sembra manifestarsi nella foto di EL MANITO, una pianta dalle forme contorte a cui l'illuminazione e la prospettiva obliqua danno uno speciale tono drammatico.

Messico


Tina Modotti/ di Giorgia Caboni Il 1924 è l'anno della prima mostra di Tina, che espone le sue foto in collettiva nel Palacio de Minerìa. L'accoglienza è positiva ,e lo stesso Weston, che partecipa con i suoi lavori più recenti, commenta: « Le foto di Tina non perdono nulla accanto le mie. Rappresentano la sua espressione personale». E i critici apprezzano la sua opera senza considerarla più la semplice allieva di Weston, mettendo in risalto l'originalità della sua ricerca espressiva. Le viene offerto il primo lavoro su commissione, illustrare con sue foto il libro di Anita Brenner sul Messico, e comincia a pubblicare sulla rivista “Forma”. Eppure più ottiene riconoscimenti nell'ambiente della fotografia d'autore, e più avverte il suo bisogno di fondere il suo lavoro con quanto le accade intorno. L'interesse per i problemi sociali diventa passione politica, e in lei crescono i dubbi del rapporto fra arte e impegno militante. Si convince che la fotografia debba esprimere qualcosa che vada oltre il formalismo estetico e all'astrattismo puro. Sente di dover incidere sulla realtà, rappresentandola nei suoi aspetti più controversi, cogliendone il malessere, esaltando la forza di ribellione ovunque si manifesti. Nel 1925 vi è una seconda mostra di Tina e Edward a Guadalajara e nel '26 decidono di visitare diversi paesi verso sud. Attraversano paesi e villaggi dove volti e persone acquistano una nuova dimensione nelle immagini di Tina. Si sofferma soprattutto sulle donne. Dopo la partenza definitiva di E.Weston per ritornare in California,circa nel novembre del 1926, Tina si trasferisce in un appartamento nel cuore della metropoli, oramai la sua macchina fotografica diventa un occhio spietato sulla miseria, sulla

Messico

sofferenza, cattura la desolazione ma esalta la rabbia, la protesta organizzata. Mani di operai strette sui badili, consumate dalla polvere e dal sudore, mani di burattinai percorse da vene gonfie di fatica, mani di india che lavano miseri vestiti sulla pietra, scurite dal sole... Le mani, per Tina, sono l'origine del mondo, creano ogni cosa, trasmettono alla materia lo spirito che emana dal cuore. La miseria è un crimine, e le fotografie di Tina lo urlano, lo affermano senza pietismo e falsa compassione. Ma c'è sempre una dignità, in queste immagini, una fierezza che la storia, quella scritta dai vincitori con il sangue dei vinti, nelle genti messicane non ha mai domato. Il suo lavoro comincia a varcare frontiere geografiche a barriere politiche. Le foto di Tina vengono pubblicate da “Creative Art” negli Stati Uniti, nella prestigiosa “Agfa Paper” di

Praga, da “Varietès” di Bruxelles, dal “British journal of photography”. Tina Modotti ha aperto il cammino al reportage sociale, quello che Robert Capa, David Seymour, Gerta Taro renderanno immortale. Ma loro faranno della fotografia la missione di un'intera vita, mentre per Tina rimarrà solo un mezzo, una transizione. E quando raggiungerà il punto più espressivo della sua arte, deciderà di abbandonarla in nome di una rivoluzione che non vedrà mai.


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Marx e il Comunismo

Marx e il Comunismo

K. Marx sviluppò una critica rivoluzionaria della società partendo dalla filosofia di Hegel. Il pensiero di K.Marx evolve in tutto il novecento: si formarono dei movimenti basati sulle sue teorie, fino alla nascita di Partiti Comunisti, che con la rivoluzione d'ottobre in Russia, viene interpretato e prende forma in tutto il mondo. La sua visione non è meccanicistica e ha intenzione di formulare un'ideologia che preveda il futuro, il filosofo tedesco non teorizza esplicitamente le caratteristiche della futura società comunista, ma dà soltanto indicazioni sulla fase di transizione verso essa e la delinea come ipotesi. Egli sostiene che "il comunismo non è uno stato di cose che deve essere instaurato, ma un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Marx tuttavia evoca un principio deterministico nel ritenere che il capitalismo, comunque, è destinato a crollare e il comunismo a imporsi e a trionfare. Innanzitutto Marx definisce l'importanza della rivoluzione del proletariato. Secondo Marx nella società civile l’uomo persegue il proprio interesse privato, e , dagli scontri tra interessi degli individui nasce il conflitto e la proprietà privata genera

disuguaglianze economiche. Nello stato liberale l’uomo diventa cittadino e c’è uguaglianza giuridica, ma per Marx è un illusione. Per lui qualsiasi stato è un mezzo per opprimere gli oppressi da parte della classe dominante, che rappresenta la minoranza della popolazione: i borghesi opprimono il proletariato. Marx rifiuta la società borghese e liberale, occorre eliminare la proprietà privata tramite la rivoluzione del proletariato e abbattere così lo stato borghese; la rivoluzione comunista ,che per Marx è solo un’ipotesi, nasce dal conflitto tra borghesia e proletariato, si evolve nel suo lato pratico, la rivoluzione, e nella “dittatura del proletariato: esso detiene così il potere assoluto togliendo ai borghesi lo strumento per opprimerli, detiene i mezzi di produzione ed è “proprietario” dello stato, cioè ,senza la proprietà privata, – si giunge al socialismo. Ma per Marx il punto di arrivo è un altro: il comunismo. Il proletariato non deve impadronirsi dello stato, lo stato non deve esserci, occorre una semplice amministrazione delle cose; non è necessario uno “stato comunista” ma serve una “società comunista” in cui i rapporti non sono più basati sul possesso – motivo di conflitti – ma sull’essere, così gli individui saranno tutti uguali. Ad ogni individuo spetta un compenso in base alle sue capacità e ai suoi bisogni, il lavoro per Marx è creativo e l’uomo ne ha bisogno, ha bisogno di un lavoro in cui si senta a casa e non di un lavoro alienato in cui gli oppressi sono contro gli oppressori: quindi bisogna abolire la proprietà privata, la divisione del lavoro e la divisione in classi.


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Il Partito comunista messicano era stato fondato nel 1919. Nel 1923, Xavier Guerreo, David Alfaro Siqueiros e Diego Rivera diventarono membri del comitato esecutivo. Al principio è l'arte che irrompe nella politica, con la sua carica aggressiva che sgretola i vecchi schemi e impone un ritmo febbrile al cambiamento dei valori. Ma già nel '24 l'urto fra Trockij e Stalin si risolve a favore di quest'ultimo, che in pochi anni riprenderà il controllo dei partiti “fratelli”. Il Comintern deve prevalere sulle emozioni rivoluzionarie. E certi comportamenti dell'ambiente messicano vengono considerati come pericolosi “deviazionismi” della rigida morale sovietica.. Dei tre X. Guerrero è il più incline ad accettare le direttive di Mosca. Anche Siqueiros è pronto a serrare i ranghi. Diego Rivera, invece, è attratto dagli eccessi e non si vuole configurare con la disciplina del Partito. E' sinceramente comunista, ma nel senso totalizzante: nell'immediatezza della realtà che vede, sente e afferra, e non nella logica degli equilibri e delle sottili manovre che regolano la gestione del potere. Xavier Guerrero si trasforma giorno dopo giorno in un funzionario di partito, al contrario di Rivera. Egli non perdona a Diego il protagonismo e il bisogno di accentrare l'attenzione, nutrendo oltretutto un sordo risentimento perchè l'ha sempre messo in ombra come artista. La sua partecipazione ai murales di Chapingo non gli viene riconosciuta come meriterebbe, oscurata dalla fama di Rivera. Rancore e divergenze politiche si trasformano in un avversione irriducibile. Abbandonata la pittura

Messico

decide di dedicare se stesso alla militanza. Tina vede in lui quella sicurezza che le è sempre mancata, la disciplina invulnerabile ai dubbi e alle indecisioni. Seguire il cammino di Xavier significa anestetizzarsi al dolore di un'esistenza irrequieta, rinunciare alla sensibilità che corrode e tormenta, scegliendo una fede che assorbe tutto, anche i sentimenti. Nel 1927 Tina si iscrive al Partito comunista messicano. Dedica gran parte del suo tempo alla redazione di “El Machete”, traducendo articoli e analisi di politica estera. Con Xavier “El Machete” assume toni e contenuti emanati dal Comintern. La fotografia, per Tina, rappresenta ancora un impegno costante, grazie ai nuovi fervori artistici ma soprattutto politici che toccavano la cultura messicana, Tina ricerca una sintesi ed un'armonia per alleviare i suoi conflitti interiori. Per ogni “straniero”, anche se in un paese

amato, il senso di appartenenza tende a spostarsi in un punto interno, astratto, alla ricerca di radici in territori immaginari. Le foto che Tina produce durante il 1927 e il 1928, sono lo straordinario risultato di questa sintesi interiore: l'arte fotografica in contatto con la potenza della realtà messicana, i suoi contrasti, i chiaroscuri, “vissuti” alla luce delle idee politiche che entrano con forza nella sua vita. Nelle sue foto dei simboli del partito comunista, frutto di un'accurata composizione, il linguaggio della propaganda fa un salto stratosferico, grazie ad una forza grafica che nel medium non aveva precedenti.


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Nello stesso tempo Tina porta nelle strade la sua pesante macchina fotografica e cerca di accordare la sua lentezza necessaria all'inquadratura, con il desiderio di documentare. Ma diventa un'attività da subordinare alla militanza, e lo spazio di una giornata non concede spesso di girovagare per ore in cerca di un'immagine. Nel 1927 conoscerà Vittorio Vidali,un militante stalista che muterà in seguita in maniera subdola ed irreversibile la sua vita. Tina aumenta il ritmo del lavoro, soprattutto scattando immagini su commissione per “ Mexican Folkways” e riceve da Orozco l'incarico di fotografare i suoi affreschi. Una sera del giugno 1928, nel piccolo ufficio entra Julio Antonio Mella, Tina lo aveva già visto in alcune manifestazioni, ma è la prima volta che il giovane cubano la nota e mostra un interesse nei confronti di Tina. Un “compagno” li presenta e propone di prendere il caffè insieme. I due non fanno nulla per dissimulare l'evidente attrazione reciproca. Più tardi Mella la accompagna a casa, discutendo sulla fotografia di Tina, che lui ammirava già da tempo, e della terra cubana che lui giura di tornare presto per fomentare la rivolta contro la dittatura. Tina vive insieme a Mella, gli farà dei ritratti, fotografa anche la sua macchina da scrivere: un immagine che ricorda i suoi esperimenti formali con gli oggetti o le piante.

Messico


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Messico

“Gli steli emergono per primi, stagliati contro lo sfondo di intonaco grigio, segnato dagli umori di chissà quante mani. Poi i chiaroscuri isolano il biancore dei due fiori, una coppia sinuosa di calle che si protendono verso la luce, verso l'alto, divergenti e separate da un sottile confine di vuoto che ne impedisce il contatto. E' una fotografia che ha scattato quasi un anno prima, e che adesso ha deciso di ristampare per una rivista, una delle tante che le permettono di sopravvivere. Calle. Tina pronuncia con il pensiero la parola in italiano, e si chiede cosa mai avesse da spartire col termine spagnolo, identico eppure estraneo nel significato. In Messico quel fiore, si chiama alcatraz. Chi sarà mai stato così cinico e crudele da dare il nome di un fiore tanto sensuale al carcere di San Francisco? ..Un fiore che nella sua forma slanciata sembra un simbolo di libertà riconquistata, l'emblema di una natura carnale, palpitante di un calore solare, un invito di colmarla di pioggia tiepida, un richiamo di fecondarla di vita..” Ma nel gennaio del 929 la tragica casualità della morte taglia la strada alla sua nuova vita: Mella viene assassinato mentre cammina in città al suo fianco. Un ombra gelida cala d'improvviso ad oscurare l'esistenza di Tina. Vittorio Vidali possiede un'energia singolare, spiegherà più tardi, e in effetti il suo ruolo e le sue funzioni nel Comintern giustificano tali precauzioni. Non si espone ma trova sempre il tempo per starle vicino, di trascorrere lunghe ore in accese discussioni, di controllare personalmente che il tormento silenzioso di Tina non si trasformi in una crisi pericolosa..

Tina conosce Frida Kahlo, quest'ultima si avvicina al Partito comunista trovando in Tina un referente e un legame di amicizia immediata.


Tina Modotti/ di Giorgia Caboni

Frida Kahlo

Frida Kahlo La vita di Frida è segnata dal dolore. Nel 1925, due mesi dopo il suo diciottesimo compleanno, era salita su un autobus che si sarebbe scontrato col tram. Tra le lamiere contorte, Frida era rimasta cosciente, e in apparenza, libera di allontanarsi come gli altri superstiti dell'incidente. Eppure continuava a starsene lì, immobile, rivolgendo ai primi soccorritori uno sguardo quasi di stupore, più attonito che spaventato. Solo al momento di trascinarla via, aveva lanciato un grido così acuto da paralizzare le braccia protese su di lei: una barra di ferro le era entrata nella schiena trapassandola da parte a parte. I medici l'avevano data per spacciata, e quando il suo avvinghiarsi alla vita si era imposto con ostinazione disperata sui funerali già fissati, tutti avevano creduto che sarebbe rimasta inchiodata per il resto della sua vita. Stringendo i denti di notte per non urlare, Frida si era costretta a sopravvivere in un busto che la torturava senza sosta, ricorrendo alla morfina quando il dolore rischiava di stravolgerle la mente. Mese dopo mese, inzuppando il letto di lacrime e sudore, mordendo il cuscino per trattenere i gemiti, Frida riacquistava le forze lasciando perplessi i medici che si avvicendavano per studiare il suo caso unico. Due fratture alle vertebre, undici al piede destro, lussazione del gomito sinistro, perforazione dell'addome, peritonite acuta,: eppure, a novanta giorni dalla morte mancata, Frida usciva dalla casa di Coyoacàn e camminava sorreggendosi alle

stampelle, stretta al busto, fino alla fermata dell'autobus che l'avrebbe portata in centro. Si era imposta non solo di affrontare la piazza piena di gente, ma anche di dominare l'orrore che le saliva in gola ogni volta che l'autobus frenava o sterzava bruscamente. Al prodigioso miglioramento sarebbe seguito un riacutizzarsi delle sofferenze, con le ricadute che le avrebbero reso insopportabile la propria immagine allo specchio. Ma Frida, col il passare dei giorni si costruisce un rapporto indissolubile

con il dolore, da cui trarre linfa per la creazione artistica. Pittrice onirica e dal surrealismo intriso di quella messicanità che irride alla morte con macabra ironia, Frida dipinge autoritratti dove il suo volto dal sorriso enigmatico sovrasta un corpo lacerato , sdoppiato fra realtà opprimente e simbolismo liberatorio, in cui la bellezza della propria nudità afferma il primato sullo scempio di un busto di gesso e una protesi per la gamba claudicante.


Tina Modotti/ di Giorgia Caboni Con Tina divide più l'intuizione di un passato trasgressivo che le rinunce di un presente da militanti. Frida è più giovane di undici anni, e frequentare l'ambiente comunista corrisponde ad un bisogno di ribellione , e non a una scelta sacrificale. Tina è attratta dalla forza che avverte in lei, dalla determinazione con cui si è riappropriata della vita. Frida comincia a frequentare la casa di Gonzalès, partecipa a cene e discussioni, si diverte a provocare il moralismo degli austeri funzionari indossando vestiti dai colori violenti e ostentando una sensualità naturale. In Frida nulla è frutto di una posa del momento, i suoi gesti non rispondono a un bisogno di attirare l'attenzione, ma solo all'istinto indipendente e avverso a qualsiasi convenzionalismo. Nell'ottobre del '29 Diego Rivera viene espulso dal partito con la scusa, tra le altre, di aver accettato di eseguire affreschi per il “governo controrivoluzionario” cedendo alle proprie “ambizioni individualiste e piccolo-borghesi”. In realtà Diego si era ormai schierato apertamente con l'Opposizione di sinistra, e non nasconde più le sue simpatie per Trockij. Tina a soli otto mesi dall'accorata difesa che il pittore aveva sostenuto per la sua reputazione, non fa nulla per contrastare le accuse di Vidali e degli altri dirigenti a lui fedeli. Anche l'amicizia con Frida finisce in questo modo, cancellandola dall'esistenza in nome della fede. Non si rivedranno più. Non si sa esattamente quando, in questo turbolento 1929 , Tina lascia la città, piena di intrighi politici, per immergersi nel cuore di una cultura immobile e antica. La storia della sua esperienza fotografica continua con un viaggio verso Tehuantepec,

Messico

nel sud del Messico, e qui ritrarrà foto di volti di donne alte, bellissime, orgogliose e piene di dignità che rimarranno nella storia della fotografia stessa. Nello stesso anno Tina, in Messico, espone le sue fotografie in quella che possiamo definire la prima mostra fotografica rivoluzionaria del Messico,che è anche l'unica mostra individuale di Tina. In quell'anno riceverà inoltre i maggiori riconoscimenti per la sua attività di fotografa con articoli su riviste di prestigio internazionali, tanto che uno dei più famosi registi della storia del cinema, Sergej M. Ejzenitejn , attratto dalle foto di Tina, verrà a fare un film sul Messico. Nel febbraio del 1930 viene accusata di aver fatto parte di un complotto per uccidere il presidente Robio e, dopo tredici giorni di prigionia, viene espulsa dal Messico. Dopo l'espulsione, Tina approda a Berlino, una città vivace ed all'avanguardia, dove la rivoluzione dovuta alla presenza di macchine fotografiche piccole, veloci e maneggevoli stimolano un importante cambiamento interiore nel suo concetto di fotografia: non più fotografia ad uso esclusivo dei collezionisti ma la diffusione delle immagini nelle case della gente comune. Questa innovazione aumenta la funzione sociale delle foto di Tina. L'anno dopo Tina Modotti decide di non scattare più fotografie e non si saprà mai veramente il perchè di questa decisione. Si trasferisce in Russia, e in seguito diventerà una collaboratrice del l' Unione sovietica. Durante una delle sue missioni per il Comintern in Spagna conosce il famoso fotografo di guerra Robert Capa che, ben conoscendo le sue foto cerca di convincerla a riprendere la fotografia

ma inutilmente . Le sue missioni la portarono inoltre in Francia, e per ultima ancora una volta in Messico, forse clandestinamente. Dalle sue biografie risulta essere morta avvelenata per mano del Comintern, durante una cena di fine anno del 1942.


Tina Modotti/ di Giorgia Caboni

Il Pensiero e la Fotografia di Tina

Il Pensiero e la fotografia di Tina Tina si è sempre sentita in disaccordo con quanti affermavano che il suo lavoro fotografico era artistico o rappresentava l'arte. Questo era dovuto al fatto che Tina si considerava una fotografa che cercava di produrre oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni e non a produrre arte. Tina riconosce tutti i meriti della fotografia come il più diretto mezzo per fissare e per registrare l'epoca presente “Sapere se la fotografia sia o non sia arte importa poco, ciò che è importante è distinguere tra una buona o cattiva fotografia...”. Per Tina la fotografia rappresenta quindi il modo più soddisfacente per registrare in maniera obiettiva la vita in tutti i suoi aspetti e da questo ne deriva il suo valore di documento. La foto registra la realtà qui e ora. Se chi fotografa è dotato di sensibilità e comprensione il risultato sarà un qualche cosa che merita un posto d'onore nella produzione sociale a cui tutti noi dovremmo contribuire. Nel primo numero di Life uscito nel novembre del 1936, compare questo editoriale che riprende alcune sue parole: “... Vedere la vita, vedere il mondo, fare da testimoni ai grandi eventi... vedere le cose strane … vedere le cose lontane mille miglia... vedere e trarre piacere nel vedere.. vedere e rimanere sorpresi... vedere ed imparare... vedere e mostrare è la missione ora intrapresa da un nuovo tipo di pubblicazione”.



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