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Lavorare insieme ai politici a una legge che tuteli gli operatori del settore

Sono tanti gli interventi e le norme a favore della difesa e della protezione degli animali, quello che manca invece, è l’interesse delle istituzioni per i professionisti dell’industria del pet care. Complice anche la debolezza delle associazioni (sindacali e private) che rappresentano questo mondo.

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di Davide D’Adda, presidente Acad Confocommercio

Questa volta, nella consueta rubrica messa a disposizione di Acad Confcommercio da PetB2B, vogliamo affrontare il complesso rapporto tra la politica e il mondo del pet care. Spesso gli operatori del settore si lamentano per il mancato riconoscimento della loro categoria accusando la politica di un “non riconoscimento” generalizzato riguardo tutto il settore. Ma non credo che questo corrisponda al vero o almeno non totalmente. La politica conosce perfettamente il mondo del pet care, prova ne sono le diverse leggi sugli animali, piuttosto che l’azione di personalità che sulla difesa dei diritti dei pet hanno costruito anche una carriera televisiva o, solo per citare un fatto di poche settimane fa, la recente legge approvata dal Consiglio della Regione Sicilia che responsabilizza i proprietari di cani rispetto alla pulizia delle strade dalla pipì dei loro cani.

AMANTI E OPERATORI DEL PET / Fare il politico al giorno d’oggi è un lavoro a tutti gli effetti e per essere svolto, in modo produttivo, è richiesta una buona dose di autostima e una platea di clienti. In Italia vige la distinzione tra “amanti dei pet” e “operatori del pet”. I primi mossi da un solo ideale (l’amore per gli animali), ben organizzati e affiatati, si sono riuniti in associazioni private di stampo animalista, con numeri di tutto rispetto. Solo Lav ed Enpa insieme contano più di 70 mila associati; a questi si aggiungono i numeri delle altre numerose associazioni animaliste. I secondi, gli “operatori del pet”, che hanno una storia più recente, hanno purtroppo un’incapacità organizzativa cronica e sono portati a dividersi piuttosto che a unirsi. Allo stato attuale, numeri (reali) alla mano, le tre associazioni del settore del pet care (sindacali e private) a malapena, insieme, raggiungono le mille unità. Ora, un politico a quale dei due ambiti dovrebbe rivolgersi? Ecco per quale motivo nel 2022 abbiamo ancora rappresentanti delle istituzioni che firmerebbero con il sangue leggi per la tutela degli animali o che approvano, nell’anno più caldo e siccitoso di sempre, una legge che impone al proprietario di un cane di sprecare acqua per ripulire la pipì del proprio pet, senza interessarsi delle migliaia di addetti al comparto agricoltura che rischiano il fallimento delle proprie aziende non avendo acqua per irrigare le colture e senza tener conto anche del paradosso di essere rappresentanti della Regione con il più alto numero di cani randagi in Italia (chi pulirà la loro pipì?). Certo non si può neppure fare del populismo gratuito e devo ammettere che esistono anche (rari) politici che ancora svolgono questa nobile arte con passione. Politici che vedono l’insensatezza di alcune leggi o di alcuni ostruzionismi e la giustezza di determinate richieste sindacali. Mi pregio di conoscerne alcuni e insieme a loro di essere riuscito a elaborare strategie e idee per una prima, vera legge di tutela degli operatori del pet… ma questa è un’altra storia e ci sarà modo di parlarne prossimamente.

ACAD Confcommercio Corso Venezia 51 - Milano Tel. 02 7750216 acad@unione.milano.it

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