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Repertorio

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Maria Maddalena

ELABORAZIONE DI GIORGIO VACCHI

Nell’ambito delle manifestazioni per i cinquant’anni dell’Aerco è importante ricordare il lavoro compositivo di Giorgio Vacchi, fondatore dell’associazione e a lungo suo presidente. Per questo mi è stato chiesto di scegliere una sua elaborazione per la rubrica “Repertorio” del numero odierno. Una scelta difficile: impossibile essere obiettivi nella mia particolare posizione. Dopo lunghi ripensamenti ecco allora “Maria Maddalena”. Si tratta di una ballata popolare di argomento religioso ritrovata nel 1980 a Monghidoro (nell’appennino bolognese) in un periodo in cui gli studi etnomusicologici e la ricerca sul campo erano vivacemente al centro del dibattito culturale. Fu grazie alla scoperta di melodie come queste che nacque l’interesse di Vacchi per i canti popolari di contenuto sacro. Si trattava di un ambito sicuramente meno esplorato rispetto ad altri filoni come quello dei canti di lavoro o partigiani. Le fasi successive della ricerca riportarono alla luce molto altro materiale di questo tipo che, assieme ad alcuni canti semipopolari, andrà poi a costituire la base per un lavoro discografico a tema: “O Santa Madre” inciso dal Coro Stelutis nel 2005 e contenente elaborazioni di brani di argomento religioso ritrovati nel bolognese. Maria Maddalena fu inizialmente (nel 1982) elaborato da Vacchi per coro a quattro voci virili nella tonalità di do minore e dedicato al coro locale di cui era membro il ricercatore indicato nella nota. L’informatrice alla cui straordinaria memoria dobbiamo questa e moltissime altre melodie è Maria Grillini, personaggio importante per la comunità di Monghidoro tanto da essere soprannominata dai compaesani “la cantante”. La traccia originale è ascoltabile accedendo all’archivio CCS del Coro Stelutis (https://www.corostelutis.org/formlogin.php). La versione che qui pubblichiamo è l’adattamento per coro a quattro voci miste in mi minore utilizzata attualmente dal coro Stelutis. Protagonista del canto è la Santa Maria Maddalena, una delle figure sacre più presenti nei canti di tradizione orale. Le sette strofe sono formate da due versi settenari ciascuna, il primo piano e il secondo tronco, dei quali l’iniziale viene ripetuto tre volte. La terza, la sesta e la settima strofa sono concluse da una frase in dialetto. Nel suo complesso il canto tratteggia un dialogo tra la Santa ed il Cristo in cui si possono individuare un Narratore (strofe 1 e 2), Gesù (3, 5, 7) e Maria Maddalena (4 e 6). La melodia, semplice e solenne allo stesso tempo, si muove nell’ambito di una scala di mi minore armonica. Nella trascrizione dall’originale registrato, all’interno di un metro generale in 4/4, notiamo, in corrispondenza dell’ultimo verso di ogni strofa (batt. 6, 14 e 21) una battuta “zoppa”, in 3/4, sicuramente legata al fatto che tale verso è tronco. Tale caratteristica rimane anche nell’elaborazione corale come d’abitudine per Vacchi, sempre estremamente rispettoso dell’espressività popolare e delle sue peculiarità. Nell’elaborazione possiamo distinguere quattro sezioni: la prima ha una fase iniziale di tipo omoritmico (batt. 1 - 4), seguita da una seconda fase, ritornellata, (levare di batt. 5 – batt. 8) pur sempre sostanzialmente omoritmica ma un po’ più articolata contrappuntisticamente. In questa prima sezione la melodia è sempre affidata ai soprani e “drammaturgicamente” corrisponde agli interventi del Narratore. Da batt. 9 fino a batt. 15 abbiamo la seconda sezione, realizzata in un contrappunto più libero, dove la melodia passa ai tenori. Si tratta delle strofe attribuite alla voce di Cristo in cui tutti gli altri settori del coro vocalizzano. Da batt. 16 fino a batt. 22 identifichiamo la terza sezione scritta in uno stile quasi imitativo, con entrate in successione. Coinvolge solo tre solisti che danno voce agli interventi della Santa, in dialetto. Questa sezione si alterna due volte con la precedente fino all’arrivo della quarta e ultima (Finale). Questa, quasi come una coda, prevede la ripetizione dell’ultima strofa del brano e della terza frase della melodia, con un ritorno alla scrittura omoritmica della prima sezione.

Gli archivi musicali di Casa Dell’Amore

DI FRANCESCA SCARIOLI

Francesca Scarioli

Francesca Scarioli, cesenate, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e dottoressa specialista in archeologia della Mesoamerica presso l’Università di Bologna. Dal 2018 collabora, in qualità di guida museale, con il Museo Musicalia di Villa Silvia Carducci. Nel 2020, per lo stesso museo realizza, in occasione della ricorrenza dei 150 anni dalla nascita del tenore Alessandro Bonci, il quaderno di studi Il ritorno di Alessandro Bonci a Villa Silvia Carducci. Con trentamila spartiti, ventimila dischi e più di ottocento testate di periodici musicali, Casa Dell’Amore, a Cesena, conserva una raccolta di materiale cartaceo e sonoro di straordinario valore, sovente non reperibile nei circuiti delle biblioteche. Il vasto patrimonio documentario, che abbraccia l’arco temporale dal XVI secolo fino ad oggi, è stato raccolto e ospitato nella propria abitazione da Franco Dell’Amore, noto musicologo cesenate con al suo attivo oltre ottanta pubblicazioni, il cui elenco è disponibile sul portale del Sistema Bibliotecario Nazionale. Il nucleo di partenza della collezione è stata una piccola biblioteca di musica antica, proveniente dal prof. Giuseppe Vecchi, insegnante di Franco Dell’Amore e col quale ha collaborato per un ventennio nella pubblicazione di testi e nella realizzazione di convegni musicologici. A questa si sono sommate nel tempo numerose acquisizioni, a costituire una vastissima mole di materiale di notevole interesse. Pregevoli esempi di tale patrimonio sono i facsimili dei codici medioevali di canto gregoriano realizzati dai monaci di Solemes, dal 1889 al 1937, per lo studio della paleografia musicale, alcune intavolature per liuto del XVI secolo, unitamente alla ricca raccolta di musica religiosa (messe, mottetti) e profana (madrigali, villanelle) afferente al periodo che va dal XVI al XX secolo. Degne di note anche le Edizioni Musicali Carrara di Bergamo e la raccolta di canti popolari corali. Sono conservati manoscritti musicali inediti e si citeranno solo due esempi: un manoscritto genovese del 1725 contenente decine di danze di corte e popolari eseguite tra il XVII e XVIII secolo; i manoscritti musicali autografi di Jean Cerutti, primo insegnante di Claude Debussy. L’emeroteca, con più di ottocento testate di periodici musicali, letterari, teatrali e di costume, vanta la disponibilità di tutto il pubblicato di «Rivista Musicale Italiana» (18941955), «Die Musik», «Ars et Labor. Musica e Musicisti» e «Il Teatro Illustrato»; ma anche intere raccolte di periodici musicali popolari e testate dedicate all’opera lirica, oltre ad intere raccolte di periodici rock, folk e di musica

contemporanea. Non mancano le opere di riferimento, enciclopedie della musica italiane e straniere, DEUMM, GROVE, MGG, Enciclopedia dello Spettacolo per citarne alcune e una sterminata quantità di repertori bibliografici, con oltre quattrocento pubblicazioni dedicate alla storia e alle cronologie dei teatri italiani e cinquecento biografie di cantanti lirici italiani. Al materiale cartaceo segue, poi, una significativa raccolta di dischi, oltre ventimila, di cui cinquemila di ceralacca a 78 giri, insieme a incisioni discografiche su vinile e digitali di musica corale. Una menzione particolare è da riservarsi, inoltre, agli spartiti musicali illustrati, opera di alcuni autori famosi e altri sconosciuti, che sono stati anche oggetto, nel tempo, di importanti esposizioni, quali la Biennale di disegno di Rimini del 2018.

Alla base della raccolta conservata presso Casa

Dell’Amore vi è il concetto di Commons collaborativo teorizzato dall’economista Jeremy Rifkin: il passaggio, cioè, dal possesso a pagamento all’accesso gratuito. Proprio per questo, la collezione è stata accuratamente registrata, schedata e messa a disposizione del pubblico con libero accesso. Elemento di grande valore aggiunto per questa mirabile opera di conservazione e valorizzazione di materiale storicoartistico e musicale. Il patrimonio documentario di Casa Dell’Amore non si lega, infatti, unicamente all’ambito musicale, ma persegue anche altre linee di ricerca, quali la storia dell’arte contemporanea e la storia locale ed è in costante arricchimento, grazie a periodiche donazioni di fondi musicali privati e acquisti alle aste internazionali. Di notevole importanza la recente acquisizione del Fondo Ennio Pezzi, con quasi trecento faldoni dedicati all’opera lirica e ai suoi quattromila interpreti italiani. Agli utenti è data la possibilità di accedere in rete al catalogo della raccolta e, a chi ne faccia richiesta, anche di consultare in sede, su prenotazione, la documentazione cui si è interessati. Apposite sale sono state predisposte ed è permesso fotocopiare o scansionare i documenti, trovando sempre in Franco Dell’Amore una disponibile guida nella ricerca e nello studio dei materiali. Si tratta di un’operazione di grande rilevanza culturale e sociale, messa in atto da un privato cittadino senza finanziamenti pubblici. Casa Dell’Amore non è solo un archivio, ma un luogo di cultura al pari di qualsiasi biblioteca dove, al patrimonio di incredibile valore, si aggiunge la profonda conoscenza della materia da parte del padrone di casa, sempre a disposizione dei fruitori.

Le prime trentamila schede relative al materiale conservato sono consultabili sul sito www.dellamore.it

Casa Dell’Amore - Archivi di Musica, Arte e Storia è aperta su appuntamento a Cesena, Contrada Chiaramonti, 74. Email: info@dellamore.it

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