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Editoriale
from FARCORO 1 2021
by FARCORO
SANDRO BERGAMO Direttore Responsabile
Coro
Mentre scrivo è un anno esatto da quando la pandemia ha bloccato l’attività dei cori: oggi siamo incerti tra miraggio di riaperture e timori di terze ondate. Come sarà la situazione mentre si leggeranno queste righe? Anche nella migliore delle ipotesi, non sarà risolta e sarà ancora lontana la fine di questa emergenza. Come saremo, come saranno i nostri cori quando tutto tornerà normale? E potrà tutto tornare normale? Nel nostro universo corale, fatto di passione e competenza, si incontrano amatori e professionisti: fragili gli uni e gli altri, in questi frangenti. Non ci sono ristori alla passione: quella rimane inappagata, in tempi di pandemia. Non ce ne sono nemmeno per una professione non riconosciuta come quella del direttore di coro: e qualcuno di quelli che guardavamo come fortunati per aver trasformato la passione in lavoro, forse oggi è alla ricerca di altro per poter andare avanti. Rimettere insieme i cocci non sarà facile. Le crisi, si sa, non sono sempre e solo negative: costringono a trovare soluzioni inedite e creative. In questo periodo abbiamo imparato a usare strumenti che ci torneranno utili per rendere più efficiente il nostro lavoro, abbiamo avuto anche tempo per pensare e ne verranno fuori senz’altro progetti per rendere più efficace la nostra proposta. Intanto, cerchiamo, con questi strumenti, con queste idee, (e anche la rivista farà la sua parte) di mantenere viva non solo la passione, ma anche la continuità delle nostre esperienze. Molto dipenderà dalla società che incontreremo a fine pandemia. La musica è un fenomeno sociale: qualche volta possiamo anche chiuderci nel nostro studio a suonare per nostro piacere, ma l’essenza del fatto musicale sta nella condivisione di un’emozione tra esecutori e pubblico e tra esecutori stessi. Il coro è il vertice di questa socialità. Non esiste la dimensione individuale del coro: l’individualità si sviluppa all’interno di una collettività e il benessere del singolo cresce col benessere dell’insieme e l’insieme sta bene se stanno bene i singoli. Ma sappiamo anche che il coro è espressione del mondo in cui vive e opera: e le società ben strutturare, con una identità culturale definita, generano un movimento corale forte e radicato; quelle deboli e disgregate generano una coralità episodica. Il coro, laboratorio di buone pratiche sociali, è palestra nella quale ognuno di noi sviluppa anticorpi che lo accompagnano nella vita, aiutando a dare il suo contributo. Uso spesso la metafora della rosa nel vigneto: posta in capo a ciascun filare, la sua delicatezza aveva, un tempo, il compito di segnalare, ammalandosi per prima, l’insorgere di qualche patologia. Finché la rosa del coro, per quanto provata, sarà viva e attiva, allora ci sarà speranza anche per tutto il vigneto della società.