Don anselmo giovannardi

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DIARIO DI GUERRA DI UN PICCOLO GRANDE PRETE DON ANSELMO GIOVANNARDI PARROCO DI SAN PELLEGRINO dal 1932 al 1963

A cura di Fausto Giovannardi



E poi la gente (perché è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare te la ritrovi tutta con gli occhi aperti che sanno benissimo cosa fare: quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare; ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare. Francesco De Gregori

Al ricordo di Ernestina, Enzo e Roberto.



PREMESSA Alcuni anni or sono Pier Carlo Tagliaferri, consegnò a mio padre Roberto ed alle sue cugine Elena ed Anna Bertaccini, una fotocopia del liber chronicus, tenuto negli anni della guerra (gennaio 1944 – luglio 1945) da don Anselmo Giovannardi, loro cugino, parroco di San Pellegrino, località posta nel cuore della linea Gotica lungo la via Imolese. Non so se l’hanno letto, o se l’età e la vista gliel’hanno impedito. Sono certo però che quel dono li ha riempiti di gioia e di emozione. Anch’io ricordo questo prete minuto e pio che ogni tanto, al mattino presto, prima di prendere la corriera per Firenze, si fermava a Firenzuola a casa nostra e non si sedeva mai. Stava in piedi con un ginocchio appoggiato al piano della seggiola e parlando, beveva il caffè che mamma gli aveva preparato. Sono trascorsi cent’anni dalla nascita di don Anselmo, spero che questo sia un buon modo per ricordarlo e per riandare con la memoria ad un periodo importante della nostra storia. San Pellegrino, dopo i tragici eventi della guerra è caduto in un profondo oblio, da cui è uscito in questi ultimi anni, in modo burrascoso, per la costruzione della ferrovia TAV. Forse ricordare don Anselmo con una scritta su un edificio della nuova stazione di San Pellegrino, potrebbe essere un modo semplice, ma significativo per aiutarci a non dimenticare un momento significativo della nostra storia. Al fine di consentire una comprensione più completa dei fatti narrati, ho premesso alcune brevi note sulla guerra e sulla resistenza dalle nostre parti, nonché un documento sul boicottaggio al Fascismo da parte del clero del Comune di Firenzuola, ed un “ricordo” dell’arrivo degli Americani e del sentimento di libertà che invase l’Italia intera.

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CENNI BIOGRAFICI Anselmo Giovannardi, figlio di Ferdinando e Caterina Menetti, nacque a Le Filigare (Firenzuola) il 26 aprile 1904. Rimase orfano giovanissimo, insieme ad altri sei fratelli e sorelle, fra cui Faustina, maggiore di 16 anni, che lo seguÏ fino alla morte. Entrò nel Seminario di Firenzuola nel 1916 e fu ordinato sacerdote nel 1928. Assegnato inizialmente alla Parrocchia di S. Lorenzo al Peglio, fu poi parroco di San Pellegrino, in sostituzione di don Leto Casini, dal 11 giugno 1932 fino alla morte, avvenuta il 22 agosto 1963.

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SCRITTI SU DON ANSELMO Nella parrocchia di San Pellegrino era parroco un santo prete: don Anselmo al quale mi sentivo legato da stima amicizia e confidenza…. Don Anselmo era un sacerdote che pregava sempre, senza interruzione. In un fisico minuto e macilento nascondeva un animo capace di qualunque rinuncia e sacrificio, pronto alle azioni più imprevedibili. Da “Per non dimenticare Casetta di Tiara” – Don Rodolfo Cinelli - Edizioni Il Filo 1994 Don Anselmo esercitò il suo ministero sacerdotale con amore, dedizione, sacrificio, entusiasmo e disponibilità, interpretando alla lettera il Vangelo, nei cui principi fortemente credette. Nei difficili momenti dell’ultimo evento bellico non abbandonò mai la sua chiesa, situata lungo la strada per Imola, teatro di frequenti fatti cruenti fra le forze in conflitto: sprezzante di qualsiasi pericolo, si presentò con sollecitudine, con le particole consacrate e con l’olio santo, per soccorrere cristianamente i feriti tedeschi, quelli alleati, i partigiani, i civili. Coloro che hanno avuto in sorte la fortuna ed il privilegio di conoscerlo, hanno tratto dalla sua fede, dalla sua semplicità, dalla sua bontà, motivo di arricchimento interiore; hanno potuto inoltre, constatare ch’erano in lui tanto amore per il prossimo, tanta comprensione per coloro che vivevano nell’errore,…, da recarsi a portare la benedizione pasquale nelle case di coloro che vivevano “more uxorio” e, quindi, fuori della chiesa. Soleva sostenere che la vita dei comuni mortali, nel suo complesso, non è fatta di sporadici atti eroici quanto, piuttosto, di quotidiane semplici buone azioni. E’ stato un grande piccolo prete, uno di quelli che con l’esempio insegnano senza imporre,

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riuscendo a convincere coloro che li osservano della bontà dei loro messaggi. Da “ Le amiche dell’uman dolore – Le suore di Madre Rossello nel centenario della loro presenza a Firenzuola (1903-2003)” – Pier Carlo Tagliaferri - A&G 2003

LA GUERRA L’Italia entrò in guerra a fianco della Germania nel giugno 1940. I primi successi nazisti in Polonia e Francia illusero Mussolini, facendolo sperare in una rapida vittoria che nascondesse l’impreparazione militare e la generale debolezza del paese. La campagna d’Italia delle truppe alleate, iniziò con l'invasione della Sicilia il 10 luglio 1943 e si concluse con la capitolazione tedesca il 2 maggio 1945. Dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia la monarchia sabauda, compromessa con il fascismo, decise di deporre Mussolini nel tentativo di salvare la dinastia regnante. II Duce fu arrestato il 25 luglio 1943. In un clima di grande indecisione politica ed impreparazione militare, il nuovo governo guidato dal maresciallo Pietro Badoglio, formalmente ancora alleato dei nazisti, avviò segretamente le trattative che portarono all'armistizio con gli alleati, che fu reso noto l'8 settembre 1943. In ottobre, il nuovo governo dichiarò guerra alla Germania, schierandosi con gli alleati. I tedeschi, temendo il tradimento della monarchia sabauda, nonostante le assicurazioni ricevute, avevano già cominciato a 4


portare nuove truppe in Italia dopo l'arresto di Mussolini. All'annuncio dell'armistizio completarono l'occupazione della penisola vincendo la sanguinosa resistenza di pochi reparti italiani. La fuga del Re e degli alti comandi verso le zone del Sud in mano agli alleati, infatti, provocò quasi ovunque il disfacimento dell’esercito. Abbandonata senza ordini e stanca della guerra, la maggior parte dei soldati italiani si sbandò. Più di seicentomila militari caddero nelle mani dei tedeschi che li deportarono nei loro numerosi campi di concentramento in Austria, Germania e Polonia. Quasi tutti gli internati rifiutarono di riprendere le armi accanto ai nazisti e, fra i militari italiani sorpresi all'estero dall’armistizio, 70.000 si schierarono contro i tedeschi, subendo in due anni circa 40.000 morti. L’Italia, spezzata in due dall'avanzata, lungo la penisola, degli alleati sbarcati a Salerno il 9 settembre 1943, si trovò così divisa anche politicamente, sotto due governi che reclamavano entrambi la loro legittimità. Quello monarchico al Sud e quello fascista della Repubblica sociale italiana (RSI) al Nord; costituito il 23 settembre 1943, quest’ultimo governava i territori non ancora liberati dall'occupazione nazista, dopo che i tedeschi avevano liberato Mussolini, imprigionato dalla monarchia nel luglio precedente. I reparti che si macchiarono dei peggiori atti criminali furono le "Brigate nere" formate nell'estate 1944, che raccoglievano gli elementi fascisti più estremisti: esse furono impiegate nelle azioni di repressione antipartigiana. L'attaccio iniziale, degli alleati, contro la linea gotica, scattò nel settore adriatico il 25 agosto 1944. Tuttavia dopo una prima rapida avanzata, l’impeto dell’8a armata britannica si spense contro la resistenza delle truppe tedesche rinforzate da sette 5


divisioni trasferite in fretta dall’Appennino centrale che, così sguarnito, venne attaccato dalla 5a armata americana il 10 settembre 1944 al Passo del Giogo. Alla fine di settembre gli alleati erano riusciti a penetrare le difese della linea gotica lungo la costa adriatica ed in Toscana, ma l'arrivo del maltempo e la mancanza di rimpiazzi e di rifornimenti, bloccò l’avanzata impedendo uno sfondamento decisivo fino alla pianura Padana: un altro inverno di patimenti attendeva i combattenti e la popolazione. L'offensiva finale alleata scattò solo il 9 aprile 1945, portando in un mese alla dissoluzione dell'esercito tedesco ed alla liberazione di tutta l’Italia del Nord, in concomitanza con l'insurrezione generale guidata dalle forze della resistenza. II 2 maggio 1945 le truppe germaniche capitolavano senza condizioni. In due anni di battaglie, gli alleati avevano subito circa 312.000 morti, feriti e dispersi, i tedeschi 336.000. All’Italia venti mesi di guerra erano costati 187.000 morti (compresi 120.000 civili, dei quali circa 40.000 periti nei bombardamenti) e 210.000 dispersi, inclusi più di 100.000 civili. Nel Comune di Firenzuola vi sono due cimiteri di guerra: quello Germanico sul passo della Futa e quello inglese nei pressi di Coniale.

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LA LINEA GOTICA "Linea gotica" (Gotensteliung) fu il nome dato dai tedeschi all'insieme di fortificazioni costruite sull'Appennino toscoemiliano per difendere la pianura Padana dall’avanzata degli alleati da Sud. Essi avevano iniziato a studiare la possibilità di fortificare l'Appennino già nell'agosto 1943, quando gli alleati stavano ancora combattendo in Sicilia. I lavori veri e propri iniziarono solo nella primavera 1944, sotto la direzione dell’organizzazione Todt, il cui quartier generale in Mugello era presso gli edifici della SOTERNA ( Società Termica Nazionale), a Borgo San Lorenzo.

La linea gotica non era una serie continua di fortificazioni, ma un insieme di difese, disposte in profondità sull'Appennino Tosco-emiliano, sfruttando gli elementi naturali del terreno, che traversava l’Italia dalla costa tirrenica a nord di Viareggio fino a quell’adriatica a Pesaro, per circa 300 km in linea d'aria. Comprendeva migliaia d’opere campali rinforzate in legno, 7


pietra o cemento armato, cunicoli e fossati anticarro (fra i quali uno lungo 5 km a Santa Lucia presso il Passo della Futa), il tutto protetto da filo spinato e campi minati. I lavori di costruzione erano molto in ritardo sulle previsioni e questa fu una fortuna per le truppe alleate perché, al momento dell’attacco, l'Appennino centrale era ancora sguarnito rispetto alle coste, più vulnerabili e quindi meglio fortificate. I punti più deboli della linea gotica erano, infatti, il Passo della Futa e la costa adriatica, che furono quindi fortificati con maggiore impegno dai tedeschi. Alla Futa, oltre alle difese, furono concentrate due delle cinque divisioni tedesche poste a difesa di tutto l'Appennino centrale. Per questi motivi, gli americani decisero di attaccare al Passo del Giogo, difeso da poche truppe e meno fortificato, ingannando prima i tedeschi sulle loro vere intenzioni, con un forte attacco diversivo sulla direttrice della Futa, a cavallo della dorsale della Calvana e attraverso Calenzano e Barberino

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Soldati Alleati in marcia verso il passo del Giogo

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LA RESISTENZA Accanto al significato politico per il futuro dell’Italia, ed anche senza contare l'opposizione piÚ o meno aperta di larghe fasce della popolazione al fascismo ed ai tedeschi, la resistenza "combattuta" fu importante anche sul piano militare. Si calcola che la repressione antipartigiana abbia impegnato costantemente quasi 300.000 militari della RSI e della Wehrmacht, e che le perdite inflitte ai tedeschi nella fase cruciale dell'autunno 1944 (quando gli alleati cercavano di sfondare la linea gotica) raggiungessero la cifra considerevole di circa quattrocento uomini al mese ed inoltre, i lavori delle 10


fortificazioni tedesche sull'Appennino subissero forti rallentamenti per effetto delle azioni partigiane. Allarmati rapporti tedeschi, riconoscevano che i partigiani costituivano un pericolo serio per le truppe al fronte, per i rifornimenti e per il funzionamento delle industrie di guerra italiane che contribuivano allo sforzo bellico tedesco. La resistenza armata contro i tedeschi ed i fascisti, iniziò subito dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 e si concluse con la liberazione dell’Italia settentrionale nell'aprile 1945. I primi gruppi di combattenti irregolari si costituirono spontaneamente subito dopo l'armistizio, soprattutto al Nord. Nei mesi successivi il movimento della resistenza si allargò ed assunse connotati politici più chiari, sotto la direzione dei riorganizzati partiti antifascisti. Questi, dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944, sostituirono il governo Badoglio alla guida politica dell’Italia liberata, accanto all'amministrazione militare alleata. I partiti che dirigevano la resistenza attraverso il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e le sue articolazioni regionali, ed erano collegati clandestinamente alle forze nei territori occupati dai tedeschi. A partire dall’inverno 1943, le prime "bande" di ribelli (come spesso amavano essi stessi chiamarsi), si consolidarono in formazioni meglio organizzate, prevalentemente "Garibaldi" (socialisti e comunisti) e "Giustizia e Libertà" (laici progressisti), con accanto anche alcune formazioni cattoliche e di orientamento monarchico. Al momento della massima espansione, nella primavera 1945 le formazioni partigiane includevano circa 120.000 effettivi. Nei venti mesi d’occupazione tedesca, i combattenti in montagna furono in totale circa 200.000, quelli attivi nelle città altri 100.000. I morti fra i partigiani furono quasi 45.000, e 21.000 i feriti gravi.

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Dopo la liberazione di Firenze, avvenuta l’11 agosto 1944, la resistenza continuò lungo tutto l'Appennino tosco-romagnolo, in modo particolare nella zona fra Firenzuola ed Imola e nelle Apuane ed in Garfagnana. In queste aree le forze partigiane ebbero un'importanza e un'organizzazione paragonabili a quelle, molto forti, del cuneense. A nord di Firenze la formazione più importante fu senz'altro la 36a brigata Garibaldi "A. Bianconcini", attiva sui monti dell’appennino tra Firenzuola, Castel Del Rio e Palazzuolo sul Senio, dall'inverno del 1943 fino all'ottobre 1944, ed arrivata a contare più di 1.200 partigiani, impegnati in azioni importanti, come l'occupazione di Palazzuolo, Marradi e Firenzuola, gli attacchi al passo del Giogo e la destabilizzazione della sicurezza di transito sulla strada montanara, che da Firenzuola porta ad Imola. Con la stabilizzazione del fronte sulla linea gotica, il passaggio appenninico divenne fondamentale, sia per i tedeschi che per gli alleati. Per questo l’area fu fortemente interessata dall’azione partigiana e dal passaggio della guerra, e le popolazioni non risposero in maniera passiva alle esigenze della lotta di liberazione. Alla fine di settembre 1944, i partigiani del III battaglione della 36a Brigata Garibaldi "Bianconcini" furono protagonisti, assieme agli Americani, di uno scontro sul monte Battaglia che portò quasi allo sfondamento alleato verso la pianura Padana.

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Il capo della prima formazione partigiana, raggruppatasi alla Faggiola e composta da vari giovani del comprensorio imolese che, renitenti alla leva, avevano preso la via della montagna, fu Giovanni Nardi (Caio), poi spostatosi sul Falterona. Al suo ritorno alla Faggiola, si unì al nuovo gruppo costituitosi attorno a Libero Lossanti (Lorenzini) tenente dell’esercito, primo comandante della 4a brigata Garibaldi, che stabilì la sua prima sede alla Dogana, un vecchio edificio al confine tra i tre comuni di Castel del Rio, Palazzuolo e Firenzuola.

La formazione partigiana che operò sui nostri monti, fu inizialmente chiamata 4a Brigata d’assalto Garibaldi, e dall’agosto del 1944 36a Brigata Garibaldi “Bianconcini”, per onorare la memoria di Alessandro Bianconcini (Imola 1909Bologna 1944) professore di Violoncello, comunista emigrato in Francia nel 1935, combattente in Spagna, confinato a 13


Ventotene per 5 anni; fu tra i primi organizzatori della resistenza Bolognese, catturato dalle Brigate nere il 9 gennaio 1944 e, dopo 19 giorni di torture venne fucilato al poligono di tiro di Bologna. Il 14 giugno 1944 il Comandante Lorenzini fu ferito e catturato in un attacco alla casa della Faggiola e poi barbaramente ucciso dai tedeschi e fascisti; il suo corpo,e quello di un compagno, furono lasciati ai margini della strada per Imola, tra Coniale e San Pellegrino, dove furono trovati alcuni giorni dopo, da contadini del luogo e poi seppelliti da don Anselmo, nel camposanto di San Pellegrino. Gli succedette Luigi Tinti (Bob) che fu comandante della 36a fino alla liberazione e che morì nel 1954 per un male che lo aveva colpito in guerra. La 36a brigata Garibaldi mise in campo 1.593 uomini e donne, organizzati in quattro Battaglioni e 12 compagnie. Ebbe 171 caduti e 124 feriti. La sede del Comando fu spostata a Cà di Vestro e la Brigata occupava tutta la zona tra la Bastia ed il Carzolano. C’era l’infermeria, la biblioteca, il tribunale di compagnia ed una vera organizzazione militare. La 36a operò nel cuore della linea gotica, e contribuì in modo determinante al suo sfondamento, con aspre battaglie contro i tedeschi ed i fascisti, rendendo la via imolese estremamente insicura. “Acthtung Banden Gefahr” (Attenzione Bande Armate) era scritto sui cartelli che i tedeschi dovettero mettere da Imola alla Futa. Fu vera guerra quella che la 36° combattè nel territorio occupato dai nazisti. Dall’attacco al Giogo per danneggiare i lavori della Todt, all’occupazione di Firenzuola, Marradi, Palazzuolo, Castel del Rio, Tossignano, fino alle battaglie della Bastia, di Monte la Fine, Cà di Guzzo, Monte Battaglia, Cà di Malanca e di Purocielo. Il 15 aprile 1945 la compagnia di Libero, dopo aver liberato Piancaldoli e Giugnola, entrò con gli alleati ad Imola liberata. 14


Le vicende narrate nel diario di don Anselmo, si collocano in questo quadro generale. E’ il periodo delle grandi stragi che hanno sconvolto l’appennino tosco- romagnolo ad opera delle SS e della famigerata divisione Hermann Göring, ancora impunite. Su questi monti non vi sono stati fatti così drammatici, anche se la vicenda degli ostaggi di San Pellegrino e Coniale poteva trasformarsi in tragedia. L’oblio di tante vicende dolorose, che hanno segnato profondamente la nostra storia, si dirada se sappiamo metterci in ascolto delle voci dei protagonisti di allora e tutto diventa immediato e comprensibile. Ecco l’importanza di un diario come quello di don Anselmo. Al cimitero di Firenzuola, c’è una vecchia lapide fissata sul muro di cinta del lato sinistro del campo più alto. C’è sempre qualche fiore. Vi è incisa questa scritta: I partigiani Ferraresi ricordano che qui Ermanno Farolfi di Ferrara e Pietro Liverani di Firenze il 10 agosto 1944 caddero per la libertà e l’indipendenza d’Italia. Qualcuno racconta che fossero due staffette disarmate, inviate dal Comando della 36a per superare le linee tedesche e prendere contatto con il Comando alleato. Giunti a Frena si incamminarono per Pioto per raggiungere il passo dell’Osteria bruciata, ma furono scoperti, portati al cimitero e fucilati. Forse se ce l’avessero fatta, Firenzuola non sarebbe stata rasa al suolo. 15


Hanno fatto parte della 36a Brigata Garibaldi anche molti giovani di Firenzuola, i cui nomi sono riportati in appendice. Erano giovani scappati dal rastrellamento nazista o contadini stanchi del nazifascismo. Fra di loro vi sono stati 3 morti e 6 feriti. IL CLERO ED IL FASCISMO A FIRENZUOLA Spesso, più che tante parole, basta la lettura di un documento per capire. Quello che segue è il testo di una lettera, inviata al Cardinale di Firenze, dal Segretario politico del partito Fascista di Firenzuola. PARTITO FASCISTA REPUBBLICANO FEDERAZIONE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO FIRENZE Firenzuola 12/11/1943-XXII° Eminenza Reverendissimo Siamo, noi fascisti repubblicani, soprattutto dei cattolici per nascita e per convinzione e perciò rispettosissimi verso il sacro e verso il sacerdozio. E’ perciò con sommo dolore, che noi stiamo osservando il contegno, che hanno assunto ed assumono molti parroci del nostro Comune nei confronti nostri e nei confronti della dura lotta, che la Patria sta sostenendo per vivere, anzi meglio per sopravvivere. Questa nostra povera, grande Patria, tradita dai Savoia, avviata all’anarchia dalle logge massoniche, ripresa appena sull’orlo dell’abisso dalla coscienza, dalla volontà dei pochi valorosi; questa patria che ha bisogno di tutti i suoi figli per risorgere in onestà e in amore, cristianamente intesi e socialmente attuati, non deve essere ancora tradita da coloro 16


che sono, possono e devono essere i suoi figli migliori, i Parroci Cattolici, che nella lotta oggi sostenuta dal Governo Repubblicano devono riconoscere la lotta contro il settarismo massonico, contro il bolscevismo, contro l’ateismo e contro l’anarchia. Alcuni parroci, invece del nostro Comune, si rendono e si sono resi colpevoli di molte azioni tutte passabili delle sanzioni della legge, come recezioni di radio nemiche, offerta d’asilo a prigionieri evasi e a ribelli, incitamento alla disobbedienza, propaganda anglofila e disfattista. Noi conosciamo nomi, circostanze e luoghi e azioni, ma neppure ci è balenata l’idea di denunziare il tutto, alle competenti autorità, solo abbiamo rivolto, come rivolgiamo, un accorato appello di figli al padre, perché voglia con la sua autorevole parola richiamare alla realtà e alla ragione coloro, che forse illusi dalla subdola e tendenziosa propaganda nemica, hanno dimenticato se stessi, la loro patria e il loro ministerio, che è ministerio d’amore e soprattutto perciò d’amore di Patria, ché la Patria è costituita da quei milioni d’individui che soffrono e muoiono e sono minacciati nello spirito e nel possesso dalla schiavitù agli anglo-sassoni, bolscevichi atei ed edonisti. Fra tutti eccelle per la sua opera e per la sua propaganda, negative ambedue, Don Giorgio Carli, ricchissimo proprietario della nostra zona, che per la sua molteplice attività, che gli deriva dalla amministrazione diretta dei suoi beni, è continuamente a contatto col pubblico più vario, (mediatori, commercianti, coloni, autisti, operai, etc) e non manca mai di spargere a piene mani l’odioso livore contro tutto quello che sa d’Italianità e di fede purissima nell’avvenire della Patria. In questa sua opera approfitta dell’abito che porta e al quale invece nessuna delle sue azioni, sia pubbliche che private, si ispira, rifuggendo egli da ogni beneficenza, da ogni atto di carità e dimostrando al contrario una avarizia ed un egoismo più unici 17


che rari. E quel che ci appare più doloroso è il fatto che egli si vanti di godere piena e incondizionata la Vostra stima, la Vostra approvazione, la Vostra protezione. Ci fermiamo sulla soglia della sua vita privata che non è nostro compito giudicare e tantomeno investigare. Speriamo pertanto di ricevere da Voi il segno della comprensione Vostra. Devotamente ossequiamo l’Eminenza Vostra Reverendissima. Il segretario Politico del Fascio Repubblicano di Firenzuola Umberto Peloni

Inaugurazione della Cappella a Brenzone ( al centro Don Carli e a destra Don Anselmo)

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LA LIBERAZIONE DOPOGUERRA.

DI

FIRENZUOLA

ED

IL

PRIMO

Il 17 settembre, dopo una cruenta battaglia che causò gravissime perdite da entrambe le parti, gli Alleati sfondarono al Passo del Giogo. Pochi giorni dopo, esattamente il 19, alle ore 16, le prime unità americane di fanteria sono ferme a poche centinaia di metri da Firenzuola, sotto il cannoneggiamento tedesco. Il 21 settembre 1944 è la data ufficiale della liberazione di Firenzuola. Entrandovi i soldati si muovevano con circospezione tra edifici sventrati e minati; si distinguevano a stento le strade sotto le macerie che le ricoprivano. Il 24 febbraio 1945, assunse la funzione di commissario prefettizio Giuseppe Ceccherini. Vennero adottate deliberazioni urgenti per la soluzione dei problemi e delle situazioni più difficili, attingendo per le spese dai fondi messi a disposizione dal Governo Militare Alleato, il cui primo stanziamento fu di lire 590.000. Con deliberazione del 3 maggio, ad Alberto Ceccarelli fu affidato l'incarico di presiedere l'ufficio di propaganda per la ricostruzione. Il problema della casa venne "risolto" mediante predisposizione di baracche di legno e di lamiera che caratterizzarono a lungo l'aspetto del paese. Da parte del governo centrale, nel dicembre 1945, il Comune di Firenzuola fu incluso nell'elenco di quei Comuni che, danneggiati dalla guerra, erano obbligati a dotarsi dello strumento urbanistico per la ricostruzione. Il 23 gennaio 1946 il dott. Bernardo Galeotti venne nominato commissario prefettizio; i suoi primi atti furono estremamente importanti per la ricostruzione del Comune: egli affidò al Consorzio di Bonifica del Bacino Alto Santerno l'incarico di progettare ed eseguire la ricostruzione delle opere pubbliche non aventi carattere edilizio; successivamente incaricò per la compilazione dei progetti di ricostruzione dell'abitato di 19


Firenzuola, gli architetti Athos Albertoni e Primo Saccardi; infine deliberò l'acquisto dei ruderi del castello denominato La Rocca, per la somma di lire 250.000. Il 7 aprile 1946 si tennero le prime libere elezioni amministrative (sistema maggioritario), con il seguente risultato: Socialcomunisti voti 2734 (52,5%); DC voti 2475 (47,5%). Il 17 aprile 1946 vi fu lo scambio delle consegne tra il commissario dott. Bernardo Galeotti ed il sindaco eletto Amerigo Acconci. Il 2 giugno 1946 si tennero le elezioni per l'assemblea Costituente ed il Referendum Istituzionale tra monarchia e Repubblica: DC voti 2586 (43, 7%); PCI voti 1327 (22,4%); PRI voti 58 (1,0%); PSIUP voti 1484 (25, 1 %); UDN voti 93 (1,6%); UQ voti 146 (2,5%); Altri voti 222 (3,8%). Repubblica voti 3571 (66,3%); Monarchia voti 1815 (33, 7%).

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Porta Fiorentina dopo il bombardamento

I protagonisti degli eserciti in campo furono: Per gli alleati: Gen. Harold Alexander Inglese 8a armata Gen. Mark Clark Americano USA 5a armata Per i nazisti: Il Feldmaresciallo Kesselring, il quale disse al suo processo, che gli italiani avrebbero dovuto fargli un monumento. La Resistenza, con la penna di Piero Calamandrei, gli rispose cosĂŹ:

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Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono non colla primavera di queste valli che ti vide fuggire ma soltanto col silenzio dei torturati più duro d'ogni macigno soltanto con la roccia di questo patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiamò ora e sempre RESISTENZA

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QUANDO ARRIVARONO GLI AMERICANI….. Nel 1944 Roberto, aveva 17 anni appena compiuti e gli orrori della guerra e la durezza della vita li aveva già conosciuti bene; figlio di un antifascista emigrato in Francia e morto prima della sua nascita, con una madre risposatasi e tre fratelli più piccoli, c’era poco da ridere e poco da giocare. L’occupazione dei Tedeschi fu dura per Firenzuola , ma forse lo fu di più per chi viveva in una piccola frazione di montagna, posta tra i monti dell’Appennino tra la Toscana e l’Emilia. Facciamo un passo indietro al 1937 o giù di lì. Finita la quinta elementare per lui iniziò il lavoro. Prima fattorino a Bologna a casa di parenti, poi il ritorno alle Filigare a lavorare al trasporto della legna e di altra merce con i muli del marito di sua madre. Aveva poco più di dieci anni. Il Fascismo dominava, ma qualche voce silenziosa gli era arrivata agli orecchi; erano voci di amici che gli raccontavano di suo padre e di come era dovuto scappare per evitare il pestaggio delle squadracce fasciste, che venivano da Monghidoro a punire i “sovversivi”. Qualcuno gli fece anche vedere la finestrina da cui suo padre, uomo grosso e prestante, era dovuto passare per fuggire e riparare poi in Francia. Lì lo avrebbe poi raggiunto la moglie Rina, dopo che era entrato a lavorare come carpentiere alla Enterprise Limousine, alla costruzione dell’aeroporto di Parigi. La tisi lo avrebbe costretto al rientro nel 1926, per morire nella sua terra, senza poter vedere nascere il suo unico figlio. Aveva solo 29 anni. Alla fine del 1942, sotto l’occupazione tedesca, Roberto trovò lavoro sulla Futa con la ditta Todt, per la costruzione delle fortificazioni della linea gotica. Era un ragazzo sveglio e benvoluto dagli altri operai, tutti più grandi. Una volta alla settimana rientrava a casa in bicicletta. Già conosceva Ernestina, quella che sarebbe poi diventata sua moglie. Alla Todt si scavavano le trincee e le gallerie di servizio. 23


Un giorno, rientrando dal lavoro ai baraccamenti, al curvone di Monte di Fò, gli operai si imbatterono in un capriolo. Lui fu talmente rapido da corrergli dietro e, tagliandogli la strada, a bloccarlo. Giorni dopo ci fu una gran festa con carne per tutti; qualcosa portò pure a casa. Lavorare alla Todt permetteva di disporre di un lasciapassare per i posti di blocco che i tedeschi mettevano lungo le strade principali. Dopo il 18 settembre 1943 finì anche la Todt e la situazione si fece per tutti ancora più misera. I tedeschi iniziarono i rastrellamenti. Tutti sfollarono in luoghi nascosti. Lui con la sua famiglia e quella di sua cugina Alfonsina e del marito Mario Nobili, di dieci anni più grande di lui, si rifugiarono fuori, ma vicino alla loro frazione, in un capanno di frasche che avevano costruito per l’occorrenza. Durante un giro per cercare da mangiare lui e Mario furono presi dai Tedeschi e portati sotto il monte Canda a costruire le trincee in previsione del fronte. Mario , che era gracile e non abituato al lavoro manuale, avendo una bottega, si lamentava in silenzio; lui invece avvezzo al lavoro duro ruppe addirittura il manico a tre picconi. I tedeschi lo sistemarono lo stesso: gli dettero un piccone con il manico di ferro. Lavorarono tutta la mattina ed oltre, fino alle tre del pomeriggio; poi chiesero, con quel poco di tedesco che conoscevano, di poter mangiare; il guardiano tedesco li lasciò andare a cercare qualcosa, aspettandoli poi invano. Scapparono infatti di gran lena e tornarono al rifugio. Passarono alcuni giorni nel terrore di essere scoperti, poi una pioggia copiosa fece crollare il capanno e dovettero spostarsi. Trovarono ospitalità in una grotta sopra la strada statale, fatta costruire da un signore che veniva in vacanza in quei posti. Era un grande locale realizzato tra i filari di arenaria, con due ingressi, lungo circa 30 metri. Gli ingressi, nascosti dal fogliame guardavano uno verso Canda e l’altro verso la rocca di Cavrenno. I nuovi venuti furono alloggiati vicino all’ingresso da Canda e così poterono vedere bene i bombardamenti che per 24


giorni caddero sulle postazioni tedesche. Una cannonata centrò l’ingresso dove stavano, facendo crollare il tetto; si salvarono perché per un puro caso (forse per la pioggia) si erano ritirati un poco più dentro al rifugio. Quando iniziò l’avanzata americana, dal rifugio vedevano che se un soldato tedesco cadeva, quello della trincea di dietro saltava avanti a prendere il suo posto. Fu lotta dura e poi venne la notte e poi il mattino del 29 settembre 1944. Gli sfollati furono svegliati da voci straniere, ma non di tedeschi. Erano arrivati gli Americani. Impararono a conoscerli, quei “ragazzoni buoni” mandati a far la guerra senza saperla fare, carichi di mezzi e vettovaglie. Mentre gli altri rimasero nel rifugio, lui e Mario scesero con i soldati, lungo la strada verso l’abitato. Pioveva. Era arrivata davvero l’america… cioccolate, sigarette ed ogni ben di Dio scorrevano lungo le cunette con l’acqua piovana. Arrivarono fino alla vecchia Dogana dove gli alleati stavano attrezzando il quartier generale. Vista la situazione tornarono verso il rifugio ad avvisare gli altri. Rientrando Mario fece in tempo a vedere per l’ultima volta la sua casa in piedi. Una cannonata tedesca la centrò in pieno riducendola ad un cumulo di macerie. Bella sfortuna. Durò ancora poco il fronte in quella zona. Roberto si aggregò dietro gli americani per fare servizio al fronte, che rimase fermo per alcuni mesi a Liverniano. Con dei camions a tre assi (mai visti prima) portavano i rifornimenti al fronte e riportavano indietro i cadaveri dei soldati morti. Li scaricavano nel piazzale vicino alla casa di Mario per l’identificazione e per essere poi trasportati per una prima sepoltura al cimitero provvisorio della Mazzetta. Poi la guerra finì per davvero, i soldati americani se ne andarono ed il ragazzo, ormai uomo, si sposò,…, ma questa è un’altra storia.

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Cartografia con le localitĂ in cui si sono svolti i fatti narrati

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IL LIBER CHRONICUS scritto da don Anselmo Giovannardi, parroco di San Pellegrino, tra il gennaio 1944 e luglio 1945 1944 GENNAIO Il 18 ed il 19 passarono tanti aeroplani; si udirono forti colpi: fu bombardata Firenze (San Gervasio, Peretola). Il 22 vennero in vacanza i Seminaristi di Firenze, intimoriti dai frequenti allarmi. Sbarco di truppe alleate a Nettuno ed Anzio. Il 26 passarono tanti autocarri tedeschi e rimasero fermi presso la nostra chiesa fino al 27. Il 31 passarono altri autocarri tedeschi, carichi di armi e munizioni: erano diretti verso Roma. Dal gennaio D. Leto Casini, ex parroco di S. Pellegrino fu arrestato e incarcerato per favoreggiamento dei perseguitati politici. Processato e liberato fu poi nuovamente arrestato come antirepubblicano. FEBBRAIO Ai primi di questo mese il nostro Card. Arcivescovo rivolse un fervido appello a tutti i popoli della nostra arcidiocesi per chiedere aiuti per gli sfollati ed i sinistrati della nostra diocesi, colpita più volte ed in più parti da bombe nemiche (specialmente a Pontassieve, Empoli, Borgo San Lorenzo e Certaldo). Il 1° ed il 3 passarono tanti autocarri tedeschi. Il 7 fu trovata sulla Bastia una radiotrasmittente dentro un pallone scoppiato. Fu consegnata alle autorità Tedesche a Firenzuola.

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Il 10 venne una grande neve ( alta oltre 50 cm). Le strade rimasero chiuse fino al 15. Il 13 passarono tanti aeroplani e lasciarono dietro striscie nebulose. Si udirono forti colpi. Il 15 fu completamente distrutta Montecassino. MARZO L’11, verso mezzogiorno, si sentirono forti colpi di cannonate. Il 12 fu promossa in Parrocchia la Crociata del S. Rosario. Il 22 si sentì un gran fragore di bombe e tremito di vetri e di case ( fu bombardata Bologna). Il 24 passarono aeroplani a bassa quota e molti soldati reduci dal fronte (italiano). Il 28 arrivarono soldati tedeschi e si fermarono lungo il viale e davanti alla Chiesa. APRILE Il 25 cadde un aeroplano inglese oltre la Bastia. Vi furono vari morti che furono trasportati a Palazzuolo. Il 27 fu avvertita una scossa di terremoto. Il 28 5 partigiani scesero dalla Bastia e vennero a far rifornimento all’Appalto. Il 30 passarono tanti aeroplani alleati. Il 30 Parroco e Popolo fecero voto di erigere una Via Crucis lungo il viale del Camposanto per ottenere protezione e salvezza per i nostri soldati, per le nostre case e per le nostre cose. (fu fatto un preventivo di £.20.000 e invece se ne spesero 222.000 ( vedi marzo 1948) MAGGIO Il santo Pontefice ha indetto per questo mese una Crociata di preghiera a Dio ed alla Vergine per la pace. Il 1° fu fatto un rastrellamento a Frena contro i partigiani.

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Il 2,3 e 4 i partigiani scesero a Rappezzo, Scheggianico, Coniale e Rimessa per rifornirsi. Il 7 gran festa a Castro per la Messa Nov. di don Desiderio Sozzi. Il 7 una squadra di partigiani, scesi dalla Bastia, andarono a Firenzuola, - entrarono nella sala dl cinema, fecero uscire donne e ragazzi, chiesero la carta d’identità agli uomini presenti – assediarono la casa del Fascio, chiesero la consegna delle armi da parte dei militi repubblicani, e , non avendole avute, fucilarono tre ostaggi (assistiti fino all’ultimo dall’eroico Proposto D. Leone Puliti). Il nostro popolano Giorgi Umberto, rimase ferito. Il 9 Monsignor Simonetti visitò Firenzuola e parlò al popolo in Prepositura. Il 10 repubblichini, carabinieri e tedeschi (circa 60) salirono alla Casetta per rastrellare i partigiani. Aspra lotta presso il Faino. Furono uccisi 7 partigiani e rimasero feriti un partigiano e 3 repubblichini. L’eroico priore di Casetta D. Cinelli Rodolfo assistè i feriti e i morti partigiani, ed il parroco di S. Pellegrino assistè i feriti repubblichini e li accompagnò, prima in barella e poi in auto, all’ospedale di Firenzuola, dove amministrò loro i SS. Sacramenti. I 7 partigiani caduti furono sepolti in una fossa comune nel Camposanto di Casetta di Tiara. Il 12 i partigiani scesero a Tirli e a Coniale. Il 14 i partigiani scesero a S. Pellegrino, fecero acquisti e fecero cancellare dalle pareti delle case alcune iscrizioni fatte dai fascisti. Il 18 (Festa dell’Assunzione) un partigiano fu trovato morto presso il Mulinaccio di Coniale. Fu ucciso per errore nella notte da altri partigiani. Il medesimo giorno, di sera, 2 tedeschi e due italiani furono uccisi dai partigiani presso Coniale. Il 20 e il 23 i partigiani andarono a trovare il sig. Pievano di Camaggiore D. Giuseppe Ranieri e gli presero soldi e l’orologio. 29


Il 25,verso le 5, arrivò una colonna di autocarri con soldati tedeschi e repubblichini, provenienti da Arezzo. Ufficiali tedeschi visitarono tutta la canonica. Due capitani medici tedeschi e due tenenti repubblichini rimasero a desinare dal Parroco. Alle 18 ½ ripartirono. Il 27 soldati tedeschi e repubblichini fecero un rastrellamento sopra Valtellere e Marzano. Il 28 forti rumori di bombe vicine. Il 29 (festa di Pentecoste); (lunedì sera) rastrellamento a Firenzuola: furono presi un’ottantina di giovani di vari popoli, tra cui 2 dei nostri, cioè Galeotti Aldo e Gasperini Mario. Furono portati prima a Prato, poi a Carpi e poi in Austria, nel campo di concentramento di Matausen. Dove rimasero Gasperini Mario fino al 29 Aprile 1945 e Galeotti Aldo fino al 15 Aprile 1945, in cui furono liberati dai partigiani italiani e dagli Americani. Il 30 i tedeschi visitarono tutta la canonica ed altre case del popolo. Tre tedeschi rimasero a colazione dal parroco. GIUGNO Il 1 verso le 12,30 arrivarono in auto le S.S. ( polizia segreta tedesca). Arrestarono il sig. Giusto Giacomo e Cavina Caterina, sua domestica, accusati di avere armi e munizioni e di favorire i partigiani. Fecero loro preparare la fossa nell’orto presso la loro casa, minacciarono di fucilarli sul posto, ma poi, per il pronto intervento del parroco e del tenente generale medico italiano Edmondo Bayon, sfollato a S. Pellegrino, sospesero l’esecuzione, li portarono a Firenzuola, li imprigionarono in caserma, dove furono visitati dal Parroco, che ascoltò in Prigione la loro confessione. Il 3 i due imputati, dopo minacce e dopo essere stati costretti più volte a scavarsi la fossa nell’orto della caserma dei carabinieri di Firenzuola, furono trasferiti a Firenze nelle carceri delle S.S. tedesche, in attesa del 30


processo, dopo il quale la Caterina fu portata alle carceri di S. Verdiana ed il sig. Giusto fu mandato nel campo di concentramento di Carpi e di qui a quello di Mathausen in Austria, dove morì dopo tanti stenti il 6 marzo 1945. Il 4 passarono nel nostro cielo tanti aeroplani e si sentirono tanti colpi. I partigiani visitarono Brento e portarono via un grammofono. Liberazione di Roma dagli orrori della guerra, per opera di Pio XII. Solenne funzione di ringraziamento con l’intervento di Vescovi e Cardinali e dello stesso S. Pontefice che parlò e benedisse il popolo. Il 7 lotta a Coniale tra partigiani tedeschi e repubblichini. Il medesimo giorno lotta presso Cercetola fra partigiani, tedeschi e militi. 4 camion incendiati e guastati, arresto e fucilazione di 4 tedeschi e di 4 repubblichini travestiti. Abdicazione di Vittorio Emanuele III in favore del figlio Umberto. L’8 (festa del Corpus domini) fu arrestato e fucilato dai partigiani Macchinelli Angelo fu Giovanni, presso il fosso tra Ponteroncone e Cà di sotto. Durante la sua straziante agonia fu assistito dal parroco. Il 10 inizio del 5° anno di guerra per l’Italia repubblichina. L’11 attentato a Roma contro Umberto di Savoia, scampato e ritornato nell’Italia meridionale. Il 12 passaggio di tedeschi in ritirata. Il 13 passarono tanti aeroplani e si udirono forti colpi. Tre bombe caddero presso Coniale. Mitragliamento verso Valtellere. Il 15, verso le 6 e ½ di mattina : bombardamento e mitragliamento di Firenzuola; caddero 17 bombe presso il ponte e l’ospedale; nessun morto, ma molta paura e danni alle case, inizio dello sfollamento. Il 15 festa dell’ottava del Corpus Domini fu sospesa la processione Eucaristica. 31


Il 15 e il 16 passaggio di tanti aeroplani; forti colpi vicini. Gl’infermi dell’ospedale di Firenzuola, trasferiti con camion tedeschi a Cornacchiaia in Canonica. Il 18 passaggio di e di soldati Italiani reduci dal fronte. Il 19 passaggio di autocarri tedeschi su e giù, pieni e vuoti. Il 20 passaggio di autocarri e Misericordie tedesche e di soldati Italiani reduci dal fronte. Il 22 allarme in Firenzuola e fuga nei rifugi. Passaggio di carri, cavalli e ciclisti tedeschi . Il 26 passaggio di carri con bovi e di barrocciai con cavalli, muli e ciuchi. Il 26 furono trovati due cadaveri putrefatti di partigiani (uno sotto la voltata di Cadimenafina e uno sotto la voltata della Guardiola). Dopo la verifica fatta dal medico condotto e dalle autorità Tedesche, furono benedetti dal Parroco e sepolti nel Camposanto di S. Pellegrino. Il 30 verso le 10 di mattina, una squadra di partigiani, scesi dalla Bastia, si appostarono, parte dietro la torre del castello (NdR. Era la casa colonica del contadino del prete) e parte sotto la loggia del castello. Fermarono il capocantoniere in bicicletta e un’auto della Todt (sembravano 3 impiegati), e di qui mitragliarono due camion tedeschi, carichi di armi e di viveri, e fucilarono quattro soldati tedeschi, i quali furono assistiti e benedetti dal Parroco. I partigiani, svaligiati i camion, ne incendiarono uno e , carichi di bottino, fuggirono alla Bastia. Uno dei quattro fucilati, riacquistato l’uso dei sensi, fu soccorso dal Parroco e, coll’aiuto di altri, fu portato in canonica, dove fu pietosamente curato dal Generale medico Edmondo Bayon, spontaneamente subito accorso a prestare la sua valida opera di pronto soccorso. Arrivati poco dopo i soldati tedeschi e repubblichini da Firenzuola e da Castel del Rio, minacciarono, per rappresaglia, di fucilare i civili e d’incendiare le loro case, ma poi scongiurati dal Parroco e dal Generale, e preso in considerazione la loro 32


opera pietosa e umanitaria, in favore dei camerati feriti ed uccisi, desistettero dal loro terribile intento, e si limitarono ad inseguire i partigiani verso il Marzocco ed a lanciare colpi di mitragliatrice verso Valtellere e la Bastia, ma senza alcun risultato, all’infuori di un grande spavento. LUGLIO Inizio delle pie pratiche dei 5 primi sabati del mese in onore della Madonna di Fatima, e dei 15 sabati in onore della Madonna di Pompei per ottenere la salvezza del nostro popolo e della nostra Patria. Il 1° aeroplani sorvolarono sul nostro cielo. Soldati tedeschi venuti a smontare il camion incendiato il giorno prima dai partigiani, spararono colpi di mitra in aria per intimorire la popolazione. Il 2 ( Festa della Visitaz. Titolare della Casetta), rastrellamento a Casetta di Tiara da parte di tedeschi e repubblichini, i quali frugarono tutte le case e poi le bombardarono ( da Frena). Incendiarono, ferendo gravemente 5 persone, tre delle quali morirono lo stesso giorno ( Angeli Giovanni di Dante -ferito presso Rio dell’Alpe- Elena ed Emilio Milanesi di Firenze. La sera del 2 presso Coniale mitragliamento di un camion da parte di partigiani: 3 tedeschi fatti prigionieri. Il 4 S. Messa del Sac. Novello Don Renato Matti. Il 4 fucilazione di Pompei Giorgio di Anselmo ucciso in una macchia presso le Piagnole da due ( un polacco ed un russo) malfattori stranieri. Fu poi sepolto presso Cerreta e poi il 12 novembre su riesumato e sepolto in S. Pellegrino. Il 6 a Palazzuolo di Romagna spirò serenamente e piamente il nostro illustre popolano D. Domenico Galeotti, nato qui a S. Pellegrino il 22 novembre 1863. Fu alunno del Seminario Arcivescovile di Firenzuola e dell’Almo collegio Capranica in Roma, dove conseguì nella pontificia Università Gregoriana, la laurea in Filosofia e Teologia. Fu ordinato sacerdote nel 1890. 33


Fu curato a S. Felice in Piazza a Firenze, dall’ottobre 1892 al gen. 1895 e vicario economo a S. Giovanni Battista a Remole dal gennaio all’ottobre 1895. Fu poi vicerettore ed insegnante nel Seminario Arciv. di Firenzuola fino al 1900. Il 28 ott. 1900 fu nominato Proposto di S. Stefano a Palazzuolo di Romagna, dove rimase fino al giorno della sua morte. Il 6 passaggio di aeroplani: colpi aerei e contraerei. Il 6 una squadra di partigiani, scesi dalla Bastia, si appostarono di qua e di là dalla strada, presso il mulino di Valtellere, mitragliarono 4 camion tedeschi, li svaligiarono, ne ferirono gli autisti e li portarono con se sui monti. Un autista tedesco, gravemente ferito ad un braccio, troncato, fu benedetto e soccorso dal parroco e parrocchiani e curato dal generale medico Bayon. Poco dopo, sul far della sera, arrivarono sul posto i militi da Castel del Rio ed i tedeschi da Firenzuola. Incontratisi nella strada, presso i camion mitragliati, col Parroco ( in cotta e stola) che tornava dal Mulino, dov’era accorso in cerca dei feriti tedeschi per assisterli, lo minacciarono coi moschetti spianati, ma poi, conosciuta la sua innocenza e la sua nobile missione, lo lasciarono libero. Iniziato il rastrellamento e risultato infruttuoso, verso mezzanotte mitragliarono le case del molino e ferirono gravemente un bimbo di 5 anni, Livi Albina di Silvio, morta poco dopo. Entrati nelle tre case ne fecero uscire tutte le persone e trattennero con se l’unico uomo presente, il mugnaio Calamini Antonio di 31 anni, creduto partigiano. Messi sottosopra tutti gli oggetti della casa vi appiccarono fuoco, e preso il mugnaio lo fucilarono, presso casa in riva al fiume Santerno, dove fu trovato dal parroco la mattina dopo, tutto pieno di lividi, di ferite e di sangue. Il suo funerale fu fatto insieme a quello del piccolo Albino, con l’intervento anche di alcuni militi che, in mancanza d’altri, aiutarono il parroco, da lui pregati, a rivestire il defunto ed a spengere l’incendio che ardeva ancora al mattino.

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Il 7 furono mitragliati camion tedeschi presso Moraduccio e fatti prigionieri 12 tedeschi. Poco dopo, soldati tedeschi mitragliarono sette case di Casovana presso Tirli. L’8 verso mezzogiorno, arrivarono su camion da Castel del Rio, militi repubblicani e tedeschi. Dopo aver visitato la Canonica ed altre case del popolo, lungo la strada, arrestarono sei parrocchiani, trovati nelle loro case, cioè Biagi Federico, Sartoni Felice, Sartoni Marino e Giovanna di Felice, Brunetti Bruna di Luigi e Giorgi Bruna di Francesco. Mentre Sartoni Marino riuscì a fuggire, gli altri cinque (insieme ad altre 50 persone di Coniale) furono portate su camion a Castel del Rio, come ostaggi. (Biagi Federico pochi giorni dopo,il 12, tornò a casa, ma gli altri 4 furono portati a Forlì. Le due Brune vi rimasero a servizio di ufficiali tedeschi, mentre Sartoni Felice e Giovanni furono portati in Germania ove rimasero fino al luglio 1945. Pochi minuti prima della partenza degli ostaggi per Castel del Rio, un maresciallo tedesco ed un interprete italiano, visitarono il parroco e gli promisero salva la pelle purchè andasse dai partigiani a scongiurarli di lasciar liberi i 12 prigionieri tedeschi e di xyxyx le loro imprese dannose anche ai civili. Il Parroco passò l’incarico al Priore di Casetta don Rodolfo Cinelli, il quale partì subito per Ca di Vestro, dov’era il comando dei partigiani. Il giorno dopo (il 9) un uomo di Rapezzo portò al parroco di San Pellegrino la lettera di risposta del capo dei partigiani al Comando Tedesco. Diceva così: 8 Luglio 1944. Comando 4a Brigata Garibaldi Al Comando tedesco e fascista Repubblicano Avendo avuto sentore che lungo la via montanara da codesto comando sono stati ordinati atti di rappresaglia contro la popolazione civile, in seguito ad azioni militari legalmente condotte da reparti di patrioti italiani, facciamo presente quanto segue: Qualora venissero commessi atti inumani contro innocenti, noi risponderemo con adeguati mezzi a suddette misure. Questo 35


Comando non ritiene opportuno restituire i prigionieri di guerra durante il conflitto, ne addivenire a trattative prima che il nemico d’Italia abbia abbandonato completamente la nostra Patria. Da questo momento non ci renderemo più responsabili di ciò che potrebbe accadere nei vostri riguardi, qualora voi effettuate piani di rappresaglia contro popolazioni inermi. Firmato Il Comandante della Brigata Garibaldi. Questa lettera fu mandata subito al Comando tedesco di Castel del Rio, tramite la signora Crocetti Franca maestra di Moraduccio, che si trovava per caso a san Pellegrino in visita al generale Bayon. Il Comando Tedesco ricevuta la lettera, il 10 mandò al Parroco di San Pellegrino un ostaggio (sig. Ugo Foralossi) con l’incarico di ritornare al comando dei partigiani, cercando di persuaderlo a lasciare in libertà i prigionieri tedeschi, altrimenti la mattina dopo alle 7, avrebbe fatto fucilare 4 prigionieri partigiani, e poi, ogni 5 ore avrebbe fatto fucilare 10 ostaggi civili. Il Parroco di San Pellegrino partì subito ( alle 17 ½ del 10) per Casetta di Tiara e la trovò occupata dai partigiani. Si presentò al capo del presidio militare di Casetta e gli riferì le decisioni del Comando tedesco. Il capo del presidio, irritato, partì di notte per Ca di Vestro per conferire con il capo della Brigata Garibaldi il quale provvide subito ad inviare una soddisfacente risposta al Comando Tedesco. Così fu risparmiata la vita ai numerosi ostaggi. Il 9 luglio (triste domenica), guerriglia tra tedeschi e tedeschi (creduti partigiani), presso Scheggianico; lancio di bombe presso Coniale e Tirli; mitragliamento di camion tedeschi presso la Capannina, colpi di mitraglia lungo la strada imolese; rastrellamenti, case svaligiate, bestie turbate, vari feriti. Inizio dello sfollamento di tutte le famiglie di San Pellegrino basso verso l’alto (Brento, Pratalecchia, Pagolare, Casetta di Tiara…) Alla prima messa della domenica 9, intervennero solo 18 persone. Appena terminata la messa ebbe inizio il

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rastrellamento ed il mitragliamento lungo tutta la strada imolese da Firenzuola a Moraduccio, perché ritenuta strada partigiana. Essendo sfollate tutte le famiglie del popolo fu costretto a sfollare anche il Parroco, il quale subito dopo la prima messa, insieme alla sorella Faustina, ai nipotini spaventati, Giorgio e Romano, carichi di sacchetti e sporte colle provviste, salì a Brento, dove celebrò la 2° messa e dove fece anche le SS. Funzioni. (Anche in seguito, fino a tutto settembre, il Parroco di S. Pellegrino celebrò la S. Messa feriale e festiva e fece le SS. Funzioni e gli Uffici funebri a Brento e al Marzocco. Nei giorni festivi celebrò sempre due Messe, alternativamente, cioè una domenica, la 1° a Brento e la Seconda al Marzocco, l’altra domenica la 1° al Marzocco e la seconda a Brento, per dare la possibilità ai fedeli di frequentare i SS. Sacramenti nei momenti tanto pericolosi. Anche la dottrina e le adunanze le tenne regolarmente tutti i giorni festivi, sia a Brento, sia al Marzocco. Ogni tanto, per facilitare ancora più gli sfollati l’audizione della S. Messa e la frequenza ai SS. Sacramenti celebrò anche nei luoghi di maggior sfollamento, in case private ed all’aperto, come per esempio alle Ca di Sotto e a Pratalecchia, sempre con grande concorso di fedeli, anche di altri popoli.) Il 9 luglio inizio del coprifuoco dalla sera alle 9 alla mattina alle 6. Il 10 minacce di bruciamento delle case delle famiglie dei giovani non presentatisi alle armi. Grande spavento e fuggi fuggi con gli oggetti più preziosi di casa. Il 10 sfollò a Brento, da S. Pellegrino, anche il Ten. Gener. Medico Bayon con la sua signora Maria Lanfranco, e si sistemò alla meglio in canonica col Parroco. La sera del 10 il Parroco di S. Pellegrino, di ritorno da Casetta di Tiara, andò in chiesa di S. Pellegrino, prese tutte le Reliquie ed il SS. Sacramento e portò tutto a Brento, vivamente atteso dai famigliari e sfollati, trepidanti per la sua sorte. 37


Il 10 fucilazione di tre malfattori ( un russo, un cecoslovacco, e un Italiano (Vignoli Amedeo) uccisi dai partigiani presso la torta di Bordignano. L’11 luglio, arrivo a Brento di Giovannardi Aldo, nipote del Parroco. Partito dalle Filigare ed arrivato a S. Pellegrino, rimase spaventato nel vedere tutto chiuso e tutto deserto, senza neppure un’anima viva. Saputo finalmente (da Gori Dionisio) che lo zio la zia ed i due fratellini erano sfollati a Brento, si sentì rinascere quando li potè rivedere sani e salvi. L’11 forti colpi a S. Pellegrino; mitragliamento dei mietitori del Castagneto (fortunatamente senza feriti) case svaligiate al Mulinello. L’11 le vedette di Brento, appostate sopra Ca del Monte, videro salire verso la Vigna, soldati tedeschi. Passata la voce fu tutto un fuggire spaventoso per le macchie e nelle tane. Poco dopo venne un gran temporale e poi …quiete dopo la tempesta… Il 12 il Parroco di San Pellegrino, insieme al sig. Pievano di Camaggiore D. Giuseppe Ranieri, andarono all’Oratorio del Marzocco per celebrare la S. Messa per il fu D. Galeotti Domenico, ma trovarono tutte le case vuote. I loro abitanti erano sfollati alla Palazzina ed a Pegolare. Richiamati dal suono delle campanine della loro chiesina scesero a valle, ascoltarono devotamente la Santa Messa e ricevettero piamente i SS. Sacramenti in suffragio del loro zio, fratello, spirato da pochi giorni a Palazzuolo di Romagna. (vedi 6 luglio). La mattina del 12, dopo l’Uffizio funebre al Marzocco, il Parroco di San Pellegrino partì in bicicletta per Castel del Rio per visitare gli ostaggi, ma poi, guastatagli la bicicletta dovette tornare indietro. Il 12 chiusura della strada imolese da Firenzuola a Castel del Rio e sospensione del pasaggio dei tedeschi e repubblichini per paura dei partigiani.

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Il 12 tornò da Castel del Rio l’ostaggio Biagi Federico, il quale portò buone notizie degli altri ostaggi. Il 13 il parroco scese a S. Pellegrino e andò a Firenzuola a perorare, preso le autorità, la causa degli ostaggi ed ottenerne la liberazione, ma inutilmente. Visitò il sig. Proposto (don Puliti), il Seminario, desinò con don Vignini, l’Ospedale. Il 13 mitragliamento dei mietitori, verso ca di Balduccio. Tre croci , ma senza danni. Il 14 verso le 10, grande bombardamento aereo e contr’aereo sul nostro cielo; verso le 14 colpi presso coniale e dalle 19 alle 20 colpi presso S. Pellegrino e Ferniano. Grande spavento. Il 15 passaggio di ostaggi del Mugello, scappati dai campi di concentramento dei tedeschi. La sera passarono da Brento 32 partigiani provenienti dalla Bastia a diretti verso Brenzone e verso il Sasso di S.Zanobi. Il 16 il Parroco scese a S. Pellegrino ad assistere Ricci Giuseppe rimasto ferito da una pallottola tedesca mentre legava il grano presso Ca di Balduccio. Portato all’ospedale di Firenzuola, da Cesarone , guarì dopo pochi giorni. Altri dei mietitori furono salvi per miracolo. Il 16 fu incendiata la casa di Enrico Vivoli, alla Rimessa. La sera, verso 20 ½, razzi e mitragliamento verso Rapezzo. Nella nottata, furti di vino ed altro nel ghetto di San Pellegrino. Il 17, lotta tra tedeschi, repubblichini e partigiani presso Casetta di Tiara; 7 case bruciate, compresa la Canonica; Chiesa derubata di vari oggetti (libri, candele,…) I Pospidi asportati colle Particole consacrate ( consegnate poi da un repubblichino all’Arciprete di Castel del Rio) 4 persone fucilate barbaramente al Molinuccio della Casetta di Tiara. Il 17 mitragliamento lungo la via imolese e bombardamenti aerei lontani. Il 18, il Parroco di San Pellegrino scese a S. Pellegrino e poi salì alla Casetta a confortare i sinistrati, a suffragare i fucilati e ad invitare il Parroco D. Cinelli a rifugiarsi a Brento, ritenuto più 39


sicuro, ma Egli preferì rimanere col suo popolo, disperso e rifugiato nelle selve e nelle tane, e condividendone le pene e le ansie, soccorrendo e confortando tutti da buon padre e Pastore. Il 20, nel pomeriggio, si udirono i primi rombi di cannonate. Il 21, rombi di cannone tutto il giorno. Il 22, notizie del fallito complotto dinamitardo, ordito contro Hitler da ufficiali tedeschi per impadronirsi loro del potere. Il 23, passaggio di carri armati tedeschi da S. Pellegrino. Partigiani al Marzocco e a Coniale. Il 23, notizie dell’arresto del Parroco di Bruscoli, D. Elio Ballini, portato nelle carceri di Bologna. Il 24, arrivo a Brento dei nipoti del Parroco, Giovanni ed Aldo venuti a piedi da Le Filigare, passando da Peglio e dal Vignale . Rastrellamento a Bordignano, Monti e a Tirli. Sciopero delle donne a Firenzuola, per avere il pane. Il 25, grande illuminazione notturna (con bengala) verso mezzanotte; lancio e scoppio di una bomba presso il Molinello. D. Giorgio Carli derubato dai partigiani in Brenzone. Il 26, rombo di cannone, mitragliamenti e feriti lungo la strada nazionale della Futa; illuminazione notturna. Caduta di un aeroplano inglese, presso Riccianico di Firenzuola (4 morti). Il 27, rombo del cannone, di giorno e di notte. Lancio di una bomba aerea presso Molinello. Mitragliamento aereo presso Riccianico (vari tedeschi morti). Il 28,(Faustina colpita da grossa emorragia. 3 svenimenti), passaggio di aeroplani e rombi di cannone tutta la notte, anche nei giorni seguenti e più ancora nella notte. Il 30, mitragliamenti diurni e notturni contro automezzi. Il 31, case di Firenzuola svaligiate dai tedeschi. AGOSTO Il 1° , mitragliamento aereo vicino e caduta di schegge delle contraeree. 40


Il 2, proclamazione dello stato d’emergenza a Firenze, da parte del Comando militare tedesco. Il 3, distruzione dei ponti di Firenze, mediante la dinamite. Risparmiato solo il Ponte Vecchio. Il 4, tutte le barche dell’arno fatte saltare in aria dai tedeschi. Firenze completamente deserta. Liberazione di Firenze d’oltr’Arno, per opera dei partigiani e degli alleati. Il 4, festa a Brento in onore di S. Domenico, titolare di S. Pellegrino. SS. Funzioni anche al Marzocco. Proteste dei Vescovi contro gli omicidi, stragi e deportazioni. Implorazione di pietà e generosità per i sinistrati e sfollati. Raccomandazione di preghiere, istruzione religiosa, frequenza dei SS. Sacramenti e moralità cristiana. Il 5, rombi ci cannone sempre più forti e più vicini. Preparazione di rifugi presso la chiesa di Brento. Il 6 furono inviate al Parroco, dal commissario dei partigiani della Bastia, £ 5.000 più cibi e biancheria, da consegnarsi alle famiglia del fu Antonio Calamini, fucilato dai tedeschi il 6 luglio. Il 7, Firenzuola invasa dai tedeschi in arrivo ed in partenza, con lo sgombero. L’8, sibilo di bombe, provenienti dalla zona di Firenzuola, scoppi vicini di bombe tedesche; lotta aerea e contraerea; grande spavento e fuga nei rifugi. Il 9, di notte, passaggio di aeroplani e carri armati. Il 10, grande battaglia sulla Bastia. L’11, liberazione di Firenze; carri armati alle Tre Croci e a S. Pellegrino; spari di mitraglia verso la vallata del Marzocco (gran paura e batticuore). Stelle cadenti. Il 12, arrivo a Brento del tenente italiano Pieri Piero, di Bologna, venuto da Gragnano di Campeggio, per sfuggire ai tedeschi, che lo cercavano a morte. Il 13,verso le 7, arrivarono improvvisamente a Brento una ventina di tedeschi, provenienti da Firenzuola e dal seccatoio di 41


Cadimenafina. Spavento e fuga di giovani e vecchi nei rifugi; rastrellamenti di 5 baracche, soldi e generi alimentari a Pratalecchia, Brento e S. Pellegrino. Il 14 agosto, varcato l’Arno, su ponti di barche, dagli alleati, con a capo il generale Alexander. Il 15, colpi di cannone contro la Bastia. Scioglimento della Brigata di Partigiani, minacciati e spaventati dagli aerei e contraerei. Il 16, colpi di cannone contro Ca di Vestro. Firenze strenuamente difesa dai fascisti e da franchi-tiratori. Il 19, colpi contro la Bastia. Il 20, sospesa della festa grossa della Madonna a S. Pellegrino rimandata a tempi migliori. Il 21, il Parroco andò a Firenzuola e fu presente ad una adunata in Prepositura per ottenere viveri da Bologna. Passaggio di tanti aeroplani. Allarme a Firenzuola e corsa nei rifugi del paese. Il 22, passaggio di partigiani, provenienti dalla Bastia e diretti verso Bologna. Il 23, mitragliamento e bombe sullo stradone, presso Casetta e Covigliaio; colpi aerei e contraerei. Scorrimento di aeroplani di giorno e di notte. Grande illuminazione di bengala. Il 24, passaggio di aeroplani, bombe vicine cadute presso Borgo e Mulin di Pepe; colpito il ponte della Crocetta; 25 bombe cadute alla posta delle Filigare. Ritorno del gen. Bayon a S. Pellegrino per difendere la sua roba. Il 25, visita dei tedeschi a S. Pellegrino con due carri armati. Rottura di porte e vetri, rastrellamento di bestie. Aerei sopra S. Pellegrino. Il 26, tedeschi verso il Marzocco. Bombe presso Violla. Sospensione in Italia e Germania di attivitĂ artistiche e divertimenti vari. Il 26, sosta di camion e carri armati a S. Pellegrino. Rivisite alle case, rottura di vetri e porte; furti di roba. 42


Il 27 tedeschi verso il Marzocco. Il 28, il Parroco andò a celebrare la S. Messa a Pratalecchia per gli sfollati. Celebrò all’aperto in un prato coperto da castagni, e distribuì anche varie comunioni ai fedeli, numerosi (oltre 80) e devoti ( ed anche timorosi perché proprio in quel momento sorvolavano apparecchi). Il 28, soldati tedeschi entrarono in canonica di S. Pellegrino, passando per la finestra della camera del Parroco, frugarono da per tutto e portarono via quanto trovarono (1 rasoio, cera ,sapone e poco più). Il 29, svaligiata la casa del sig. Giusto Giacomo, a S. Pellegrino. Bombe sopra Casanova. Alle 23 ½ veduto un bellissimo bengala. Il 30, Uffizio alle Cadisotto, in casa del Baracani, presenti oltre 70 persone, presente anche il parroco di Casetta D. Cinelli uscito dalla tana di rifugio e subito ritornatovi per non essere scoperto dai tedeschi e repubblichini, che lo cercavano a morte. Bombe presso Molin di Pepe. SETTEMBRE Il 1°, colpi aerei e contraerei vicini e lontano. Mitragliamenti lungo lo stradone. Tanti bengala, dopo le 22. Il 3, tanti tedeschi a S. Pellegrino ed anche in canonica, dove mangiarono, dormirono e svaligiarono. Il 5 ed il 6, S. Uffizio alle Cadisotto colla partecipazione di tanti sfollati, che ricevettero anche i SS. Sacramenti. tedeschi in Canonica di S. Pellegrino, entrati dall’uscio della rimessa, da loro fracassato. Furto di un materasso, un secchio, piatti e bicchieri. Il 7, partenza dei tedeschi dalla plaga del Santerno ( a piedi, in camion, su carri e carri armati). Due tedeschi ubriachi spaventarono gli abitanti della Cannova del Ceppeto. Furti di pecore, vacche, generi alimentari e stoviglie.

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Partendo per Firenzuola e Bologna, i tedeschi lasciarono a S. Pellegrino, biciclette, una macchina da cucire e generi alimentari. L’8, giunti a Firenzuola tanti sfollati dal Mugello. Arrivo e partenza di altri tedeschi da S.Pellegrino. Una loro bestia, caduta nel Santerno, fu uccisa a colpi di rivoltella e ne fu data la carne alla popolazione. L’8, S.Messa a S.Pellegrino e SS. Funzioni al Marzocco e a Brento. (Dopo l’interruzione di un mese). Il 9, S.Messa a Pratalecchia, confessioni e comunione all’aperto. Colpi aerei e contraerei. Ritirata dei tedeschi dal Giogo. Spari della contr’aerea: schegge cadute a Brento. Due partigiani a veglia in canonica di Brento. Nella notte si udì questo forte grido: “Camerati!”, tutti si spaventarono, ma specialmente i partigiani, che temendo una visita tedesca, si nascosero nell’ossario della Chiesa e rimasero in Canonica fino al mattino, fortunatamente senza gravi conseguenze, perché si trattò di uno scherzo di amici, ma però molto brutto!! Il 10, severo ordine di sfollamento agli abitanti di Firenzuola e dintorni. Arrivo a Brento di famiglie di Firenzuola. Arrivo a Firenzuola di truppe tedesche in ritirata dal Giogo. Gran movimento tutta la notte: passaggio di aerei e di automezzi per lo stradone. L’11, mitragliamento e bombardamento di Baragazza (36 morti e tanti feriti). Gran passaggio d’aeroplani. Bombe sul giogo e nei dintorni di Firenzuola. Colpi vicino, diurni e notturni, del cannone alleato. Bombe di cannone arrivate fino a Firenzuola. Partenza da Firenzuola per Piancaldoli del sig. proposto, delle suore e dei malati (50). 44


S. Messa a Pratalecchia. Il 12, gran movimento d’aeroplani, tanti giri sul nostro cielo. Bombe e spezzoni verso Frena, Marzocco e Brento (Bestie ferite ed uccise nel bosco di Bandiccio). Tante bombe sopra Firenzuola, spianata tutta da otto bombardamenti consecutivi. Il Parroco sceso a S. Pellegrino ad assistere un ferito tedesco ed un moribondo di Frena (Ferri Mario, morì poco dopo confortato dai SS.Sacramenti). S. Messa alle Cadisotto. Il 13, gran passaggio di aeroplani e bombe sullo stradone. Arrivo delle grosse bombe alleate verso il Barco e Casanova. Partenza degli ultimi tedeschi da S.Pellegrino (dopo aver venduto a buon mercato suini, tabacco, biciclette e grano). Gran fracasso di cannoni ed aerei tutta la notte. Il 14, rombi, nuvole e lampi e passaggio d’aerei, di giorno e di notte: corse ai rifugi. Rossetti Adriano, ferito gravemente a una gamba, da una bomba caduta presso Rovigo (portato a Imola su di un carretto). Il 14, partigiani e giovani di Brento scesero a S.Pellegrino, di notte a prendere armi e munizioni, lasciate dai tedeschi. Altri partigiani, scesi da Rapezzo, salirono a Brento a prendere armi e munizioni rimaste presso Cadelmonte. Il 15, bombe di cannone cadute verso Cadisotto. Bengala sopra S.Pellegrino. Cannonate tutta la sera e la notte, verso Fonte Affamata. Il 16, passaggio d’aeroplani: lancio di trucioli argentei (forse in onore degli sposi di Cadelmonte Sercecchi Spezia e Giorgi Rino, usciti dalla chiesa di Brento, proprio in quel momento?). Caduta di bombe aeree vicino a Brento. Tremende cannonate verso Molin Scaro e Cadelmonte. Spavento generale e corsi tutti nei rifugi ( anche gli sposi, che uditi quei suoni e brindisi, così poco graditi, dovettero sospendere, con tutti gli invitati, il pranzo di nozze ed 45


intraprendere col boccone in bocca ed il cuore in gola, il loro viaggio nuziale al rifugio di Brento,dove ricevettero, anziché gli auguri, le condoglianze dei numerosi rifugiati e dove consumarono con loro una bella e saporita polenta dolce, preparata per tutti dalla sorella del parroco. Nel pomeriggio del 16, arrivo a Brento di altri sfollati da Montecchio, Fonte Affamata e Camporelle. Preparazione di altri sei rifugi, presso la chiesa di Brento. Una bomba caduta oltre Caselline di Coniale (un morto). Cannonate notturne, alleate e tedesche. Il 17 e 18, mitragliamenti aerei. Cannonate alleate cadute verso Moscheta. Rombi notturni di cannonate lontane e vicine, tedesche e alleate. Sfollati nei rifugi tutta la notte, insieme al Parroco benedicente e orante con loro. Il 18, bombe cadute verso Casetta di Tiara. Mitragliamenti diurni vicini e lontani . Passaggio di tedeschi da S. Pellegrino. Il 19, bombe di cannone verso S. Pellegrino e Brento. Serata tremenda: lampi e tuoni, cannonate vicinissime, tirate tutta la sera e la notte, dalle 20 ½ alle 7 ½, ogni 6 minuti. Nottata spaventosa trascorsa nei rifugi in preghiera. Il 20, altre cannonate e mitragliamenti a San Pellegrino, verso Marzocco e Valtellere. Tutto il giorno nei rifugi, anche Gesù Sacramentato. Arrivo a Brento di altri sfollati e allestimento di altri rifugi. Lotta tra alleati e tedeschi verso le Pianelle e il Marzocco e lungo la strada di S.Pellegrino. Ritirata dei tedeschi verso Brento e il Vignale Cannonate verso Brento. Il 21, da mezzanotte fino alle 7 cannonate alleate verso Brento: tante bombe cadute intorno alla Fontaccia ed a Ferniana. Tutti nel rifugio, anche Gesù, tutto il giorno e tutta la notte.

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San Pellegrino invaso dai tedeschi in ritirata: danni alle case, danni anche in canonica,messo tutto all’aria ( mobili, cassetti, libri tutti in disordine, sciupati, derubati in parte, bicicletta sparita). Canonica piena di pallottole, cariche e scariche, pareti interne ed esterne, tutte crivellate. Il 21, verso le 13, arrivo degli Americani a S. Pellegrino, provenienti da Frena e dalle Pianelle. Furono bene accolti dal Ten. Gen. Medico Eduardo Bayon e da pochi popolani che erano ritornati nelle loro case. Grande generosità degli arrivati: offerta di dolci e generi alimentari d’ogni genere e specie. Rastrellamento degli ultimi tedeschi, dei quali alcuni furono fatti prigionieri, altri furono ricoverati negli ospedali da campo, perché feriti, ed altri furono sepolti, perché caduti in combattimento. Il 22 arrivo degli Americani a Brento, accolti trionfalmente dai numerosi sfollati. Frugarono da per tutto e presero alloggio anche in Chiesa. La mattina del 22 il Parroco, con alcuni Brentani e sfollati, e con tre Lituani che si erano arresi, scese a S.Pellegrino per assistere feriti e moribondi tedeschi e alleati e per ossequiare gli Ufficiali Americani, alloggiati nella borgata di S.Pellegrino, in casa del gen. Bayon. Gentilmente invitato, prese parte ad un lauto banchetto offerto dal gen. Bayon alle Autorità Alleate. Sul più bello del pranzo, verso le 14, cominciarono a piovere bombe tedesche proprio intorno alla casa che ospitava gl’invitati. Grande spavento e corsa ai rifugi nelle cantine e stalle del Vignoli e del Visani, dove gl’invitati e tanti altri rimasero tutta la sera e tutta la notte (tremando e pregando) fino alle 9 del mattino seguente, in cui cessarono per un momento le cannonate tedesche, per continuare poco dopo ancor più accanitamente.

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Il Parroco, impedito dalle continue cannonate e dagli ordini severi degli Alleati di recarsi alla Chiesa, dovette rassegnarsi a rinunziare, per la prima e l’ultima volta, alla celebrazione della S. Messa. Verso sera, visto che le cannonate e i bombardamenti non cessavano, tentò con altri il ritorno a Brento, dove arrivò dopo superati miracolosamente tanti pericoli, fra una continua pioggia di bombe alleate e tedesche, e dove fu accolto con tanta festa dai famigliari e dagli altri sfollati, tutti allarmati per la sua sorte. Il 23 passaggio per Brento di Alleati con tanti muli con munizioni e generi alimentari. Passaggio per S.Pellegrino di tanti carri e carri armati alleati con truppe e bestiame. Passaggio di aeroplani di ricognizione. Lotta contro residui tedeschi presso il Cimitero e verso il Marzocco. Nella giornata del 23 e 24 arrivarono a Brento tanti sfollati firenzuolini provenienti dal Vignale e dal Rio, minacciati da cannonate tedesche. Il 24 festa solenne di ringraziamento a Brento, con l’intervento degli Alleati, in Chiesa alla S. Messa cantata e alle SS. Funzioni e in canonica al rinfresco. S.Pellegrino e il Marzocco, invasi dagli alleati, attendati nei campi, sistemati nelle case, in canonica ed anche nel Camposanto e perfino in Chiesa. Campi e prati e riva del fiume, riempiti di auto, officine, munizioni, cucine, radioriceventi e trasmittenti. Ospedale da campo impiantato nel campo del sig. Martini, e ambulatorio in casa del Sicurani. Il 25 il Parroco ritornò definitivamente a S.Pellegrino, dove trovò chiesa e Canonica invase e devastate ( vari oggetti rotti, furto di ceri, di una bicicletta e di un fonografo coi dischi e di altre cose). Offerta al parroco di vari generi alimentari per se e per i popolani e per gli sfollati. 48


Bombe tedesche cadute vicino. Il 25 il Parroco celebrò la S. M. a Brento per gli Americani (offerta di £.1000) Il 26 il Parroco accompagnò 2 feriti di Borgo (Conti) all’ambulatorio di S. Pellegrino. Il 26, partenza e arrivo di altri sfollati a S.Pellegrino. Il 26, il Parroco celebrò (per la 2° volta dopo il 9 luglio) la Santa Messa a S. Pellegrino, per i soldati Cattolici Americani, uno dei quali fece anche la S. Comunione. Dopo la S. Messa salì a Brento per distribuire agli sfollati generi alimentari offerti dagli alleati. Durante il viaggio fu atterrito da una scarica di fucilate alleate e di cannonate tedesche cadute vicino a lui. Si difese rifugiandosi in una fogna. In serata, partenza ed arrivo di altri soldati Americani. Il 27, arrivo dell’artiglieria alleata. Il 28, liberazione di Casteldelrio e di Castel dell’Alpe. Cannonate tedesche e alleate tutta la notte. Il 28 fu riportato il SS. Sacramento a S.Pellegrino e fu custodito nella sala della Canonica perché la chiesa era occupata dagli Alleati che vi mangiavano, bevevano , fumavano e dormivano. Il 29 fu celebrata la S. Messa con l’intervento di tanti soldati. Forti cannonate vicine, diurne e notturne: rottura di vetri in Chiesa e in casa e caduta di calcinacci. Piazzati vari cannoni lungo il viale del Cimitero. Il 30 e in seguito, gran movimento di autocarri d’ogni genere americani e inglesi. Pioggia, gran freddo e gran mota. OTTOBRE Il 1°, ripresa la celebrazione delle 2 SS. Messe festive e delle SS. Funzioni nella Chiesa di S. Pellegrino. Solenne festa di ringraziamento a Dio e alla Madonna per tanti doni ricevuti e per la liberazione da tanti pericoli.

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La 1° Messa fu cantata da tutto il popolo e fu fatta anche la S. Comunione Generale. A cui presero parte anche gli Alleati, che offrirono £.2000 per la Chiesa. Durante la 2a Messa, forti cannonate in partenza dal viale, gran tremito e rottura dei vetri e pioggia di calcinacci. La sera, alla SS. Funzioni, canto solenne del Te Deum e del Magnificat, e dopo, rinfresco ai soldati e civili, in lieta conversazione, in Canonica e fuori, fra il caldo di un bel sole e la polvere sollevata da un gran movimento di automezzi, carichi di armi e munizioni provenienti dai depositi di Cornacchiaia e Firenzuola e destinate al fronte imolese. Verso sera il Parroco visitava i feriti militari e civili, ricoverati nell’ospedale da campo. In questi giorni furono eletti a Sindaco del Comune dell’ex Firenzuola : il sig. Giuseppe Ceccherini e segretario il sig. Barzagli Enrico. Il 2, continuazione del passaggio di automezzi e di soldati Americani, inglesi, italiani ed anche negri. Accampamento degli Americani presso il Castagneto, presso la Chiesa ed alcuni anche in chiesa. Il 3, visita del Parroco ai feriti nell’ospedale da campo. Visita agli sfollati di Brento e distribuzione di formaggio a tutte le famiglie. Alloggio a soldati Americani in due camere. Bombe aeree tedesche, cadute presso Scheggianico: colpito in pieno un autocarro Americano. Il 4, sepoltura d’un soldato tedesco, caduto il 21 settembre, sulla via di Brento, presso la Croce. Visita al parroco da parte di Ufficiali Italiani. Il 5. S. Messa pro soldati Americani ( con l’offerta collettiva di £ 1.670) Veglia in Canonica con soldati alleati: rinfreschi, suoni e canti religiosi e vari.

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Il 6, visita e interessanti conversazioni con soldati alleati, sempre più numerosi. Il 7 e l’8, visita al Parroco da parte del Cappellano Militare Capo (colonnello) e di altri soldati, rimasti anche a veglia. L’8, S. Messa per gli Alleati, una quarantina dei quali fecero anche la S. comunione, e la sera, ed anche la sera seguente, vegliarono in Canonica fra suoni e canti religiosi, accompagnati all’armonio da un celebre suonatore di teatro americano. Il 10 visita del Parroco all’ex Firenzuola. Desolante spettacolo del paese completamente rovinato. Mesto incontro col sig. Proposto D. Puliti, e con le suore dell’Ospedale. La sera del 10 ( ed anche le seguenti), gran veglia in Canonica con 14 Americani: lieta e onesta conversazione, spuntino con ballotte, bruciate e liquori, e poi suoni e canti d’ogni genere, con accompagnamento d’armonio, organino, chitarra e fischio. Il 13, partenza ed arrivo di altri soldati Americani. Passaggio di soldati inglesi negri e canadesi. Passaggio di carri armati piccoli e grossi. Il 14, partenza degli ultimi Americani e arrivo dei soldati inglesi, accampatisi nei dintorni ed alloggiati nelle varie case, ed anche in Canonica e nel Cimitero. Il 16 e 17 visita al Parroco da parte di sfollati e di ufficiali Inglesi, trattenutisi in cordiale conversazione. Il 19 visita del parroco a Cornacchiaia per ossequiare il nuovo sindaco, sig. Giuseppe Ceccherini, e per prenotare alla Cooperativa comunale i generi alimentari per i suoi popolani. Passaggio del fiume di Cornacchiaia in auto americana, a causa della rottura del ponte, minato dai tedeschi. Sistemazione di un campo di aviazione presso Pereta, con una ventina di Cicogne americane, sempre in arrivo ed in partenza per ricognizioni aeree sui vari fronti.

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Il 20, visita al Parroco da parte di D. Leone Crocetti, Proposto di Castelfiorentino, venuto in auto con un Cappellano militare Americano. Il 21 visita di Soldati Americani venuti dal Parroco in cerca di operai da mandare a lavorare alle cave di Borgo, presso Firenzuola. Il 22, distribuzione di 17 kg di sale (acquistato dal Parroco alla Cooperativa di Cornacchiaia) ai popolani che ne erano privi. Il 23, partenza del Parroco per Filigare, in visita ai suoi famigliari. (Passaggio di Brento, Camporelle, Belvedere,Peglio, Col di Canda e Cavrenno). Trovato la casa del fratello Alfonso rovinata dalle bombe aeree alleate. Veduti tanti riflettori su tutto il cielo bolognese e lampi sul cielo imolese. Il 24, ritorno del Parroco a S. Pellegrino, passando dal Peglio, S.Pierino, dove visitò il vecchio Parroco D. Conti. Il 25, visita al Parroco da parte di sfollati, confratelli e soldati inglesi. Il 26 e 27, veglia in Canonica con 10 soldati inglesi in conversazioni e canti di un celebre tenore; consumata lietamente una gran polenta, tanto gradita. Il 28, visita di un Cappellano militare Inglese rimasto per diversi giorni in Canonica per l’assistenza religiosa ai pochi soldati cattolici, accampati in parrocchia. Il 29, ripreso il regolare insegnamento della Dottrina Cristiana, nella Chiesa e in Canonica di S. Pellegrino ai fanciulli delle 6 classi, dopo ben 4 mesi di sospensione, causa lo sfollamento. Il 30, ed anche in seguito, veglia in canonica con soldati inglesi e col loro Cappellano militare. Il 31. esequie e sepoltura nel cimitero di S. Pellegrino di 4 soldati Italiani, caduti in battaglia sul fronte imolese. Ecco i loro dati:

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1° Genocchi Enrico, di Gaetano (colonnello) e di Ada neri, nato a Parma il 27 Apr. 1920, tenente della 14° Italian Tank Transport boy, morto a 24 anni ( colpito in pieno da una bomba tedesca) in combattimento a Graviolo presso Sassoleone, il 29 ottobre 1944. ( fu poi esumato dai famigliari il 16 ottobre 1945 per essere sepolto a Parma). 2° Macchi Paolo di Giovanni e di Luigia …, nato a Fagnano Olona, in provincia di Varese, il 7 marzo 1910, coniugato a Cadorni Eufemia. Caporal Magg. Italian tank Transport boy 3° reparto salmeria “Aosta”, caduto con frattura completa della gamba sinistra il 28 ottobre, a 34 anni, sul fronte romagnolo, in località S. Apollinare, in provincia di Bologna. 3° Serra Romeo, di fu Leopoldo e di Berti Adele, nato a Cesena, in provincia di Forlì, nel 1913, Guida dell’Italian Tank Trasport boy, caduto il 28 ottobre, colpito da una bomba tedesca, a Capriolo, presso Sassoleone. Fu esumato dai famigliari il 14 maggio 1946 e trasportato a xyxyxy. 4° Soldato ignoto dell’Italian Tank Trasport boy, caduto sul fronte di Gesso, presso Sassoleone. NOVEMBRE Il 1°, S.Messa cantata in onore di tutti i Santi e accompagnato all’armonio da un cappellano militare Inglese. Seconda Messa celebrata dal cappellano militare inglese con un bel Vangelo in Italiano. Dopo la 2° Messa, solenne esequie dei 4 caduti italiani, colla partecipazione di tanti parrocchiani e soldati e ufficiali Alleati e Italiani. Ripreso il suono dell’ora di notte, sospeso dal luglio scorso, causa lo sfollamento del Parroco a Brento. Ricevute le prime notizie dei nostri soldati Menichelli Lino e Sabatini Guido, fatti prigionieri in Algeria. Il 2, celebrazione di sei SS.Messe, di cui 3 dal Parroco e 3 dal Cappellano Militare Inglese. 53


Il 4, soldati inglesi misero la luce elettrica in Canonica, mediante accumulatore. Il 4, arrivo in congedo del nostro compaesano Ubaspani Generoso. Colpi vicini, aerei ed antiaerei. Veduta di fiamme, gran paura. Bombe sul Peglio: morte di una giovane e di 2 bestie. Il 6, S.Messa per soldati italiani i quali ricevettero anche i Santi Sacramenti, e dopo furono trattenuti a colazione dal Parroco. Il 7, passaggio del generale Alexander, diretto al fronte imolese. L’8, esumazione del Tenente Genocchi , alla presenza dei genitori dolenti. Fu incassato e di nuovo sepolto. Il 10, prima neve e primi freddi, tanto temuti dagli Inglesi tanto freddolosi, i quali per scaldarsi bene, tagliarono ( a un metro da terra) alberi, macchie, frutti ed anche tutte le viti dei campi. Il 29, conferenza al comune di Cornacchiaia per ottenere la ricostruzione di Firenzuola. DICEMBRE Il 3, leggere scosse di terremoto. Il 4, forti e continue cannonate serali e notturne. Il 12, cena offerta dagli Inglesi al Parroco ed ai suoi famigliari. Il 24, alle 16, canto solenne dei primi Vespri e della prima Messa Natalizia e Santa Comunione Generale ai digiuni da 4 ore. Il 25, alle SS. Messe ed alle SS. Funzioni, intervento anche di tanti soldati Inglesi, Cattolici ed anche Protestanti. Il Papa celebrò la S.Messa a mezzanotte in S. Pietro, alla presenza di oltre 50.000 persone di tutte le lingue. Doni del Papa agli sfollati e Detenuti di Roma. Movimento di aerei e contraerei. La sera, veglia dei soldati Inglesi in varie case ed anche in Canonica: canti, bevute e sbornie.

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Due soldati ubriachi, di notte, osarono entrare anche nelle camere, con grande spavento dei dormienti, che svegliatisi, ricacciarono fuori, gli sgraditi ospiti notturni. Il 26, gran cena in Canonica, preparata dai soldati Inglesi ivi alloggiati: canti e bevute moderate. Alcuni ubriachi, messi alla porta tentarono di rientrare con forti pedate all’uscio. Il 31, soldati Inglesi ubriacati, a mezzanotte entrarono in Canonica e suonarono le campane con grande sorpresa dei parrocchiani. 1945 Con decorrenza dal 1 genn.45 il Card. Elia Dalla Costa ha decretato l’elevaz. Delle SS.Messe …nali da £.10 a £.25 ciascuna. GENNAIO Il 1, S.Messa solenne e S. Comunione Generale. La sera, veglia dei soliti soldati, bevute e cantate… Il 2, arrivo di soldati dal fronte imolese: rimasti a veglia e poi ripartiti per un po’ di riposo. Il 4, passaggio di tanti autocarri con Alpini Italiani e muli. Il 9, funzioni riparatrici indette dal Cardinale Arcivescovo “per la spensieratezza di donne e giovinette che hanno dimenticato tutto: non solo la guerra…, ma anche di avere una fede, una famiglia e una Patria”. Il 12, visita d’un tenente Cappellano militare italiano: offerta in suffragio dei “caduti Italiani sepolti nel nostro cimitero”. Il 14, inizio di un Triduo di preghiere in onore di S. Antonio per il pronto ritorno dei nostri soldati e deportati. Il 21, verso le 19, passaggio di un aeroplano (fantasma) tedesco: gran rumore e spavento. Il 24, solenne celebrazione delle nozze d’argento dei coniugi Angeli Pietro e Rossetti Dina, raccolti intorno all’Altare coi loro 6 figli ed altri parenti. 55


FEBBRAIO Dall’8 all’11 il Parroco andò a “predicare” le Quarant’ore alla Pieve di Camaggiore, alle quali intervennero anche soldati Italiani e Inglesi. Il 14, partenza dei soldati inglesi dalla Canonica, dopo mesi di permanenza. Il 15, visita del Parroco a Cornacchiaia per presentare in Comune domande per sussidi per sinistramenti e per ritirare indumenti americani per i poveri della Parrocchia. Il 16, arrivo di altri soldati accampatisi attorno alla Chiesa e alla Canonica. Il 22, visita del Parroco al Marzocco, con l’ingegnere Lazzari Elio per studiare la possibilità di produzione di energia elettrica per la frazione di San Pellegrino: fu riscontrata una quantità d’acqua di oltre 50 litri al minuto, una cascata di venti metri, ed una potenza di 20 cavalli. Il 22, visita al Parroco da parte di un Cappellano militare Irlandese. Il 24, dichiarazione di guerra alla Germania ed al Giappone da parte dell’Egitto. Il 25, inizio della lettura in Chiesa della lettera Pastorale del Card. Arcivescovo, intitolata: “Ricostruzione”. Il 28, passaggio di paracadutisti italiani. MARZO Dall’8 al’11, triduo Eucaristico predicato da D. Desiderio Sozzi. Il 17, il parrocchiano Galeotti Vito riceve il suddiaconto. Dal 15 al 18 il parroco andò a predicare le quarant’ore nella Cappella dell’ex ospedale di Firenzuola: concorso di fedeli e soldati. Il 25, Domenica delle Palme, in mancanza di olivo, furono benedetti rami di bossolo.

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Alle SS. Messe ed alle SS. Funzioni presero parte anche tanti soldati. APRILE Il 1, solennità della S. Pasqua: intervento anche dei soldati alle SS. Messe ed alla S. Comunione. Offerta dell’uovo benedetto, da loro tanto gradita. Il 3, inizio delle punture ai civili, contro il tifo, fatte al braccio, dal Generale Bayon. Il 4, passaggio di tanti automezzi diretti al fronte imolese. Il 5, passaggio di tanti aerei alleati e di automezzi e carri armati italiani. Il 9, inizio della scuola elementare a Rapezzo. Il 9, un auto inglese con tre soldati a bordo precipitata nel Santerno presso il vecchio Cimitero. I tre feriti gravi soccorsi dal Parroco e trasportati con la Misericordia Militare all’ospedale inglese di Coniale. Il 10, visita al Parroco di un maresciallo della polizia Inglese, per chiedere informazioni. Il 13 e 14, gran passaggio di autocarri. Il 14, alle 16, occupazione e liberazione di Imola. Partenza dei 44 soldati Inglesi della Canonica e casa Colonica: offerta di petrolio e piccioni. Il 18, verso le 10, passaggio in Gip Americana del Principino Luogotenente Generale Umberto di Savoia, diretto verso Imola. Al ritorno, verso le 18, preceduto da auto Americane, da staffette e motociclette con sirene, si fermò a Firenzuola, dove fu ossequiato dal sig. Proposto, dalle suore, dal Parroco di San Pellegrino e da alcuni paesani ai quali espresse le sue condoglianze per tante rovine e promise il suo intervento per opere di soccorso. Il 20, passaggio di soldati italiani con cavalli, muli e ciuchi, provenienti dal fronte imolese.

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Il 21, partenza dei paracadutisti italiani, da San Pellegrino verso Imola. La sera del 21, arrivo da Imola della nostra popolana Brunetti Bruna di Luigi, già deportata dai tedeschi l’8 luglio 1944. Gran festa nel popolo per il suo ritorno. Il 25, ritorno di D. Giuseppe Vignini da Imola. Era assente dal suo Seminario di Firenzuola dal settembre del 1944. Il suo ritorno è stato salutato con gioia non solo a S.Pellegrino, ma anche a Firenzuola dal sig. Proposto D. Puliti, da D.Giorgio, dalle suore e dai popolani. Il 28 Aprile, Mussolini, giustiziato dopo essere stato fatto prigioniero a Dongo dai partigiani del colonnello Valerio. Il 30, inizio della scuola elementare al Poggiolino, dopo tanti mesi di sospensione. Insegnante: Galeotti Ida di Rappezzo. MAGGIO Pubblicazione di una importante Enciclica del S.Pontefice, implorante preghiere per la pace. Hitler suicidato in un sotterraneo autoblindato di Berlino. Il 2, alle 14 armistizio in Italia. Cessazione di tutte le ostilità in cielo, terra e mare. Le forze tedesche, deposte le armi da guerra, si sono arrese completamente ed incondizionatamente agli Alleati. Il 5, alle 8, armistizio in Germania ed in altre Nazioni, fuorché in Norvegia ed in Cecoslovacchia. L’8, annuncio della pace europea, (firmata il 7); indicibile gioia, scampanio, fuochi, razzi, colpi e canti. Solenne Funzione di Ringraziamento. Alla Pieve e a Ponteroncone, a sentire alla radio il riassunto dei discorsi di Truman e di Re Giorgio. Ritorno di Gasperini Mario di Brento dal campo di concentramento di Mathausen in Austria, dove fu deportato dopo il suo arresto, avvenuto in Firenzuola il 29 maggio 1944, da parte dei tedeschi rastrellatori.

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Il 10, festa dell’ Ascensione e festa di ringraziamento per la pace europea. Il 13 arrivo del nostro popolano Mantelli Lino dal Montenegro. Ferito ad una gamba. Il 17, S.Messa cantata in suffragio di 4 paracadutisti Italiani, accampati a S. Pellegrino e pericolati il 13 maggio presso Scarperia: avevano ricevuto i SS. Sacramenti a S. Pellegrino il giorno di Pasqua. Il 20, festa della Madonna a Brento: pellegrinaggio dei fedeli di S. Pellegrino in ringraziamento della pace. Il 27, festa della Madonna al Marzocco: 2° pellegrinaggio di riconoscenza per la pace. Il 29, pellegrinaggio di una quarantina di parrocchiani a Boccadirio, a piedi, sempre in ringraziamento alla Vergine SS. Per l’ottenuta pace. Ritorno di Giorgi Bruno da Castel Bolognese San Pietro e da Forlì, dove fu deportato dai tedeschi, l’8 luglio 1944. Il 31,festa del Corpus Domini, pellegrinaggio popolare alla Pieve di Camaggiore, per partecipare alla giornata Eucaristica Vicariale ed alla solenne Processione di ringraziamento e di propiziazione. Dopo le SS. Funzioni, ascoltate sul piazzale della Chiesa, due conferenze politiche sulla Democrazia Cristiana tenute dal ferroviere Gastone Cini e dall’operaia Nera Dragoni. GIUGNO Il 3, inaugurazione a Coniale di una Cooperativa di consumo interparrocchiale e apolitica. Il 5, riparazione del viale del Cimitero, danneggiato dagli autocarri alleati. Il 14, denunzia al Governo dei danni di guerra subiti dai terreni,case, piante e bestiame. Il 18, solenne Funerale, con S. Messa cantata n 3°, nella piazza di Firenzuola in suffragio di tutte le vittime della guerra del

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Comune. Discorso del Cardinale alla numerosa popolazione, accorsa anche da altri popoli, essendo anche giorno di fiera. Invitò alla preghiera per tutti i morti, e alla rassegnazione e speranza tutti i vivi, in attesa di tempi migliori che sarebbero presto sorti su tante rovine, per il sacrificio di tante vittime innocenti. Dopo l’esequie solenne, fatta dal Cardinale stesso intorno al tumulo eretto in piazza, ci fu in una stanza dell’ex ospedale un’adunanza per tutto il clero del Comune, stretto intorno all’amato Pastore, che disse a tutti parole di conforto e che dette a tutti sagge Direttive Pastorali. Il 20 luglio, preghiere in tutta l’Arcidiocesi in occasione del 50° Anniversario dell’ordinazione Sacerdotale del nostro Amatissimo Cardinale Arcivescovo: che il Signore ce lo conservi per tanto tempo! In questo mese di giugno, in adesione all’Appello del S. Pontefice, furono fatte speciali preghiere per una pace vera, giusta e duratura. LUGLIO Il 12, arrivarono dalla Germania (ove furono deportati l’8 luglio del 1944) i popolani Sartoni Felice e Giovanni, suo figlio. Gran festa in loro onore. Il 15 l’Italia dichiarò guerra al Giappone, a fianco delle Nazioni Unite.

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APPENDICE Partigiani e collaboratori della 36° Brigata Garibaldi A. Bianconcini, nati a Firenzuola (Trascritti nell’ordine come dall’elenco Ufficiale Ministeriale).

Caduti : Ferretti Mario (27.02.1907 – 19.04.1944) Giorgi Angelo (10.12.1923 – 09.05.1944) Montefiori Primo (24.06.1907 – 01.01.1944) Feriti: Bassi Adriano n. 05.10.1925 Baldini Rina 13.04.1928 Cantoni Augusto 02.12.1919 Cantoni Giorgio 18.02.1927 Giorgi Umberto 10.10.1922 Lelli Aldo 22.09.1909 Alessandrini Modesto Bertaccini Zeno Betti Vittorio Buoni Domenico Barzagli Gino Bertaccini Eugenia Barzagli Francesco Barzagli Attilio Baldi Oliviero Baracani Dionisio Barzagli Carlo Barzagli Ugo Bertaccini Albertina Brighi Enrico Ballerini Amerigo Bellini Tiberio Bianconcini Francesco

16.06.1914 04.04.1919 20.11.1922 04.12.1904 17.10.1906 24.01.1986 14.12.1911 07.10.1924 06.02.1920 25.02.1899 25.02.1877 11.12.1913 15.05.1908 20.03.1901 13.06.1883 19.10.1921 16.04.1880 61


Campidori Cesare Campidori Giovanni Campidori Ugo Galeotti Angiolo Galeotti Giulio Capitani Diomira Casini Romano Casini Valdemaro Capirossi Alberto Dall’omo Ivo Domenicali Guido Ferri Vittorio Ferri Teodoro Ferretti Caterina Ferri Cesare Gagliani Lidio Galeotti Emilio Giacometti Gerardo Galeotti Giuseppe Giorgi Gasparo Giorgi Giuseppe Giovannini Clelia Giovannini Giovanni Giovannini Giuseppe Giovannini Garibaldo Giovannini Andrea Galeotti Luigi Gini Giulio Giovannini Giuliana Golfi Leopoldo Galeotti Giacomo Gini Gaspare Lazzerini Adelia Lazzerini Venusto 62

22.11.1919 14.10.1885 04.10.1912 28.12.1xxx 15.11.1912 05.04.1881 06.04.1925 03.11.1924 20.08.1927 11.09.1923 13.03.1908 06.02.1909 23.02.1913 01.05.1904 20.12.1896 01.01.1912 01.02.1912 10.03.1924 20.12.1913 03.02.1908 19.03.1906 11.08.1925 06.08.1998 17.01.1927 22.02.1911 30.11.1890 10.01.1929 14.09.1899 02.11.1927 10.09.1905 12.02.1917 05.03.1894 28.06.1928 09.12.1924


Zanzarini (Lazzerini?) Primo Morara Primo Morara Teodoro Mugellesi Renato Milani Celestina Montefiori Francesco Marchionni Sergio Milani Amerigo Milani Leone Milani Sesto Macchiavelli Giulio Masi Giuseppina Malagigi Remo Mostrucci Nello Noferini Francesco Noferini Giovanni Noferini Renato Noferini Adolfo Noferini Cesare Noferini Giovanna Noferini Aldo Orlandi Orlandi Pirazzoli Iole Ponti Lino Ponti Celso Pieri Francesco Prontini Esterina Pasquali Renato Pasquali Vittorio Poli Lorenzo Pollini Amerigo Pasquali Umberto Poli Natale Ricci Tiziano

17.10.1901 12.08.1921 24.12.1923 05.04.1924 18.02.1921 29.11.1890 15.08.1930 27.03.1908 06.09.1887 28.11.1879 15.10.1900 15.12.1891 11.08.1926 18.03.1910 10.04.1909 15.05.1920 13.12.1912 22.07.1879 17.12.1907 07.09.1925 03.10.1922 29.11.1912 03.12.1915 24.06.1920 24.12.1910 23.09.1897 10.05.1898 11.04.1920 16.02.1922 07.04.1906 23.02.1925 14.07.1919 23.12.1907 02.11.1922 63


Righini Alberto Rossi Giovanni Raspanti Giovanni Renzi Giovanni Ricci Nello Righini Angiolo Rontini Angiolo Ronchini Giulio Renzi Mario Renzi Arnaldo Righini Pia Rontini Felice Rossi Antonio Rontini Ottavio Rontini Primo Renzi Luigi Righini Sisto Rontini Paolo Renzi Pietro Scarafuggi Augusto Selli Emilio Sercecchi Fulvio Sabatini Leopoldo Sercecchi Aldo Scarpelli Renzo Spoglianti Cesare Suzzi Gaspare Suzzi Luigi Salvini Giuseppe Spoglianti Fortunato Salvini Armida Santi Adriana Sozzi Rino Simonetti Silvana 64

29.06.1920 20.08.1919 19.09.1922 28.09.1908 29.10.1902 06.06.1906 08.06.1899 12.02.1906 14.06.1928 14.02.1895 06.06.1871 20.02.1909 04.10.1908 01.11.1926 19.01.1901 20.05.1893 07.08.1916 08.08.1908 28.01.1907 27.12.1925 15.05.1918 16.09.1915 15.08.1926 06.06.1913 01.01.1915 17.09.1910 13.11.1903 25.09.1901 19.03.1919 05.12.1997 24.09.1910 04.09.1929 14.04.1927 24.06.1922


Tagliaferri Giuseppe Tossani Uberto Tronconi Antonio Tagliaferri Alfredo Vettori Giuseppe Visani Giorgio Visani Giuseppe Visani Olindo Visani Umberto Vadalti Serafino Vannini Adolfo Vannini Augusto Vannini Florio Vignoli Guglielmo Vannini Ottavio Vannini Orsola Visani Raffaele Visani Serafino Vignoli Aldo Vignoli Egisto Vannini Flora Vannini Egidio Vannini Primo Zavagli Lino Zini Raffaele Zini Giovacchino

28.11.1906 26.08.1913 11.01.1899 28.05.1918 11.10.1924 06.07.1928 03.06.1921 08.12.1910 28.08.1907 23.03.1909 12.02.1896 06.12.1887 07.11.1924 20.02.1913 06.05.1920 02.11.1880 05.02.1913 10.05.1906 25.08.1925 18.07.1926 29.11.1921 08.09.1926 05.07.1905 05.06.1925 20.01.1911 14.04.1914

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BIBLIOGRAFIA: * LUCIANO BERGONZINI Quelli che non si arresero –Editori Riuniti 1956 * ETTORE CALDERONI Qualcuno per raccontare il fatto –Grafiche Galeati Imola 1976 * DON RODOLFO CINELLI Per non dimenticare Casetta di Tiara –Ed. il Filo 1994 * CLAUDIO CECCHI PAOLO LANDI ALVARO MASSEINI. Il Comunismo della resistenza Lotte sociali e guerra di liberazione in Mugello Edizioni la Pietra 1978 * NAZARIO GALASSI Partigiani nella linea Gotica –University Press Bologna 1998 * DOMENICO GALEOTTI La seconda guerra mondiale sull’appennino toscoemiliano Tipolito PIEFFEPI Casalecchio di Reno 2003. * VICO GARBESI Trentaseiesima “Bianconcini” Imola ,21,ottobre 1945 Galeati Imola * FERRUCCIO MONTEVECCHI La battaglia di Purocielo –Grafiche Galeati Imola 1980 * FERRUCCIO MONTEVECCHI La strada per Imola –Università Press Bologna 1991 * PIER CARLO TAGLIAFERRI Le amiche dell’uman dolore – Le suore di Madre Rossello nel centenario della loro presenza a Firenzuola (1903-2003) - A&G 2003 * G.CARLA ROMBY PIER CARLO TAGLIAFERRI Firenzuola tra cronaca e storia –Banca Credito Cooperativo Mugello 1994 * PIER CARLO TAGLIAFERRI Firenzuola e il suo territorio Lalli Editore 1998 * PIER CARLO TAGLIAFERRI Rapezzo A&G 2002 * Autori vari - Firenzuola Immagini – Biblioteca comunale di Firenzuola 1986 * GRAZIANO ZAPPI La Rossa Primavera –Libreria Beriozka BO Grafiche Galeati Imola 1985 * 1943 - 1945 La liberazione in Toscana - la storia la memoria. Giampiero Pagnini editore 1994 * IMOLA Medaglia d’oro, a cura del comune di Imola 1985 Le foto di don Anselmo ( e non solo quelle) sono di Pier Carlo Tagliaferri di San Pellegrino, parrocchiano ed amico del parroco; ed al cui stimolo ed incoraggiamento è dovuto questo modesto lavoro. Dicembre 2004

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Pubblicazione realizzata con il contributo della


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