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di Guido Curto

INTRODUZIONE

di Gianfranco Cuttica di Revigliasco

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Diversi anni fa ho iniziato a elaborare alcune riflessioni sul patrimonio storico-artistico della mia famiglia, proprio in occasione di una fase di riordino delle memorie con la redazione di un inventario di massima. Man mano che il lavoro procedeva, seppur lentamente, si è configurata la possibilità di mettere a punto una ricerca dalle caratteristiche piuttosto originali.

Così il presente lavoro si delinea come una sorta di ibrido, una curiosa opportunità di focalizzare la storia del mio ceppo familiare non tanto attraverso i documenti (seppur debitamente consultati con grande attenzione ma a posteriori) ma proprio attraverso gli arredi superstiti, per la maggior parte dei quali, sino a quel momento, vigeva il più assoluto anonimato e nulla si conosceva circa la loro committenza e origine. Pertanto, facendo “parlare” le opere, ho provato a dedurne la provenienza e i soggetti a loro collegati: una vicenda, insomma, che prende vita dagli arredi per giungere non solo alla storia di singoli membri della famiglia e delle loro residenze, ma attraverso alcuni di loro, seppur in termini tangenti, si entra anche nelle vicende storiche più generali di quei tempi. Un’avvincente e onerosa avventura che mi ha visto impegnato, nei panni di una sorta di detective del passato - avvalendomi largamente del metodo deduttivo seppur non rinunciando del tutto a una buona e utile esperienza intuitiva - nel raggiungere l’obiettivo di delineare un’interessante ricostruzione delle dinamiche familiari che hanno determinato la consistenza di un patrimonio ancora in buona parte - purtroppo non del tutto - esistente.

Il risultato finale è senza dubbio “datato” perché risale a più di quattro anni orsono. Ho voluto comunque lasciarlo così, senza drastiche rivisitazioni e ponderosi aggiornamenti proprio perché, a suo modo, anche questo elaborato rappresenta un momento di storia - personale, se vogliamo, ma non per questo meno efficace - in quanto è frutto di una

Frammenti figurativi

Gianfranco Cuttica di Revigliasco

sensibilità e di un’istanza interiore che si sono improvvisamente manifestati proprio in quella specifica circostanza. Il rivederlo e aggiornarlo avrebbe in qualche modo significato compromettere quella situazione emotiva e circostanziale che quattro anni fa, in completa autonomia, mi ha fatto intraprendere questo percorso. In tale direzione va interpretata anche la scelta di inserire l’apparato bibliografico non in fondo al volume ma all’interno delle singole note al testo.

Se la specificità di questo lavoro non rientra a pieno titolo nei canoni segnatamente accademici, il lettore mi usi clemenza. Dal mio punto di vista era assolutamente prioritario conservare la genuinità e la sensibilità di quel tratto della mia esistenza in cui, attraverso questa ricostruzione, molti antichi personaggi della mia famiglia hanno potuto riprendere vita e vitalità, manifestando al sottoscritto e al mondo odierno l’ universo dei loro gusti e delle loro attenzioni nonché gli interessi e le preoccupazioni quotidiane.

Mi corre l’obbligo, meglio direi il piacere, di ringraziare la sensibilità degli autorevoli responsabili della Società di Arte e Archeologia per le provincie di Alessandria e Asti e dell’amico giornalista e appassionato storico Alberto Ballerino per avermi convinto a pubblicare ciò che per meeraunpercorsoormaidefinitivamenteconclusoeaccantonatonelcassetto virtuale del mio computer. Un ringraziamento doveroso anche a Mauro Conte per il prezioso e competente supporto nella realizzazione dell’apparato fotografico.

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