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from FARCORO 1 2021
by FARCORO
Intervista di FARCORO ai vincitori
DI ROBERTO BRISOTTO
In quale misura il tuo brano premiato nel Concorso di Composizione Corale AERCO è rappresentativo del tuo stile compositivo più personale e delle sue peculiarità linguistiche ed estetiche?
Pietro Ferrario: Credo che il brano in questione (“Nightfall”) rappresenti piuttosto bene alcuni aspetti decisivi del mio lavoro: da un lato la corrispondenza tra parola e musica che sempre cerco di attuare in una composizione (in questo caso si tratta pure di un mio testo), dall’altro la centralità della ricerca armonica all’interno del mio linguaggio.
Paolo Orlandi: Invitation to love è senz’altro un brano rappresentativo del mio stile compositivo: si tratta di un pezzo dolce, intimo ed appassionato al tempo stesso. Durante il periodo creativo ho ascoltato e studiato l’attuale repertorio dei King’s Singers (ai quali il brano è dedicato); questo approfondimento è stato davvero interessante ed ha senz’altro influenzato il mio modo di scrivere, sia per quanto riguarda l’utilizzo delle voci sia per quanto concerne la forma compositiva.
Carles Prat: Credo che i due lavori riflettano bene l’estetica del mio lavoro attuale. Guardandomi indietro ho la sensazione di aver iniziato la mia carriera di compositore esplorando armonie, impasti e ritmi complessi ricercando in seguito una maggior semplicità, con un’attenzione particolare al suono (chiaro, compatto e ben strutturato) al bilanciamento delle voci, all’elemento espressivo e al legame col testo (che porta spesso a rivedere il “puro” processo compositivo). La musica del Rinascimento, che ho cantato sin da bimbo, rappresenta un’influenza molto importante per me. Penso la costruzione armonica debba essere comoda per il coro e il brano debba funzionare con una certa naturalezza. In caso contrario, difficilmente l’esecuzione sarà efficace.
Jakub Szafranski: Spero che tutte le mie composizioni rispecchino il mio stile personale; cerco ogni volta di fare del mio meglio e di farlo “a modo mio”. Il brano premiato, Waterfall, combina diversi patterns che prediligo: motivi melodici principali sviluppati e presentati in differenti modi, tonalità allargata, armonia con l’utilizzo di accordi bitonali (che amo particolarmente), figure retoriche per richiamare il significato di parole o frasi.
La tua attività compositiva è principalmente concentrata sul repertorio corale oppure si rivolge anche ad altri ambiti? Se sì, in che modo pensi che la tua scrittura corale possa esserne influenzata?
Ferrario: Essendo pianista e organista, oltre a qualche lavoro orchestrale ho scritto anche molti brani per i miei due amati strumenti. Concependo, come mia abitudine, nuovi brani corali al pianoforte, cadere nel tranello di una scrittura troppo “digitale” è un’eventualità sempre dietro l’angolo. Progredendo però nel grado di conoscenza del pianeta voce, ho forse reso nel tempo le mie creazioni più aderenti allo strumento coro, diventando più consapevole della sua peculiare tavolozza di colori, sorvegliando per quanto possibile la logica e la cantabilità delle diverse linee vocali ed evitando di infliggere agli esecutori difficoltà gratuite.
Pietro Ferrario
Nato a Busto Arsizio nel 1967, inizia a dieci anni gli studi musicali con Mariateresa Nebuloni; dopo gli studi scientifici si diploma in pianoforte, composizione, organo, musica corale e direzione di coro nei conservatori di Brescia, Milano e Alessandria, studiando con L. Molfino e B. Bettinelli. Si perfeziona poi in composizione con A. Corghi, in musica per film con E. Morricone, in organo con L. Rogg, G. Parodi e altri, in direzione di coro con G. Graden e T. Kaljuste. Tiene concerti come direttore di coro, pianista e organista. È autore di pagine pianistiche, organistiche, orchestrali, corali, sinfonico-corali, eseguite e registrate in Italia e all’estero da affermati interpreti, nelle maggiori stagioni musicali e concorsi corali. Ha vinto il I° premio ai concorsi di composizione corale “Seghizzi”, “Bettinelli”, “Canta Petrarca”, e “AERCO, i miei primi cinquant’anni”. Pubblica per Ricordi, Carrara, Rugginenti, Sonzogno, Feniarco, Edizioni Musicali Europee, Sonitus, Carus-Verlag e Ferrimontana. Nel 1997 fonda l’Ensemble vocale Calycanthus di Parabiago, con cui tiene concerti in Italia e all’estero, vince concorsi internazionali, tiene prime assolute e incide CD per Bottega Discantica e SMC Records. Dal 1997 dirige la Corale della Basilica di Cuggiono; dal 1997 al 2014 ha diretto il Coro Dalakopen di Legnano. È organista titolare dell’organo Carrera 1841 della chiesa Ss. Gervaso e Protaso di Parabiago (MI), città in cui vive e lavora. Ha insegnato nei conservatori di Vicenza, Cagliari, Sassari, Cesena e Parma. concentrata prevalentemente sul repertorio corale perché da sempre è quello che mi trasmette le emozioni più forti. Ho dedicato delle composizioni anche al mio strumento, il pianoforte, e a piccoli ensemble cameristici. Essere pianista influenza indubbiamente il mio modo di scrivere per coro, soprattutto per quanto riguarda la ricerca melodica, armonica e timbrica. Posso affermare che mi sono avvicinato al repertorio corale proprio attraverso l’ascolto e lo studio delle opere di alcuni compositori pianisti: Liszt e Rachmaninov in particolare sono stati i due “autori ponte” fra il mondo pianistico e quello corale.
Prat: La mia carriera di compositore mi ha portato oggi a dedicarmi molto alla musica corale; è il mio ambito professionale, nel quale trovo più opportunità di far conoscere la mia musica. La grande tradizione corale che esiste in Catalogna offre molte opportunità ai nuovi compositori e di ciò sono ovviamente grato. Fino a dieci anni fa scrivevo in molti stili differenti e per tutti i tipi di organico alla ricerca di differenti esperienze compositive e di come esprimermi al meglio. Ho composto per quartetto d’archi, organo, voce e pianoforte, orchestra di flauti, ensemble tradizionale catalano e anche per orchestra sinfonica ma, in verità, la mia musica cambia un poco quando scrivo per altri strumenti, pur rimanendo nella sostanza simile a quella corale. La voce presenta delle problematiche proprie, molto diverse da quelle di un brano orchestrale e tali da rendere più difficile l’esecuzione di pagine dove le relazioni armoniche non siano così facilmente percepibili; ciò richiede al compositore una “visualizzazione sonora” preventiva della loro realizzazione corale.
Szafranski: Negli ultimi due anni mi sono focalizzato principalmente sulla musica corale ma scrivo anche per orchestra e per vari organici strumentali. Lo scrivere al di fuori dell’ambito corale mi ha sempre aiutato a cercare un nuovo contesto per le voci: nella musica strumentale ed elettronica trovo molte interessanti per la scrittura corale nella quale provo a creare effetti sonori similari. Ad ogni modo, non solo le mie composizioni strumentali hanno un’influenza sulla mia musica per coro: una volta ho avuto una grande idea durante il solo di chitarra elettrica ad un concerto live dei Guns’n’Roses (non dico fosse proprio l’idea di un grande pogo1 per coro, anche se….).
Hai ricoperto o ricopri tuttora il ruolo di direttore o corista? Ritieni che queste esperienze abbiano influenzato in modo marcato la tua maturazione
1. Tipo di ballo collettivo che si pratica abitualmente durante i concerti punk e hardcore, caratterizzato dal saltellare animatamente su e giù e, spesso, anche con spallate casuali tra le persone sotto il palco.
Ferrario: Dirigo cori da più di 30 anni ormai: è normale che la mia scrittura sia stata influenzata, oltre che dall’ascolto e studio della letteratura corale attraverso i secoli, anche dalle esperienze avute sul campo come direttore, a tal punto da concepire alcuni brani con già in mente la voce dei miei coristi. A tal proposito, il proprio coro può essere a volte il più temibile giudice di ciò che si scrive, ma devo dire di aver sinora sempre avuto riscontri positivi!
Orlandi: Da anni lavoro con realtà corali del territorio trentino come pianista collaboratore e come preparatore esterno; accompagnare i cori nelle loro prove ed esibizioni mi permette di vedere da vicino il lavoro dei direttori, ascoltare consigli e toccare con mano il repertorio. Le mie più belle esperienze di corista risalgono ai tempi degli studi presso il Conservatorio Bonporti di Trento, dove ho avuto la possibilità di studiare ed interpretare stupende pagine di musica corale (tra le quali i Requiem di Mozart, Fauré e Rutter). Queste attività mi hanno indubbiamente aiutato, e tutt’ora mi aiutano, a maturare come musicista e compositore.
Prat: Certamente! Sono un cantante professionista e dirigo due cori. Canto con compagini di alto livello fin da bambino, quando facevo parte dell’Escolania de Montserrat, un coro di voci bianche molto prestigioso. Attualmente sono membro di due gruppi professionali ed eseguo molta musica antica ma anche repertorio sinfonico-corale e contemporaneo. Queste esperienze mi hanno trasmesso una buona conoscenza delle particolarità della musica corale, della tecnica vocale e dei limiti della voce ma, anche, suggerito come tirar fuori le qualità migliori che un coro può offrire. Da direttore puoi vedere chiaramente quali impasti e strutture armoniche funzionano meglio per il coro, da cantante quali soluzioni tecniche sono migliori per i coristi. Se la tua musica è scomoda da cantare, non funzionerà!
Szafranski: Sono cantante e assistente direttore di Cantores Minores, il coro maschile dell’Arcicattedrale di Varsavia, e del coro della Warsaw School of Economics; ciò mi è senz’altro di grande aiuto quando scrivo per coro. Probabilmente mi sono innamorato della musica corale proprio grazie al fatto di essere cresciuto in un coro e aver avuto uno contatto diretto con tanti capolavori musicali, prima da corista e poi da direttore. Lì si è plasmata la mia sensibilità e ho conosciuto la letteratura corale, le voci, i loro diversi timbri e i differenti tipi di impasti: una solida base per un compositore.
Paolo Orlandi
Paolo Orlandi nasce a Tione di Trento il 23 novembre 1989. Inizia lo studio del pianoforte all’età di otto anni con Roberta Carlini; si diploma con Antonella Costa e si perfeziona con Laura Di Paolo. Nel luglio del 2011 ottiene il Diploma Accademico di I livello con il massimo dei voti e la lode al il Conservatorio F. A. Bonporti di Trento dove, nel marzo 2014 ottiene anche il Diploma Accademico di II livello con il massimo dei voti e la lode. Dal 2014 al 2016 frequenta il corso di perfezionamento in Educazione Musicale all’Università di Padova. Dal 2012 è docente di pianoforte e musica d’insieme alla S.M.A.G. (Scuola Musicale Alto Garda) di Riva del Garda e pianista collaboratore del Coro voci bianche Garda Trentino diretto da Enrico Miaroma. Dal novembre 2020 studia composizione a indirizzo storico-musicologico con Massimo Priori al Conservatorio Bonporti di Trento e Riva del Garda. Ha ottenuto premi e riconoscimenti in numerosi concorsi nazionali e internazionali di composizione.
Viviamo in un’epoca quanto mai cosmopolita, anche in ambito artistico. Ciò nonostante, percepisci un legame forte con la tradizione compositiva e corale, anche recente, del tuo Paese? Se sì, pensi possa essere percepito chiaramente anche dagli ascoltatori?
Ferrario: Come molti, all’inizio degli anni ’90 rimasi folgorato dalla scrittura corale dei compositori baltici e
scandinavi. Osservando però a posteriori i miei lavori di quel periodo devo dire che non se ne percepisce molto l’influenza. Sembra guardassi di più all’opera dei miei straordinari Maestri Luigi Molfino e Bruno Bettinelli, con gli eleganti percorsi modulanti del primo e le severe linee contrappuntistiche del secondo. Andando avanti nel tempo forse queste variegate suggestioni stilistiche si sono bilanciate un po’ di più. In questo senso credo di avere una sorta di legame con entrambe queste componenti, sia quella definibile come cosmopolita (rappresentata in particolare dai compositori del Nord-Europa, ma non solo) che quella nostrana, incarnata innanzitutto dall’opera dei miei Maestri. Non ho idea se si percepisca chiaramente o meno, anche perché a un certo punto, in modo probabilmente inconscio, subentra pure la personalità del compositore che mischia ulteriormente le carte.
Orlandi: Guardo con estremo interesse alla tradizione compositiva italiana, in particolare a quella del passato (per esempio alla polifonia rinascimentale). Nella musica corale contemporanea apprezzo molto i richiami all’antico (l’utilizzo in chiave moderna di melodie gregoriane, per fare un esempio, oppure il recupero di forme storiche). Amo molto, inoltre, la musica corale inglese, del nord e dell’est Europa, sia contemporanea che non. Forse sono queste le principali influenze che si possono avvertire nella mia musica.
Prat: Sì, avverto questo legame come molto forte ma credo anche che oggi gli stereotipi estetici non siano così definiti come trent’anni fa. Nella musica catalana posso ritrovare moltissimi stili compositivi e tutti alquanto differenti. Un particolare che l’ascoltatore può forse percepire è che i cori sono soliti cantare generalmente a voce piena, con l’intero corpo, e questo conferisce loro un colore caratteristico, diverso da quello che si può ascoltare nel Nord Europa. Nel comporre cerco sempre di tener presente i futuri esecutori del brano, di individuare le loro peculiarità e di adattare la musica ma non so se questo sia percepibile dall’ascoltatore…
Szafranski: Amo il mix di culture e penso siamo molto fortunati a vivere in un’era in cui possiamo ascoltare ciò che è stato appena realizzato dall’altra parte del mondo. Penso anche che la musica corale sia profondamente connessa con le origini e le radici dell’identità sociale, qualunque essa sia. La voce è il primo strumento umano e il più immediato mezzo musicale per esprimere ciò che sentiamo. Perciò, per me, la musica corale è la via maestra per conoscere differenti culture. In Polonia vantiamo una cultura corale prestigiosa e compositori universalmente noti come Szymanowsky, Penderecki, Górecki e, ai nostri giorni, Łukaszewsky. La tradizione corale consta di musica sacra, popolare e anche di metodi sperimentali tratti dal periodo delle avanguardie; questa combinazione crea lo stile piuttosto tipico della musica per coro polacca.
Nella tua esperienza la scelta del testo gioca un ruolo centrale? E quali sono gli aspetti di un testo che più attirano la tua attenzione e ti ispirano?
Ferrario: Certamente nel mio caso la scelta del testo riveste quasi sempre un ruolo primario. Il ritmo delle parole, la loro sonorità, il significato semantico, le metafore palesi o sottese, possono essere tutti spunti validi da cui trarre ispirazione. Del resto, nulla di nuovo sotto il sole: un genio come Monteverdi ha dimostrato una volta per tutte, a quali meravigliose altezze possa arrivare un compositore nell’illuminare un testo poetico.
Orlandi: La scelta del testo è un momento fondamentale; molto spesso la buona sorte di un brano dipende dal legame che si instaura fra il compositore e il testo. Gli aspetti che mi colpiscono di più nei testi che scelgo sono generalmente legati alla sfera emozionale: testi sacri, poetici, ma anche che parlino di attualità e tematiche sociali, che possano toccare l’ascoltatore e lanciare un messaggio positivo e di speranza oppure scuotere le coscienze. Se un testo mi colpisce e mi emoziona mi sento più coinvolto nel tradurlo in musica facendo sì che il mio lavoro acquisti maggior qualità.
Prat: Il testo è all’origine della mia ispirazione, per me non è possibile scrivere per coro senza sapere prima che testo userò. In esso cerco soprattutto due caratteristiche: una buona struttura da poter sviluppare musicalmente in modo interessante, con differenti atmosfere e un efficace punto culminante, e un’intima connessione col suo contenuto e significato, un feeling molto difficile da spiegare a parole. Se quest’ultimo manca, il risultato musicale non sarà valido. I testi descrittivi mi piacciono perché suggeriscono molte idee; una volta trovato quello giusto l’ispirazione vien da sé.
Szafranski: La scelta del giusto testo a volte prende tanto tempo quanto il comporre la musica; di certo è importante ma non sono così sicuro che giochi il ruolo principale nel processo della mia ispirazione: dipende dal brano. Qualche volta capita che ricerchi un testo adatto a delle idee musicali che ho già sviluppato. Non sono così interessato a un riflesso diretto del testo nella musica: il significato della singola parola è così ovvio e la musica è più che una semplice traduzione di lettere in note. Io cerco di scrivere musica che sollevi domande, indichi nuove prospettive, apra uno spazio libero per il pubblico e gli esecutori. D’altro
Carles Prat
Ha avuto le prime esperienze musicali all’Escolania de Montserrat col quale prende parte, come lead singer, a concerti e registrazioni. Ha completato gli studi di canto classico alla Escola Superior de Música de Catalunya e conseguito un Opera Master Degree alla Hochschule far Musik und Tanz Köln. Membro del Cor de la Catedral de Barcelona, lavora con altri ensemble professionali come Ensemble O Vos Omnes, Ensemble Ars Nova, Cor Cererols. La sua attività di compositore conferma una predilezione per la musica corale; si fa notare vincendo due primi premi al Concorso Internazionale di Composizione corale del Palau de la Música di Barcellona. I suoi lavori adottano diversi stili e si rivolgono a tutti i tipi di organico: strumento solista, gruppi da camera, orchestra, coro, organo, cobla ensemble e strumenti tradizionali. Hanno eseguito le sue composizioni: Cor de Cambra Francesc Valls della Cattedrale di Barcellona, Orfeó Català, Cor de Cambra Anton Bruckner, Choir Jauna Musika, Cor de noies del Palau de la Música Catalana, Coro Amadeus, Cobla Principal de la Bisbal, Cobla principal del Llobregat, Jove Orquestra Simfònica de l’Anoia, Ensemble Clàssica, Molti i riconoscimenti in concorsi su tutto il territorio nazionale a riprova della riconosciuta qualità della sua attività come promettente giovane compositore. Attualmente collabora con la casa editrice catalana FICTA che pubblicherà tutti i suoi lavori corali. canto una parola potrebbe avere differenti significati in diverse culture; per me questa è la peculiarità dei nostri tempi. Perciò cerco di usare simboli musicali nei quali converga il più ampio ventaglio di significati del testo.
Quanto importante è, per un compositore d’oggi, la ricerca dell’originalità? E che cosa significa davvero, per te, essere personale e originale?
Ferrario: Più che la ricerca di una originalità a tutti i costi, a monte, la cosa più importante secondo me è cercare di rimanere se stessi, esprimendosi attraverso un linguaggio (a sua volta frutto di elaborazione e metabolizzazione di altri linguaggi) che venga percepito come congeniale e funzionale alla propria poetica; il tutto auspicabilmente sorretto da un solido artigianato compositivo.
Orlandi: Credo che l’originalità sia per un compositore un aspetto importante ma non più essenziale come lo è stato in passato. Non ha molto senso essere originali se l’originalità si traduce nella sterile ricerca del “nuovo ad ogni costo”. Essere originale per me significa quindi essere autentico, essere fedele alle mie emozioni e cercare di trasmetterle a chi ascolta la mia musica.
Prat: La mia opinione è che un compositore debba avere uno stile personale, anche se negli ultimi anni sembra essersi un poco indebolita la spinta a cercare sempre più la propria originalità. Ciascuno dovrebbe esplorare ciò che gli piace e in cui si sente a proprio agio e lavorare in quella direzione. Può sembrare un poco scontato ma sono convinto che solo scrivendo la musica che senti puoi arrivare all’ascoltatore. Al giorno d’oggi si è abituati ad ascoltare tutti gli stili, nuovi suoni, nuove formazioni e non c’è molto da inventare; ciò che ha valore per le persone è ciò che è vero, reale , ciò che è trasmesso loro con sincerità.
Szafranski: Tendo a non focalizzarmi troppo su questo aspetto. La musica non è un prodotto che ha bisogno di risaltare su uno scaffale. Io scrivo musica che mi piace e quando qualcuno la apprezza sono felice di poter condividere il mio piacere. Noi non possiamo sfuggire alla musica che ci circonda; la cultura classica, contemporanea e pop fanno egualmente parte di ciò che sono e il mio stile dipende da ciò che vedo, sento, ascolto e da come mi ci relaziono. La cosa più importante per me è non smettere mai di cercare nuove sensazioni e trovare ciò che mi piace per poterlo poi esprimere in musica. E non intendo smettere. Questo è il modo di trovare me stesso e definisce ciò che è personale e originale per me.
Jakub Szafranski
Direttore di coro e compositore, nasce a Varsavia nel 1988 dove conclude gli studi alla Graznnyna Bacewicz. Alla Fryderyk Chopin Music University consegue le lauree in Tromba e Direzione di Banda e la laurea magistrale in Direzione e Composizione Corale. Nel 2013 ricostruisce la Missa pro defunctis di J. A. Maklakiewicz e ne dirige la prima esecuzione. Nel 2015 fonda l’Artistic and Science Club of Choral Conducting alla F. Chopin University e inizia a lavorare col Warsaw School of Economics Choir come direttore in seconda; alla guida del coro femminile vince il I premio al Concorso Corale Internazionale “Cantu Gaudeamus” (2016) e il II all’International May Choir Competition “Georgi Dimitrov – Varna” (2017). Nel 2016 inizia a lavorare come compositore e direttore in seconda col Coro maschile dell’Arcicattedrale di Varsavia Cantores Minores. Finalista in concorsi di composizione, suoi lavori sono stati eseguiti da numerosi cori in Polonia e nel mondo: The Choir of Trinity College Cambridge, New Music Orchestra, World Youth Choir, proMODERN vocal sextet, Kammerchor Hannover, Poznan Chamber Choir, Polish Chamber Choir, TURKSOY Choir, Warsaw School of Economics Choir, Cantores Minores Choir, Art’n’Voices Vocal Ensemble, VOCORE Vocal Ensemble. Le sue composizioni si distinguono per l’uso di combinazioni timbriche non convenzionali e per la mescolanza di idee moderne, negli impasti e nelle trame musicali, con arcaismi e stilizzazioni.
Sito ufficiale: www.jszafranski.com