#19 Fashion Illustrated

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Costo copertina €6

focus

Brasile, un paese in corsa

Direttore responsabile Flavia Colli Franzone

Mercati

La moda vede rosa

Nonostante le difficoltà, l’export traina ancora l’abbigliamento donna Pag. 12

Issue #19- Marzo/Aprile 2013

Trend

Preview a/i 2013-14 Femminilità e bon ton anche in versione sport chic. Pag. 16

Produzione

max mara

Tributo al cappotto, capo icona della Maison. Pag. 34

Retail

Negozi (iPer)attivi

I nuovi strumenti per migliorare la shopping experience. Pag. 38

Autunno/Inverno 2013/14

Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, DCB Milano

NEW ROMANTIC Il mercato si è aperto al lusso straniero solo vent’anni fa. Nel 2012 i consumi di abbigliamento hanno toccato i 32 miliardi di euro. Lo shopping è cresciuto del 12% nei mall, ma si sta assistendo anche alla riscoperta delle vie dello shopping. Quello che ancora penalizza fortemente i prodotti di importazione sono gli elevati dazi; se poi si aggiungono tasse, burocrazia e mark up si sfiora il 400% di aggravio di costo. Investire in Brasile si può: meglio scegliere la strada di aprire filiali in loco, senza la presenza di un partner locale di maggioranza. Per gli stranieri però è opportuno proteggere e registrare il marchio presso l’INPI, l’unica autorità legale preposta a questo scopo. Ma il Brasile è anche un paese dalle forti potenzialità produttive che esporta abbigliamento e calzature in tutto il mondo. Pag 29

IdeazIone

La moda è (multi) funzionale

PierAntonioGaspari

In tempo di crisi compri uno ma puoi avere a disposizione anche una decina di outfit. E’ sempre più facile, infatti, trovare proposte o addirittura collezioni imperniate su prodotti che si trasformano con un semplice gesto di chi li indossa, grazie a un attento studio sulla (multi) funzione, sui volumi e sull’ergonomia del capo. Abiti da giorno che si trasformano in cocktail dress, top che diventano gonne, gilet che si tramutano in capienti borse, grazie a una serie di dettagli che si aggiungono o sottraggono per cambiare look. Ci sono marchi che hanno fatto del trasformismo la propria filosofia come Sacaporter, About Me, Emami, PierAntonioGaspari. Risparmio, praticità o gioco? Pag. 25

Un tocco di romanticismo, maxi lunghezze, cappotti avvolgenti e dettagli in pelliccia. Come piacevano a Anna Karenina.

La pelliccia divide e fa discutere, ma le sue fan, più o meno dichiarate, hanno sicuramente sognato di avvolgersi in un lungo cappotto, di concedersi un accessorio in pelo pregiato o quanto meno un dettaglio, un collo, una bordura su un capo. Tanto chiacchierata eppure onnipresente sulle passerelle, ancor più in quelle del prossimo a/i 2013/14, sicuramente influenzate dall’uscita in Italia, il 21 febbraio (proprio in concomitanza con le sfilate) dell’attesissimo film Anna Karenina. Nella nuova e coraggiosa versione cinematografica, firmata dal regista Joe Wright, dell’epica storia d’amore adattata con passione dal capolavoro di Lev Tolstoj dal premio Oscar Tom Stoppard (Shakespeare in Love), la protagonista è interpretata da Keira Knightley, che indossa

nella Russia imperiale del 1874 colbacchi e lunghi cappotti ornati da pelliccia (le maxi lunghezze sono uno dei must del prossimo inverno), così antichi eppure così moderni con quel tocco di romanticismo che pervade le nuove tendenze. Indispensabili per chi vive sottozero – i russi continuano a essere i migliori clienti della pellicceria made in Italy – ma immancabili anche nel guardaroba delle fashion addict. Tanto più che nelle proposte attuali, la pelliccia spesso c’è ma non si vede, a tal punto da mimetizzarsi con il tessuto, grazie ai trattamenti più all’avanguardia che la rendono duttile, sottile, leggera e addirittura transtagionale. Se poi è a pelo rasato, come la vogliono le tendenze, riesce a passare quasi insosservata. Prodigi della tecnologia!


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


FASHIon ILLuStrAteD

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

lindsey vonn, anoushka shankar, zara phillips e ana ivanovic. scopri cosa le unisce sul canale youtube di rolex.

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l'edItorIale

La moda si trasforma

È

il leit motiv di questo numero. La moda cambia. Innanzitutto perché sta iniziando una nuova stagione di presentazione delle collezioni donna, l’autunno/inverno 2013-14, che impegna aziende e stilisti in un rinnovato sforzo creativo nel tentativo di coinvolgere emotivamente buyer e addetti ai lavori che si incontrano nelle capitali della moda. Anche se ormai di stagione in stagione non si può parlare di rivoluzione nei trend, ma di graduali cambiamenti di stile, tuttavia ogni collezione si evolve nella ricerca dei materiali e delle forme. Così, dopo qualche tentativo già accennato nelle proposte dello scorso inverno, le gonne e i cappotti si allungano per ridisegnare una silhouette femminile contemporanea, pudica e rigorosa, anche se solo in apparenza. Dominano ancora pizzi, organze e ruches per assecondare un mai assopito lato romantico della femminilità, che torna con insistenza in tanti capi già presenti nelle precollezioni. Un trend destinato a continuare anche nelle main collection. La moda cambia anche sotto un altro punto di vista. Nel senso che si trasforma, che diventa multifunzionale e risponde, con un unico capo, a più funzioni d’uso. Gli stilisti e i brand propongono infatti con sempre più frequenza monoprodotti e vestiti che, con una semplice mossa o l’aggiunta di qualche dettaglio (bretelle, tasche, colli, ecc.) diventano altro, trasformandosi da capo per il cocktail in abito da sera, da top in gonna, da gilet in borsa, da giubbotto a cappotto, e così via. Un solo prodotto consente anche fino a 10 soluzioni diverse. Gioco, praticità o risparmio? A quali di questi tre interrogativi vuole rispondere la moda? In realtà a tutti e tre, assecondando sia una componente ludica, che alla moda non dovrebbe mai mancare, sia una necessità contingente di risparmio che si basa sulla filosofia del “paghi uno e ti vesti in dieci modi diversi”. Non è solo la moda a cambiare, però. Con essa va di pari passo il retail che, seppure più lentamente dei cambiamenti stagionali in atto nelle collezioni, ha cominciato a evolversi, ad adottare strumenti innovativi per migliorare la shopping experience dei consumatori. Gli stessi concept store - evoluzione in chiave moderna di quello che un tempo era il bazaar - sempre più orientati a offrire un lifestyle oltre che un prodotto, riescono a conciliare un’anima “local” con un respiro internazionale nell’offerta. Si compra, un mood, un gusto che riflette le scelte estetiche e culturali del proprietario. E poi ci sono i negozi 2.0 che imparano dal mondo Internet come interpretare al meglio i comportamenti dei clienti che visitano i propri spazi, come soddisfarne i bisogni e capire ciò che veramente interessa al compratore rispetto a ciò che lo annoia o gli è semplicemente indifferente. Un altro esempio di quella “commistione” tra mondo reale e mondo virtuale che sembra sempre più caratterizzare il retail moderno, che in questo mix cerca nuove strade per combattere la crisi dei consumi con la quale ormai da anni si confronta.


Masthead 6

Direttore responsabile FLAvIA CoLLI FrAnzone f.colli@fashionillustrated.eu Publisher MArCo PoLI mpoli@milanofashionmedia.it

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SILvIA DeL veSCo grafica@milanofashionmedia.it redazione vIrGInIA SIMonI v.simoni@fashionillustrated.eu Hanno collaborato

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InDuStrIe GrAFICHe vICentIne SPA via rovereto 20 www.igvi.it La pubblicazione Fashion Illustrated è edita in Italia ed all’estero da LA MoDe ILLuStrÉe una iniziativa di: BIBLIoteCA DeLLA MoDA 20144 Milano tel. +39 02 83311200 www.bibliotecadellamoda.it

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FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


Sommario 8

merCati

12

La moda vede rosa trainato dall’export e dagli accessori.

retaiL

36

Vendere con gli occhi per la shopping experience.

treNd Preview a/i 2013-14

16

X-Long

38

Negozi (iper)attivi

Gonne e cappotti si allungano per ridisegnare la silhouette.

17

Sport bon ton

40

Glocal retail

I concept store d’avanguardia hanno

dettagli lussuosi.

internazionale.

18

42

versione aggiornata.

aprile.

20

44

I tessuti dell’a/i 2013-14 in passerella e nelle collezioni.

Iniziative e acquisizioni.

New Romantic

Cachemire vs Seta ideazioNe

22

Scouting

24

Capsule mania

25

Agenda

PR&Comunicazione

45

Social

Soccer Illustrated al Gran Galà del Calcio.

48

Digital

Le applicazioni Fashion da non perdere.

49

Libri

Perfetta multifunzionalità

50 FoCUs BrasiLe

29

Tanta voglia di griffe Crescono gli acquisti su Internet.

33

La bellezza in pole position ProdUzioNe

34

Max Mara

World News

52

Zoom

54

Fashion chi legge iNserto aCCessori I-XvI Gli accessori alle prese con l’inverno 2013-14.


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Contributors 10

Special guests

Illustratore

Diego Soprana

JaCoPo attardo

FeLiCe LimosaNi Artista multidisciplinare, dj, curatore e autore di installazioni per l'UNESCO, White Chapel Londra, Accademia di Francia Villa Medici Roma, Sketch Gallery Londra e molti altri. Ha lavorato con Brian Eno come video artist, Renè Aubry, Mira Calix/ London Sinfonietta. I suoi lavori multimediali su dvd book sono selezionati Tate Modern, Centre Pompidou, Palaise de Tokio. Art director di Luisaviaroma e ideatore della users interface design di luisaviaroma. com reinventando le attività in store e on line.

Tiene workshop di marketing non convenzionale presso l’Accademia di Comunicazione di Milano e crede che Wikipedia sia la più grande invenzione del nostro secolo (e che questo sia solo l’inizio). Nel 2001 entra nel settore della comunicazione come fotografo, poi la sua carriera si evolve nel 2006 iniziando con il ruolo di project manager in Borderline-adv e poi per il gruppo Ninja Lab. Nel 2008 è uno dei fondatori di Brand storming srl e successivamente diventa Content Manager per Borderline Ideas. Nel 2012 assume il ruolo attuale di Head of Digital presso RedCell. Ha anche un suo blog personale jacopoattardo. wordpress.com che racconta in modo ironico il mondo dei new media.

CLaUdia d’arPizio Partner di Bain & Company, è a capo nell’azienda della Global Consumer Products and Retail Practices e Bain’s Luxury Goods and Fashion Practice. Per 18 anni ha gestito clienti multinazionali, soprattutto nei settori fashion e lusso lavorando su marketing, strategia, vendite, sviluppo e innovazione. Nel 2009 è stata nominata una delle “Top 25 consultants in the World” dal Consulting Magazine

Vive e lavora a Verona e divide il suo tempo tra illustrazioni, graphic design e art-direction e collabora con importanti magazine di moda nazionali ed internazionali. Nel 2010 ha fondato Studio Fantastico, piccolo studio creativo dedicato al design e alla comunicazione. Un suo nuovo progetto sarà presentato a Parigi ad Art x Fashion, evento che si sposterà poi ad Hong Kong e Shanghai. Adora Artie Shaw e Olle Eksell.

fasHIon cHI leGGe

Uberta Zambeletti

iLaria PizzoFerrato Laureata in Scienze della Comunicazione – Relazioni Pubbliche presso l’Università IULM di Milano, lavora dal 2003 al 2007 alla Demetra Image consultants. Nel 2008 approda in Groupe Carlin International, il primo ufficio stile al mondo e l’unico con un’attività integrata di Stile, Marketing e Comunicazione.

Piero tordiNi

BePPe aNgioLiNi

Presidente e fondatore nel 1999 dello Showroom Marcona 3, noto a tutti nel campo della moda per proporre esclusivamente brand emergenti e di ricerca. Il suo showroom multi-brand nelle sedi di Milano e Parigi ospita circa 40 collezioni fra uomo, donna e accessori. Oltre all'attività di talent scout, ha in attivo numerose consulenze stilistiche in ambito fashion.

Presidente della Camera Italiana Buyer Moda – The Best Shops, l’associazione che riunisce i più importanti negozi di moda multibrand italiani. La sua attività nel campo della moda inizia negli anni settanta ad Arezzo con l’apertura della sua boutique Sugar. Consulente d'immagine per diverse aziende moda, è attualmente membro del Comitato Tecnico di Pittimmagine e di diverse giurie di concorsi internazionali per la selezione di giovani designer (L’Incubatore, Who’s Next, Next Generation, Dutch Fashion Awards).

FaBrizio BroggiNi Svizzero di nascita, ha fondato in Brasile la Broggini - Partner in Globalization, una società di consulenza sul mercato emergente brasiliano, di cui oggi è il Managing Director. Ha acquisito esperienze nella finanza durante il periodo maturato in Pirelli Group a Buenos Aires e San Paolo. È stato senior consultant alla Arthur D.Little a Brussel e San Paolo, consigliando numerose aziende multinazionali in Europa e Brasile per il marketing, l’organizzazione e la strategia business.

Laureata in Textile Design al Chelsea School of Art, con successivo Master in Fashion Knitwear al Royal College of Art a Londra, crea la sua linea di moda ‘Uberta Camerana’. Trascorre l’infanzia a Madrid e studia Belle Arti a Parigi, trasferita in Italia dal 1993, inizia una lunga serie di consulenze di moda, design e styling per varie aziende del settore, tra cui Etro, Max Mara, Missoni, Anna Molinari, Pinko e Gruppo Rinascente. A Settembre 2010, nel centro storico di Milano, apre un nuovo concetto di store: Wait and See. Nel Novembre 2012 co-presenta il nuovo programma televisivo di Moda ‘School of Glam,’ creato dalla collaborazione tra Fox Life e Condè Nast.


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Mercati 12

LA MODA VEDE ROSA

G

eorge Bernard Shaw, lo scrittore e drammaturgo irlandese vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, l'aveva definita una "epidemia creata ad arte". Un virus che, per nostra fortuna, si è da tempo spinto anche molto lontano dai nostri affanni domestici. A tenere a galla il comparto moda donna rimane l’export. L'export, pur mantenendosi complessivamente in area positiva (+2,5%), assiste ad un ridimensionamento del ritmo di crescita rispetto all'evoluzione a doppia cifra sperimentata nel corrispondente periodo del 2011 (+11,6%). Nel periodo monitorato, si evidenziano risultati decisamente positivi nell'area extra-UE (+7,6%), che rappresenta poco più della metà dell'export totale di settore (50,2%). Di contro, il mercato intra-UE archivia un tasso di decrescita del -2,3%. La prima destinazione del settore tessile/moda donna italiana rimane ancora la Francia, nonostante un -1,9%, seguita in Europa da Germania, Regno Unito e Spagna (tutte con segno meno). Rimane forte la Russia, seconda destinazione (+12,7%, per un valore di 648 milioni di euro), e gli Stati Uniti (400 milioni di euro, grazie ad un incremento del +13,1%). La Cina ha evidenziato un incremento dell’export di moda donna dall’Italia pari al +51%, per un valore complessivo di 116 milioni di euro. Performance positive anche per il mercato nipponico, in crescita del +6,1%. A muovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane è la nuova ICE, guidata da Riccardo Monti; un ente la cui missione è resa difficile dall'instabile situazione politica che nel giro di pochi mesi aveva soppresso lo storico istituto per il commercio estero, per poi farlo rinascere, di tutta fretta, a causa di proteste consistenti da parte degli industriali pro-esportazioni. Il vero scopo della nuova agenzia, oltre alla promozione delle aziende tricolore all'estero, è quello di scouting per attrarre capitale straniero, ed investitori, nel nostro Paese. "Bisogna puntare su una internazionalizzazione moderna - spiega Riccardo Monti -. Non si tratta più di esportare semplicemente dei prodotti dall'Italia e metterli in vendita in Paesi esteri, occorre ripensare tutto il sistema". L'impressione diffusa, dati sotto mano, è che la golden age negli anni ottanta europei sia traslata geograficamente verso altre longitudini. "Occorre dunque pianificare ingenti investimenti economici sui mercati esteri nei quali vogliamo sbarcare - continua Monti -, ripartiti su progetti di retail diretto, distribuzione e logistica". Sono mercati di proporzioni enormi e di gestione estremamente complessa. Non basta più partire all'avventura con la valigetta piena di campioni. Basti pensare che sono circa 1 miliardo i nuovi big spender e, solo in Cina, si contano oltre 80 città con più di 50 milioni di abitanti (Milano ne fa 1 milione 300 mila, Roma 2 milioni e mezzo). Ecco che il ruolo dell'agenzia guidata da Riccardo Monti riveste un ruolo importante in termini di supporto alle imprese, soprattutto se appartengono al tessuto delle piccole o medie dimensioni. Attualmente la rete della nuova ICE nel mondo assicura assistenza e consulenza alle aziende italiane attraverso l'attività di 93 Uffici. Le attività delle unità operative all'estero, in dettaglio, sono finalizzate a fornire servizi di assistenza/consulenza, sviluppare azioni promozionali a favore delle singole imprese e del Sistema Italia, produrre informazioni sul Paese, sulle opportunità commerciali, sulle gare internazionali, su investimenti da e per l'Italia. Attualmente il focus è rivolto all'Africa Sud Sahariana e ai Paesi Arabi, che paiono essere le future 'miniere d'oro' per il nostro export. Nel primo caso è stato istituito un ufficio a Johannesburg. Per ciò che riguarda invece l'Arabia Saudita, l'attenzione è orientata principalmente su Qatar ed Oman. Ma, in pratica, dovendo scegliere, dove investire già nel breve periodo? Secondo il rapporto Altagamma Consensus 2013, i mercati trainanti per il comparto dell'alto

Di MARCO MAGALINI

+12,7% esportazioni verso la russia

+13,1% esportazioni verso gli Stati uniti

+51% esportazioni verso la Cina

di gamma (che comprende ad esempio anche accessori, come scarpe e borse, gioielli, fragranze e cosmetici, orologi) saranno l'Asia, l'America Latina e il Middle East. Nel dettaglio, l'Asia crescerà nel 2013 con un ritmo del 17%, ripartito in un +16% nei primi 6 mesi per poi salire di altri 2 punti percentuali nella seconda parte dell'anno. Sempre sul podio, troviamo il Sud America, in crescita costante nei prossimi 12 mesi del 10%, seguito a stretto giro dal Medio Oriente, che registrerà un +9% diluito equamente nel corso dell'anno. Appena sotto troviamo il Nord America (+6%) e l'Europa (+4,5%). "Ciò che piace maggiormente del nostro made in Italy è il connubio tra gusto stilistico, modo di lavorare, mercato di nicchia e qualità - racconta Brunello Cucinelli -. Credo che le nostre clienti abbiano capito

perfettamente ciò che siamo veramente e il livello di quello che produciamo. Sono superati i tempi nei quali si comprava alla cieca; oggi abbiamo degli acquirenti informati e consapevoli, che non ci comprano, ci scelgono. La nostra salvezza consiste nel vendere all'estero l'allure italiana, che si compone di elementi come il borgo, il teatro, Lorenzo il magnifico, la cucina… Il nostro modo di vivere fa completamente parte della brand image che esportiamo". Nel caso di Cucinelli questo mondo, sebbene sia filtrato attraverso la quotazione in Borsa, è riassumibile nel concetto di 'impresa umanistica', ovvero un modo di far business che mette al centro l'uomo "dando all'impresa un senso che vada oltre il profitto, reinvestendo gli utili per migliorare la vita di chi lavora, per valorizzare e recuperare le bellezze del

Bisogna puntare su una internazionalizzazione moderna. Non è semplice esportazione

mondo". Pura utopia? Non si direbbe se consideriamo l'andamento economico del 2012, con ricavi netti preliminari per 279 milioni di euro (in crescita del 15% rispetto al 2011). "I nuovi mercati sono una chance vitale per le nostre aziende, ma bisogna affrontarli con scelte consapevoli. Quando siamo sbarcati in Cina, ad esempio, abbiamo optato per presentare la medesima collezione che vendiamo in Italia; in quanto nostro cliente è un globe-trotter che acquista indistintamente nei cinque continenti. Non volevamo offrire un prodotto diverso rispetto a quello che comprerebbero in Italia".

Le qUote rosa

Per quanto riguarda le 'quote rosa', Cucinelli afferma che il core business del brand "rimane orientato alla moda donna, in quanto essa ricopre il 67% del fatturato complessivo. Le donne continuano ad acquistare molto più degli uomini e, di conseguenza, questo equilibrio va conservato. Per quanto riguarda i mercati esteri, il no-


Mercati 13

ProgettoCaLaBiaNamiLaNo

NUovi sPazi Per La moda Ideato da mIssImIlIano bIzzI e marIna salomon,

l'oPInIone

la locatIon dI 9 cHIlometrI quadratI dIventa un nuovo Polo Per le azIende dI moda e desIGn. È costato 10 mIlIonI dI euro ed Ha GIà rIscosso un Grande aPPeal da Parte delle ImPrese cHe cercavano a mIlano una struttura dI temPorary sHowroom In Grado dI offrIre un servIzIo a trecentosessanta GradI.

Il fiorente business delle power women emergenti Di CLAUDIA D’ARPIZIO

Partner Bain Luxury Goods Practice

Milano

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partner e alcuni creativi per la parte progettuale e gestionale: Antonio -

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stro primo sbocco è l'America (30% del fatturato), seguita da Europa e Giappone. L'Italia, che pesa per un 20% sulla bilancia totale, rimane un termometro fondamentale e affidabile per valutare l'appeal che la collezione avrà sui mercati esteri. E' un test di gusto: se piace agli italiani, piacerà a tutto il mondo". Meno 'incantato', ma per questo non meno incantevole, è il nuovo progetto donna firmato Roy Roger's, che risponde alle crescenti aspettative delle clienti. Il marchio, nato nel 1949, si chiamava allora Manifatture 7 Bell ed è stato il primo produttore di blue-jeans in Italia. I tempi della realizzazione di capi da lavoro, cucendo cotoni e gabardine di uso comune, è lasciato ben oltre le spalle ed ora il brand ha avviato un progetto che punta dritto all'elegante. "Le clienti sono sempre più esigenti e quindi occorre offrire servizi sempre nuovi ed esclusivi - spiega Guido Biondi, il ventiquattrenne titolare del brand -. Ci siamo mossi per fornir loro un servizio di denim su misura; abbiamo allestito nella boutique di Firenze, ma presto anche altrove, un corner sartoria dove è possibile commissionare ad

un nostro sarto un pantalone personalizzato, del quale scegliere tessuto, filo, fettuccia, rivetti, bottoni e iniziali. Il jeans si riceverà in dieci giorni". Il progetto womenswear prosegue inoltre con una estensione di prodotto. "Il solo denim non è più sufficiente, oggi vince il total look. Abbiamo fatto uno studio approfondito sui tessuti e dalla primavera/estate 2013 siamo in grado di fornire un guardaroba completo, che passi attraverso abiti in seta o capi più urban in neoprene. A livello di mercati, siamo forti in nord Europa (Olanda e Germania), Francia e dal 2013 andremo in Cina con dei partner locali". Cosa acquistano le donne? Non solo dei total look. Gli accessori rivestono un peso fondamentale nei bilanci delle aziende. In questo contesto, i complementi di lusso, più che i vestiti, si confermano i prodotti-moda ai quali si rivolge la clientela femminile di fascia alta. Essi hanno infatti registrato un +25% dell’export confermando la vivacità manifestata negli ultimi anni nella fiere di settore, soprattutto in Europa. "Per ciò che riguarda il mercato degli accessori non vi è eccezione - dichiara

Massimo Bonini, proprietario della showroom omonima che distribuisce in esclusiva prestigiosi marchi di calzature e borse in 63 paesi -. L’effetto export continua a crescere soprattutto nel nostro segmento. L’interesse verso il prodotto di alta qualità si traduce in un incremento del 20% stagionale in mercati come Asia, Medio Oriente ed Est Europa. L’e-commerce negli ultimi due anni ha subito un incredibile sviluppo, con medie del 5% di incremento stagionale che si traducono in un costante aumento di richieste per nuovi progetti e nuove piattaforme. Il mercato interno, e più in generale il mercato europeo, stanno subendo una metamorfosi. L’avvento della grande distribuzione, degli outlet e dello stesso e-commerce sta cannibalizzando il retailer standard, costretto a riposizionarsi e trovare proposte alternative. Il gap tra i canali di distribuzione va via via aumentando a seguito del ridimensionamento del mercato e del riposizionamento dei distributori sulla fascia alta o del mass market. Il discorso è molto diverso per i mercati emergenti, fortemente orientati all’acquisto di accessori di altissima

“La moda riflette sempre i tempi in cui vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo.” diceva Coco Chanel. Ora come ora, mala tempora currunt e a modo suo la moda lo riflette ma al tempo stesso se ne dimentica. L’alto di gamma ha infatti rallentato la sua corsa rispetto a due anni di performance incredibile, ma continua a superare per crescita tutto il resto dell’economia. L’abbigliamento donna, settore maturo e con crescita stabile all’interno dell’alto di gamma, presenta al suo interno una realtà duale. Da un lato, la consumatrice ‘matura’ italiana, francese o statunitense, che ha coscienza del proprio stile e compone il suo look alternando con facilità fastfashion, Il settore donna brand pre- si confronta con mium locali e lusso. due realtà: la Dall’altro, consumatrice la consu- ‘matura’ e m a t r i c e la cosiddetta cosiddetta “emergente” cinese, ‘emergente’, cinese, russa, latinorussa, la- americana t i n o a m e - ma sempre di ricana ma più africana e sempre di sudest asiatica più africana e sudest asiatica, che acquista nel proprio paese, ma soprattutto sostiene la performance dei mercati maturi, come l’Europa. Non sorprende quindi che a grande richiesta di queste consumatrici, la quasi totalità dei brand lusso internazionali abbiamo rilanciato fortemente una categoria che sembrava ormai dormiente, quella della pellicceria. In generale, quindi, le aziende di abbigliamento femminile del segmento lusso si trovano a dover ‘difendere’ la loro posizione con le consumatrici mature e locali, e a sviluppare il fiorente business delle ‘power women’ emergenti, allestendo le vetrine di Milano, Parigi e New York in base alle condizioni meteorologiche di Mosca o alle celebrazioni del capodanno cinese. È sufficiente fare un giro per i negozi di via Monte Napoleone a Milano o in Avenue Montaigne a Parigi per accettare l’evidenza che non sono più i locali a fare la fila alle casse. Il più globale dei comparti del made-in-Europe ripensa sempre di più le proprie strategie al fine di incontrare una domanda così composita, complessa e in continua evoluzione. E’ in questo contesto che Milano, capitale del made-in dell’abbigliamento di lusso, deve tornare a risplendere anche come vetrina delle passerelle di questo settore a livello mondiale. “La moda riflette sempre i tempi in cui vive…” e adesso i tempi,


Mercati 14

mIcHele bernardI

North sails: retail, estero e web “E' sicuramente lo sportswear il mercato di riferimento per il nostro brand N o r t h Sails, un mercato che, specialmente negli ultimi tempi ha subito molti cambiamenti. Anzitutto, a seguito delle modifiche dell'attitudine all'acquisto da parte del consumatore donna, la quale, con più facilità, acquista e crea mix di prodotti di differenti livelli di prezzo; poi, a livello distributivo, con l'ingresso e il consolidamento di importanti retailer a livello internazionale. In questo scenario North Sails donna, che rappresenta il 25% del fatturato del brand, ha scelto la strada di riaffermare le proprie radici sportive presentando collezioni femminili sempre più vicine al DNA della marca, proponendo una gamma di prodotti total look ma nello stesso tempo enfatizzando in termini di proposta e di qualità la categoria capo spalla. Per quanto riguarda la nostra strategia a breve-medio termine tre sono i pilastri: sviluppo del retail, mercato estero e web”. andrea mIranda

Kocca cresce anche in italia “Nonostante la battuta d’arresto dei consumi, registrata in questi ultimi anni, in seguito alla crisi che ha colpito un po’ tutti i mercati, il nostro marchio di abbigliamento femminile Kocca registra una costante crescita in Italia ed ottimi risultati in termini di espansione all’estero, chiudendo il 2012 con un fatturato di circa 40 milioni di euro”. sImone mantura

guru guarda a est “In questo momento congiunturale così delicato il mercato della donna è più difficile dell’uomo, che beneficia di spazi vuoti ancora da colmare ed è più statico. Il settore donna invece è più competitivo. Ciò non toglie che ci siano mercati che danno segni di ripresa, come quelli dell’ex blocco sovietico, Russia in testa. Anche Guru con il Gruppo Inghirami, nostro partner produttivo e distributivo per le linee uomo e donna, tornerà a presidiare il mercato già con le collezioni a/i 2013/14. In questi Paesi, come pure in Cina, è in atto un accentuato cambiamento nei consumatori, che stanno apprezzando non solo il lusso, ma anche quei marchi che uniscono storicità e contenuto moda, grazie all’incremento del potere d’acquisto della fascia media della popolazione. Interessante anche l’India poiché la donna inizia a mostrare disagio per gli abiti tradizionali nelle occasioni mondane”.

qualità e grande appeal tipicamente made in Italy". Grande attenzione sugli accessori è dimostrata anche dal gruppo Only The Brave (Diesel, Maison Martin Margiela, Viktor & Rolf e Marni) di Renzo Rosso. "La donna è una cliente velocissima e cambia tante cose in fatto di look - dichiara Rosso - . Puntare su di lei significa quindi avere maggiori ricavi in modo continuativo. Per quello che riguarda Diesel, vediamo una donna molto interessata allo short, al denim trattato e ai miniabiti. Ma in particolar modo acquista gli accessori: gioielli, scarpe e borse per completare e rinnovare i look che già possiede. In fatto di mercati, va molto bene la Cina, ma la nostra forza rimane concentrata in Giappone e negli Usa. Stanno crescendo a dismisura le ex Repubbliche russe, i Paesi arabi e, con un po' di difficoltà, anche i mercati sudamericani capeggiati dal Brasile, nonostante i forti dazi. Il gruppo, in generale, sta andando bene e possiamo già dire che la performance 2012 registra una crescita molto vicina alla doppia cifra nonostante le grandi difficoltà dei mercati vicini". A preoccupare sono i consumi interni,

calati del 4,4% in termini di spesa corrente rispetto alle stagioni del 2010-2011, con una flessione più netta nel segmento pelle. A fare da freno a questo calo i danni contenuti delle grandi catene, che hanno di fatto superato il dettaglio indipendente: le prime hanno infatti raggiunto una quota di mercato del 37%,

L'avvento della grande distribuzione sta cannibalizzando il retail, costretto a trovare proposte alternative

mentre il canale plurimarca è precipitato al 35%. Nella moda femminile, più che in quella maschile, si fanno strada i cosiddetti 'altri canali', come gli outlet e gli e-commerce: insieme sono cresciuti del 17,1% e arrivando pertanto a coprire il 7,3% del totale del sellout settoriale. "E' interessante valutare come

sia in forte aumento la quota di mercato che stanno conseguendo gli e-commerce - conferma Riccardo Grassi, proprietario della show-room omonima (oltre duemila clienti internazionali in più di 60 paesi) - che noi denominiamo in un unico termine 'E-Land' e rappresentano un segmento importantissimo per il nostro mercato in termini di vendite e comunicazione. Forte aumento in questo momento anche nel segmento accessori, borse soprattutto: i retailer di ricerca si concentrano su collezioni con forte riconoscibilità sia per le borse che per le scarpe. Anche in questo caso l’export premia la proposta ma purtroppo dobbiamo segnalare l’inevitabile calo nel mercato non solo italiano ma su tutto il bacino Mediterraneo (Spagna, Grecia, Italia) anche se ampiamente previsto. La nostra previsione per l’autunno inverno 2013 e in generale per tutto l’anno è comunque positiva soprattutto per un forte aumento che ci aspettiamo, per i mercati sopra citati, con le pre-collezioni donna, base sempre più fondamentale del nostro business".

L'UNioNe Fa La Forza

lascIamocI alle sPalle le (usualI) PolemIcHe suI calendarI delle settImane della moda mascHIle, cHe Hanno vIsto londra GIocare Il ruolo dI new Player nel mercato InternazIonale del fasHIon. lo sGuardo È ora Puntato sulla moda donna cHe, traInata dall'estero, contInua a cHIudere I bIlancI annualI con un seGno PosItIvo. l'ImPressIone GeneralIzzata cHe sI Ha, GIà da una staGIone, È cHe I varI attorI del sIstema ItalIano stIano fInalmente mettendo a Punto un coPIone unIco e condIvIso. dalle Parole aI fattI, sI Potrebbe dIre, Per attIrare nel nostro Paese quantI PIù buyer, GIornalIstI e oPInIon leader PossIbIlI. Di Marco Magalini Super

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Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

Tel. +39 02 72017136 www.wandamode.it

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FASHION ILLUSTRATED

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Trend 16

X-Long

PreVieW autunno/inVerno 2013-2014 l'oPInIone

La donna fra romanticismo e casual di lusso

Testo di GIULIANO DEIDDA

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1. acne StuDioS Prefall 2013 2. caractère 3. coStuMe national Prefall 2013 4. theySken'S theory Prefall 2013 5. frankie Morello Prefall 2013 6. kocca

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T

endenza da passerella, nostalgia di un passato vicino o remoto, o segno dei tempi? Difficile affermarlo con certezza in questo caso, ma è certo che le proposte per il prossimo inverno vanno in una direzione che tende a coprire le gambe, allungando il più possibile gonne e capispalla, non solo per la sera. C’è una scuola di pensiero che parla di bon ton e ben vestire di un tempo, un’altra che collega il fenomeno alla solita crisi, la verità è che è più bello pensare che l’estetica sia il risultato del concorso di tutti questi elementi, qualcosa che si respira nell’aria. Questo rigore è già evidente nelle pre-collezioni autunno inverno 2013, declinato in stili diversissimi tra loro, trasversali ma complementari. Per Calvin Klein Collection la ricerca sulle lunghezze fa parte di una sperimentazione sulla femminilità, in una collezione basata sul contrasto tra le silhouette monastiche e la provocazione, abbinando lunghi cappotti tagliati al vivo a sandali in vernice oro, o utilizzando un mix di materiali inusuale, dal vinile al cashmere. Da Acne Studios invece lo studio sui volumi è portato avanti sia in lunghezza che in larghezza, creando un look stratificato di forme a contrasto e utilizzando pesanti tessuti in lana rubati al tradizionale outerwear maschile svedese. In effetti questa tendenza si sposa spesso con certe proposte legate allo stile dell’altro sesso, come nella pre-collezione di Costume National, all’interno della quale i rigidi e affusolati maxi cappotti blue China sembrano ispirati dal guardaroba del nonno. E’ un po’ la rivalutazione della filosofia dello stile garçon di Coco Chanel, in chiave contemporanea, dal giorno alla sera. Caractère propone un total look nero con gonna lunga a pieghe da portare sotto la giacca da smoking e camicia maschile decorata da cristalli, un vero passe-parttout. Anche le proposte per le più giovani si inseriscono bene in questo filone, ma in questi casi si respira un che di grunge, come nel caso della maxi gonna in flanella firmata Kocca, da portare con camicia tartan e cardigan oversize.

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Dettagli FeMMInILItà AGGreSSIvA a pelle si riappropria di un ruolo da protagonista nel L guardaroba invernale e diventa il simbolo di un lusso quotidiano. Le potenzialità del materiale vengono spinte

al limite, per sottolineare silhouette aderenti e femminili, come nel caso del tubino della pre-collezione di Ermanno Scervino, o della giacca con dettagli oro firmata Versace. Belstaff, invece, la utlizza per una gonna a pieghe dal sapore bon ton, mentre Lanvin propone un morbido blouson abbinato all’abito con top in jersey.

BelStaff Prefall

erManno ScerVino

lanVin Prefall

VerSace Prefall

di ILARIA PIZZOFERRATO Responsabile Italia del Bureau de Style Groupe Carlin International

ono tre le grandi tendenze che S emergeranno dalle collezioni donna autunno/inverno secondo

Groupe Carlin International. La prima potrebbe riassumersi nel concetto Urban&Natural Design. E’ un’evoluzione in chiave contemporanea del tema del “recupero” e della riscoperta dei savoir faire artigianali di un tempo. Non è di vintage, però, che sto parlando. Il vintage ha quello sguardo nostalgico che a questo trend invece manca; la novità è la volontà di trasformare il passato in qualcosa di nuovo. E’ una sofisticazione naturale, o forse sarebbe meglio dire un “casual di lusso”. Una “fluidità design” che sfrutta le possibilità di materiali innovanti concedendosi tagli morbidi e sciolti ma con un’apparenza e un aspetto compatti (pensiamo a tutte le lane double face). Questi nuovi tessuti daranno il meglio se accostati a dei tocchi di sintetico colorato e a delicati effetti metallici. La seconda macro tendenza, invece, ha un’anima più poetica con un tocco di romanticismo onirico. Si muove tra grigi nobili e pennellate di rosa con ombreggiature di blu e gialliarancio. Il richiamo più evidente è a quell’attitudine indulgente dell’universo grunge dei primi anni ’90 ma in una versione addolcita. Molti gli stampati, e le soluzioni patch. Materiali chiave saranno la maglia effetto tweed, la lana bouclé e quella a pelo lungo di pecora, gli chinés multicolore e delavé da associare alla leggerezza vaporosa delle mousseline, i pizzi in lana o devoré. Nella terza tendenza si racconta, invece, di un mondo più costruito, volutamente ornamentale e fantastico. Caratterizzato da una gamma colore fredda con una forte impronta di violacei, di blu notturni e di verdi profondi mescolati con il nero. In questo trend non mancano tocchi di luce molto forti e brillantezze estreme. Un’atmosfera carica, forse addirittura teatrale, ma non per questo barocca. Quello che emerge è un gusto più futurista, genere “clubbing” anni ’90. Il portamento gioca con linee fascianti e tagli ergonomici. Una sartorialità rigenerata, con forti influenze dallo stile “sporty” e con materiali performanti: imbottiti con effetti in rilievo e goffrati, ajouré con tagli laser, maglieria tecnica e denim iper stretch con induzioni in resina per un aspetto più vistoso e brillante. Se poi, dimenticando per un momento le macro tendenze, ci concentrassimo solo sui dettagli che faranno la differenza potremmo segnalare: spalle importanti e arrotondate per abiti e capispalla; piccole cappe da sovrapporre al cappotto; tasche (in primissimo piano) applicate in rilievo per un effetto a tutto volume; zip che si moltiplicano su tutto il guardaroba; gonne multiformi e multi lunghezze; stampe e materiali effetto tappezzeria per i capi e soprattutto per gli accessori; grossi bijoux e collier plastron; guanti di tutte le fogge e misure.


Trend 17

Ingegneria del denim

Sport Bon Ton PreVieW autunno/inVerno 2013-2014

ottenere l’effetto di un paio di jeans usati da anni è il risultato di diversi test e fasi di lavorazione.

Testo di GIULIANO DEIDDA

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1. Marni Winter eDition 2. iceBerg Prefall 2013 3.Woolrich 4. n21 Prefall 2013 5. MoSchino Prefall 2013

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E

’ un'estetica preppy e “per bene” l’arma vincente dello sportswear al femminile per il prossimo autunno inverno, che mixa volumi futuristici, linee retrò, materiali tecnologici, e dettagli lussuosi. L’effetto finale è un completo guardaroba al passo con i tempi, fatto di pezzi sovrapponibili e intercambiabili, che alterna tonalità basic e neutre a flash di colore. Oltre alla performance e allo stile c’è qui un elemento fondamentale che entra in gioco, il senso del divertimento. La precollezione Marni Winter Edition è quella che sintetizza meglio questo atteggiamento ludico. L’ispirazione originaria è data dallo stile militare, che, nel mondo di Consuelo Castiglioni si trasforma, per esempio, in un parka in pelle e tessuto impermeabile, da portare con gonna al ginocchio con coulisse, parigine, scarpe maschili e guanti in pelliccia. Moschino Cheap & Chic invece gioca, nella collezione Pre-Fall, su vari elementi contrastanti, bon ton vs bondage, college vs punk, maschile vs femminile, mettendo insieme biker jacket rosso fuoco dalla linea aderente, pantaloni con le pince in flanella vichy e francesine bicolore decorate con borchie. Alessandro Dell’Acqua si concentra su un altro tipo di giubbino, l’intramontabile bomber dei giocatori di baseball, per la precollezione firmata N°21, che lo stilista colloca “da qualche parte tra gli Anni Sessanta e i Novanta”, e che ha il sapore delle divise studentesche del mondo anglosassone di un tempo. Il capospalla è il fulcro di quest’universo casual, che di casuale ha ormai solo il nome. Ecco che allora i classici dello sportswear rinascono a nuova vita, per venire incontro alle esigenze femminili. L’Arctic Parka in nylon di Woolrich nasconde un interno in montone mentre il parka in lana della precollezione Iceberg è bordato di pelliccia ed è proposto con ai piedi décolleté rosse. Il piumino in tessuto “waterblock” di C studio ha una stampa maxi pied de poule, mentre qiuello firmato Kway è ricoperto di paillettes bicolore.

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focuS PrAIo: eCo-FrIenDLY

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he il denim sia il protagonista C principale dei nostri armadi, almeno fino a quando l’età lo permette,

è fuori discussione. Ed è così da almeno settant’anni. Non conosce crisi ed è onnispresente, dalle passerelle, dove viene ogni stagione utilizzato in modi inediti e impensabili qualche anno fa, ai mercati dell’usato. I jeans sono l’unico capo d’abbigliamento che riesce a superare qualsiasi regola, che sia legata alla moda o al mercato. Il paradosso è che, nonostante la loro resistenza, e anzi il fatto che più invecchiano, più si aggiunge qualcosa al loro appeal, tutti sentono di continuo il bisogno di aggiungerne un altro paio alla loro collezione. Sembrano passati secoli da quando Vivienne Westwood, e in seguito Dolce & Gabbana, non senza essere criticati, iniziarono a proporre jeans usurati e strappati, ad arte, aprendo di fatto una strada dalle mille possibilità, che poi avrebbero seguito in tanti, fatta di trattamenti usuranti, decolorazioni, sovra-tinture. Ormai è questo che fa la differenza tra un paio di cinquetasche e un altro, forse anche più della vestibilità. Il prossimo autunno inverno non fa eccezione e, anzi, vista una certa tendenza verso il ritorno a un gusto grunge, i nuovi trattamenti dedicati al denim hanno un ruolo di una certa importanza. Non a caso, il brand svedese Cheap Monday, ha chiamato la nuova collezione proprio “Artificial Grunge”. I jeans hanno un aspetto “handmade” grazie al lavaggio a temperature molto elevate e alla successiva tintura. La resistenza del tessuto è stata poi testata, lasciando i jeans per due anni su un tetto. Il risultato è stato un effetto di lavaggio multicolor, in seguito riprodotto attraverso l’ausilio di strutture rigide. Il percorso per l’ottenimento dall’aspetto usurato ad arte è complicato anche per il marchio italiano C+Plus, che utilizza il denim giapponese, per realizzare il particolare trattamento 8861, nella lavanderia dell’azienda abruzzese FG 1936. I jeans sono montati manualmente su un manichino gonfiabile e vengono spruzzati con una resina trasparente acrilica. Successivamente, in piano, vengono graffiati con carta abrasiva. Dopo un ulteriore lavaggio, i jeans sono spruzzati con una soluzione spray di acqua e cloro che intensifica le sbiancature, mentre delle piccole rotture sono prodotte a mano con delle smerigliatrici. Alla fine, il capo viene tinto a freddo in immersione con resina e pigmento colorato, aciugato a 140° in un forno statico, e lavato in acqua con ammorbidenti. (G.D.)

i cinquetaSche Praio Dalla coStruzione BreVettata, rigoroSaMente in jerSey, Sono nuMerati e in eDizione liMitata. i Pezzi Sono con cotoni ecologici, e realizzati con l’utilizzo Di Materiali riciclati e riciclaBili. un eSeMPio è l’innoVatiVa tintura allo zolfo, Dall’effetto Vintage, che non leDe le fiBre Del teSSuto.

Maglieria SIMPLe CHIC anno subito venire in mente una moderna Grace Kelly o F Audrey Hepburn, le proposte legate alla maglieria delle precollezioni autunno inverno. A cominciare da Pringle Of Scotland, che ritorna al suo DNA, proponendo il twin set in maglia rasata, o dal girocollo a nido d’ape di DSquared2, da portare con lunghi guanti in pelle. Michael Kors utilizza la maglia in mohair cardata per il V-neck a pelle, mentre Sonia Rykiel lavora sugli intarsi per creare righe asimmetriche.

DSquareD2 Prefall

Michael korS Prefall

Pringle Prefall

Sonia rykiel Prefall cheaP MonDay


Trend 18

Lusso Estremo

New Romantic PreVieW autunno/inVerno 2013-2014

Già vista a sorpresa sulle passerelle maschili, torna prepotentemente la pelliccia. e i primi a celebrarla sono i protagonisti del made in Italy che ne hanno fatto un simbolo di stile.

Testo di GIULIANO DEIDDA

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C

hiunque pensi che la moda debba far sognare, la prossima stagione troverà pane per i propri denti. Sarà che la cultura pop ha negli ultimi anni creato e/o rivalutato la figura dell’eroina poetica, dalle varie saghe vampiresche cine-televisive, a Cate Blanchett e Liv Tyler in versione elfica, negli adattamenti cinematografici delle epopee di Tolkien, fatto sta che le proposte delle pre-collezioni vanno molto spesso in una direzione talmente femminile e romantica, da risultare quasi irreali. L’ispirazione arriva spesso da lontano o, nel caso di Chanel, da lontanissimo. Karl Lagerfeld si è lasciato trasportare dalla vita tragica di Maria Stuarda, regina di Scozia sposata con il sovrano di Francia, per una carrellata di proposte da lui definita “Barbarian Romance”. Uno dei punti massimi nell’esercizio di stile della sfilata, che ha avuto luogo ad Edimburgo, nel palazzo che ha visto nascere la regina, sono stati gli abiti in lana ispirati alle camicie da notte del tempo, decorati da ricami e pizzi tono su tono, con decorazioni di perle. La strada scelta da Sarah Burton, direttore creativo di Alexander McQueen è ancora più estrema, con un tocco di provocazione. La designer si è ispirata all’universo ecclesiastico, dalle tonache delle suore, agli abiti dei vescovi, fino a citare, per le proposte da sera, gli abiti immacolati da prima comunione e matrimonio. La provocazione sta nel fatto che le ruches dell’aderente abito con cappa, in organza ricamata, lasciano intravedere dalla generosa scollatura il pizzo della biancheria intima. Le ruches sono una costante anche nelle proposte più facili da portare, come il miniabito di Kenzo, caratterizzato da una stampa ispirata al cielo, la stessa vista sulla passerella invernale della collezione maschile, o il cocktail dress cipria di Bottega Veneta, dalla linea vagamente Anni Quaranta. Immancabili, in questa rinnovata esigenza di romanticismo, le stampe floreali, che Antonio Marras mixa con pattern geometrici, mentre sull’abito in chiffon di Valentino sono desaturati nei toni di grigio.

grande ritorno del più controIdallalverso dei materiali era nell’aria scorsa stagione, quando cap-

1. alexanDer Mcqueen Prefall 2013 2. chanel Prefall 2013 3. iSSey Miyake Prefall 2013

focuS MALLonI: MIX MonoCroMAtICo

4. kenzo Prefall 2013 5. Valentino fall 2013 6. antonio MarraS Prefall 2013

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e’ uno Stile DanDy al feMMinile, quello Della nuoVa collezione Malloni. Se la Scelta croMatica è concentrata totalMente Sui DiVerSi toni Di grigio fino al nero, Si gioca inVece Sulla Stratificazione Di Materiali a contraSto: Maglia, lana jacquarD, crePe, jerSey e Pelle.

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pottini, stole e cappe in pelliccia sono apparsi nelle sfilate primavera estate di Prada e Miu Miu. Non è chiaro se si sia trattato di un effetto speciale da passerella o di una mossa legata ad un particolare mercato. Probabilmente, trattandosi di Miuccia Prada è stata sì un’idea istintiva, ma con delle potenzialità tangibili di successo commerciale. Va considerato, infatti, che uno degli aspetti del mercato globale è che le stagioni non sono spalmate ovunque allo stesso modo. Di conseguenza, le esigenze sono molto diverse da continente a continente. Comunque sia, la tendenza è stata confermata durante le collezioni maschili per l’autunno inverno 2013, quando si sono viste pellicce, in versione vera o ecologica, nelle collezioni di Versace, Etro, Louis Vuitton e, naturalmente, Fendi. Del resto la maison romana è storicamente sinonimo di pelliccia e, per la pre collezione autunno inverno, ha deciso di ritornare alle origini, declinandola in capispalla e accessori più o meno importanti, destinati ad una quotidianità di estremo lusso. Il pezzo emblematico è di sicuro il cappotto corto in volpe argentata, dalla stampa a striature rosse, con maniche a tre quarti. Anche Roberto Cavalli propone un tributo alla propria storia, unendolo a una celebrazione del Rinascimento Fiorentino. Le aderenti silhouette femminili, tipiche dell’estetica dello stilista toscano, sono infatti proposte in pelli dalle decorazioni ispirate agli arazzi e in tessuti pesanti broccati, oppure stampati con un effetto carboncino, come quello usato per gli schizzi dai pittori rinascimentali. Ma sono le pellicce a rendere la collezione un classico Cavalli, che sfoggia un esempio emblematico della sua arte nel blouson realizzato in un mix di volpe argentina, lapin, castorino e finracoon, con lavorazione ad intarsio. G.D.

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fenDi Prefall 2013

Dettagli DArK MooD ’ l’altra faccia della medaglia. Sì, perché, il romanticismo E ha anche un lato oscuro, che non mancherà il prossimo inverno. Il pizzo nero, uno dei protagonisti delle pre-colle-

zioni, è utilizzato da Diane von Furstenberg su un overall ispirato a Marianne Faithful, mentre è sovrapposto al rosso da Marc Jacobs, per l’abito al ginocchio fine anni Sessanta firmato Louis Vuitton. Fuzzi condivide la scelta cromatica, nella collezione autunno inverno, utilizzando però il velluto per le decorazioni floreali sul cappotto in lana cotta.

louiS Vuitton Prefall

gucci Prefall

fuzzi

Diane Von furStenBerg roBerto caValli Prefall 2013


FASHION ILLUSTRATED

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Trend 20

Cachemire vs Seta i teSSuti a/i ’13-’14 in PaSSerella

L

e lane melange, secondo Federico Boselli di Luxury Jersey, sono state molto apprezzate sia nella versione leggera realizzata col punto Single Jersey, idonea alla realizzazione di maglie, che in quella follata (lana cotta) con punto interlock, ideale per la realizzazione di capi spalla e tailleur. In quest'ultimo caso, l'aspetto superficiale non è quello della classica lana cotta, ispido e un po' rilevato, ma piuttosto liscio e lucido, con una morbidezza accentuata dai finissaggi. I micronaggi della lana sono comunque molto alti, avvicinandosi per mano e morbidezza al cachemire. Inoltre, continua Boselli: “Le viscose crespe sono state impiegate trasversalmente da svariate tipologie di clienti, ovvero sia da parte delle linee più eleganti che da quelle più casualwear, evidenziando quindi un desiderio di ritorno al pulito tipico di questa tipologia. I pesi più utilizzati sono stati quelli destinati alla realizzazione di abiti, fluidi e cascanti. Alcuni clienti hanno poi scelto delle tipologie pesantissime di viscosa crespa evidenziando una tendenza alle linee molto pulite, quasi da uniforme militare. Per quanto riguarda invece gli accoppiati, sono stati utilizzati due materiali completamente (1) diversi tra loro, sia per composizione che per colore, come ad esempio lana su un lato e viscosa dall’altro.” Secondo Lorenza Mosca, responsabile Ufficio stile donna dell’azienda Ratti, la tendenza è quella di un ritorno ai tessuti haute couture anni ’60 con lane doppie di grande qualità per tagli sartoriali sui cappotti. In Italia i colori sono i classici invernali, grigi, marroni, nero, blu, mentre in Francia si osa maggiormente con i toni pastello anche nella stagione fredda. La mano risulta sempre più fluida per giacche e camicie in seta, satin o crepe de Chine. Le stampe vogliono un effetto tessuto come il tweed ed effetti sgranature o mano a carbonci-

pieni e tessuti di carattere Testo di VIRGINIA SIMONI

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Autentica eleganza

egna Baruffa Lane Borgosesia, Z azienda biellese conosciuta a livello internazionale per l’uso di

materiali di altissima qualità, ha presentato per la stagione invernale ‘13-’14 superfici di grande piacevolezza al tatto e alla vista. Grazie all’utilizzo di materie prime nobili e pregiate come cachemire, mohair, seta, lana merino extrafine, sono nate strutture gonfie, leggere, senza peso, che sanno essere allo stesso tempo calde, rassicuranti e protettive. Tutta la stagione sarà pervasa dal ritorno di superfici morbide e soffici, costruzioni di fili rotonde, strutture poco pelose con un’alternanza di titoli grossi e fini (Windy, Aria, Mousse). Il lusso e il contemporaneo, il barocco - inteso come strutture di fili sovrabbondanti - e l’essenziale si alternano nelle collezioni grazie a mischie e superfici che uniscono ad un’eleganza raffinata un tocco di ironica quotidia-

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no. Resta sempre di tendenza anche l’animalier con disegno meno nitido, non realistico, ma interpretato. Una novità per il cachemire è quella proposta dall’azienda biellese Ma.al.bi che ha creato il cachemire 100% dipinto a mano con disegni che vanno dall’astratto al floreale. Per la prossima stagione, un materiale inedito, proposto dallo storico setificio vicentino Bocchese 1908, la seta d’inverno o meglio Soie d’HiverTM. Una seta mano cachemire pensata, brevettata e sviluppata tra heritage e tecnologia. Una novità assoluta (5) che ha interessato varie aziende di moda essendo leggera come un velo e calda come il cachemire. La tendenza per il prossimo inverno tra gli stilisti è anche quella di giocare con tessuti tradizionalmente maschili, creando abiti invernali per le collezioni donna. Ecco ad esempio la testimonianza del Lanificio Successori Reda, azienda lana infeltrita Melange Di luxury produttrice di tessuti di pregio per l’uomo, che ha visto vari de- 1. jerSey signer campionare per la stagione a/i ’13-14 womanswear il loro 2. StaMPa effetto geSSetto Di ratti 100% cacheMire DiPinto a Mano Di articolo Supernero, che presenta un tono di nero molto più intenso 3. Ma.al.Bi. rispetto al “normale nero” grazie ad un speciale tipo di filatura più 4. SuPernero Di SucceSSori reDa compatto che fa assorbire meglio il pigmento e rende il tessuto più 5. Soie D'hiVer Di Setificio BoccheSe elastico e confortevole.

anticiPazioni Pe 2014

razione con i filatori e i tessitori internazionali più all’avanguardia e orientati alla qualità. É una raccolta delle produzioni laniere più interessanti disponibili in commercio, in linea con le principali tendenze in atto nella moda e nel tessile. Questo strumento si rivolge a stilisti, brand, produttori, retailer e, più in generale, a tutti i professionisti dell’industria della moda e del tessile, ponendosi come fonte d’informazione rispetto alle infinite potenzialità della lana, nonché come ponte con i migliori filatori e tessitori di tutto il mondo. Sette le ispirazioni che guideranno i trend nella prossima stagione estiva p/e 2014: New Victorian, ispirato agli anni ’20 in America, salon de thè concentrata sui colori pastello dei macaron, the dreamer che riecheggia il mitico film di Herzog “Fitzcarraldo”, clean influenzato dallo stile minimalista e concettuale del 798 Art District di Pechino, wearing art che vuole i capi da indossare come opere d’arte, Ellis Island che ricorda gli emigranti di ieri e oggi e Contadino, ispirato allo stile rustico ma elegante degli agricoltori italiani degli anni ’40. V.S.

courtesy by rami riccardo studio

he Wool Lab è allo stesso tempo un mezzo d’iT spirazione e una guida al sourcing del materiali, realizzato da The Woolmark Company in collabo-

tendenza new victorian p/e 2014

tendenza Contadino p/e 2014

nità. I fili fantasia sono stati utilizzati per creare effetti minimamente screziati, più simili a falsi uniti, con superfici lievemente contrastate; mentre per Cashwool è possibile combinare una vastissima gamma di soluzioni cromatiche. Le linee di filati Baruffa, Botto Poala e Chiavazza, sottolineano che i filati sono più elaborati e rivoluzionari perché lasciano molto spazio alla fantasia, alle realizzazioni più creative e complesse. Nella leggera e apparente fragilità di strutture aeree impalpabili, negli infeltriti dolci, nati da filati con peli leggeri, appena schiacciati, per mani supermorbide. Nei moulinè ton sur ton e audaci nei colori, nei bouclé naturali, nei fili cardati per ricercare giochi di toni fané e per sottolineare, ancora una volta, l’importanza dell’uso di un colore mai puro, ma sempre rielaborato. Andare al di là dei soliti codici prefissati, raggiungendo però sempre risultati estetici eleganti, armonici, all’interno dei quali trionfi il buon gusto, questa è cosa fondamentale. Tutto ciò che parla di naturale, autentico, con riferimenti all’artigianale e al fatto a mano, esprime al meglio lo spirito della prossima stagione invernale.


FASHION ILLUSTRATED

TJODF

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Ideazione 22

CREATIVITA' around the world Scouting

punta sui dettagli. A cura

di MARCO MAGALINI

aleSSanDro D'aMico Il designer vuole proporre la rinascita della femminilità, intesa come eleganza libera da costrizioni o imposizioni formali. La collezione gioca sulla contaminazione tra street urban fit e sperimentazione: il plissé lurex, l'acetato e la resina prendono nuova vita se abbinati a lane e cashmere per dar vita a cappotti dalla forma geometrica. Must have sembrano essere le mantelle con tagli rettangolari e le pellicce eco. La palette cromatica spazia dal blu al cobalto, passando per il silver, il verde bosco e il fumé.

PaScale cornu

laMiration

Coerenza stilistica, rigore nelle forme e progetto creativo contemporaneo. L'originalità peculiare della designer svizzera Pascal Cornu deriva dallo sviluppo delle stampe sui materiali più pregiati, ispirate dalle correnti artistiche dei primi decenni del 1900. Per il prossimo autunno, la stilista si rifà all'art déco delle cucine anni Trenta, elaborando delle print geometriche che prevedono triangoli e rombi inscritti in rettangoli, tutto black and white. I capi vanno abbinati a semplici accessori colorati, per offrire alle clienti guardaroba continuamente trasformabili.

Una volta conclusi gli studi in fashion design, prima, e in sartoria, poi, Michela Quadri ha dato vita al progetto Lamiration. La collezione donna autunno/inverno 2013-2014 è chiamata 'The antique show' e si fonda sull'ispirazione proveniente dal remoto villaggio di Brimfield, in Massachusetts. Questa piccola cittadina è famosa in tutti gli USA per un vecchissimo mercato vintage, dal quale vengono estrapolati la poliedricità dei tessuti e un mix di fit. La collezione gioca con volumi ampi, che si combinano a tessuti insoliti, come un trapuntato a quadri in pura seta.

alBertocarlo Giovane ventiseienne, AlbertoCarlo viene da un passato familiare legato alla sartoria. Le sue creazioni esprimono un forte senso della moda orientato agli elementi naturali. Il risultato è un mix tra pulizia e minimalismo delle linee, arricchite da lavorazioni ispirate al mondo animale o vegetale. Un must delle collezioni AlbertoCarlo sono ad esempio le piume, con cui realizza corazze, decorazioni e raffinati ricami. Il verde smeraldo è il suo colore, che coniuga le ispirazioni botaniche al concetto di splendore e preziosità, per una donna raffinata, ma con un guizzo di selvaggio.

chiara BaSchieri Romana, classe ’85, dopo essersi diplomata all’Accademia di Costume e di Moda di Roma inizia a muoversi nel mondo del fashion vincendo vari concorsi per emergenti. Costruisce la propria formazione professionale lavorando per Blumarine e l’azienda di maglieria Euroconf. Nel 2010 viene premiata come “Giovane Talento della Moda 2010” a Milano e nello stesso anno nasce la sua prima linea di Prêt-àPorter femminile firmata Chiara Baschieri. La collezione è sartoriale, Made in Italy, contrassegnata da uno stile minimalista e soprattutto arricchita di borse in pelle, per le quali la stilista ha una grande passione.

grunge john

Lo stilista russo Igor’ Isaev, in arte Grunge John, da grande amante della musica grunge ha voluto creare un marchio miscelando idee e stili diversi, a volte contrapposti, arrivando a un risultato stilisticamente coerente, glamour e fortemente distintivo. Già affermato in Russia, il brand si ispira alla scena underground europea e giapponese. Il team creativo del marchio ha infatti estratto il meglio di entrambe le due subculture per dar vita a un prodotto urban e di uso quotidiano, ma di altissima qualità. Il capospalla di Grunge John sorprende grazie all'infinità di dettagli che lo rendono estremamente ergonomico e per i materiali usati che sono frutto delle più innovative tecniche di produzione giapponese. Il marchio è distribuito da Studiozeta.org di Milano.

l'oPInIone

La creatività non è in crisi Testo di PIERO TORDINI Fondatore di Showroom Marcona 3

gni stagione per me è una nuova O avventura, un’occasione unica per reinventarmi e reinventare le mie pro-

poste. Con il mutare delle sensazioni e delle tendenze che la vita di tutti i giorni mi comunica, ricerco gli stili che ritengo più in linea con i miei desideri e con quelli della mia clientela. È questo il costante impegno che caratterizza me e il mio lavoro. Addetti ai lavori e non solo mi definiscono un vero e proprio “Talent Scount”, ed è vero perché la ricerca di talenti è nella mia natura. Questo atteggiamento si riflette pienamente all’ interno della showroom; le 4 sedi di Milano e quella di Parigi E’ interessante sono, infatil panorama ti, un punto di rifericreativo nord mento per europeo, asiatico la clientela e soprattutto italiana e coreano internazionale appassionata di scouting a 360 gradi. Alla base un’idea forte e innovativa: la volontà di essere anello di congiunzione tra brand emergenti e i buyer delle boutique di tutto il mondo. È stata proprio questa capacità di rinnovamento continuo a rivoluzionare il concetto del mio showroom. Dietro a tutto questo c’è un approccio piuttosto atipico nel senso che la prima selezione, quando ricerco un designer, la faccio in base al cuore e all’istinto: per collaborare al meglio “devo sentire il brand”, ogni collezione deve avere un’anima forte. Questo è lo step che precede ogni ragionamento di tipo commerciale. Fondamentali inoltre sono le diverse vie di comunicazione. Molti miei colleghi sostengono che oltre alla crisi economica, che è reale, ci sia crisi di creatività in ambito fashion; io non sono totalmente d‚accordo. Sfruttando i canali di comunicazione contemporanei come blog, social media e quant’altro, si trovano realtà molto interessanti e all’avanguardia. Esempio: l'incredibile successo della collezione di Marcelo Burlon County of Milan. Chiaramente lo scouting tradizionale non è morto. Ritengo comunque indispensabile partecipare ai pochi saloni di nicchia rimasti e alle fashion week internazionali. Soprattutto l’atmosfera che si respira a New York sta diventando sempre più incisiva per me e spesso condiziona le mie scelte. Non da meno è il panorama creativo Nord Europeo e Asiatico, e ancor più quello Coreano. A questo si affiancano i nuovi media che accorciano tempi e distanze, e rendono l’informazione e la scoperta di tendenze sempre più rapide e ci consentono in tempo reale una visuale delle evoluzioni molto più ampia. I mercati di riferimento stanno cambiando molto velocemente e senza un continuo aggiornamento è impossibile essere competitivi. E’ proprio a queste realtà che dobbiamo rivolgerci, l’Italia è troppo statica anche se le nuove generazionl iniziano a scrollarsi di dosso i metodi del passato per correre verso l’innovazione. E’ per questo che Showroom Marcona 3 ha un taglio internazionale in tutti i sensi, sia nella selezione dei designer sia nel team.


FASHION ILLUSTRATED /ADvertorIAL

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

What’S More aliVe than you®

UN BRAND, UN MOTTO. Quando il lusso è distinguersi L ’ufficio stile è il mondo, la produzione è made in Italy. Un brand innovativo nell’ ideazione e nell’approccio creativo: calzature e borse che diventano accessori di design da indossare, frutto di un network di contatti e relazioni che esprimono mood e culture diverse. Gli accessori nascono da Call for Fashion Design lanciate dal brand 2 volte all’anno, appelli creativi che mettono in moto le idee di studenti, professionisti e creativi di 94 paesi. 20 università partner nel mondo rispondono agli appelli, altre sono costantemente selezionate. Il risultato? Un motore che genera migliaia di progetti all’anno con più di 50 designer che già collaborano con il brand, che vanta diversi punti vendita internazionali oltre un e-shop. WHAT’S MORE ALIVE THAN YOU™, un motto e un concept, prima ancora di essere un brand di calzature e borse, un atelier di spunti creativi tradotti in prodotto dall’abilità manifatturiera tutta italiana. Lusso per accessori contemporanei che vanno oltre i trend, destinati a durare nel tempo, e arricchiti ogni stagione da nuove proposte. Ognuna con un’anima, quella del creativo che la disegna e che viene valorizzata dal marchio. Il risultato si traduce in oggetti che puntano sulle linee, sui dettagli e sulle lavorazioni; all’ esperienza della tradizione vengono abbinate le più moderne tecnologie produttive sperimentando processi o prendendo in prestito lavorazioni da altri settori industriali, con un tocco di avanguardia.

WHATSMOREALIVETHANYOU. COM

BehinD the Scene

mario iNNoCeNte, FoNdatore e Ceo “

miCheLa de zUaNi, Co FoNdatriCe e direttore sviLUPPo Prodotto. “ Le nostre calzature e borse sono dedicate a tutte le don-

giovaNNa PiNesChi, resPoNsaBiLe marKetiNg e ComUNiCazioNe “ -

al pubblico online nel nostro e-Shop. La scelta di distinguere il e ai retailer un punto di osservazione diversa del lusso e del -

al naturale.

una installazione artistica durante il Salone Internazionale del -

”.

re la collezione estiva 2013”.


Ideazione 24

Capsule Mania

Il brand Santoni, famoso nel campo delle calzature di lusso, ha stretto una partnership creativa con Rubelli, la storica casa veneziana che dal 1858 produce tessuti d'alta gamma per il mondo intero. Il risultato di questa commissione è una linea di calzature barocche, con influenze orientali, che si compone di slippers, mocassini, ballerine e francesine. Due le principali tematiche: motivi floreali da un lato e geometrie anni trenta dall'altro. Perché un marchio fa delle capsule di accessori? "La capsule collection rappresenta innanzitutto la possibilità di collaborare con brand che condividono i nostri stessi valori ma che operano in settori diversi, dando vita così a dei progetti inediti e innovativi - spiega Giuseppe Santoni, CEO dell’azienda -. E grazie alle capsule collection sperimentiamo nuove interpretazioni della

a di alcantara

santoni

Testo di MARCO MAGALINI

Accessori limited edition

Q

a sinistra schizzo della collezione Milly di Banana repubblic, a destra Matthew Williamson for Ballantyne. Sotto, al centro Sportmax

uando è nato, il termine capsule collection si riferiva ad una piccola collezione composta da pochi pezzi facilmente abbinabili interscambiabili. Il fenomeno poi, riscontrato l'impatto estremamente positivo sulla clientela (e sulle vendite), ha preso un significato più allargato. Maison di alta moda e catene low cost adottano oggi questo nome per indicare una collaborazione 'a spot' con un altro marchio, che sfocia in una mini collezione tematica. A far scuola in questo senso è stata la catena svedese low cost H&M che, nel 2004, lancia una capsule con il creativo e fotografo Karl Lagerfeld: un successo. Negli anni successivi collauda l'esperimento, collaborando con molti personaggi provenienti dal mondo della moda e dello spettacolo, tra cui Stella McCartney, Viktor & Rolf, Madonna, Roberto Cavalli, Comme des Garçons, Matthew Williamson, Jimmy Choo, Lanvin, Versace, Marni, David Beckham e, in ultimis, Maison Martin Margiela. La sperimentazione è poi passata attraverso delle capsule bambino, la prima è quella di Stella McCartney per GAP nel 2009, e delle collezioni realizzate in esclusiva per gli e-commerce, come quella di Derek Lam per ebay nel 2011. Strada 'spianata', quindi, per le aziende che oggi vogliono allargare i loro orizzonti creativi e proporre alla clientela qualcosa di veramente nuovo. Perché realizzare delle capsule? "Pensiamo che sia importante considerare nuove prospettive - dichiara Simon Kneen Direttore Creativo & Executive Vice President of Design di Banana Republic -. Siamo molto aperti al dialogo con altri brand finché esistono un equilibrio e un indotto distinti che lo rendono unico per Banana Republic. Non apriamo collaborazioni solo per farlo. Ogni partnership esplorerà nuove modalità di espansione dei nostri orizzonti, restando fedeli ai desideri e alle esigenze dei nostri clienti". Il brand ha infatti lanciato la collezione Milly di Banana Republic, una capsule limited-edition che si ispira alla sofistica-

tezza estiva dei quartieri alti di Hampton. La collezione donna è un prolungamento naturale per Milly, in cui i modelli uomo rappresentano la prima incursione nel design dell’abbigliamento uomo della Smith. La capsule sarà lanciata esclusivamente in alcuni punti vendita appositamente selezionati di Banana Republic in tutto il mondo e online a partire da fine maggio. Il fatto che un marchio ricorra a delle capsule, presagisce un cambiamento di strategia? "Queste partnership - continua Kneen - servono ad ampliare il brand piuttosto che a modificarlo. Ci è piaciuto molto collaborare con Janie Bryant nelle nostre tre collezioni

‘Mad Men’, con Trina Turk per l’estate 2012, con Jacqueline Durran per la nostra collezione ‘Anna Karenina’ e ora con Michelle Smith per Milly. Considereremo future opportunità se i nostri clienti continueranno a chiedercele. Tutto quello che facciamo è per ampliare l’esperienza dei nostri clienti e proporre esperienze nuove adatte ai loro stili di vita". Nel vostro caso, hanno funzionato? "Queste iniziative hanno dimostrato di avere successo. La risposta alle nostre collaborazioni recenti è stata molto forte. È stato emozionante vedere i nostri clienti reagire così positivamente alla Collezione Milly di Banana Republic, ancora

prima che la collezione fosse disponibile alla vendita". Esperienza parallela è quella di Ballantyne Cashmere, marchio inglese nato nel 1921, con una capsule collection in edizione limitata realizzata in collaborazione con lo stravagante designer britannico Matthew Williamson. La collezione Matthew Williamson for Ballantyne, che comprende capi in maglieria di cashmere per uomo e per donna, è ispirata all'heritage britannico e interamente realizzata a mano in Italia e in Scozia. Il progetto di collaborazione con Matthew Williamson è stato studiato per ampliare gli orizzonti distributivi del brand a livello internazionale. "La scelta di Matthew Williamson come direttore creativo di una capsule collection è certamente motivo di grande soddisfazione afferma Franco Natalucci, AD di Ballantyne Cashmere - perché con lui condividiamo, oltre alle origini inglesi, l'amore per la qualità, l'artigianalità del fatto a mano in Italia, il gusto e l'uso attento del colore". Ma non tutte le capsule nascono dalla comunanza di vedute stilistiche tra i brand coinvolti. Sportmax, ad esempio, ha scelto di abbracciare la pura arte. 'Carte Blanche' è la nuova collection di Sportmax in cui l’artista è fulcro del processo decisionale. Dopo aver coinvolto in passato l’artista Lola Montes Schnabel, la musicista ed icona Kim Gordon della band Sonic Youth e l’art director Christophe Brunnquell, è ora la volta della collaborazione con la creativa Ambra Medda. Prodotta da Sportmax in 1000 esemplari numerati, la capsule è nata dalla collaborazione a 4 mani fra la Medda e la giovane illustratrice cinese Ying Wu. Falconeri sceglie infine due icone senza tempo per dare vita ad altrettante capsule collection: Jackie Kennedy e Grace Kelly. La prima propone un total black per giacca e abito punto stoffa in puro cotone abbinati a foulard dai toni accesi che giocano con i contrasti. La seconda, che omaggia Grace Kelly, punta invece sull'eleganza discreta del punto tessuto in cotone dai colori tenui come il rosa, il beige e l'acquamarina, abbinati ad un filo di lurex.

calzatura proponendo accostamenti inconsueti, come nel caso della capsule collection Santoni/Rubelli in cui abbiamo impiegato dei pregiatissimi tessuti che nascono per l’arredo". E' un investimento che mette a segno dei risultati concreti? Se i brand sono davvero affini e il messaggio è coerente sicuramente sì. Nel nostro caso, posso dire di aver ricevuto un apprezzamento più alto del previsto; la capsule ha destato interesse e richieste ovunque, segno che il progetto è risultato convincente". Come mantenere intatta la brand identity? "Anzitutto facendo le scelte giuste a monte e collaborando solo con chi condivide la medesima filosofia e visione. Nel nostro caso, i modelli della capsule collection sono il frutto della collaborazione di un’azienda come Santoni che è nota a livello internazionale per la qualità e la portata stilistica delle sue creazioni con la famosa nobile casa veneziana che dal 1858 è il punto di riferimento a livello mondiale per i tessuti d'alta gamma. C’erano quindi tutte le premesse per la creazione di un progetto che esprime al meglio l’anima raffinata e l’heritage di entrambe le aziende, due eccellenze del made in Italy accomunate dalla passione per l’eleganza senza tempo". Di natura diversa è invece la capsule A di Alcantara. Essa nasce non tanto dalla commistione tra geni creativi di due brand, quanto da un accordo distributivo. Alcantara, azienda che solitamente vende il materiale ad aziende terze, ha infatti creato una piccola collezione a suo nome, che viene venduta esclusivamente dalla boutique online e offline LuisaViaRoma. Solo 7 i pezzi unici prodotti, tra i quali emergono una clutch romantica con battente, un bauletto d'oro, una shopper e una bustina. "La capsule è nata dall'esigenza di raccontare quanto il nostro materiale sia multifunzionale - spiega Andrea Boragno, presidente di Alcantara -. Abbiamo lasciato le diverse creatività libere di agire sulla materia prima". M.M.


Ideazione 25

Perfetta multifunzionalità Testo di MARCO MAGALINI

P

in alto a sinistra about Me, a destra un capo di Pierantoniogaspari, sotto emami

are essere questa l'arma che molte aziende, nei cinque continenti, stanno iniziando ad utilizzare per sedurre un numero crescente di clienti. Gli uffici stile si sbizzarriscono nell'ideare delle proposte di abbigliamento in grado di sprigionare, una volta negli armadi delle clienti, una creatività multifunzionale. Abiti da giorno che si tramutano come bombe ad orologeria in cocktail dress per una serata elegante, o ancora top che scendono oltre la vita per diventare caste gonne sotto il ginocchio. Lungi dall'essere dei vagheggi self-service, tali metamorfosi sono frutto di strutture e decontrazioni studiate a tavolino. Nessun rischio, quindi. Il perché di tale successo? Anzitutto economico. Il vantaggio è evidente, se consideriamo che con un solo abito si è in grado di costruire decine di outfit. Un esempio in questo senso è About Me, brand nato nel gennaio 2011 dalla ricerca delle fashion designer Elisa Vigilante e Monica Mignone. Le due stiliste hanno fondato l'intero marchio su questa multifunzionalità dei capi, che non viene relegata ad un caso fortuito. Volumi e forme si fondono ai materiali ricercati e pregiati quali seta, cotone e viscosa per la primavera/estate e a cashmere, mohair e lana per l’autunno/inverno. Lo stile multifunzionale è palese ad esempio nel capo must, il '7.1', un abito dalla linea minimale e femminile che può essere indossato in sette modi differenti grazie a semplici gesti. Oppure ancora il nuovo '3.1', abito ispirato alla linearità della petite robe noir, che diventa maglia o coprispalle grazie a delle multi

maniche. "Lo stile essenziale e funzionale delle collezioni About Me - dicono - si lega alla cura dei dettagli e al rispetto del prodotto ideato, progettato e confezionato in Italia preservando l’esclusività del made in Italy che per il brand rappresenta un elemento indispensabile per immettersi sul mercato nazionale ed internazionale". Questa moda non è però esclusivamente una questione di tasche. Emami, ad esempio, punta sul concetto di praticità e funzionalità dei capi, perfetti per intraprendere un viaggio. Si tratta di un'azienda scandinava nata nel 2007 che collabora con giovani disegnatori per la realizzazione di un guardaroba atemporale oltre le mode. Il diktat è la multifunzionalità dei suo pezzi, pensati per raggiungere da un minimo di cinque fino ad un massimo di trenta combinazioni possibili. Un indumento può diventare dunque, in base allo styling adottato, un abito, una camicetta, un poncho o una gonna. Nel caso di Emami, poi, c'è anche un'attenzione particolare al tema ecologico, che porta l'azienda a produrre il 50% dei capi in cotone naturale. Una linea ancor più colorata e divertente è quella dell'azienda americana Butter by Nadia che, dal 2002, ha scommesso sui capi multifunzionali. Il suo motto, 'one dress, one size, countless possibilities!'. Con questo sistema, basato sulla messa in vendita di un modello di abito in taglia unica, il brand a stelle e strisce ha ridotto in maniera drastica le variabili in campionario e, di conseguenza, ha semplificato le operazioni di produzione e distribuzione. La mano creativa è di Nadia Tarr, ballerina e coreografa,

che si è convertita al fashion design orientato alla praticità. Nel caso invece del brand PierAntonioGaspari, la polifunzionalità dei capi non è frutto di uno studio a tavolino. "Deriva quasi da un processo spontaneo, durante le prime prove indossate - racconta lo stilista -. Ogni capo diventa un'opera a sé, con una rappresentazione del tutto originale della tridimensionalità quasi architettonica. Sono strutture costruite per il corpo, architetture sorrette da un vero e proprio talento nel coniugare amore per le maglie, sobrietà e trasformismo". Solo questione di risparmio economico o praticità? "Credo che una cliente scelga i miei capi anche perché in essi trova la possibilità di 'giocare' e di interpretare a suo modo ciò che indossa, senza forzature. Una sciarpa che diventa gilet, un pull over che si trasforma in cardigan, una gonna che vira in abito: è una questione quasi ludica". Lo stilista solleva poi una questione inaspettata, annotando infatti che "talvolta tale pregio si trasforma in un punto di debolezza, in quanto i buyer temono che la procedura sia di difficile comprensione per le clienti e che quindi la vendita diventi 'difficile'". Come superare quindi l'ostacolo? Come comunicare tali potenzialità, senza correre il rischio che rimangano inesplorate? A far scuola in questo senso sono senza dubbio il marchio About Me, che ha realizzato un dvd dal packaging essenziale fornito insieme all’abito, o Emami, che mette a disposizione delle clienti una sezione del sito con dei video che svelano i trucchi dello styling.

saCaPorter : NoN ChiamateLe soLo Borse la capacità di essere versatili, mixata ad una buona abilità nel fronteggiare ogni circostanza, e al sapersi adattare ad ogni fuori programma, non è appannaggio della sola slash (/) generation. anche al mondo della moda, e a quello degli accessori, sono richieste infatti tali capacità polifunzionali. all'improvviso, ad esempio, potremmo aver bisogno di una di un gilet. ecco che in quattro e quattr'otto allentiamo la zip in vita, ci togliamo le bretelle, assembliamo le componenti et voilà, una neonata bag con tasche. questo lo spirito creativo del brand Sacaporter. Dietro al progetto c'è francesca Marchisio, una giovane designer italiana to e confortevole. la sua espressione punta a soddisfare le esigenze di forme funzionali, tendenze street e ispirazioni couture per un total look h24. tessuti naturali tecnologici e riappropriazioni vintage la ispirano nel realizzare capi funzionali, glamour e meticolosamente confezionati. Di grande appeal gli accessori, come la gilet-Bag line. Si tratta di un gi-

let-borsa pensato per le persone in viaggio continuo… il 'sacaporter' (dal francese, borsa da asporto), per l'appunto. esso è proposto in versione luxury-biker in pelle oppure in versione Summerdown coloratissimo. e' un capo versatile realizzato come accessorio di lusso e progettato come un oggetto funzionale, glamour e ironico. il marchio non fa solo accessori. Per la prossima stagione, la designer continua il suo viaggio alla ricerca di lavorazioni tecno-couture su tessuti double sovrastampati e

coeur". l'autenticità del Made in italy viene qui dimostrata con un inedito metodo di lavorazione senza cuciture ispirato alla termonastratura ma cucito sartorialmente con gros-grain. un mood femminile, ispirato alla purezza e alla mutevolezza tipica del functional-design. Per la deagli accessori che ciascuna donna vorrà abbinarci giorno per giorno. M.M.


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


MICAM 3-6 MARZO 2013 PADIGLIONE 4 - STAND H43

www.fashionillustrated.eu

merCati

Il fascino del made in Italy. Per gli stranieri

Trend

Preview a/i 2013-14

Stivaletti e borse geometriche dai volumi bold. Pag. VI

Ideazione

Scouting

Storie di dettagli e contaminazioni. Pag. VIII

Produzione

Luciano Padovan

I punti di forza di una azienda che produce tutto in Italia. Pag. XI

Creatività in progress

L’ACCESSORIO TRASFORMISTA

metamorfosi è la parola d’ordine nella moda. per inventare nuove soluzioni stilistiche, alcune eccentriche, altre funzionali.

Fortunatamente, nonostante la cirsi, per le aziende italiane la qualità e il “ben fatto” sono importanti caratteristiche riconosciute e apprezzate all’estero dove, comprare italiano è ancora un privilegio che denota buon gusto e fashion attitude. Peccato che questo valore aggiunto del made in Italy, si tratti di calzature, borse o occhiali, sia un volano alle vendite solo all’estero, poiché in Italia i consumi stanno toccando i minimi storici. L’export è cresciuto nel 2012, ma a livelli inferiori rispetto all’anno precedente. A penalizzare questi comparti i soliti problemi, la mancata tutela del “made in”, la contraffazione che devasta soprattutto la pelletteria, e la minaccia delle catene lowcost che vendono prodotti importati. Ma anche, in molti casi, la mancanza di una visione strategica e lungimirante del business da parte delle aziende, che sono restie ad allearsi per cercare vantaggi competitivi. Pag. IV

Il gioiello guarda a Oriente

La vera sfida per il gioiello oggi è saper intercettare i nuovi mercati. Infatti il 57% della domanda totale mondiale di oro per gioielleria viene da India e Cina. Brasile, Russia e Medio Oriente sono altrettanto importanti mercati di riferimento per il made in Italy non solo della gioielleria, ma in generale dei luxury goods. Per assecondare questi mercati Fiera di Vicenza nel 2013 sarà presente a Hong Kong, Brasile e India e tornerà a Dubai. Come spiega il presidente di Fiera di Vicenza Roberto Ditri. Pag. VII

Per cambiare look basta un accessorio. Se poi una scarpa, una borsa, un cappello o un gioiello a loro volta sono oggetti in progress, che cambiano funzione d’uso con l’aggiunta di dettagli (da pochette a borsa, da borsa a gilet, ad esempio), allora si hanno a disposizione infinite soluzioni. E’ questa una filosofia sempre più affine

ai giovani designer, che si cimentano in vere e proprie esercitazioni di stile con risultati a volte sorprendenti. E’ quasi una gag – ma di grandissimo effetto – il collo che diventa cappello nell’abito del giovane australiano Dion Lee, fra i finalisti dell’International Woolmark Prize 2013. E’ questo un premio ai talenti futuri,

chiamati a esercitarsi sulla bellezza della lana Merino e sulle sue innumerevoli possibilità d’impiego. Fra tutti i concorsi che crescono e si moltiplicano in vari Paesi, questo offre un aiuto concreto e un sostegno economico per accompagnare il vincitore nella realizzazione e distribuzione della propria collezione.


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

COLLEZIONE CALZE DONNA flagship store monobrand Viale Piave 41, Milano

www.storyloris.it


Sommario III

Contributors

Mercati

FeLiziano Marcucci

iv

Accessori made in Italy, i più amati dagli stranieri trend

vi

Preview a/i 2013-14

vii

Fonda 20 anni fa lo showroom Effe Emme Studio, che fa a capo a Studio Marcucci, Emmedizeta, Fashion Basic e Mada Fashion. Con 2.500 clienti in tutta Italia Marcucci ha maturato un’esperienza pluriennale nella distribuzione e nei mercati del fashion.

Il gioiello torna protagonista parla del ruolo di vicenzaoro.

enrico Paniccià

ideazione

X

Scouting Produzione

Xi

Luciano Padovan

i punti di forza di un’azienda che produce tutto in italia.

Nato a Fermo, classe ’74, una laurea in Economia e Commercio, oggi è Amministratore Delegato di Giano srl, azienda che produce scarpe di fascia medio alta per marchi come La Martina, Harmont & Blaine. Enrico Paniccia inoltre è Presidente Mus-e del Fermano onlus e Presidente Giovani Imprenditori Calzaturieri (ANCI).

Xii

Zoom

Special guest

Xiv

Paola Barale

FASHION CHI LEGGE

Fashion chi legge

Attrice e showgirl amatissima in Italia, inizia la sua carriera lavorando in televisione come “littorina” nel programma Odiens di Antonio Ricci. È stata definita per molti anni la sosia di Madonna, per il suo look del periodo True Blue. Dopo un provino nell'autunno del 1989, diventa la valletta ufficiale di Mike Bongiorno che la lancia nell’Olimpo del piccolo schermo grazie alla partecipazione in numerose sue trasmissioni: La ruota della fortuna, Tutti per uno e Festival Italiano. Dopo vari anni di successo nella tv, inizia a recitare con parti impegnate al cinema e nel film di Sergio Rubini “Colpo d’occhio”. È legata da anni al modello e attore israeliano Raz Degan. foto © ph Luca Patrone - Paola Barale per Talco 2012


Mercati IV

Testo di ALESSANDRA IANNELLO

Accessori made in Italy, i più amati dagli stranieri

S

embrava resistere a ogni scossone, invece anche il settore calzaturiero ha dovuto cedere sotto i colpi della crisi. Parlano chiaro i dati resi noti da Anci che fotografano i primi nove mesi del 2012. Il periodo è stato caratterizzato da una marcata contrazione dei consumi nazionali, già depressi dalla stagnazione dell’ultimo quadriennio e, fatto più preoccupante, da un rallentamento delle vendite all’estero, soprattutto sui mercati dell’Unione Europea. Così se fino a oggi l’export aveva sostenuto il fatturato delle aziende, con il passare dei mesi quest’ultimo ha perso vigore, pur rimanendo ancora in crescita (+3,9% nei primi otto mesi dello scorso anno). «Le imprese calzaturiere - spiega Cleto Sagripanti, presidente di Anci - si trovano a dover affrontare, ancora una volta, una fase complessa, in cui il deterioramento della congiuntura internazionale sommato alla crisi dei consumi e al clima di incertezza, anche politica, in Italia, raffreddano occupazione e investimenti. La produzione che aveva ripreso a crescere nel post 2009, ha cominciato a contrarsi nuovamente. L’aspetto più preoccupante è la profondità di questa crisi e la sua diffusione. Il 61% del campione intervistato ha sperimentato una contrazione e per il 46% dei casi si è rivelata superiore al -5%. Si tratta cioè di una situazione generalizzata e che poco ha a che vedere con la competitività delle imprese. È semmai, come diciamo da tempo, una crisi di competitività del sistema». Dall’analisi delle risposte fornite dal campione di aziende associate emerge quindi un calo tendenziale stimato della produzione, per i primi nove mesi del 2012, del 4,8% in quantità che, combinato alla dinamica dei prezzi (+2,4% sull’interno e +3,3% sui mercati esteri), risulterebbe in valore pari al 2,1%. «A differenza dello scorso anno continua il presidente di Anci - siamo a commentare una situazione complessivamente negativa, caratterizzata da un mercato estero che continua a essere positivo ma che inequivocabilmente dà segnali di difficoltà. Nei primi otto mesi dello scorso anno si sono registrati un incremento

del 3,9% in valore, ma anche una flessione non trascurabile in termini di volume del 7,7%. Il raffronto con quattro anni addietro, prima dell’ultima crisi economica, ci dice che le esportazioni 2012 risultano superiori del 7,9% in valore, ma anche che i volumi sono al di sotto dei livelli di allora del 6,9% in quantità». In totale sono stati esportati, tra gennaio e agosto, 152,5milioni di paia (circa 12,6milioni in meno rispetto all’analogo periodo del 2011) per un valore di 5,36miliardi di euro. Il deterioramento del mercato estero in questi ultimi mesi è stato significativo: nel primo trimestre 2012 l’incremento dell’export era stato del 5,7%, nel secondo 3,8% per poi arrivare nel bimestre estivo luglio-agosto a un modesto 1,4%, mentre i dati preliminari di settembre mostrano addirittura una contrazione.

criSi deLLa borSa Fra contraFFazione e catene Low coSt

Anche per il settore pellettiero i problemi provengono dal fronte interno. Infatti nei primi sei mesi dello scorso anno a una crescita di oltre il 24% dell’export, i consumi nazionali hanno risposto con un calo del 4,7%. «Il mercato interno – conferma Mauro Muzzolon, direttore generale di Aimpes – nel 2012 è sprofondato in una crisi che né le vendite natalizie né i saldi hanno saputo contrastare. Basti dire che, prima della crisi, in Italia veniva generato il 50% del fatturato complessivo di comparto mentre oggi questa percentuale non arriva al 40%. Oltre alla crisi ci sono due fattori che hanno contribuito a questa debacle: la contraffazione e le grandi catene low cost. Per quanto riguarda il mercato parallelo, da rilevamenti di Aimpes, risulta che ogni anno vengono vendute 50milioni di borse contraffatte. I canali ufficiali, nello

stesso periodo, vendono solo 20milioni di borse. Il che significa che basterebbe recuperare solo il 30% del sommerso per tornare in linea. Altro fenomeno disturbatore sono le grandi catene che propongono pelletteria ben fatta a prezzi molto contenuti. Purtroppo questi prodotti sono d’importazione e quindi non danno da lavorare alle nostre aziende». Per fortuna c’è l’export a risollevare le sorti del comparto. Infatti il valore dei prodotti esportati è stato di poco superiore a 2miliardi di euro, con un incremento del 25% sul 2011. A trainare la crescita i prodotti in pelle, che rappresentano il 75% dell’ export complessivo, e registrano la dinamica espansiva più vivace (+30,5%) rispetto a quelli in sintetico (+10,6%). Segmento di punta delle vendite estere del settore, le borse che hanno raggiunto un fatturato di 1,3miliardi di euro, con ritmi di crescita sostenuti quasi il 32% per quelle realizzate in pelle, oltre l’11% per quelle in sintetico. Le esportazioni in volume hanno visto un incremento più modesto (6,2%) comunque significativo di un trend espansivo, in modo particolare per borse e cartelle in pelle. Nello specifico dei mercati di destinazione, ovunque si riscontrano aumenti a due cifre, in particolare, nei nuovi mercati. Così in Cina si è registrato un +65%, a Singapore +68% negli Emirati Arabi +45%, in Russia +21% e in Ucraina +30%; con valori decisamente più bassi di acquisto ma con trend in forte ascesa, il Brasile (+187%), Singapore (+68%) e Arabia Saudita (+29%). L’appeal del lusso e dell’eccellenza made in Italy si valorizza anche nei mercati maturi, europei ed extra-europei. Francia, Germania, Regno Unito e Spagna mostrano ritmi sostenuti di crescita (rispettivamente 36%; +21%; +32% e +14%); fuori dell’Europa, Stati Uniti (+32%), Hong Kong (+45%) e in misura minore il Giappone (+15%) trainano le dinamiche positive dell’export di settore.

Per calzature e pelletteria il grande malato rimane il mercato italiano dove i consumi sono in costante calo


Mercati V

IL mErCAtO dEGLI ACCESSOrI (pErIOdO GENNAIO-AGOStO 2012)

-4,7% SETTORI Occhiali Calzature Pelletteria

EXPORT (mld euro) CONSUMI (mln euro) 1,40 352 5,1 4.495 2,2 755

il calo dei consumi di pelletteria in

+3,9% calzature nei primi 8 mesi

+81%

occhiali italiani in Cina nei

OCCHIALI: performance vincenti nei nuovi mercati

Come per la maggior parte dei comparti, anche per l’occhialeria l’ancora di salvezza è l’export. Infatti nel primo semestre del 2012 le esportazioni complessive del settore sono cresciute del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2011. Considerando i due comparti principali, le esportazioni di occhiali da sole sono aumentate del 4,2%, quelle di montature dell’8,1% e hanno raggiunto il valore totale di 1,4miliardi di euro, cifra che porta in attivo la bilancia commerciale del settore di 973milioni di euro. «Il quadro economico generale che stiamo affrontando – commenta Cirillo Marcolin, presidente Anfao e Mido - sicuramente non ci agevola, tuttavia, proprio grazie alla nostra capacità di imporci sui mercati internazionali, restiamo protagonisti e continuiamo a crescere a un discreto livello». Le esportazioni pesano per oltre l’80% nel turnover del settore e registrano buone performance nella maggior parte delle aree geografiche, con la sola eccezione dell'Europa. Nello specifico, infatti, si registra una sostanziale stabilità verso l'Europa (+0,3%); +10,7% verso l’America (Nord, Centro e Sud America); un +12,9% verso l’Asia; un +7,6% verso l'Africa e +14,3% verso l'Oceania, aree, queste ultime due, dove la quota delle esportazioni italiane dell'occhialeria è ancora poco rilevante, ma costantemente in crescita. In America è ottima la performance degli Stati Uniti, (21% del totale delle esportazioni italiane dell’occhialeria) che nei primi sei mesi dello scorso anno sono cresciuti dell’11,3% (+9,5% per le montature e +12% per gli occhiali da sole) superando quota 298milioni di euro, 30milioni di euro in più rispetto al periodo gennaio-giugno 2011. In Europa, area principale di sbocco che genera oltre il 50% del fatturato oltrefrontiera, le esportazioni italiane scontano la difficoltà dell'Eurozona, rispecchiandone l'andamento nei singoli paesi; si confermano così le sofferenze nei paesi più colpiti dalla crisi (Grecia, Spagna e Portogallo) e il trend positivo in Germania e Inghilterra. L’export dell’occhialeria italiana è molto vivace nei paesi emergenti dove continua a mettere a segno risultati positivi: +27,1% in Brasile, +12,9% negli Emirati Arabi, +19,1% in Arabia Saudita e +21,2% in Corea del Sud. Continuano a crescere anche le esportazioni in Cina (+81% nel periodo gennaio-giugno 2012) a dimostrazione di come sia ormai un importante mercato di sbocco. Se le esportazioni sono il segreto della discreta salute di cui gode l'occhialeria, il mercato interno non lascia intravedere segnali di ripresa e perde, nel primo semestre, 8 punti percentuali. «I dati di chiusura dell’anno sono in linea con l’andamento dei primi sei mesi del 2012 - afferma Marcolin - si confermano buoni i risultati per l’export con una tenuta dei mercati di riferimento e l’exploit di alcuni paesi emergenti. Nessuna buona notizia, invece, per il mercato interno, dove continua, se non addirittura si aggrava, la stagnazione. D’altronde la situazione dei consumi nel nostro Paese è particolarmente allarmante. Secondo la Banca d'Italia nel 2012 sono crollati del 4,1% e quest'anno la caduta sarà dell'1,9%. Sembra che non prima del 2014 ci si possa attendere un timido miglioramento, o per lo meno una stabilizzazione dei livelli di consumo. Il nostro settore riesce a bilanciare questo andamento interno continuando a scommettere sui mercati esteri dove l’eyewear made in Italy, frutto di una expertise secolare e di una creatività senza pari, è particolarmente apprezzato. La tendenza, di un export in crescita e di un mercato interno molto debole, molto probabilmente caratterizzerà anche il 2013». A.I.

gLi acceSSori in vetrina a MiLano

materie prime, asian pavillion è la vetrina dei produttori orientali. C’è poi un’area riservata ai produttori di lenti. per questa edizione è stato

di moschino Cheap&Chic

L'OpINIONE

Allearsi è strategico per le aziende Testo di ENRICO PANICCIÀ Presidente Giovani Imprenditori Calzaturieri (Anci)

obbiamo trovare il coraggio D di guardare lontano, puntando sempre più su una visione

internazionale del business, per crescere lì dove si è meno presenti. Vi sono ancora spazi importanti in aree quali Cina, Russia, Stati Uniti che possono rappresentare una valida alternativa a un mercato interno in costante contrazione, dove la sfiducia del consumatore è palpabile. Vivacità e attenzione costanti verso l’innovazione di prodotto, l’utilizzo di nuovi materiali, le nuove tendenze della moda, lo sviluppo del licensing e marchi propri, ma anche controllo dei prezzi e fidelizzazione della clientela, rappresentano percorsi ormai obbligati. Il made in Italy e il saper fare tipicamente italiano, ad esempio nel settore calzaturiero, possono rappresentare un vantaggio competitivo di assoluto rilievo. Lo diciamo da tempo. Ora è davvero il momento di spingere perché il made in Italy riversi tutta la sua straordinaria efficacia seduttiva. Ma ciò implica un sistema Paese in grado di sostenere l’impresa, dove siano chiari i ruoli della politica e del mondo finanziario, dove si acquisisca un vero senso delle istituzioni e un rispetto profondo delle regole, senza che ciò si trasformi in un formalismo rigido capace solo Sedurre di ingessare il già con il made delicato equilibrio tra impresa in Italy non basta. e burocrazia. L’azienda deve Ci vuole avere la capacità il sostegno di ripensarsi an- del sistema che dal punto di vista organizza- Paese tivo, assumendo sempre più una dimensione manageriale grazie, ad esempio, ad una formazione continua, al confronto ed allo scambio con Università ed enti di ricerca. A ciò si somma l’esigenza di una condivisione ampia delle responsabilità aziendali, in modo da permettere un allineamento armonico tra la strategia dettata dal management e le azioni messe in campo dai reparti operativi: il percorso produttivo, la mission, il successo dell’impresa devono essere vissuti come propri ad ogni livello, perché è il lavoro di tutti a rendere possibile un buon risultato. Anche il tema delle alleanze può divenire strategico per le imprese del comparto calzaturiero italiano che si misurano all’estero, mediamente, con concorrenti più grandi che riescono a fare economie di scala con significativi vantaggi competitivi. Ma, soprattutto, è necessario avviare, attraverso la revisione del cuneo fiscale, un alleggerimento del costo del lavoro e la liberazione di risorse per restituire una effettiva capacità di spesa alle famiglie italiane.


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Trend VI

BOLD CHIC PREVIEW A/I 2013-2014

A cura di MARCO MAGALINI

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L

asciate per un attimo da parte le avventure fiabesche di principesse issate su décolleté in cristallo, o l'immaginario collettivo che consacra come sempre-vera la regola aurea di costume che impone caviglie piccole e in bella vista. Uno dei trend per il prossimo autunno/ inverno 2013-2014 comanda delle calzature più massicce e strutturate. Che siano tronchetti, francesine o ankle boots: l'importante è giocare con volumi bold. Sì, proprio così. In un momento in

cui il rigore e la sobrietà del costume impera, occorre dare movimento e tridimensionalità all'outfit con calzature importanti. I colori? Principalmente hanno la meglio le cromie scure e sobrie, come il nero, il grigio topo o un fumo di Londra. Non mancano però dettagli cromati oro o argento, total block gold metallizzato o rosso. I materiali sono lisci, ma preziosi e ultra confortevoli. L'importante è non essere timidi e qualunquisti.

1. BELSTAFF 2. LoriBLu 3. Jimmy Choo 4. GiuLiA GoBBi 5. CASAdEi

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Preview a/i 2013-2014

rigore aureo

GEOmEtrIE, FOrmE StrutturAtE E ArCHItEtturE SOLIdE pEr LE bOrSE. A cura di MARCO MAGALINI

gIAncARlo PEtRIglIA

guccI

importanza è rivolta anche alle clutch. sia che la forma rimandi al tradi dIAnE Von fuRstEnbERg

VAlExtRA

PAulA cAdEmARtoRI


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Trend VII

IL GIOIELLO torna protagonista della moda VIcEnzAoRo

%

GLI ACCESSOrI pEr ImpOrSI ALL’AttENzIONE dEI buyEr HANNO bISOGNO dI uNA mANIFEStAzIONE CHE SI EVOLVE CON IL SEttOrE E CON LE ESIGENzE dEL mErCAtO. VICENzAOrO SI è rINNOVAtA A 360° pEr rILANCIArE IL ruOLO dEL GIOIELLO A LIVELLO INtErNAzIONALE. COmE SpIEGA rObErtO dItrI, prESIdENtE dI FIErA dI VICENzA. Come risponde Fiera Vicenza alle esigenze delle aziende della gioielleria? Oggi è strategico leggere e governare i nuovi fenomeni con approcci innovativi. Tre anni fa, quando sono stato nominato Presidente di Fiera di Vicenza, ha preso avvio un processo di rivisitazione a 360° di VicenzaOro, con l’obiettivo di rafforzare la sua leadership e autorevolezza. E’ una vera e propria new vision per trasformare la manifestazione in Business Hub Internazionale punto di riferimento per produttori e buyer di cinque Continenti. Il Piano strategico FDV 2011/2015 e il suo aggiornamento nella prospettiva del 2017 si sviluppa in 4 pilastri sui quali si fondano progettualità, azioni, interventi e relativi investimenti che coinvolgeranno l’infrastruttura e la struttura. I nuovi spazi e dotazioni ci danno l’opportunità di aggiornare i format espositivi per allinearli alle attese della domanda internazionale. Dal 2014 sarà operativo il nuovo concept The Boutique Show, declinato in nuove infrastrutture, nuovi servizi e nuovi modelli di esposizione pensati per implementare il valore dell’offerta e soddisfare i bisogni di buyer e retailer. La riorganizzazione degli spazi espositivi prevede la creazione di nuove community di espositori organizzate in gruppi omogenei. Il layout espositivo sarà composto da sei distretti principali: Icon, Creation e Look per la gioielleria; Essence per le gemme e i componenti preziosi; Expression per il packaging e il visual merchandising; Evolution per la tecnologia applicata alla lavorazione dei metalli preziosi. A collegare questi distretti saranno i cosiddetti “buying trails” o “sentieri d’acquisto”, “direzioni” di gusto e stile che Trendvision Jewellery + Forecasting elaborerà. Gli espositori potranno così essere individuati più efficacemente dai buyer e dai retailer in nome di un matching tra domanda e offerta più efficiente e ottimizzato. Il tutto supportato da una comunicazione web 2.0: ogni visitatore potrà crearsi il proprio programma di business personalizzato tenendo conto dei gusti, delle esigenze e dei trend del proprio mercato di riferimento. Fiera di Vicenza si è dotata di un modello operativo, di professionalità e degli skill necessari per

supportare le aziende partner con servizi dedicati e altamente qualificati. Diventare l’interfaccia tra le aziende e il mondo e l’internazionalizzazione è il cardine della nostra strategia. VicenzaOro oggi si declina in tre eventi in house a Vicenza, un format itinerante dedicato all’alto di gamma, VicenzaOro About J, e in tre presenze di grande impatto e rilevanza del format VicenzaOro Italian Club nei più importanti Saloni internazionali di gioielleria di Stati Uniti, India, Medio Oriente. La piattaforma esportabile Trendvision dedicata al forecasting sui macro trend di prodotto e mercato viaggia nel mondo e nel mese di marzo approderà alla Hong Kong International Jewellery Fair protagonista assoluta della Trend Area dedicata al Made in Italy. Altrettanto avviene per il progetto T-GOLD International che nel 2013 farà tappa in Brasile, in India e Dubai. Quali sono i nuovi mercati di sbocco per la gioielleria italiana? Il made in Italy della gioielleria tradizionalmente si è rivolto ai paesi europei come primo sbocco per le sue relazioni commerciali. Oggi però il 57% della domanda totale mondiale di oro per gioielleria viene da India e Cina. Brasile, Russia e Medio Oriente sono altrettanto importanti mercati di riferimento per il made in Italy non solo della gioielleria, ma in generale dei luxury goods. La vera sfida è intercettare questi nuovi mercati. Il baricentro dell’economia mondiale si sposta ed è fondamentale che le aziende italiane si rivolgano ai paesi dove la domanda dei consumatori è più dinamica grazie all’affermarsi di una classe ricca sempre più numerosa e con potere d’acquisto in crescita. I paesi-obiettivo? Nel 2013 saremo ad Hong Kong, in Brasile, in India. Dopo il grande successo della prima, Fiera di Vicenza tornerà per la seconda volta a Dubai (secondo mercato in valore per la gioielleria italiana) in partnership con il Dubai World Trade Center quale rappresentante in esclusiva per l’Europa. Fiera di Vicenza parteciperà alla ‘Dubai International Jewellery Week’ con il meglio del made in Italy e del made in Europe della gioielleria e delle tecnologie collegate, con i nostri format VicenzaOro Italian Club, VicenzaOro European Club e T-Gold International. Si sta inoltre rafforzando la nostra presenza negli Stati Uniti, dove da diversi anni siamo partner di Reed Exhibitions, tra le più importanti organizzazioni fieristiche del mondo, a cui fanno capo il JCK Show di Las Vegas e altri prestigiosi appuntamenti. Ad agosto 2013 è in calendario la première all’India International Jewellery Show di Mumbai, frutto della partnership con il Gems and Jewellery Export Promotion Council (GJEPC).

RobERto dItRI

trend

a PeSo d'oro

dALL'EdIzIONE WINtEr dI VICENzAOrO EmErGE uN SEttOrE INtrISO dI CONtEmpOrANEItà. A cura di MARCO MAGALINI

l’osservatorio permanente sulle ten

old and new, oriente ed occidente; vi novativo e sperimentale che risponde stRoIlI oRo

dAmIAnI

stEfAn HAfnER

mIsIs

RobERto coIn


Ideazione VIII

STORIE di dettagli e contaminazioni l’attenzione alle lavorazioni molto curate. Testo di VIRGINIA SIMONI

L'OpINIONE

Il made in Italy taglia in due il mercato degli accessori Di FELIZIANO MARCUCCI Fondatore di Effe Emme Studio

l mondo degli accessori è il setIgiore, tore che vive il fermento magpassando con disinvoltura

IlARIAmAI

gEdEbE

La collezione di borse Comme l'Oiseau nasce a Milano nel 2010. Il nome è ispirato da un verso di Paul Valéry “Il faut etre léger Comme l'Oiseau, et non comme la plume”. La funzionalità e l’alto grado di personalizzazione concedono a Comme l’Oiseau un allungamento del suo ciclo di vita. Il design di queste borse infatti permette di rinnovarne lo stile creando accostamenti materici e cromatici personalissimi e sempre nuovi, semplicemente cambiando la parte interna in tessuto. I prodotti sono realizzati artigianalmente a Milano, utilizzando esclusivamente pelle toscana conciata al vegetale e pregiati tessuti italiani.

La collezione nasce nell'aprile 2010, creata da Giuseppe Della Badia, 28 anni, di origini partenopee. Una laurea in legge nel cassetto, una forte passione per la moda nel cuore e decide dopo un’esperienza nella haute couture di creare una propria collezione: coniuga così la sua abilità e creatività decorative con l'artigianalità e la tradizione dei pellettieri italiani. Nascono così oggetti unici: alte polsiere in pelle ricamate a mano con pietre e cristalli, arricchite da borchie e strette da fiocchi in seta. Un mix inedito e sofisticato che dà vita ad un maxi gioiello "riccamente" minimal. Il brand è distribuito da Massimo Bonini Showroom di Milano.

fRAncEsco bAllEstRAzzI Il designer nasce a Carpi (Modena) nel 1982, dopo il diploma artistico si trasferisce a Milano dove consegue la laurea in pittura presso l’Accademia di Brera. Ballerino di formazione contemporanea, porta avanti anche la carriera teatrale. Costretto a interromperla, fa della sua passione per la moda il mezzo per esprimere tutta la sua creatività. Vere e proprie opere d’arte più che cappelli, quelle di Francesco Balestrazzi, che si cimenta in tecniche di lavorazione sempre nuove apprese nel corso degli anni in diversi ambiti artistici, permettendogli così di portare la confezione di ogni pezzo ad un nuovo livello creativo. Utilizza tecniche scultoree per creare strutture che riproducono sagome di animali, assembla oggetti trovati nei mercatini per far rivivere forme di altri tempi, modellando materiali come il ferro che, attraverso le sue lavorazioni, trovano una nuova poesia, diventando elaborati copricapi. Elmi di ispirazione antica vengono stravolti con la lavorazione in pelle, oggetti d’uso comune o elementi di vita quotidiana trovano una nuova estetica in impensabili abbinamenti che riescono sempre a sorprendere.

HAPtER

l’f unIsEx sHoEs

Un occhiale nuovo, che trae ispirazione da un vecchio modello militare da ghiacciaio in dotazione nella Seconda Guerra Mondiale e ritrovato nel 2009 sulle Dolomiti. Dopo tre anni di ricerca, legando sapienza artigianale e alta tecnologia, è nata la linea Hapter, una gamma di occhiali sobria ed essenziale che rende omaggio al ritrovamento. Con armonie cromatiche suggerite dai colori della natura, la collezione si contraddistingue per la sua espressività tattile ottenuta per merito della fusione tra acciaio medicale e tessuti di alta gamma Parcour prodotti dal Lanificio F.lli Cerruti, ispirati agli archivi militari dell’Esercito Italiano degli anni 1920 e 1940.

Dall’amore di una coppia impegnata sia nella vita che nel lavoro, nel 2010 sono nate in un piccolo paese piemontese, le L’F , dall’acronimo dei nomi dei due designer innamorati Licia e Francio. Una linea di scarpe che non si prende mai troppo sul serio, anche se non scherza sull’alta qualità della produzione Made in Italy al 100%. I colori e i materiali utilizzati sono i più vari: dai tessuti, alle pelli ingrassate, laminate, al suede ottenendo mix naturali in contrasto con borchie e ganci da montagna. Così suole tecniche come Vibram e Ilga si mixano con classici cuoio con micro.

dal prodotto economico-divertente all’oggetto griffato d’immagine con o senza logo evidente. In questo settore fioriscono idee nuove grazie ad artigiani dalle mani sapienti, giovani stilisti e grandi brand che riescono a conquistare spazi e nicchie di mercato con performance a livello di volumi molto diversi da quelli dell’abbigliamento. Infatti anche le vetrine più prestigiose di negozi sia Il settore monomarca è vario e sia multimarcompetitivo, ca dedicano sempre più ma volubile e spazio alle diviso fra calzature e alla griffe a prezzi pelletteria. I aggressivi clienti dele prodotti le showroom di ricerca. sono tentati e curiosi di inserire nuovi articoli anche di aziende poco conosciute; l’ importante è avere personalità, essere divertenti, offrire un buon rapporto qualità/ prezzo, e un forte contenuto creativo nelle forme, nei colori, nel mood che rimanda a vecchi mondi rivisitati come la dolce vita o le feste nelle nostalgiche località di villeggiatura sulle coste francesi. In questi ultimi periodi si assiste a un grande interesse e fermento per i brand americani che trasmettono una forte carica emotiva a prezzi decisamente competitivi. D’altro lato, le grandi griffe francesi spopolano nell’alto di gamma, ma non dimentichiamo che la produzione è made in Italy. Il mercato è diviso fra “specialisti” e “abbigliamentisti”, fra griffe a prezzi aggressivi e prodotti di ricerca. Il made in Italy taglia in due il mercato come una lama tra i cultori della produzione nostrana attenti alla qualità/prezzo e all’investimento mirato nel tempo, e i cultori della moda mordi e fuggi, senza attenzione al “made in”. Sicuramente quello dell’accessorio è un mercato vario, interessante e competitivo, volubile come le stagioni, che non sono più regolate dai cambiamenti climatici. Un mercato che può offrire importanti opportunità alle aziende che sapranno dare contenuti e valori a un cliente finale che cerca nell’accessorio una gratificazione e la possibilità di rafforzare il proprio look.


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


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Produzione XI

lucIAno PAdoVAn

Qualità sotto controllo i punti di forza sono quelli tipici di una azienda che produce tutto in italia, nel proprio

Alcune fasi della lavorazione delle calzature in azienda

U

n marchio giovane - nasce nel 1997 inizialmente prodotto in licenza dal calzaturificio ElleBi e poi direttamente con la costituzione nel 2001 della Luciano Padovan Srl che incorpora l’azienda – che si fa conoscere subito negli Usa. Il successo del mercato americano traina lo sviluppo del canale retail con l’apertura dal 2006 al 2009 di 6 punti vendita in franchising (due a Dubai, Sofia, Kaliningrad e due a Roma), oltre a quello di proprietà a Milano. Dopo un passaggio al Gruppo Light Force (fra i marchi anche Twin Set), nel 2012 la società viene acquisita dal Fondo DGPA Capital che avvia un piano di riorganizzazione aziendale. Per incrementare il fatturato e rilanciare il marchio a partire dalla collezione p/e 2013 è stata avviata una collaborazione con un nuovo stilista e sono stati aperti due nuovi punti vendita in franchising a Stoccolma e Riyhad. I punti di forza sono quelli tipici di una azienda che produce tutto in Italia: lo stile, lo sviluppo prodotto, i campionari e parte della produzione avvengono nell’azienda di Parabiago (circa 20.000 paia all’anno), il resto della produzione in laboratori selezionati. Come spiega Roberta Benaglia, presidente di Luciano Padovan.

Come si può conciliare oggi una produzione industriale con la necessità del mercato di un prodotto semi artigianale? Intanto vorrei ricordare con orgoglio che la nostra produzione, e tutto l’indotto coinvolto, è interamente italiano; abbiamo una fabbrica di medie dimensioni che utilizziamo sia per la realizzazione di prototipia e campionari, sia per buona parte della produzione interna, controllata e disciplinata da standard qualitativi elevatissimi. Fanno parte del nostro indotto anche partner con piccoli laboratori artigianali dislocati nel distretto di Parabiago dove l'azienda opera e nelle Marche. La prototipia interna ci consente di essere sempre all'avanguardia in termini di ricerca sul prodotto, nuovi materiali e strutture. Ma anche grazie a un indotto italiano così specializzato e variegato, oggi riusciamo a fare qualunque tipo di lavorazione garantendo sempre elevati standard qualitativi. I nostri responsabili di qualità sono coinvolti in tutte le fasi della lavorazione (non ci limitiamo solo a controllare il pro-

dotto finito e inscatolato) ma il processo di qualità totale prevede un accurato controllo di ogni singola fase (controllo delle pelli all’arrivo, controllo della fase di taglio e cucitura delle tomaie, montaggio e finitura). Quali sono i prodotti che contraddistinguono il marchio Luciano Padovan? Produciamo l’intera gamma di calzature donna, dalle classiche décolleté sia a punta che tonde e in differenti altezze di tacco, alle spuntate con e senza plateau, sandali con plateau interno ed esterno, stivali, tronchetti, ballerine. Certamente la décolleté sfilata a punta tacco 100 (liscia o arricchita da accessori) è ormai da almeno 15 anni il vero marchio di fabbrica dell'a-

zienda. Le nostre clienti ancora si stupiscono, sarà dopo avere ceduto alla tentazione di qualche marchio francese, di come scarpe sexy come le nostre possano essere anche cosi comode. Quali sono le fasi della lavorazione con maggior valore aggiunto? E' proprio qui la difficoltà di un prodotto come la scarpa; anche il modello più basico è fatto da almeno 20 componenti e ogni fase è fondamentale non solo per la buona riuscita estetica del prodotto ma per la sua durata nel tempo. Una scarpa ben fatta non è solo bella a prima vista ma deve essere comoda e non si deve sformare. Qualità dei materiali e delle cuciture, tempo di messa in forma, utilizzo di contrafforti e rinforzi, sono tutti elementi ma-

gari non subito percettibili dal consumatore finale ma che ti lasciano la scarpa "ancora bella" dopo un po' di volte che la usi. E' proprio necessario oggi, in un mercato globale, produrre internamente (all'azienda e al paese) o si può essere garanti del marchio anche delocalizzando? Come già accennato, noi crediamo fortemente che la Padovan debba restare un prodotto italiano, siamo fortemente convinti che l’Italia sia il miglior paese al mondo per realizzare le più belle calzature da donna. Ed evidentemente ne sono convinti anche tanti marchi francesi e americani che proprio in Italia realizzano gran parte delle loro produzioni. Il valore aggiunto dell'Italia è per fortuna ancora dato dal personale altamente qualificato, difficile (se non impossibile) trovare pari cultura del prodotto in altri paesi del mondo. Come nasce una collezione di calzature? Riteniamo importante partire dalle analisi dei sell-in e sellout della stagione in oggetto e dei nostri clienti, studiamo le linee che hanno “performato” meglio e i best seller (e i worst) per paese in collaborazione con la nostra forza vendite che, essendo sul campo quotidianamente e in diretto contatto con la clientela, riesce a darci informazioni importanti sia sul gradimento dei modelli sia sulle calzate e comodità delle nuove strutture. Quindi elaboriamo le nostre prime strategie individuando le forme e i modelli continuativi che riteniamo riproponibili, e l'ufficio stile si attiva in contemporanea nello sviluppo delle forme e delle strutture nuove (tacchi, zeppe, plateau etc). Inizia quindi la fase di disegno dei modelli nuovi declinati per forma e struttura. In contemporanea visioniamo e selezioniamo i materiali e le cartelle colori che le concerie ci preparano (spesso in esclusiva su indicazioni dell’ufficio stile). La nostra immagine è ben precisa e non ci piace disattendere le aspettative della nostra clientela stravolgendo le collezioni da stagione a stagione, crediamo che il nostro stile sia ben identificato ed atteso e ci piace “solfeggiare” con delicati e piccoli dettagli identificativi che mutano lievemente di volta in volta.


Zoom XII

A Vigevano nasce il Polo tecnico Casadei corre professionale calzaturiero sul web

È stata ufficializzata dall’Anci la realizzazione del Polo Tecnico Professionale calzaturiero a Vigevano che avrà la missione di diffondere a livello internazionale la cultura scientifica, tecnica ed economica e l'innovazione metodologica e organizzativa, promuovendo e sostenendo la ricerca applicata nel settore. Partner del Progetto, il cui costo è valutato in circa 7 milioni di euro, sono il Comune di Vigeva-

no e la Fondazione di Piacenza e Vigevano. L’iniziativa, che contribuisce al rilancio della città e del territorio, ha anche una valenza nazionale ed europea e, grazie alla sua unicità, ha tutte le carte in regola per diventare un centro aggregativo per il settore calzaturiero sia nazionale sia internazionale. La location del Polo è nell’edificio storico dell’ex Macello di Vigevano.

Lotto Sport Italia sigla una partnership nel mercato polacco

Lotto Sport Italia ha siglato un nuovo accordo di partnership con la società polacca Marketing Investment Group Sp. z.o.o. S.K.A. della durata di cinque anni - dal 2013 al 2017 - e relativo alla produzione e distribuzione di tutte le collezioni Lotto Sport, sia performance che tempo libero, includendo abbigliamento, calzature e accessori. Marketing Investment Group (MIG) è uno dei principali retailer polacchi di

calzature ed abbigliamento sportswear: l’azienda ha sede a Cracovia, in un headquarter di oltre 1500 mq, e conta più di 855 dipendenti e 150 negozi sparsi sul territorio nazionale. MIG gestisce tre diverse insegne, ognuna delle quali specializzata in un particolare segmento di mercato: Sizeer per lo sport lifestyle, Symbiosis per il fashion e lo smart casual e 50 style per gli outlet sportivi multimarca.

Il brand lancia la sua boutique online Casadei. com. Il sito è stato sviluppato da Cesare Casadei, direttore creativo, in collaborazione con The Level Group, che fornisce servizi end-to-end di e-commerce. La boutique online andrà in rete il 7 Febbraio con la collezione Primavera/Estate 2013 e venderà le collezioni di calzature e borse.

Nuovo concept store Morellato

E’ stato inaugurato il giorno di San Valentino il nuovo concept store Morellato di Milano con un format elegante e comtemporaneo. Ispirazioni veneziane per questo inedito negozio Morellato , marchio nato nella città lagunare nel 1930. La ricercata texture delle pareti richiama la storica facciata di Palazzo Ducale a Venezia resa attuale dall’ utilizzo di materiali e finiture: il particolare gioco

Candice Cooper, anima tedesca e manifattura italiana

Loriblu si dedica all’uomo

E’ stata presentata a Pitti la collezione maschile di Loriblu, frutto del lavoro di un team interno all’azienda, dedicato esclusivamente alle calzature per l’uomo. Un giusto mix fra eleganza, creatività e tecnologia. Infatti ogni suola è unica e il particolare design del fondo è un brevetto internazionale, che nasce da un progetto innovativo con cuciture inserite nella gomma, con caratteristiche “antigrip e antishock” per una perfetta azione antiscivolo e assorbimento d’energia nel movimento. Pellami pregiati a concia naturale all’anilina, accessori particolari studiati pezzo per pezzo, cuciture e lavorazioni uniche conferiscono ai modelli un look all’avanguardia. Le collezioni Loriblu Uomo sono in vendita nei 15 negozi monomarca, nelle migliori boutique in Italia e nel mondo, e nello shop on line www.loriblu.com. L’azienda, che è in costante crescita, è passata dai 16 milioni di euro del 2007 agli oltre 43 del 2012.

Furla alla conquista della Cina

Furla aprirà oltre cento boutique in più di quaranta città della Grande Cina nei prossimi quattro anni. Per raggiungere questo obiettivo l’azienda ha scelto come partner il gruppo di Victor e William Fung, stringendo una joint venture con il suo ramo di private investment Fung Capital Asia. Nell’ambito di questa strategia di espansione, ad agosto dello scorso anno Furla ha aperto a Hong Kong il suo primo retail concept e ottenuto il recupero dei diritti di distribuzione sul territorio cinese precedentemente concessi a partner locali. Da febbraio 2013 l’azienda gestirà direttamente la distribuzione in Cina, a Macao e Hong Kong per mezzo della joint venture con Fung Group, nella quale Furla è socio di maggioranza. Nel 2012 l’azienda ha generato il 76% del proprio fatturato sui mercati internazionali, con una crescita esponenziale nella regione asiatica. Nel 2012 Furla ha fatturato € 212 milioni con un incremento del 18% rispetto al 2011. I dati indicano anche un trend positivo nella profittabilità, pari a +28% del margine operativo dell’azienda. Nel 2012 l’Ebitda ha raggiunto il 15% (pari a € 32 milioni) a fronte del 14% dello scorso anno. Il 76% del fatturato proviene dall’estero, il resto dal mercato interno. Altro fondamentale asset di sviluppo è il travel retail, che ha registrato un incremento di fatturato del 93% rispetto all’anno precedente. Oggi Furla è presente attraverso questo canale con la speciale collezione unisex Business Travel in 35 paesi, con un totale di 120 doors nei principali scali aeroportuali.

Safilo rinnova la licenza con Banana RepublicEyewear Safilo Group e Banana Republic hanno rinnovato fino al 31 gennaio 2019 l’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni di montature da vista e occhiali da sole. L’accordo pluriennale conferma e rafforza una partnership iniziata con Banana Republic nel 2007, e dà un ulteriore impulso allo sviluppo e alla distribuzione di uno dei marchi più rappresentativi nell’ambito del design sofisticato a prezzi accessibili.

Il brand nato a Berlino nel 2006 con l’inconfodibile Sneaker Retrò, che si ispira alle prime scarpe sportive viste nel 1860, in solo quattro anni ha raggiunto una distribuzione in oltre 1000 punti vendita in Europa, Oriente e Stati Uniti. La classica suola di gomma di una volta è sostituita da un raffinato bordino in pelle rialzato e una soletta particolaare ed elegante. Il risultato è una sneaker grintosa ed elegante, con una vestibilità molto confortevole. Un design individuale, i pellami morbidi e tinti a mano e l’infinita gamma di colori creativi hanno saputo attirare e far

innamorare anche le “non amanti” dello stile sportivo. Suole comode e zeppe flessibili , solette interne ergonomiche con carbone attivo, un mix di materiali di alta qualità che donano respiro alla pelle e garantiscono un’ottima vestibilità. La Candice Cooper opera nel pieno rispetto ecologico. Le collezioni, la linea donna Candice Cooper, la linea Uomo Alex Cooper, la linea Cooper Kids e la linea Cachemere vengono realizzate e prodotte esclusivamente in Toscana, per un Made in Italy nel pieno rispetto delle norme europee vigenti per gli standard di qualità.

D1 Milano, una limited edition per tutti

Un esempio di giovane imprenditoria italiana, quella che ha creato D1, (The One) un nuovo prodotto che gli amanti dell’orologeria gradiranno sicuramente. Quattro giovani tra i 20 e 30 anni che a Milano hanno deciso di ideare un nuovo modello di orologio realizzato con materiali di alta qualità e tecnologia svizzera, reinterpretando i dettagli più sofisticati dei marchi e delle aziende cult del settore, così come l’utilizzo di lavorazioni speciali tipiche dei prodotti di nicchia. Dal trattamento in PVD delle parti in metallo dell’orologio (come la chiusura del bracciale e la corona), all’utilizzo delle lancette in “Super Swiss Luminova”, il migliore materiale in commercio. Un modello e due versioni, una camouflage e l’altra nera in policarbonato, una produzione di 1000 pezzi in totale, tutti numerati, con un prezzo inferiore ai 200 euro per poter offrire una limited edition a prezzi molto accessibili.

Gli accessori a Las Vegas

Il mercato americano, nonostante i venti di crisi, rappresenta ancora uno dei bacini economici di maggiore interesse per il prodotto italiano, soprattutto l’accessorio. Nei mesi da gennaio a settembre 2012, il totale delle esportazioni di calzature made-inItaly negli Stati Uniti ha raggiunto la soglia di 9.227.000 paia, per un valore complessivo di quasi di 555 milioni di euro, il 7,5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli Stati Uniti si confermano, così, il terzo mercato in valore e salgono al quarto in volume nella graduatoria dei Paesi di destinazione 2012. Alle luce di queste performance, l’Anci ha organizzato una collettiva di 22 aziende di calzature alla fiera FN Platform di Las Vegas dal 19 al 22 febbraio. Si tratta di una manifestazione che accoglie 600 espositori con oltre 1.600 marchi, rappresentando un momento importante per il retail nord americano.


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Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


Mercati FASHION CHI LEGGE

Mischiare è la regola

mi piace abbinare capi e accessori costosi a pezzi low cost. ma come resistere a una borsa vintage che racconta la sua storia? Così autentica e vissuta. di PAOLA BARALE illustrazione DIEGO SOPRANA

N

on sono un tipo da shopping. Quando compro mi piace essere seguita e coccolata, quindi preferisco evitare i grandi shopping mall, anche perché mi perdo. Devo però ammettere che la soluzione per avere un look attuale e sempre cool può essere quella di andare con regolarità nelle mecche del fast fashion a saccheggiare accessori e abiti all’ultima tendenza. Basta infatti un accessorio o anche un solo capo, comprato nel department store giusto e da abbinare a pezzi molto più costosi e di alta moda, per trasformare il proprio look e renderlo più personale. Ecco perchè mi piace mischiare brand costosi con altri più accessibile. Non mi è mai capitato di vestire dalla testa ai piedi unicamente con capi comprati in un solo negozio. La scelta oggi è enorme e con un

po’ di pazienza, fiuto e voglia di fare ricerca, un mix fondamentale per ogni fashion addict, si riesce ad“aggiudicarsi” cose interessanti “spulciando” tra gli espositori del negozio. Chi viaggia molto come me ed è sempre in giro per il mondo, fare acquisti low cost a volte permette di poter partire persino senza valigia, fugando il timore di portarsi dietro vestiti, borse e scarpe non adatti alla meta – mi riferisco alle condizioni climatiche – ma comprandoli sul posto in questi department store, senza paura di rovinarli. E poi, diciamoci la verità, quanto sono cool certi capi e accessori, firmati dai “big della moda” e venduti a prezzi accessibili da H&M, ad esempio: da Lanvin a Versace, da Jimmy Choo a Anna dello Russo fino a Martin Margiela, ogni volta è una piacevole sorpresa.

Un modo di uscire dall’anonimato di prodotti fatti in serie, regalandosi un pezzetto di griffe. Una grande trovata, una vera e propria svolta alla portata di tutti i portafogli. Divertirsi con l’abbigliamento e le tendenze spendendo poco, assecondando quindi le possibilità e le disponibilità di tutti. Io sono anche una habituè dello shopping vintage all’estero, che ho sempre privilegiato agli acquisti di tendenza in Italia; mi piacciono molto alcuni capi o accessori di grandi brand come la borsa di Louis Vuitton, che ho ormai da più di dieci anni, e che preferisco portare invecchiata com’è, piuttosto che comprarne una nuova, come se la sua storia le infondesse molto più valore. Gli accessori vintage hanno un’anima, un sapore di autenticità, un’ allure vissuta che li rendono unici.


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Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

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Focus 29

BraSile P

opolazione giovane e multietnica, Pil in crescita (dal +2,5% del 2012 al previsto +4,5% del 2013) e voglia di griffe, questa la cartolina del Brasile che tanto attrae le aziende italiane e non solo. «La moda in Brasile c’è sempre stata – spiega Monica Mendes, presidente della società brasiliana di Monica Mendes Communication - ma il paese si è aperto al lusso straniero solo vent’anni fa. Le brasiliane amano fare shopping, sono innamorate delle griffe e della moda. Le occasioni mondane non mancano e, nonostante gli alti dazi, non si fanno problemi a spendere. A patto però di trovare qualità e cura nel servizio al cliente. Che in Brasile significa allettarlo, accompagnarlo nella shopping experience e dimostrare di conoscere tutti i suoi gusti». Il primo ad aprire le frontiere ai brand luxury fu Daslu, il multibrand simbolo di San Paolo, poi circa due anni fa le aziende straniere hanno cominciato a entrare direttamente nel paese realizzando una rete di negozi soprattutto a San Paolo (dove a oggi è ubicato l’80% dei monomarca) e Rio de Janeiro. «Oggi – dice Mauro Ponzé, capo del consorzio Coletivo Frescobol - il valore del Brasile si esprime in 32miliardi di euro di consumi di abbigliamento nel 2012 e le stime sul futuro del mercato sono importanti. Infatti il 30% dell’abbigliamento è venduto in sole 27 città, oltre il 50% della popolazione è di età compresa tra gli 11 e i 44 anni (età media di 28 anni) e tutto questo è concentrato per il 70% a San Paolo e per il 25% a Rio de Janeiro. Senza dimenticare che la coppa del mondo di calcio del 2014 e le Olimpiadi di Rio del 2016 potrebbero facilmente accelerare la crescita». Il trend di migrazione fra classi ha portato anche a un nuovo modo di concepire i mall del lusso. Così nei principali spazi delle più grandi città carioca quali San Paolo, Rio, Porto Alegre, Belo Orizonte, Curiciba e così via, si ha una commistione di brand del lusso con marchi di medio livello e con catene della grande distribuzione. «Per intercettare questi nuovi consumatori – spiega Enrico Cietta, senior partner di Diomedea – che non hanno la possibilità di comprare beni di lusso, i negozi, anche quelli dei brand più importanti, offrono la formula dell’acquisto a rate. Questo ha impresso una forte accelerazione dei consumi ma anche aumentato l’indebitamento personale. Per dare un’idea cito il caso di Renner. La cate-

na (ha poco meno di 190 punti vendita in tutto il Brasile ndr) ha emesso una propria carta di credito e, a oggi, ne circolano oltre un milione». Nonostante i grandi magazzini di lusso viaggino a ritmi velocissimi come confermano i dati di Abrasce (associazione brasiliana shopping center) che vedono un comparto in crescita, nel 2012, del 12%, si sta assistendo a una riscoperta delle vie dello shopping che avevano subito un brusco arresto quando, a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 si era intensificata la violenza cittadina. Oltre alle storiche Rua Oscar Freire a San Paolo o alla zona di Ipanema a Rio, si stanno affacciando nuovi quartieri che uniscono atelier di artisti, centri residenziali e negozi. Esempi possono essere Lapa e il distretto di Saara a Rio de Janeiro.

iL BUsiNess viaggia sU iNterNet

TANTA VOGLIA DI GRIFFE

In brasile sta cambiando il modo di fare shopping. così dopo i mall e le “ruas de compras” ecco salire alla ribalta l’e-commerce. e per intercettare i nuovi consumatori meno abbienti, i negozi offrono l’acquisto a rate.

Economia

UN Paese Che Corre veLoCe

Nel prossimo quinquennio gli ultramilionari cresceranno fra il 15 e il 20%. Pag. 30

di ALESSANDRA IANNELLO illustrazione DIEGO SOPRANA

Export

made iN BraziL

Il Paese vanta imprese d’eccellenza nel settore calzaturiero e dell’abbigliamento. Pag. 31

Ostacoli

dazi troPPo aLti

Fra tasse, burocrazia e mark up un capo importato costa il 400% in più. Pag. 32

Un fenomeno in crescita è l’acquisto via Internet. In Brasile si sta verificando un vero e proprio boom nella navigazione on line. Infatti, secondo il rapporto rilasciato dall'Ibope Net Rating (agenzia di ricerche di mercato dell'America Latina) in Brasile nel 2011 erano on line 79,9milioni di persone con un incremento dell'8% rispetto all'anno precedente mentre nel 2012 hanno sfiorato i 100milioni. Con questi numeri il paese verdeoro si piazza al sesto posto nella classifica mondiale del numero di connessioni. Sempre secondo l'analisi, l'aumento del numero di collegamenti a Internet è da attribuire alla compagnia telefonica Claro, che sta sviluppando una capillare rete in tutto il territorio. A oggi oltre 44milioni di utenti accedono regolarmente a Internet con una frequenza importante. Infatti il 38% di queste persone si accosta al web quotidianamente, il 10% da quattro a sei volte alla settimana, il 21% da due a tre volte e il 18% una volta. Complessivamente l'87% degli utenti brasiliani entra in Internet settimanalmente. Ancora più interessanti i dati relativi al commercio elettronico, gli utenti brasiliani hanno speso nel 2008 8,2miliardi di real (circa 3miliardi di euro) diventati l’anno seguente, nonostante la crisi, 10,6miliardi (quasi 3,9miliardi di euro), 14,8 miliardi (1/3 di tutte le vendite al dettaglio del Brasile) nel 2010, per raggiungere i 18,7miliardi (poco meno di 6,9miliardi di euro) nel 2011.

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La BeLLezza iN PoLe PositioN Negli investimenti sui magazine al primo posto le aziende della cosmesi: Pag. 33


Focus

BRASILE

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l'oPInIone

Investire in Brasile aprendo filiali

Testo di FABRIZIO BROGGINI fondatore e managing director di Broggini

egli ultimi anni gli investitori N stranieri hanno successo in Brasile investendo in filiali locali con-

trollate al 100% senza la presenza di un partner locale di maggioranza. Le dispute legali sono abbastanza comuni nel mercato del lusso con conseguenze economiche e legali. E’ quindi fondamentale per gli investitori stranieri proteggersi e registrare i propri marchi e loghi presso l’INPI, l’unica autorità legale pubblica in Brasile creata per questo scopo. La filiale locale può essere aperta con un minimo di due azionisti stranieri, senza un capitale minimo. Tre sono i requisiti legali basilari per costituire una entità legale: un domicilio legale, un avvocato locale e un amministratore locale formalmente incaricato di seguire l’attività della società brasiliana. I fattori principali che rendono favorevole lo scenario per gli investitori stranieri sono i vantaggi assicurati da alcuni governi dei vari Stati alle trading company. Facendo transazioni internazionali insieme a quelle società, i marchi internazionali con filiali in Brasile possono ottenere profitti superiori rispetto all’agire da soli. E’ importante sottolineare che le filiali hanno la necessità di un permesso di importazione chiamato “codigo radar”, anche quando sono supportate da una trading company, al fine di rendere possibile l’import. Nonostante ciò, questo “radar” deve essere legato a quello della trading company, in modo da poter fornire i servizi doganali. I vantaggi di agire in associazione con le trading company risiede nel fatto che i loro teams specializzati si assumono la Per gli responsabilidi seguire investitori la tà l’intero proprotezione del cesso e, in più, aziende marchio e la quelle sono esentate registrazione dal pagare la all’INPI sono tassa ICMS lcolata fondamentali –sulc avalore dei prodotti in entrata nel Paese – quando l’importazione avviene attraverso i porti di Vitória (Espírito Santo), Itajaí (Santa Catarina) o Suape (Pernambuco). Ciò nondimeno, se le merci importate sono commercializzate internamente (negli Stati brasiliani), la tassa ICMS sul loro trasferimento diventa il 50% della tassa usuale. La percentuale rimanente può essere convertita in benefits per l’importatore, nella forma di un prestito che viene ripagato in 5 anni. Così, le aziende straniere possono vendere in Brasile a un prezzo più competitivo. Tenendo in considerazione la recente risoluzione adottata dal Senato brasiliano – che ha ridotto l’ICMS al 4% sul valore delle merci – le operazioni attraverso le trading company sono diventate ancora più vantaggiose per le filiali nel 2013. Per quelle aziende che non sono interessate ad aprire una filiale in loco, una alternativa potrebbe essere quella di trovare un importatore in grado di rivendere le merci nel territorio brasiliano anche se, a causa degli elevati costi all’importazione, questa opzione è considerate irrealistica e alquanto difficile.

Un Paese che corre a gran velocità sI cHIama bonus demoGrafIco e, InsIeme a una Grande mobIlItà socIale, sta sPInGendo Il brasIle verso una crescIta senza confrontI. unIco freno: strade, ferrovIe, PortI e aeroPortI non rIsPondentI alle esIGenze del GIGante sudamerIcano. di ALESSANDRA IANNELLO

B

rasile solo Carnevale, favelas e foreste? Questa è la visione che hanno i più ed è quella che meno descrive oggi il gigante del Sud America. Basta qualche dato: ovvero, dei 190 milioni di abitanti che popolano la repubblica federale del Brasile (quinta del mondo per popolazione dopo Cina, India, Stati Uniti e Indonesia) 155mila sono milionari e 5mila gli ultramilionari che rappresentano, secondo i dati 2012 di Altagamma e Bain&Company, circa 2,7miliardi di euro pari all’1,3% del totale mondiale, con una prospettiva di crescita nel prossimo quinquennio compresa tra il 15 e il 25%. «Quello che sta vivendo il Brasile – spiega Enrico Cietta, senior partner di Diomedea – è un momento favorevole, anche a livello demografico. Infatti nel paese le persone in età da lavoro, fra i 15 e i 64 anni, sono poco meno del 70% della popolazione. Prevedendo una finestra di attività di vent’anni, si stima che questa fascia cresca di almeno un punto percentuale ogni decennio. Comunque, dopo il 2050, quando questo bonus demografico si sarà esaurito, le persone in età da lavoro in Brasile rappresenteranno oltre il 64% della popolazione». Questa locomotiva lanciata a tutto vapore trascinerà gli investimenti in infrastrutture. Infatti nel ventennio 2010-2020 il sistema pensionistico del Paese necessiterà di pochi investimenti quindi il denaro verrà investito nella creazione di autostrade, ferrovie e porti. È infatti fondamentale che il Brasile so-

stenga, con uno sviluppo infrastrutturale, i processi di crescita economica che lo stanno caratterizzando. Purtroppo il paese verdeoro ha molte carenze nel sistema stradale, in quello portuale e aeroportuale. Nonostante le grandi dimensioni, le strade brasiliane sono ancora oggi la via di trasporto più importante e oltre il 60% delle merci è trasportato su gomma. La rete stradale oggi è di 1milione e 800mila chilometri, di cui solo il 12,5% asfaltato. La rete ferroviaria è di soli 30mila chilometri su cui viaggia solo il 25% delle merci trasportate mentre non esistono treni passeggeri tranne quelli delle periferie delle grandi città. Così il Governo ha recentemente varato un progetto per la realizzazione di un collegamento ferroviario ad alta velocità tra San Paolo e Rio de Janeiro da completare entro il 2014. Gli investimenti previsti per i prossimi anni sono massicci: 100miliardi di real (quasi 37miliardi di euro) per ferrovie merci e passeggeri per oltre 5mila chilometri che dovrebbero avvicinare le merci brasiliane ai porti d’imbarco per i mercati internazionali così da portare al 40% la quantità di merci trasportate su rotaia. I porti e i corsi d’acqua rappresentano soltanto il 13% del trasporto, sebbene il Brasile abbia una rete di fiumi navigabili di 48mila chilometri mentre gli aeroporti non sono attrezzati a sostenere il crescente numero di passeggeri. Per ovviare a tutti questi problemi saranno realizzati lavori e grandi opere infrastrutturali stimate in 90miliardi di real (circa 33miliardi


BRASILE

Focus 31

dIrectory

Chi e dove

Scarpe e moda made in Brazil

getulio VargaS founDation

PortAL.FGv.Br

coletiVo freScoBol SAn PAoLo

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Monica MenDeS coMMunicationS Cecconello

SAn PAoLo - CeP 01229-001

aBraSce aSSociação BraSileira De ShoPPing centerS São PAuLo

aBraVeSt

I

l Brasile vanta imprese d’eccellenza nel segmento calzaturiero e abbigliamento. In particolare, secondo i dati di Abicalçados, l’associazione brasiliana dei produttori calzaturieri, ci sono ben 8200 aziende che producono ogni anno circa 820milioni di paia di scarpe, dando così lavoro a più di 335mila persone. Nel 2011 il valore della produzione di calzature si è attestato a 21,8miliardi di real (8miliardi di euro) mentre quello dell’export ha superato i 970milioni di euro). E il rapporto con l’Italia è uno dei punti forti dell’economia di comparto. Infatti nonostante le esportazioni verso il nostro paese siano diminuite negli ultimi anni dopo il boom del 2008, l’Italia continua a mantenere saldo il quarto posto nella classifica dell’export. Da gennaio a novembre dello scorso anno, soltanto in Italia, sono state vendute 1,1milioni di paia di scarpe brasiliane, che hanno generato un volume d’affari pari a 10milioni di euro, mentre nel resto del mondo, il Brasile ha esportato, nello stesso periodo, 101,7 milioni di paia, pari a 743,7milioni di euro. Ancora più interessante la classifica delle importazioni di euro) nei prossimi cinque anni. L’insieme delle azioni include la concessione di autostrade nel Sud-Est, nel Centro-Ovest e nel Nord-Est per realizzare 5.700 chilometri di asfalto (distanza equivalente a un viaggio di andata e ritorno di San Paolo a Belém, nello Stato del Pará). Con lo stesso decreto, è stata anche annunciata la concessione all’iniziativa privata di 8mila km (otto volte la distanza fra San Paolo e Brasília) di nuove ferrovie che saranno costruite e gestite da gruppi privati, vincitore del bando di gara il gruppo che offrirà la minor tariffa di pedaggio. Il governo ha inoltre varato il piano per dare in concessione tre nuovi porti, negli Stati di Amazonas, Espírito Santo e Bahia, con investimenti di oltre 5miliardi di real (circa 1,8miliardi di euro), e lo sblocco di altri 5miliardi di investimenti privati in porti già concessi per una somma nell’ordine dei 40miliardi di real (oltre 14miliardi di euro).

a sPasso Fra Le CLassi

Un fenomeno che si associa al bonus demografico è quello della mobilità sociale. Nell´ultimo decennio, 18milioni di poveri sono diventati proletari, 12milioni di proletari sono diventati piccola borghesia e 8milioni di piccoli borghesi sono diventati media borghesia. «Negli ultimi 5 anni –

di calzature. Dal 2007 al 2011 l’import è aumentato del 104%, ma se le prime quattro posizioni sono occupate da paesi che rientrano nelle produzioni di fascia bassa, l’Italia, al quinto posto, è l’unica realtà che riesce a imporsi con prodotti di alto livello. Dal 2007 al 2011 le importazioni dall’Italia sono aumentate del 55%, con un balzo del 60% nel 2011. Per quanto riguarda invece l’abbigliamento Abravest è l'associazione brasiliana con sede a San Paolo che raccoglie circa 26.176 imprese (nel 2010), distribuite su tutto il territorio nazionale. Abravest è la più grande rappresentativa per posti di lavoro nel settore della produzione a livello nazionale dato che le imprese associate impiegano direttamente 1.183.490 addetti che diventano 4,6milioni se si tiene conto dell’indotto. La produzione media annua di abbigliamento in Brasile supera i 6,5milioni di pezzi con un fatturato che si aggira intono ai 3,7miliardi di euro. Il settore preponderante è quello femminile che genera oltre 2,6miliardi di euro, seguito dal segmento junior che fattura poco più di un miliardi di euro e dal maschile (970milioni di euro). A.I.

continua Cietta – sono entrati nella classe media (con un reddito familiare che va dai 1065 ai 4591 real – dai 390 ai 1685 euro - ndr) ben 50milioni di persone. Il che significa che nel periodo in Brasile è cresciuto un mercato aggiuntivo delle dimensioni dell’Italia intera». Il modello di sviluppo che il Brasile ha intrapreso, prima con l’ex presidente Ignacio Lula da Silva e oggi con Dilma Rousseff, ha portato a un aumento di 1milione e 700mila nuovi posti di lavoro soltanto nel periodo che va da gennaio 2009 a maggio 2010 senza dimenticare che nel biennio 2006-2008 ne erano già stati creati 4,3milioni. A questo si è aggiunto, negli anni fra il 2004 e il 2011, un incremento reale del salario minimo del +54,25% tanto che oggi la classe media rappresenta quasi il 50% della popolazione (i consumi interni sono aumentati nel 2011 del 2,3 %) mentre la popolazione sotto la soglia di povertà è passata dal 46% della presidenza Cardoso al 25% di quella Lula. «I nuovi spender brasiliani – ribadisce Cietta – sono persone molto giovani che risen-

PLAnALto PAuLIStA – SAn PAoLo -

aSSintecal - aSSociação BraSileira De eMPreSaS De coMPonenteS Para couro, calçaDoS e artefatoS ConSoLAção

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SAo PAuLo CeP 01311-300

caMera Di coMMercio italo-BraSiliana vIA DeLLA MoSCovA 3 20121 MILAno

tono delle influenze che arrivano dagli Usa e dall’Europa. La massiccia immigrazione da tutto il mondo ha creato una popolazione che rappresenta “una globalizzazione pacificata”, ovvero gente nata in Brasile ma che non dimentica le proprie radici. Prendendo l’Italia come esempio oggi il Brasile ha la più grande popolazione italiana fuori dai confini nazionali. Secondo l'Ambasciata d'Italia a Brasilia, vivrebbero nel paese circa 25milioni di italiani o discendenti di immigrati italiani. San Paolo è anche la prima città, fuori dal Giappone, per numero di giapponesi. Vivono infatti in Brasile oltre 1milioni e mezzo di brasiliani di origine nipponica». Questo dimostra come il Brasile abbia una società multietnica. Infatti già la popolazione originaria era un mix discendente degli indios, coloni portoghesi, schiavi africani a cui si sono aggiunti diversi gruppi di immigrati principalmente italiani e portoghesi, ma anche tedeschi, spagnoli, giapponesi e siriani-libanesi.

Su 190 milioni di abitanti, 155mila sono milionari e 5mila gli ultramilionari che rappresentano circa 2,7miliardi di euro pari all’1,3% del totale mondiale


Focus

BRASILE

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MENO DAZI E NUOVI STILISTI

Q

queste le sfide del Brasile

ualsiasi cosa si cerchi, percentuali da capogiro. in Brasile c’è. Il paese è il primo produttore al mondo di ferro, è Nord anche uno dei maggiori produt- Popolazione: 16 milioni (8%) tori di stagno, cristalli di quarzo PIL pro-capite: US$ 6,880 5% del PIL e berillio. Ma il sottosuolo è ricco anche di manganese, gas naturale, bauxite e mica, zinco, magnesio, titanio, grafite, rame, platino e mercurio per non parlare dei minerali preziosi, quali oro, argento e dei diamanti. L’industria poggia sul settore della lavorazione delle materie prime: sono quindi presenti stabilimenti alimentari e della lavorazione del tabacco, della gomma e della carta. Settori produttivi e di primaria importanza per l’economia del paese sono inoltre l’industria automobilistica, tessile-moda, chimica e siderurgica. È per questi svariati motivi che il gigante verdeoro ha da sempre portato avanti una politica estreCeNtro-ovest mamente protezionistica che lo Popolazione 14 milioni (7%) porta ad avere dazi doganali, tasse PIL pro-capite: US$ 14,656 e balzelli vari che fanno impennare 9,3% del PIL il prezzo dei prodotti che vogliono entrare sul mercato. «Chiediamo al Governo italiano e alla ComuFonte: IBGE – I dati sono stati calcolati a nità economica europea – dice Alpartire dal PIL 2009, corretto per il tasso berto Scaccioni, amministratore di crescita medio delle aree e considerando il delegato di Emi-Ente moda Italia cambio medio per il 2012 (1,65RS/US$). - di abbattere i costi delle esportaCourtesy Diomedea. zioni in Brasile che tra il 35% dei dazi, tasse, burocrazia e mark-up (la percentuale di margine lordo di profitto calcolata sul prezzo unitario e sui costi di un prodotto, ndr) sfiorano il 400% per ogni capo esportato». Altro fardello sono difficili da quantificare. Nel 2011 Veja, il più che grava sulle spalle di chi vuole importante settimanale brasiliano, ha stimato che aprire attività commerciali in Bra- la corruzione costa al paese 82miliardi di real (circa sile sono le tangenti che vengono 30miliardi di euro) l'anno, ovvero il 2,3% del Pil». richieste in maniera pressoché esplicita. È di poche settimane itaLiaNi iN BrasiLe orsono l’inchiesta aperta su Lula. «Oggi – spiega Renzo Rosso, patron di Otb-Only the L’ipotesi di reato è associazione Brave a cui fa capo il marchio Diesel – generiamo in illecita a scopo di corruzione. L’ex Brasile circa 35milioni di euro. Questa cifra è destipresidente brasiliano è indaga- nata a crescere in maniera esponenziale, arrivando a to per il “mensalao”, il sistema di un obiettivo di 100milioni di euro, proprio nel 2016, finanziamento con fondi neri del quando a Rio prenderanno il via i giochi olimpici». Partido dos trabalhadores. «La E che il Brasile sia nel mirino dei big del fashion lo corruzione – ha affermato Rafael dimostrano le aperture importanti di Louis Vuitton Bacciotte, economista presso lo e Prada. L’ammiraglia del gruppo Lvmh, presente dal studio di consulenza Tendencias 1989 nel paese, ha appena inaugurato il suo primo di San Paolo - ha effetti negati- global store, uno spazio di ben 910 metri quadrati vi sull'economia i quali, tuttavia, all’interno del mall del lusso Cidade de Jardim di San

accogliendo come arricchimento e non come un’invasione ogni nuovo Testo di ALESSANDRA IANNELLO stimolo. Oggi il Brasile è un paese che pulsa di energia creativa, nella moda come nell’arte o nel design. San Paolo è una città moderna e multietnica, che è allo stesso temNord-est po la terza città italiana nel monPopolazione 54 milioni (28%) PIL pro-capite: US$ 5,437 do, la più grande città giapponese 13,3% del PIL fuori dal Giappone e la terza città libanese fuori dal Libano. Tutto ciò si riflette nel lavoro degli stilisti brasiliani, che nelle forme, nei colori e nell’anima di questo paese trovano l’ispirazione per creazioni assolutamente adatte a conquistare il pubblico di tutto il mondo». A sostegno del comparto moda sono nati l’associazione SmbSistema moda Brasil, sostenuta da Abit e messa in atto dal Mdic (Ministero per lo sviluppo, l’industria e il trade internazionale), Apex-Brasil (agenzia brasiliana per la promozione d’investimento e trade), il Ministero della cultura e l’associazione calzaturiera brasiliana. Ci sono già nomi brasiliani che suonano familiari al mondo sUd-est Popolazione 80 milioni (42%) del fashion internazionale. EsemPIL pro-capite: US$ 15,382 pi sono Pedro Lourenço che sfila a 55,9% del PIL Parigi o Osklen e Alexandre Herchcovitch che hanno scelto New York mentre Daniella Helayel, la designer che ha creato il brand Issa, ha visto aumentare la propria sUd Popolazione 28 milioni (14%) notorietà dopo esser stata scelta PIL pro-capite: US$ 12,963 dalla principessa Kate Middleton, 16,5% del PIL in molte occasioni ufficiali. Ma ci sono anche le scarpe colorate di Paula Ferber, gli abiti di Lily Sarty e le calzature di design e plaPaolo, e presto sarà anche a Rio de Janeiro. Mentre il stica di Melissa. «L'Italia conclude gruppo Prada prima ha aperto uno spazio sempre a Alexandre T. Gastaldello, export Cidade de Jardim con la linea ammiraglia, poi, Miu manager di Grendene - è per noi Miu è arrivata per la prima volta in Brasile, con una uno dei mercati più importanti. boutique nell’altro mall di San Paolo, Jk Iguatemi. Oltre a ospitare alcuni tra le più Fra i grandi nomi italiani presenti nel paese carioca importanti fiere di moda e di scarci sono Bulgari, Dolce e Gabbana, Armani, Salvatore pe in tutto il mondo, il paese è Ferragamo, Bottega Veneta, Ermenegildo Zegna e anche una porta della moda. Gli Benetton. italiani sono persone molto alla moda. In Italia commercializziastiListi BrasiLiaNi iN CerCa di merCati mo, tramite il distributore Olang, Se i brand italiani cercano casa in Brasile, gli stilisti i nostri brand Ipanema, Rider e carioca cercano affermazione in Italia. «Gli stilisti Grendha. La nostra strategia per brasiliani – spiega Walter Rodrigues, coordinatore il 2013 è quella di intensificare la del Nucleo di Design di Assintecal - hanno una sto- comunicazione attraverso la pubria straordinaria da raccontare, quella di un popolo blicità e la partecipazione in enche ha saputo mescolare elementi della tradizione trambe le edizioni del Micam». con le influenze più diverse, dall’Africa all’Europa,


BRASILE

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PuBBlicita'

La bellezza in pole position è PIù Forte LA PreSenzA DeI BrAnD MoDA A cura di FEDERICA MOTTA

Per molte aziende del settore moda il Brasile, più che una certezza, appare una promessa e un mercato ancora tutto da conquistare a suon di investimenti pubblicitari. Certo è che la moda piace alle donne brasiliane, ma il cammino di acculturamento e sensibilizzazione al bello è ancora in fase embrionale. Il Paese infatti si è aperto al lusso straniero solo vent’anni fa e lo shopping d’elite è concentrato per lo più a San Paolo e Rio de Janeiro dove ci sono i grandi mall. Alle riviste patinate spetta quindi il compito di far sognare i consumatori, di allettarli agli acquisti attraverso le pubblicità e i servizi redazionali. Dall’ analisi condotta da Digital Media Rearch, azienda di servizi che opera nel mondo della comunicazione a livello internazionale, su un campione selezionato di testate e marchi per monitorare gli investimenti in advertising in Brasile, è evidente come si stanno muovendo gli investitori. Il confronto fra le pagine pubblicitarie dei top

Lo shopping d’elite è concentrato per lo più a San Paolo e Rio

spender e i servizi redazionali dedicati dai magazine ai brand, evidenzia una forte contraddizione. Nel periodo gennaio/dicembre 2012, fra i primi dieci top spender in pagine pubblicitarie nel settore abbigliamento, oggetti personali e cosmesi, nove sono aziende di cosmetici e prodotti per la persona, di cui i primi due marchi – O Boticario e Natura Brasil, rispettivamente con 298 e 181 pagine – tipicamente brasiliani e collocati nella fascia medio-bassa del mercato. Nella moda, il primo nome a fare il suo ingresso è Louis Vuitton al decimo posto. Un segnale preciso che sottintende la propensione dei consumatori a spendere per la cura, il benessere e la bellezza del proprio corpo, piuttosto che per l’apparenza e l’appartenenza sociale attraverso l’abbigliamento e gli accessori, che tuttavia affascinano e seducono un pubblico sempre più vasto di uomini e donne con un potere d’acquisto che si sta innalzando anche per le fasce medie della popolazione. E non solo quelle nelle gradi città carioca. Brasilia, ad esempio, sta aprendosi alla moda seguendo un percorso iniziato solo tre anni fa con l’apertura del primo Iguatemi. Ben diversa è la situazione delle pagine/ inserimenti redazionali che compaiono sui giornali. I primi sei posti della classifica sono occupati dai brand internazionali del super lusso e all’ottavo posto figura Daslu, primo fashion mall a introdurre in Brasile le griffe. Il divario fra le pagine di pubblicità e i redazionali è molto accentuato (per Chanel, ad esempio, 80 contro 1.540). Passando all’analisi delle testate più pianificate, si guadagna la prima posizione Caras, una testata nazional-popolare di gossip, che sbaraglia persino Vogue Brasil, Elle e Marie Claire. Al settimo posto il femminile Claudia, seguito da un altro giornale “leggero” come Quem.

Claudia - Gennaio 2013.

StatiStiche SegMenti Di Mercato genere Periodo 01/01/2012 - 31/12/2012

le teState Più Pianificate in BraSile genere Periodo 01/01/2012 - 31/12/2012 Testata CARAS VOGUE BRASIL ELLE MARIE CLAIRE HARPER’S BAZAAR GQ CLAUDIA QUEM GLAMOUR ISTOE GENTE

P. Adv 544,25 360,7 322,5 240 213 190,5 189,50 170,67 134 90

P. Red 265,406 770,681 468,309 282,088 676,024 248,449 122,171 299,147 223,294 345,676

N. Red 651 4685 2831 1284 3547 1405 680 1447 1472 1580

Rapp. P. % 48,8 213,7 145,2 117,5 317,4 130,4 64,5 175,3 166,6 384,1

33.000 30.000 27.000

Ogg

24.000

Cos

Abb

21.000 18.000 15.000 12.000 9.000 6.000 3.000 0

oggetti personali

StatiStiche toP SPenDer genere Periodo 01/01/2012 - 31/12/2012 Società O BOTICARIO NATURA BRASIL LEVER DIV. FABERGÉ L’OREAL PARIS - DPGP AVON COSMETICI VICTOR HUGO BEIERSDORF P&G HEALTH & BAUTY CARE L’OREAL GARNIER - DPGP LOUIS VUITTON TOTALI TOP SPENDER

P. Adv 298,67 181 151,33 128,67 112,75 110 96,33 92,67 87 81 1339,41

P. Red 36,253 36,08 13,684 27,218 24,337 18,121 34,718 42,784 21,303 262,304 516,802

N. Red 186 182 73 164 122 99 91 129 112 1165 2323

Rapp. P. % 12,1 19,9 9 21,2 21,6 16,5 36 46,2 24,5 323,8 39

Società CHANEL LOUIS VUITTON CHRISTIAN DIOR PRADA SPA GUCCI DIVISION DOLCE&GABBANA ESTEE LAUDER GRUPO DASLU LANVIN GIVENCHY TOTALI TOP SPENDER

P. Adv 80 81 45 59 13 46 5 6 5 0 340

P. Red 389,285 262,304 218,517 163,937 157,672 141,481 140,68 127,898 123,564 121,029 1846,367

N. Red 1540 1165 795 805 709 565 719 558 482 527 7865

Rapp. P. % 486,6 323,8 485,6 277,9 1212,9 307,6 2813,6 2131,6 2471,3 + 543


Produzione 34 34

MAX MARA Tributo al cappotto

alcune fasi della lavorazione dei capispalla nell'azienda Manifattura di S.Maurizio

101801. Non è una cifra che si riferisce ai conti economici o a una ricorrenza importante. Sicuramente per il Gruppo Max Mara è un numero dall’elevato valore simbolico, ma anche commerciale, che sancisce la nascita nel 1981 di un capo icona, quel cappotto 101801, in lana e cashmere e dalle maniche a kimono oversize, che da quel momento verrà riproposto in ogni collezione e indossato dalle celeb di tutto il mondo. Del resto, già dalla nascita nel 1951, l’azienda sceglie di specializzarsi nel capospalla, al quale in seguito viene dedicato l’unità produttiva Manifattura di S.Maurizio, che produce oltre 100.000 capi Max Mara. Un knowhow, quindi, che affonda le radici in oltre 60 anni di esperienza, garantendo oggi un processo di lavorazione studiato e curato in tutte le fasi, come spiega Laura Lusuardi, fashion coordinator di tutte le linee e responsabile della collezione Max Mara. Come si può conciliare oggi una grande realtà industriale come la vostra con la necessità del mercato di un prodotto semi artigianale? Per Max Mara una dei punti chiave è senz’altro la capacità di aver saputo conciliare la necessità d’industrializzazione del prodotto con e attraverso la ricerca della qualità. Industrializzazione volta cioè al conseguimento del risultato qualitativo migliore, utilizzando metodi che fanno parte del nostro know how e del nostro DNA. Tutto questo cercando sempre di trovare e studiare nuove metodologie legate alle evoluzioni ed alle necessità che provengono dal mercato. Questo comporta la necessità di una formazione continua del personale. L’importanza dell'aggiornamento dei lavoratori è quindi centrale: è la condizione necessaria e fondamentale per ottenere un prodotto con contenuti di qualità e semi artigianale. Il percorso di apprendimento di chi lavora all’interno della catena produttiva prevede che tali figure siano impegnate e istruite in diverse fasi della lavorazione del prodotto. In questo modo possono capire l’importanza e l’obiettivo della fase di lavoro che stanno svolgendo in quel momento e sapere come meglio effettuarla, al fine di ottenere un ottimo risultato globale. Qual è il valore aggiunto alla vostra produzione e in quali

capi è più evidente? Sicuramente il valore aggiunto sta nel continuo studio delle procedure necessarie alla produzione dei capi. Questo ci permette un costante aggiornamento sulle metodologie e fa sì che la linea produttiva divenga una risorsa dello stile. Ogni qualvolta ci siano nuove necessità dell’ufficio stile, la produzione si mette in moto per studiare macchinari e tecniche all’avanguardia per esaudire la richiesta. C’è un rapporto di collaborazione costante tra l’ambito più strettamente creativo e la produzione. Chiaramente il nostro knowhow è forte, sicuramente sia nel capispalla che nel cappotto: sono capi che la nostra azienda produce da oltre 60 anni. D’altronde Max Mara è nata nel 1951 quando Achille Maramotti, con grande visione strategica, decise di specializzarsi nella produzione di capispalla: ispirati stilisticamente alla più raffinata Alta Moda francese, ma fabbricati con tecnologie sartoriali industriali innovative sui tempi.

Il cappotto e le celeb

Piace a teste coronate, a celeb da red carpet, ma anche a tante donne comuni. il cappotto Max Mara, curatissimo nei dettagli è un must have anche per kade Middleton (a sinistra) e katie holmes.

Quali sono le fasi delle lavorazioni che fanno la differenza? Le fasi di lavorazione sono tutte importanti e chiaramente coinvolgono più reparti e uffici dell’azienda, dall'iniziale processo di studio delle necessità della consumatrice, al progetto ideato dall’ufficio stile, alla scelta dei tessuti, per terminare nel momento in cui una cliente lo sceglie in uno dei nostri store. Ma nello specifico, sempre parlando di produzione, le fasi sono molteplici e variano a seconda del modello. Sicuramente quelle dedicate all’assemblaggio dei vari pezzi sono molto ‘delicate’. E’ necessario essere molto scrupolosi ed attenti, cercando di essere il più possibile fedeli al modello finale in termini di forme e ‘lentezze’. Per noi è fondamentale la cura del materiale e del tessuto, una vera e propria arte. Per far sì che il risultato sia ottimo, bisogna infatti cercare di ‘stressare’ il meno possibile il tessuto; questo significa che il trasporto deve essere il più possibile automatizzato e non manuale, ed anche la fase di stiro deve essere effettuata con macchinari specifici per far si che il calore arrivi sotto forma di vapore, ma non si sfiori mai direttamente il tessuto. Come si sviluppa il processo creativo nella preparazione di una collezione? Il processo creativo si sviluppa in diverse fasi; sicuramente il nostro punto di partenza è sempre la consumatrice, le sue esigenze i suoi desideri, le occasioni d’uso. Dopo di che si passa all’ispirazione, ricerca creativa, per poi lavorare sulle silhouette e sulle linee, colori e tessuti da utilizzare. Ci sono chiaramente anche tanti aspetti tecnici e logistici da tenere in considerazione, come i tempi di produzione e le necessità di consegna del prodotto. Qual è il ruolo dei tessuti nelle collezioni? Il tessuto svolge la parte da protagonista nella collezione. Una volta scelta la linea, si sceglie il tessuto anche in base all'utilizzo pensato per il capo (sera, giorno, lavoro, cocktail) ma esso non prende mai il sopravvento. I capi più importanti della prossima a/i 2013-14? I cappotti con nuovi volumi. Ispirazione anni 80 resi contemporanei.


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Retail 36

Vetrine

Vendere con gli occhi

l'oPInIone

Dobbiamo essere dei moderni Storyteller Testo di FELICE LIMOSANI Artista multidisciplinare

reo per ispirare racconti e stiC molare l'immaginazione di un brand, di un'idea o di un luogo. Un

visual che supporta le vendite. Testo di MARCO MAGALINI

O

nella foto, vetrina Moschino nella quale sono stati usati i pannelli prismatici rotanti tripleSign dell'azienda gestel. Sotto, da sinistra, allestimento Viktor & rolf, Moncler e Dior

asi incontaminata nella quale sognare (e far sognare) o complesse operazioni marketing-oriented? Le vetrine sono il primo fotogramma che un cliente recepisce di un brand e da esse ne può rimanere abbagliato, inorridito, incantato, eccitato. L'importante è emozionare. Maestri di wow factor sono senza dubbio i grandi magazzini di Parigi che, specialmente in periodo natalizio, competono tra loro per far sognare, piccoli e grandi, con le loro decoratissime vetrine. Galeries Lafayette e Printemps sono da sempre competitor in fatto di visual: realizzano vetrine da sogno, capaci di stuzzicare la curiosità dei bambini e far risorgere la sommersa immaginazione degli adulti. I grandi brand investono cifre da capogiro in relazione a questo tema e organizzano eventi esclusivi per celebrare i nuovi display. Un esempio recente proviene dalla maison Dior, che ha ideato da Printemps una vera e propria scenografia teatrale coinvolgente una serie di bambole che raffigurano le silhouette iconiche Dior, dalla prima collezione del 1947, fino all’ultima sfilata disegnata da Raf Simons. Le bambole stanno pattinando sul ghiaccio, al pari dei parigini che, ogni anno, a Natale, si incontrano a praticare questo sport di fronte all’Hotel de Ville della capitale francese. Ad esse si affiancano poi dei burattini, che percorrono a piedi avenue Montaigne, per poi volare in mongolfiera, e andare alla Torre Eiffel e all’Opera Garnier. Questo è il risultato estetico ma, dietro le quinte, chi sono i visual? Come lavorano? Come sono funzionali alla vendita finale? "Negli anni 1980-1988, il vetrinista, era figura indispensabile per quei brand che volevano esibire e lanciare un segnale forte di 'presenza' nel mercato - racconta la visual Simonetta Simonelli, che proviene dalla scuola di Renzo Peroni (con il quale ha collaborato dal 1981 al 1985). Ha curato le vetrine di brand come Fiorucci, Coveri, Moschino, Versace, Cartier, Jean Paul Gaultier -. Si trattava di figure creative alle quali era data carta bianca sul progetto visivo che era concepito spesso direttamente insieme allo stilista. Il marketing ci metteva il naso ma la vetrina era territorio di stupore, ironia e creatività. Il cambiamento è arrivato quando, nei primi anni Novanta, anche gli stessi responsabili delle vendite venivano impiegati negli allestimenti delle vetrine. Sebbene le aziende 'evolute' non pongano vincoli particolari, se non l'utilizzo di materiali decorativi riconducibili al brand, ci sono codici rigorosi. Nel lusso, il brand vuole unicità che si riassume con 'less is more' - continua Simonelli -. In altri casi, è lo 'spirito' della collezione moda che deve essere consacrato dietro al vetro. Posso dire che in questi casi… 'less is boring' e la comunicazione in vetrina deve essere di forte impatto emozionale o scenografico. C'è poi una grande distinzione da fare tra monomarca e plurimarca. Studiare e proporre un'immagine in un flagship store è tecnicamente la strada più semplice. Sai che vuoi quell'oggetto (griffato) e ne determini l'acquisto, oltre che dalla vetrina, anche entrando fisicamente

nella boutique che deve assolutamente essere in grado di proporti un piacevole percorso d'acquisto. Nel pianificare invece una campagna vetrine in negozi plurimarca, l'abilità del visual aziendale sta nella consapevolezza che l'allestimento proposto (talvolta realizzato in loco da altre mani) deve essere soprattutto di facile realizzazione perchè verrà fisicamente allestito da altri. Focus concentrato inoltre sul mantenimento dei brand codes, poiché il prodotto verrà esposto fra tanti altri". Tra i molti esempi di vetrine memorabili troviamo quelle proposte dal brand Moncler. Il maker di tali allestimenti è lo scenografo Ivo Tommasi. Dopo l'accademia di Belle Arti Brera a Milano, si è specializzato al Teatro lirico Alla Scala dove ha seguito il corso per scenografi realizzatori e costumisti. Nel 2010 ha realizzato i costumi per il Humanoid City Tour mondiale dei Tokio Hotel, per conto dei fratelli Dean&Dan Caten di DSquared2. Ha realizzato gli allestimenti scenografici per show room e vetrine delle boutique monomarca Moncler europee e nel mondo, oltre che per Ralph Lauren e Henry Cottons. Celebri sono le sue sculture effetto roccia ed effetto ghiaccio, realizzate in polistirene espanso, per Moncler; abbinate alla 'ghiacciata' dei vetri e delle superfici con gomma tixotropica rimovibile. "Le vetrine dei negozi monomarca Moncler sono uguali in tutto il mondo (sono circa 100 i flag) e vengono cambiate all'incirca ogni due mesi, a seconda della stagione e delle tempistiche legate alla presentazione delle collezioni - racconta Tommasi". Quali sono gli strumenti nuovi a disposizione dei visual? Senza dubbio la tecnologia ha compiuto passi da gigante. Un esempio interessante in questo senso sono ad esempio i pannelli prismatici rotanti TripleSign dell'azienda Gested, scelti da Moschino per allestire le vetrine della Rinascente di Milano. "Quella dei pannelli prismatici è una tecnologia svedese semplice ed economica, molto diffusa nella pubblicità esterna e nelle grandi insegne aziendali rotanti, in quanto permette di triplicare la comunicazione visiva con realizzazioni di grandi pannelli indoor e outdoor anche su misura - spiega il dott. Paolucci di Gested -. Risulta invece innovativa la sua applicazione alle vetrine creative di progettisti visual, architetti e designer che possono realizzare installazioni nelle quali le ambientazioni si susseguono, catturando lo sguardo dei passanti. Il movimento in vetrina diventa quindi un elemento suggestivo". Moschino è di certo una pietra miliare in questo campo, già dai tempi nei quali lo stilista era ancora vivo. Un libro (2001), curato da Luca Stoppini, con testi di Mariuccia Casadio, raccoglie le best windows del brand. "Per Moschino - aveva dichiarato Mariuccia Casadio - la vetrina rappresenta il continuum naturale del negozio, ma anche un nuovo ambiente da allestire, il palcoscenico per periodiche mise en scène, la possibilità di un ulteriore contatto diretto con il pubblico, l'ennesima passione progettuale. Un punto ideale di osservazione e uno strumento di comunicazione. Il luogo dal quale mandare messaggi, umori, opinioni".

Nel lusso il brand vuole unicità, che si riassume con 'less is more'

mix tra design thinking, metafora artistica e comunicazione non convenzionale. Sembra impossibile spiegare che le persone vogliono essere coinvolte, stupite, emozionate da storie ed esperienze che fanno innamorare... Quello che viene chiesto oggi ai visual è di essere dei moderni storyteller e il compito loro assegnato è quello di creare atmosfere, mondi alternativi nei quali lasciarsi coinvolgere, affascinare e forse perdersi per un po’...Si tratta di una professione quasi sartoriale, che consiste nel realizzare sogni su misura, in base ai gusti e alle fisionomie del cliente. Molte aziende mi hanno affidato l’immagine del loro brand affinché la trasformassi in esperienze ed emozioni: da Viktor&Rolf a Emilio Pucci, da Adidas a Swarovski. Spesso ci si interroga, sia all'interno della cerchia di addetti ai lavori che in circostanze lavorative con i clienti committenti, su quale Il visual è ormai sia esatun'esperienza a tamente l'impor360° t a n z a del visual oggi. Ci troviamo in un momento storico di diffuse ristrettezze, nel quale verrebbe spontaneo pensare il visual come un'arte rivolta esclusivamente a supportare le proposte commerciali. Non è così. Credo che l'importanza del nostro lavoro sia determinante soprattutto in termini di relazione con il pubblico finale. In che senso? La visibilità è il biglietto da visita che segna la differenza con i competitor, 'staccandoli'. Essi infatti, troppo spesso, tendono a dialogare con il prodotto da vendere e non con la creatività pura. È altresì fondamentale che un'azienda decida di rilanciarsi investendo anzitutto sulla visibilità, perché la contemporaneità vive di cambiamenti continui. Mentre il visual del passato si atteneva a codici e regole ferree, immodificabili, esso va oggi inteso come un prisma vivido e variabile. Il visual è ormai un'esperienza a trecentosessanta gradi. Questa è la strada da percorrere e sulla quale investire; diversamente, sarebbero risorse sperperate. Un'altra differenza con il passato riguarda gli strumenti che abbiamo a disposizione. Per fare il mio lavoro occorreva, tanto ieri quanto oggi, un forte stile personale, senso pratico e logico, capacità di interazione interpersonale, spiccata artisticità e soprattutto un vero e proprio 'talento della visione e del fare'. Nel duemilatredici non si possono però trascurare i nuovi strumenti, partendo dalle tecnologie. Non mi riferisco esclusivamente a quelle digitali. Per essere innovativi diventa necessario essere in grado di saperne fare un uso improprio, ma allo stesso tempo contestuale al brand, alla location da allestire e al target da emozionare. Concludendo, io amo definirmi come un visual storytelling coinvolgente e non convincente: cerco la partecipazione, non l'approvazione. Credo che l'approccio vincente sia 'memorabile e armonico'. Il risultato finale non deve sovrastare o cannibalizzare il soggetto, ma renderlo memorabile.


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NEGOZI (IPER)ATTIVI Testo di FLAVIA COLLI FRANZONE

il negozio emilio Pucci in Madison avenue a new york

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iamo abituati a considerare Internet come un luogo virtuale nel quale vivere esperienze diverse da quelle che sperimentiamo nel mondo reale, attraverso proiezioni di noi stessi che il linguaggio moderno ci ha insegnato a chiamare Avatar; ci si muove in mondi virtuali che, appunto essendo tali, sono spesso esotici rispetto al mondo reale nel quale passiamo, per ora, la maggior parte del nostro tempo. Il web, universo digitale per eccellenza, è fatto per generare, memorizzare e, se si è bravi a scavare nei terabyte di dati che la rete genera, mettere a disposizione una quantità enorme d’informazioni. Per questo è facile, in un “negozio virtuale” (il sito di e-commerce nel quale un’azienda vende i propri beni) conteggiare con precisione quanti visitatori passano, quanto a lungo si fermano, quali prodotti guardano esattamente e con quale attenzione, quali acquistano e quanto acquistano in rapporto alle visite effettuate e al tempo trascorso a “passeggiare” nel sito. Tutto naturalmente nel massimo anonimato per il cliente e nel rispetto della sua privacy. Viene quindi da domandarsi se sia possibile trasferire parte di questa tecnologia web nei punti vendita tradizionali dove ancora la maggioranza dei clienti si reca per fare i propri acquisti. Sino a oggi si è posta particolare cura, nell’allestimento del punto vendita, all’attrattività per il consumatore, all’efficacia operativa e alla identificazione con i valori di riferimento del brand; quello che di norma ogni negozio fa è adottare uno specifico software di retail e di cassa, che consenta di gestire l’interazione con il consumatore, di assolvere agli obblighi fiscali, di curare i programmi di loyalty dei clienti e di personalizzare la relazione con loro (Customer Relationship Management). Tutto questo però non basta più. Per vendere diventa sempre più importante raccogliere e misu-

rare tutta una serie di parametri che hanno come obiettivo quello di migliorare, nel loro insieme, la customer experience complessiva. In questo sforzo a trecentosessanta gradi è importante dare una valutazione precisa all’attrattività della location del negozio, alla qualità e ai flussi dei consumatori, alla conversion rate del ciclo di transito, entrata e acquisto, al gradimento dell’allestimento della vetrina, all’efficacia del posizionamento dei prodotti sugli scaffali. E’ facile riconoscere in tutto questo né più né meno quanto si fa nel web, con la differenza che la misurazione di questi parametri nell’universo digitale è molto più semplice. Il fatto è che per raggiungere questo risultato, si deve rendere “attivo” il punto vendita, dotarlo di occhi elettronici capaci di osservare (senza farsi notare) i passanti, i visitatori e i clienti misurando quantità e flussi. Ecco allora che la vetrina si dota di un conta passaggi che osserva e conta appunto quante persone transitano di fronte alle vetrine del negozio stesso; se poi il passante viene catturato dai prodotti e decide di entrare, il suo ingresso viene registrato da un altro dispositivo (conta persone) in grado di contare quante persone entrano ed escono dal negozio o si muovono tra i diversi piani. Confrontando i numeri di conta passaggi e conta persone si può per esempio calcolare il rapporto tra quanti passano di fronte al punto vendita senza entrare e quanti invece vi fanno ingresso, ottenendo un primo importante indicatore (conversion rate) che misura l’efficacia dell’esposizione in vetrina (e dei prodotti) nell’attrarre i compratori. Una volta dentro il negozio, una o più telecamere inquadrano discretamente i visitatori osservando dove vanno e cosa fanno e calcolando flussi, tempi di permanenza nelle varie aree del punto vendita o di fronte a determinati prodotti; altre telecamere da vetrina osservano sesso, età e umore di

NoN soLo showroom: studIozeta.orG È ora ancHe un neGozIo multIbrand

trent’anni di esperienza e una ricerca costante e contie quindi adatto anche a ricreare un corner all’interno dei

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che in negozio durante l’anno sancendo l’idea vincente di un progetto che garantisce ai partner un servizio a 360

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chi la sta osservando. Insomma il nostro negozio è diventato tutto d’un tratto attivo, anzi forse iperattivo. Tanto osservare e contare deve da un lato garantire il rispetto totale della privacy del singolo cliente o visitatore (normalmente questo è garantito dall’anonimato delle riprese e dall’impersonalità dei dati); dall’altro può generare (come nel caso del web) una tale quantità di numeri che se non sono adeguatamente elaborati e presentati rischia di essere inutile. A questo pensa il software che completa questo genere di sistemi, ne raccoglie tutte le informazioni e le presenta nel modo più completo ed efficace allo store manager o a chi gestisce il punto vendita. Temera è una società svizzera specializzata in soluzioni hardware e software ad alta tecnologia per i moderni punti vendita ed ha nel suo portafoglio molte delle soluzioni che abbiamo descritto; fra i suoi clienti figurano diversi brand della moda come Liu Jo, Emilio Pucci, Boxeur des Rues e molti altri. “Dal suo sito web un brand riesce a ottenere molte utili informazioni riguardo a quanti lo visitano, quali pagine osservano, quanto comprano e quanti fanno acquisti rispetto a quanti semplicemente vi accedono” – dice Arcangelo D’Onofrio, fondatore di Temera – “ Con i nostri strumenti è possibile avere queste metriche anche sui negozi reali. In più con il sistema di face detection (telecamere e software che incrocia i dati del profilo di chi sta guardando con 4.000.000 di profili di etnie e generi diversi) è possibile sapere anche se chi sta guardando la vetrina (dove è posta la telecamera) è maschio o femmina e che età ha”. Gli strumenti dell’online stanno quindi sempre più invadendo il mondo offline contribuendo ancora a sfumare il confine tra mondo virtuale e mondo reale che i consumatori, soprattutto quelli più giovani, sembrano sempre meno in grado di riconoscere e rispettare.


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concePt Store in eVoluzione

Glocal retail Testo di VIRGINIA SIMONI

Dettagli del concept store Made in chiaro Scuro di Piancogno (BS)

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l concept store non è nulla di nuovo in provincia, sono sempre esistiti i bazar. I negozietti di paese dove si trovava di tutto, dai giornali, al latte fino ai casalinghi. Un concetto che se vogliamo accomuna tutto il mondo, dai paesi arabi, alla Cina, agli Usa, all’Europa. Il concept store ha mantenuto quest’eredità e diventa una forma di retail local e global allo stesso tempo. Abbiamo intervistato gli ideatori di due tra i concept store più d’avanguardia del panorama italiano, Made in Chiaro Scuro di Piancogno (BS) e Société Anonyme di Firenze. Il primo nasce proprio in un contesto di profonda provincia, tra le valli bresciane, in una vecchia edicola di paese. 15 anni fa i fratelli Giovanna e Nicola Piccinelli l’hanno rilevata e pian piano trasformata, senza però mai dimenticare e perdere il contatto con le origini e soprattutto con gli abitanti della zona. Ora da 5-6 anni questo spazio è un vero e proprio concept store con prodotti di eccellenza dall’abbigliamento agli alimentari, dall’home design ai libri, senza dimenticare la parte dedicata all’edicola. “Abbiamo voluto continuare a offrire il servizio di vendita giornali al paese per non perdere il contatto con la gente. Da noi entra sia la vecchina che compra la rivista o il quotidiano sia il ragazzo che voglia acquistare un capo di abbigliamento di estrema ricerca.” dice Nicola Piccinelli, e continua “La nostra idea di concept store è molto semplice e si riassume in

poche parole: passione e presenza. Passione, di chi ha pensato al concetto e presenza, intesa sia sul territorio con cui c’è un continuo scambio tra dentro e fuori negozio, sia presenza fisica del titolare artefice dell’idea complessiva e globale, che deve sempre essere in prima linea e comunicare ogni giorno la propria identità.” Oltre all’ambiente, anche i marchi raccontano una storia. Ecco dunque fondersi brand di moda come Isabel Marant, Carven, Dries Van Noten, Acne, Camo ed Engineer Garment con altre categorie come le essenze di Santa Maria Novella o i libri Corraini, a creare una sorta di armonia eterogenea. Un altro esempio di concept store d’avanguardia è Société Anonyme di Firenze. Secondo Massimiliano Giannelli, l’anima che sta dietro a questa roccaforte d’avanguardia fiorentina, c’è stata un’evoluzione vera e propria del significato di concept store. “Prima lo si considerava solo un negozio con una forte eterogeneità di prodotti, magari confusa, dove bastava inserire qualche libro, un oggetto di design e qualche profumo per avere questa denominazione. Oggi – afferma Giannelli- il consumatore vuole di più, vuole immergersi in un mondo unico, che comunichi qualcosa, vuole che gli sia raccontata una storia vera. Ecco la differenza che contraddistigue un negozio multibrand qualunque, anche con marchi molto alti, rispetto a un concept store: nel multimarca si punta tutto sulla forza del marchio che si vende, mentre nel con-

cept store il valore aggiunto è dato dal concetto, dall’idea molto personale ed autentica che il proprietario vuole comunicare al cliente. Un mondo unico e irripetibile, molto diverso da quello standardizzato delle grandi boutique e dalle catene monomarca.” Sembra essere dunque l’autenticità e la forte identità il punto vincente che farà resistere i nuovi concept store alla crisi. Questa tipologia retail per durare dev’essere percepita con una forte personalità territoriale, essere quindi local con una visione e un respiro global. La formula vincente è quindi integrare elementi di artigianato locali con prodotti di gusto internazionale. Secondo l’esperienza del buyer e proprietario di Société Anonyme: “La ricerca dei brand più di avanguardia e tendenza deve essere fatta non solo nelle fiere di settore, ma anche spaziare in altri campi, come ad esempio andare a vedere Maison Object, e quando si è alle fiere di settore non focalizzarsi solo su alcune zone e tendenze. A lungo andare – prevede Giannelli - le persone si stancheranno di tutta questa omologazione dei negozi e andranno alla ricerca di autenticità, cosa che sta già avvenendo peraltro. A Firenze, come in tutta Italia, dovrebbe esserci un nuovo Rinascimento, riportare allo splendore le bellezze italiane facendosi forti del passato e guardando al futuro con sicurezza. Con la nostra grande cultura del buon gusto ed estetica dovremmo essere in grado di diventare un esempio per gli altri paesi.”

l'interno del concept store Société anonyme di firenze

l'oPInIone

Negozi come canali media

Testo di BEPPE ANGIOLINI Presidente Camera Italiana Buyer Moda

celte ponderate e mix sapienti: S queste sono le linee guida per i prossimi anni fondamentali per

affrontare in maniera positiva e costruttiva i cambiamenti culturali e di mercato ancora in atto. Sarà necessario rafforzare ulteriormente la propria identità attraverso una comunicazione mirata e di spessore, organizzando eventi anche di carattere culturale e personalizzando l'offerta commerciale proponendo prodotti speciali e di qualità, con un prezzo intelligente da mixare ai grandi brand. Potrebbe essere non meno importante lavorare sul web in maniera attiva, con siti di e-commerce diretti o in alternativa collaborazioni con piattaforme online, realizzando comunque in entrambi i casi una comunicazione continua sui social network. E' chiaro che i comportamenti d'acquisto del cliente finale sono cambiati radicalmente, ma il multibrand ha un grande vantaggio: quello di poter proporre un’ offerta ampia, Il negozio deve esclusiva e essere il centro altamente personalizdi un network zata. Brand che si espande importanti, attraverso che danno immagine diversi canali e prodotti commerciali e di lusso, marchi di ricercomunicazione ca, oggetti che le tecnologie particolari, ci mettono a limited edition, pezzi disposizione esclusivi. Certo, bisogna realizzare un grande lavoro dietro le quinte, per mantenersi costantemente aggiornati. Ma i nuovi mezzi, la rete stessa, ci offrono la possibilità di lavorare worldwide, navigando in terre lontane e territori fisici e culturali una volta irraggiungibili. Possiamo trovare una grande quantità di informazioni e intercettare tendenze e stili che magari nascono dall'altra parte del mondo in tempo reale. La cosa più importante è comunque saper selezionare, interpretare e riproporre queste novità nei nostri contenitori, come se i nostri negozi fossero un canale media, che decodificano e ritrasmettono nel proprio territorio dei segnali, dei linguaggi visivi nuovi, provenienti da tutto il mondo. Infine una raccomandazione: mantenere sempre alta l'attenzione al proprio punto vendita, alle vetrine e alla preparazione del personale. Il negozio deve essere il centro di un network che si espande attraverso diversi canali commerciali e di comunicazione che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione: per questo deve essere sempre curato nei minimi dettagli e trasmettere un'immagine di assoluta eccellenza. The Best Shops, l'etichetta delle più belle vetrine italiane, della qualità e dell'immagine, dovrà essere uno strumento in questo periodo complesso per raggiungere questi obiettivi ed esaltare le nostre caratteristiche.


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

PRESENTAZIONI/PRESENTATIONS

SU APPUNTAMENTO / BY APPOINTMENT

EVENTI MODA / FASHION EVENTS


Agenda 42

A cura di VIRGINIA SIMONI

Fashion story Marzo/aPrile

Blue Jeans centraal museum, utrecHt (nl) fIno al 10 marzo 2013 1.

Big royal ontarIo museum, toronto fIno autunno 2013 4.

Il blue jeans è un simbolo iconico dello street style e in ogni guardaroba del mondo se ne trova almeno un paio. È l’indumento più indossato di sempre, per la precisione da 150 anni, ed è caratterizzato da un tipo di tessuto, il denim, con una storia ancora più antica. La mostra presenta la storia del jeans dal primo quadro seicentesco dove appare la prima stola di denim, ai primi Levi’s per minatori, fino ad arrivare agli ultimi modelli di Gstar Raw, Marithè+François Girbaud e Yves Saint Laurent.

40 artefatti da ogni parte del mondo, sono esposti per la rinnovata collezione del ROM. L’installazione che evidenzia gli oggetti che sono per qualche motivo “BIG” nell’ambito fashion, è stata allestita nella Patricia Harris Gallery of Textiles & Costume al Level 4 nel Museo Michael Lee-Chin Crystal. Tra le nuove acquisizioni c’è Passage #5 disegnato da John Galliano per Christian Dior Couture, ispirato dalle illustrazioni di René Gruau, tra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso.

Fashioning Fashion

50 fabulous frocks

les art décoratIfs, ParIs fIno al 14 aPrIle 2013

fasHIon museum, batH uK fIno a dIcembre 2013

2.

iStantanee Di MoDa Fashion. Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condè Nast. fondazIone forma Per la fotoGrafIa - PIazza tIto lucrezIo caro, 1- mIlano - fIno al 7 aPrIle 2013

Una mostra spettacolare che ripercorre la storia di due secoli di moda europea dal 1700 al 1915 presso il Museo delle Arti Decorative di Parigi. Due le collezioni esposte, quella di Martin Kamer e quella di Wolfang Ruf, entrambi antiquari e collezionisti di costumi e tessuti antichi. I capi, provenienti principalmente da Francia, Italia e Inghilterra, sono in perfetto stato di conservazione e ripercorrono l’evoluzione del gusto.

SetA © 2010 MuSeuM ASSoCIAteS/LACMA 3. ArMAturA DAL CAMerun In FIeLD MuSeuM CoLLeCtIon / SPrInG SuMMer 2011 CourteSY oF LAzIz HAMAnI.

Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condè Nast, per un tributo a tutti i grandi maestri che hanno fatto la storia del fashion. La mostra organizzata dalla Fondazione Forma, a cura di Nathalie Herschdorfer, raccoglie una selezione di immagini provenienti dagli archivi di New York, Parigi, Londra e Milano e rappresenta un’occasione unica per raccontare, attraverso opere preziose e rare, la storia della fotografia di moda, dalle sue origini fino a oggi. La fotografia è come una pièce teatrale dove per costruire l’immagine, insieme al fotografo, giocano ruoli importanti i redattori, le modelle, i truccatori, gli stylist. Da quei primi intrepidi passi sulle pagine delle riviste, tante cose sono cambiate e ora la fotografia non deve più dimostrare il suo valore. Ma grazie al talento e alla tecnica dei suoi rappresentanti, oggi è un linguaggio artistico di grande forza ed influenza visiva. Ed ecco i risultati sublimi di questa ricerca che tende costantemente alla perfezione, le opere di padri come Cecil Beaton, Man Ray, Edward Steichen, Horst P. Horst, quelli di Helmut Newton, Mario Testino, Paolo Roversi, Peter Lindbergh, Tim Walker, Erwin Blumenfeld, David Bailey, Guy Bourdin, Sølve Sundsbø e molti altri. 3.

Fashion and the Field museum Collection: maria Pinto tHe fIeld museum, cHIcaGo fIno al 16 GIuGno 2013

La mostra esplora e mixa il mondo del design e degli artefatti della collezione del museo. Nel 2010 la stilista Maria Pinto ha selezionato degli oggetti che l’hanno ispirata nella sua collaborazione con Alaka Wali, il curatore di Antropologia nord Americana del museo. La designer ha scelto 25 ac-

cessori e abiti in base alla loro unicità e peculiarità di materiali esotici e texture uniche, per poi creare abiti contemporanei ispirati ad essi, come la pettorina in pelle di coccodrillo, il parka di pelle di uccello, la collana fatta in pelliccia di scimmia o l’incredibile abito teatrale cinese del XVIII secolo. Un impermeabile trasparente Inuit fatto di intestini animali ha ispirato il tema per la collezione estiva 2010, creando un sorprendente gioco di contrasti che rivelano molto su principi estetici che trascendono il tempo e la geografia.

Per celebrare i 50 anni di anniversario del museo una mostra speciale con 50 abiti unici che hanno fatto la storia della moda. Tra cui un abito di pizzo dorato della corte Vittoriana e un divertentissimo abito a forma di bottiglia di Champagne, indossato ad un party nel 1902. In esposizione anche abiti maschili come cappotti di inizio ‘700 e accessori iconici più recenti come i pantaloni bondage di Vivienne Westwood, la regina del punk. In mostra dunque tutta la ricchezza della collezione museale permanente che rappresenta i momenti chiave della storia del fashion che continuano ad essere fonte di ispirazione per i costumi di serie tv e film come i recenti Il Grande Gatsby e Anna Karenina.


FASHION ILLUSTRATED /ADvertorIAL

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

tenDenze PriMaVera/eState 2014

L’ AUDACIA COLORA I TESSUTI stile

L

uxury Glam e Energy-Fun sono le due direttive per le tendenze della p/e 2014 lungo le quali si spalmano le 26 nuance scelte, che vanno dai toni tenui dei pastelli floreali a tonalità accese fresche ed acidule con verdi/ turchesi e rossi/aranciati che colorano cotone, seta, lycra e materiali speciali come carta in oro metallico, madreperlato e satinato. Le stampe saranno protagoniste indiscusse della prossima estate: fotografiche, oleografiche, digitali e spessorate, con micro motivi geometrici o macro di flora e fauna sia realistiche che astratte. Movimenti cinetici optical con un mix di geometrie e grafismi, oppure eleganti jaquard in stile tappezzeria con effetti di rigature e micro disegni da cravatteria saranno il leit motiv della prossima estate. Gli accessori diventano un rafforzamento creativo: passamanerie, nastri, zip colorate, bottoni in madreperla, borchie e rivetti. Il risultato si traduce in oggetti che puntano sulle linee, sui dettagli e sulle lavorazioni; all’ esperienza della tradizione vengono abbinate le più moderne tecnologie produttive sperimentando processi o prendendo in prestito lavorazioni da altri settori industriali, con un tocco di avanguardia. il tema luxury glam

S

materiali

e “Audacia” è il concetto filosofico della stagione, sarà dunque necessario trasformare la materia e impreziosirla, massimizzando le sue proprietà intrinseche. Ecco che l’aspetto materico diviene fondamentale e valorizzato con effetti luminosi, superfici levigate, pesi leggeri nel raso, organza e popeline. Jersey finissimi, voile, mussole, ma anche tessuti compatti come drill, canvas, panama con effetti in rilievo come goffrature, matelassè, agugliature e ricami. Grazie alle nuove tecnologie, molto frequenti anche sovratinture, sovra-stampe-sovra-ricami e plissettature sullo stesso materiale. Di grande tendenza anche le mischie lana/seta, seta/mohair, seta/lino per un aspetto pregiato con gessature tono su tono.

www.milanounica.it il tema energy-fun

PaUL smith e zUBiN mehta, gUest star di qUesta edizioNe no unica Silvio Albini e Michele tron-

zubin Mehta con l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino presso l’Audiricavato dell’evento è stato devoluto in -

-

dosi sulle qualità del Made in Italy. Gli ospiti di Milano unica hanno poi assi-

%) e per l’edizione Milano unica China a Pechino %).


PR&Comunicazione 44

La comunicazione si evolve con il mercato

N

on è necessario avere la sede in una delle capitali della moda per sentirsi parte del sistema. Quello che conta è pensare e agre “glocal”, avere una visione internazionale per supportare le aziende clienti e permettere loro un adeguato servizio di comunicazione per paese e prodotto. Ne è consapevole la MAP di Potenza Picena nelle Marche, agenzia che affianca le imprese nel marketing e nella comunicazione, con un approccio strategico votato all’innovazione ed un sistema imprenditoriale dalla professionalità riconosciuta da 35 anni di storia. “Il modo di lavorare è cambiato, non solo per l’effetto generato dalla crescita “esponenziale” dei nuovi media, ma anche per il mutamento dei sistemi di competizione e dei diversi livelli degli stili e degli strumenti di comunicazione. Pensare ed agire in un concept “Glocal” torna ad essere importante - spiega Mario Carlocchia, fondatore dell’agenzia insieme ad Antonella Mazzarella -. Tutto ciò richiede un impegno che deve essere “bidirezionale” tra agenzia e cliente: da un lato per noi è necessario un aggiornamento dell’organizzazione interna, con maggiore capacità imprenditoriale e nuovi

Shocking fluo, l’edizione 2013 del calendario realizzato da Map in 700 copie

contenuti professionali, ma anche le aziende devono predisporsi a nuovi modelli di business nei quali la comunicazione è centrale e deve essere vista con approccio strategico moderno e con il trasferimento di input adeguati. In particolare il sistema moda, composto per lo più da PMI in cui il 95% delle aziende ha meno di 10 dipendenti ed il 98%

meno di 50, deve sicuramente rivalutare il proprio modello di business, come pure agire in mercati aggressivi e globalizzati”. A questo scopo, l’Agenzia ha integrato in questi ultimi anni nuove aree della comunicazione, accentuato la visione dello scenario media ed in particolare dei new media, fino alla definizione di una business unit dedicata al web e

all’e-business, capace di offrire oggi interventi di supporto strategici, soluzioni innovative anche nella gestione dei social network, oltre che supportare le aziende moda con servizi specifici. “In questo contesto, al nostro progetto In-Outlet abbiamo affiancato anche il portale di e-commerce www.in-outletvillage. it. - continua Carlocchia -. A ciò

si aggiunge quello che da sempre è il nostro core business, con nuovi e importanti incarichi a livello internazionale”. E’ stata creata un’area Innovazione & Business per offrire una visione strategica nella creazione di nuovi prodotti, partendo sempre da un approccio marketing che permetta di farli riconoscere dal mercato. “Inoltre, tenendo più che mai i piedi ben saldi a terra ed essendo ben coscienti dell’attuale realtà - precisa il fondatore - riteniamo di essere per ogni cliente un partner costruttivo e propositivo, tale anche da collaborare più all’interno con interventi consulenziali a supporto della direzione aziendale ed in ambito risorse umane. Per noi affiancare il cliente significa trasmettere energia, grinta e carattere”. E per lasciare un segno di sé che accompagna i clienti quotidianamente, l’Agenzia realizza ogni anno un calendario in edizione limitata, stampato in 700 copie. L’edizione 2013 si chiama Shocking Fluo, ed è un percorso lungo 365 giorni fatto di iconiche immagini in bianco e nero dallo stile prettamente moda, nelle quali “deflagrano” macchie di colore fluorescenti shocking pink. Un oggetto da collezionare.

In Breve 360+oNeqUarter aLLarga iL NetworK CoN NUovi CLieNti

a eLite aNChe LovaBLe e FiLa UNderwear

rUNawayPr aNChe a miLaNo

FraComiNa ComUNiCa CoN PamBiaNCo

PreCa BrUmmeL CoN CoNNexia

L’agenzia di Anna Pizzuti runawaypr Da gennaio elite relazioni Pubbliche

young-oriented. new entries sono

che si aggiungono ai già presenti in

New eNtry da oUtLiNe

couture dedicata ad una donna colta

NUovo UFFiCio stamPa Per miPeL

Due nuove acquisizioni per l’agenzia

tre NUovi CLieNti Per KarLa otto miLaNo .

stile attuale ad una ricerca assoluta

gUrU torNa iN ProBeat ageNCy

designer proveniente dalla scuola londinese Central St Martins. La sua è una collezione unisex che coniuga sapore ecosostenibile ad

al charity. La designer londinese dedica ogni capo ad un clochard del centro di accoglienza dove lei stessa

aristoLasia va da aNd’stUdio

della vita del clochard a cui lo stesso è dedicato.

un capo carhartt a/i 2013-14 Milano.

areNa eNtra iN say what?

Matteo cambi in un ritratto di Pep Marchegiani Dopo il ritorno in Guru di Matteo è distrbuito in selezionate boutique in

occuperà del supporto operativo e strategico delle operazioni di relazioni pubbliche per Arena e le sue linee di prodotti ed accessori per gli sport acquatici.

oggi una rivisitazione dello storico

Agency. L’agenzia riprende quindi a e le pubbliche relazioni sono state

Andrea Pilastro.


Social 45

1

10

2

3

4

Soccer Illustrated al

Gran Galà del Calcio

occer Illustrated, brand extension di Fashion Illustrated, è uscito in occasione del Gran Galà del Calcio Aic S 2012, la serata-evento che si è svolta domenica 27 gennaio al Teatro Dal Verme di Milano e che è poi continuata all’Old Fashion. Un appuntamento sport-glam al quale sono intervenuti tutti i personaggi del mondo

9

del calcio, ma anche volti noti dello spettacolo, come Simona Ventura. Protagonista la squadra dell’anno, i magnifici 11, cioè i calciatori più votati, ruolo per ruolo, del campionato scorso. Alla presenza delle massime autorità del settore, oltre naturalmente al "padrone di casa", il Presidente Aic Damiano Tommasi, sono saliti sul palco Andrea Pirlo incoronato "calciatore dell'anno", Antonio Conte designato “allenatore dell’anno”, Nicola Rizzoli “arbitro dell’anno”, Stephan El Shaarawy e Luis Muriel “giovani rivelazione”, il trio Marco Verratti/Ciro Immobile/Lorenzo Insigne "migliori giovani della Serie B" e Melania Gabbiadini "calciatrice dell'anno". Nel corso della serata, condotta da Michele Criscitiello e Alessia Ventura, sono stati premiati anche Javier Zanetti con uno speciale “premio fedeltà e della critica”, Filippo Inzaghi "premio alla carriera" e la Juventus quale società di Serie A che più si è distinta nella passata stagione. Soccer Illustrated, era presente sia al teatro sia all’Old Fashion ed è stato distribuito anche presso l’Ata hotel, sede del calcio mercato. Un giornale fuori dagli schemi, che affronta il mondo del calcio senza parlare di calcio o di squadre, di mister o di pagelle, per mostrare “il dietro le quinte” di chi frequenta questo mondo, poco importa se tifosi blasonati o gente comune, presidenti o vip. Ci sono le foto vintage dei calciatori del passato, come George Best e Pelè, e quelle dei miti del presente, primo fra tutti David Beckham, paparazzati nei momenti di relax, per dimostrare come anche lontano dai riflettori del campo da gioco non passano inosservati . Un mondo, che al di là degli ingaggi da favola e delle folle oceaniche che smuove, ha ispirato anche tanti libri e 8 romanzi con una letteratura dedicata, da Febbre a 90° di Nick Hornby a Calcio! di Juan Esteban Constain, ma già Leopardi aveva scritto la canzone “A un vincitore nel pallone”. E poi ci sono i calciatori-attori che hanno interpretato film di successo come Eric Cantona che abbiamo scelto per la cover del numero. E non dimentichiamo che il calcio non è solo spettacolo, ma la storia di imprenditori e di grandi famiglie che in questo settore hanno investito ingenti ricchezze. Ma anche storie di emiri e principi qatarioti che hanno rivoluzionato le gerarchie europee. Un’altra realtà, un’altra dimensione del mondo del calcio da esplorare da una prospettiva diversa con meno pathos ma più glamour, certamente con curiosità e non senza una punta di ironia. F.C.F.

5

1. Federico Balzaretti ed Eleonora Abbagnato 2. Andrea Pirlo legge Soccer Illustrated 3. Stephan El Shaarawy e Luis Fernando Muriel Fruto con Dan Peterson 4. Giuseppe Marotta General Manager Juventus e Demetrio Albertini Vice President figc 2013 5. Damiano Tommasi President Aic 2013 6. Edinson Roberto Cavani Gomez 7. Gianluigi Buffon 8. Simona Ventura, Filippo Inzaghi e la presentatrice Alessia Ventura 9. Michele Criscitiello veste Lubiam 10. Andrea Agnelli President Juventus 2013 7 6 8


FASHION ILLUSTRATED

PITTI IMMAGINE AND FIERA MILANO PRESENT SUPER / WOMENSWEAR ACCESSORY COLLECTIONS PADIGLIONE 3 - PIAZZA VI FEBBRAIO, MILANO WWW.MILANOSUPERFASHION.COM IN COLLABORATION WITH COMUNE DI MILANO AND CITYLIFE

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013


Digital 48

A cura di VIRGINIA SIMONI

il MonDo in 3D

I

Nuova tridimensionalità

n un tempo non troppo lontano si associava il 3D alla fantascienza, ora invece la sfida di questa tecnologia è di ricreare perfettamente la realtà. Oggi si riesce a simulare perfettamente il mondo reale, a prevederne modifiche o addirittura intervenendoci direttamente. Sono molteplici i campi in cui la tecnologia è impiegata e soprattutto nella moda sono state ideate applicazioni e piattaforme in grado di migliorare la qualità di lavoro di designer e addetti ai lavori. Dassault Systèmes, il leader mondiale nel software 3D di realtà virtuale, applicato allo sviluppo, alla produzione e alla gestione di prodotti e servizi in 12 settori, ha creato numerose soluzioni a servizio del fashion. Prima fra tutte il Fashion Lab, un incubatore tecnologico che fornisce agli stilisti strumenti e servizi per dare vita virtualmente alle loro idee. La creatività viene stimolata all’ennesima potenza grazie all’incredibile libreria di materiali e possibili combinazioni che si possono testare, rendendo anche la moda più sostenibile. Vengono infatti abbattuti i costi di produzione del campionario, non dovendo più andare per tentativi, ma riuscendo a calcolare esattamente la resa di un capo in un certo materiale. Pensiamo solo al risparmio d’acqua per produrre un tessuto o una tintura per un jeans. Inoltre la tecnologia 3D è sempre più richiesta anche dal web, come dimostrano le numerose applicazioni create sempre da Dassault Systèmes, un esempio quella realizzata per Espacemax. com, il più grande negozio virtuale della Francia, specializzato in prodotti di collezioni prêt-à-porter. Gli internauti accedono allo strumento interattivo 3D dalla homepage espacemax.com. Da lì vengono condotti nel reparto accessori e se una borsetta attira la loro attenzione, si può testarne la capienza con oggetti virtuali, oppure indossando gli occhiali 3D (inviati da Espacemax.com ai suoi migliori 50 clienti) osservarla da ogni angolo per verificare ogni dettaglio di colore, materiale e finitura. Il negozio virtuale, creato simulando esattamente quello reale, può inoltre aiutare gli addetti alle vendite, i visual e merchandiser nella disposizione delle collezioni e monitorarne sempre le rimanenze in magazzino, tutto questo grazie alla tecnologia My Store, adottata da grande catene d’abbi-

l'oPInIone

Social commerce

Testo di JACOPO ATTARDO Head of digital di Red Cell

1. - 2. occhiali 3D e aPPlicazione Per MoBile Di eSPaceMax.coM iDeati Da DaSSault SyStèMeS 3. faShion laB Di DaSSault SyStèMeS

gliamento, dal fast fashion a quelle di lusso.Dal negozio digitale allo showroom virtuale. Fashion Lab ha anche presentato il Premier Showroom di Julien Fourniè. Si tratta di uno showroom virtuale che ha consentito allo stilista di aprire un nuovo e diverso canale di contatto con i suoi clienti buyer, dando loro accesso al suo mondo e allo spirito del suo lavoro con nuove modalità.

L’ambiente virtuale online proietta il visitatore nell’universo del brand, offrendo un’esperienza unica nel suo genere, che solo la realtà virtuale può regalare. Premier Showroom è accessibile a più persone contemporaneamente, che possono incontrarsi e interagire, sia fra loro sia con Julien Fournié stesso quando è collegato. Il 3D può spostare un iceberg, e non in senso meta-

forico (è in atto infatti un progetto di Dassault Systèmes per portare un iceberg dall’artico ad un paese africano come risorsa idrica). Ma se questa sembra essere un’impresa eccezionale, non è niente in confronto alle potenzialità e alla forza di questa tecnologia. Grazie ed essa potremmo davvero evitare molti sprechi, soprattutto nel campo della moda, e salvaguardare il pianeta.

heLP

News

le aPPlicazioni faShion Da non PerDere marKet dePoP marKet iPhone, iPad

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Vendere con i social media? Ci stiamo provando. L’arrivo dei social network è stato salutato dal mondo come una grande rivoluzione nel modo di comunicare e di rapportarsi ai consumatori. I guru del web urlavano per le strade “non ci sono più i target, ma le persone!” tutto vero, tutto bello, però… Passata la prima sbornia da novità, ci si inizia a domandare come produrre pecunia da tutto questo. E così, nel pieno stile del web marketing, abbiamo coniato un nuovo termine, “social commerce”. Come avviene sempre in questo caso il termine è stato coniato prima di inventare il significante, così sappiamo cosa vogliamo ma non abbiamo idea di cosa/dove sia. Il primo tentativo di social commerce che ha visto Un nuovo la luce è stato player è entrato l’F-commerce, di recente in ovvero le piattaforme di gioco e ha i E-commerce numeri per su Facebook. L’esperimento portarsi via ha avuto un tutto: Fancy discreto successo soprattutto in ambito musicale dove il target è molto ricettivo e l’esperienza d’acquisto non è poi così lontana da quella che si trova su iTunes. Ma il mercato della musica on-line, per quanto interessante, è una nicchia che non basta certo a soddisfare la vasta platea di chi investe in social media. Vengono alla luce quindi altre piattaforme espressamente pensate per veicolare i desideri di acquisto, come Pinterest ed Etsy. Anche se con due meccaniche molto diverse, lo scopo di queste piattaforme è veicolare i desideri e quindi i consumi, il primo partendo più dal desiderio dell’utente di ispirarsi e il secondo molto più verticale sull’acquisto. Ma un nuovo player è entrato di recente in gioco e ha i numeri per portarsi via tutto: Fancy. Fancy è un social media, accessibile anche tramite applicazione mobile davvero molto ben fatta, che permette di fare tutto quello che un utente fa normalmente su Pinterest, con l’aggiunta che cliccando su un oggetto desiderato lo si può acquistare direttamente da li, senza neanche lasciare il sito. Recentemente il Brand Oscar de la Renta ha messo in vendita una serie limitata di maglie da baseball a 2.400 dollari cad (molto molto particolari…) e ne ha vendute nove nella prima settimana. Fancy ha un milione di utenti attivi contro gli undici di Pinterest ma rispetto a questo sta facendo una politica di ampliamento della base utenti davvero aggressiva, arrivando ad incentivare il passaparola regalando buoni da spendere sul sito. E se questo non basta per farvi venire voglia di vendere le vostre cose su Fancy vi aggiungo che Mr. Zukerberg (geniale creatore di Facebook che ama girare in ciabatte) pare che stia mettendo gli occhi sulla piattaforma, essendosi reso conto che la natura stessa del suo social, che rimane pur sempre il più grande al mondo, non favorisce gli acquisti diretti come riescono a fare Pinterest e Fancy.


Libri

A cura di DIANA BARBETTA

€ 26.00

MoDerne ICone DI MoDA - Federica Muzzarelli

Sette grandi figure nell'estetica del modernismo

49

LUCA MASIA - SILVANA EDITORIALE, PP. 320, ¤ 18.00

IL SARTO DI PICASSO

ria di un semplice sarto di origini meridionali nato in un paesino del sud nei primissimi anni del Novencento: Michele Sapone “il sarto degli artisti”. Gli esordi a Nizza, come maître coupeur presso Seelio Tailleur-Chemisier e poi un incontro che segnerà l'inizio di un grande cammino, quello con “le seigneur de Saint-Paul” il ceramista Manfredo Borsi. Un incontro che lo catapulterà nell'ambiente artistico della Nizza post conflitti bellici, meta di soggiorno di importanti pittori. Creazioni sartoriali in cambio di creazioni pittoriche, una nobile forma di baratto in grado d'essere compresa solo da grandi menti. Campigli, Magnelli, Hartung, Arp, Severini, Giacometti, Mirò ma soprattutto Picasso intimo amico. Una grande maestria sartoriale ripagata con significative testimonianze artistiche, che oggi confluiscono nella Galerie Sapone a Nizza curata dalla figlia Aika. Un romanzo che restituisce con assoluta nitidizza ricordi di un'epoca lontana e di una storia, quella di un grande “artista dell'ascolto”.

di autocelebrazione porterà l'esplosione del mito. Il sentimento comune di “immedesimazione” e “identificazione” contribuirà a generare un sempre più grande interesse verso la fotografia, motore e veicolo di una nuova estetica. E la Parigi cosmopolita sarà l'incubatrice di interessanti sperimentazioni. “ [ …] solo un paese conservatore e classicista è l'ideale per gli innovatori” Paris France - Gertrude Stein 'atmosfera è quella di un antiLa Ville Lumière, costituirà il palchissimo villaggio medievale coscenico di tutti gli accadimenti più significativi e i personaggi a arroccato su un promontorio tra le lei gravitanti ne saranno i prota- Alpi Meridionali e il Mar Mediterraneo. I colori e la luce di Saint Paul gonisti. Federica Muzzarelli, autrice del de Vence, incantevole angolo della saggio “Moderne icone di moda” Provenza, costituiranno il fondale edito da Einaudi, introduce il pri- dell'inizio di una leggendaria rapmo capitolo, partendo proprio da presentazione. Lo spettacolo messo in scena è quello di una vita, la stoquesta rilevante considerazione. Parigi da secoli indiscussa capitale della moda nonché delle FAUSTO CREPALDI E CINZIA LIGAS - GRUPPO 24 ORE, PP.208, ¤ 29,00 avanguardie, città mediatrice tra vecchio e nuovo continente, sarà centro di gravitazione per le sette “fashion mass icons” presentate in Dall'acuto sguardo di una semioquesto volume: Cléo de Mérode, loga, Cinzia Ligas e di un regista, Charles Baudelaire, Annemarie nonché Digital Media Director, Schwarzenbach, Vaslav Nijinsky, Fausto Crepaldi, nasce “Fashion Nancy Cunard e Gabriele D'AnSemiology il linguaggio della Moda nunzio figure cruciali nell'estetica e del Lusso tra stile, comunicaziodel modernismo. ne e marketing”. Un inesplorato viaggio all'interno della Fashion Semiology, modernissima disciplina parte del Semiomarketing, il cui scopo è quello di rafforzare il binomio comunicazione-vendita. La Moda come semiosi, significazione . Un complesso sistema di segni che prende vita ogni qualvolta indossiamo un abito, vero e proprio strumento di comunicazione. “Il vestito dà senso al corpo e quindi lo fa esistere: lo valorizza dandolo a vedere. n inedito saggio che amplifica Il vestito non nasconde, né mostra, il suo raggio d'azione attraverso allude e valorizza: non esibisce ma l'utilizzo di QRCODE creando in- semantizza” Barthes, 1967. L'abito tercomunicabilità tra due medium identifica un particolare modo d'esritenuti in passato inconciliabili: sere, esprime carattere, attitudine e cartaceo e digitale. E un interessan- diviene strumento che decodifica te blog www.fashionsemiology.it in un linguaggio, riconoscibile sia nel cui è possibile scoprire il linguaggio reale che nella rappresentazione della Moda e del Lusso attraverso dell'editoria, dove la lettura di moda (Roland Barthes) l'osservazione dei suoi codici visivi. diviene metalinguaggio.

L

FASHION SEMIOLOGY

foto cover di Man ray, nancy cunard 1926 ny Metropolitan Museum of art

F

otografia-Moda-Modernità: territori che l'occidentale visione parcellizzata ha spesso incanalato in una sorta di compartimenti stagni, generando una visione frammentaria e poco d'insieme. Ma a ben guardare un fil rouge, per citare Goethe, lo si trova. La prima nasce nel lontano 1839 quando all'Accademia delle Scienze di Parigi si annuncia la scoperta di Daguerre generando subito scompiglio. Aver trovato finalmente il modo di fissare il prodotto della visione dentro una camera oscura, porterà il mondo dell'informazione a preannunciare la morte della pittura. Una rilevante parte dell'arte figurativa ne subirà il contraccolpo, l'altra ne intuirà l'enorme potenza espressiva. Un'innovazione tecnologica che diverrà un incisivo mezzo, veicolo e nel contempo sensore degli aspetti poliedrici della modernità e del graduale mutamento sociale. L'idea stessa di celebrità nasce proprio ora, nel preciso istante in cui l'innovazione tecnologica fa il suo ingresso nel quotidiano. L'implosione dell'esibizione, connotata dall'intimo narcisismo e dal desiderio

L'età della Fo to g ra f i a corrisponde precisamente all'irruzione del privato nel pubblico, o piuttosto alla creazione di un nuovo valore sociale, che è la pubblicità del privato”.

U

in BreVe taschen

azioni della triestina Anita Pitto-

a cura di federico Poletti con emmanuelle Dirix

vivieNNe westwood

pp. 120, € 29,99

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alessandra Vaccari

La moda Nei disCorsi dei desigNer

magLiFiCo! italian sublime Knitscape 50 anni di straordinaria maglieria made in italy

storico derivato da una geogra-

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Clueb, pp. 180, € 16.00

buti dei singoli esponenti hanno neratore di una vera storiogra-

Skira editore, pp.240, € 45.00

creative di generare capi icolettuali italiani a indagare nuove

sulla leggendaria regina del

la donna italica. e poi Albertina

patto politico e sociale. «Sono -

-

dei designer in chiave critica -

-

in cui il linguaggio perde con-

della Schiapparelli e le ardite cre-

-

Trovate i libri recensiti in Biblioteca della Moda, un archivio di editoria dal 1860 a oggi. Biblioteca della Moda, Via Alessandria 8 - Milano tel. 02 83311200 www.bibliotecadella moda.it


World news 50

A cura di GIOVANNA CAPRIOGLIO

the oBSerVer

the BuSineSS of faShion

Il fast fashion si ritaglia uno spazio vicino all’Haute Couture durante le Fashion Week

Il prossimo passo verso l'integrazione tra contenuti e vendite online

di KAREN KAY

I

n questo mese di sfilate nelle grandi capitali della moda mondiale, che è iniziato a New York con un Grand Galà molto glamour, il fatto che colpisce è che siano molti i marchi di fast fashion che sono riusciti a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nelle giornate frenetiche di show e presentazioni, anche a Parigi e Londra. New York vedrà unirsi agli storici Calvin Klein e Ralph Lauren brand come J Crew e Diesel Black Gold, a Londra saranno Top Shop (con la sua Unique Collection) e Whistles a sfilare al fianco di Tom Ford, Paul Smith e Vivienne Westwood. A Parigi il mondo del fashion si ritroverà al Museo Rodin, che già ospitò YSL e Christian Dior, per assistere alla presentazione della nuova collezione di H&M. Questo porta a pensare che ormai i confini tra i marchi di high street e quelli di alta moda si stiano sempre più restringendo, con un crescendo di linee limited edition in vendita nelle grandi catene. Sull’argomento Karen Kay intervista Elidh Macaskill di In Style, che afferma: “I brand di pronto moda possono oggi utilizzare tecnologie che ottimizzano la produzione, cosa che una volta era appannaggio delle sole case di moda; per questo stanno iniziando a creare anche linee che hanno finiture più sofisticate che strizzano l’occhio all'alta moda. Le grandi catene oggi possono raggiungere dei risultati sorprendenti a prezzi davvero abbordabili, per una base di consumatori sempre più attenti. E quando questi marchi riescono a fare un gran bel lavoro di marketing e associarsi alle Settimane della Moda possono davvero fare un salto di posizionamento e aprire anche ad un target di età più ampio". Un esempio la Key lo fa con JCrew che fino a pochi anni fa, ad esempio, era un retailer americano di target medio, che vendeva il classico pantalone Capri e i maglioncini colorati, guardando aspirazionalmente al mondo di Ralph Lauren; dall'entrata di Millard Drexler come nuovo Amministratore Delegato, il marchio è stato riposizionato trasformandolo in un'etichetta che merita spazio nei guardaroba delle principesse di Park Avenue, così come delle fashionista di Manhattan e persino di Michelle Obama. Parte di questa strategia è stata proprio quello di assicurarsi, alcuni anni fa, uno spazio all'interno della fashion week newyorkese. Non si tratta comunque dell'unico esempio, perchè dal 2005 durante la settimana della moda di Londra, Topshop ha sempre presentato la sua colle-

zione Unique, "la sorella maggiore del brand", come la definisce Kate Phelan, la direttrice creativa che da 18 mesi a questa parte è passata dal magazine Vogue, in cui è stata la fashion director per 18 anni. Così come sta facendo Whistles, che, anche se non è stato ufficialmente inserito nel calendario della London Fashion Week, spera di attirare i buyer chiave e la stampa internazionale. "Abbiamo deciso di presentare la nostra Limited Edition con una sfilata perchè ci stiamo espandendo a livello internazionale, soprat-

tutto nei department store", afferma a The Observer Jane Shepherdson, Ceo del brand. Tutte queste iniziative dei marchi puntano fondamentalmente ad avvicinare un target più adulto, che fino ad ora non frequentava queste grandi catene, sia per una questione di stile che di servizio in store. Così anche queste linee che costano in media un 20% più care della linea normale, rispondono a un bisogno di qualità e stile di donne più attente e disposte a pagare di più per un prodotto che vale in termini di qualità e finiture.

di VIKRAM ALEXEI KANSARA

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in dalla loro nascita, i magazine di moda sono sempre stati degli importantissimi generatori di richiesta di consumo, ma oggi la cosa è ancora più interconnessa grazie al web. Da tempo ormai i grandi gruppi di e-commerce hanno creato dei veri prodotti editoriali per aumentare le loro vendite e il loro target. Poi sono arrivati i media, come InStyle, che hanno creato una loro piattaforma di e-commerce, dando la possibilità ai clienti non solo di fare pubblicità, ma anche di vendere direttamente on line. Ora il nuovo trend è di creare dei veri e propri "shopable magazine", dove il passo tra aspirazione e acquisto effettivo è sempre più breve. Un esempio è ShopBazaar, lanciato a settembre da Harper's Bazaar, che coordina una piattaforma dove il consumatore acquista moltissimi brand senza mai uscire dal sito, anche se poi ogni marchio gestisce la sua vendita specifica. Stanno anche nascendo supporti all'editoria che permettono di fare questo attraverso dei widget da inserire nelle pagine editoriali per l'acquisto immediato, come ad esempio la newyorkese 72Lux, che

è proprietaria anche di una piattaforma che permette a chi pubblica di inserire i link alla vendita dei prodotti citati negli articoli. In questi ultimi anni, poi, la vera esplosione è stata quella di contenuti moda pubblicati sul web da indipendenti: blogger, consumatori all'interno dei social media e marchi stessi. Sono nati così siti e applicazioni di condivisione dei propri look, che a loro volta offrono integrato un servizio di acquisto. Tra questi molto riconosciuto è Pulse, che ha già oltre 1 milione di utenti. Tutto ciò che appare su Pulse è generato dagli utenti, che non solo hanno il copyright su quello che pubblicano, ma prendono anche una percentuale dai marchi se i capi che indossano vengono venduti attraverso il sito. Così come Go Try it on , dove le persone postano i loro look e ottengono risposte oneste "in diretta" dagli altri utenti che possono anche acquistare quello che indossano. Ormai, conclude la Kansara, siamo in un'epoca in cui i contenuti che generano una domanda di acquisto di prodotti moda sono davvero ovunque, distribuiti tra gli infiniti blog e le sempre più numerose piattaforme social.

financial tiMeS 30 gennaio 2013

Come i social media stanno cambiando le acquisizioni nella moda di VANESSA FRIEDMAN

I Da sinistra i modelli jcrew e unique collection by topshop della collezione primavera/estate 2013

l punto della Friedman parte dalla riflessione sull'utilità di rispolvere grandi nomi dormienti dell'alta moda, come è stato ultimamente con Schiapparelli e Vionnet. Sicuramente l'immediato heritage che questi marchi offrono ha ancora presa, soprattutto nei mercati Esteri, ma forse, continua la Friedman, i social media come Twitter, Instagram e il web in generale, oggi sono in grado di celebrare collezioni anche di giovani designer (Christopher Kane e JW Anderson ne sono un esempio). Inoltre, questo "popolo del

web" ha forse meno coscienza dell'heritage dei vecchi marchi, che oltretutto richiedono una comunicazione magari più tradizionale e oltretutto costi molto più alti di ricerca degli archivi ecc. In definitiva, il punto dell'opinionista è che ormai è preferibile guardare al futuro e, anche se tutti i grandi gruppi del fashion si sono aperti al web, la Friedman non crede che abbiano ancora ben focalizzato sulla sua importanza quando si tratta di calcolare l'impatto sui brand e sullla scelta dei designer che i consumatori poi andranno ad acquistare.

in BreVe attori vestiti con i loro abiti rappresentano un potenziale

new york times 30.01.13 di eric Wilson

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designer o colore. Si scopre

La nuova applicazione del

di dollari. e per coloro invece che lo guardano da casa

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scoprire vincitori e vinti del-

in questi anni è stato quello

nosciuta negli Stati uniti.

Gwinnet Paltrow tra le altre. non esiste nessun evento al gli oscar quando si tratta di parlare di "cosa indossare".

cui è possibile esplorare tutti diverse categorie di ricerca.

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ploit tutto è stato valido.

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FASHION ILLUSTRATED

Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

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A cura di MARCO MAGALINI

International Footwear and Leather Show a Bogotà

Conclusa in Colombia la ventisettesima edizione della fiera dedicata a scarpe ed accessori in pelle. Luis Gustavo Flores, presidente di ACICAM (associazione colombiana degli industriali delle calzaturiere, del cuoio e delle sue manifatture), riporta in apertura dei lavori che il numero dei nuovi buyer è in aumento del 40%. Nel 2012 la crescita della produzione è stata del 2,9% nelle borse, dell'1% nelle calzature e del -8,6% cuoio. Due le cause di tale frenata: l'impennata repenti-

na (+55%) dell'import in nero proveniente da Panama e Cina; e l'ormai cronico cambio sfavorevole del peso colombiano. In occasione della fiera si è anche tenuto il primo concorso nazionale rivolto ai giovani designer di calzature: 600 le candidature presentate, 8 i finalisti. Due i primi premi assegnati, a Adriana Lara e a Cristian Rodriguez, che hanno vinto un viaggio studio in Italia con corso intensivo di sviluppo collezioni presso l'istituto Ars Sutoria.

TJ Showroom. Servizio a Missione Cina per Prada Mauro Grifoni 360° per giovani designer apre a Amsterdam Prada inaugura il suo primo negozio nella città di Changchun (Cina Nord-Orientale), all’interno del prestigioso Charter Shopping Center. Lo spazio, progettato dall’architetto Roberto Baciocchi, si estende su una superficie totale di circa 500 metri quadrati su un unico livello, e ospita le collezioni donna e uomo di abbigliamento, borse, accessori e calzature.

Contemporary classic firmato Cd'O La nuova collezione Cd'O, la linea donna di Castello d'Oro (marchio interamente prodotto in Italia), si ispira alle cromie tipiche delle pietre preziose, come il color zaffiro, il verde smeraldo e il rosso rubino. Nel caso del blu, la palette spazia dal celeste chiaro al blu intenso. Punti cardine della gamma sono il bianco e il nero, reinterpretati in inedite stampe e fantasie dal disegno unico ed esclusivo. I capi Cd'O sono quindi pensati per chi ama lo stile classico, rivisitato in chiave contemporary. L'idea è quella di creare un total look perfetto dal giorno fino alla sera, dove basta cambiare o aggiungere un accessorio particolare per trasformare un outfit diurno in una mise da soirée. Punto saldo è la

Chiara Travaglini e Siham Jmammou sono un duo managerial-creativo con un progetto concreto: assistere dalla a alla z i giovani designer di moda, gioielli ed accessori, per sfondare nei mercati internazionali. "Vogliamo diventare un ponte del fashion a Losanna tra Milano e Parigi - dichiara Chiara Travaglini-. Attualmente siamo l'unica azienda in Svizzera che offre questo tipo di servizio, poiché spaziamo dall'ufficio prodotto, alla consulenza marketing, per sfociare nelle pr". Ogni anno verranno organizzati due appuntamenti di tre giorni ciascuno, con sfilate di moda, showroom aperti, conferenze e seminari tematici. Tra i brand presentati a Losanna, l'etno-pop di Anggy Haif; i volumi trapuntati di Lamiration; la natura incontaminata di Seam; l'uomo 24 ore parigino di Kokono; l'art-couture della belga Margaux Bolle; volant e plissé di Cliff Lee; le scarpe lussuosissime di Low weakness; le stampe geometriche anni Venti di Pascale Cornu; il guardaroba componibile maschile Dyl e la rivisitazione macedone firmata Tamara Perez.

qualità dei materiali: cashmere, seta, lana merinos, lana seta e cashmere seta. Le pellicce, a loro volta, esprimono al meglio l'eccellenza artigianale, dal visone allo zibellino russo, passando per la volpe.

Mauro Grifoni ha scelto Amsterdam come nuova meta retail. Il flagshipstore, che prelude un piano di ulteriori aperture in Europa e USA, è stato aperto nella zona di Museumkwartier, alle spalle di Vondelpark. L'atmosfera del nuovo negozio prende spunto da un mood tipicamente parigino, fatto di rivestimenti di legno a tutta altezza, porte segrete che celano scale o camerini di prova e tinte sfumate sui toni del grigio. L'arredamento è completato da espositori personalizzati in diversi colori, armadi e scaffalature cromate realizzati, come i pavimenti e i decori sui soffitti, in collaborazione con lo studio Framework Architects.

in BreVe BogNer mette gLi sCi e aPre a zermatt

deBUttaNo Le Borse N°21

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La celebre località sciistica delle Alpi Svizzere si arricchisce di un Bogner Store situato in posizione centrale sulla piazza della Chiesa.

estendere il progetto anche alla

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spiagge e sul pontile di Paradise Cove per dare vita alla sensibilità 22/01/13 20:04

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dei Cantoni vallesi presenta su

ricerca della qualità e autenticità".

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all’unicità dell’architettura Modern advertising. Il setting è sulle spiagge cliente in un coinvolgente viaggio pulite e design essenziale a colori con le attuali collezioni nel ruolo di protagoniste.

Molteplici le interpretazioni del più leggero Sensitive Plus e del più versatile Sensitive Classic a intensi

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vivaci

coordinati

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Etiqueta Negra polo & sportswear punta sull'e-commerce

Il brand ha aperto il nuovo store online. Una nuova piattaforma integrata con il sito web www.etiquetanegra.eu, dove sarà possibile acquistare, anche via tablet e smartphone, le linee di abbigliamento e gli accessori per uomo e donna. Riguardo alla collezione a/i 2013-2014 dedicata al pubblico femminile, emerge l’influenza della calda atmosfera dello chalet di montagna, con una palette cromatica che va dai colori della neve ai verdi del bosco, dai morbidi toni naturali al ciclamino con tocchi di verde menta e giallo. Un’ eleganza sobria, con un’ estrema attenzione al dettaglio, caratterizza l’intera collezione, dai capi in jersey di taglio sportivo alle camicie, fino ai capispalla, impreziositi e resi unici da bottoni in Swarovski e da perle e micro borchie applicate sulle bottoniere, sui colli e sui polsini. Tortuga Academy, altro marchio del gruppo Indas, per la collezione donna del prossimo autunno-inverno ha invece de-

ciso di puntare sulla rivisitazione in chiave “urban” del tema pirata, oltre a quello militare. Una riproposizione che, in entrambi i casi, ha la sua chiave interpretativa nella particolarità dei dettagli: borchiette, paillettes, strass, fettucce intrecciate, applicazioni in pizzo e velluto, per un effetto molto femminile su capi grintosi e dalla forte personalità. Anche le felpe hanno un look vissuto ma dal design femminile, con giacchine e bomberini anche accoppiati con tessuto agnellato o con originale stampa a pizzo e chiusure in fettuccia di velluto rifinita da un torchon in oro anticato. La maglieria, invece, offre diverse vestibilità, con volumi più contenuti o con outfit più di tendenza, dal girocollo al cardigan oversize al dolce vita con taglio asimmetrico. Completano l’offerta di Tortuga Academy camicie in popeline plissettato e in denim, abitini con apertura a polo, piumini in tessuto lucido con effetto cangiante, insieme al pantalone in felpa.

Petit Bateau con Kitsuné Nuova sfida per H&M: & Other Stories

Fixdesign apre in Brera

Petit Bateau festeggia i suoi 120 anni con una piccola limited edition realizzata in collaborazione con i Kitsuné, ovvero Masaya Kuroki e Gildas Loaec, completamente ed esclusivamente “made

Il nuovo Flagship Store ha aperto il 19 febbraio in Via Fiori Chiari, a Milano. Prima apertura assoluta nella capitale italiana del fashion, con uno spazio di 170 metri quadrati. "Il canale retail è per noi molto importante in termini di immagine - dichiara Gianmarco Maggiulli, Chief Executive di Fixdesign -. Per questo motivo abbiamo focalizzato impegno ed energie per aprire esclusivamente dei flagship store diretti in location top. Il canale wholesale rimane dunque fondamentale ma abbiamo ritenuto che essere presenti a Milano con uno store dedicato fosse importante per consolidare la nostra notorietà all’interno dei confini nazionali e per avere visibilità anche al di fuori degli stessi. Milano è un punto chiave per il fashion internazionale e noi siamo già presenti da circa un anno, con un ampio showroom commerciale in Via Montenapoleone, nel quadrilatero della moda, dove sono esposti i marchi: Fixdesign, Fixdesign Horse Riding e Minifix, in quanto facenti parte di un unico lifestyle di riferimento".

E' il nuovo marchio di moda del gruppo H&M. Si prepara al lancio della sua prima collezione che avverrà questa primavera in sette città e attraverso un online store su stories.com in dieci Paesi europei. Nella primavera 2013 & Other Stories aprirà i suoi primi negozi a Barcellona, Berlino, Copenhagen, Londra, Milano, Parigi e Stoccolma. Lancerà inoltre un punto vendita online su stories. com in Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito. "Siamo felicissimi di confermare le aperture dei nostri primi negozi in alcune delle più

importanti città europee e siamo pronti a presentare le nostre collezioni a un pubblico ancora più ampio su stories.com - afferma Samuel Fernström, Direttore di & Other Stories". Il nuovo marchio & Other Stories propone al pubblico femminile un’ampia scelta di scarpe, borse, accessori, prodotti di bellezza e abbigliamento prêtà-porter per dare ad ogni donna la possibilità di creare il proprio stile personale. Le collezioni, con stili distinti che vanno dalla sartorialità di taglio maschile fino al gusto più chic e femminile, sono tutte create per offrire infinite possibilità di styling.

in France”. Kitsuné ha rivisitato l’iconicissima marinière Petit Bateau e le sue T-shirt per uomo, donna, bambino e bebé. La prima collezione completa uscirà nel secondo semestre 2013.

Wrangler e il jeans Spa

La promessa è quella di rendere le gambe più belle e toniche. Come? tramite delle sostanze idratanti vaporizzate sul denim in fase produttiva. Queste microcapsule cosmetiche si legano alle fibre e la resistenza è assicurata. Le finiture di questi speciali blue jeans Denim Spa sono proposte in tre varianti: Smooth Legs (anticellulite), Olive Extract (idratante) e Aloe Vera (per lenire la pelle sensibile). Il 69% delle donne ha dichiarato che l'aspetto delle loro cosce, con l'uso, era migliorato.

Le Coq sPortiF iN CresCita zuccherino e a tocchi eccentrici del turchese. Il risultato è una visione accordo di licenza con l’azienda una collezione di borse che saranno non solo distribuzione. uno step

4% per il quinto anno consecutivo nel trend di crescita. ulteriore segno

Mipel e distribuite wordwilde.

anche nel debutto della capsule d’interpretazione delle prestazioni: ripercorrono tutte le tonalità più

riLaNCio gaetaNo Navarra: PartNershiP CoN avitex e deBUtto di UNa CaPsULe

dei nuovi shop in shop vanno ad

alla Cina e all’europa. La seconda cielo che incontra i classici grigio

ha siglato una partnership produttiva con attivazioni urbane per eventi

Si accende tra le golosità gustose

collection e della distribuzione. un accordo decennale prevede un grande

dall’azienda Kriservice di Bologna e


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Donne in equilibrio

la nostra vita è fatta di poliedrici equilibrismi. Per fortuna abbiamo il vantaggio di essere autorizzate a sentirci femmine e frivole. di UBERTA ZAMBELETTI illustrazione di DIEGO SOPRANA

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vete presente la reazione delle papille gustative quando entrano in contatto con una fragola matura? Bene. Noi fortunate donne possiamo provare questa gioiosa sensazione quotidianamente. Siamo dotate di femminilità e questa è una potente carta bianca. Partiamo dalla "femminilità" dunque. Vero: le donne hanno il mondo sulle loro spalle. "Mondo" in senso lato: diamo la vita e portiamo avanti sia la nostra che quella dei nostri procreati nonchè supportiamo i nostri compagni a gestire la loro. La nostra vita è fatta di poliedrici equilibrismi che ci vedono gestire situazioni plurime in copiose e continue quantità. Siamo investite di grandi responsabilità che peraltro abbiamo fortemente voluto e questa certezza è indiscutibile. Ma. Noi possiamo colorare questa nostra complessa e frenetica vita. E' bene non dimenticare che abbiamo il vantaggio di essere autorizzate a sentirci femmine e frivole. Da quel punto di vista ci è concesso tutto. Siamo noi che abbiamo for-

se un po' sottovalutato l'importanza di questo pozzo di felicità. Ci conferiamo troppo di rado il privilegio di tuffarci nell'universo dell'incanto. I motivi per cui questo avviene penso trovino casa nei soliti alibi: la stanchezza, la fatica, la timidezza, la mancanza di tempo. Abbiamo preso la brutta abitudine di credere che dedicarsi e coltivare il proprio decoro sia un compito in più anzichè fonte di gioia e momento rinvigorente ed "empowering". Credo che parte in causa di questo falso mito trovi radici nelle eccessive ostentazioni di chi ha esagerato, e dunque mal interpretato, il nostro ruolo senza essere in grado di esprimerlo con equilibrio. La Femmina, con la F maiuscola, è stata detronata da un'immagine di donna smisuratamente aggressiva e trasgressiva, che cerca di sostenere la parte di colei che per essere muliebre si costringe ad essere scomoda, inguainata, gonfiata ed affamata, risultando in una pittoresca caricatura che più assomiglia al drago di San Giorgio che non alla dolce Ofelia dal profumo di acqua di rose. Sprono le donne dunque a riflettere sull'omissione di questa opportunità di espressione così preziosa. Il rossetto quotidiano può essere un'ottimo punto di partenza: il resto verrà morbidamente.


Issue #19 - Marzo/Aprile 2013

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