8 minute read

Antenati illustri nella Francia di Luigi XIV

Gianfranco Cuttica di Revigliasco

Curiosamente, per questa vicenda, più lineare e fluida rispetto a quella precedente, caratterizzata tra l’altro da un esito del tutto positivo e di grande prestigio, sia nella destinazione finale dell’opera, sia per quanto riguarda l’aver contribuito a definire meglio la figura di un artista piemontese, l’architettura del mito familiare non è scattata.Anzi, si perse completamente la memoria, non se ne ricordò più nulla sin al giorno in cui, studiando il catalogo della Pinacoteca torinese edito nel 1971 e curato dall’ex soprintendente Noemi Gabrielli, ebbi la graditissima sorpresa di imbattermi in un bel San Giovanni Evangelista dipinto su tavola da Giovanni Perosino, opera ceduta dall’ingegner Tommaso Cuttica nel 1908.

Advertisement

In sostanza, del primo dipinto, tramandato come opera straordinaria e dieccezionaleimportanza,ogginonsenesapiùnullamentredelsecondo, depennato dall’architettura del mito familiare, è perfettamente possibile conoscerne l’importanza artistica, le sorti e l’attuale collocazione.

Antenati illustri nella Francia di Luigi XIV

Un altro mito piuttosto diffuso in determinati ambienti è quello delle parentele illustri. Molti vantano discendenze e rapporti di parentela con personaggi famosi della Storia. Tutto ciò può essere plausibile e vero, soprattutto nel caso di famiglie che hanno radici storiche profonde.Altre volte non si tratta altro che di iperboli inventive che, nel loro reiterarsi per decenni o per secoli, hanno convinto tutti della loro veridicità, mentre, in altri casi ancora, si ha a che fare con una situazione più sfumata che vede verità parziali, forse un poco forzate, ma che tengono conto di situazioni vere e di percorsi plausibili a cui ad un certo momento vengono conferiti i contorni del mito.

Un angolo non molto illuminato della cosiddetta camera rossa venne riservato ad accogliere, appese alla parete, due piccole cornici lignee di ugual fattura che al loro interno racchiudevano due incisioni a stampe policrome, all’apparenza piuttosto antiche (Foto 23-24). La scarsa illuminazione e le esigue proporzioni contribuirono per diverso tempo a non alimentare il mio interesse nei confronti di quelli che apparivano

Frammenti figurativi

come due piccoli ritratti, figurativamente immaginati come inscritti in cornici ovali, sino al giorno in cui, armato di apparecchio fotografico, decisi di immortalarle, al fine di inserirle all’interno di un portfolio di immagini delle cose di casa. Questa operazione comportò il loro trasferimento temporaneo in una zona piuttosto illuminata per essere riprese nelle migliori condizioni. La luce favorevole e la discreta qualità delle immagini fotografiche furono in grado di consentire un decoroso ingrandimento che si delineò fatale sia nel dare un nome ai due personaggi, sia per far luce su uno dei miti familiari.

Una serie di iscrizioni sapientemente inserite all’interno delle finte cornici o in un cartiglio posto alla base di ogni figura, ne identificavano i soggetti e ne esaltavano i rispettivi ruoli, oltre a restituirci gli autori delle due stampe in miniatura. Il soggetto maschile era raffigurato in uno schema che poteva rimandare alla traduzione in disegno della tipologia del busto scultoreo, mentre quello femminile si richiamava maggiormente alla tipologia del classico dipinto di figura inserito in una cornice ovale. Nel primo caso si poteva leggere:

Paul Scarron de l’ ancienne famille des Scarrons tres celebre dans la robbe il s ’ attacha au genre d’écrire Burlesque où il a excellé, il mourut le 4 oct’1660 Si […] le Philosophe stoique Pleine d’ une constance heroique A souffert sans verser des pleurs Plus digne cent fois qu ’ on s ’ admire ce poete badin a seul rire

Per la figura femminile, l’iscrizione sulla finta cornice ovale è solo parzialmente leggibile in quanto in parte nascosta dalla attuale cornice lignea. Rimaneva comunque ben identificabile il nome del soggetto: F. d’Aubigny […] Maintenon […] des de M. de la Mais. R. de S. Cir. Nella cartella sottostante venivano riportate in versi le note celebrative del soggetto:

Gianfranco Cuttica di Revigliasco

Rarement la vertu l’ esprit et la Beauté Dans une meme Sujet sont de Societé: mais le Ciel de ses dons prodigue sans mesure Les ayant rassemblés dans celle que tu vois ... chef d’ oeuvre de la Nature

Nel primo caso la paternità dell’opera era indicata in modo succinto con la seguente citazione: «Paris Che Daumont» mentre nel secondo caso, seppur leggibile con grande fatica, si poteva identificare: «Gravé par E. Desrochers et se vend ches luy a Paris rue St Jacques a ...»5 . Si trattava a tutta evidenza della restituzione a stampa dei ritratti di Paul Scarron e di Françoise d’Aubigné, meglio nota come Madame de Maintenon. Paul, famoso commediografo francese del Seicento, particolarmente importante per il genere burlesco, in un primo momento intraprese la carriera ecclesiastica poi, semiparalizzato e storpio dall’età di trent’anni a causa di una grave malattia, fu condannato all’immobilità. Questa tragica situazione, tuttavia, fu l’origine di una nuova vita all’insegna dello sviluppo del pensiero e della creatività artistico-letteraria che lo portò ad avere la fama che noi conosciamo. Nonostante le due incisioni fossero da attribuire a due diversi autori, entrambi del XVIII secolo ed entrambi francesi, la loro vicinanza non era affatto casuale. Infatti, Françoise d’Aubigné fu la consorte di Paul Scarron e, dopo la di lui morte, divenne una delle donne più influenti presso la corte di Luigi XIV, con il quale, dopo averne educato i figli illegittimi e in seguito alla morte della regina, nella notte del 10 ottobre 1683, si congiunse attraverso un matrimonio morganatico.

Vale la pena di spendere ancora qualche parola sulla raffigurazione della Madame de Maintenon, in particolare, direi, sull’iconografia e sul modello di riferimento a cui guarda l’incisore, proprio perché il personaggio femminile, più che non il defunto ex marito, rientra nei percorsi della ritrattistica ufficiale di corte. Non essendo questa la sede per proporre un discorso approfondito su tale argomento, mi limiterei a indicare qualche percorso di ricerca che, in un secondo tempo, potrebbe essere ulteriormente approfondito.Ameno che non si riveli un terzo modello, a tutt’oggi a me ignoto, il riferimento pittorico che mi sembra più vicino

Frammenti figurativi

all’incisione di Desrochers potrebbe identificarsi nel ritratto che Ferdinand Elle – ma in realtà «Louis Elle le Père» - ha realizzato nel 1688 più che non nell’altro celebre esemplare, di mano di Pierre Mignard, che nel 1694 raffigura la Maintenon nelle vesti di Santa Francesca Romana. Quest’ ultimo si inserisce appropriatamente nel filone celebrativo del “ritratto nelle vesti di” , allora particolarmente diffuso nell’ambito di corte, sia nei riferimenti mitologici che in quelli di più marcato aspetto religioso6 . Il dipinto di Elle viene invece realizzato in stretta sintonia con la fondazione (1686) della residenza di Saint-Cyr, importante istituzione promossa dalla Maintenon e volta ad accogliere le ragazze di nobile origine ma povere, consentendo loro di ricevere una formazione eccellente. A voler essere più precisi, l’incisione di Desrochers, parrebbe prendere avvio dall’opera citata ma scontornandola da tutta l’ambientazione circostante, compresa la figura della nipote fanciulla che si appoggia affettuosamente sulle ginocchia della Maintenon, al fine di concentrare l’attenzione sul soggetto ritratto ma soprattutto, direi, volendone evidenziare in modo ancora più esuberante la dominante scura dell’abbigliamento. Nel nostro caso l’apoteosi del nero viene compensata o forse meglio evidenziata per contrasto, mettendo in luce una morigerata scollatura che, a sua volta, rivela una collana di grosse perle a cui è ancorato un piccolo crocefisso. Al contrario, nel ritratto di Elle, tutta la partita si gioca nel sapiente contrappunto tra il nero della veste e le candide decorazioni della sottoveste che emergono nelle maniche e sul petto, quantomeno nelle zone non interessate dal voluminoso nodo che, proprio sul petto, allaccia la parte inferiore di un ampio velo nero, quasi paragonabile a una sorta di mantilla. Nel nostro caso, tra l’altro, il capo è assai meno coperto tanto da lasciar meglio intendere l’elaborata acconciatura che sembrerebbe più assimilabile al modello di una fontage piuttosto che una mantilla. Rispetto al dipinto di Elle, parrebbe qui trasparire una austerità un po’ meno austera e al contempo più enfatizzata. L’iconografia della Maintenon che ha sortito nel tempo maggiore fortuna e diffusione attraverso le incisioni è senza dubbio quella derivante dal dipinto di Mignard. Al contrario, la stessa nostra matrice d’incisione la troviamo utilizzata, come frontespizio del libro Mémoires pour servir à l’histoire de Madame de Maintenon et à celle du siècle

Gianfranco Cuttica di Revigliasco

passé, pubblicato ad Amsterdam per i tipi di Pierre Erialed nel 1757. Un abbigliamento non troppo dissimile lo si può riscontrare in un’altra miniatura, pubblicata da Claude-Auguste Berey e priva di datazione, che raffigura la Maintenon in chiesa7 . Anche se il contesto è completamente diverso e il soggetto viene rappresentato a figura intera, traspare un’eleganza e un portamento non troppo dissimile rispetto alla miniatura di Desorcher, così come appare trattata con pari evidenza la descrizione della stessa collana di perle.

A questo punto è lecito chiedersi per quale motivo Françoise d’Aubigné, ormai integrata all’interno della corte di Luigi XIV, a un certo momento è indotta a indossare abiti neri, tanto da determinarne la componente iconografica relativa al suo ritratto, nonostante tale colore non sia mai stato, a quanto pare, di suo gradimento. Sulla base delle nostre consuetudini, saremmo probabilmente indotti a pensare a una sorta di ostentazione di lutto ma, in realtà, tale situazione viene a maturare in seguito alle nozze del Delfino Luigi di Francia, allorquando la Maintenon viene nominata seconda dama d’ atour della Delfina, ruolo che comportava il dover vestirsi di nero. La figura di Francoise d’Aubigne e il ruolo che tale donna ha avuto presso la corte del re Sole è stata materia estremamente controversa sul piano storico. La tesi oggi più accreditata è che la Maintenon non ebbe alcuna influenza sulla politica, ma esercitò un’influenza e un potere notevole sul personaggio del re e sulla condizione della corte in tutto il regno, fatto che non è certo insignificante. Pochi giorni prima della morte di Luigi XIV nel 1715, Madame de Maintenon si ritirò nella residenza di Saint-Cyr, dove morì nel 1719.

Queste vicende mi richiamarono immediatamente alla mente uno dei topoi della mitologia familiare, ovvero quello dell’apparentamento con un non ben precisato re Francese, fatto che, sino ad allora, proprio per la sua assurdità, non aveva destato in me altro che una compiaciuta ironia. Ma che cosa avevamo a che fare noi con lo Scarron scrittore e quindi, per interposta persona e in via indiretta, con il re Sole?

Noti, certi e storicamente documentati sono i rapporti di parentela con la famiglia Scarrone di Torino. Da questa, infatti, ne è derivato per via ereditaria, il predicato «di Revigliasco». Fortuna volle che molte delle carte di tale famiglia siano prevenute all’interno del nostro attuale

This article is from: