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Scarica, inquadra e divertiti. Fashion Illustrated è interattivo
Mercati
AbbigliAmento Uomo
Il settore cresce del 7% nei Paesi extra UE, guidati da Usa, Brasile e Giappone. Pag. 12
Trend
Produzione
Casual Friday, sportswear minimalista e nuovo classico. Pag. 16
L'abilità dei modellisti fa la differenza anche in una grande realtà industriale. Pag 28
Preview A-i 2013/14
ForAll
Retail
negozi 2.0.
RFID, magic mirror, led wall e smart fitting sono tecnologie ormai diffuse nei negozi. Pag. 38
OSARE IL CLASSICO
Per godere al meglio i contenuti redazionali di questo numero di Fashion Illustrated, scarica gratuitamente l'app AR-Code dall'Apple App Store, sfoglia il giornale e inquadra le immagini dove trovi il logo AR-Code. Sullo schermo dell’ iPhone o iPad appariranno una serie di contenuti digitali extra in realtà aumentata che renderanno la lettura ancora più ricca e coinvolgente. AR-Code è l'applicazione che permette di interagire con ogni genere di supporto stampato o fisico poiché sovrappone all’oggetto reale, immagini, parole, video, suoni da fruire in realtà aumentata direttamente sul tuo dispositivo, ovunque sei e ogni volta che vuoi. AR-Code è anche una libreria multimediale on demand in cui è possibile trovare tanti contenuti informativi e di intrattenimento, diversi ogni giorno, cui accedere quotidianamente in un paio di click.
Mercati
Opportunità India
il paese cresce e si apre al lusso, ma sono ancora troppi gli intoppi burocratici per i prodotti stranieri. ci vogliono i partner e le location giuste. Se la Cina è il Paese che guida la crescita economica dell’area BRIC (Brasile, India e Cina) è l'India il mercato in più rapida crescita. Le previsioni di Euromonitor per il settore lusso indicano incrementi a tre cifre per questo Paese che, con un balzo del 163% nei prossimi cinque anni, raggiungerà un valore di 7miliardi di dollari. La burocrazia però ostacola l’ingresso dei prodotti stranieri. Infatti il governo indiano, che a settembre ha perso la sua maggioranza, deve affrontare un difficile test parlamentare per quanto riguarda il voto sulla liberalizzazione del commercio al dettaglio per le grandi catene di distribuzione straniere. Invece le realtà del lusso, grazie ad accordi con partner affidabili e la scelta di location giuste, stanno aprendo in India. Soprattutto all’interno dei grandi Mall e nei prestigiosi hotel, le cui hall si trasformano in gallerie con un susseguirsi di negozi di brand altisonanti. Lo hanno fatto Damiani, Armani, e di recente Roberto Cavalli che ha aperto a New Delhi anche il Cavalli Caffè accanto al primo flagship store all’interno dell’esclusivo DLF Emporio Mall. Pag. 31
Rompere gli schemi della tradizione si può: basta infrangere qualche regola con gli accessori. Magari un papillon in ceramica. E’ più facile per un uomo essere alla moda – e non sbagliare - con un abbigliamento informale e casual dal quale può pescare giubbotti, peacoat, caban da abbinare a chinos e jeans, piuttosto che con un abito classico, rischiando di banalizzare l’insieme con gli accessori sbagliati. Basta quindi un papillon e perché non in ceramica, come quelli di Core Sine
Labe Doli che proponiamo nello scouting di questo numero – per sdrammatizzare il completo più rigoroso e dare un tocco dandy all’insieme. Senza cadere nel nostalgico o nel retrò. Del resto anche un film d’antan come Il grande Gatsby, di cui esce in Italia nel mese di maggio la versione dell’eccentrico regista australiano Baz Luhrmann (che aveva fir-
mato anche Moulin Rouge), allude a un uomo formale, a un’ eleganza senza tempo che Toby Maguire riesce a rendere con disinvoltura moderna e attuale. Anche il brand che veste i protagonisti maschili (Leonardo di Caprio nel ruolo di Jay Gatsby e Tobey Maguire in quello di Nick Carraway), Brooks Brothers, che da quasi due secoli è la “divisa” del
popolo Usa, mescola nelle sue collezioni classicità e modernità, tradizione e avanguardia. Il nuovo classico fa propri quei valori della tradizione legati al knowhow produttivo concedendosi maggiore libertà creativa negli abbinamenti. Il bel vestire infatti deve essere un piacere e un esercizio stilistico, per cui val la pena anche infrangere qualche regola.
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
MABRO
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Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
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Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
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l'editoriale
Le nuove tecnologie invadono il retail e i magazine
F
ashion Illustrated ha scelto la strada dell’innovazione: negli argomenti, affrontando di volta in volta l’evoluzione delle nuove tecnologie nel retail, evidenziando come i limiti fra offline e online sono ormai sempre più labili e, in questo numero, anche nella struttura stessa del giornale, introducendo una tecnologia come quella della realtà aumentata che annulla il confine tra carta stampata e contenuti digitali e multimediali.
I negozi ormai sono sempre più 2.0 e la shopping experience non si riduce più al semplice atto dell’acquisto, ma a un coinvolgimento a 360 gradi in un mondo fatto di stimoli sensoriali, visivi, tattili, olfattivi. Magic mirror, LED wall e smart fitting sono all’ordine del giorno nei negozi più all’avanguardia e permettono di indossare virtualmente i capi, di vedere il proprio lato B senza voltarsi, di avere suggerimenti sugli abbinamenti migliori grazie a tecnologie come l’ RFID (radio frequency identification) ove, con un lettore che rileva i tag inseriti nei capi, è possibile accedere ad informazioni “ampliate” sui capi stessi. Queste tecnologie servono anche all’azienda e al negozio per tutelarsi dalla contraffazione e per avere sempre sotto controllo la situazione delle merci in magazzino. Per quanto riguarda invece le vendite sul web, il problema più difficile da risolvere è quello dei resi dei capi ordinati che sfiorano, a volte, il 30/40% degli ordini. Cosa fare allora? Dall’avatar, ovvero il modello digitale di se stesso che il cliente online configura nel sito del vendor, si passerà allo scanatar, creato con un body scanner che cattura le fattezze precise del corpo e in tre dimensioni le riproduce perfettamente. Quindi un “io digitale” sul quale indossare il capo virtuale. E veniamo ora alle nuove tecnologie che caratterizzano questo numero. Altri magazine moda hanno già introdotto la realtà aumentata per far vivere il giornale in una terza dimensione. Fashion Illustrated non poteva non esplorare questo nuovo mondo. Il numero che leggerete è tutto interattivo; le classiche illustrazioni sono solo la porta di ingresso verso il mondo digitale, un mondo molto più ricco, animato, fruibile che espande i confini ed i contenuti della rivista stampata. E’ sufficiente inquadrare con il proprio smartphone le immagini contraddistinte da un apposito logo per aumentare la realtà della pagina con una serie di contenuti aggiuntivi predisposti per ciascuna di esse per dire meglio e più di quanto la singola immagine o il breve testo possano fare. Per questo esperimento FI ha usato una tecnologia di avanguardia che non richiede codici a barre o QRcode di nessun tipo, poiché è il contenuto stesso della immagine che attiva il passaggio al mondo virtuale. Il potenziale di questo mezzo di comunicazione “amplificato” è enorme, sia dal punto di vista della varietà dei contenuti che possono essere sviluppati come pure del carico promozionale che essi possono veicolare, in uno scenario nel quale la classica pubblicità perde la sua tradizionale “piattezza” per assumere una dimensione tutta nuova. Dimensione alla quale un magazine innovativo come FI non poteva certo essere estraneo.
Masthead 6
f.colli@fashionillustrated.eu
mpoli@milanofashionmedia.it
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v.simoni@fashionillustrated.eu Hanno collaborato
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FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
Sommario 8
mercAti
FocUs indiA
12
31
Con l’uomo multitasking vince il sofisticato
trend Preview 2013/14
16
Casual Friday
La burocrazia ostacola la crescita del Paese
35
La cosmesi batte l’abbigliamento beauty
retAil
17
37
18
38
20
39
Less is more
Osare con discrezione
Una mano perfetta
Nuove tecnologie
Negozi 2.0
Gli scenari dell’e-retail
40 ideAzione e ProdUzione
22
Augmented reality
24
La sfida del semi-industriale
Social
42
Agenda
43
artigiano
Libri
26
44
28
45
Scouting
Forall
PR&Comunicazione
Digital
46
Zoom
48
World News
54
Fashion chi legge inserto bAmbino
i-Xvi
Petra Conti & Eris Nezha: primi ballerini del Teatro alla Scala
Contributors 10
Special guests
illustratore
Evelina Floris
ilAriA PizzoFerrAto
Antonio FossAti Partner fondatore di RDS, società di consulenza specializzata in retail strategy. Ha lavorato per aziende leader tra cui Apple, Timberland, Trussardi, Eni, Trenitalia. Docente all’Università di Pavia, visiting professor master MIB Trieste, autore di libri ed articoli su management e retail, è stato board member di Popai, Assofranchising, Nemolab.
Laureata in Scienze della Comunicazione Relazioni Pubbliche presso l’Università IULM di Milano, inizia a lavorare nel 1999 per lo studio Franca Soncini poi dal 2003 al 2007 alla Demetra Image consultants. Nel 2008 approda in Groupe Carlin International, il primo ufficio stile al mondo e l’unico con un’attività integrata di Stile, Marketing e Comunicazione.
eric jennings È vice presidente, direttore moda uomo, casa, food&gifts di Saks Fifth Avenue. Lavora a stretto contatto con il marketing team analizzando e supportando le selezioni moda per i negozi Saks Fifth Avenue di tutta la nazione. Eric ha un’esperienza di oltre 20 anni nell’industria del retail, avendo lavorato anche per brand come Hugo Boss Fashion Inc., Giorgio Armani Fashion Corp. E Nordstrom Inc.
Nata a Milano nel 1981, vive attualmente a Como. Terminata la scuola superiore di disegno per tessuti, nel 2004 consegue il diploma in Illustrazione all'istituto Europeo di Design di Milano. Da allora inizia a lavorare come illustratrice freelance nel settore editoriale, scenografico e pubblicitario oltre a numerose collaborazioni nella moda con lo stylist Sergio Colantuoni. Oltre alle illustrazioni si dedica alla pittura realizzando anche delle esposizioni in Italia e all'estero.
FasHioN cHi leGGe
Uberta Zambeletti
ilAriA d'Urso Dopo una vita professionale eclettica prima come avvocato di diritto di famiglia in Svizzera, poi come general manager della casa d'aste Christie's a Milano ed in seguito come responsabile degli eventi per l'Europa del gruppo Prada, dal 2003 è mamma e PR freelance per importanti brand Italiani.
jAcoPo AttArdo Tiene workshop di marketing non convenzionale presso l’Accademia di Comunicazione di Milano e crede che Wikipedia sia la più grande invenzione del nostro secolo (e che questo sia solo l’inizio). Nel 2001 entra nel settore della comunicazione come fotografo, poi la sua carriera si evolve nel 2006 iniziando con il ruolo di project manager in Borderline-adv e poi per il gruppo Ninja Lab. Nel 2008 è uno dei fondatori di Brand storming srl e successivamente diventa Content Manager per Borderline Ideas. Nel 2012 assume il ruolo attuale di Head of Digital presso RedCell. Ha anche un suo blog personale jacopoattardo.wordpress.com che racconta in modo ironico il mondo dei new media.
giAnni KlemerA Nato a Bolzano, è titolare del showroom FATTORE k a Milano e di una società di distribuzione che da sempre si occupa di scouting di marchi americani e giapponesi di nicchia del mondo maschile come Alden, Red Wing E Paraboot Nelle Calzature , Nigel Cabourn, Haversack, Our Legacy, Massaua, solo per citarne alcuni.
FlAvio sciUccAti Laureato in Fisica Nucleare, dopo aver lavorato come ricercatore applicato alla Saes Getters Spa, consegue il diploma MBA serale alla Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano e cambia così rotta verso il Managing Consulting. Dopo aver collaborato per Lanificio Ermenegildo Zegna, si avvicina al mondo della moda e dell’industria tessile italiana, diventando paladino del Made in Italy. Attualmente è partner della società di consulenza e servizi professionali The European House-Ambrosetti.
Laureata in Textile Design al Chelsea School of Art, con successivo Master in Fashion Knitwear al Royal College of Art a Londra, crea la sua linea di moda ‘Uberta Camerana’. Trascorre l’infanzia a Madrid e studia Belle Arti a Parigi, trasferita in Italia dal 1993, inizia una lunga serie di consulenze di moda, design e styling per varie aziende del settore, tra cui Etro, Max Mara, Missoni, Anna Molinari, Pinko e Gruppo Rinascente. A Settembre 2010, nel centro storico di Milano, apre un nuovo concetto di store: Wait and See. Nel Novembre 2012 co-presenta il nuovo programma televisivo di Moda ‘School of Glam,’ creato dalla collaborazione tra Fox Life e Condè Nast.
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
Mercati 12
%
Con l'uomo multitasking VINCE IL SOFISTICATO Testo di MARCO MAGALINI
L’evoluzione di prodotto, di gusto, di scelte, di in-vestimenti ha radici profonde che arrivano dalle periferie del sistema. Che cosa sta succedendo nel mercato dell’abbigliamento maschile nel bel mezzo di questa mareggiata socio-economica? Per analizzare il funzionamento delle correnti disordinate dei mercati, partiamo da alcuni dati di fatto. Anticipiamo comunque i tempi e diciamo sin d’ora che, come dichiara Michele Tronconi, Presidente di SMI – Sistema Moda Italia -, i primi 12 mercati di sbocco della moda uomo, che rappresentano il 76,9% dell'export complessivo di settore, hanno evidenziato quest'anno una crescita del +8%, performando meglio di tutti i Paesi nel loro complesso (+6,9%). L’uomo di oggi è sempre più multitasking e iperconnesso. Secondo la più recente ricerca ‘Species 2012 - changing face of men’, commissionata da Discovery in 13 Paesi Europei su un campione maschile di 9.000 persone di età compresa trai 18 e i 49, gli uomini, sempre più impegnati, hanno imparato a convivere con i molteplici affanni del quotidiano. Dal 41% di coloro che nel 2009 si sentivano sotto pressione, si è passati al 29% del 2011, con un approccio dunque più rilassato e sereno alla vita quotidiana. Che indubbiamente si riflette su una scelta di dress code più informale e pratico, anche al lavoro. Il 45% del mercato dell’abbigliamento globale maschile è casualwear, registrando una forte impennata soprattutto nei paesi emergenti. Le esigenze evolvono e, in molti casi, si spostano dalla ricerca spasmodica di dettagli estetici ‘superficiali’ al vaglio di una vera e propria lista di caratteristiche pratiche che oramai anche nell’abbigliamento formale non possono mancare. Vince il bello e ben fatto, ma utile. A questo proposito, Riccardo Coppola, creative director e consigliere delegato di Peuterey Group, afferma che “l’uomo è sempre più esigente e cerca collezioni/marchi in grado di fornire quegli elementi che lo mettano nella condizione di poter giocare con l’abbigliamento. Oggi è permesso osare di più dando vita ad accostamenti coraggiosi. L’uomo è più libero da schemi prestabiliti e ha come obiettivo quello di risultare il più unico possibile. Siamo stati tra i primi nell’ambito dello sportswear&fashion ad aver colto questa esigenza e buona parte del nostro successo è dovuto proprio a questo. Occorre rafforzare competenze e ripensare la proposta maschile ripartendo dalle basi, e renderla sempre più fresca ed innovativa”. Accanto a questa tendenza, emerge anche a livello di mercato un fenomeno di rottura con il passato. Il Professor Marco Fortis, responsabile della Direzione Studi economici di Edison SpA., analizza uno scenario nel quale stanno emergendo nuovi protagonisti. “Il mercato premia oggi anche i brand non storici, che producono in una fascia ancor più alta e sofisticata rispetto ai marchi più noti. Essi spesso si collocano geograficamente in territori più ignoti e remoti, che fanno accrescere nel cliente un senso di ‘sofisticatezza nella scelta’, quasi di scouting. E’ questa una carta di marketing molto preziosa, perché assicura un vantaggio competitivo rilevante. Oggigiorno il cliente già possiede tutto ciò che gli serve: occorre stupirlo con un prodotto unico, sofisticato – e quasi fuori dagli schemi”. E’ la stagione di imprenditori solitari, quasi feudatari delle terre periferiche nelle quali si trovano ad operare, che, come fanno Brunello Cuccinelli, Tombolini, Cruciani, Luciano Barbera e Castangia, danno vita a un qualcosa in più. Un prodotto che,
sebbene costoso, “faccia sentire l’acquisto come qualcosa di ancor più stuzzicante”. Ultimo dato di fatto, il non-solo-moda. Secondo l'Osservatorio mondiale sul settore presentato a Milano da Fondazione Altagamma, in collaborazione con Sda Bocconi e la Bain&Company, società di consulenza, gli acquisti di beni per la persona, dal fashion alla gioielleria, crescono del 10%, per un valore di 212 miliardi di euro. Più nel dettaglio, vanno bene gli alberghi di lusso (+18%), il settore dei vini e superalcolici (+12%), il food (+8%). Mentre rallentano le spese in beni durevoli come le auto (+4%) e il design (+3) e la nautica (+2%). Ecco che, di conseguenza, molti brand della moda si stanno lanciando a capofitto verso questi settori. CHI COMPRA I big spender dell'abbigliamento maschile si trovano soprattutto all’estero, a dimostrazione del fatto che indossare un capo italiano di buona fattura continua a essere uno status symbol per gli uomini di tutto il mondo. “L'export di moda uomo – continua Michele Tronco-
ni - copre il 19,1% dell’export tessile-moda, percentuale che sale al 30,7% se consideriamo il solo valore della filiera (in particolare per i primi 12 Paesi tali percentuali passano rispettivamente a 14,7% nel caso del TM e al 23,6% nel caso del solo abbigliamento). Rispetto agli anni 2005/2008, sottolineerei la tenuta dei mercati tradizionali e l'ingresso della Cina, che comunque è il dato più lampante. I maggiori incrementi provengono dall’extra-Europa, in particolare Cina, Giappone e Stati Uniti. Il dinamismo al di fuori dell’UE, nel complesso, registra una crescita dell’export del sistema moda attorno +7% (periodo gennaio-luglio 2012 su stesso periodo del 2011). Gli USA, secondo le rielaborazioni SMI, registrano un incremento del 19% (1 miliardo di euro). Molto buone le performance anche dell’America latina, guidata dal Brasile. Questo Paese importa dall’Italia merci per un valore di 45 milioni di euro, con una crescita che si attesta attorno al 16%. Se paragonato al giro d’affari statunitense, questo valore assoluto è del tutto irrisorio, ma dobbiamo considerare i forti dazi imposti dal Paese, che scoraggiano l’approvvi-
gionamento di merci dall’estero e penalizzano fortemente i brand meno forti. Un segnale incoraggiante proviene dal Giappone che ben risponde al recente disastro ambientale. Un +18%, che corrisponde a 600 milioni di euro, che conferma un forte interesse per i prodotti made in Italy”. L’economia giapponese è tornata però in recessione nel 2° semestre del 2012 (secondo il rapporto annuale del Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo). Il 2013 sarà moderatamente positivo, nonostante i consumi siano in rallentamento, con il picco di negatività avvenuto nel 3° trimestre 2012. In aggiunta, il parlamento del Paese ha approvato il rialzo dell’imposta sui consumi dal 5% attuale al 10% entro ottobre 2015, scaglionato in 2 fasi. Risulta dunque evidente che il calo drastico del PIL frenerà anche la corsa all’acquisto del made in Italy. Altri best performer in fatto di percentuali di crescita, sono Hong Kong, la Russia e la Corea del Sud. “La Russia – prosegue Tronconi - ha segnato un +12%, con un valore assoluto di 800 milioni di euro”. L’Europa frena, con un rallentamento dell’export di prodotto-moda infra-UE del -4%.
Mercati 13
l'attitudiNe deGli italiaNi allo sHoPPiNG la percentuale di
+18%
l'oPiNioNe
+19% +16%
Dopo l’heritage, l’uomo è pronto per uno stile più moderno di ERIC JENNINGS, vice presidente, direttore moda uomo, casa, food&gifts di Saks Fith Avenue
tiamo uscendo da un perioS do in cui la maggior parte dell’abbigliamento maschile è
SPERIMENTAZIONE MADE IN JAPAN Quella di White Mountaineering è una moda outdoor che riflette il cambiamento dei gusti dei clienti, senza tradire il tempo che è passato dal lancio nel 2006 e il suo Sol Levante. E' un brand giapponese disegnato da Yosuke Aizawa che, grazie al lavoro di scouting della Fondazione Discovery di Pitti Immagine, partecipa a Pitti Uomo 83.
I tempi del denim giapponese 'a tutti i costi' sono passati e il designer mette a punto da diverse collezioni un prêtà-porter completo e vario, nel quale si commistionano tre componenti principali: design, praticità e tecnologia. La distribuzione autonoma è iniziata nel 2009, con un primo flagsghip store a Tokyo che raccoglieva anche una collezione femminile (Polar). Fil rouge delle collezioni è il multi-layering (multistrato), che sempre più si adatta alle esigenze dell'uomo quotidiano. "Apprezzo molto la generosità di Pitti Immagine che ha scelto White Mountaineering, non ancora cosi noto oltre oceano - racconta lo stilista nipponico -. Quali abiti indossano ogni giorno gli uomini alla moda? E’ all’interno di questa riflessione che ci muoviamo e pensiamo alla collezione. Il modo maschile di vivere la moda, di esprimersi e di vestirsi ha una grandissima liberta”. Yosuke Aizawa è approdato al Pitti grazie anche al contributo di Stefano Martinetto, CEO di Tomorrow, società di distribuzione di marchi come Umit Benan, Jonathan Saunders e Richard Nicoll. "White Mountaineering e' gia' posizionato all'interno dei punti vendita più importanti del menswear mondiale, che fino ad oggi hanno fatto gli acquisti direttamente a Tokyo - dichiara a Fashion Illustrated Martinetto -. E' già da Bergdorf Goodman, Excelsior, Mr Porter. Con uno sguardo al futuro, il marchio ha da ora intrapreso una svolta internazionale". M.M. Calano le esportazioni verso la Francia, che rimane il principale mercato, la Germania e la Spagna. “Occorre comunque tenere in considerazione i volumi – commenta Tronconi - è vero che, ad esempio, le esportazioni verso gli USA appaiono migliori rispetto al -4% dell’area euro ma, se valutate in termini assoluti, rimangono inferiori (1 miliardo le esportazioni verso gli USA contro i 3,3 miliardi se sommiamo la domanda di Francia e Germania). Ciò che invece preoccupa è la marcata contrazione dei consumi nazionali, già depressi dalla stagnazione dell’ultimo quadriennio, che porta a una valutazione negativa che si attesta attorno al -5%. Da un lato, gli effetti della crisi finanziaria, delle misure di correzione fiscale e di austerity imposte dal governo gravano sensibilmente sul bilancio delle famiglie italiane. Dall’altro, gli indici di fiducia dei consumatori italiani sono nettamente inferiori rispetto alla media dell’area euro. In questo scenario, tornando al mercato maschile, assistiamo a uno sdoppiamento degli acquirenti: padri di famiglia versus
uomini under 35. A questo proposito, risulta interessante una ricerca effettuata da ISPO (Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione) per Neiver (una delle maggiori società immobiliari al mondo, che gestisce 14 centri outlet in Europa tra i quali i ‘the style outlets’ e ‘Factory’). I primi, i padri di famiglia, di certo non attingeranno molte risorse economiche dai risparmi accantonati nel tempo per acquistare abbigliamento. E, se lo faranno, sarà per necessità (il 64%). Compreranno capi lontani dal consumismo modaiolo e che dureranno nel tempo. Sono invece i giovani (18-34enni), specialmente istruiti (diplomati o laureati), a fare shopping con maggiore intensità. Meno frenati da responsabilità familiari alle quali badare, vedono lo shopping come efficace ricetta anti-stress. Tornando all’analisi di Tronconi, “quello che più spaventa è il fatto che il fortissimo rallentamento, ben peggiore del già tragico 2009, colpisce tutte le statistiche, anche se analizzate utilizzando parametri diversi. Le aziende registrano un calo della domanda che, facendo una previsione, scenderà nel 2013 ad un -6/-
6,5%. I negozi soffrono, specialmente quelli della distribuzione indipendente. Analizzando una forbice, la camiceria è il comparto che va peggio, con un -9%, mentre il resto si attesta attorno al -5%”. Non mancano però eccezioni alla regola. E’ il caso di Claudio Grotto, presidente e fondatore Gas, il quale afferma che “per noi il mercato principale è quello domestico che ancora oggi conta per oltre la metà delle vendite totali. Altri Paesi importanti per GAS sono il Giappone e la Spagna, due mercati storici nei quali l’azienda può contare sul supporto di una filiale diretta e su una solida rete distributiva. Proprio in questo senso, continueremo a puntare sull’internazionalizzazione del marchio con l’obiettivo, entro pochi anni, di arrivare a invertire le percentuali di vendita fra l’Italia e l’estero concentrando le nostre attenzioni in Europa, dove sono stati stretti accordi con nuovi distributori o agenzie di rappresentanza. Ad esempio in India, dove Gas è presente con una filiale diretta con sede a Mumbai e dove per i prossimi mesi sono previste quattro nuove importanti che
stato promosso come “heritage” e “disegnato dagli archivi”. Certamente abbiamo apprezzato lo stile e i materiali delle passate decadi, però per l’inverno 2013 Saks sta cercando uno stile più rivolto al futuro, ovvero una interpretazione moderna dell’abbigliamento uomo. Grazie ai grandi numeri fatti nelle vendite negli ultimi due anni , i nostri clienti ci hanno dimostrato di aver capito e apprezzato gli elementi base dello stile classico, la giusta vestibilità e l’importanza degli accessori. Ma ora l’uomo è pronto per una visione più moderna e aggiornata del suo guardaroI nostri ba. consumatori Il nostro sono disposti lavoro, s e m p r e a spendere per or ientato la qualità ma alla ricerca apprezzano di novità, anche la ci spinge storia che a vedere cent inaia racconta il di collezio- marchio ni alle fiere, nelle showroom e sulle passerelle in Europa e a New York. Passiamo gran parte del nostro tempo all’estero in Italia perché lì si trovano quelle collezioni che sono una parte importante della nostra offerta. I nostri clienti apprezzano particolarmente i marchi italiani più importanti e riconoscono la qualità delle etichette made in Italy. Come sappiamo, il prezzo sta diventando un aspetto importante nelle ultime stagioni, per cui è diventato oggetto di grande attenzione da parte nostra. Se analizziamo come gli uomini spendono per il loro guardaroba, ci rendiamo conto che non solo sono disposti a pagare per marchi familiari e di buona qualità, ma abbiamo notato che sono disposti anche a spendere di più se dietro il brand c’è una storia da raccontare. Ad esempio, gli uomini amano sapere come e dove è fatto un capo di abbigliamento. Al momento stiamo notando che anche i prodotti fatti localmente negli Stati Uniti stanno guadagnando importanza e attenzione. Quindi, poiché noi scandagliamo il mercato alla ricerca di nuove storie da raccontare e prodotti interessanti e stimolanti da comprare, il nostro obiettivo è quello di trovare un modo nuovo di vestire per i nostri clienti. Sappiamo e siamo certi che sono pronti per questo passo e speriamo che anche il mercato lo sia.
Mercati 14
Asse Milano- Firenze. La moda corre ad alta velocità
carola BarBera
turchia, russia e UsA "Il prodotto Luciano Barbera è interamente e rigorosamente fatto in Italia, le lavorazioni artigianali sposano la tecnologia e la costante ricerca di un utilizzo innovativo dei materiali tradizionali. Il nostro punto di forza è sempre l'esasperata ricerca della qualità nelle materie prime così come nella confezione e nel servizio unito a un costante aggiornamento nello stile. Il maggiore riconoscimento alla nostra produzione viene dall'Europa, con il mercato turco in testa, a cui va il 30 % del nostro fatturato, parimerito con Russia e USA. Per il futuro abbiamo progetti importanti di aperture di negozi monomarca con partner prestigiosi".
siMoNa aBati
in Ue si salva la germania L'AD del brand di sportswear Etiqueta Negra (che fa parte del gruppo bergamasco Indas Retail) spiega che "i mercati europei soffrono, ma in questi anni ci siamo ricavati delle nicchie che ancora ci danno soddisfazioni, come la Germania - dove il gruppo ha da poco aperto un negozio a Berlino - e la Francia. Volgendo lo sguardo al di fuori del Vecchio Continente, nel 2013 ci focalizzeremo sul middle east. A questo prososito, abbiamo individuato dei partner di alto livello per sbarcare quest'anno negli Emirati Arabi e in Oman. La prima apertura è stata proprio a Jeddah, in Arabia Saudita, con un negozio monomarca all’interno del Mall of Arabia. Il secondo punto in agenda è la Russia".
GiaNNi GiaNNiNi
voglia di italianità "Il calzaturificio Doucal's è rimasto negli anni fedele allo stile tradizionale, ma si è fortemente adattato al gusto contemporaneo. I clienti di oggi vogliono riscoprire un prodotto di fascia alta che sia intriso di storia, manifattura e qualità; un prodotto che giustifichi l'investimento economico e racconti una tradizione tutta italiana. Una differenza importante rispetto al passato, nel nostro settore, è la fine dell'epoca nella quale le collezioni dovevano adattarsi ai gusti dei differenti mercati. Oggi i clienti esteri esigono un italian style puro, che vada oltre le mode passeggere ma che esprima la creatività di chi li progetta e che da indossati esaltino la personalità di chi li ha scelti”
I
l bello e ben fatto italiano torna sotto i riflettori, in attesa di colpire e conquistare buyer e stampa di tutto il mondo. L'appuntamento con le kermesse di gennaio sta divenendo sempre più importante, sia per il peso crescente che la moda uomo sta assumendo nella bilancia commerciale complessiva, che per il ruolo centrale delle anticipazioni femminili. Ecco che la scena, sia milanese che fiorentina, dedicata principalmente all'abbigliamento maschile, trova nuovi format per intercettare i buyer ed invogliarli ad acquistare. Prima che a Parigi. Saranno circa 1020 i marchi radunati tra le mura della Fortezza da Basso per Pitti Immagine Uomo 83 (8-11 gennaio). Il 40% di essi provengono dall'estero, con passaporti di 30 Paesi nel mondo, tra i quali Francia, Germania, Gran Bretagna, Giappone e USA. Sul fronte compratori, si attenderanno circa 21000 buyer, ovvero oltre il 60% dei visitatori totali. Come attirare questo vero e proprio 'esercito' di buyer nel capoluogo toscano? "Abbiamo messo a punto un calendario di eventi all'insegna di internazionalità, ricerca, innovazione e nuovi talenti - spiega Raffaello Napoleone -. E aumentano anche le richieste di realizzare eventi con nuove modalità in Fortezza, attraverso cui intercettare i top buyer e la stampa internazionale". Il tema di gennaio è BookswearMania (sopra, foto allestimento), per esaltare questa passione che non passa mai di moda. Ospite speciale di Pitti Uomo 83 sarà la maison Kenzo. Carol Lim e Humberto Leon, i due direttori artistici, hanno scelto il Pitti per presentare la loro collezione uomo, forti del successo che stanno riscuotendo nel fashion panorama internazionale. Lo special project di Pitti Discovery è in questa edizione White Mountaineering, brand giapponese disegnato da Yosuke Aizawa (vedi pagina 13), mentre il New Performer 2013 è Erik Bjerkesjö. Si tratta di un progetto che Pitti Discovery realizza per costruire occasioni e opportunità per i nuovi talenti della moda, combinandoli con le diverse discipline artistiche ed estetiche. Spostandoci a Pal-
si andranno ad aggiungere ai 25 punti vendita già attivi nel Paese, e la Cina, dove sono programmati 10 nuovi punti vendita entro il 2013 dei quali i primi verranno inaugurati a breve a Quanzhou e Xhangzhou”. VENDERE IN TEMPI MODERNI Come vendere anche in tempo di crisi? “Il complicato periodo socio economico che il mondo attraversa, impone alle aziende la necessità di trovare nuove modalità per veicolare i propri messaggi – continua Coppola di Peuterey - Le aziende di moda hanno fatto propri nuovi canali di comunicazione, e sviluppato linguaggi più dinamici e sofisticati. Nascono così progetti studiati ad hoc per il web che permettono di raccontare storie e veicolare emozioni sui diversi social network. Dopo Facebook e Twitter, oggi si comunica anche con Instagram e Pinterest, creando attraverso le immagini la brand awareness propria di un marchio globale, che condivide totalmente il proprio mondo con i suoi follower. Con Peuterey Aiguille Noire, in modo particolare, abbiamo raccontato attraverso due fashion clip realizzati da due giovanissimi video maker italiani per il web, le capsule collection SS13 realizzate da Andrea Incontri e CO|TE”. Rimanendo focalizzati su questi nuovi strumenti multimediali, che sempre più sostengono il mercato, di grande interesse è il nuovo progetto promosso da Diana Seclì, ovvero il Festival IUFF. “Il Festival IUFF ha lo scopo di spronare e incrementare la diffusione della moda tramite la produzione video e di promuovere nuovi talenti nel settore favorendo l'internazionalizzazione. In termini sociologici cerca di indirizzare la tendenza divulgativa a livello virtuale dimostrando la rapidità dell'inoltro del messaggio da parte di coloro che sono nuovi del settore moda,
Testo di MARCO MAGALINI
azzo Vecchio, mercoledì 9 gennaio sarà la volta della sfilataevento di Ermanno Scervino, special event di questa edizione. Tra le altre novità, la linea di contemporary sportswear Adidas SLVR disegnata da Dirk Schönberger; il 'new deal' di Allegri con una collezione profondamente ispirata all’archivio storico dell’azienda che metterà al centro il capospalla e l'impermeabile; G-Star annuncia inoltre una nuova collezione ideata dal designer industriale Marc Newson e, infine, la presentazione della nuova collezione Gabriele Pasini, prodotta e realizzata in partnership con il brand Lardini. Anche zona Tortona, a Milano, si rivitalizzerà con White (1214 gennaio). L'appuntamento, come già accade da tre edizioni, va incontro alle esigenze attuali del mercato dando rilievo alle pre-collezioni donna anche durante la settimana della moda uomo di gennaio e giugno: una soluzione ideata con l’intenzione di soddisfare le esigenze di anticipo dei buyer e di far rimanere Milano un polo competitivo a livello internazionale. Saranno a disposizione degli espositori anche un team di stylist e fotografi professionisti per selezionare e ritrarre i capi migliori da spingere promuovere sulla stampa internazionale. Ospiti d’eccezione a gennaio saranno Gianluca Capannolo, con un’installazione che racconterà l’escalation della sua raffinata couture femminile, Fabio Quaranta, il giovane designer messo in luce da AltaRoma che torna a White con un evento speciale e Nigel Cabourn, protagonista, insieme al Lanificio F.lli Cerruti, della rassegna 'La Tradizione, il Valore, il Bello', in scena in Tortona 27. La Camera Nazionale della Moda Italiana è infine la protagonista della settimana della moda maschile di Milano, da sabato 12 gennaio a martedì 15 gennaio 2012. La kermesse ospita più di 100 sfilate e presentazioni, richiamando in Italia oltre 1000 giornalisti italiani e stranieri e 10.000 buyer da tutto il mondo.
fotografia, design e styling ma che tuttavia mostreranno attraverso un nuovo concetto interpretativo del messaggio la moda nelle sue sfumature più sottili". RIMEDI LOW COST In questo scenario, la caccia a soluzioni che rispondano alla diminuzione delle capacità di spesa è aperta. Un dato fa riflettere in questo senso. McArthurGlen, uno dei soggetti chiave nel panorama degli outlet in Europa, ha registrato un incremento del 10% rispetto al 2011, con un fatturato che vola a 800 milioni di euro, sostenuto anche da un aumento delle presenze (+12%). Nel 2012 sono stati osservati comportamenti di acquisto in linea con il contesto macroeconomico italiano ed europeo. Sempre secondo i risultati del sondaggio Ispo di cui sopra, emerge che anche gli uomini amano dedicarsi allo shopping con una certa assiduità. Nel dettaglio, il 42% di essi (il valore per le donne sale al 49%) va per negozi una o più volte al mese. Questa suddivisione quasi paritetica tra uomini e donne trova riscontro immediato anche nei frequentatori degli outlet Neinver
La quotazione in borsa non è una questione di dimensioni o fatturato. Premia la notorietà del brand e l'appeal del contesto produttivo.
in Italia. I centri italiani registrano che il 51% della loro clientela sono donne e 49% uomini. “Gli italiani sono sempre più alla ricerca della comodità, della qualità e del risparmio, specie oggi che il prezzo conta più di ieri. E l'outlet è in grado di ben interpretare queste esigenze”. SCENARIO FUTURO Il prodotto Italiano ha, secondo Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo, un ottimo posizionamento qualitativo che sosterrà le nostre imprese sui mercati emergenti. Che significa? Da un lato, che ad andare meglio sono i prodotti di fascia alta, in quanto la quota italiana in questo comparto si attesta al 12,9% (il 4,9% francese e il 2,9% spagnolo). Dall’altro, che le prospettive di mercato per la Moda di Alta Gamma si rivolgerà (previsione 2016) anche ai nuovi mercati di India, Indonesia, Vietnam, Messico, Turchia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Va da sé che maggiore è la presenza nei mercati extra-europei (che crescono), migliore è il tasso di crescita. I gruppi del lusso, che hanno nei mercati extra-europei una quota export elevata (59%), registrano performance ottime: un tasso di crescita del 5,9% e un ebitda (margine operativo lordo) del 21,4%. Per contro, i gruppi non-lusso, che hanno una quota export bassa nei mercati extraeuropei (29%), registrano performance inferiori sia nella crescita (+3,7%), che nell’ebitda (12,8%). Il mercato della moda maschile, nel suo complesso, continuerà comunque a crescere: nel periodo 2011-2014 registrerà un +9/+11%. La crescita maggiore proverrà dagli accessori in pelle (+17/+19% entro il 2014).
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
Trend 16
Must invernale
Casual Friday PRevIeW AUtUNNO/INveRNO 2013-2014
Testo di GIULIANO DEIDDA
ggi è difficile da credere, ma O la maglieria è l’elemento che è entrato più tardi nel guardaroba
1. AQUARAMA 2. MASSIMO ReBeCCHI 3. MCS We tHe PeOPLe 4. BARACUtA 5. CAPOBIANCO 6. WOOLRICH 7. BROOKSFIeLd
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l contemporaneo stile country, porto sicuro per l’outerwear maschile della prossima stagione invernale, è il risultato di un mix sperimentale di tradizioni europee e nordamericane. Da un lato, ci sono i capi iconici e gli storici tessuti nobili, il fascino dei quali è rimasto immutato nei decenni, se non addirittura nei secoli. Dall’altro, c’è l’esigenza di rinnovamento, attraverso sperimentazioni sui materiali, finalizzate a migliori performance e ad interpretazioni stilistiche. La giacca sportiva, per esempio, uno dei capisaldi del guardaroba del gentleman di campagna, tradizionalmente realizzata in tweed o velluto, rinasce a nuova vita, in una versione dalle proporzioni ridimensionate, e declinata in diverse combinazioni di materiali. Aquarama utilizza il nuovo tessuto brevettato HTTC (High Tech Tasmania Cloth), che unisce le preziose caratteristiche di morbidezza della pregiata lana all’impermeabilità e alla resistenza. MCS We The People, che ha nel suo DNA più le praterie americane che la campagna inglese, propone una versione patchwork della giacca, in panno di lana shetland, con inserti in jersey e pelle e maniche imbottite, abbinata a gilet in lana jacquard e jeans lavati. Massimo Rebecchi invece esalta il lato dandy della giacca in velluto a coste, sovrapponendole un maxi cardigan in maglia e abbinandola a pantaloni bordeaux. Brooksfield punta sull’eleganza classica della flanella trapuntatata, foderata in nylon antivento. E’ simile l’abbinamento di materiali della field jacket reversibile firmata Capobianco, da un lato nylon trapuntato, dall’altro felpa, marchio di fabbrica della griffe. Si rinnova in una direzione lussuosa anche l’iconico Arctic Parka firmato Woolrich, che per l’autunno inverno 2013 è interpretato in diversi stili. La versione Loden è realizzata in Austria in collaborazione con Loden Steiner, il Loro Piana è in lana impermeabile Made in Italy, mentre il Shearling è in cotone idrorepellente con interno in montone.
maschile. Fino al XIX secolo, solo i lavoratori manuali indossavano capi realizzati in maglia e, più tardi, la sua adozione da parte delle classi agiate è stata legata alla diffusione degli sport. Persino nei decenni più recenti ha avuto un percorso di alti e bassi per imporre il suo status. Si sa, gli uomini tendono ad andare sul sicuro e ad affidarsi ai pezzi basici, pull a V e polo in maglia rasata da portare sotto la giacca e girocollo e dolcevita nel tempo libero. Al tempo stesso però, molte delle icone dello stile maschile che si sono imposte dal dopoguerra ad oggi, avevano come tratto distintivo l’uso della maglieria come alternativa ad un abbigliamento più conservatore.
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FOCUS
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IL MARCHIO gABRIeLe PASINI, CHe NASCe dA UNA JOINt veNtURe CON LARdINI, eSASPeRA I CONCettI deLLA SARtORIA PARteNOPeA dA CUI PROvIeNe L’OMONIMO StILIStA. LA COLLezIONe PeR L’A/I 13/14 USA I teSSUtI CLASSICI deLLA dRAPPeRIA BIeLLeSe e INgLeSe e LI deCLINA NeI CANONICI tRe PezzI IN COLORI SCURI, NeLLe FIeLd JACKet, NeI CAPISPALLA e NeI CAPPOttI.
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gAUdI'
Si può cominciare dall’ultra citato Duca di Windsor, con i suoi pull a V in maglia jacquard, indossati sopra la cravatta, poi Clark Gable, estimatore del dolcevita, Steve McQueen, che portava il girocollo sotto la giacca, per finire con Ryan ‘O Neal, amante del tricot norvegese e David Beckham, la cui divisa è il girocollo in maglia inglese portato con una T-shirt sotto. La verità è che oggi la maglieria è quello che si vende di più nonostante la crsi. Del resto è il segmento sul quale c’è ancora molto da sperimentare. La tendenza delle ultime stagioni è stata infatti quella di arricchire l’offerta con pezzi sempre più importanti, che possano in qualche caso sostituire il capospalla. Ne sono un esempio il blazer e la giacca in maglia, come quella a coste con tasche applicate e doppiata in alcantara proposta da Paoloni, da portare da sola o sotto il cappotto. Si rifà invece allo sportswear il giaccone in maglia di lana con la fodera in jersey e applicazioni in pelle firmato Gaudì.
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dettAgLI uello che fa la differenza nell’impatto finale Q di un accessorio è la ricercatezza dei dettagli. Le proposte per la nuova stagione vanno tutte in
questa direzione, dalla scelta di materiali preziosi, come il coccodrillo per le cinture colorate di Araldi e i boots di ispirazione russa firmati Moreschi, o come la vacchetta tinta in capo della borsa da weekend di Campomaggi, all’abbinamento di suede e tessuto tartan per i desert boots Lumberjack e i polacchini Clarks Originals.
CAMPOMAggI
CLARKS
LUMBeRJACK
MOReSCHI
PAOLONI
Trend 17
Less is More PRevIeW AUtUNNO/INveRNO 2013-2014
N
egli Anni Novanta si è assistito ad una rivoluzione della moda maschile, che si è sviluppata in due direzioni. Da un lato c’è stata una tendenza al rigore, innanzitutto nelle scelte cromatiche, sempre orientate verso la sobrietà di blu, nero e grigio, poi nella pulizia di linee e volumi, con una maggiore attenzione all’anatomia rispetto al passato. Dall’altro sono state rivalutate le fibre sintetiche e i materiali hi-tech, attraverso sperimentazioni e utilizzi inediti. L’eredità di quel periodo, anche se in apparenza sottovalutata, è stata fondamentale per lo stile degli ultimi quindici anni, e torna per il prossimo autunno inverno nella versione più pura, anche se adattata al presente. Attenzione, però, understatement non è sinonimo di basic, è una scelta di sobrietà dal forte impatto, una tendenza trasversale che parte questa volta dallo sportswear. La nuova collezione 18CRR81 Cerruti sintetizza questo mood attraverso l’utilizzo massiccio del neoprene, per la costruzione di blazer, caban, cappotti e giubbini, impreziositi da invisibili dettagli in nappa. Inoltre, il colore dominante è, ovviamente, il nero. Herno, invece, per il capo principe della collezione capsule Laminar, si affida al blu, altro colore bandiera del nuovo minimalismo. Si tratta di un giaccone in maglia idroprepellente, realizato in collaborazione con Gore-Tex(R) e foderato in tessuto Windstopper. G-Star Raw propone i due colori insieme, abbinando la pelle nera a giubbino senza maniche e cinque tasche in denim dalla costruzione 3D. Anche i piumini sono coinvolti in questa necessità di pulizia e rigore, diventando sempre più leggeri e asciutti, e ispirandosi a modelli iconici del passato. Colmar Originals, per esempio, riedita uno dei suoi capisaldi in un nylon effetto denim, mentre K-Way propone il suo classico Jacques in versione reversibile, da un lato nylon nero, dall’altro jersey di cotone spalmato grigio.
l'oPiNioNe
L’uomo fra streetwear e casual urbano
Testo di GIULIANO DEIDDA
Testo di ILARIA PIZZOFERRATO Responsabile Italia del Bureau de Style Groupe Carlin International
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1. MARINA yACHtINg 2. g-StAR RAW 3. COLMAR ORIgINALS 4. HeRNO LAMINAR 5. AvIReX 6. K-WAy 7. SWISS CHRISS
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FOCUS: BORN IN tHe USA IL PezzO PIù ICONICO dI CARHARtt tORNA QUeStA StAgIONe IN NUOvI COLORI. SI tRAttA deL CHORe COAt, LA gIACCA IN COtONe PeSANte, LA CUI PRIMA APPARIzIONe RISALe AL 1923, tIPICA deLLA WORKINg CLASS AMeRICANA. Le SUe CARAtteRIStICHe PRINCIPALe SONO IL COMFORt e LA ReSISteNzA, gRAzIe AL COLLO IN veLLUtO e ALLe CUCItURe tRIPLe.
SCARPe ono due le tendenze fondamentali per quanto S riguarda le sneakers nella prossima stagione, entrambe dal sapore vintage. C’è la conferma dei
modelli di ispirazione basket, in versione luxury, come quelle foderate in shearling di Converse, o effetto usato, in vitello lucido e suede firmate D.A.T.E.. C’è poi una riscoperta dei modelli da corsa, come le Tokyo di Lotto Leggenda, riedizione di un modello degli Anni Ottanta, o le sneakers firmate Manas realizzate in un patchwork di suede, vitello e nylon.
geOX
MANAS
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LOttO LeggeNdA
“La moda è un fiume che scorre parallelo alla storia del mondo”. Con queste semplici parole Mariagrazia Longhi, la straordinaria donna che ha fatto nascere in me la passione per i libri tendenza mi spiegava come leggere tutti i fenomeni di moda. E a tutt’oggi, dopo quasi 10 anni di osservazione da dietro le quinte di questo affascinante “spettacolo”, è ancora questa la definizione che per me rappresenta al meglio la vera essenza della Moda. Non c’è Trend, oggetto simbolo, fenomeno di massa o cambiamento di gusto che non sia strettamente legato alle vicende economiche, politiche e culturali della società. Non deve dunque sorprenderci il fatto che l’unica risposta possibile delle aziende del fashion all’apparentemente interminabile crisi economica sia una costante e attenta ricerca di qualità e autenticità. Due concetti fondamentali che, per noi di Groupe Carlin, saranno il vero e unico sostegno creativo delle prossime collezioni Autunno/Inverno 20132014. D’altra parte, in un momento di totale assenza di certezze e di basi stabili, ci si rifugia sempre nella storia, in un passato fatto di oggetti e atmosfere familiari e rassicuranti. E’ il mercato stesso che lo chiede alle aziende, avvicinandosi ai consumi con un nuovo atteggiamento più responsabile e consapevole che non ammette colpi di testa o acquisti d’impulso sull’onda di quella bulimia da possesso che ha caratterizzato le stagioni passate.L’industria maschile del fashion sarà la prima a fare i conti con i consumatori e La per le prossime collezioni Aumoda torna tunno/Inverno all'autenticità 2013-2014 spingerà il ritorno all’autenticità attraverso la creazione di un guardaroba retro-chic; di cui l’esempio più evidente sarà il quasi totale abbandono del jeans delavé a favore del denim grezzo, non trattato, originale, appunto. Troverà l’equilibrio perfetto del look rispolverando quei capisaldi del guardaroba maschile che più che inseguire “la moda a tutti i costi” sono da sempre capaci di raccontare una storia vera: il parka, i chinos, il bomber. (pensiamo a marchi come Barbour, Avirex, Woolrich, Canada Goose). Anche le finiture dei capi dovranno essere più curate e la qualità dei materiali sarà decisamente più alta che in passato; non c’è più futuro senza qualità. Quali saranno, dunque, i pezzi chiave e i dettagli più fashion della moda maschile? Il bomber in versione cittadina, il piumino di flanella con un mix di materiali tecnici, nuovi parka, le calze con una vestibilità molto più ampia, sciolta, morbida, il ritorno delle pinces, i chinos sempre più confortevoli, maglieria fatta di piccoli pezzi sovrapposti, maglie grosse, tricot lavorati a treccia e gilet (per i consumatori più giovani) tra gli accessori senza dubbio il papillon e il cappello. Nelle nostre anticipazioni di tendenza l’uomo più trendy si posizionerà all’incrocio tra streetwear e casual urbano; affonderà le sue radici in una versione addolcita di quei movimenti di contestazione nati negli anni ’90 (pensiamo alla Street Art), in una sorta di nuovo grunge romantico.
Trend 18
Una camicia per ogni occasione
Osare, con discrezione PRevIeW AUtUNNO/INveRNO 2013 - 2014
n un momento in cui molte grifIinveste fe fanno marcia indietro, CIT su Bagutta, marchio simbolo del pret-à-porter al maschile e presenta al Pitti Uomo un total look, sotto la direzione creativa di Angelo Figus. Ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda e saperne di più in anteprima.
Testo di GIULIANO DEIDDA 1. CARUSO 2. BURBeRRy PRORSUM 3. CAMO 4. ALLegRI 5. CARReL 6. XACUS 7. etON
Come hai rapportato il tuo background internazionale con la tradizione di un marchio storico del Made in Italy? C’è stato molto feeling da subito e abbiamo iniziato insieme un percorso a 360 gradi. Il mio compito è saper ascoltare le esigenze dell’azienda e mettere lo stile al loro servizio. Viceversa, un’azienda deve sapersi mettere al servizio dello stile. Lo scopo è quello di creare una sinergia perfetta tra il prodotto, la distribuzione e la comunicazione.
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na cosa è certa: l’abbigliamento formale ormai non è solo sinonimo di classico o tradizionale. Per lo meno, non nel senso restrittivo del termine. La tradizione, nel senso di know-how nella manifattura e progettazione dei capi e nella scelta dei tessuti è sempre fondamentale, quello che di stagione in stagione cambia, è il senso dello stile, sempre più individuale e teso ad inglobare elementi che non fanno parte storicamente di questo mondo. Come dice lo slogan che sarà promosso dalla griffe Caruso durante Pitti e Milano Uomo, attraverso una manifestazione pacifica, “In menswear do as the Italians do” (nell’abbigliamento maschile, fate come gli italiani). L’idea è quella di difendere il Made in Italy e il gusto nostrano per quanto riguarda questo settore. Non c’è da meravigliarsi che a promuovere l’iniziativa sia la griffe emiliana, che ha saputo coniugare la tradizione della sartorialità con delle proposte stilistiche contemporanee, creando ogni stagione dei guardaroba completi, non delle collezioni. Per la prossima stagione Caruso propone un cappotto in casentino arancione, sopra un abito doppio petto in lana e cashmere principe di Galles, abbinato a camicia a righe e cravatta in maglia a pois. Il messaggio è molto semplice, il bel vestire deve essere un piacere e un esercizio di gusto, per cui val la pena anche infrangere qualche regola. Lo sa bene anche Christopher Bailey, che per la pre-collezione invernale fa spuntare camicie dalle micro stampe a cuore sotto impeccabili cappotti in panno navy. Se il capospalla dev’essere rigoroso, infatti, come per esempio il cappotto doppio petto in lana spinata d’ispirazione militare firmato Dekker, o il trench in cashmere fumo di Londra di Allegri, si può e si deve invece giocare con camicie e accessori. Eton propone il popeline a quadretti sotto abito grigio e cravatta paisley, Xacus una micro stampa geometrica, mentre Càrrel punta sulle righe colorate su base celeste.
ANgeLO FIgUS
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FOCUS BeRWICH: (6)
PeR UN tOCCO dANdy A QUALSIASI tIPO dI LOOK. I NUOvI PANtALONI FLAt FRONt IN COtONe eLAStICIzzAtO, CON tASCHe ALLA FRANCeSe, PROPOStI dA BeRWICH SONO deCORAtI dA UNA MICRO StAMPA PAISLey tONO SU tONO
Come è strutturata la collezione? Si tratta di un total look, creato ad hoc intorno alle camicie che, naturalmente, costituiscono l’80 per cento della collezione. Il mondo Bagutta è stato suddiviso in quattro etichette di colore diverso, alle quali corrispondono altrettanti mondi o, momenti d’uso, diversi, Opera, legato alla sera, Design, ovvero la quotidianità d’impatto, Dynamic, un universo sportivo di ispirazione country, e Classico, il mondo più elegante e formale. Quali sono secondo te i pezzi che rappresentano meglio ognuno di questi mondi, o comunque quelli dei quali sei più orgoglioso? Parlerei naturalmente di camicie, posso citarne una per linea. La mia preferita di Opera è un modello d’ispirazione ottocentesca, con davanti un plastron a righe e la schiena realizzata in un tessuto diverso, una tela “povera”. Anche per Design citerei una camicia realizzata con una tecnica patchwork, assemblando pezzi di colori diversi, e trattata con un lavaggio ammorbidente che le dà un aspetto vissuto. Abbiamo giocato molto con assemblaggi inediti, e con pesi diversi, anche nel Classico, applicando un caneté su una camicia in popeline leggero. Per Dynamic, infine, parlerei di un modello in flanella tartan con inserti in nylon e bottoni in corno, ispirata all’outdoor.
dettAgLI PeRFettI e RIgOROSI
anno linee regolari e classiche, ma sono tutti caH ratterizzati da dettagli che li rendono inconfondibili, gli accessori di lusso per il prossimo autunno inver-
no. Il cappello in feltro rasato di Borsalino “osa” la tripla banda in denim, mentre la ventiquattrore di Serapian in vitello francese nasconde gli interni in cashmere. Le francesine in vitello spazzolato firmate Bruno Magli hanno la punta spugnata, quelle di Castori sono invece realizzate in alligatore blu.
BRUNO MAgLI
CAStORI
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Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
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Una mano perfetta Testo di VIRGINIA SIMONI
on l’aria di austerity che si reC spira e che si pensa si respirerà ancora di più il prossimo anno,
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anche l’abbigliamento uomo si adegua. Il look si fa più informale, meno appariscente senza però rinunciare al lusso, che diventa qualcosa di più raffinato, senza ostentazione e viene espresso tramite l’uso di tessuti pregiati. Un lusso che si percepisce al tatto e rende pregiato un capo informale come una giacca destrutturata. Upper casual è lo stile che impera già da un paio di stagioni e si presta a continuare a essere il main stream per la prossima stagione invernale a/i 13-14.
% lana
prolungato grazie a un mix di innovazione e tecnologie di finissaggio e una fibra unica da 17.35 micron di diametro. Il Lanificio F.lli Cerruti dal 1881 ha arricchito la famiglia Parcour, da sempre contraddistinta da qualità più tecniche, con tessuti per abiti e giacche più formali: fantasie più ricercate e con una nuova serie di disegni sartoriali, confermano la tendenza generale verso un casual "di lusso". I nuovi tweed presentano una gamma ricca e sfarzosa, da quelli sobri creati da filati petit bouclé ai vivaci e molteplici quadretti che giocano tra opacità e lucentezza. Filati di garza a trama sale e pepe creano nel tweed l’effetto lavorato a maglia. Anche secondo Angelico la tendenza dominante per
hi lo dice che il lino si indossa solo d’estate? È una fibra cava dalle grandi proprietà termoregolatrici, adatta a mantenere il corpo fresco d’estate e soprattutto caldo d’inverno. Grazie a queste sue qualità isolanti il lino sta diventando di tendenza anche nelle stagioni fredde non solo per la donna. Il suo impiego nell’abbigliamento invernale maschile è particolarmente interessante in quanto, grazie alle mischie con fibre nobili offre la possibilità di ottenere un tessuto che mantenga le caratteristiche delle diverse fibre. Per il prossimo AI 2013/14 Ornella Bignami, del Linen Dream Lab di Milano, prevede raffinati effetti mélange e screziature create dalle diverse composizioni come lino-cashmere, lino-alpaca, lino-mohair, che donano grande confort e calore al corpo. Il CELC Masters of Linen, il centro di ricerca sul lino che ha sede a Parigi, delinea il filo conduttore per il prossimo inverno con il concetto di “Nature for Stability”: atmosfere calde, dalle influenze organiche e naturali. La gamma colore infonde serenità grazie ai colori del legno, carta, cuoio e mattone, tutti toni ispirati alla natura. V.S.
la stagione FW 2013-14, predilige un look casualricercato, con spezzati, giacche lavate in capo dalla mano sciolta e giacche destrutturate. Anche i pantaloni saranno casual, con tessuti lavati o arricchiti da particolari finissaggi e colori; microdisegni, tweed e falsi uniti sono i motivi prevalenti rispetto ai disegni più vivaci. “Gli stilisti che hanno scelto i nostri prodotti” -affermano dalla storica azienda biellese - “hanno preferito i tessuti più performanti come i natural stretch e i blazer morbidi, adatti alle giacchecamicia sfoderate. Sono stati accolti benissimo anche gli articoli premium della nostra collezione, come i lana cashmere e la nuova gamma Platinum composta da selezionatissimi super 140’s e 160’s.”
Lino d'inverno courtesy by celc Masters of linen
e fiere e le sfilate sono un importante momento di verifica e di test non solo per le linee, i dettagli e lo stile della stagione che verrà, ma anche per i tessuti e i materiali utilizzati. Dunque cosa vedremo a Pitti e nelle altre fiere di settore? La risposta che viene dai più importanti produttori di tessuti Made in Italy sembra essere univoca: archiviati gli abiti formali dai tessuti piatti e lucidi, trionferanno invece superfici opache e tridimensionali di grande pregio. Davide Tricerri, Sales Manager del Lanificio Fratelli Tallia di Delfino, l'azienda biellese che produce il prodotto più lussuoso del Gruppo Marzotto, è sicuro riguardo alle previsioni: “Negli stand di Pitti si esporranno abiti follati dall'aspetto saxony (di genoma inglese) ma con mano molto leggera e soffice tipica dei tessuti italiani. I disegni della giacca saranno sobri, micro e abbinati a blend nobili (lana-seta, lana-cashmere o puro cashmere) e la mano di lusso, come ogni gentleman sa, dovrà essere tassativamente sciolta e dolce. La finezza del cashmere sicuramente aiuta, ma sono i lunghi finissaggi che danno il tocco pieno. Saranno molto presenti i capi sfoderati con tessuti double face a fantasie contenute, o giacche in stile uppercasual con tessuti più classici. Tornerà a scaldare i signori di tutto il mondo il cappotto 3/4.” Per Successori Reda le collezioni AI 2013/14 si riducono a un concetto: l'osmosi, ovvero una contaminazione assoluta che passa tra la neutralità dei colori e delle fibre. Blu e burgundy si contaminano col vinaccia fino al rosa cipria passando per il rosso magenta e creando delle basi che permettano di giocare con gli accessori per una resa più unica e personale. I marroni vengono influenzati dai blu petrolio per "deformalizzare" un'immagine classica, mentre i disegni danno vita a grafie check e madras. Secondo Reda vedremo anche soluzioni molto innovative in tema di tessuti, stando al successo ottenuto dal loro prodotto Active, 100% lana merino, traspirante e termoregolatore, che rifugge lo stress dato dall'utilizzo
Lusso al tatto
% lino
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Dunque un lusso stemperato, confortevole di grande raffinatezza nei materiali, come il cashmere. Le giacche sono destrutturate e devono farsi passe-partout per tutte le occasioni, e da portare dalla mattina fino alla sera. L’uomo sicuro di sé e più colto predilige gli spezzati per un look personalizzato. Rivela Roberto Bollo, designer di tessuti dell’azienda biellese Vitale Barberis Canonico: “Sicuramente si osserverà nella prossima stagione un grande ritorno alle flanelle nei toni dei verdi militari e scuri e in tutte le tonalità di grigio. Molto richieste sia da designer italiani e non, saranno le protagoniste delle fiere invernali. Non si può negare infatti che i tessuti Made in Italy abbiano un forte appeal sugli stilisti e i buyer stranieri. Uno dei prodotti che abbiamo campionato di più è la nostra “Original Wollen Flannel”, e molti dei nostri clienti che parteciperanno alla prossima edizione di Pitti la proporranno, grazie all’altissima qualità e innovazione, anche per capi molto “stressati” come i pantaloni.” V.S.
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
Ideazione 22
Augmented Reality
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urante l’ultima Fashion Night Out londinese di Vogue, l’oggetto che ha fatto accorrere centinaia di fashion victim in Mount View non era una promozione esclusiva ma un’esperienza interattiva. Net-à-porter, l’online retailer del luxury fashion aveva installato una speciale vetrina in vinile sulla quale erano riprodotti abiti e accessori moda commercializzati sul proprio sito. Scaricando l’applicazione Shop window e inquadrando uno degli articoli con il proprio smartphone, la cliente poteva visualizzarlo in Realtà Aumentata e accedere direttamente allo shop on line. In un paio di click l’acquisto era fatto. Shop Window è uno dei più recenti esempi di valorizzazione dell’interazione tra utente e brand grazie all’uso della Realtà Aumentata. Un caso non isolato se si pensa che anche ANCI Associazione Nazionale Calzaturieri Italiani ha realizzato un’ applicazione simile o aziende come Hugo Boss hanno introdotto sistemi di realtà aumentata all’interno dei loro nuovi negozi di Londra e Pechino per favorire l’engagement della clientela e l’arricchimento dell’esperienza d’acquisto. La sovrapposizione tra reale a digitale rappresenta dunque una nuova frontiera della comunicazione. Molto più di una soluzione one-shot da usare come gadget o divertissement con l’unico scopo di generare il classico effetto wow, bensì un vero e proprio canale di comunicazione capace di avvicinare i prodotti all’utente,
facilitando la presenza del brand nelle occasioni di acquisto o nelle situazioni di vita quotidiana del potenziale cliente. Dunque la realtà aumentata non è mai stata così concreta. E per una tecnologia che si fonda in buona parte sull’uso di device mobili le ottime previsioni di diffusione di smartphone e tablet per i prossimi anni lasciano intravedere un roseo futuro in questa direzione. Proprio dall’Italia viene lanciata in questi giorni la sfida ai grandi player internazionali che dominano il mercato. Seac02 digital craft house che ha sede a Torino ha appena reso disponibile in maniera gratuita su Apple App Store, AR-Code, un’applicazione che consente di rendere l’uso della Realtà Aumentata una modalità quotidiana di accesso a informazioni, promozioni e servizi. Grazie alla possibilità di riconoscere numerosi supporti, da quelli cartacei ai prodotti, dai quadri agli edifici AR-Code nasce con l’obiettivo di proporre agli utenti una libreria di contenuti multimediali, accessibili on Demand, che appaiono in realtà aumentata sul proprio device in prossimità del supporto ogni volta l’utente lo richiede. Esemplificativo in questo senso è Cinematografo. it, il servizio disponibile su AR-Code e realizzato in collaborazione con l’omonimo portale gestito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo che consente di visualizzare in realtà aumentata trailer, sinossi e recensione di un film in uscita al cinema inquadrandone la locandina - sia che si tratti di quella presente nel foyer o di quella trovata sfogliando il
giornale o del file dell’immagine aperto sul proprio pc. La realtà aumentata è pronta a svincolarsi dunque dai limiti spazio – temporali dell’installazione, del kiosk o della copertina del settimanale di turno per diventare un canale di comunicazione sempre più accessibile che facilita l’incontro tra prodotto e utente, in cui quest’ultimo può gestire l’interazione in tempo reale e nel momento stesso in cui interviene l’interesse. Passa da qui il futuro? E’ ovvio che gli sviluppi socio-tecnologici che la realtà aumentata mette in campo sollecitano una revisione creativa dell’idea stessa di marketing e branding, che include sia il nuovo ruolo dei consumatori come coproduttori delle comunità sia un’idea di mercato come pluralità di luoghi di esperienza e dunque di racconti di marca. Eppure la possibilità di valorizzare gli ambienti sociali, gli spazi pubblici e quelli domestici anche attraverso l’accesso a servizi di carattere informativo basati sulla realtà aumentata e fondati sulla centralità dell’utente rappresenta un bacino di opportunità non solo per i brand ma anche per enti e istituzioni. La riscoperta del luogo più o meno “aumentato” e delle nuove modalità di connessione condiziona il valore aggiunto di un contenuto (sia esso riferito a un prodotto o a un edificio storico o a un ufficio pubblico) e lo trasforma in risorsa accessibile in maniera capillare grazie alla disponibilità sempre più ampia e allargata dei dispositivi mobili.
In questo numero di Fashion Illustrated i servizi redazionali sono interattivi e multimediali. COME FARE A VEDERLI?
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scAricA l’applicazione ar-code su apple app store e inquadra con l’iPhone.
inQUAdrA inquadra con il device a disposizione l' immagine stampata o il
scAnsionA il supporto tramite ar-code reader e scarica il contenuto associato in pochi secondi.
interAgisci con la varietà di materiali digitali in realtà aumentata che appaiono direttamente sul tuo device.
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
stefanosiboni.it
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Ideazione 24
LA SFIDA DEL SEMI-INDUSTRIALE Testo di MARCO MAGALINI
A sinistra uno dei momenti della produzione Citiziens of Humanity. A destra lo stabilimento produttivo Lubiam
opo vent’anni di forte delocalizzazione, nei quali molte D aziende del lusso hanno rinunciato a priori a detenere inhouse il controllo dei processi produttivi a favore di marginali-
tà crescenti, ci si accorge che è quantomai necessario riportare il focus sull'iter di realizzazione del made in Italy. Il concetto di value for money era forse minato, e il rischio incombente era quello che i clienti non fossero più tanto convinti che quel lusso fosse degno di tale nome. Fino a che punto ha quindi senso rinunciare al controllo dei processi produttivi? Si ricomincia a riflettere sul lavoro manuale e sull’'intelligenza nelle mani' (questo il titolo di un recente volume di Poltrona Frau); considerato che su più fronti, ed in modo trasversale, tale dinamica è divenuta un'ancora di salvezza senza precedenti. Tra le aziende, "Lubiam, a differenza di molti che hanno scelto di esternalizzare completamente la produzione, ha mantenuto il sito produttivo originario, che negli anni si è arricchito di strumenti sempre più all’avanguardia, e dell’esperienza e professionalità di personale altamente qualificato - dichiara Giovanni Bianchi, direttore dell'ufficio stile di Lubiam -. Nei nostri laboratori, il processo di creazione dei capi si svolge dall’inizio alla fine, coniugando una sapiente tradizione centenaria con l'innovazione e la ricerca continua". Come sostiene Stefano Micelli, autore del libro 'il futuro artigiano', per uscire da questa situazione di crisi, occorre puntare su un nuovo sistema semi-artigianale, una rinnovata intesa tra industriale e artigianale, per dar vita ad nuova industria.
Questa commistione si concretizza ad esempio nel brand di calzature a.testoni, il quale "ha elaborato un preciso modello produttivo, che preserva la manualità, gli skills e le capacità artigianali; ma li inserisce in un contesto produttivo che non è quello della bottega, ma di una vera e propria fabbrica - racconta Bruno Fantechi, AD del brand -. In tutte le fasi della costruzione di una scarpa (taglio pellami, realizzazione della tomaia in tutti i suoi dettagli, cucitura della suola, finissaggi) prevale costantemente l’apporto manuale, l’artigianalità. Dal punto di vista della produzione, si crea quindi valore aggiunto nel processo costruttivo, nella selezione dei materiali, nelle capacità di ingegnerizzazione del prodotto". Anche nel settore parallelo delle cravatte, "la produzione seriale ha sempre un
A.teStONI
gIeRRe MILANO
Gucci racconta i prodotti con gli Artisan Corner
al fashion all'heritage. Se l'azienda del D passato, guidata da Tom Ford e Domenico De Sole, è stata un punto di riferimento nel
mondo della moda, la Gucci di oggi, guidata da Frida Giannini e Patrizio Di Marco, vuole sancire il valore di storia e territorio: dal fashion all'heritage. Si cerca di valorizzare il savoir faire di migliaia di artigiani che lavorano nella maison fiorentina, orientando però il loro fare verso l'innovazione e il cambiamento. Nessun culto dell'artigiano nostalgico, ma la consapevolezza
che queste maestranze, indispensabili, devono necessariamente combinarsi alla serialità dei processi produttivi. I laboratori artigianali più dinamici e qualificati ricevono un sostegno finanziario diretto dal brand, come è accaduto nel caso della joint venture con uno stabilimento di Scandicci, laboratorio artigiano fornitore conto terzi dal 1973. Dopo l'entrata in Gucci, gli stabilimenti sono diventati due, il numero di dipendenti è salito ad un centinaio ed è aumentato sensibilmen-
intervento manuale - racconta Andrea Regaglia, dell'azienda di cravatte Gierre Milano durante un trunk show dedicato al su misura presso il negozio Brian&Barry di Milano-. L'unico passaggio non manuale è l'unione dei tre pezzi (pala, tassello e codino) e la foderatura; ma la piegatura e la cucitura della cravatta è fatta a mano. La differenza rispetto a quelle industriali si vede: nella scelta dei materiali, nel taglio e nelle rifiniture interne". Andando per un attimo oltreoceano, con riferimento alle difficoltà economiche americane, il pluripremiato scrittore Thomas L. Friedman, in un articolo dal titolo Average is Over, afferma che "per rilanciare la qualità del lavoro è importante che i lavoratori si ripensino come artigiani": la salvezza sta quindi nel riscoprire un approccio artigiano, non tanto nell'essere degli artigiani. Corrado Masini, brand manager del marchio californiano di jeans Citizens of Humanity, racconta che "il modello del brand è industriale, ma artigianale al tempo stesso. Produciamo ogni anno 1 milione di pezzi, grazie a 400 persone che cuciono e 60 nel reparto lavanderia. Pensando ad un tale quantitativo, è evidente che l'organizzazione è di tipo seriale, ma lo spirito è artigianale: fare un prodotto eccellente con il supporto delle macchine e delle tecnologie. E' molto importante anche la fase di comunicazione di tale dinamica. A questo proposito, per ogni collezione, inviamo ai punti vendita una training guide con tutte le informazioni dettagliate sulla collezione e sul processo produttivo".
te l'investimento in tecnologia. La premura di diffondere il messaggio che anche nel seriale è forte la componente manuale ha portato il brand a concepire campagne pubblicitarie ad hoc e, di recente, a organizzare degli artisan corner itineranti all'interno delle boutique, da Roma a New York. Non solo un contenuto di appeal per le campagne mediatiche, ma anche una risposta concreta all'esigenza di far sapere ai propri clienti che l'acquisto vale 'la pena' economica. M.M.
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
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Ideazione 26
AVANGUARDIA MASCHILE
Testo di VIRGINIA SIMONI
Biscuit&Ball
Hyun Yeu
immagini e parole. Il progetto nasce per mixare insieme diverse culture apparentemente distanti l’una dall’altra, creando una valida alternativa ai brand più conosciuti e commerciali.
sate edizioni, lo stilista per l’a/i 2013/14 punta sul tema dei “cloni”: una sola silhouette dai volumi arrotondati, declinata in differenti tipologie, dal trench al peacot al bomber, e in materiali diversi, mescolando neoprene, lana e tessuto felpato con stampe effetto knitwear. La collezione è prodotta in Corea utilizzando tessuti sia italiani sia giapponesi.
nome del brand, nato a Londra e poi fondato a Verona nel 2010 da ra i finalisti dei Dutch Fashion Awards 2012, il coreano Hyun Yeu Ite lFilippo Guerra e Francesco Damoli, è ispirato alla canzone dei Whi- Fha vinto il Dutch Fashion Incubator Award con la collezione uomo, Stripes “Ball & Biscuit”, che esprime un interessante contrasto tra votata da una giuria internazionale. Già espositore a Pitti nelle due pas-
Core Sine Labe Doli n poco più di due anni i pugliesi Luigi Arbore e Massimo Mazzilli, Ipaese hanno creato il marchio Core Sine Labe Doli, che è il motto del loro di origine Corato e significa “Cuore senza macchia di tradimento”. Con il loro brand stanno riportando in auge l’accessorio maschile per eccellenza: il papillon, ma creato con un materiale inedito, la ceramica. Declinato in tantissime varianti che giocano con i contrasti tra ceramica e tessuti come seta, lana e paglia, i farfallini di Core Sine Labe Doli stanno spopolando sia nei guardaroba maschili che femminili.
Kay Kwok
ato a Hong Kong, Kwok Tsz Fung oggi vive e lavora a Londra. Si N è sempre rifatto all’arte e al design creando collezioni ispirate a Elisabetta I, alla Terra e alla sua natura e a Eva, la prima donna del mondo. Nel 2012 ha vinto il Mittelmoda Fashion Award 2012, ed è stato nominato uno dei Top 15 designer dal gruppo WGSN. Le sue creazioni sono un inno all’avanguardia artistica e al continuo apprendimento del design in ogni suo aspetto.
Holloh
G
iuseppe Monaco, italiano di nascita e parigino d’adozione, dopo aver collaborato con diverse maison francesi come Celine, Paco Rabanne e Christian Lacroix assume la Direzione Commerciale e Marketing di Ittierre. Queste esperienze segnano una svolta decisiva nel suo percorso professionale e nel 2009 debutta con il progetto creativo di Holloh. La collezione nasce da una esigenza di portare sul mercato un’offerta per la clientela maschile più raffinata. Holloh è una collezione innovativa concentrata sulla continua ricerca d’eccellenza nel menswear e nella Couture-a-Porter.
Xander Zhou lasse 1982, Xander Zhou è uno dei più promettenti designer menC swear cinesi. Dopo aver studiato disegno industriale in Cina e poi moda al Den Haag Fashion Institute in Olanda e dopo aver lavorato
con il designer olandese Jeroen Van Tuyl, torna a Pechino e nel 2007 crea il sua linea. Nel 2012 ha sfilato per la prima volta durante la London Fashion Week con le collezioni e durante l’evento di Milano Unica a Shanghai.
l'oPiNioNe
Il mestiere difficile di fare scouting Testo di: GIANNI KLEMERA fondatore di Fattore k
e realtà che in Italia soffrono di L più in questo momento, facendo da specchio alla crisi, sono i negozi del
menswear. In particolare, i multibrand accusano una flessione del business di circa il 25-30% che colpisce sia il segmento classico sia quello fashion, dallo sportswear alla jeanseria. Le motivazioni sono molteplici e non solo da ricercare nella situazione economica del momento. Infatti, la crisi dell’ultimo anno ha solo velocizzato e abbreviato i tempi per arrivare al quasi collasso nei negozi. Il flusso dei consumatori è calato, la corsa alle occasioni e al ribasso dei prezzi è all’ordine del giorno. I dati sell-out di questa stagione a/i sono al di sotto di ogni aspettativa più nera. Un grande problema è legato alla mancanza di ricambio generazionale nei negozi, ovvero la quasi totale assenza di giovani ragazzi con coraggio, gusto e idee nuove per i punti vendita. Quando abbiamo a che fare con la nuova generazione, con i figli dei nostri clienti, notiamo che sono già saturi (forse la Fornero un po’ di ragione ce l’ha). Seguono le impronte dei padri senza dare spazio a nuove idee, senza spirito di innovazione, sempre legati a marchi e prodotti facili che vanno e andranno sempre. Mi impressionano invece i ragazzi scandinavi, inglesi o americani, belgi o francesi che ci visitano durante il Pitti. Cercano cose belle, storie vere, non temono il prezzo, hanno le idee chiare e sanno rinnovarsi stagione dopo stagione. E’ questa la generazione che oggi gestisce gli on-line stores più affascinanti ed emozionanti a livello mondiale, altra realtà che colpisce fortemente il nostro retail. Il consumatore italiano non esce purtroppo dagli schemi, rimane legato ai grandi marchi, alle griffe commerciali, ai capi che vede indossati dagli altri. Manca di fantasia e di estrosità. Se osserviamo la gente per la strada sembra siano tutti in uniforme. Ci vorrebbero allora negozianti o commessi che con passione e fantasia riescano a creare un’emozione ed interesse intorno a un nuovo prodotto, a un marchio nuovo. I nostri negozi sono uniformi e piatti…e poi ci lamentiamo! Girando il mondo, quello vero, quello virtuale di internet e dei social, ci accorgiamo che si è creato un universo di marchi vecchi e riscoperti, nuovi e moderni che compaiono su tutti i blog, nei negozi on-line o nei negozi reali più belli del mondo, creando un menswear nuovo e rivisitato che è proprio quello che manca da noi. Marchi di successo globale come Engineered Garments, vari prodotti come il denim rigido di ispirazione giapponese, scarpe tipo boots dei vari marchi americani che stanno invadendo il resto del mondo, in Italia sono inesistenti. Fare ricerca e scouting per chi ha sempre cercato proposte nuove è diventato quasi ridicolo e impossibile, i negozianti italiani sono alla ricerca del prezzo basso, del prodotto facile pubblicizzato o della griffe importante che garantisce un sell out più veloce e più che altro marchi e prodotti che almeno nel periodo dei saldi escono dai negozi perchè il consumatore vuole fare l'affare!
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Produzione 28 28
FORALL
Tradizione & evoluzione
Alcune fasi della lavorazione dei capi. Sotto a sinistra Manuela Miola, direttore marketing e comunicazione di Forall e un capo dell' a/i 2013- 2014
I
l primo importante momento dalla nascita della Forall negli anni Settanta è stato il lancio del marchio Pal Zileri nel 1980, quando i soci hanno ritenuto fosse giunto il momento di fare un salto di qualità e affermarsi con un marchio che rendesse riconoscibile l’identità stilistica dell’azienda. Nasce così il marchio Pal Zileri, che identifica non tanto uno stilista, ma un team affiatato guidato dalle intuizioni di Gianfranco Barizza, socio fondatore e allora presidente dell’azienda. Il secondo importante passo arriva all’inizio degli anni Ottanta quando l’azienda decide di aprire i primi negozi monomarca in franchising, uno sviluppo iniziato quasi per caso ma che oggi ha fatto salire a circa 260 i monomarca Pal Zileri nel mondo e contemporaneamente ha aperto il percorso di internazionalizzazione. Europa inizialmente, Stati Uniti e Giappone in un secondo tempo, per arrivare oggi a oltre il 70% del fatturato sviluppato all’estero. In anni molto più recenti, un altro punto di svolta è stato affidare a Yvan Benbanaste, Fashion Coordinator, il compito di rivedere le collezioni e di guidare i team di prodotto. Per la prima volta, infatti, un compito così cruciale veniva ricoperto da una persona proveniente dall’esterno e non formatasi in azienda. Manuela Miola, direttore marketing e comunicazione di Forall, parla dei valori della produzione e dello sviluppo delle collezioni. Producete tutto internamente o delocalizzate all’estero alcune tipologie di prodotto? Il principio guida della nostra azienda è sempre stato quello di dare al consumatore capi di qualità sartoriale e quindi decidiamo di produrre dove questa qualità può essere garantita, di conseguenza, tutto il capospalla formale della prima linea viene prodotto in Italia nei nostri stabilimenti. Siamo convinti che la delocalizzazione non sia una scelta obbligata nel segmento di mercato di Pal Zileri. Oggi un prodotto di elevata qualità sartoriale come il nostro è ancora strettamente legato al made in Italy, anche perché è il nostro consumatore a chiederlo. Diverso è il discorso per la linea più trendy, Lab, per la quale alcuni prodotti sono realizzati in quelle aree produttive nelle quali il mantenimento di un livello qualitativo adeguato ai nostri standard si coniuga con costi produttivi più bassi.
Come si può conciliare oggi una grande realtà industriale come la vostra con la necessità del mercato di un prodotto semi artigianale? Innovazione, qualità e creatività sono gli elementi essenziali del Made in Italy della fascia più alta. Quello che contraddistingue le imprese italiane è poi la capacità di realizzare in modo eccellente il prodotto concepito attraverso questo processo creativo. Per la nostra azienda quello che fa la differenza non è soltanto il team di uomini prodotto che presidiano il processo creativo ma anche l'abilità delle maestranze, sarti, modellisti e confezionisti in grado di mettere in pratica le idee dei creativi realizzando un prodotto all'altezza delle aspettative perché anche se si tratta di una grande realtà industriale i metodi di produzione che seguiamo sono ancora quelli seguiti dai maestri artigiani.
Qual è il valore aggiunto alla vostra produzione? Come già detto, Pal Zileri confeziona i suoi abiti seguendo le regole della tradizione sartoriale, che anche se con materiali diversi, è in uso fin dal 1600. Le giacche intelate, prodotte all’interno della nostra azienda, vengono oggi confezionate dalle nostre maestranze, adeguatamente selezionate e formate. Il capo viene arricchito dalle finiture fatte a mano, come colli o giri manica, e da tutte le operazioni effettuate all`interno del capo che conferiscono alla giacca una particolare morbidezza ed eleganza.Accanto alla tradizione vi è però anche l’altra componente fondamentale che è la ricerca. E parliamo di ricerca di materiali di prima qualità e sempre più leggeri sia per gli interni, come fodere in puro cupro o
in pura seta, sia per la selezione dei tessuti extra fini o ancora per la ricerca nei bottoni in madreperla o corno. Quanto e come incide la moda nel processo creativo di un marchio maschile? Nonostante Pal Zileri sia sinonimo di moda classica, proponiamo sempre collezioni aggiornate nei tessuti e nella vestibilità. Le nuove tendenze portano per esempio ad usare sempre più tessuti leggeri, giacche più corte e pantaloni sempre più slim, per consumatori alla ricerca di lusso anche nei momenti casual: noi cerchiamo di accontentarli. Proponiamo quindi capi sportswear leggeri e al tempo stesso resistenti ma cerchiamo anche di mantenere queste stesse caratteristiche per gli abiti formali. A gennaio presenteremo infatti un progetto studiato in collaborazione con il Lanificio Fratelli Tallia di Delfino dal titolo “Viaggiatore”, un progetto concepito per l’uomo sempre in movimento ma di grande cultura sartoriale: si tratta di una serie di capi con un tessuto particolare, antibatterico, traspirante, water repellent e natural strech studiato proprio per ottenere le migliori performance in caso di viaggio. Quali sono le tipologie che rendono più riconoscibile il brand Pal Zileri? Eccellenza, elevata qualità e freschezza dello stile e sono anche le caratteristiche riconosciute dagli innumerevoli estimatori della moda in tutto il mondo. Dal punto di vista del prodotto, puntiamo sempre sulla qualità e la ricerca e possiamo offrire una vasta gamma di proposte, dal formale intelato e sartoriale, passando per lo sportswear raffinato, la cerimonia e una collezione più giovane e più trendy. Quali sono le strategie di distribuzione per il 2013 e verso quali paesi? Sicuramente il mercato interno è in difficoltà, la situazione economica e politica nella quale ci troviamo non dà molta serenità. L'estero presenta delle aree felici, quali per esempio la Russia e il Medio Oriente nelle quali siamo presenti e continuiamo a investire e altre aree potenzialmente interessanti, come l'America Latina.
Fotografo: Beate Hansen 2012Š. Camicia e pantaloni: Volutio di Anna Kleihues
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Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
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Focus 31
INdIA M
ai più di tre colori. Non il dettame di una fashion addicted d’altri tempi quando le persone eleganti dovevano essere sobrie e poco sgargianti ma un consiglio per chi voglia esportare in India. Infatti, per non avere problemi con le dogane del Paese della tigre, è meglio per le griffe proporre abiti a accessori che non abbiano più di due o tre colori. «I prodotti tessili che devono entrare in India – spiega Giovanni Pisacane, partner di GWA – vengono sottoposti a delle analisi che ne autorizzino l’importazione. Quindi risulta molto più facile far entrare dei prodotti con pochi colori. Un abito con cinque colori può rimanere fermo in dogana, per le analisi chimiche, quasi due mesi». Purtroppo però non sono solo le nuance di un capo a ostacolare la sua commercializzazione nel mercato indiano. Un grande scoglio per gli imprenditori sono i dazi che raggiungono percentuali proibitive. «Sui prodotti di lusso – continua Pisacane – gravano balzelli che arrivano fino al 60%. Per alcuni prodotti tessili questa percentuale raggiunge il 100% per favorire le industrie indiane. Per il vino si arriva addirittura a dazi del 270%. In questo caso, però, entrano in campo questioni legate alla religione e agli usi locali che vogliono ridurre l’uso degli alcolici». In particolare nell'abbigliamento il dazio medio è del 10%, percentuale che balza al 40% nei prodotti dell'alto di gamma. «Nei prossimi trent’anni – ha detto Armando Branchini, segretario generale di Altagamma - il mercato potrà godere delle tre nuove Cina. La prima è proprio la Cina, ma quella interna, la seconda è rappresentata dai 600milioni di potenziali clienti del Sudest asiatico (Singapore, Malesia e Filippine) mentre la terza è l’India, quando finalmente saranno risolte le questioni sui dazi». Quindi questo è un freno importante per le aziende del lusso dato che, soprattutto per quanto riguarda il mondo donna, i prodotti più richiesti sono gli accessori griffati. Così sembra svanire “l’opportunità India”, paese di oltre un miliardo di abitanti, in cui il 5% della popolazione avrebbe la possibilità di acquistare prodotti italiani. Invece, spiegano all'Anci, le importazioni sono condizionate da licenze specifiche la cui distribuzione viene data dalle autorità indiane "col contagocce". Dalle calzature al tessile-abbigliamento. «Il paese peggiore per noi – afferma Gianni Brovia, responsabile per la parte internazionale di Sistema Moda Italia – è l'India.
Il dazio sulla carta è del 60%, in realtà gabelle di ogni genere lo portano all'87%». Cui vanno aggiunte una serie di difficoltà, presenti anche in molti altri paesi asiatici, quali aumento immotivato del corretto valore dichiarato, lentezza nelle formalità doganali, difficoltà nell'ottenere licenze all'import, norme e requisiti di etichettatura particolarmente complessi, controlli di qualità e conformità molto fiscali, richiesta di standard particolari e altri requisiti tecnici.
se la cina è il Paese che guida la crescita economica dell’area Bric (Brasile, india e cina) è l'india il mercato in più rapida crescita. le previsioni di euromonitor per il settore lusso predicono incrementi a tre cifre per questo Paese che, con un balzo del 163% nei prossimi cinque anni, raggiungerà un valore di 7miliardi di dollari. troppi però gli ostacoli per i prodotti stranieri.
Distribuzione
non PAssA lo strAniero Protezionismo e cavilli burocratici ostacolano lo sviluppo del retail. pag. 32
La burocrazia ostacola la crescita del Paese
di ALESSANDRA IANNELLO illustrazione EVELINA FLORIS
Griffe e lusso
Un rUolo imPortAnte
I marchi internazionali hanno un forte appeal, ma devono adeguarsi alle esigenze del mercato. pag. 33
Business
SOLO PER LUI Se il jeans comincia ad affermarsi nelle città, il capo femminile più diffuso in India rimane il sari, una fascia di tessuto lunga cinque o sette metri, che termina con il pallu, il lembo decorato. Può essere di cotone o di tessuto sintetico, a tinta unita o stampata, di seta o di broccato. Possono anche essere ricamati a mano con motivi floreali, o di seta pesante, con disegni geometrici. Ci sono anche quelli tessuti a broccato con liane e fiori. Quelli bianchi sono destinati alle vedove. Tutti i giorni, però, si usano i sari con colori vivaci, rosso e ocra. Questo per sottolineare che il sari non rappresenta solo un indumento ma un codice per comunicare al mondo la posizione sociale e la condizione della donna che lo indossa. Le funzioni sociali di questo abito sono quindi gli insormontabili ostacoli alla penetrazione della moda occidentale femminile in India. Altro discorso per l’uomo che se nelle cerimonie e negli appuntamenti più tradizionali sceglie di indossare il dhoti (un telo di cotone che si avvolge intorno ai fianchi e viene fatto passare tra le gambe) abbinato a tuniche e turbanti; nelle occasioni di lavoro o durante i viaggi internazionali preferisce lo stile occidentale. Da qui i massicci investimenti delle maison italiane del lusso maschile come Il gruppo Canali che ha stretto una joint venture con la società indiana Genesis Luxury Fashion Private Limited, per la vendita in esclusiva delle proprie collezioni in India. Mentre Zegna vanta ben sei boutique in tutto il subcontinente in cui si possono trovare tutti i prodotti dell’azienda biellese: dalle collezioni casual al made to mesure fino agli accessori. Sebbene quindi, il segmento dell’abbigliamento maschile domini il mercato indiano (il cui valore oggi è di circa 89miliardi di dollari e si prevede raggiungerà i 221miliardi entro il 2021), bisogna anche dire che le previsioni vedono crescere quello femminile e quello per bambini fino a raggiungere il 60% del totale delle vendite.
Pubblicità
PAese di contrAddizioni
lA cosmesi bAtte l’AbbigliAmento
pag 34
pag. 35
Entro il 2020 il mercato dei consumatori Sui magazine indiani investono di più i marchi raggiungerà il valore di 2 miliardi di dollari. della bellezza.
Focus
INDIA
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l'oPiNioNe
Campanelli d’allarme Testo di FLAVIO SCIUCCATI Senior Partner di The European House-Ambrosetti
n brivido gelido ha percorso la U schiena dei partecipanti al Forum “Lo Scenario di Oggi e di Do-
mani per le Strategie Competitive”, tenutosi all’inizio dello scorso settembre a Villa D'Este di Cernobbio, quando l’emerito prof. Nouriel Roubini della New York University ha iniziato il suo intervento sullo scenario dell’economia mondiale dei prossimi anni. Basti dire che l’intervento è stato poi battezzato dai media e dagli addetti ai lavori “la tempesta perfetta”. In sintesi cosa ci ha rivelato o meglio predetto? Che sono tre le dinamiche (forze) macro-economiche principali in atto a livello globale e di cui tenere conto nei prossimi anni in ogni strategia di Internazionalizzazione: • Eurozona: la ripresa economica sarà molto lenta in tutto il continente, esiste il rischio concreto che i Paesi più indebitati entrino in una forte e lunga recessione, che si acuisca la differenza tra le economie del Nord e quelle del Sud e che inizi anche un fenomeno di disgregazione (effetto “balcanizzazione” e crescenti tensioni sociali); • USA: l'economia americana è tornata a una crescita inferiore all’ 1 %, è molto probabile un grosso intervento di carattere fiscale del nuovo governo che deprimerà ancora di più i consumi e questo impatterà sull'economia mondiale; • Economie BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa): la zavorra Europea inizia a frenare anche gli sprinter dell’economia mondiale; paesi come Cina, India o Brasile, che hanno continuato a correre garantendo un incremento del PIL globale del 4% anche nel 2011, mostrano ora evidenti segni di affaticamento: in Cina Nel l’attività manifattuè ormai in con2012 in riera trazione, in Brasile India il la crescita economiPIL è ca si è praticamente fermata (+0,2% nei cresciuto primi nove mesi “solo” del dell’anno) mentre stesso periodo 5% nello l’economia indiana ha registrato la peggior performance degli ultimi 10 anni; in particolare i campanelli d’allarme stanno suonando anche in India dove nel 2012 il PIL è cresciuto “solo” del 5,0% rispetto al 2011; un dato che dalle nostre parti verrebbe accolto con i caroselli per le strade ma che a Nuova Delhi significa la peggior performance da quasi 10 anni. L’india, inoltre, tra tutti i Paesi BRICS è quello che presenta tuttora i maggiori problemi dovuti al complesso sistema burocratico e all’elevato livello di corruzione dell’apparato pubblico e privato e tutto questo sta dando vita ad un’opinione condivisa da molti che l’attuale rallentamento della crescita aumenterà ancora di più la già elevata povertà nel Paese. A questo punto avrete sicuramente capito perché “tempesta perfetta” e perché il brivido gelido: secondo N. Roubini tutte le dinamiche sopra indicate sono già in atto ed esiste una probabilità, pur bassissima, che convergano tutte insieme già nel 2013! E allora sarebbe grande crisi e recessione profonda a livello globale...
Nella distribuzione non passa lo straniero
deterreNte all’eNtrata dei GraNdi iNvestitori iN iNdia è la Politica di ProtezioNisMo cHe sta ostacolaNdo uNa leGGe cHe aPrireBBe, FiNalMeNte, le Porte della distriBuzioNe e dareBBe uNa Forte sPiNta al Mercato. di ALESSANDRA IANNELLO
Vita dura per le aziende straniere che vogliono sbarcare in India con una rete distributiva propria. Il protezionismo che caratterizza da sempre il mercato indiano è così forte che sta portando a una vera e propria crisi politica. Infatti il governo indiano, che a settembre ha perso la sua maggioranza, deve affrontare un difficile test parlamentare per quanto riguarda il voto sulla liberalizzazione del commercio al dettaglio. I parlamentari dovranno votare sulla legge che consente l'ingresso in India delle grandi catene di distribuzione straniere. Un voto negativo costringerà il governo di Manmohan Singh a fare marcia indietro sulle riforme che puntano a introdurre più mercato nell'economia. L'arrivo dei supermercati stranieri in India è contrastata anche dalla popolazione e ha scatenato la protesta dei piccoli commercianti locali. A settembre milioni di kirana, i negozi d'angolo, aperti agli angoli delle trafficate vie metropolitane e gestiti da decenni sempre dalla stessa famiglia di proprietari, hanno indetto una serrata di protesta. Il premier Singh però ha detto che intende andare avanti con la sua agenda delle riforme, in testa alla quale ci sono le liberalizzazioni. Mulayam Singh Yadav, un alleato del governo che si oppone all'apertura dei negozi stranieri, ha invocato la memoria
del Mahatma Gandhi, il quale bruciò i vestiti stranieri per protestare contro l'invasione di prodotti inglesi. «Il settore retail – spiega Kenneth Rogoff, docente di economia all’università di Harvard - è una grande fonte di inefficienza che effettivamente impone una tassazione massiccia sui poveri dell’India facendo lievitare i prezzi. Invece di spalancare le braccia ai retailer esteri come Wal-Mart, l’India dovrebbe cercare di emulare e beneficiare dai metodi iperefficienti. Le infrastrutture stanno registrando un lento miglioramento, ma strade, porti, accessi idrici e rete elettrica sono ancora in pessime condizioni in gran parte del Paese». Politici favorevoli all’apertura ai marchi stranieri e grandi gruppi si erano illusi qualche mese orsono quando sembrava ormai risolto uno dei grandi ostacoli allo sviluppo nel mercato indiano da parte delle imprese internazionali dell’alto di gamma grazie alla proposta di legge che avrebbe permesso ai brand stranieri di possedere la titolarità al 100% del retail monomarca. Oggi, infatti, le aziende straniere possono essere proprietarie solo fino al 51% dei loro negozi monomarca in India e ciò rappresenta per i brand internazionali un limite al completo controllo della distribuzione e al ritorno degli investimenti.
INDIA
Focus 33
directorY
Da Vuitton a Damiani, il lusso piace in India
Chi e dove geNeSIS LUXURy FASHION Pvt.
INFINIte LUXURy BRANdS PRIvAte LIMted
eUROMONItOR INteRNAtIONAL Ltd.
brand del lusso punIcommerciali tano le loro corazzate verso l’India.
AL ROGO WALMART Era la fine di novembre del 2012 quando il governo indiano aveva annunciato di avere innalzato la quota di proprietà straniera al 100%, aprendo di fatto le porte al completo Foreign Direct Investment. Il governo aveva deciso così di rimuovere gli ostacoli anche agli investimenti esteri nella grande distribuzione, aprendo il mercato a giganti come Walmart e Tesco. Ma, come accade spesso, il Governo ha suonato le trombe troppo presto senza tenere conto della reazione, prevedibile, dell’opposizione. Infatti, i rappresentanti del partito BJP, hanno bloccato la proposta in quanto ritengono leda le piccole aziende locali, dato che la distribuzione nel Paese è per lo più gestita da imprese famigliari che vivono dei proventi dei loro negozi. Il leader del BJP Uma Bahrati ha dichiarato che darà fuoco ai siti di Walmart se dovessero aprire nel suo stato, l’Uttar Pradesh. Per ovviare a questo “cul de sac” che farebbe perdere al Paese una fetta cospicua di investimenti da parte delle griffe è al vaglio del governo una proposta che dovrebbe sganciare la regolamentazione inerente ai multimarca da quella dei monomarca. La guerra “allo straniero” è diventata ormai un’onda da cavalcare trasversale al credo politico, tanto che il partito di maggioranza (Partito del Congresso) ha bloccato un altro punto della proposta di legge. Infatti il governo indiano aveva messo a corollario della proposta di apertura del mercato una strana misura per cui le catene di distribuzione erano obbligate a effettuare almeno il 30% degli acquisti presso Pmi. Ma, Sonia Gandhi, leader del Partito del Congresso, ha chiesto al governo (che ha accettato) di precisare che le Pmi devono essere indiane. INDIA VS CINA Se si compara l’India con la Cina (altro Paese in forte crescita) si denota come l’accanito protezionismo indiano abbia frenato in maniera sostanziale lo sviluppo del mercato. Infatti il mercato indiano del lusso vale 0,9miliardi di euro e rappresenta meno dell’1% del mercato mondiale mentre la Cina (considerata come Greater China, cioè con Taiwan, Hong Kong e Macao) vale 17,5miliardi di euro, all’incirca il 10% del mercato mondiale. Il paese della Grande Muraglia ha cioè raggiunto e sta superando al terzo posto (dopo Usa e UE) il Giappone (che è però in calo cronico ormai da un decennio). Per ribadire il concetto basti dire che, dei 500 Top Brand del mondo, solo circa il 28%-30% è presente in India, contro il 70% della Cina. Il futuro sembra però dei più rosei, infatti, secondo un recente studio, si prevede che il mercato triplicherà entro il 2015, sempre che il Paese si apra con norme di libero commercio.
Così se ad agosto Louis Vuitton ha aperto il suo primo negozio nel nuovo centro commerciale Bergamo, nella città di Chennai, corrono voci che Jimmy Choo e Paul Smith stiano cercando location nelle zone chiave delle più importanti città. Le superfici più ambite sono quelle all’interno dei grandi alberghi, come dimostra anche la maison Gucci che ha inaugurato il suo quinto e più grande negozio in India (399 metri quadrati su 2 livelli) presso l’hotel Oberoi a Gurgaon. «La difficoltà per quei brand che vogliono aprire un monomarca in India – dice Giovanni Pisacane, partner di GWA – è trovare la giusta location. Infatti lì non ci sono mall del lusso e non esistono le vie dello shopping che caratterizzano le altre grandi capitali mondiali. Quindi i marchi del lusso aprono le loro boutique nelle grandi catene alberghiere. Le hall dei luxury hotels quali l’Hyatt o l’Oberoy si trasformano così in gallerie dove si susseguono, una dietro l’altra le insegne del lusso mondiale. Come si può immaginare gli spazi liberi sono limitati e i prezzi dei pochi locali liberi sono alle stelle». Anche Damiani, ha scelto la gallery di un hotel pluristellato. Infatti, il gioielliere italiano, ha aperto pochi mesi fa nell’Oberoi di New Delhi, il suo primo monomarca della capitale indiana. «Dopo la prima boutique a New Delhi – dichiara il presidente Guido Damiani – stiamo cercando una nuova location a Mumbai e stiamo valutando di entrare nel Paese con i marchi Salvini e Rocca, la nostra catena di orologeria e gioielleria di alta gamma». Nel Paese sono già presenti marchi del calibro di Jaeger-LeCoultre, Missoni, Bally, Rolex o Ermenegildo Zegna. Per espandersi sul mercato indiano, il Gruppo Armani ha stretto una partnership con Genesis Luxury Fashion Pvt. Oggi
la rete di vendita Armani nel paese comprende una boutique Giorgio Armani e due negozi Emporio Armani rispettivamente a Nuova Delhi e a Mumbai. L’obiettivo del Gruppo Armani e Genesis nel corso dei prossimi cinque anni è di aprire circa 20 negozi monomarca nella maggiori città dell’India come Chennai, Bangalore e Calcutta. «Per aver successo nel mercato indiano – spiega Glyn Atwal, professore associato della Burgundy School of Business in Francia - occorre intraprendere un approccio prettamente indiano. I consumatori sono attratti dai brand internazionali ma che abbiano una pertinenza locale. Nel settore del lusso, per esempio, in India le boutique vendono sari di Hermès o bandhgala di Canali». Non per rispondere a esigenze di stile ma per andare in contro alle necessità economiche del consumatore, Pepe Jeans ha lanciato una linea per la primavera-estate 2013 con un prezzo che non supererà i 40 dollari. La maison Cavalli ha invece portato in India un lifestyle tutto italiano. Infatti, a fianco del primo flagship, aperto con il gruppo Infinite Luxury Brands Private Limited all’interno del DLF Emporio Mall in Vasant Kunj a New Delhi, il primo dicembre scorso è stato inaugurato un Cavalli Caffè. Qui, dal pranzo all’aperitivo, dalla pausa caffè fino al drink dopocena, la cucina offre una vasta gamma di prodotti e sapori tradizionali italiani. «È un momento estremamente importante per Infinite Luxury – ha detto Manav Gangwani, direttore marketing e comunicazione di Infinite Luxury Brands - essendo questa la nostra prima esperienza nel mondo hospitality. È stato effettuato un investimento considerevole per facilitare questa espansione a seguito di ricerche approfondite che hanno evidenziato un chiaro bisogno di lifestyle experience di lusso nei mercati emergenti». A.I
XANdeR AdvISORS INdIA Pvt. Ltd.
dLF CeNtRe
FASHION deSIgN COUNCIL OF INdIA
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ASSOCIAtION OF deSIgNeRS OF INdIA ( AdI )
FRANCHISINg ASSOCIAtION OF INdIA
CAMeRA dI COMMeRCIO INdIANA PeR L’ItALIA
ItALIAN tRAde COMMISSION
Focus
INDIA
34
India, paese di contraddizioni
ReddItO ANNUO PROCAPIte, RAPPORtO tRA SPeSA e RISPARMIO: 2006 - 2020
tASSO dI RISPARMIO, PeRCeNtUALe deL ReddItO dISPONIBILe
FUGA IN CITTÀ Nel 2011 l’India indisse un censimento che diede una serie di informazioni che stupirono anche i tecnici. Infatti per la prima volta dal 1921 il paese è demograficamente aumentato meno rispetto al decennio precedente. L’aumento di 181milioni circa di abitanti, e il tasso di crescita decennale del 17,64%, più basso rispetto al passato, presenta un quadro demografico del tutto nuovo per l’India. Ma l’elemento che più colpisce gli esperti è l’aumento della popolazione urbana su quella rurale, evento che non accadeva dall’inizio del secolo scorso. «Per la prima volta dal 1921 - analizza P. Sainath, editorialista del The Hindu
Testo di ALESSANDRA IANNELLO
US$ PROCAPIte
«In termini geografici e demografici – dice CP Chandrasekhar, professore di economia alla Jawaharlal Nehru University, di New Delhi – l’India è un gigante. Dal punto di vista dello sviluppo, però, il paese si posiziona piuttosto in basso nella classifica internazionale. Con un reddito pro capite di 3700 dollari nel 2011, l’India si colloca infatti al 164° posto tra i 186 paesi per cui il World Development Indicators della Banca mondiale fornisce i dati. Persino se si guarda alle più recenti stime ufficiali della povertà fornite dalla Commissione Tendulkar, ben più di un terzo, quasi i due quinti, della popolazione indiana vive al di sotto della soglia di povertà». L’India detiene anche un altro record non invidiabile in termini di sviluppo umano, poiché rientra nel gruppo dei paesi a basso sviluppo umano e nello specifico si posiziona al 119° posto tra 169 paesi considerati, secondo i dati dello Human Development Report 2010. «Si tratta di una realtà che viene spesso ignorata – continua il professore - quando si concentra l’attenzione sull’alto tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL) aggregato conseguito dal paese in anni recenti». In questo contesto di complessiva arretratezza vi sono differenze sostanziali nel livello di sviluppo dei diversi stati dell’unione, essenzialmente a causa del ruolo giocato dalle politiche adottate dai governi statali nell’influenzare la crescita e lo sviluppo umano. L’ampiezza della diseguaglianza balza all’occhio se si considera che 6 stati su 28 (Maharashtra, Uttar Pradesh, Andhra Pradesh, Tamil Nadu, Gujarat e Bengala occidentale) generano poco più del 50% del PIL complessivo. «Nel 2010 – prosegue Chandrasekhar - il prodotto interno lordo statale pro capite variava da un terzo della media nazionale nello stato del Bihar, a più di una volta e mezza la media nazionale per quanto riguarda il Maharashtra e l’Haryana, sino a quasi tre volte tanto nel caso di uno stato di dimensioni ridotte come Goa».
ReddItO ANNUO
SPeSA AL CONSUMO
tASSO dI RISPARMIO
- la popolazione urbana ha superato quella rurale, in un paese che fino a ieri basava gran parte della sua economia sull’agricoltura. Se, a oggi, la popolazione rurale dell’India è aumentata di 90,6milioni rispetto a dieci anni fa, ciò che sorprende è che, nello stesso periodo, la popolazione urbana è di 91milioni in più di quanto non fosse nel 2001». RICCHI SEMPRE PIÙ RICCHI Secondo il Rapporto Mondiale sulla Ricchezza 2012 di Capgemini e Merrill Lynch, il numero degli high net worth individuals (coloro che hanno più di 1miliardo di dollari di liquidità) indiani ha raggiunto quota 125.500 portando l’India al quinto posto della classifica del numero di HNWI nella regione Asia-Pacifico dopo il Giappone, Cina, Australia e Sud Corea. Queste cifre sono impressionanti se viste sullo sfondo della crisi finanziaria globale e disegnano una realtà molto interessante per i brand del lusso. Nel 2011, le famiglie indiane hanno speso il 40,6% del budget in beni primari (cibo, bevande non alcoliche e abitazioni) mentre il restante 59,4% è andato nell’ acquisto di beni discrezionali tra cui prodotti di lusso. A seguito della forte ripresa della crescita economica, il tasso di spesa per i consumi reali è aumentato del 4,3% nel 2010 e del 5% nel 2011. L’incremento del reddito disponibile e l'aspirazione di godere di migliori stili di vita hanno anche generato un aumento della domanda per i servizi finanziari nel credito al consumo e del private banking. Anche questo ha indirettamente alimentato la domanda di beni di lusso e, secondo i dati di Euromonitor, entro il 2020 il mercato totale dei consumatori in India dovrebbe raggiungere il valore di 2miliardi di dollari. Questo aumento esponenziale sta facendo da volano per lo sviluppo degli investimenti nel segmento del real estate e dell’immobiliare commerciale. Sono molti i player che si stanno contendendo la torta. Uno su tutti il Gruppo Xander che ha realizzato Virtuous Retail, una piattaforma che prevede la creazione di shopping mall del lusso in tutta l’India. L’investimento iniziale di 600milioni di dollari permetterà la creazione di dodici centri commerciali di lusso entro il 2017. Dlf, altro gigante immobiliare indiano, è invece specializzato nelle travel boutique. Per questo motivo marchi come Mango e Boggi Milano si sono affidati a lui per approdare alla nuova frontiere dello shopping indiano: i duty free. Meta primaria l’aeroporto di New Delhi, il più importante del Paese poiché rappresenta una percentuale consistente del fatturato del travel retail globale che, secondo Asiapac Project, si attesta intorno al miliardo di dollari.
INDIA
Focus 35
PUBBLICItA'
La cosmesi batte l’abbigliamento A cura di FEDERICA MOTTA
S
e in generale nel 2013 gli investimenti in pubblicità sui magazine saranno superati da quelli on line, vi sono alcuni Paesi dove la carta stampata continua a esercitare un grande fascino sui consumatori. E questi paesi sono le economie emergenti, guidate da Cina e India, dove la fiducia dei consumatori rimane ancora elevata, anche se la difficile situazione congiunturale mondiale e il rallentamento dell’economia smorza anche in Asia la corsa ai consumi smodati. Infatti secondo Nielsen, che ha condotto una indagine a livello globale, l’India è stata il mercato più ottimista al mondo per 9 trimestri consecutivi ma, nel secondo trimestre 2012, è stata battuta dall’Indonesia che ha registrato il miglior indice di fiducia dei consumatori con un valore di 120 contro 119 dell’India. A riflettere l’orientamento del grande pubblico verso le varie tipologie di prodotto sono i magazine che, nel caso delle riviste di moda patinate, sono monitorate a livello internazionale dalla società Digital Media Research, azienda di servizi che opera nel mondo della comunicazine. Nelle loro statistiche, elaborate
Le donne indiane sono frenate negli acquisti moda dalle tradizioni locali che privilegiano l’uso del sari
su un campione selezionato di testate e aziende nel periodo gennaio-ottobre 2012, appare evidente che in India le aziende che investono di più in pubblicità sono quelle della cosmesi: L’Oreal, Lever, P&G sono i maggiori investitori in pagine tabellari e si collocano ai primi posti fra i top spender. Un dato curioso riguarda invece la statistica che evidenzia come i magazine siano più propensi a dedicare un elevato numero di redazionali ai marchi moda di abbigliamento e accessori. A Dior, Vuitton, Gucci, Chanel, Inditex, Ferragamo, sono dedicate molte più pagine e servizi redazionali rispetto agli investitori in pubblicità del settore cosmesi. Un chiaro segnale del fascino che la moda occidentale esercita sulle consumatrici indiane, frenate però negli acquisti dalle tradizioni locali che vogliono la donna vestita in sari sia nel quotidiano sia nelle occasioni importanti, a testimonianza del valore sociale di questo abito-divisa, rilevante anche per comunicare lo status della persona. Anche se al decimo posto si affaccia Levis Strauss, il colosso dei jeans. Segmentando le tipologie, quasi a pari merito si collocano gli oggetti personali e i cosmetici a livello di presenza e visibilità sui giornali; quasi dimezzata la presenza delle pagine pubblicitarie dedicate all’abbigliamento. Passando poi alle testate più pianificate in India nel periodo gennaio-ottobre 2012, al primo posto si colloca il magazine Femina con 460 pagine di pubblicità e 315 di redazione, seguito da GQ con 436 pagine adv ma 491 inserimenti redazionali, e poi da Vogue, Cosmopolitan, Elle, Grazia e altre testate moda internazionali.
Le teStAte PIù PIANIFICAte IN INdIA Periodo %
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Abbigliamento
Oggetti
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FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
Connecting Global Competence
ISPO MUNICH FEBRUARY 3—6, 2013 ISPO.COM Monacofiere / tel. +39 02 40708301 / visitatori@monacofiere.com
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mercati
Abbigliamento junior sotto tono Russia in crescita, ma in calo i mercati storici
Purtroppo non si è verificata la tanto attesa inversione di tendenza. Infatti il 2012 ha inasprito il calo del fatturato che aveva segnato l’ultimo trimestre del 2011. Nel bimestre iniziale del 2012, nonostante i saldi e le promozioni del periodo, il consumo delle famiglie italiane di moda under 15 ha proseguito il trend negativo intrapreso sul finire del 2011: -4,7% la spesa corrente, -3,4% quella costante, con i segmenti “bambina”, “bambino” e “neonato” in linea con il dato medio del comparto. A soffrire meno è il prodotto per i bebè, grazie al maggior coinvolgimento/investimento emotivo, alla maggior velocità del ciclo di vita del prodotto per ovvi problemi di crescita, nonché all’importanza che ancora riveste il regalo quando nasce un bambino. Fra i mercati di sbocco, bene la Russia (+11,4%), così come il Portogallo (+16,7%) e il Regno Unito (+5,2%). Sono i mercati storici che danno risultati negativi. Pag. VI
Trend
Preview a/i 2013/14
I piccoli principi tornano bimbi. Pag.VIII
Produzione
Simonetta
Innovazione e qualità per battere la crisi. Pag. X
Ideazione
Come naSCe una Collezione Coerenza, innovazione e creatività. Pag. XI
testimonial
MINI DIVI SOTTO I RIFLETTORI
retail
Un lavoro di squadra fra creativi e architetti. Con un tocco high-tech
Intercettare l’attenzione dei più piccoli, ma soprattutto il portafoglio dei genitori è il compito del negozio di abbigliamento bimbo. I punti vendita sono sempre più degli storyteller emozionali, dei luoghi nei quali si racconta una storia che emozioni. Ad esempio gli store Mi Mi Sol, creati – come la linea di abbigliamento omonima - da Imelde Bronzieri insieme a CLS Architetti e studiati per esprimere il legame con il tema del viaggio. Un tocco più high tech invece per Monnalisa, che ha trasformato il negozio in un vero e proprio smart shop grazie all’introduzione di touch screen olografici. Pag. XII
Il concept dei negozi Mi Mi Sol
Mamme che disegnano abiti per sé o anche per i propri bambini. E bambini che fin dalla tenera età sono abituati a stare sotto i riflettori e a essere paparazzati come dei veri divi. E’ quello che succede a Kingston Rossdale, 6 anni, figlio di Gwen Stefani, vocalist della band No Doubt, che l’ha seguita anche sulle passerelle quando la cantante ha presentato
a New York la linea L.A.M.B. (acronimo di Love Angel Misic Baby) che riflette lo stile, la musica e la sua personalità. Come è accaduto ad altre mamme celebri che disegnano linee di abbigliamento, da Katie Holmes a Victoria Beckham, il cui secondogenito Romeo è protagonista della campagna pubblicitaria 2013 di Burberry Children, a Kimora
Lee Simmons. La modella statunitense crea anche una linea di T-shirt per bambini accanto a una collezione completa di urbanwear femminile. Inevitabile che i figli delle celeb si nutrano di moda fin da piccoli e che a loro volta influenzino i loro amichetti. E' quello che sicuramente avverrà con il piccolo Beckham. Tutti pazzi per il trench.
Sommario II
Contributors
vi
elio FioruCCi
Mercati
viii
Trend
X
Produzione
Xi
Ideazione
Nel 1970 fonda il marchio Fiorucci che diventa con i due famosissimi angioletti nuovo simbolo di lifestyle e stile coloratissimo e pop in tutto il mondo. Lancia poi il nuovo progetto “Love Therapy” introducendo l’immagine dei due nanetti. Grandissimo stilista e comunicatore riceve nel 2004 il premio “Piazza Mercanti” e nel 2007 l’Ambrogino d’Oro dal sindaco di Milano.
Feliziano marCuCCi
Xii
Retail
Xiii
Zoom
Xiv
Fashion chi legge
Fonda 20 anni fa lo showroom Effe Emme Studio, che fa a capo a Studio Marcucci, Emmedizeta, Fashion Basic e Mada Fashion. Con 2.500 clienti in tutta Italia Marcucci ha maturato un’esperienza pluriennale nella distribuzione e nei mercati del fashion. Special guest
FASHION CHI LEGGE
Ludmilla Radchenko e Matteo Viviani
Ex-showgirl e artista affermata lei, ex modello e Iena lui: insieme hanno dato alla luce la piccola Eva. Sono Ludmilla Radchenko e Matteo Viviani la coppia scelta per il nostro Fashion chi legge che da poco hanno scoperto cosa vuol dire essere genitori. Matteo dal 2007 è una delle Iene del famoso programma del canale Italia 1. Si è sempre distinto per le indagini che a volte l’hanno portato a passare seri guai giudiziari, pur di portare alla luce scomode verità della politica italiana e ora è anche un papà attento e presente. Ludmilla invece, dopo essere stata una delle prime letterine del quizshow Passaparola, ha lasciato i lustrini per dedicarsi alla sua passione più grande: l’arte. I suoi quadri amati da Jorge Lorenzo e Jamiroquai si ispirano alla vita reale, ai percorsi, ai successi e speranze comuni che lei esprime in chiave Pop. Ha scritto un catalogo “Power Pop” edito da Skira e la sua pittura dopo aver viaggiato da Milano, Venezia, Monaco, New York, fino ad approdare alla 54 Biennale di Viterbo e Torino.
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Mercati VI
Testo di ALESSANDRA IANNELLO
Abbigliamento junior in caduta libera
I
l primo trimestre del 2012 ha visto, per il settore tessile-moda, l’accentuarsi delle dinamiche che avevano segnato il termine del 2011. «Dal 2009 – spiega Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine – la moda ha segnato una ripartenza che è durata fino all’agosto del 2011. Da settembre dello scorso anno si è verificato un forte rallentamento dei consumi europei che non è stato compensato dai buoni risultati dei mercati Usa, Asia e di tutti i paesi “oil rich”». Tornando ai numeri il fatturato del settore ha accusato una battuta d’arresto (-0,9%) risultato degli andamenti differenti non solo dei due macro comparti (a un +8,6% dei segmenti a valle della filiera ha risposto un -4,7% di quelli a monte) ma anche del fronte export (+5,5%) in rapporto con il mercato interno (-4,6%). Va comunque sottolineato che, nel caso dell’estero, il risultato medio è sostenuto dalla performance dei comparti a valle, che hanno segnato un +8,6% in contrasto con il fatturato del monte che segna una dinamica in discesa (-4,7%) comunque meno gravosa di quella dell’Italia (-9,9%). Da un’analisi degli ordini relativi al periodo il tessile segna una contrazione in Italia (-11,4%) e all’estero (-8,4%) mentre l’abbigliamento vede cresce l’export (+5,5%) a fronte di un massiccio calo interno (-6,2%). «L’export – ha concluso Marzotto – sta spostando i propri orizzonti. Così le aziende devono tenere d’occhio paesi quali la Corea del Sud, Taiwan, Indonesia, Malesia perché oltre un miliardo di persone, in queste aree, hanno un reddito medio paragonabile a quello europeo». MODA BIMBO, LA RUSSIA CONTINUA A COMPRARE Anche la moda junior, dopo periodi in cui aveva registrato, in controtendenza con il resto del mondo abbigliamento, continue crescite, ha dovuto abbassare i toni.
Infatti nel bimestre iniziale del 2012, nonostante i saldi e le promozioni del periodo, il consumo delle famiglie italiane di moda under 15 ha proseguito il trend negativo intrapreso sul finire del 2011: -4,7% la spesa corrente, -3,4% la costante, con i segmenti “bambina”, “bambino” e “neonato” in linea con il dato medio del comparto. Così, la maggiore attenzione all’equilibrio qualità-prezzo e la maggior cautela negli acquisti che il clima recessivo ha indotto nei consumatori, hanno finito per colpire anche la spesa di abbigliamento junior. In Italia le criticità più significative hanno interessato tutta la fascia “2-14 anni”, senza distinzione tra bambini e bambine. Sempre negativo, ma meno problematico è risultato, invece, il segmento “neonato”, grazie al maggior coinvolgimento/investimento emotivo, alla maggior
Meno problematico è risultato il segmento “neonato”, grazie al maggior coinvolgimento/ investimento emotivo e all'acquisto per la regalistica
velocità del ciclo di vita del prodotto per ovvi problemi di crescita, nonché all’importanza che ancora riveste il regalo quando nasce un bambino. L’analisi dei dati relativi all’andamento dell’abbigliamento bebè nel periodo che
va da gennaio ad agosto del 2012, disegna un mercato completamente fermo, anzi in netta discesa. Nello specifico per quanto riguarda le importazioni, al rimbalzo del 2011 che ha segnato un’accelerazione pari al +10,4% (corrispondente a fatturato totale di 1,7miliardi di euro circa), i primi nove mesi dello scorso anno hanno risposto con un calo dell’8,5%. Primo paese fornitore rimane, nonostante il calo dell’11,9%, la Cina seguita dalla Francia (-11%) mentre al terzo posto si attesta il Bangladesh che mette a segno un incremento a due cifre (+21,8%). Anche dalle vendite oltreconfine non provengono notizie particolarmente brillanti. A fronte di un rimbalzo di rilievo sperimentato nel primo trimestre del 2011 dalle vendite estere del solo abbigliamento per neonati (l’export aveva infatti registrato un +15,8%), i primi nove mesi del 2012 mostrano un’inversione di tendenza, con le esportazioni in calo del -12,6%. Guardando al singolo mercato di sbocco, la Russia si mantiene interessata da un trend molto positivo (+11,4%), così come il Portogallo (+16,7%) e il Regno Unito (+5,2%). Sono i mercati storici che danno risultati negativi. Scendono infatti la Francia (-3,7%), la Svizzera (-5,3%) e ricade nel baratro la Spagna che dopo un 2011 chiuso con un -0,4% tonfa nel 2012 a -30,2%. In calo anche quello che nel 2011 si era rivelato un mercato in forte espansione, gli Emirati Arabi. Due anni fa l’Uae avevano assorbito moda bebè made in Italy per quasi a 9milioni di euro mentre nei primi nove mesi del 2012, a seguito di un calo del 57,4%, si sono appena sfiorati i 3milioni. In calo anche un altro estimatore del nostro abbigliamento neonato l’Arabia Saudita, che con una discesa del 46,4% non raggiunge, nei mesi da gennaio ad agosto 2012, nemmeno i 2milioni di euro (erano stati quasi 4milioni nel 2011) di fatturato.
Mercati
COMMERCIO ESTERO dell'industria TESSILE-MODA Gennaio-Agosto 2012
IL SEttORE IN CIFRE
VII
Abbigliamento bebe Fonte: SMI su dati Istat
ESPORTAZIONI ESpORtAzIONI AbbIGLIAmENtO bEbè pERIOdO, GENNAIO - AGOStO 2012 Tonn.
Var. %
Incid. %
Migl. ¤
Var. %
Incid. %
Totale Generale
1.933
-15,4
100,0
101.972
-12,6
100,0
TOTALE INTRA-UE
1.247
-8,7
64,5
47.521
-14,0
46,6
TOTALE EXTRA-UE
686
-25,2
35,5
54.451
-11,4
53,4
Russia
133
2,0
6,9
18.471
11,4
18,1
Svizzera
61
-8,1
3,2
8.207
-5,3
8,0
Francia
265
-5,9
13,7
8.095
-3,7
7,9
Spagna
203
-22,0
10,5
7.286
-30,2
7,1
Germania
157
5,9
8,1
5.967
-25,5
5,9
62
-1,2
3,2
5.037
5,2
4,9
NAZIONE
Regno Unito
-4,7% L'OpINIONE
+11%
Testo di FELIZIANO MARCUCCI Fondatore di Effe Emme Studio
-3,7%
Per contrastare la crisi si punta sull’innovazione
Ucraina
34
-14,4
1,7
4.797
Grecia
-9,2
4,7
167
-19,0
8,7
4.350
-4,2
4,3
Portogallo
99
18,6
5,1
4.186
16,7
4,1
Emirati Arabi U.ti
23
-72,3
1,2
3.333
-57,4
3,3
Stati Uniti
21
-63,4
1,1
2.952
-17,1
2,9
Paesi Bassi
30
-18,6
1,6
2.168
-14,7
2,1
Belgio
34
-3,5
Testo di 1,8 ALESSANDRA2.093 IANNELLO-8,6
2,1
Austria
36
3,7
1,9
1.730
-16,4
1,7
9
-81,4
0,5
1.636
-46,4
1,6
Turchia
13
-44,0
0,6
1.316
-5,6
1,3
Albania
100
-17,9
5,2
1.104
3,5
1,1
Libia
52
10.923,6
2,7
1.103
4.618,0
1,1
Cina
5
7,5
0,3
1.026
431,0
1,0
Kuwait
8
45,4
0,4
979
27,4
1,0
Arabia Saudita
N
Fonte: SMI su dati ISTAT Var.% su periodo corrispondente dell'anno precedente
on vedono vie d’uscita facilmente percorribili i negozianti italiani specializzati nella moda junior. Infatti questa crisi ha colpito tutti i settori anche quelli che sembravano immuni ai tagli di spesa come la regalistica per i neonati. «Ormai – conferma Enza Cortesi titolare di Cocò a Brescia – nessuno prepara più il corredino nelle boutique. Si preferisce comprare nelle catene di abbigliamento low cost oppure on line. Infatti le mamme sono sempre più giovani e mutuano, anche per i loro bambini, l’uso di acquistare tramite e-commerce. Il mio suggerimento per le aziende è di proporre prodotti di buona qualità, senza loghi evidenti e con un prezzo accessibile. In particolare per il prossimo inverno vorrei vedere dei capi colorati con nuove forme perché oggi il cliente, per comprare, cerca cose che non ha già dell’armadio e quindi che gli dia la sensazione di innovazione».
Purtroppo le perdite di fatturato durante l’anno sono state importanti e nemmeno un periodo solitamente dedicato agli acquisti come quello natalizio ha potuto risanare cali che, il più delle volte, sono stati a due cifre. «La difficoltà della situazione – spiega Manuela Bizzarri della catena Cavallucci di Terni – è palese. La gente non si limita a non comprare, ma nei negozi non ci entra nemmeno più. Questo per noi è un disastro perché non abbiamo il polso della situazione, di cosa va e di cosa non piace e così non possiamo aggiustare il tiro per chiedere ai nostri fornitori dei prodotti diversi». La catena umbra (hanno insegne Cavallucci, oltre alla boutique dedicata all’abbigliamento, un negozio di calzature e un outlet) denuncia di aver registrato, a partire dalla primavera dello scorso anno fino a Natale 2012, una perdita di fatturato del 30%. «Abbiamo registrato il calo – continua Manuela
– su tutti e tre i punti vendita che hanno offerte in fasce di prezzo sensibilmente diverse, questo significa che il deterrente all’acquisto non è di natura economica ma di blocco del mercato. Quindi mi sento di suggerire ai miei fornitori di creare dei “prodotti furbi” ovvero di buona qualità, con un prezzo adeguato e, soprattutto, di supportarli con campagne pubblicitarie che stimolino i clienti a tornare ad acquistare». Quindi, oggi più che mai, viene premiato il fornitore che assicura un buon sell out. «Per i prossimi ordini – conferma Vera Grandicelli di Next Fumetti di Riccione – farò una severa scrematura dei miei fornitori. Naturalmente confermerò le marche che mi hanno dato un buon sell out. In questa stagione invernale sono andati bene i produttori specializzati e le griffe che proponevano qualcosa di nuovo, con un elevato contenuto moda. Come comparto ha per-
formato bene il segmento teenager maschio e femmina mentre l’abbigliamento neonato si è mantenuto in linea con le vendite passate. Quello che mi piacerebbe avere in negozio il prossimo autunno? Sicuramente dei capospalla innovativi. Negli ultimi anni si è assistito a un boom dei piumini. Le mamme li preferiscono perché sono caldi e leggeri. Ecco, vorrei un parka sdoppiabile e morbido così che possa essere usato in stagioni diverse e dia alla clientela la sensazione ci comprare qualcosa di nuovo». Quindi la richiesta che accomuna i negozianti da nord a sud d’Italia è innovazione. Per vendere in un momento come quello che il mondo intero sta attraversando bisogna proporre capi con nuovi. Perché tutti noi abbiamo gli armadi pieni di capi classici e, per assolverci di un momento di shopping, abbiamo bisogno di dirci “questo devo comprarlo perché non ce l’ho già”.
Pitti Bimbo: riflettori puntati sulle mini-collezioni a Fortezza da Basso a Firenze scalda i moL tori per la 76esima edizione di Pitti Bimbo. Il salone internazionale dedicato al childrenwear ospiterà 470 collezioni (di cui 177 provenienti dall’estero), oltre 8000 buyer e un afflusso stimato attorno ai 10000 visitatori. Tra i nuovi ingressi e i rientri, marchi come di Avirex, Bonpoint, Carla
Perretti, Cacharel, Gi’n'Gi, Herno, Jungera, Liberty London, Marc O’Polo e New Balance. Debutteranno in questa occasione anche Quis Quis e From The World Designed by Stefano Cavalleri (già direttore creativo Pinco Pallino). Convivono quindi il classico-formale delle grandi aziende e la creatività out of order di marchi più irriverenti come EcoEthic e New View; si passa dallo sport di Sport Generation all'urbanwear di SuperStreet, per approdare poi alla ricerca di Apartment. Grande attesa anche per concorso Who Is On Next? Bimbo, che giunge quest'anno alla terza edizione. Promosso da Pitti Immagine in collabo-
Sole e nuvole sul mercato del bambino
razione con Altaroma e Vogue Bambini, il contest sancirà uno o più vincitori che avranno la possibilità di presentare le collezioni all'interno del New View. I riflettori rimangono comunque puntati sulla fashion week dedicata ai più piccoli, che vedrà sfilare, tra le altre, anche le collezioni firmate Bon-Chic, From The World Designed by Stefano Cavalleri, Fun&Fun, Il Gufo, Miss Blumarine, Miss Grant e Grant Garçon, Philipp Plein, Quis Quis Designed by Stefano Cavalleri, Sarabanda by Miniconf, Stillini e Twin-Set Girl, passando per la sfilata di Monnalisa e la presentazione a Palazzo Corsini di Young Versace.
l mondo dell’abbigliamento bamIerenti bino sta vivendo vicende non cocon l’attuale difficoltà di mer-
cato, che coinvolge globalmente tutti i settori, senza tralasciare quello della moda. Infatti la recessione penalizza il settore della moda, come la nebbia quando si diffonde a bassa quota, lasciando nel mezzo le difficoltà di visibilità. Tralasciando la metafora di questi esempi metereologici, che calzano però perfettamente con la crisi attuale del mercato, uno spiraglio di luce si vede solo per certe tipologie di prodotto. Questa fotografia nel mondo del bambino trova riscontro nella realtà di brand come Zara, H&M e altri di target simile che invadono - con prezzi, assortimento e freschezza delle proposte - il mercato di altri brand di qualità che, pur collocati in fasce intermedie, soffrono, nonostante i loro sforzi di mantenere un livello qualitativo di tutto rispetto. Discorso inverso invece per le griffe appartenenti alla fascia alta, come Il Gucci, Moncler , Fendi, Dior, ecce- consumatore tera, che godono Italiano in di un posiziona- genere non mento internazionale forte e posso- spende con no contare su una facilità, anzi clientela dall’ele- minimizza vato potere d’ac- le spese e quisto., disposta a vede solo ed spendere delle piccole fortune per i unicamente bambini, anche per l’acquisto gli acquisti quoti- finalizzato diani. Purtroppo al regalo è il consumatore Italiano in genere, anche se di diverso stato socioeconomico o di territorio, che non spende con facilità, anzi minimizza le spese e vede solo ed unicamente l’acquisto importante finalizzato al regalo, o convogliando caso mai gli acquisti alla culla o ai primi mesi. Gli strumenti migliori per chi opera nel settore bimbo sono quelli di fare una attenta analisi del proprio progetto e una ristrutturazione profonda dettata dall’attenzione al rapporto qualitàprezzo-look e momenti d’uso, che variano e spaziano dalla scuola allo sport e tempo libero. Altro elemento fondamentale è quello di monitorare e mappare la clientela esistente e quella potenziale, andando a coinvolgere gli operatori con strategie personalizzate, quasi “sartoriali” e mirate alle piazze di vendita e alle culture di servizio che esse richiedono. Sicuramente diventa necessario e imprescindibile il coinvolgimento di tutti i players, sia attivi che passivi, legati alla filiera. Questo porta a un intervento diretto sul mercato e crea delle partnership sempre più forti che danno forti garanzie sul fronte distributiva e concreti risultati commerciali. Attenzione coerenza e impegno sono le credenziali per uscire da questo momento di crisi congiunturale ed economico, ma che prelude anche a un cambiamento culturale, di usi e consumi.
Trend VIII
I Piccoli Principi tornano BIMBI Di MARCO MAGALINI
N
essuna fretta di crescere e di fingersi adulti. Le ultime tendenze, in fatto di stile legato al mondo dell'abbigliamento bambino, parlano di una moda che diventa più umana e vicina alle esigenze reali dei piccoli clienti. L'abbigliamento è una parte importante del processo di crescita, che deve rispondere a componenti imprescindibili come la praticità e la positività espressa da colori e stampe. "Non si può pensare al guardaroba bambino come una semplice trasposizione delle collezioni per adulti - racconta Lavinia Biagiotti, stilista e vice presidente di Biagiotti Group -. Da quando, ancora vent'anni fa, mia madre Laura ha fatto sfilare 6 bimbi cinesi in Cina, abbiamo saldo in mente il fatto che dobbiamo inserire nelle collezioni una componente di gioco (con stampe, illustrazioni e brillantini). Il nostro guardaroba combina romanticismo a divertimento, sempre rispettando qualità e design". Le cause dell'inversione di rotta sono da ricondursi forse ad una maturazione generazionale. Oppure al fatto che sempre più adulti, consci delle difficoltà che li attanagliano nel quotidiano, cercano in tutti i modi di far vivere i bambini come bambini il più a lungo possibile. La sindrome di Peter Pan non è certo cosa nuova, ma, il rischio (assurdo) che si stava per correre era quello che fossero proprio i bambini ad esserne affetti. La 'condanna' spontanea ed istintiva ai diktat della moda 'da-grandi' arriva
da più fronti. Viene espressa da ispirazioni di collezione che, sempre più, rifuggono da dimensioni metropolitane e da junior manager, per rifugiarsi in creatività più giocose, scherzose e di fantasia. La collezione Dking Dondup, ad esempio, richiama capi dal sapore seventies, pezzi dal mood worker, o montoni aviator. Il corrispettivo femminile, Dqueen Dondup, spazia invece dal mondo marina, con montgomery accessoriati da alamari, a capi più bon ton declinati in toni pastello, rosa e azzurro. Di grande funzionalità parla anche Herno, che debutta nel mondo dei piccoli con il famoso piumino ultralight 200 grammi. Sono disponibili anche delle versioni extra-comfort: una dotata di tecnologia Polar Tech, con un sacco piuma, e un piumino/bomber realizzato con tessuto windstopper. I colori, sempre 'dolci', sono il panna, sabbia, cipria, rosa, ciclamino, cielo, mare, terra e grafite. Oltre ai toni scherzosi e di gioco, nelle collezioni per l'autunno/inverno 2013 troviamo anche un'accezione elegante ben evidente, ad esempio, nel guardaroba proposto da Petit Bateau. Il marchio si ispira agli anni ’70, con un'attenzione particolare al pattern: come stampe grafiche (fiori, quadretti, ancore) e i mélange di materiali (felpa, merinos, jersey pesante, raso di cotone). Senza comunque rinunciare a destinazioni più avventurose, come il fascino del lontano nord e i grandi viaggi via mare.
L'OpINIONE
Il rispetto per l'ambiente parte dall'abito Testo di ELIO FIORUCCI stilista
n minucolo kimono per bamU bini made in New York fa la differenza. È allo stesso tempo
zen, chic e casual. Sono questi gli effetti della globalizzazione che si estende anche all’abbigliamento per piccoli snob interplanetari. Tagli orientali e tessuti occidentali oppure l’esatto contrario. L’importante è mescolare e sovrapporre suggestioni, fantasie e segni diversi per ispirare tenerezza, raccontare una favola, sognare, intraprendere un viaggio immaginario. Messaggi non solo estetici e cromatici che arrivano dall’altra parte del mondo, attraverso internet, e che ci insegnano valori importanti, ci invitano a confrontarci con altre culture e abitudini. E poi le righe. Amo tuttele righe in generale e in un momento in cui viene celebrato Picasso con varie mostre in Italia e all’estero, non poteva davvero mancare un riferimento alla sua marinière, la più famosa della storia dell’arte. Senza contare poi che questo motivo grafico sui bambini ha un effetto estetico esilarante e divertente, li allarga o allunga oltremisura, amplificando con onde immaginarie ogni loro movimento e rendendoli buffi. Su una cosa tutti (o quasi) sembrano d’accordo: gli abiti per bambini devono essere pratici, semplici e realizzati possibilmente con materiali naturali. Maestri in questo gli stilisti scandinavi che, sdoganando i colori cupi, trasmettono ai più piccoli la loro cultura basata sul rispetto per la natura e scelgono quindi cotoni organici, lane riciclate ecc. Una scelta ecosostenibile che condivido pienamente perché l’educazione al rispetto per l’ambiente può iniziare proprio da un semplice abito. Anche gli inglesi amano la praticità che rimane credibile perfino quando intervengono con un tocco romantico, originale, insolito, brit’ per l’appunto. I francesi puntano invece sulla semplicità senza rinunciare al glamour. Sempre basic per eccellenza il trend degli americani e dei canadesi, tra i pochi a saper utilizzare il pile facendoci dimenticare che è un materiale sintetico. Se si vuole poi ritrovare nell’abbigliamento per bambini l’inconfondibie stile italiano, le più importanti griffe del made in Italy sono insuperabili per creatività ed eleganza, proponendo spesso capi di alta gamma curati nei minimi dettagli, talvolta derivazione delle linee per adulti. Insomma anche per i piccoli l’abbigliamento esprime la propria cultura, provenienza e modo di vivere, soprattutto ora che ci si confronta quotidianamente con una società multietnica ed è quindi necessario creare linguaggi e codici comuni per facilitare la comunicazione. Personalmente penso che non sia affatto semplice creare abiti per bambini, e non solo per questioni di proporzioni. Ci provo, senza dimenticare, insieme al colore e alla fantasia, di trasmettere anche un messaggio etico. In tutte le lingue del mondo, naturalmente.
Produzione X
La ricerca ossessiva della qualità
P
er ideare e produrre 800.000 capi d’abbigliamento all’anno ci lavorano 152 dipendenti dello stabilimento di Jesi, altre 200 persone nei laboratori esterni, oltre ad affidabili partner all’estero per alcune tipologie di prodotto. Tutto sotto la costante supervisione e il meticoloso controllo da parte dei responsabili produzione dell’azienda. Perchè “la qualità – spiega il presidente Roberto Stronati - è stato il presupposto del marchio fin dal lontano esordio nella prima metà degli anni Cinquanta, quando nacque la sartoria, per diventare una realtà industriale solo nel 1981”. All’abbigliamento con marchio Simonetta, declinato nelle linee junior, mini e tiny, si aggiungono 50.000 paia di scarpe, prodotte da Andrea Montelpare, e le licenze (che pesano per il 60% sul turnover) Roberto Cavalli Angels, Devils e Newborn, Fay Junior e, nel 2010, Fendi. Per un fatturato 2012 di 42, 7 milioni di euro, in crescita del 7% sull’anno precedente, con l’obiettivo di arrivare a 50 milioni nel 2015. Come è organizzata la vostra azienda. Cosa viene prodotto internamente e cosa è affidato a aziende/laboratori esterni? La nostra azienda è organizzata in modo tale che stile-prodotto, prototipia e modelleria sono attività che vengono svolte al 90% all’interno dell’azienda e il restante 10% all’esterno, presso laboratori limitrofi. Mentre la produzione è affidata a laboratori esterni, di elevato livello professionale, che settimanalmente vengono visitati e seguiti dai nostri responsabili Produzione e Controllo Qualità. Ci sono delle tipologie che vengono realizzate all’estero per contenere i costi, fermo restando il vostro controllo sulla qualità del prodotto? per alcune tipologie di prodotto ci avvaliamo di partner all’estero, già collaudati da diversi anni, in grado di assicu-
rarci un buon rapporto qualità-prezzo e uno standard qualitativo all’altezza dei marchi che rappresentiamo. Quali sono le caratteristiche imprescindibili in un capo di abbigliamento bimbo? Vestibilità, comfort e qualità dei materiali utilizzati che consentono una facile e continua manutenzione. Quale sono le fasi della lavorazione che danno valore aggiunto alla vostra produzione? Il valore aggiunto nella nostra produzione è dato dalla modelleria, dal taglio, dalla confezione e soprattutto dalle lavorazioni speciali.
I mercati sui quali puntiamo sono Russia, Medio ed Estremo Oriente ROBERTO STRONATI
Come nasce una collezione? Nasce da un mix di elementi: creatività, ricerca che si sviluppa attraverso l’interpretazione delle tendenze, i viaggi, le riviste ma anche dalle informazioni e dalle richieste che
provengono dai diversi mercati. Il tutto con la massima attenzione e rispetto per le esigenze dei più piccoli. Qual è il segmento che identifica al meglio il vostro brand? Più che una tipologia parlerei di un mood: un bon ton contemporaneo che si adatta a capi sia per un uso più quotidiano sia per le occasioni speciali. Anche nel bambino i numeri/vendite si fanno con gli accessori? Sicuramente l’accessorio ha un ruolo importante in quanto completa il look in modo più distintivo. Per il nostro brand l’accessorio rappresenta il 20% delle vendite. Particolarmente apprezzate scarpe, borse, cinture, cerchietti e colletti. Qual è la vostra ricetta anti-crisi? In questo momento particolarmente difficile puntiamo a offrire un prodotto innovativo, dal giusto rapporto qualitàprezzo e un servizio di customer service sempre più vicino al cliente cercando di cogliere tutte le opportunità che si stanno presentando nei mercati internazionali. Qual è la vostra strategia commerciale retail in Italia e all’estero? Dopo il re-opening della nostra boutique di Milano e del corner da Harrods con il nuovo concept, ideato e curato dallo studio Storage, stiamo valutando le diverse richieste di partnership con clienti esteri e italiani per aperture di corner e negozi mono e multi brand. Su quali paesi puntate, viste le difficoltà sul mercato interno? I mercati sui quali puntiamo sono Russia, Medio ed Estremo Oriente (Cina, India, Korea e Vietnam). L’export pesa per il 55% del fatturato, salendo al 65% per gli ordini della p/e 2013.
Ideazione
XI
Creatività in formato MINI di MARCO MAGALINI
C
ome nasce una collezione di abbigliamento per bambini? Il 'pozzo creativo' attinge da tessuti, foto, viaggi, un libro letto, un film visto, un'esposizione, una galleria, un museo, un mercato che sia etnico o dell'usato, di abiti o d'arredamento. Stefano Cavalleri, che dopo la lunga avventura come fondatore e direttore creativo della maison I Pinco Pallino ha presentato due suoi nuovi marchi Quis Quis e From the world, racconta il suo iter progettuale. "La creatività deve oggi rispondere alle nuove sfide del mercato globale mixando una matrice stilistica e manifatturiera tutta made in Italy con proposte e interpretazioni da 'melting pot' creativa internazionale. Può sembrare incredibile ma anche una musica mi ispira una collezione e di conseguenza una sfilata e le sue uscite... Nello specifico, per il debutto di Quis Quis mi sono ispirato alle pinacoteche di ritratti italiani e austriaci, mentre per From the world i miei viaggi attorno al mondo, nei posti che amo. A Marrakech ho una casa dove spesso mi ritiro per ispirarmi, mentre a Delhi e Jaipur ho amici con i quali condividere le ispirazioni e collaborare, oppure penso ad un viaggio in Cina alla ricerca dei filati migliori e le sete più belle o alla Puglia dove ormai trascorro sempre più tempo". Le due collezioni, prodotte e distribuite da Mafrat spa (clothing) e Andrea Montelpare spa (shoes) debutteranno in passerella a Firenze, durante il 76° Pitti Immagine Bimbo, il prossimo 17 gennaio. Ma qual è il bambino che gli stilisti hanno in mente quando disegnano le collezioni? Ice Iceberg Junior, la collezione per i più piccoli del
brand, immagina ad esempio un bambino metropolitano, vivace, dinamico, a cui piace esprimersi attraverso il colore, le forme e i grafismi. E' un bambino curioso nell'esplorazione di un mondo pop". Un altro esempio, sempre a questo proposito, arriva dalla maison Blumarine. "Quando disegno Miss Blumarine - dice Anna Molinari, la stilista e fondatrice del brand - penso ad una bambina allegra e piena di voglia di vivere che ama i colori ed i particolari femminili, giocando ad imitare lo stile di Blugirl e di Blumarine, sentendosi una piccola principessa. Non credo tuttavia alle collezioni che siano una semplice trasposizione delle linee da grandi dove i bambini e le bambine sembrano piccoli adulti per cui è sempre grande il lavoro di ricerca che intraprendo nelle collezioni Miss Blumarine per creare un prodotto adeguato al mondo del bambino. E' comunque necessario adattarsi al mercato, in continua evoluzione. Nei tempi attuali trovo indispensabile mantenere una forte identità dei propri brands, con la finalità di trasmettere al cliente una coerenza di stile, di prodotto e di comunicazione dal momento che il mondo della moda è sempre più globalizzato. E’ altresì importante saper rispondere in modo adeguato a specifiche esigenze di determinati mercati, in fase di realizzazione del campionario o di riassortimenti, in quanto flessibilità, ciclo veloce del prodotto e proposta creativa sempre più rispondente ai trends di stagione sono elementi imprescindibili per ogni brand che voglia essere competitivo".
Vincono i tessuti eco-friendly Identikit dei materiali per l'abbigliamento bimbo
uali sono le caratteristiche Q principali che devono avere i materiali che andranno a com-
porre il guardaroba dei bambini? A livello strutturale, non si riscontrano differenze rilevanti rispetto all'abbigliamento per adulti, in quanto le esigenze dei clienti, in fatto di materiali e prestazioni, sono le medesime. D'altro canto invece, se in passato la materia delle certificazioni era più labile, oggi invece i paletti imposti dalle legislazioni italiane, europee ed internazionali sono sempre più stretti. "Lavorando principalmente nel mercato bambino - racconta Marco Grosso, proprietario del lanificio TessilGrosso di Biella -, le richieste tecnico-qualitative sono ormai paritetiche a quelle del mercato adulti, dove le voci principali riguardano l'uso di coloranti idonei 'azo free' - ovvero materiali dipinti o stampati che non contengono coloranti azoici e metalli pesanti - o con caratteristiche obbligatorie per il raggiungimento dei parametri eco-tossicologici 'Reach'. E' inoltre richiesto l'utilizzo di materiali che non contengono sostanze chimiche dannose che si possono essere depositate durante le operazioni di lavorazione". Tutti questi parametri diventano più restrittivi, con ulteriori regole integrative, se parliamo di tessuti per neonati o se consideriamo che, in alcuni casi, le diverse fasi produttive avvengono in luoghi geo-legislativamente molto differenti. Ulteriore capitolo riguarda l'evoluzione tecnologica. Lorenzo Moscato, agente 'storico' di aziende produttrici di tessuti per bambini come Liberty, spiega che l'impennata digital "non consiste tanto nei processi produttivi di tessitura, che sono ancora piuttosto tradizionali, quanto nelle tecniche di stampa. Queste modalità permettono di raggiungere effetti particolari, come sfumature ed cromatismi, altrimenti impossibili da ottenere". M.M.
Retail XII
Guida pratica al retail perfetto di MARCO MAGALINI
T
hink out of the box è l'immancabile vademecum che ogni competente uomomarketing, o architetto che sia, fa suo dal primo giorno di lavoro. Pensare fuori dagli schemi, trovare soluzioni innovative per fare innamorare, o quasi 'drogare', il consumatore di un determinato prodotto. Come intercettare l'attenzione dei più piccoli, e i portafogli dei genitori, entrambi subissati da una miriade di stimoli all'acquisto? I negozi sono sempre più degli storyteller emozionali, dei luoghi nei quali si racconta una storia che emozioni. "Nell'ideare le mie boutique ho immaginato da un lato il viaggio che un bambino fa con i genitori in un albergo lussuoso, dall'altro un'esperienza più campestre ed informale, in tenda - ci racconta Imelde Bronzieri, stilista e proprietaria del brand Mi Mi Sol-. In entrambi i casi, ho voluto traslare questo racconto di viaggio con un arredamento a tema, che non sovrasti però il prodotto. La progettazione dei nostri negozi è stata svolta dallo studio CLS Architetti di Milano, con i quali abbiamo messo a punto un allestimento pilota che viene riproposto molto fedelmente in tutti i punti vendita del mondo. Per esprimere il legame con il tema del viaggio, abbiamo inserito delle versioni contemporanee dei carrelli per bagagli degli hotel, costruiti in plexiglass con giunture in zinco e realizzati in diverse dimensioni in base alla categoria merceologica da esporre; delle cassettiere disposte a composizioni (al posto degli armadi), porta valigie da camera, sedie pieghevoli e delle tende da camping (a cinque stelle). Tutto questo per trasportare i piccoli clienti e le mamme buyer all'interno di un'atmosfera raccolta e serena, nella quale affiorino i ricordi dell'infanzia". Sempre riguardo all'allestimento, abbiamo chiesto il parere anche ad un architetto, Filippo Caprioglio, che ha curato le progettazioni dei negozi Il Gufo. "Puntiamo ad un ambiente contemporaneo-elegante, che utilizzi dei toni caldi e non in-
vasivi rispetto al prodotto. In un negozio di abbigliamento per bambini è fondamentale dosare con attenzione elementi strutturali e prodotti, perché uno dei rischi principali è privilegiare l'atmosfera fiabesca di 'contorno' rispetto ai capi esposti. L'azienda è molto sensibile al lavoro e dunque è stata molto presente durante le fasi progettuali, nella scelta di dettagli e tessuti. La prima fase progettuale consiste nella scelta della location. Le nostre boutique, considerando che sono destinate ad una clientela selezionata e che i capi sono di dimensioni ridotte, non necessitano di ampie metrature (variano dai 40 ai 60 mq), e danno quindi più importanza al fatto di avere una posizione centrale rispetto ad una dimensione straordinaria". Nulla è lasciato al caso nella progettazione di un negozio, se consideriamo che l'outlook (l'apparenza) è in assoluto il primo strumento di marketing. E' così che prima di intraprendere la progettazione di uno spazio, molti brand ricorrono a analisi di marketing specifiche sui gusti, le attitudini, gli usi e costumi dei futuri fruitori dei negozi (i bambini) e gli acquirenti (i genitori). E', a ben pensarci, un doppio lavoro: conquistare target diametralmente opposti in fatto di età, gusti e appeal. "Per meglio adattarci al contesto nel quale ci inseriamo - continua Caprioglio -, a Roma abbiamo optato per delle chaise longue che accolgono le mamme in attesa di essere servite con del caffè, mentre a New York è stato constatato che le 'buyer' sono più attratte da un pezzo di arte contemporanea posto all'ingresso della boutique". Ma, come già detto, i veri protagonisti da conquistare sono i più piccoli, i cui gusti cambiamo in base alla geolocalizzazione. Prendendo sempre ad esempio Roma e NY, i bimbi romani sono attratti dalla programmazione Pixar, mentre oltreoceano preferiscono catapultarsi all'interno della proiezione di una sfilata di moda o di un red carpet.
Quando lo store diventa inter- attivo ouch screen olografici, tavoli multi- stato ideato da Temera, azienda specializ- è già attivo da febbraio nel flagship store T touch con lettore RFID integrato zata in soluzioni innovative per il settore di Arezzo e, con una versione iPad, è sbar(una tecnologia che permette l'identifi- fashion/luxury. Non è tutto. Il marchio ha cato a Milano prima di Natale. cazione e la memorizzazione automatica di oggetti), vetrine interattive e specchi responsivi. Il negozio del futuro parla i linguaggi di un'interattività spinta che porta bambini e genitori ad avere a che fare con ogni tipo di supporto, facilitando gli acquisti. Monnalisa, brand specializzato nell'abbigliamento per i più piccoli, ha di recente avviato un piano per trasformare gli spazi di vendita in veri e propri ‘smart shops’. Introducendo ad esempio dei 'touch screen holographic display', ovvero dei monitor, posizionati a contatto con le superfici esterne delle vetrine, che permettono di acquistare 24 ore su 24, anche a negozio chiuso, grazie ad un collegamento all'e-commerce. Il sistema è
anche fatto suo un software che permette di interagire con uno schermo touch multifunzione: si può consultare il lookbook delle collezioni, reperire informazioni sul brand e sulla storia di ogni singolo capo e i dettagli relativi ai tessuti, vedere le sfilate e traslare in digitale gli outfit che il cliente sta indossando. A quel punto, l'utente potrà sostituirne digitalmente alcuni, sperimentare nuovi abbinamenti o, nel caso in cui non siano disponibili colore o taglia dei capi scelti, ordinarli direttamente in azienda. Una volta definito il look, lo specchio interattivo può, in una versione ancor più evoluta, permettere la condivisione dell'immagine sui social network quali Facebook e Twitter. Lo smart shop
Andrea Mattesini, retail & e-commerce manager Monnalisa, spiega inoltre che da marzo 2013 verrà introdotto un fashion totem presso uno dei principali aeroporti in Europa che, grazie a dispositivi interattivi e ricchi contenuti multimediali, permetterà di acquistare i capi e ordinarne la spedizione direttamente a casa o presso l’hotel di destinazione. “L’investimento effettuato nelle tecnologie per la realizzazione dello smart-shop sta portando i primi ritorni, grazie anche alla possibilità di sfruttare parte della infrastruttura tecnologica, anche nel canale e-commerce e retail. Da non trascurare anche l’importante ritorno in termini di immagine”. M.M.
Zoom
XIII
Mommypedia by Prénatal, il dizionario delle mamme
L:ú L:ú girl debutta in passerella a Pitti Bimbo
L:ú L:ú girl, la collezione dall’anima minimal chic dedicata alle bambine dai 2 ai 14 anni, sfilerà per la prima volta a Pitti Bimbo (il 17 gennaio) insieme alle altre linee per l’autunno/inverno 2013/14 prodotte da Grant, vale a dire Miss Grant Couture, Miss Grant Easy & Chic, So Twee by Miss Grant, e Grant Garçon. La linea L:ú L:ú girl punta su materiali e dettagli ricercati e completa l’offerta delle altre collezioni per la bambina e il maschietto dal sapore più casual e easy.
Il libro di Natale Naturino per bambini Naturino ha realizzato in occasione del Natale un libro per bambini in collaborazione con MammaFelice, una mamma blogger italiana diventata famosa grazie alla rete, e Raffaella Maria Bazzanini, illustratrice per libri d’infanzia. Il libro contiene il calendario dell’Avvento, l’immancabile letterina stampabile
per Babbo Natale, l’albero di Natale da colorare e decorare, un racconto, una simpatica ricetta, qualche gioco divertente e, per finire, le idee per realizzare la calza della Befana. Il libro è scaricabile e stampabile dal sito Naturino e, in alternativa, è disponibile gratuitamente nell’Apple Store in versione eBook.
Cplg firma licenza con Monnalisa
Cplg Italia ha chiuso una licenza con Monnalisa per due collezioni moda bambino p/e 2013: la linea Monnalisa Bebè, dedicata alle baby 0-36 mesi e personalizzata dalle immagini di Baby Pink Panther e una Monnalisa, per le girls 2-12 anni, che vede invece una personalizzazione ispirata alla Pink Panther tradizionale. Nella collezione baby prevale la componente romantica, con la preponderanza del colore rosa, stampe di margherite e delicati pizzi, ricami e merletti. La collezione riprende forme e dettagli del guardaroba femminile adulto. I colori sono quelli classici di sempre: rosa, bianco e nero, stampe all over riprendono icone ispirate a Parigi e fantasie maculate e i capi non mancano di dettagli
moda giocosi come fiocchi in raso o seta, foulard da usare anche come cintura, bottoni gioiello, strass e paillettes. "Trovare un’azienda di abbigliamento che intuisse a fondo il potenziale che il brand Pink Panther può sviluppare in una collezione non è stato un semplice - afferma Maria Giovanna Gurrieri, Managing Director di Cplg Italia -. In Monnalisa abbiamo trovato esattamente quello che stavamo cercando, un’azienda piena di passione e creatività che, soprattutto, ha saputo cogliere l’essenza dello stile Pink Panther, il glamour intrinseco che il marchio esprime e l’espressione di allegria e divertimento che ogni capo Pink Panther deve saper esprimere".
Partnership Petit Bateau & Carven
Le due maison francesi si incontrano e danno vita ad una capsule per uomini e donne, bambini e bambine. Un guardaroba semplice, che unisce l’esperienza e la qualità di Petit Bateau e i volumi innovativi ed eleganti di Carven. I colori vivaci si fondono con i tessuti ovattati. Il classico viene reinventato per essere al servizio della quotidianità. I capi sono disponibili nelle boutique Petit Bateau, su www.petitbateau.it e in alcuni concept store (Colette a Parigi, Smets a Bruxelles e 10 Corso Como a Milano).
Prénatal coinvolge le mamme su Facebook e sul sito www.prenatal. it per creare Mommypedia: il dizionario delle mamme. Immagini, video, definizioni da condividere e la possibilità di aggiudicarsi punti e vantaggi. Si tratta quindi di una nuova piattaforma social con diversi livelli di partecipazione e di creazione, attiva su Facebook e sul sito web Prénatal, utilizzabile con app smartphone e tablet. Le mamme sono chiamate a co-creare un vero proprio dizionario, at-
traverso immagini, video e le loro personali definizioni, per descrivere come ogni parola cambia il suo significato dopo il lieto evento. Si potranno accumulare punti dall’inizio con la registrazione (10 punti) e poi caricando foto (10 punti) o video (20 punti), che, se abbinati alle definizioni, faranno guadagnare altri punti. Effettuando il check-in nei negozi Prénatal si ottengono 20 punti e invitando amici, che poi si iscriveranno, altri 20 punti.
Debutta la collezione Boy&Girl di Duvetica, in vendita su Yoox Duvetica debutta nel mercato bambino, con la collezione Duvetica Boy&Girl, dedicata ai bambini dai 2 ai 12 anni. Si tratta di una capsule di piumini realizzati in 19 colori saturi, energetici e luminosi. Nessuna stampa, nessuna applicazione e soprattutto nessun logo, ma solo dettagli necessari per un prodotto dal design kid-friendly. I capi ripropongono il comfort termico dei capi per adulti, grazie al puro piumino d’oca francese.
"La strategia distributiva della collezione bimbo si differenzierà dalla consueta distribuzione Duvetica. La collezione autunno inverno 12/13 è venduta in esclusiva nel pop-up-shop di Duvetica Boy&Girl, su yoox.com". I colori disponibili sono il bianco ottico, giallo limone, arancio, rosso granato, ciclamino, fragola, malva, cielo, ultrablu, acciaio, nero, argilla, scarabeo, blu cina, sabbia, muschio, clorofilla.
Mirtillo rilancia il marchio e la collezione Il Gufo apre a Firenze Ninetta
L'azienda specializzata in abbigliamento per bambini Mirtillo Spa, si ristruttura e dà il via ad un piano di rilancio internazionale delle collezioni Mirtillo e Ninetta. "In questi giorni -spiega l’Amministratore Unico della Società - abbiamo presentato la domanda di ammissione alla procedura di Concordato in Continuità, che per noi rappresenta l’opportunità di pianificare il rilancio. Il piano verrà presentato tra fine gennaio e febbraio 2013. La proposta di concordato in continuità punterà ad offrire un’ampia soddisfazione ai creditori. Nel piano sarà prevista una sostanziale ristrutturazione dei costi di gestione, una razionalizzazione dell’offerta dei prodotti e, in particolare, il consolidamento del Marchio Mirtillo ed il rilancio del Marchio Ninetta. Brand sul quale la Società punta moltissimo sottolineando che lo stesso,
operando sin dal 1942, è universalmente considerato quale Marchio premium, leader nel settore della nursery, intimo e notte per bambini". L'azienda, che da parecchi anni ha concesso in licenza il proprio brand a soggetti esteri, è presente in Cina e nel Medio Oriente. "E' proprio con questi Paesi che sono in corso contatti per la cessione del Marchio per quelle aree, cessione che porterebbe all’azienda nuova liquidità - continua -. Nel contempo, dal punto di vista della produzione, sono in corso trattative per aprire al capitale della società la partecipazione di produttori esteri, che possano consentire ampie sinergie negli acquisti, sia dal punto di vista di una maggiore razionalizzazione negli acquisti stessi che da quello di un sostanziale miglioramento dei flussi finanziari".
Continua l'espansione retail del brand Il Gufo. Dopo le recenti aperture a New York e Roma, il marchio inaugura una nuova boutique monomarca a Firenze, in via De' Tornabuoni 9/Rosso. Il negozio, di 70 mq, è dominato da colori neutri, linee morbide e forme arrotondate e, per i piccoli ospiti, torna il magic mirror: uno specchio a parete che include invisibilmente un monitor.
Mercati FASHION CHI LEGGE
500 euro per 50 centimetri?...una follia! "Non ridicolizzate i vostri bambini come quei cagnolini con la copertina di Louis Vuitton" Una giovane coppia alle prese con le taglie mini di MATTEO VIVIANI E LUDMILLA RADCHENKO illustrazione EVELINA FLORIS
Matteo Viviani Fino a qualche mese fa non mi ero mai reso conto dell’enorme giro economico che ruota attorno allo shopping per bambini. A tal proposito io penso che l’essere umano si comporti in modo assurdo: quello di spendere tantissimi soldi per dei piccoli capi firmati…Questa a mio parere è una pura follia, per il semplice fatto che tale gesto non viene apprezzato dal bambino e soprattutto perché non si riesce a sfruttare quel capo per più di due mesi. D’altronde, come negare alla propria piccola creatura un bel vestitino colorato? Nell’armadio della nostra Eva ci sono “purtroppo” dei capi firmati ma per la sola ragione che ci sono stati regalati. Anche a noi piace tantissimo andare a fare shopping con Eva anche se credo che in fondo lo facciamo solo per vedere la sua faccina divertita davanti alle vetrine luccicanti. Penso che l’amore per un figlio prescinda infatti dai capi firmati con cui lo si veste, mentre la gente spende tantissimi soldi strumentaliz-
zando la “povera creatura” che diventa veicolo di vanità dei propri genitori, che sfoggiano il loro “gusto” ricoprendo di ricolo il figlio. Ci tengo a fare una raccomandazione a tutti i genitori: <<non ridicolizzate i vostri bambini come quei cagnolini con la copertina di Louis Vuitton!>> Ludmilla Radchenko Mi piace portare Eva in giro a fare shopping e anche lei sembra tanto divertita e tranquilla mentre siamo nei negozi. Devo ammettere che però non amo l’esagerazione nel vestirla, credo infatti che l’ unica priorità che si deve avere durante lo shopping è quella di scegliere capi comodi e divertenti. Mi piace scegliere le calze e gli accessori da H&M perché riesco a trovare accessori simpatici a prezzi convenienti, considerando anche il fatto che i vestiti, soprattutto per i primi mesi di vita, non si usano a lungo. Da Nanan invece abbiamo comprato la cameretta completa di culla, cassettiera, pu-
pazzetti e anche le scarpette. Poiché Matteo è fuori casa tutto il giorno per lavoro e la bambina resta quasi tutto il tempo con me, la mattina e la sera sono i momenti che lui preferisce perchè può occuparsi della bimba. Appena svegli infatti io penso a preparare i vestiti mentre Matteo si occupa di vestirla anche se a volte fallisce miseramente nel suo intento e io poco dopo trovo Eva con le calze a rovescio e con le righine tutte storte. Mi piace immergere Eva nel mio mondo già dalla sua tenera età e per questo motivo per la sua nuova cameretta ho già realizzato diverse opere d’arte: un palloncino, un cassettone con la stampa di Marilyn Monroe e anche un quadro che rappresenta una donna in carriera circondata da Barbie. Quest’ultimo quadro ha un significato particolare per me, io infatti vorrei che Eva imparasse fin da piccola a muoversi da sola sfruttando le sue capacità, proprio come una “piccola donna in carriera” e non come una Barbie.
Mario Prandina in arte “Plinio il Giovane” Tutti i mobili di Plinio il Giovane sono unici e irripetibili. Fatti a mano, senza curarsi del tempo e con l’unico scopo di dare una forma ai sogni di Mario Prandina, che per amore dei suoi prodotti applica personalmente su ogni pezzo il suo marchio.
Plinio il Giovane non dorme, sogna! Tutti i nostri mobili sono fatti a mano uno alla volta, senza curarsi del tempo, con materiali naturali e nel completo rispetto della natura, con lo scopo di realizzare questo sogno. Tutto comincia nel 1975 in un atelier al centro di Milano, di fianco all’Accademia di Brera, dove Mario Prandina, sognatore con i piedi per terra, in quell’ambiente di artisti e designer, realizza e propone al pubblico milanese una collezione originale di mobili ecologici dalle forme leggere, costruiti con antichi metodi d’incastro. Il marchio Plinio il Giovane, oggi di grande attualità, è conosciuto sia grazie alle innumerevoli pubblicazioni sui giornali e sulle riviste di settore, sia per le sue originali campagne di comunicazione, che parlano della vita come di un sogno da fare, del mondo come di un luogo da amare e del futuro come di un progetto da realizzare.
Plinio il Giovane ha creato una collezione che trasmette il suo grande rispetto per la natura e il concetto di salvaguardare il mestiere del falegname per poterlo tramandare alle nuove generazioni. Chi acquista un mobile Plinio il Giovane introduce nella propria vita non solo un prodotto, ma anche un modo di vivere oggi molto attuale, perché i prodotti Plinio il Giovane hanno la caratteristica di poter modulare le loro funzioni a seconda delle esigenze. Ecologia non significa solo produrre mobili con materiali naturali, ma anche immaginare prodotti che, da più di trent’anni, sono sempre funzionali dal punto di vista stilistico e strutturale. Tutta la collezione è visibile nello show-room di Milano, in Via Cernuschi angolo Viale Premuda o visitando il sito www.plinioilgiovane.it. Per info +39 02 5519 0210.
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by
IMELDE BRONZIERI
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NUOve teCNOLOgIe
AVATAR, SCANATAR e oltre Testo di LUIGI DE ORSO
A sinistra, camerino di prova con body scanner. A destra, lo scanatar della cliente
S
e si guardano i suoi numeri, non si può certo più considerare il commercio elettronico come un “fenomeno” da osservare, ma piuttosto come un ambiente di business nel quale muoversi con le strategie e le competenze giuste, in particolare avendo chiare quelle che sono le tecnologie digitali che servono ad abilitare questa forma di commercio che, per molti aspetti, sono diverse e più avanzate di quelle che si usano nel mondo fisico. Pensiamo in particolare all’acquisto di capi di abbigliamento e di accessori come le calzature; vi è un aspetto che apparentemente potrebbe costituire un grosso ostacolo all’acquisto online di questo genere di beni. Quando si compra un abito, una T-shirt,dei jeans o un paio di scarpe, senza poterseli prima provare indossati, vi è il dubbio grosso di quale taglia ordinare. Fino a poco tempo fa molti avevano ritenuto che questa difficoltà, e la paura del consumatore di acquistare un capo che poi non riesce a indossare, costituisse un grosso ostacolo all’acquisto in internet di questi beni; i dati dell’e-commerce in questo settore sembrano al contrario indicare che i clienti abbiano trovato un sistema per superare il problema; e in effetti è cosi. Il fatto è che la soluzione è peggio del male, almeno dal punto di vista di chi vende; quello che infatti succede è che, per levarsi ogni dubbio, il consumatore ordina non uno, ma due o tre esemplari dello stesso capo ( o dello stesso paio di scarpe) ma in taglie diverse per poi rispedire al venditore online, di norma a spese dello stesso, quelli che non gli vanno bene. I volumi del commercio elettronico crescono, ma crescono altrettanto i costi per i merchant e si riducono i loro margini; statistiche non ufficiali indicano che il tasso di resi, dovuti a vari motivi e in particolare all’incertezza
di taglia, si attestano su valori dell’ordine del 30 – 40% , con costi altissimi per chi vende. E’ quindi il momento di parlare di Avatar. Non quello del famoso film di James Cameron, ma del sistema usato fino a questo punto per facilitare al consumatore la scelta della taglia e per rendere , in generale, più efficace e coinvolgente la sua esperienza di acquisto online. L’avatar è il modello digitale di se stesso che il cliente online crea nel sito del vendor; si parte da un “manichino” neutro ( di solito da più di uno, diversi per morfologia, tra i quali è possibile scegliere il punto di partenza per questo processo di personalizzazione) il quale viene poi modificato, sulla base di una serie di misure reali che occorre rilevare sul proprio corpo, per creare un clone digitale di se stessi che lo riproduca nel modo più fedele. Fatto questo è possibile chiedere al sistema di vendita online di indicare quali sia la taglia migliore da ordinare e anche di vedere che effetto facciano l’abito, il jeans o la T-shirt indossati dal nostro avatar. Non si tratta di tecnologia nuovissima; le prime applicazioni di questo tipo risalgono ormai a qualche anno fa e quelle in uso oggi in molti siti di e-commerce hanno elevati livelli di realismo e certamente rendono la scelta del cliente più facile. Ma non risolvono del tutto il problema. Per quanto infatti l’avatar possa assomigliarci, non potrà mai riprodurre in modo veramente preciso tutte le fattezze del nostro corpo, in tutti quei dettagli che sarebbero necessari. Per ottenere questo occorre che l’avatar diventi scanatar. La nuova frontiera è infatti rappresentata dall’uso di “body scanner”, apparecchiature digitali grazie alle quali tutte le fattezze (anche le più minute e … imbarazzanti) del corpo del cliente vengono catturate e tradotte in un modello 3D che lo riproduce alla per-
fezione. Questo diventa a tutti gli effetti il proprio “io digitale” sul quale indossare il capo virtuale; la tecnologia di oggi, ed ancor più quella di domani, sta facendo progressi enormi. Su questo manichino accurato e personalizzato con le proprie fattezze, è possibile non solo vedere indossato, con risultati impressionanti di realismo, il capo che si è scelto di comprare, ma anche osservare come questo si comporti quando ci si muove o visualizzare informazioni grafiche per capire dove esso stringe, dove è troppo abbondante e dove invece garantisca il giusto comfort. Sviluppi tecnologici importanti che fanno immaginare una quasi completa virtualizzazione del processo di acquisto di capi di abbigliamento sia standard che su misura. Resta solo un non marginale problema: dove andare per farsi il proprio “scanatar”.Se fino a poco tempo fa i body scanner erano apparecchiature molto costose e rare, una giovane società americana (Styku) ha da poco sviluppato una tecnologia che trasforma di fatto la Kinect che molti consumatori hanno a casa collegata alla XBOX, in un body scanner a basso costo; è la convergenza ultima di tecnologia digitale, internet e TV: stando in piedi di fronte al televisore sarà possibile effettuare la scansione del proprio corpo, ricercare in Internet il capo che si desidera, scegliere la misura giusta e vederselo indossato, tutto sul televisore di casa che si trasforma in camerino del negozio digitale, per poi effettuare l’acquisto come si farebbe nel negozio vero. Styku ha da poco siglato un accordo con Microsoft (la casa sviluppatrice di XBOX) per la installazione e commercializzazione del nuovo software su tutte le prossime console di gioco. Un nuovo scenario da considerare che potrebbe innescare un’altra inattesa rivoluzione nel mondo del commercio online.
Retail 38
NegOzI 2.0
Il personal shopper diventa digitale P
Testo di FLAVIA COLLI FRANZONE
ioniere fu Prada con muovere o girare. Con un i negozi Epicentro. altro gesto della mano, se si Nel 2001 quello di indossa un capo Boxeur Des New York nacque Rues, lo specchio lo riconoper favorire nuove forme di sce e propone abbinamenti rapporto con il cliente, di in total look, specificando il merchandising e programprezzo dei capi, le taglie dimazione. E aprì una strasponibili e la cartella colori. da innovativa per il retail, Se non utilizzato, lo specchio all’insegna della tecnologia improvvisamente si trasforche solo a distanza di dieci ma in monitor e trasmette anni si può dire sia in via di video e immagini della più perfezionamento, arrivando recente campagna Boxeur a interagire in modo semDes Rues.Tutto questo grapre più diretto ed efficace zie ad un software particolare con il cliente, grazie anche e innovativo che è in grado di all’avvento dei social media. leggere un microchip di cui Già nel negozio sulla Broogni capo in vendita è provadway la tecnologia ruotava visto e individuarlo senza intorno all’ RFID (radio pistola barcode. Nonostante Frequency IDentification) questo sofisticato microchip consentendo di leggere insia piccolissimo, permette la formazioni che diventano personalizzazione del capo veicolo di dati legati alla che diventa così unico al produzione, alla distribuziomondo e riconoscibile dal ne, alla catalogazione, all’arsoftware. L’etichetta unica chiviazione. Inoltre era stato che accompagna il capo, inintrodotto nei camerini il fatti, combina due principi di magic mirror che permette rivelazione, acusto-magnetica al cliente di vedersi da dietro e RFID, tecnologia che come offre un playback rallentapleta e migliora le soluzioni to quando si gira su se stesso: antitaccheggio tradizionali e uno specchio che funziona che diventa uno strumento nel tempo oltre che nello multifunzionale e invisibile, spazio. Una tecnologia che ma dotato di elevata accurasi è affinata negli anni e che tezza e capacità di contrastare nel retail ha contribuito alla taccheggiatori sempre più Il magic mirror nel negozio Boxeur des Rues diffusione dell’RFID con notevoli vantaggi nell’automatizzazione della logistica, nell’ anticontraffazione, nella tracciabilità del capo e dei singoli componenti e nella customer experience, di cui il magic mirror, lo smart fitting, il led wall e il touch screen sono gli aspetti più visibili in negozio. Soluzioni analoghe si trovano nei negozi di Diesel, Gucci, Liu Jo, Monnalisa. Nel 2009 la società Seac02 di Torino ha realizzato il primo specchio per indossare virtualmente scarpe per il negozio Calzoleria Rivolta di Milano, che produce calzature su misura grazie a tecnologie avanzate come lo scanner che rileva le caratteristiche del piede. La stessa società, nel 2007 era stata fra le prime, in occasione del lancio di Italia Independent, a mettere on line lo specchio virtuale per dare la possibilità agli utenti di provare i nuovi occhiali in carbonio disegnati da Lapo Elkann per il proprio brand. Fra le aperture più recenti di negozi offline, nello store Liu Jo di Milano il progetto interattivo - curato da Temera, società che progetta soluzioni tecnologiche innovative per il settore del fashion/luxury e per Enti e Istituzioni culturali – si basa su un software che offre la possibilità di usufruire attraverso lo schermo touch del catalogo, delle info sul brand, vedere le sfilate e giocare con i capi di abbigliamento. Inoltre, tramite RFID, grazie a un lettore che rileva i tag inseriti nei capi, il tavolo “riconosce” gli abiti indossati dal cliente, visualizza la scheda tecnica del prodotto, arricchisce l’esperienza dell’utente proponendo gli abbinamenti migliori con altri capi della collezione. Questa tecnologia, sempre sviluppata da Temera, è presente anche nel nuovo negozio Boxeur des Rues, inaugurato a metà dicembre in via Torino a Milano. Due magic mirror, posizionati davanti a due antiche colonne di granito, trasmettono l’immagine del marchio di abbigliamento sportivo. Questi “specchi magici” utilizzano la La vetrina del nuovo negozio a Milano tecnologia per aiutare il cliente a trovare gli abbinamenti più indiesperti. E fin qui è il presente. Ma quale sarà l’evoluzione di queste teccati e a ”sfogliare” il catalogo con nologie? “Sicuramente lo scenario evolutivo sara' quello di riuscire ad movimenti alla “Wii”. Mentre ci avere le metriche che i fashion brand utilizzano sul web ( zone visitate, si specchia, in un riquadro lateranumero di accessi, items visionati, etc) anche nei negozi reali. E' chile viene visualizzato il “lato B” e aro che se posiziono due totem interattivi in negozio, che visualizzano con un semplice gesto è possibile i capi del total look, posso conoscere esattamente quello che i clienti si scambiare le due immagini afprovano, quanti entrano, quante zone visitano eccetera”, dice Arcangelo finché la figura intera sia il ‘lato D’Onofrio, fondatore di Temera. B’ e nel riquadro piccolo venga Anche in questo caso sta crescendo il numero dei negozi che si sta mostrata la propria immagine frontale…. senza doversi mai Specchio magico da Calzoleria Rivolta, Milano dotando di queste forme avanzate di interazione con i clienti.
l'oPiNioNe
Digital Retail Revolution Testo di ANTONIO FOSSATI Partner fondatore di RDS
agic mirror, tavoli interattivi, M vetrine multi-touch. La rivoluzione c’è già stata: ora si tratta
di vedere quanto velocemente si diffonde e con quali modalità. Il problema non è più la tecnologia, ma, per il negozio, comprendere il significato di questo cambiamento e l’impatto sul proprio modello di business. La digital retail revolution innesca almeno tre grandi cambiamenti per il retailer: •Da Gutenberg al Pixel. Nei negozi la comunicazione digitale: basta manifesti, stampe, messaggi di promozione. Non credo che la carta svanirà completamente, anzi, ma in alcune situazione i costi, la complicazione, la rigidità del processo di comunicazione cartacea sono ormai più elevati di quella digitale. Con due grandi vantaggi in più: la possibilità di cambiamenti continui e di personalizzazione tra messaggi del brand e del retailer. • Abbattimento del confine fisicodigitale. La caduta di queste barriere è oggettiva: sia in verticale, con le vetrine interattive, appendini collegati a Facebook, ologrammi, che orizzontale con tavoli multitouch, etichette elettroniche o supporti espositivi dei prodotti. Ma questo abbattimento di confini causa spaesamento. Alcuni punti vendita diventano sempre più confusi, il loro linguaggio rumoroso, non chiaro. Occorre invece approfittare di questa caduta del confine e ripensare il modello di racconto dell’identità del negozio I tavoli multi-touch sono un ottimo esempio di come possa essere costruito un nuovo percorso di presentazione personalizzato per ogni cliente. Come un gioco di perle cinesi: partendo dalle passioni personali, dai libri letti, il tavolo propone abbinamenti con prodotti, collezioni, accessori, per costruire un heritage e un nuovo stile narrativo del retaler. Diventa chiaro però che l’investimento del retail non è quindi solo l’hardware, ma è un investimento di pensiero, di revisione dei valori del racconto che il digital retail consente e questo racconto va aggiornato, rivisto, cambiato continuamente: un’attitudine che il negoziante deve chiedersi se ha o vuole avere. •Avere o non avere il prodotto. In passato questo comportava l’acquista o il non acquisto da parte del cliente. Anche questo oggi non è più così vero. Esistono soluzioni tecnologiche che consentono di acquistare un prodotto anche senza averlo disponibile sul punto vendita. Camerini virtuali o digital mirror consentono di provare capi di abbigliamento e in caso di mancanza della taglia desiderata o del colore prescelto, verificare da parte del cliente sullo specchio l’esistenza del prodotto in magazzino, ordinarlo e pagarlo direttamente con carta di credito. Il digitale non solo come costo, ma come opportunità di ricavo: creazione di occasioni di acquisto per un cliente che si vedrà il capo consegnato a casa senza alcun costo di trasporto aggiuntivo, con la possibilità di renderlo nel negozio nel caso non fosse soddisfatto.
Retail 39
gLI SCeNARI deLL’ e-RetAIL
Tutti pazzi per l’e-commerce C
’è chi preferisce comprare online di sera, chi per comodità, chi per socializzare, chi per trovare ciò che non è ancora arrivato nella propria città. Tutte le abitudini del Vecchio Continente in fatto di e-shopping sono state svelate dal Survey Lab. laboratorio di studi europeo sulle tendenze dello shopping online di vente-privee.com. Questo servizio permette al sito di realizzare, e mettere a disposizione dei 2000 brand partner, analisi di mercato focalizzate sui settori specifici e sugli e-shopper attivi di vente-privee, che sono oltre 17 milioni. La ricerca ha analizzato oltre 2,5 milioni di articoli di brand di moda venduti nel 2011 su vente-privee.com in Francia, Spagna, Italia e Germania e ha identificato i gusti in termini di stile e di acquisti degli e-shopper europei. Il loro comportamento rispecchia le stesse abitudini del negozio offline tradizionale, evidenziando prima di tutto le differenze tra utenti di sesso maschile e femminile. Gli uomini, come risaputo anche per l’esperienza offline, sono meno interessati alla moda rispetto alle donne, sono più sicuri e avventurieri: acquistano su internet soprattutto accessori per automobili, prodotti high tech e utilizzano la navigazione sul web per informarsi o per passare il tempo con giochi online. Le donne invece riproducono online il piacere di osservare le vetrine senza necessariamente comprare lasciando prevalere, anche sul web, l’aspetto emozionale dell’acquisto. Ecco le tendenze che hanno in comune le cyber-naute d’Europa: 1. Non importa l’età: l’e-shopping mette d’accordo più generazioni, quindi è trans-generazionale 2. L’amore per il denim accomuna le donne europee. Il jeans è un must have irrinunciabile attillato o
Testo di VIRGINIA SIMONI
a zampa, in versione skinny o con applicazioni, trova posto in tutti i guardaroba europei. 3. L’Europa è Soft Rock. Nella top list dei prodotti più venduti: la giacca nera da rocker e le t-shirt stampate, Kate Moss insegna. 4. Un’anima girly. Abitini corti e gonne a trapezio, perfette per ogni occasione: casual, lavoro o sera. 5. Le europee si vestono di nero. E’ il colore preferito per la sua capacità di adattarsi a qualsiasi look. E le signore italiane cosa comprano? La ricerca sottolinea l’interesse per i capi status-symbol come il trench o i pantaloni dal taglio sartoriale per un city look impecca-
bile, mentre per il casual si acquistano il classico tubino nero oppure tuniche fantasia per la stagione estiva. Per le occasioni speciali giacche corte a un bottone e abiti drappeggiati con tessuti leggeri. Le francesi sono più sperimentatrici: amano i contrasti e mixano capi maschili con quelli femminili scegliendo blazer e maglie in stile marinaretto. Comprano sui vari siti di e-commerce prodotti molto basic oppure abiti dai dettagli raffinati: fiocco alla lavallière, scollo drappeggiato e spalline decorate. E per la sera pizzi e applicazioni dorate per illuminare il total black. La donna spagnola invece ama giocare con stampe e
Francia
germania
Spagna
Italia
Blazer Maglia Marinaretto total Black Look
Pantaloni Stretch Sahariana Cappotto dritto
Maxi Pull Abito Stampato Jeabs delavè
trench Pantaloni sartoriali tunica Fantasia
colori per accostamenti d’effetto, che valorizzino la figura, mentre in Germania vige lo stile casual senza vincoli, in totale libertà. Per le nordiche quindi materiali morbidi e stretch che si adattino alla figura del corpo. Lo stile bio-naturale influenza il look della donna tedesca che è da sempre sensibile a questo tema e indossa abiti e cappotti in fibre naturali come la lana o il cachemire. Un altro dato curioso è che nel Nord Europa è molto comune la restituzione al rivenditore, quasi sempre gratuita e con rimborso, nel caso il capo non soddisfi le aspettative, mentre nel Sud Europa si preferisce riciclare i prodotti come doni per amici e parenti o per beneficenza. Tornando in Italia si può dire che in generale su internet si preferisce comprare viaggi e cultura, mentre si acquista indifferentemente online e offline abbigliamento per adulti e bambini, accessori, pelletteria e gioielli. In Italia, come in Spagna, la cultura latina dalla forte dimensione sociale offline e online si riflette in una tendenza in continuo sviluppo: l’uso degli smartphone e tablet. In particolare i dati dall’Italia rivelano un alto tasso di connessione da smarthphone che è due volte più alto che in Francia. Per Julien Zakoian, Direttore Marketing di vente-privee.com, questo dimostra che: “esiste una reale e grande opportunità di sviluppo a breve termine per l’ M-commerce (mobile commerce) in Italia. Vente-privee.com registra in Italia un elevato numero di ordini via telefono cellulare: lo scorso agosto, ad esempio, il picco di traffico telefonico italiano sul nostro sito ha generato oltre il 25% del fatturato. Considerando che il turnover globale prodotto da m-commerce di vente-privee.com è del 20%, ci sono davvero ottime possibilità di sviluppo per investire in questo nuovo canale”.
IL CASO dI eBAy BUBBLe
Tendenza temporary: da online a offline
ono sempre più frequenti i casi S in cui colossi dell’e-commerce si interessano a strategie di comu-
nicazione e vendita offline. Abbiamo già visto come Net-a-porter. com avesse allestito le vetrine di un negozio tradizionale con prodotti acquistabili online. La stessa strategia è stata adottata anche da eBay, che durante il periodo natalizio ha allestito un temporary store nel cuore di Brera a Milano, dove poter acquistare i regali di Natale in completo relax e con l’aiuto di una Gift coach, una “consulente di regali”: niente di meglio per trovare la giusta ispirazione per lo shopping più stressante dell’anno. In via Fiorichiari è stato creato uno spazio molto accogliente con l’atmosfera di una casa, aperto 24
ore su 24 nel weekend prefestivo e con iPad a disposizione dei clienti per scegliere sul sito il regalo più azzeccato da mettere sotto l’albero. eBay Bubble, questo il nome del temporary store, non è il primo esperimento di vendita online integrata con l’offline del gruppo eBay. Già la primavera scorsa era stato creato a Milano, durante il Salone del Mobile, un appartamento completamente acquistabile via mobile, attraverso i QR code. Altri pop-up store sono stati aperti a Londra e in Germania nel 2012 e per il 2013 sono previste altre aperture in occasione di eventi speciali. Una tendenza che sta contagiando vari Paesi e che continuerà ad agevolarci nella quotidiana corsa allo shopping. V.S.
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Fra charity e arte Testo di ILARIA D'URSO PR freelance
Milano nella cornice del PalazA zo del Ghiaccio,al dinner per 1100 generosi e sensibili, per la pre3
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Da Milano a Miami passando per Rio
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1. Remo Ruffini & Pharell dei N.E.R.D, 2. Elizabeth Hurley 3. La location della serata a favore di Oxfam (Demostenes Uscamayta Ayvar/Oxfam Italia), 4. Annie Lennox (Credits Catalano Erba Schiavello/SGP), 5. Geppi Cucciari 6. Daniela Novari , 7. Bianca Balti. Alla Presentazione del calendario Pirelli 2013 a Rio: 8. Petra Nemcova, 9. Marco Tronchetti Provera & Afef.
sentazione di Women’s Circle, serata a favore di Oxfam, a deliziarsi con il doppio concerto da brivido con attacco di Annie Lennox e chiusura di Elisa, c’erano Eleonora Berlusconi con il fidanzato Guy Binns che saranno presto genitori, Delfina Delletrez Fendi e Micol Sabbadini. A Londra nel frattempo ennesimo e meritato riconoscimento al genio di Valentino Garavani: alla Somerset House vengono celebrati i 50 anni di carriera, con una retrospettiva di 139 capi, tra i quali il vestito da sposa della principessa Marie Chantal di Grecia; tra le bellezze in Valentino Gwyneth Paltrow e Liz Hurley. Italia sempre in primo piano internazionale; a Rio de Janeiro Cena di Gala, con Sofia Loren, in abito rosa Armani Privè, come Madrina, per il lancio di “the Cal 2013“, il 40° calendario Pirelli, firmato Steve L'Italia era Mc Curry, in primo piano rivoluz i o n a r i o anche a Rio per p e r c h é The Cal 2013 abbandona le nude e sensuali bellezze e in un omaggio visuale alla rinascita del Brasile vengono ritratte, tra le altre,Sonia Braga, Isabeli Fontana ed Elisa Sednaoui, che al termine della cena si sono scatenate ballando insieme a Marco e Afef Tronchetti Provera, in lungo rosso di pizzo Valentino e capo adornato da una tiara, Gaia Bermani Amaral, Petra Nemcova, Nerio Alessandri e Stephen Dorff. Dal sole di Rio alla nebbia di Milano. Prima scaligera con un Loehngrin applauditissimo, assenti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la moglie Clio ma parterre altrettanto istituzionale per la presenza del premier Mario Monti con la moglie Elsa in Raffaella Curiel. Eleganti e glam la coppia Lapo Elkann e Goga Ashkenazi, neo “patronne” tuttofare della Maison Vionnet. Chi invece si è concesso un lungo ponte a S Ambrogio è volato sotto il sole di Miami per Miami Art Basel, molto ambite le feste di Marni, con i tanti ospiti accolti da Consuelo e Gianni Castiglioni e quella per i 60 anni di Moncler, felicissimo Remo Ruffini in un parterre di moquette bianca che simulava la neve. Primo brindisi natalizio per tutta Milano, il 10 dicembre, in occasione della presentazione della mostra fotografica di Massimo Gatti, finanziere internazionale e fotografo di talento ormai consolidato, splendidi gli scatti all’Etoile Eleonora Abbagnato, esposti alla galleria di Robilant e Voena. A seguire esclusivo dinner gourmet nello splendido piano nobile di Palazzo Brivio Sforza, dove i Marchesi Annibale e Marta Brivio Sforza ricevevano in onore di Gatti, un mix di establishment, nobiltà e bellezze internazionali, tra le più ammirate Eleonora Abbagnato, Bianca Balti, Daniela Ferolla e Maria Sole Brivio Sforza.
IN COLLABORATION WITH COMUNE DI MILANO AND CITYLIFE
PITTI IMMAGINE AND FIERA MILANO PRESENT SUPER / WOMENSWEAR ACCESSORY COLLECTIONS PADIGLIONE 3 - PIAZZA VI FEBBRAIO, MILANO
FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
Agenda 42
A cura di VIRGINIA SIMONI
Made in Italy al museo geNNAIO/FeBBRAIO
mostre:
carosello italiano
FiNo al 24 FeBBraio 2013 siMoNe HaNdBaG MuseuM, seoul
ermenegildo zegna identità del gruppo evoluzione del marchio da 1967 ad oggi FiNo al 24 FeBBraio 2013 casa zeGNa, trivero (Biella)
Al museo coreano dedicato alle borse “Simone Handbag Museum” di Seoul, è stata allestita una mostra a cura di Maria Luisa Frisa per celebrare le borse iconiche delle case di moda più importanti del Made in Italy. Il carosello è sempre qualcosa di temporaneo e divertente, così come la moda e il gioco di accostamenti tra abiti e accessori. L’esposizione vuole essere una sorta di cartolina dall’Italia, raccontando una storia attraverso le borse che hanno contribuito a creare lo stile italiano. In esposizione le creazioni di Prada, Gucci, Fendi, Missoni, Valentino, Moschino e anche degli emergenti Leitmotiv e Roberta di Camerino. Alcune delle borse in esposizione diventeranno parte integrante della collezione permanente del museo.
Ermenegildo Zegna fondò nel 1910 un’azienda che grazie a una produzione tessile d’eccellenza e grande capacità comunicativa, rese il marchio Zegna un certificato di qualità riconosciuto in tutto il mondo. In mostra a Trivero, sede ancora oggi della fabbrica, si vuole ripercorrere la storia dell’immagine del Gruppo Zegna dal 1967 ad oggi. Grafiche, locandine, strategie di comunicazione e oggetti originali provenienti dall’archivio: dalle geometrie optical di Franco Grignani ai primi marchi della confezione Zegna, passando attraverso lo studio della “Z” e della prima corporate identity, disegnata da Bob Noorda. La mostra si chiude con i più recenti loghi e lo studio del loro perfezionamento da parte dei più importanti Art Directors della nostra epoca.
il bottone. Arte e moda Musei MazzuccHelli - roMa FiNo al 20 aPrile 2013
Altagamma – italian contemporary excellence FiNo al 27 GeNNaio 2013 trieNNale, MilaNo
Dieci fotografi di fama internazionale e alcune delle imprese italiane più di successo insieme per raccontare la storia dell’eccellenza del Made in Italy in una mostra fotografica in Triennale. Altagamma – Italian Contemporary Excellence è una raccolta di istantanee realizzate da una nuova generazione di reporter al cui sguardo incondizionato è stato dato il compito di interpretare l’essenza delle aziende di moda, design, vinicole e alberghiere. Tra le aziende partecipanti al progetto: Agnona, Alberta Ferretti, Bulgari, Bottega Veneta, Brunello Cucinelli, Acqua di Parma, Alessi, Agusta Westland, Ca’ del Bosco e molte altre. La mostra dopo l’esposizione in Triennale si sposterà a Shanghai e poi a Tokio.
LA SedUzIONe deL BeLLO e BeN FAttO MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI E TRADIZIONI POPOLARI DI ROMA FINO AL 10 FEBBRAIO 2013
130 abiti in mostra per celebrare la maestria sartoriale italiana, fino al 10 febbraio al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni di Roma. La mostra dal titolo “La Seduzione dell’Artigianato, ovvero: il bello e ben fatto” è un vero e proprio tributo all’alta manifattura italiana che si sofferma sulle straordinarie lavorazioni sapientemente realizzate dagli artigiani che ancora oggi rendono unico il Made in Italy. Manufatti inediti e contemporanei raccontano la storia del “bello e ben fatto” dalle sue origini: dall’Expo internazionale di Roma che nel 1911 affermò il nostro Paese come leader del settore manifatturiero in Europa. Abiti degli stilisti più acclamati del secolo scorso e le creazioni di designer italiani emergenti, insieme a preziosi ricami dagli anni Trenta, plissé, nervature millimetriche, asole di ogni tipo, tessuti dipinti a mano e molte altre tecniche sartoriali sono protagoniste della mostre. Inoltre fotografie dei laboratori haute couture dove trovare tanti volti sconosciuti da ammirare e particolari di quelle lavorazioni che hanno fatto la storia della moda e che ancora oggi vengono realizzate con indubbia maestria, anche grazie alle nuove tecnologie. Tra i brand: Armani, Antonio Marras, Gianfranco Ferré, Francesco Scognamiglio, Gianfranco Ferré, Francesco Scognamiglio, Salvatore Ferragamo, Galitzine, Sorelle Fontana, Laura Biagiotti, Benedetta Bruzziches, Romeo Gigli e molti altri. Sono stati inoltre anche coinvolti gli studenti dei più importanti Istituti e Accademie di moda e design, e storici atelier di calzature che ancora oggi realizzano un prodotto rigorosamente fatto a mano.
Una mostra interamente dedicata al bottone, dove si racconta la storia del bottonificio italiano legato alla moda. In esposizione la collezione di Franco Jacassi, composta da oltre 10000 bottoni rappresentativi dei vari stili ed epoche, da XVIII secolo fino agli anni ’90, con un focus sui svariati materiali con cui sono stati prodotti. Inoltre una sezione sulla storia delle aziende produttrici di questo accessorio, che mette in risalto il lavoro dei nostri artigiani e dell’industria italiana del bottone. La prima parte della mostra è dedicata ai bambini, con un percorso didattico che è un tributo alla semplicità e ai ricordi può suscitare ad esempio la scatola dei bottoni della nonna.
Libri
A cura di DIANA BARBETTA
43
LOgOS, PP.540, € 29.95
€
L'icona del femminile celebra i suoi 50 anni
Cover di Flavio Lucchini, Artwork I'am different n.2 - 2006
d un volto femminile senza tempo, artwork di Flavio Lucchini, è A dato il compito di inaugurare l'inizio di una narrazione che svela i 50 anni della testata che ha connotato la storia dell'editoria femmi-
nile italiana. Un' immagine scelta dal ciclo scultoreo Faces, ritratti di donne viste attraverso una visione interiore, come lo stesso Lucchini spiega: «Sono le facce delle ragazze che mi circondano, conservate dentro di me, viste con lo sguardo del cuore più che con quello degli occhi ». Quanto una 'immagine può essere evocatrice, lo sa bene colui che è stato il primo art director di Amica e che attraverso una pionieristica visione ha saputo traghettare un nascente settimanale femminile verso un successo editoriale. Era il 1962 e nel fermento creativo della storica sede di via Solferino 28, nasce il femminile "Amica. Settimanale di moda e attualità del Corriere della Sera". Una dicitura che non concede titubanze nell'iter evolutivo della testata, come Enrico Gramigna sottolinea : «Un padre nobile impegnativo, che condizionò inevitabilmente (e fortunatamente) le nostre scelte editoriali». In un'epoca in cui il foltissimo apparato di settimanali femminili gravita intorno a una medesima visione, proporre un prodotto editoriale nuovo e dal respiro internazionale é un'esigenza avvertita da entrambi i fronti. Da una parte l'editore spinto dall'impellente necessità di abbracciare un bacino di utenza sempre più ampio, e
che avverte la forte influenza sul mercato della nascente generazione dei baby boomers, dall'altro il lettore, o meglio la lettrice, ormai stanca dei femminili nati negli anni Cinquanta, che come Gianna Schelotto afferma risultavano essere dei "manuali per benpensanti". Sono anni in cui la donna esce dalla sua ovattata dimensione, costruita attraverso un fagocitante e rassicurante mondo pubblicitario. Una rivoluzione che a ben guardare scaturirà dal costume, e che si avvertirà prima di tutto per le strade, attraverso sintonizzazioni di lontane frequenze radiofoniche o tra le pagine della leggendaria letteratura d'oltreoceano. Un decennio dai tratti poliedrici e difficilmente narrabili, proprio per questa ragione riuscire a captare l'essenza di quella particolare contemporaneità e veicolarla al lettore, era un'impresa quanto mai ardua. "[...] diventò difficile stabilire fino a che punto il giornale stava cambiando le sue lettrici e quanto le lettrici, nelle loro tumultuose trasformazioni, stavano cambiando il giornale", scrive G. Schelotto. Amica inaugurò una grande stagione per l'editoria femminile introducendo l'attualità del sociale, parlando di economia, di cultura, tematiche fino a quel momento maschili. Da allora grazie al suo approccio impavido sposò storiche battaglie, dalla causa del femminismo e delle conquiste sociali degli anni Settanta, all'avvento del destabilizzante prêt-à-porter. A suggellare quanto detto può essere utile ricordare una cover in particolare degli anni 60, emblematica per il significato intrinseco, il cui soggetto è una giacca rossa Max Mara dal taglio maschile che "era una provocazione scandalosa oltre che trasgressiva (le giacche di Armani sarebbero arrivate vent'anni dopo!)", commenta P. Petroni. Questo per comprendere quanto un semplice capo sia intriso di significato, sia estetico che sociale, e quanto un periodico di moda possa veicolarne l'alto contenuto culturale.
MODA SPOSA
Sinonimo di posizionamento sociale e prestigio familiare, l'abito nuziale ha da sempre avuto un'importanza rilevante nella storia del costume. Nell'antica Roma imperiale, in cui fu legittimato il matrimonio, l'abito era il chitone, una semplice e leggera tunica bianca ereditata dall'antica Grecia. Nel medioevo, con il consolidamento dell'autorità della Chiesa sull'istituzione del matrimonio, si assiste ad un graduale mutamento dei
costumi fino a giungere all' abito nuziale quattrocentesco, in cui l'austerità della tunica e del mantello viene smorzata da bordature in pelliccia. Dall' illustre abito della principessa Filippa del 1406, il primo abito da sposa di cui ci è giunta testimonianza, alla celebrazione dell'opulenza settecentesca. Passando per le delicate rivisitazioni del neoclassico e dello "stile impero" si giunge al consolidamento della tradizione legata al matrimonio solo tra Otto e Novecento. L'abito è lungo, rigorosamente bianco come lo sarà per lungo tempo. Austerità, decorativismo, orpelli settecenteschi, sgargianti cromie orientali, tagli asimmetrici e forme destrutturate sono solo alcune delle tendenze formali di cui ancor oggi la moda si nutre. E questa raccolta fotografica edita da Logos illustra esempi contemporanei, in cui citazionismo storico ed innovazioni stilistiche convivono, rievocando l'antico e il fiabesco in chiave moderna.
SILvANA edItORIALe, PP.644, € 120,00
E' il 1982 e dalle leggendarie pagine di un grande maestro della prosa nasce Stone Island. Non è un caso che a battezzare questo innovativo progetto furono proprio due tra le parole più rappresentative ed evocatrici delle atmosfere ricreate da Joseph Conrad. “Stone” e “Island”, due elementi portatori di valori che andranno a connotare la storia del trentennale
marchio dello sportswear orgogliosamente Made in Italy. Un'avventura creativa narrata attraverso una selezione di capi “icona”, esattamente 307 tratti dall'immenso archivio Stone Island dalla nascita del brand ad oggi. Un iter cronologico che svela il percorso evolutivo e le incessanti sperimentazioni tessili introdotte dal genio creativo di Massimo Osti, ideatore e direttore artistico del brand fino al 1995, proseguite dal designer inglese Paul Harvey curatore delle collezioni fino al 2008, arrivando alle creazioni più recenti ideate dal poliedrico ventaglio di disegnatori sotto la direzione creativa di Carlo Rivetti. Ricerca e sperimentazione come tratti distintivi di un brand, che nel corso dei decenni ha conservato la sua integrità e che Simon Foxton e Nicholas Griffiths art director riconfermano attraverso una scelta editoriale tesa a raffigurare un percorso privo dell'aspetto autocelebrativo in cui è dato all'immagine il compito di narrare.
IN BReve Cinzia Capalbo
storiA dellA modA A romA Foto di Pasquale de Antonis (Courtesy of Archivio de Antonis). © 2012 Donzelli editore
Donzelli Editore, pp. 300, € 30.00
abbraccian Robert Colonna d'Istria
l'Arte del lUsso
Edizioni Lindau, pp.160, € 16.00 A cura di Filippo Maggia
edwArd weston. UnA retrosPettivA
Skira, pp. 240, € 40,00 Fino al 17/02/2013 presso il CIAC
Il lusso, […] è ciò che è gratuito, ciò che sfugge per costituzione a ogni orientamento utilitaristico.[...] Il lusso è ciò che è inutile ed essenziale. Nient'altro. «A che serve un artista ?» domandavano allo scultore César. «A niente», rispondeva, «come i fiori...» Robert Colonna d'Istria
Una leggendaria epoca nar
del contemporaneo induce a
gente di una ignara di vi
Trovate i libri recensiti in Biblioteca della Moda, un archivio di editoria dal 1860 a oggi. Biblioteca della Moda, Via Alessandria 8 - Milano tel. 02 83311200 www.bibliotecadella moda.it
PR&Comunicazione 44
Comunicazione integrata a 360° Testo di MARCO MAGALINI
"Quando abbiamo aperto Videoracconti, il panorama delle agenzie di stampa difettava di strutture specializzate che potessero incontrare i bisogni delle aziende medie. Esse necessitavano una comunicazione a trecentosessanta gradi, ma non avevano le possibilità economiche per permettersi un'agenzia che li assistesse in toto – spiega Yuri Catania, fondatore dell’agenzia insieme a Silvia Torricelli -. Abbiamo ideato per loro l'intera immagine web, andando oltre al semplice piano di comunicazione standardizzato. I servizi che offriamo partono dall'idea creativa del brand, ovvero dall'ideazione del nome, lo studio del logo e dell'immagine coordinata. I successivi step sono l'elaborazione di un marketing plan creativo, la realizzazione di una piattaforma web idonea alla nuova corporate identity e la messa a punto del piano di comunicazione online e offline che possa essere vincente per ogni singolo brand". Proprio a questo proposito, le cose sono molto cambiate rispetto al passato. Dal 2008, Videoracconti si è immersa nei social network (Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest, Pose e Fancy), avvalendosi di figure esterne specializzate che curano la digital communication per conto dei clienti. Il risultato è un team dinamico e flessibile che riesce a coprire sia la componente comunicativa che di marketing. La frontiera di un ufficio di comunicazione? "Focaliz-
etniA bArcelonA sceglie giorgiAnA rAvizzA
yuri Catania fotografa Chiara Ferragni per lo shooting di g&B NegoziOnLine
zarsi sulle attività di redazione integrata - continua Catania -. Per mancanza di tempo, logistica e talvolta di competenze specifiche in questo campo, le aziende non sfruttano a pieno le risorse messe a disposizione dallo strumento del web. Oggi, e domani sempre più, occorre costruire una brand identity calata nel quotidiano. L'azienda deve essere in grado di comunicare al mondo intero ciò che accade al suo interno, la sua life experience, diffondendo notizie ufficiali (ed ufficiose) costruite ad hoc
per i lettori. L'agenzia di comunicazione del futuro ha il compito di creare questi contenuti, e distribuirli attraverso magazine inseriti all'interno dei siti aziendali, applicazioni iPad, social media e quant'altro". Dovendo un'azienda oggi centellinare gli sforzi economici, incanalandoli in maniera mirata, su cosa dovrebbe puntare? I new media sono il futuro, sia come forma di comunicazione che di marketing. In primo luogo, la tecnologia segue il passo della creatività: i fotografi oggi dispongono di
il cAliForniAno trUe religion rAPPresentAto dA smitH-Petersen
strumentazioni che li spingono a sperimentare nuove forme di espressione. Basti pensare a macchine fotografiche che fungono anche da videocamere ad alta definizione, o software avanzati che rendono l'editing immediato e di qualità; tutti strumenti che conducono inevitabilmente verso un'evoluzione della disciplina. In secondo luogo, è oramai assodato che le vendite dipendono anche da un buon prodotto editoriale. "Proprio a questo proposito, la nostra agenzia realizza servizi editoriali
finalizzati alla vendita. E' il caso di un nostro cliente, G&B NegoziOnLine, il quale è uscito dalla dinamica locale della provincia di Brescia, per abbracciare il commercio globale: 30.000 i fan su Facebook in cinque mesi, 80.000 i visitatori unici del sito a novembre (a giugno erano 20.000), un incremento di fatturato di 260.000€ nel mese di novembre rispetto ad ottobre. Prevediamo di farlo crescere ancora, volando a 100.000 visitatori a gennaio. La chiave di questo successo è stata proprio quella di realizzare dei piccoli shooting editoriali per ciascun prodotto, ovvero un catalogo interattivo che aggiunga valore al prodotto". Tornando a Videoracconti, la novità più recente riguarda lo 'sbarco' negli Stati Uniti d'America, con una sede a New York. La scelta è stata dettata da due ragioni: sia per il fascino della città, e dunque la capacità di essere una costante fonte di ispirazione dal punto di vista creativo e di comunicazione, sia per le potenzialità economiche che si stanno palesando. "La nostra roccaforte a New York vuole essere un ponte per i nostri clienti europei. Grazie alla ripresa del mercato americano, crediamo sia il momento giusto di dare loro una corsia preferenziale per sbarcare in America. D'altro canto, è per l'agenzia stessa un investimento importante, finalizzato a trovare nuovi clienti nel continente americano con l'intento, viceversa, di far salpare i loro business verso l'Europa".
dAnielle de bie tornA dA
HUsH PUPPies debUttA Al Pitti con elite relAzioni PUbblicHe
breAd & bUtter
PAolo PiAntellA direttore comUnicAzione trUssArdi
3 nUove AcQUisizioni Per colUmbUs itAliA
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ileAnA tUrrini groUP si occUPA dellA comUnicAzione di meissen
dUe nUovi brAnd nel PortFolio di ProbeAt AgencY
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igor robinet-slAnsKY nUovo Pr mAnAger di Premiere vision
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Digital 45
Non c’è tempo da perdere (anche sul web)
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Testo di VIRGINIA SIMONI
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rmai nel mare magnum dell’ecommerce non si sa più come muoversi e acquistare. I siti di shopping online hanno notoriamente il vantaggio, rispetto ai negozi tradizionali, di far risparmiare tempo a chi, non potendosi muovere dall’ufficio o da casa, compra sistematicamente i capi di abbigliamento e accessori sul web. Ma siamo proprio sicuri che acquistare online sia più rapido che andare in un negozio tradizonale? Visitate un sito e-commerce multibrand che offre saldi stracciati e abiti a prezzi scontatissimi e provate a trovare quello che cercavate in tempi brevi. A volte è davvero difficile, ci si perde in mille articoli di dubbio gusto e dopo aver esaminato decine di pagine con micro foto di prodotti di moda, i casi sono due: o si trova quello che si desidera o ci si rinuncia sconfitti dal tempo che passa e dalla noia di sfogliare i cataloghi online. Alcuni marchi forse hanno captato questo problema e si stanno attrezzando per agevolare la ricerca degli utenti. Ad esempio il sito di The North Face ha presentato Jacket Finder, il nuovo strumento web che assiste i clienti negli acquisti online. Si tratta di un tool innovativo, integrato all’interno del website ufficiale che consente di trovare in pochi secondi la giacca giusta per ogni occasione. Basta decidere se si desidera una giacca per uomo o donna e cliccare sulle variabili possibili e desiderate: impermeabile, antivento, termica, imbottitura piumino o protezione in città. Poi una volta indicata anche l’attività per cui si intende usarla tra sci, escursionismo, alpinismo/arrampicata e snowboarding verranno forniti prodotti che più si adattano alle richieste. Tempo stimato per la scelta: 30 secondi. Direi un modo molto efficiente per risparmiare tempo anche online. Questo comodo strumento di shopping è disponibile anche su mobile. Ricordiamo un caso di storica efficacia è il sito Nikeid che è stato il pioniere della customizzazione dello shopping online, diffusasi poi a macchia d’olio negli anni. Si sceglie la scarpa dei desideri in base agli sport praticati (o al modello più cool del momento), e si colora con i toni più di tendenza e con un click si ordina direttamente il modello alla Nike factory. Semplice e un must per i cultori delle sneaker. La tendenza è chiara, anche sul web non c’è tempo da perdere.
dall'alto: Screenshot del sito thenorthface.com con lo strumento Jacket Finder. In basso: screenshoot del sito Nikeid dove ordinare le sneaker customizzate.
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Anche la App può essere noiosa o sexy Testo di JACOPO ATTARDO head of digital di Red Cell
Le applicazioni per dispositivi mobile si diffonderanno esponenzialmente nei prossimi tempi, soprattutto in ambito fashion e dintorni. E ho due argomentazioni che rendono questa affermazione credibile: una noiosa e una sexy. Quella noiosa riguarda i dati. Secondo Audiweb l’80% della popolazione italiana è su web e di questi 15 milioni usano abitualmente applicativi mobile, tramite smatphone e tablet, questi ultimi in ascesa vertiginosa. L’utente mobile è di alto profilo culturale e giovane età, è una persona curiosa, sempre alla ricerca di novità, che ama dire la propria ogni volta che può quando si tratta di decidere dove andare e cosa scegliere. In sostanza i dati ci dicono che l’utente Mobile e gli appassionati di Moda, Design, Arte, Cinema e Vita in generale coincidono. E il perché questo non avveniva già con il web 1.0, ci porta direttamente alla seconda argomentazione, quella che in pubblicità oggi va tanto di moda chiamare “la sexness”: il coefficiente di sensualità di un prodotto. Le Applicazioni mobile non sono cadute dal cielo, le ha inventate un uomo speciale, che negli anni 70 decise che un fattore determinante nell’ideazione di un prodotto tecnologico doveva essere “la sensualità”, e che tutti presero per pazzo. L’uomo che ha reso i computer belli da vedere e piacevoli utilizzare: ovviamente Steve Jobs. E le applicazioni, i dispositivi mobile in generale, sono il suo più grande capolavoro in questo senso. Usare un’applicazione è un’esperienza tattile, sorprendente, divertente e soprattutto semplice. Le applicazioni permettono di raggiungere risultati sorprendenti, saltando completamente tutte le parti noiose, faccio un esempio semplice: Oggi puoi accendere il tuo computer (che non è istantaneo), andare su web, cercare il sito di uno stilista, l’elenco dei negozi dove è distribuito per sapere qual è quello più vicino a casa tua. Poi puoi andare su Google Map, inserire i dati e calcolare il percorso per arrivarci. Oppure, puoi avere una App di quello stilista installata sul tuo dispositivo mobile: Si accende con un tocco e ti dice qual è lo store più vicino a dove ti trovi tu in quel preciso momento, senza dovertelo chiedere, dato che il tuo tablet sa perfettamente dove ti trovi, ti dice come fare per raggiungerlo, e anche se ci sono promozioni in corso. Le belle applicazioni permettono di condividere i momenti che stiamo vivendo, trovare quello che vogliamo e condividere le nostre scelte: in ogni momento e con pochi tocchi della mano. Una bella applicazione dà belle sensazioni a chi la usa e chi come noi ricerca belle sensazioni nella vita, non potrà che rimanerne affascinato e rapito. Certo, a patto che le aziende ci propongano applicazioni intelligenti e piacevoli e non si limitino a trasferire su App il loro cataloghi. In quel caso è tempo perso.
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Nuovi accordi di distribuzione Replay in Medio Oriente e Russia Fashion Box, la società cui fanno capo i marchi Replay, Replay&Sons,We Are Replay e Red Seal, investe sull'internazionalizzazione siglando due nuovi accordi distributivi per le aree del Medio Oriente e della Russia. A partire dalla SS 2013 sarà Fitra, società appartenente a Chalhoub Group, a gestire la distribuzione del marchio Replay negli Emirati, in Bahrain, in Arabia Saudita, in Kuwait, in Qatar, in Siria, in Giordania e in Iran. Il piano di sviluppo concordato con il partner prevede l’apertura entro il 2017 di 13 nuovi monomarca Replay che si andranno ad aggiungere ai 5 già aperti dal brand con il precedente distributore in Arabia Saudita e oggi rilevati da Fitra. Allo sviluppo retail, si affiancherà inoltre un’attività wholesale che prevede l’inserimento di Replay nei migliori department stores del Middle East. Un nuovo accordo inoltre, relativo ai marchi Replay, We Are Replay e Replay & Sons, è stato stipulato con The Denim Star Project per la distribuzione in Russia, Kazakhstan, Ucraina, Armenia, Bielorussia, Kirgikistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
Il gruppo Prada punta sul retail
Anche nel terzo trimestre dell’esercizio, il Gruppo guidato da Patrizio Bertelli e Miuccia Prada ha proseguito l’espansione internazionale del proprio network retail, inaugurando 42 negozi nei primi nove mesi dell’anno. Tra le aperture più rappresentative si segnalano l’ingresso di Prada in Brasile, Messico, Marocco e Ucraina e di Miu Miu in Brasile, Messico, Marocco, Kuwait e Principato di Monaco. Al 31 ottobre 2012 il network retail del Gruppo contava 428 punti vendita, 270 Prada, 108 Miu Miu, 44 Church’s e 6 Car Shoe; ulteriori 13 negozi sono stati aperti nelle 5 settimane successive. Patrizio Bertelli, Amministratore Delegato di Prada, ha commentato: “E’ stato un altro trimestre di grande soddisfazione nel quale il Gruppo ha continuato a svilupparsi ad un tasso anche superiore alle nostre attese, ma sempre con estrema attenzione alla gestione dei costi e del capitale circolante. Questo ci ha consentito di migliorare ulteriormente la redditività e la generazione di cassa. Il Gruppo Prada dimostra ancora una volta di avere le capacità e lo spirito di iniziativa in grado di generare risultati positivi, anche nell’attuale difficile contesto economico internazionale".
Loriblu inaugura a Parigi
Loriblu ha inaugurato sabato 24 novembre la nuova boutique monomarca di Parigi, all’84 di rue du Faubourg Saint-Honoré. Per l’azienda guidata da Annarita Pilotti e Graziano Cuccù, leader nel settore delle calzature di lusso per donna e uomo made in Italy, si tratta della quindicesima vetrina nel mondo. La location si sviluppa su due piani: elegante, caratterizzata da un design raffinato, ha linee geometriche essenziali ed arredi minimal che privilegiano il bianco ed il nero. Materiali preziosi come i cristalli dei lampadari e delle vetrine rimandano riflessi cangianti e luminosi che esaltano e valorizzano il pregio e la qualità dei prodotti. “Per la nostra azienda questa nuova apertura è molto prestigiosa - afferma Annarita Pilotti, titolare della Loriblu insieme a suo marito Graziano Cuccù - in quella che da sempre è una delle più importanti capitali della moda. Le prossime aperture saranno in Kuwait e a Venezia, nei primi mesi del 2013”. Nel 2012 Loriblu si appresta a chiudere con un fatturato di circa 40 milioni di euro, in aumento a doppia cifra rispetto all’anno precedente, proseguendo un trend di forte crescita iniziato nel 2007 e da allora mai fermatosi.
Marville apre il primo monomarca a Roma
Il 1° dicembre 2012, nella centrale via della Croce 7, a Roma, il brand di moda uomo Marville inaugura il primo store monomarca. All’interno del monomarca romano avrà spazio la collezione Marville Autunno Inverno 2012/2013, dallo stile easywear e al passo con i tempi. Il volto della campagna pubblicitaria è quello di Daniel Nilsson, che incarna il Canadian Lifestyle e parla di un uomo amante della natura, dei viaggi e degli sport acquatici; un uomo che non disdegna le regole del buon gusto vestendo con disinvoltura anche gli abiti di città. Una città di nuova generazione, perfetto equilibrio tra free-time e daily work. La collezioni Marville sono distribuite attraverso una rete di negozi monomarca ed un circuito selezionato di boutiques multibrand in Italia e all’estero. L’apertura romana segue di poco l’accordo di collaborazione firmato da Brand New con Coin per l’apertura di corner dedicati all’interno di alcuni suoi store in Italia.
Moreschi apre di nuovo in Russia
Moreschi, brand di calzature artigianali made in Italy di fama internazionale, ha inaugurato nel mese di novembre 2012 la sua 29° boutique monomarca, la seconda in Russia dopo quella al Crocus City Mall di Mosca aperta nel 2001. Lo store è situato nella luxury shopping area della città, al 13 di Bolshoy Prospect. Con una superficie di 150 mq e tre grandi vetrine, lo spazio ospita al suo interno le collezioni di calzature, pelletteria e accessori per uomo e donna. Gli espositori in legno di palissandro illuminati da un moderno sistema a led a risparmio energetico realizzato per l’intero negozio fanno da sfondo al nuovo spazio, elegante e accogliente, creato per darerisalto alle collezioni uomo e donna e per valorizzare al massimo i dettagli artigianali di calzature e accessori.
IN BReve AleXAnder wAng direttore creAtivo bAlenciAgA
Il gruppo Ppr annuncia la nomina di Alexander Wang a direttore creativo di Balenciaga, dopo l'addio di Nicolas ghesquière che lo ha lasciato dopo 15 anni. "Sono profondamente onorato di assumere questo nuovo ruolo per un marchio
e una maison per cui nutro così tanta ammirazione e rispetto - ha commentato Wang". Isabelle guichot, presidente e ceo di Balenciaga, ha affermato che "Balenciaga e il suo staff sono orgogliosi di dare il benvenuto ad Alexander Wang, il cui provato talento, modernità e visione del design cosmopolita e individuale abbracciano naturalmente e arricchiscono il patrimonio della maison che entro breve compirà 100 anni". giunge infine la dichiarazione di FrançoisHenri Pinault, che dice "Balenciaga è una maison straordinaria, con un potenziale inesauribile e dotata di un patrimonio che non ha prezzo. Alexander Wang userà la sua creatività e la sua ricerca per reinterpretare e rendere immortale lo stile distintivo, moderno ed
estremamente innovativo imposto da Cristóbal Balenciaga".
FrAnz KocH lAsciA l'incArico di ceo PUmA L’Administrative Board di PUMA Se ha annunciato che, di comune accordo, Franz Koch si dimetterà dalla carica di CeO di PUMA e da membro del group executive Committee di PPR SA, il principale azionista di PUMA Se, alla fine di marzo 2013. Le dimissioni di Franz Koch giungono a poca distanza da quelle di Jochen zeitz, che dal 1 dicembre 2012 ha lasciato la carica di Administrative Board Chairman, segnando così l'inizio di un nuovo ciclo nella storia di PUMA. La società, infatti, sta entrando in una nuova fase di sviluppo, rinnovando la struttura del top mana-
zioni per la prossima collezione Spring Summer uomo e donna 2014.
gement, per affrontare le prossime sfide. Franz Koch rimarrà CeO di PUMA fino alla fine di marzo 2013 lavorando in stretta collaborazione con il nuovo Administrative Board Chairman, Jean-François Palus, già group Managing director del gruppo PPR, al fine di garantire al brand una continuità operativa e generare una crescita redditizia dei profitti.
wHAt’s more Alive tHAn YoU sceglie i Progetti creAtivi con Un concorso What’s More Alive than you, nuovo brand italiano di calzature e borse uomo e donna, che inquesti giorni è online con la collezione Fall Winter 2012.2013 e la preview della Spring Summer
segnAli Positivi Per gli AcQUisti dei tUristi strAnieri in itAliA
2013, crea oggetti di design da indossare selezionando giovani talenti creativi e designer di ogni parte del mondo attraverso periodiche Call for Fashion design. dal prossimo 3 febbraio si potrà scaricare il moodboard dal sito whatsmorealivethanyou.com e presentare progetti o candidarsi con il proprio portfolio per partecipare alle sele-
Presentata da touring Club Italiano e global Blue l’analisi dei flussi e della spesa nei primi otto mesi del 2012. Ciò che emerge è che, nonostante la crisi, in Italia nei primi otto mesi del 2012 la spesa dei viaggiatori provenienti da Paesi extraeuropei è aumentata del 4,6% e i loro acquisti tax free sono cresciuti del 30%. Secondo i dati del Centro Studi del touring Club Italiano l’8,9% delle presenze turistiche registrate in Italia è costituito
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Philipp Plein apre uno store al Dubai Mall
Agnona inaugura la Nuovo concept per Emilio sua prima boutique Pucci a New York negli USA Agnona apre uno spazio pop-up (150 NE 40th Street) nel Design District di Miami, che riflette il lusso sofisticato e discreto del marchio. Un ambiente accogliente, luminoso, elegante, essenziale, con pareti bianche, nastri di bronzo, divani e poltrone color champagne. I dettagli, in particolare le vetrine espositive, come in una gioielleria, ricreano l’atmosfera di un salotto vintage. In omaggio ad Art Basel, la famiglia Zegna ha scelto un’immagine della storica casa di Trivero realizzata da Mimmo Jodice, famoso fotografo fino dagli anni ‘60 per le sue opere metafisiche in bianco e nero.
Una sfilata e un parterre di celebrities per inaugurare il negozio. Philipp Plein arriva a Dubai e sceglie per il suo nuovo flagship store il Dubai Mall, che con i suoi oltre 540.000 mq è il più grande al mondo. Le vetrine alternano fondali in marmo nero a pannelli in acciaio lucido e pelle di struzzo nei toni del grigio, preannunciando la spettacolarità degli interni. Una superficie di 100 mq e l’inconfondibile teschio tempestato di Cristallized - Swarovski Elements, elemento distintivo di tutti gli store Philipp Plein accolgono il pubblico. Scenografie bianco laccato per la collezione femminile. Boiserie in rovere grigio per quella maschile.
Primo monomarca Rosato a Roma
Rosato, il marchio di gioielleria, ha aperto il primo negozio monomarca il 6 dicembre a Roma. Un momento significativo per l'azienda Bros Manifatture, titolare del brand, che inaugura la sua prima boutique al centro della capitale. Lo spazio è stato progettato e realizzato dall'architetto Francesco Pepa, già autore dello stand Rosato a VicenzaOro Fall. Il concept lineare, fatto di particolari ricercati dalle tinte tenui del cipria e del bianco, ricrea un'atmosfera fiabesca ed incantevole in perfetta sintonia con le preziose creazioni Rosato.
La boutique-palazzo è la sintesi fra prodotto, immagine e nuova strategia distributiva del brand. Ideato dal Direttore Creativo della Maison Peter Dundas, il nuovo flagship store situato a Madison Avenue a New York, che si preannuncia come la più grande boutique Pucci al mondo e grandioso preludio di un'ambiziosa strategia di espan-
Elisabetta Franchi debutta con un monomarca a Milano
Nuove aperture in
Cina per Marni Marni apre il primo Marni Edition store a Shanghai. La boutique di 80 metri quadri, situata nel Reel Mall, presenta esclusivamente le collezioni Marni edition e Marni uomo. Gli spazi Marni Edition introducono un nuovo concetto di design, che si distingue per l’idea di flessibilità e modularità, quindi estremamente versatile. La boutique è pensata come palcoscenico ideale per le collezioni Edition e Marni Uomo: un tappeto dai colori accesi è un patchwork di tre motivi dell’ultima collezione Marni Edition. Sempre in Cina, il brand apre anche un
nuovo flagship store di 127 metri quadrati nel centro commerciale Forum 66 di Shenyang, ed un altro nel Mall Deji Plaza di Nanjing, per una superficie complessiva di 142 metri quadrati.
Hydrogen apre a Padova Hydrogen, il brand di Alberto Bresci leader nello sportswear alto di gamma, inaugura uno store monomarca nella via dello shopping della città. Al numero 34 di Via San Fermo, nel pieno centro storico di Padova, e’
da visitatori provenienti da Paesi extraeuropei. dal 2000 al 2010 questa fetta di mercato è cresciuta del 37% passando da circa 24 milioni di presenze a oltre 33 milioni con una permanenza media di 2,56 giorni (in lieve crescita rispetto ai 2,36 giorni del 2000, ma nettamente inferiore rispetto al dato medio di permanenza dell’incoming totale). gli USA rimangono il principale mercato di riferimento con quasi 11 milioni di presenze seguiti dalla Russia (4,2 milioni) e dal giappone (2,6 milioni di presenze). Per quanto riguarda la spesa turistica dei primi otto mesi del 2012, i primi tre mercati extraeuropei sono gli USA con 2,4 miliardi di euro (+2,1% rispetto al 2011), la
sione globale, si ispira a un palazzo italiano totalmente reinventato. Lo spazio di 250 metri quadri del pianoterra è stato abilmente suddiviso, creando stanze armoniose e lussuose, un fluire naturale di ambienti visivamente uniti dal motivo geometrico dei pavimenti e internamente separati da grandi colonne.
Il brand di pret à porter debutta domani sera con la sua prima boutique monomarca a Milano in via Manzoni 37. Otto vetrine concepite come scatole che celano uno spazio di 168 mq disposto su due livelli. L’ambiente è minimale e contrappone alla ricchezza dei materiali un’attenta cura del dettaglio. Il piano di sviluppo retail del brand prevede nel prossimo anno l’apertura di boutique in Europa (Amsterdam, Lisbona e in Belgio), di due store nel Far East a Dubai e Jakarta. Inoltre Elisabetta Franchi presenta la nuova capsule collection “Mummy” dedicata alle future mamme.
stato ricreato in 120 mq l’Hydrogen style dove divani e poltrone vintage, mobili camouflage e luci soffuse accolgono il cliente con un’atmosfera in linea con la brand identity del marchio.
Russia con 755 milioni di euro e (+12,7%) e l’Australia con 596 milioni di spesa (+11,4%). In decisa crescita è il giappone (+15,3%, che detiene anche la spesa media giornaliera più alta con 193 euro) mentre tra i BRIC, che comunque presentano tutti variazioni positive, solo Russia e India hanno registrato incrementi a due cifre. Per quanto riguarda gli acquisti tax free dei globe shopper che visitano l’Italia, si continuano a registrare performance decisamente positive: secondo global Blue, leader mondiale nella fornitura di servizi e prodotti a viaggiatori, esercenti e società finanziarie, nei primi otto mesi del 2012 la spesa tax free è aumentata quasi del
30%, confermando il trend di crescita registrato a partire dal 2010.
bono e renzo rosso lAnciAno UnA lineA mAde in AFricA diesel+edun, la nuova collezione di denim 100% made in Africa, arriverà nei negozi a marzo 2013. La linea di abbigliamento è frutto dell'amicizia tra Renzo Rosso, patron del gruppo Only the Brave (capitanato da diesel), Bono degli U2 e la moglie del cantante Ali Hewson. La novità consiste nel fatto che la collezione non sarà semplicemente ispirata a quel continente, ma verrà prodotta con materiali made in Africa. ll progetto, nato durante un
viaggio in Africa che i Bono e Rosso hanno fatto insieme all'inizio dell'anno, prevede che i capi di abbigliamento a marchio diesel+edun grazie alla partnership siano venduti nei negozi del brand che fa capo a Only the Brave.
AnAlisi Anci del settore cAlzAtUriero itAliAno dal convegno annuale ANCI è emerso che il settore calzaturiero è un pilastro importante del Made in Italy, nonostante lo scenario macroeconomico negativo. L'export registra un aumento di valore del 4,3%. L'Unione europea, cui sono dirette 7 calzature su 10 esportate dai
nostri operatori, risulta l'area di destinazione più penalizzata (-13,3% quantità e -4,1% valore): germania, Paesi Bassi e Austria mostrano flessioni in volume nell'ordine del 20%. La grecia (-34% valore e -23% quantità) ha perso in un mese 4 posizioni, con una variazione tendenziale luglio su luglio del -54%. Le altre macro-aree geografiche mostrano tutte incrementi, tranne l'America centro-sud (in calo del -6,6% in volume, ma con un +3,6% in valore) e i Paesi dell'Africa non settentrionale, che presentano contrazioni sia in quantità (-5,9%) che valore (-2,2%). Prosegue il buon momento di Russia (+16,7% in valore e +8% quantità) e Kazakistan
(+25,6%); meno brillante, ma comunque ancora favorevole nonostante la frenata a luglio, il trend dell'Ucraina (+4,6% valore e +0,8% volume). Sempre decisamente positivi i risultati nel Far east, che segna globalmente un +30% in valore (con giappone +15,4%, Hong Kong +30% e Cina +67%) e in Medio Oriente (+17,8% in valore, con emirati +15,7%). L'aggregato "Cina+Hong Kong" si conferma il nostro settimo mercato di destinazione, con 221 milioni di euro complessivi. Nel Nord America in luglio è peggiorato vistosamente. il Canada (battuta d'arresto mensile attorno al -20% in valore, che porta il cumulato a -6,7%).
World news 48
A cura di GIOVANNA CAPRIOGLIO
tHe tIMeS OF INdIA
INteRNAtIONAL HeRALd tRIBUNe
Balenciaga sceglie Alexander Wang
Il nuovo corso della moda maschile indiana
La moda in India sta prendendo una nuova direzione: quella della moda maschile. Il mercato, seppur ancora dominato da abiti tradizionali come sherwani e bandhagala, sta crescendo molto rapidamente. L'articolo di Times of India offre una fotografia del mercato della moda maschile nel Paese, riportando i pareri di alcuni tra i più importanti designer indiani, che stanno aprendo la strada ad un modo di vestire occidentale, tendenza in forte crescita. Si parla ovviamente delle possibilità per il mercato interno di sfruttare questo momento, ma le opinioni sono molto interessanti anche per un brand internazionale che voglia affacciarsi a questa realtà. Di seguito alcune delle opinioni di esponenti di spicco della moda uomo indiana che confermano questo trend. Sanjay Hingu, designer indiano emergente, afferma: “ se consideriamo gli ultimi sette anni, il mercato della moda maschile è
cresciuto molto velocemente, gli uomini sono più attenti alla moda e amano essere eleganti” e Nachiket Barve, stilista di Bombay che disegna sia per l'uomo che per la donna, aggiunge: “ parliamo di un settore che sta indubbiamente evolvendo, ora ci troviamo in una fase transitoria”. Sembra forse incredibile, ma l'India è la quarta destinazione più importante al mondo ad ospitare una fashion week maschile, laVan Heusen India Men's Week (VHIMW) , e questo dimostra quanto si tratti di un segmento in crescita. Designers indiani come Raghavendra Rathore, Arjun Khanna, Ashish Soni, Troy Costa, Rajiv Mohan and Manoviraj Khosla sono conosciuti soprattutto per le loro collezioni maschili, dai tagli impeccabili e molto eleganti. Swapnil Shinde ritiene che sia importante capire ciò che gli uomini desiderano realmente. “ Credo che ci siano ancora poche persone che hanno il coraggio di
sperimentare e discostarsi troppo dallo stile classico, ma se si riesce ad interpretare uno stile pulito e a un prezzo abbordabile, sono certo che gli uomini abboccherebbero”. Hingu aggiunge che è necessario che i designer studino un prodotto vicino ai desideri degli uomini indiani, ancora legati al vestire tradizionale, disegnando abiti molto chic e sofisticati, che siano però anche relativamente economici; in questo modo è certo che gli uomini li comprerebbero e oltretutto li utilizzerebbero molto più spesso degli abiti tradizionali. Sunil Sethi, presidente del Fashion Design Council of India (FDCI) che organizza la tre giorni di VHIMW, pensa che è solo una questione di tempo prima che gli uomini compiano un cambiamento totale. “ L'unico scopo di organizzare la fashion week maschile è proprio quello di dimostrare quanto forte diventerà il settore della moda uomo nei prossimi anni. C'è sempre stata una nicchia di mercato interessata al vestirsi bene che ora spende molto in marchi internazionali, ma con questa manifestazione ci sforziamo di promuovere designer nazionali, in modo che si conoscano e si acquistino sempre di più. Allo stesso modo Niranjana Adhya, co-fondatore del brand Koslak pensa che questo settore abbia enormi potenzialità: “la moda maschile in India è in crescita, penso che gli uomini siano sempre più attenti alla moda, vogliano avere una propria identità e crearsi una sorta di attrattività attraverso il vestire. Il mercato è qui fuori, basta solo saperlo sfruttare.”
di SUSY MENKES
O
ra che è stato reso ufficiale, Alexander Wang è il primo disegner di origini asiatiche ad entrare tra i più alti ranghi della moda parigina. Nato da genitori taiwanesi-americani, cresciuto in California e fino ad oggi designer di successo per il suo brand di ispirazione sportswear con base a New York, da oggi Wang seguirà i passi del couturier spagnolo Cristobal Balenciaga, morto ormai nel 1972. La notizia è stata annunciata ufficialmente il 3 dicembre da PPR, il gruppo francese del lusso che ha acquistato il marchio nel 2001 e include tra gli altri Gucci, Saint Laurent, Alexander McQueen, Bottega Veneta e Stella McCartney. Wang, che continuerà a seguire anche il suo brand negli Stati Uniti, ha fatto sapere con un comunicato di “essere profondamente onorato di entrare, con questo nuovo prestigioso ruolo, a far parte di una maison per cui ha sempre avuto grandissima ammirazione e rispetto”. Isabelle Guichot, presidente e chief executive di Balenciaga, applaude alla “modernità e alla visione tanto individuale quanto cosmopolita di Mr. Wang”.
Alexander Wang succederà a Nicolas Ghesquière, al timone della maison per 15 anni, in cui è stato in grado di creare per Balenciaga una allure di eleganza futuristica,. Ghesquière ha deciso di lasciare per aprire una sua casa di moda. Wang è considerato un creativo con un'anima molto spiccata per il business, basti pensare che il suo marchio distribuisce già in 50 paesi nel mondo.Dopo questa asciutta narrazione la Menkes si chiede perchè PPR avrebbe scelto un giovane designer con uno stile così smart-street. La risposta è che i segnali del mercato sono quelli di una crescente domanda di uno stile giovane e easy to wear, ma forse il vero segreto potrebbe stare negli stretti rapporti di Wang con la Cina. Parla molto bene mandarino e Balenciaga negli ultimi anni si sta espandendo molto rapidamente in questa nazione. Per cui Wang è nella posizione perfetta per spingere l'immagine di Balenciaga nel Sud Est asiatico. Oggi il marchio ha 10 negozi in Cina, ma con una crescita demografica che porterà il 40% della popolazione asiatica ad essere sotto i 30 anni nel 2020, PPR potrebbe aver pensato che era il tempo di far scendere la moda di lusso dal suo piedistallo.
IN BReve
Mail Online India deepti Jakhar 30.06.12
the Indian express 29.06.12
tUrbAnti d’AltA modA
l’Uomo di viKtor And rolF HA Un tocco indiAno
del proprio migliore amico o
gQ India 09.12.12
scegli il bAndHgAlA
modelli con turbanti colora
portato ad ammorbidire il loro
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
I tanti volti della Cina
Trend Una overview sull’abbigliamento e gli accessori uomo e donna dalle sfilate e dalle fiere Da pag. 13
Produzione Un mix di industriale e artigianale. L’importanza della manodopera specializzata Pag. 32
Ideazione La ricerca delle forme contamina i capispalla maschili, fra sportswear e informal Pag. 37
Retail I siti e-commerce dei brand non sono una minaccia per i negozi tradizionali Pag. 40
BOYS&GIRLS I dati parlano da soli: nel 2004 i cinesi hanno speso 2miliardi di dollari in beni di lusso. Questo dato è cresciuto tanto che lo scorso anno ha raggiunto i 15,6miliardi di dollari, crescita che fa prevedere che nel 2015 la Cina sarà il più grande cliente del mercato lusso a livello mondiale. Una ricerca Capgemini indica che oggi in Cina ci sono oltre 2milioni di HNWI (High Net Worth Individual), ossia le persone che hanno un net income disponibile di oltre 1milione di dollari e un’età media di 39 anni. Oggi la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Eppure anche qui è iniziato un processo di rallentamento che preoccupa il mondo intero. Tuttavia ci sono buoni motivi per continuare a inverstire in questo smisurato Paese. (pag . 27)
Dall’avatar al sé digitale
L’ esperienza di vendita reale e quella virtuale possono andare di pari passo in negozio, rendendo sempre più labili i confini fra offline e online, fra indossare un capo reale e poter comporre l’outfit attraverso il virtual fitting. Questa simulazione consente di vedere come sta l’abito addosso al proprio avatar digitale, declinato in una vasta gamma di tessuti e colori che non sono presenti in negozio. E’ il caso del servizio su misura offerto in alcuni negozi Ermenegildo Zegna, dove il personale di vendita è dotato di iPad. La società Seac02, che ha sviluppato questa applicazione, sta andando oltre con il MyDself, una sorta di carta di identità digitale che riproduce le sembianze del suo possessore e ne registra le misure del corpo. Ma già si parla di “scanatar”. (pag. 38)
La moda maschile sempre più vicina o lontana da quella femminile? Il mercato le vorrebbe insieme – nelle date di presentazione – e anche nelle tendenze in certi casi. Di sicuro in comune avranno il colore e le stampe.
Più che una moda un modo di essere. Impostasi come tendenza nelle scorse collezioni, quando i boyfriend pants erano il capo icona da rubare al guardaroba di lui, per la stagione a venire l’ispirazione “maschile” nelle proposte per la donna riflette un certo rigore, nella vita come nella moda, in sintonia con il difficile momento sociale ed economico. La differenza è più concettuale
che sostanziale: meno tailleur pantaloni tout court e blazer rigorosi, invece più tagli maschili nelle camicie e nei volumi delle giacche, nell’uso di tessuti della migliore tradizione biellese, declinati nei pesi e nelle leggerezze che si confanno alla stagione estiva. Se è innegabile il fascino che esercita la donna in abiti maschili – indimenticabili sono Marlene Dietrich in Marocco del 1930, Katha-
rine Hepburn in Sylvia Scarlett del 1935, Jeanne Moreau in Jules e Jim del 1962, o Julie Andrews in Victor Victoria del 1982, solo per citare alcuni film icona del passato, fino al recente Albert Nobbs (2011) con Glenn Close – è pur vero che per la primavera/ estate 2013 torna la voglia di essere femminili senza mezzi termini. Una femminilità grintosa, sottolineata da stampe di-
gitali coloratissime – una strada aperta da Mary Katrantzou e Peter Pilotto e che ha fatto proseliti - trasparenze discrete, decorazioni ben evidenti. Una tendenza gridata che ha contagiato nei colori e nelle stampe anche l’abbigliamento maschile, accendendo addirittura i capi formali con tonalità decise e intense, mentre lo sportswear si fa contaminare da influenze militari.
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
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THE LIFESTYLE JOURNAL
fashion illustrated
the BLACK BOOK OF RETAIL italia
Genere: moda internazionale Periodicità: Bimestrale Diffusione: 30.000 in distribuzione controllata
Genere: trade e consumer Periodicità: Annuale Nazione: Italia Diffusione: 35.000
VIORO DAILY
L’INTERNAZIONALE
VIORO MAGAZINE
Genere: Lifestyle Periodicità: Bimestrale Diffusione: 32.500 Reddito: medio alto/alto
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I t a l i a
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IL GIORNALE DELL’ARTE
Genere: Arte Italiana Periodicità: Mensile Diffusione: Italia Reddito: alto
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IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA
LE JOURNAL DES ARTES
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Genere: moda e accessori Periodicità: 10 uscite annue Nazione: Svizzera Diffusione: 33.000 Reddito: medio alto
Genere: Lifestyle Periodicità: Bimestrale Nazione: U.S.A la cucina italiana-Usa Diffusione: 153.200 Lettori: 500.000 Donne: 67% Uomini: 33% Reddito medio: $ 102,336
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Mercati 54
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Chic-a-Bestia
indossare un trench rosso a quadri blu? Perché dovrebbe sorprendere? Ma l’uomo che ha il coraggio di rappresentarsi creativamente seguendo il proprio spirito artistico viene ancora facilmente tacciato di pregiudicato narcisismo. di UBERTA ZAMBELETTI illustrazione di EVELINA FLORIS
I
l giorno in cui mi è stato proposto di scrivere questo articolo, ho ricevuto un MMS di un caro amico che orgogliosamente indossa un trench rosso a quadri blu, appena regalatogli da un altro comune amico. Chiedeva la mia opinione. La mia risposta testuale: ‘CHIC-A-BESTIA!’ (mio figlio quindicenne erudisce e aggiorna il mio linguaggio arcaico). Successivamente vengo a sapere che le sei donne che compongono il suo staff glielo hanno bocciato e che il donante ha recuperato il capo (Mackintosh AW’12) da un noto showroom milanese che glielo ha ceduto volentieri in quanto unico articolo invenduto della collezione. Ora, tutto ciò non penso sia sorprendente. E il punto è proprio questo. Chi mi legge forse non sa che sono Consulente di Moda femminile, mestiere che coltivo e alimento da oltre due decenni con amore e ardore. Anche nella mia intimità ho sempre sostenuto la gioia di questa passione con la consapevolezza di quanto possa essere spassoso l’essere femmina e dunque libera di trasformismi ed interpretazioni sia creative che quotidiane. Apro le ante del mio armadio ogni mattina con un grande senso di entusiastica anticipazione per comporre puzzle di accostamenti, texture, colori, pattern e proporzioni che assecondino il mood e l’intenzione di ogni giornata. Una festa che, peraltro, ho la fortuna di essere riuscita a trasformare in professione, consentendomi dunque di permeare ogni momento della mia vita di stratificato e succulento estro. Ora, è
tale la gioia che questo esercizio mi procura che mi risulta inevitabile, da sempre, di non pensare agli esseri di sesso opposto con una certa angustia. E’ pur vero che l’evoluzione del costume, attraverso i secoli, ha portato la moda a semplificarsi: parrucche, crinoline, corsetti e compagnia bella sono svaniti, lasciando spazio - anche in senso letterale - all’essenza del corpo di rivelarsi.Alla donna è comunque stata data ampia scelta di spaziare e impersonare l’abbigliamento in ogni sua forma, con una libertà di interpretazione che le consente la totale scelta di trasformismi a piacimento ivi inclusa la possibilità di incarnare la figura maschile. Mio nonno, uomo minuto, mi ha lasciato in eredità il suo guardaroba: sono l’unico membro della famiglia a cui i pantaloni e le scarpe su misura stanno alla perfezione: li indosso spesso con orgoglio e senso di tenerezza, mentre quando mi sposai nel lontano 1993, indossai una redingote Settecentesca, fedele reinterpretazione del suddetto capo prettamente maschile, realizzata da Isaac Mizrahi. L’uomo invece, inconsapevolmente, con il graduale abbandono di ciò che oggi verrebbero definiti come ‘eccentrici orpelli’, quali jabot, pizzi, ricami colori ed abbellimenti vari è stato ridotto ad una divisa composta di pochissimi elementi, al di fuori dai quali viene considerato un temibile freak. Diciamo che se mio fratello avesse le stese misure di mia nonna non si sognerebbe nemmeno di indossare anche solo una camicia del suo guardaroba! Ho sempre pensato che questa incon-
scia quanto pesante imposizione sociologica, ghettizzi il maschio in un ristretto spazio in cui esso è privato dalla possibilità di esprimere la sua personalità in maniera autentica e reale. Questo, confesso, provoca in me un certo senso di frustrazione e ingiustizia. L’uomo che ha il coraggio di rappresentarsi creativamente seguendo lo spirito artistico che alberga in ogni animo sensibile viene oggi facilmente tacciato di pregiudicato narcisismo. Il giudizio corale lo ridicolizza asserendone con arroganza un vezzo inaccettabile. Poc’anzi ho usato la parola ‘sensibile’. Forse è questo il punto nodale.La collettività ha relegato il ruolo del maschio ad una rappresentazione asettica e sobria di se, presumo nella speranza di confinarlo al ruolo che si suppone che un maschio debba avere: la creatura rassicurante e solida a cui è bandita l’espressione della propria sensibilità per concedere solo a quella della donna di esistere e conseguentemente di esprimersi. Provo grande empatia per gli uomini di oggi, così imbevuti di questi diktat sottilmente imposti da essere pronti ad accettare scommesse sul fatto che probabilmente loro stessi, nel leggermi, sarebbero i primi a darmi della folle. ‘Let boys be boys’ dicono. Scommetto invece che se sdoganati dalle loro uniformi con la concessione della libera interpretazione della loro sensibilità interiore, che va a braccetto con quella estetica, il mondo sarebbe un posto migliore.
FASHION ILLUSTRATED
Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013
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