Paolochelazzi vol 1

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Al lettore Un lungo cammino è stato quello sulle tracce di Paolo Chelazzi. Lungo e difficile perché impervio e tortuoso e nascosto dalla polvere del tempo. Poche le tracce iniziali. La prima, Eduardo Torroja che lo cita nella versione inglese del suo libro “Filosofia delle strutture”, tradotta dai Polivka, associandolo ai suspenarch, ed altre piccole annotazioni in testi di strutture. E’ da Perugia che ha inizio la storia di Paolo Chelazzi, immerso nel fervore futurista, appassionato di arte e musica, che apprende il mestiere da Sisto Mastrodicasa. Poi la Cina, nella grande Shanghai, con il progetto di una fabbrica di aeroplani e vent’anni di lavoro intenso e con alterni risultati economici. La guerra, il campo di concentramento giapponese e poi, dopo la resa, il trasferimento negli Stati Uniti. La sua vita continua tra New York e Perugia, in un incessante viaggio avanti ed indietro, cercando di realizzare il suo sogno degli archi sospesi, a contatto con i grandi progettisti del tempo. Della sua intensa attività di ricerca, che oltre ai suspenarch, ha interessato le coperture leggere, ne scrive un libro, ma muore prima di poterlo pubblicare. La monografia è composta da tre volumi: Vol. 1 Sulle tracce di Paolo Chelazzi In cui si racconta la vita Vol. 2 Approfondimenti In cui si riportano i documenti più significativi Vol.3 Appunti sparsi con figure In cui sono riportati alcune parti del libro


On the trail of Paul Chelazzi and the suspenarch To the reader A long way has been that on the trail of Paolo Chelazzi. Long and difficult because it is hard and tortuous and hidden from the dust of time. Few initial tracks. The first, Eduardo Torroja, cited in the English version of his book "Structural Philosophy", translated by the Polivka, associating it with the suspenarch, and other small notes in texts of structures. It is from Perugia which begins the story of Paolo Chelazzi, immersed in the futuristic fervor, passionate about art and music, who learns the craft from Sisto Mastrodicasa. Then China, in big Shanghai, with the design of an airplane factory and twenty years of intense work and with alternative economic results. The war, the Japanese concentration camp and then, after surrender, the transfer to the United States. His life continues between New York and Perugia, in an unceasing journey back and forth, trying to realize his dream of suspended arches, in contact with the great designers of the time. Of its intense research activity, which in addition to the suspenarch, has affected the lightweight covers, writes a book, but dies before it can be published. The monograph is composed of three volumes: Vol. 1 On the Tracks of Paolo Chelazzi In which life is told Vol. 2 Insights Where the most significant documents are reported Vol.3 Clipboard scattered with figures Here are some parts of the book


1904 - 1923 Dante Chelazzi, nato a Magione (PG) nel 1865, dopo alcuni anni passati a Foligno, si trasferisce a Perugia, dove svolge la sua attività di sellaio e sposa una giovane sarta, Irene Stella (1870-1943) originaria di Caserta.

Nell’aprile del 1897 nasce la loro prima figlia Lilia, ma vive pochi giorni. L’anno dopo nasce Elena, che diventerà maestra elementare, e quindi il 17 giugno del 1904, l’atteso figlio maschio Paolo, che non seguirà le orme del padre.


Probabilmente il giovane Paolo si diploma geometra a Perugia - come risulterebbe da un certificato d’anagrafe e dal foglio matricola - ed ha poi lavorato come assistente/collaboratore dell’ing. Sisto Mastrodicasa dal 1922 al 1928, per poi andare a Roma, come assistente all’ingegnere della ditta ENNIA, fino al 1930, anno in cui si trasferisce in Cina.


Rilevamento topografico eseguito da P. Chelazzi per il “Progetto di Massima dei lavori di sistemazione di Monterone da ridursi a parco cittadino di Perugia� dell’ing. Sisto Mastrodicasa. Sul retro della foto la scritta : a Paolo Chelazzi per ricordo della sua efficace collaborazione. 21 novembre 1922 Sisto Mastrodicasa


1924-1930 Foto del luglio 1924 Solaio Tipografia Barselli Perugia Ing. Sisto Mastrodicasa In piedi, con la sigaretta Paolo Chelazzi

Tra il 1924 ed il 1930, con l’entusiasmo giovanile, si occupa di problemi abitativi, di viabilità , urbanistica, intervenendo con articoli sulla stampa in cui presenta idee, progetti etc. nel clima della Grande Perugia.


Il giornale d’Italia 18/01/1925 Per la crisi edilizia e per la bellezza d’una piazza di Perugia Corriere d’Italia 05/03/1925 I monumenti di Perugia e il Tram Il giornale d’Italia 25/10/1925 La questione della viabilità a Perugia La tribuna 03/02/1926 Le case operaie e la sistemazione del “Bulagaio” Il giornale d’Italia 04/01/1930 Per la più grande Perugia. Il nuovo Piano Regolatore La sua formazione comprende anche la pittura e la musica. È amico del pittore perugino futurista Gerardo Dottori e di vari artisti (Alberto Marri, Menotti Saltamerenda, …) che facevano parte del gruppo futurista umbro.1 1

Nella biografia di Enrico Cagianelli, riportata dal Centro Cagianelli si legge: Data al 1912 la costituzione del gruppo futurista umbro, battezzato di lì a due anni dallo stesso Marinetti, formato dagli scrittori Alberto Presenzini-Mattoli, Polidoro Benveduti, Vincenzo Gamboni, Giannino Mariotti, Alberto Marri, dal musicista Menotti Saltamerenda (Salta), dallo scultore Enrico Cagianelli e dal pittore Gerardo Dottori, artisti che individuarono una sede privilegiata nel Caffè “Mezza Bestia” di Perugia.


Non è da escludere che abbia frequentato l’Accademia del Disegno2, dove insegnava Scienza delle costruzioni l’ing. Giuseppe Grossi, ingegnere capo dell’Ufficio tecnico del Comune di Perugia dal 1923 al 1954.

Il 25 novembre del 1928 muore suo padre, Dante.

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Ora Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci uno degli Istituti superiori di Istruzione Artistica più antichi d’Italia, fondata nella primavera del 1573, undici anni dopo la nascita della prima Accademia in Italia, quella di Firenze


Foglio Matricola N. 24641 Distretto Militare di Perugia Paolo Chelazzi è della leva del 1924, il 21.01.1924 viene ammesso alla ferma di tre mesi. Il 23.04.1924 risulta dispensato dal compiere la ferma ai sensi dell’art.6 del Regio Decreto 7 gennaio 1923 n.3 lett.f N. 2 circ. 199 g.m. 1924. Sul foglio compare poi, in data 12 ottobre 1930, l’annotazione: non si è

presentato alla chiamata perché all’estero. Dati e contrassegni personali: statura: m. 1,74 torace : m. 1,00 capelli: castani, lisci naso: aquilino mento: rotondo occhi: castani colorito: pallido Arte o professione: geometra Residenza: via Verzaro, 13 Perugia (NdR poi nel tempo il n.c. diventa il 41)



1930 Parte per Shanghai in Cina. Shanghai era un Bengodi per le nazioni che godevano dei privilegi dei “trattati ineguali”, tra i quali l’Italia. È un periodo che si apre nel 1842 con il primo dei trattati “ineguali”, quello di Nanchino, e si chiude con l'occupazione giapponese della città nel 1941. Con la perdita della prima guerra dell'oppio con il Regno unito, l'impero cinese dei Qing venne costretto a permettere agli stranieri di vivere e commerciare sul suo territorio. Vennero istituiti cinque porti franchi all'interno del territorio cinese e le cosiddette concessioni, quartieri in cui i cittadini di alcune “potenze straniere” godevano di diritti di extraterritorialità. Shanghai era uno di questi porti ed in pochi decenni aprirono banche e istituti finanziari stranieri e la città si trasformò nella Parigi d'Oriente, seconda solo a New York per grandezza e internazionalità. Nel novembre del 1928 anche l’Italia concluse un importante trattato preliminare di commercio e di amicizia inviando poi come ministro plenipotenziario il Conte Galeazzo Ciano, genero del duce, che rimase a Shanghai dal maggio del 1930 al luglio del


1933. Galeazzo Ciano, che con la moglie Edda Mussolini animarono la vita mondana della città e diedero importanza alle rappresentanze italiane ed ai territori gestiti in concessione, che videro ampliarsi le attività commerciali ed industriali. Nel 1932 fu attivato un nuovo collegamento tra l’Italia e Shanghai destinando a questa linea due moderni transatlantici: il Conte Biancamano ed il Conte Rosso. Questo clima e queste opportunità portarono nuove attività commerciali che comportarono anche l’invio di numerosi tecnici per supportare le attività industriali avviate ivi compresa la fornitura di aerei da costruire in Cina. Sull’onda di questo clima, tra i numerosi italiani che scelsero di fare fortuna a Shanghai c’era anche Paolo Chelazzi3.

Chelazzi compare a Shanghai tra la fine degli anni '30 e i primissimi anni '40: periodo decisamente sfortunato, quando Shanghai è in piena seconda guerra sino-giapponese (con Shanghai come uno degli epicentri dello scontro). In quegli anni, i grandi e innovativi cantieri che avevano fatto famosi una generazione di 3

In questo periodo si verificarono incidenti nella Manciuria meridionale che venne occupata dai giapponesi. Forse sua moglie ,Vera Tatur, fuggendo da dov’era nata incontrò Paolo Chelazzi a Tianjin, città sede della Concessione italiana


architetti attivi a Shanghai, Hudec e Paul Veysseyre in testa, e forse sulla cui scia Chelazzi stesso era stato attratto qui, sono ormai un ricordo. La concorrenza tra gli studi architettura per i pochi lavori rimasti è poi spietata. Ormai è chiaro che la stagione dorata di Shanghai è finita, e lavorare coi giapponesi significa essere parte del loro sistema. Prof. Stefano Piastra Dipartimento di Scienze dell'Educazione "Giovanni Maria Bertin" Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Giunto a Shanghai svolge attività privata come ingegnere-architetto e collabora ai corsi sul Cemento Armato presso la Aurora University nella concessione Francese di Shanghai. Ed è con i Francesi che lavora inizialmente a Shanghai, prima, nel 1931 per la Remond & Collet e l’anno dopo per Leonard & Veysseyre, degli architetti Alexandre Leonard e Paul Veysseyre, che eseguono costruzioni nello stile art decò. Lavora poi come ingegnere capo per la Mutual Investment Co alla costruzione di una sala da ballo per 1000 persone, con strutture di cemento armato con travi di luce 70’ (21 metri).


Collabora con alcune riviste di Shanghai con articoli tecnici.

Studio di Chelazzi per una scuola di aviazione militare Shanghai 1931


1933 Nel 1933 apre un proprio studio privato. Progetta un edificio di 7 piani per appartamenti, poi nel 1934 cinque villette residenziali ed un teatro per 1000 posti. A Tientsin lavora alla Casa d’Italia, dopo aver vinto il concorso, mentre il suo progetto vincitore dell’ospedale Inglese non viene realizzato. Probabilmente è in Cina che prende la laurea di Ingegnere ed architetto, infatti nel suo CV redatto nel 1960 scrive: 1. Ingegnere civile, come certificato in data 24704/1931 dal Console Generale per l’Italia a Shanghai, Cina. 2. Diploma di Ingegnere Strutturale, rilasciato dall’Institute of Structural Engineers, Great Britain, novembre 1933. 3. Registrato come Ingegnere-Architetto, con certificato n. 606 del 6/09/1934 dal Ministero dell’Industria, Governo Nazionale della Cina. Numerose le affiliazioni che ottiene in questo periodo: Royal Institution of Structural Engineer, Great Britain Engineering Society of China, Shanghai American Society of Civil Engineers (associato dal 1936) United Nations Roster of Potential Adviser


INSTITUTION OF STRUCTURAL ENGINEERS

Paul Caesar Chelazzi ha una presenza breve nell’ISE. É Associate Member nel 1933 e poi ricompare nei registri degli anni 1937-38. Il suo indirizzo risulta sempre: 1033 Avenue Joffre Tower Building Shanghai - China Grazie a Jane Jones ENGINEERING TIMELINES www.engineering-timelines.com

North China Daily News 14.01.1934

Mr.Paul C. Chelazzi locale architetto-ingegnere italiano, che è stato recentemente eletto Associated Member della Istitution of Structural Engineers – Londra Sul n. 1 Architettura Cronache e Storie (1955), scrive … ” ho progettato e costruito … gli hangar a

volte multiple della Scuola di aviazione … a Shanghai nel 1932, la Casa d’Italia a Tientsin per la quale vinsi un concorso nel 1934. l’Ospedale Municipale Inglese per la stessa città, oggetto di un concorso internazionale che ebbe luogo nel 1935.”


La S.I.N.A.W. L’Italia di Mussolini cerca di fornire aeroplani e tecnologia alla Cina di Chiang Kai-shek ed invia una delegazione guidata dal gen. Roberto Lordi (che verrà poi richiamato nel 1935 e finirà martire delle Fosse Ardeatine) e tra cui vi è anche il pilota collaudatore Mario de Bernardi. L’Iniziativa si concretizza nel “Consorzio Aeronautico per la Cina” ed alla costruzione di una fabbrica di aeroplani. La fabbrica prese il nome di S.I.N.A.W. (Sino-Italian-National-Aircraft-Works) (vedi approfondimenti). Il progetto generale è dell’ing. Paolo Chelazzi, che progetterà tutti gli edifici ad esclusione della palazzina per uffici, opera del Maggiore ing. Nicola Galante. In particolare Chelazzi progetta, dirige ed assiste nella contrattazione d’appalto, la costruzione di una fabbrica di aeroplani di 4,5 milioni di cu.ft. (127.500mc) composta da: 29 fabbricati produttivi, una centrale da 300 kw, una stazione per aria condizionata da 600 ton, una centrale per il riscaldamento da 20 milioni di b.t.u. (5.9 Mwt) infrastrutture telefoniche, rete di scarico ed approvvigionamento idrico, rete stradale e edifici di cantiere per gli operai.


Il 1 gennaio 1935 la SINAW inizia la produzione di aeroplani e durerà fino al 15 agosto del 1937 quando venne bombardata dai giapponesi e ridotta ad un cumulo di macerie.

1934 Il 1 maggio1934 sul South China Morning Post di Hong Kong, compare un trafiletto con la notizia che:

Paul Chelazzi, l’ingegnere e architetto è stato incaricato della costruzione della nuova Casa Italia Il 26 luglio sul North China Daily News di Shanghai:

Roma. Mr P.C. Chelazzi che ha vinto la competizione tra architetti italiani in Cina, ha progettato l’edificio in stile modernista. La


costruzione è sotto Mr. A. Massa che è il suo rappresentante a Tientsin... Il 5 novembre sul North China Daily News di Shanghai:

Mr. Paul C. Chelazzi, il locale architetto italiano, impegna gran parte del suo tempo a Tientsin in connessione con il fabbricato della Casa d’Italia, che gli è stato commissionato. Considerevoli progressi sono stati fatti e c’è da aspettarsi qualcosa di interessante.


La Casa d’Italia a Tientsin Chelazzi lavora nella Concessione italiana di Tientsin (Tianjin), dove progetta e realizza la Casa d'Italia.

Nel centro della concessione, vicino alla piccolo piazza, circondata da ville in stile italiano, c’era la Casa d’Italia progettata da Paul Chelazzi. La struttura a due piani con il tetto a terrazza era localizzata in un angolo ed attaccata a garages con campi da tennis sul retro. Gli edifici le cui esplicite pretese moderniste sono evidenziate dalle grandi superfici intonacate che nascondono le strutture lasciando solo alle finestre, porte e scale esterne di accennare alla disposizione interna. Le sue tre scalinate e le forme organiche erano marcatamente più fluide delle forme geometriche ed angolari dei maestri del razionalismo italiano, attraverso l’uso libero di intonaco bianco e sbalzi di calcestruzzo che richiamano le origini mediterranee4.

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Informazioni e disegni tratti da Modernism in China – vedi Fonti


La Casa d’Italia a Tientsin realizzata nel 1934 da Paolo Chelazzi in seguito a concorso, non solamente è una delle architetture istituzionali e rappresentative italiane, della prima metà degli anni Trenta, più avveniristiche come concezione spaziale e formale, nella quale logiche distributive e configurazione d’insieme funzionaliste assumono connotazioni espressioniste senza discontinuità compositive, ma è anche uno degli esempi di edilizia civile strutturalmente più sperimentali realizzati fino ad allora in Cina (nelle cui città europeizzate, come Shanghai, Chelazzi svolge un’intensa e apprezzata attività professionale sempre di alto livello tecnologico). Ettore Sessa La nuova immagine della città italiana nel ventennio fascista Flaccovio Editore Palermo 2014


Nel giugno compaiono, a distanza di una settimana, il 10 ed il 17, sul The China Press di Shanghai, l’annuncio nella rubrica degli affitti di vari appartamenti di Paul Chelazzi al 1033 Avenue Joffre, di due e quattro stanze dotato di tutti i confort. Sul North China Daily News di Shanghai, gli stessi annunci compaiono: 22-23-Ott. 1934 15-16-17 Nov. 1935 1-2-3-Dic. 1935 29 Feb. 1936 1-2 Mar.1936 4 Sett. 1936

Conosce Vera Tatur, una giovane donna russa, originaria della Manciuria. Tra i due nasce qualcosa di piĂš di una affettuosa amicizia.


1935 Sempre a Tientsin progetta il nuovo ospedale, probabilmente non costruito, di cui troviamo traccia in alcuni articoli dei giornali locali e su una rivista italiana. Sul North China Daily News di Shanghai, il 4 aprile compare questo articolo:

Il vincitore è Mr. Chelazzi c.E. a.m.i. Struct E. il cui progetto è stato selezionato tra almeno 50 concomitanti di varie parti della Cina. Il nuovo ospedale, di concezione moderna, incorpora le ultime conoscenze scientifiche nella costruzione di ospedali.


Rivista Stile Futurista,n. 11-12,1935. Il nuovo ospedale di Tientsin L’architetto italiano Paolo C. Chelazzi realizza il nuovo ospedale di Tientsin. Nel suo esposto in cui illustra tecnicamente il progetto ( di cui riproduciamo in alto la “facciata sud”, Chelazzi così esprime la sua azione sui valori della nuova architettura.

Nel mio paese il progresso dell'architettura moderna è stato fortemente ostacolato dalla tradizione artistica. Si è ritenuto che la grandezza del nostro famoso stile classico dovesse restare inviolabile contro l'infiltrazione di qualsiasi nuova forma di espressione di bellezza. Nel 1914 il giovane e talentuoso architetto Antonio Sant'Elia avuto il coraggio di presentare con il "Manifesto dell'architettura futurista", i principi di progetto che sono serviti alla nuova generazione di architetti nello sviluppo di una tendenza moderna. Naturalmente sul momento l'intero mondo artistico espresse una protesta contro questo sacrilegio E' stato anche suggerito che dovesse essere internato in un manicomio per permettergli di ritornare nei suoi sensi. Questi critici tuttavia, non hanno dovuto aspettare molto per essere liberi della presenza indesiderata di Sant'Elia che nel 1916, morì combattendo per il suo paese. E 'stato solo negli anni successivi che il mondo dell'architettura ha cominciato a rendersi conto che l'influenza dello studio di questo uomo insieme con il lavoro di altri architetti d'Europa e in America ha portato allo sviluppo di gran parte della tendenza architettonica di oggi. P.C. Chelazzi Testo in inglese, traduzione FG


The North China Herald Shanghai 12 giugno 1935 Costruzioni che proteggono dal clima Mr.Paul C. Chelazzi, l'architetto che ha vinto il concorso per il nuovo ospedale British Municipal Council a Tientsin, ha organizzato un incontro dell'Hongkong University Society di Shanghai giovedì notte al 4 Bankerks club5. Al meeting seguiva una cena a cui hanno partecipato 60 membri della società e gli ospiti invitati. Mr. T.O. Chang ha presieduto la serata. Il presidente della società Dr. Fu Paig-Shan non era presente trattenuto da motivi di lavoro a Nanking. Erano presenti membri della comunità italiana ed una rappresentanza del Consolato Generale d'Italia. La conferenza di Mr. Chelazzi ha avuto come oggetto: "Il progetto di ospedali nell'Architettura moderna". Dopo un escursus sulla storia degli ospedali Chelazzi illustra le idee che lo hanno guidato nel progetto. Progetto che, nell'opinione della commissione giudicatrice ha tenuto molto bene conto delle richieste: il progetto del nuovo edifici deve essere una semplice e chiara espressione del fabbricato composto in una maniera architettonica adatta.

"Quando ho iniziato a lavorare sull'ospedale BMC di Tiensin ho posto particolare attenzione alle condizioni climatiche della zona e questo ha avuto una notevole influenza sulla forma dell'edificio che ho proposto. La forma é stata pensata per avere ventilazione in estate è adeguata protezione in inverno e per ottenerlo ho proceduto con le mie ricerche, come segue: in accordo alle registrazioni disponibili per Tiensin degli untimi trent'anni i venti frequenti sono N NW in inverno e SE in estate, perciò ho ubicato i reparti in una posizione sud con l'aiuto di adeguati provvedimenti di ventilazione durante l'estate, mentre a nord ho messo parte dei locali di sevizio. Questo per proteggere i reparti dal vento freddo del nord.” 5

Il discorso è tenuto il 6 giugno, in occasione del Annual Meeting of the Hongkong University Society of Shanghai . Traduzione FG


Aerodinamica applicata Anche se non sono uno specialista nel campo dell'aerodinamica, comunque applicando alcuni principi basilari, di questa giovane scienza, ho,potuto analizzare l'effetto del vento sugli edifici. Considerando il vento estivo proveniente da SE uniformemente contro una parete verticale, si vede che vi esercita una pressione, in una certa zona della parete sud. Allo stesso tempo un azione di suzione con vortici viene esercitata sulla parete nord. Sulla base di questo io ho desunto che l'azione principale colpisce il lato a imbuto della facciata sud venendo deflessa sulla parte centrale di questa, e quando colpisce le correnti che arrivano direttamente nella parte centrale della facciata, le devia creando una specie di vortice con pressione su alcune parti. Difficoltà nei dati Ovviamente queste valutazioni sono di natura intuitiva e la giovane schiena aerodinamica non entra ancora in questi casa particolari. Una risposta piÚ precisa la si può avere con prove su modello, nel tunnel del vento come vengono fatte per gli aeroplani. Con riferimento alla illuminazione naturale ho messo i reparti in una posizione in cui possono godere di tutti i benefici del sole. I balconi sono progettati in modo da assicurare protezione dalla luce solare in estate, mentre in inverno i raggi solari entrano liberamente." Concludendo la conferenza Mr.Chelazzi sostiene che " ... La progettazione di ospedali moderni comporta molti problemi di ingegneria ed architettura, che aumentano giorno giorno dalle problematiche mediche. Queste problematiche richiedono un enorme lavoro al progettista rispetto al progetto di altri tipi di edifici ed il progettista deve considerare il suo lavoro come una missione.


1936 Cancellato dall’anagrafe di Perugia come irreperibile al censimento, e da allora non risulterà piÚ iscritto come residente in Italia. Dagli archivi della ASCE6 risulta come Associate Member.

1937 Il primo di febbraio si sposa a Shangai, con Vera Tatur7 nata nel 1907 a Harbin, Manchuria. Con lei 6 7

American Society of Civil Engineers Di origine russa (Figlia di Giuseppe e di Agrippina Gavelieva).


parte per un lungo viaggio che li condurrà in Italia. Il 10 marzo s’imbarcano sulla nave Presidente Hoover ed il 26 arrivano a San Francisco. Dopo quasi un mese, il 22 aprile partono, sulla nave Berengaria, da New York per Southampton,UK e da qui via terra per l’Italia.

Paolo e Vera il giorno del matrimonio

Elena, Irene e Paolo


Foto di gruppo della comunità di Shanghai in cui compaiono l’Ambasciatore F.M. Taliani de Marchio (prima fila, terzo da sinistra), Il Console generale Gennaro Pagano di Melito (prima fila, quarto da sinistra) ed Emilio Bettini (ultima fila, quarto da sinistra). Fonte: Emilio BETTINI, La Cina dai trattati ineguali vista in prima persona Bologna, Alfa-beta, 1994. Paolo Chelazzi, pare essere in alto all’estrema destra.

Nel 1937, al culmine della guerra cinogiapponese, a Tientsin e Shanghai risultano di stanza 1.200 uomini, fra fanteria, marina, aeronautica e Reali Carabinieri.


Apprendiamo da un articolo del The China Press, che sta lavorando al nuovo consolato di Shanghai, che però non sarà costruito. Nuovo Consolato Italiano di Shanghai The China Press Shanghai 8 luglio 1937 Gli italiani pianificano il nuovo consolato Un landmark su Bubbling Well Road sarà demolito

Un'altro vecchio landmark di Shanghai, il vecchio consolato italiano all'angolo di Chengtu e Bubbling Well Road, è prossimo alla demolizione per fare posto alla costruzione di una nuova struttura. L'età del vecchio fabbricato è incerta, ma è ritenuto uno dei più vecchi di Shanghai. Un nuovo edificio sarà costruito sullo stesso sito per fornire una funzionale nuova residenza per il Consolato Generale Italiano. I lavori di costruzione partiranno molto presto e è anche prevedibile che le nuove strutture saranno uno dei più raffinati esempi di consolato in città. Questa demolizione e ricostruzione degli edifici del Consolato Italiano è parte di un più generale programma di cambiamento pianificato dagli Italiani in Cina. Nel piano è


previsto di rimuovere la residenza ufficiale dell'Ambasciatore da Shanghai a Nanking mantenendo residenze a Pelping e Shanghai. Il governo italiano sta facendo ricerche per la localizzazione a Nanking. I progetti per il nuovo edificio qui a Shanghai sappiamo essere nelle mani di Mr.Chelazzi architetto italiano qui residente. Fu solo un progetto; non fu mai effettivamente realizzato. il consolato italiano rimase sempre la bella palazzina originaria sino al 1949, poi requisita da Mao, infine demolita nei primi anni 80 per fare spazio a una tangenziale. il progetto era parte di un ampliamento piĂš vasto di "sedi italiane" nel miraggio di creare un nostro "quartiere" a Shanghai in bubbling well road, international settlement, Shanghai (oggi west Nanjing road). L'idea, portata avanti dal Fascismo italiano in chiave politica, perdura per tutti gli anni trenta sino appunto al 1937: invasione giapponese a shanghai, e fine della shanghai internazionale con cosmopolitismo, avventurieri , bordelli, oppio, commercio, ecc. Prof. Stefano Piastra uniBo.


Paolo e Vera l’ultimo dell’anno 1937 al Farren’s Night Club di Shanghai.

1938 - 39 L’anno inizia con un viaggio a Manila per un lavoro per la Marsman & Co. di consulenza in materia di strutture profonde, soggette a terremoto e di aspetti architettonici in generale. Al rientro a Shanghai progetta una scuola, un edificio per un club, un edificio di 27 piani per appartamenti ed un teatro da 2500 posti a sedere. Nel 1939 progetta un centro comunitario con Ospedale, scuola e chiesa, per un quartiere di Shanghai.


1940 La Casa d’Italia a Shanghai La casa d’Italia aveva sede in Rue Maresca n. 285, nella zona della Concessione francese nel 1930, ed era un ritrovo importante per la comunità italiana di Shanghai. Nel febbraio del 1939 il Console Neyrone, nomina una speciale commissione per la costruzione della nuova Casa d’Italia, con annessi locali destinati all’uso delle scuole elementari e un ospedale. Il 26 febbraio viene firmato il contratto di acquisto del terreno e nel maggio viene venduta l’edificio di Rue Maresca con l’impegno a renderla disponibile entro il 23 maggio del 1941. Tra i vari progetti presentati viene scelto quello dell’ing. Chelazzi che risulta essere il più completo, con la suddivisione in lotti da destinarsi alla Casa d’Italia, alla scuola ed alle future costruzioni: l’Ospedale e la Chiesa. Due sono le proposte di Chelazzi, nella prima la casa d’Italia e la scuola sono in un unico edificio, con la palestra al terzo piano, accessibile autonomamente anche dall’esterno, nella seconda la scuola è in un edificio separato. La soluzione accolta è la seconda e limitatamente alla casa d’Italia. Non vi sono infatti i fondi per la costruzione dell’intero complesso e l’instabilità 8

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Fonte: La Casa d'Italia (1930-1949 circa) nel blog http://italianiashanghai.blogspot.it


economica del momento non permette di fare contratti validi nel tempo. A Roma ritengono che il compenso richiesto da Chelazzi sia troppo alto (2.944 dollari americani, poi ridotti a 2.800), ma l’ambasciatore Taliani ed il console Neyrone ne prendono le difese, facendo presente le difficilissime condizioni finanziarie in cui viveva l’Ing. Chelazzi. La costruzione comportò prima la bonifica del terreno acquitrinoso che fu alzato di circa un metro. La nuova Casa d’Italia viene inaugurata il 20 aprile 1941, e contemporaneamente viene aperta la prima stazione radiofonica italiana, X.I.R.S. le cui trasmissioni coprono tutta la Cina, gran parte della costa del Pacifico ed alcune isole dei mari del Sud. In un telegramma del giugno 1942 il console generale Pagano di Melito informa Roma che “…

fu costruita inoltre sempre su suddetto terreno la grande palestra Galeazzo Ciano centro di tutte le attività sociali, artistiche e sportive della colonia italiana opera in tutto degna nome italiano. La sola palestra costruita in cemento armato e rifinita a regola d’arte è oggi valutata oltre 2.000.000 dollari di Nanchino. Oltre suddetta costruzione su terreno demaniale hanno trovato posto quattro campi tennis su terra battuta, otto su prato, giochi di bocce, palla a volo, o palla canestro, vasto recinto con giochi per bambini,


ecc. Per tale complesso di costruzioni il valore del terreno demaniale bonificato è ora più che quadruplicato. Annessi alla palestra G. Ciano sono i locali della stazione radio italiana trasmittente su onde corte e lunghe e quelle dell’Agenzia Stefani che occupa uno dei primissimi posti fra le Agenzie giornalistiche di Shanghai grazie anche alla sua ubicazione centrale e al decoro della sua sede. I locali per tale opera di propaganda hanno aumentato di oltre 50.000 dollari il prezzo per la costruzione della palestra G. Ciano.”

La Casa d’Italia oggi in una foto del Prof. Stefano Piastra: ... sono riuscito a individuare

ancora oggi (almeno così credo) presso l'odierna West Nanjing Road di Shanghai ( a quei tempi Bubbling Well Road); l'ubicazione e l'orientamento dell'edificio sono quelli progettati da Chelazzi; certo, l'edificio originario (ora una SPA), è stato molto alterato negli ultimi anni .


Sua MaestĂ il RE IMPERATORE, sentita la Giunta degli Ordini dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d'Italia, sulla proposta del DUCE del Fascismo, Capo del Governo, e del Ministro per gli affari esteri, Si compiace nominare con decreti in data San Rossore 27 ottobre 1940-XVIII: ORDINE DELLA CORONA D'ITALIA Cavaliere : Chelazzi Paolo, ingegnere in Shanghai.


La situazione economica non è buona. Il bisogno di rendersi amico il console Pagano di Melito lo troviamo in una lettera del 13 dicembre (vedi approfondimenti), scritta da Chelazzi all’amico pittore perugino Gerardo Dottori. Chelazzi sostiene che deve aiutare il figlio del console italiano Gennaro Pagano di Melito a studiare disegno tecnico e chiede a Dottori di interessarsi presso qualche professore perugino circa i testi da adottare per poi comprarglieli e spedirglieli; conclude con il racconto della sua vita e i progetti per il futuro. L’indirizzo indicato da Chelazzi nella missiva, ovvero Rue Chu Pao, rimanda alle condizioni finanziarie davvero precarie del Nostro: era un vicolo malfamato della concessione francese di shanghai, con locali di terz'ordine e prostitute,tristemente ribattezzato e famoso come Blood Alley, causa risse e fatti di sangue. Prof. Stefano Piastra

In questa lettera troviamo anche il primo accenno all’invenzione per la quale Chelazzi è ancora oggi oggetto d’interesse.

Quattro mesi fa ho avuto la idea peregrina di riprendere alcuni studi costruttivi sulle grandi portate che avevo iniziato alcuni anni fa. Ho l’impressione di aver trovato una sintesi brillante dei due più antichi sistemi (arco e sospensione) conosciuti per coprire il cielo


tra due appoggi ma quello che è più importante è il fatto che queste mie idee hanno interessato un gruppo finanziario americano locale al quale ho ceduto parte dei benefici commerciali che speriamo realizzeremo nel futuro. Così mi hanno dato la pila per brevettare il sistema e nell’istesso tempo mi finanziano un viaggetto negli Stati Uniti dove cercherò di sistemare il brevetto e di tentare lo sfruttamento commerciale. ....

Per quanto riguarda il mio indirizzo informati dai miei se sono partito (telegraferò a loro) ed in questo case spediscimi una lettera indirizzando: Mr.P.C. c/o Mr. H.G. Larsh, VicePresident, Well Fargo and Union Bank, S. Francisco, Cal. USA. Il 22 dicembre parte da Shanghai sulla Nitta Maru, con lui c’è H.G. Larsh.


Suspenarch ...Dopo questa esperienza, approfondii le ricerche dirette a

combinare archi e cavi in sospensione in maniera tale da sfruttare al massimo i vantaggi meccanici offerti da ambedue i sistemi e da eliminare il loro comune difetto di essere spingenti sugli appoggi. Non v’è nulla di miracoloso in questa idea: le spinte degli archi verso l’esterno vengono utilizzate per neutralizzare quelle del cavo agenti in senso opposto, mentre ai due sistemi vengono assegnate caratteristiche geometriche che permettono ai loro assi baricentrici di adeguarsi alle linee delle pressioni dei carichi rispettivamente portati. Lo scopo: evitare momenti flettenti limitando le sollecitazioni, per quanto possibile, ai soli sforzi di compressione e tensione. Il mezzo: il massimo rispetto per le razionali leggi della statica. Il ragionamento è così semplice che ognuno potrà seguirlo. Paragoniamo il comune tipo di travata a traliccio (fig.4) con un sistema ad arco (fig.5) e con un cavo in sospensione (fig.6) avente la stessa luce e freccia pari all’altezza dei precedenti. Il calcolo dimostra che la sezione complessiva del materiale necessario per le due briglie della travata è quasi doppia di quella richiesta sia per l’arco che per il cavo, fermo restando il carico; inoltre nella travata bisogna prevedere alcune membrature atte a rendere solidali le due briglie e a resistere a sforzi taglianti. Quindi, teoricamente, tanto l’arco che il cavo permettono di risparmiare circa il 50%. Teoricamente, perché l’arco vuole un tirante o spalle solide per resistere alle sue spinte, e il cavo richiede tiranti e altre opere d’ancoraggio ugualmente costose. Ma se l’arco portasse soltanto la metà del carico e fosse connesso in cerniera d’appoggio al cavo portante l’altra metà, si avrebbe una struttura che richiederebbe metà sezione per ciascuno dei due sistemi componenti e offrirebbe il vantaggio di poter eliminarle spinte sugli appoggi, in quanto quelle dell’arco sarebbero neutralizzate da quelle del cavo (fig.7). questa struttura che ho chiamato suspenarch, ricorda la forma delle travate a traliccio, con briglie curve, ma il


concetto su cui è basata è ben diverso in quanto il traliccio è soggetto a momenti flettenti e sforzi taglianti, mentre questa è sollecitata solo da tensioni principali perché gli assi baricentrici dei sistemi componenti si possono adeguare geometricamente alle rispettive linee di pressioni dei carichi, siano esse funicolari, paraboliche catenarie o di diversa curvatura. Il suddetto principio di economia meccanica è ancora più evidente se esaminiamo il tirante di un arco convenzionale: è ovvio che esso agisce solo passivamente nel neutralizzare la componente orizzontale della spinta (fig.8). Ma se lo curviamo opportunamente facendogli portare dei carichi, esso potrebbe esercitare la necessaria forza neutralizzante sugli appoggi e, allo stesso tempo, lavorare attivamente (fig.9). Da ACS n. 1 1955 Per il testo completo con le figure vedi in Approfondimenti.


… un arco con la monta uguale all’altezza di una trave reticolare dovrebbe portare lo stesso carico (fig.9), richiedendo un’area di sezione dello stesso materiale, praticamente uguale a quella di uno dei correnti della reticolare. In aggiunta l’arco può essere sagomato in modo che il suo asse segua la linea della pressione dei carichi, con il risultato che tutto è sotto azione assiale che permette la migliore utilizzazione della resistenza potenziale della sezione. Questo può essere possibile se si prevedono sostegni adeguati in grado di sopportare la spinta inclinata dell’arco To. Se l’arco è sostenuto da colonne sottili può essere necessario un tirante a bilanciare la componente orizzontale Ho della spinta dell’arco To. Per questo tirante può essere necessaria una capacità di carico uguale a quella di un corrente della trave reticolare, questo compensando in tal modo i vantaggi offerti dall’arco di pari luce – indicativamente il 50% dell’area delle sezioni dei membri principali dell’intrallacciatura. D’altro lato la catena può conformarsi (fig.11) come una funicolare simmetrica all’arco mentre sopporta un carico simile, richiedendo praticamente la stessa sezione di quella necessaria a resistere passivamente alla spinta Ho senza portare alcun carico (fig.10) . Allo stesso tempo la catena curva può portare a generare una spinta verso l’interno Ho in grado di bilanciare la spinta dell’arco. Come risultato, una ipotetica struttura è ottenuta combinando un arco ed un sistema di sospensione, che può sopportare il doppio del carico di quello dell’arco con catena, con la stessa quantità di materiale.


Questi concetti di progetto, che ho chiamato “suspenarch”, possono anche in linea di massima essere definiti principi di economia meccanica, che possono essere così riassunti: a) Da un punto di vista meccanico, le strutture con carichi da gravità lungo la loro luce, sono più economiche quanto sono meno esposte all’azione combinata di omenti flettenti, taglio, carico di punta, flessione laterale e, in alcuni casi, torsione, che causano una accumulazione di tensioni. Le più economiche sono quelle strutture in cui i carichi risultano agire solo assialmente. b) Dentro certi limiti di luce, l’arco ed i sistemi sospesi producono la massima economia, nella misura in cui i loro assi geometrici seguono la linea di pressione dei carichi, che possono essere una funicolare, parabolica, catenaria o altre curve corrispondenti a particolari distribuzioni di carico. c) In strutture che combinano arco e sistemi sospesi, le condizioni delle due prime equazioni della statica ∑ H = 0 e ∑ V = 0 possono essere prodotte attraverso azioni meccaniche esterne “co-reazioni” di sistemi componenti sulle loro cerniere comuni agli appoggi o nei giunti. Dato che i membri principali caricati, di dette strutture, non sono soggetti a momenti flettenti, la terza equazione della statica ∑ M =0 ovviamente non si applica all’interno dei membri stessi. I sistemi componenti queste strutture non sono connessi all’interno della luce da elementi che potrebbero generare una coazione interna tra loro. Sono progettati per deformazioni libere, indipendenti dei sistemi componenti in accordo alle leggi naturali elastiche dei rispettivi materiali di cui sono costruiti. Progetti preliminari, basati su questi concetti, sono stati predisposti per hangar e si sono mostrati altamente competitivi rispetto alle strutture convenzionali. Sono stati studiati anche come unità di sostegno in edifici di cemento armato alti 30 piani e studi sono stati svolti per edifici di 120 e 300 piani.


Estratto da : Structures in membrane on Co-Acting Ribs Paul Chelazzi Progressive Architecture, July 1956 pag.81

Quando il progetto di strutture di copertura era stato sviluppato per il China War Air College nel 1931, si era adottata una versione di trave da ponte in acciaio con il bordo superiore inclinato, risultata molto competitiva. Solo tre anni dopo, comunque, tale soluzione si è rivelata antieconomica per luci similari in una fabbrica di aeroplani di una grande azienda cinese. Una soluzione piÚ economica la si era trovata


con travi specificatamente progettate di calcestruzzo armato a T (fig.1) con fori circolari nelle zone di minor taglio; erano comunque presenti armature nelle parti piene della sezione in grado di sopportare il taglio che poteva svilupparsi (fig.2). I vantaggi immediati erano: 30% di riduzione del peso proprio ed un grande passaggio della luce naturale. Questo tipo di progetto (luce libera 85 ft/26 mt), forse, estendeva al massimo il concetto di co-azione, dato che la co-azione doveva essere assunta esistere non solo tra le zone alte e basse delle nervature ma anche con una larghezza della lastra di copertura. Nonostante queste travi si fossero comportate bene sotto prove di carico, vi erano state alcune questioni sull’applicazioni di questi principi per luci maggiori da impiegare negli hangar. Questa incertezza incentivava ad investigare il potenziale di strutture sollecitate assialmente. Il comportamento di queste strutture era chiaro intuitivamente, i loro vantaggi – a condizione che la loro forma sia configurata a seguire le linee di pressione dei carichi – divengono un fatto evidente nell’economia meccanica. Il primo tentativo di questa ricerca era il progetto di un hangar con una copertura sospesa con un lucernario sopra l’asse centrale (fig.3). Dopo si analizzava un sistema ad arco-catena con un anello di calcestruzzo. Infine unendo i concetti di due sistemi strutturali, si arrivava all’approccio al progetto di un “suspenarch”. Il principio suspenarch, applicato a lunghe strutture, era inizialmente impiegato in alcuni tipi di capriate multiuso, includendovi il progetto di ponti 1936 (fig.4). Una metà del carico da gravità è supportato dall’arco a tre cerniere, mentre l’altra metà è portata dal sistema a sospensione. Quest’ultimo è connesso all’arco da cerniere agli appoggi così che i due sistemi possono, sotto le condizioni di carico prevalenti, produrre un bilanciamento delle componenti orizzontali della spinta. Per strutture da hangar, strutture di tipo piegato hanno svantaggi, dal momento che la luce deve accogliere la lunghezza massima delle ali. Era ragionevole che se gli aeroplani possono essere accomodati coda contro coda,


minori luci libere possono essere necessarie. Questa porta al concetto di simmetria, strutture ad arco con un pernio centrale collegate da cavi portanti e stabilizzati longitudinalmente da tiranti ancorati al suolo (fig. 5). Sviluppando questa stessa idea in altri studi, un sistema di sospensione, posto sopra, era combinato con un sottostante sistema di tre archi a formare l’unità di sostegno principale per un terminal aereo marino su piÚ livelli (fig.6). Approcci simili, in anni piÚ recenti, hanno portato alla realizzazione di impressionanti sviluppi nel progetto di grandi luci (fig.7). Estratto da : Axially-Stressed Wide-Span Structures Paul Chelazzi - Progressive Architecture Dec. 1957 pag. 116



1941 Il 10 gennaio arriva a S.Francisco. Il 21 febbraio presenta i documenti per il brevetto di una struttura metallica da hangar per aerei a cui segue US patent 2.247.186 del 24/06/1941. Essendo italiano, e quindi “nemico” il 20 agosto deposita i documenti del brevetto presso l’Alien Property Custodian, dove sarà registrato con il n. 407.663 in data 11/05/1943. Rientrato a Shanghai, vi rimane poco, perché il 9 ottobre riparte, sempre con H.G. Larsh, sulla Presidente Coolidge per S. Francisco. Conosce l’ingegnere cecoslovacco Jaroslav Josef Polívka (1886–1960)9, immigrato da poco negli Stati Uniti, già famoso come strutturista per il padiglione della Cecoslovacchia all’esibizione 9

Jaroslav Joseph Polivka (Praga 1886 Berkeley 1960). Laureato in Ingegneria strutturale a Praga nel 1909. Ha studiato presso l' Istituto Politecnico Federale di Zurigo e presso l'Istituto di Tecnologia di Praga, dove ha conseguito il titolo di dottorato nel 1917. Dopo aver preso parte alla prima guerra mondiale, ha aperto lo studio a Praga e ha sviluppato le proprie competenze nell'analisi di strutture in calcestruzzo armato, normale e prefabbricato ed in acciaio, interessandosi agli studi di fotoelasticità. Collaborando con prestigiosi architetti cechi ha progettato le strutture del Padiglione Ceco all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1937 e due anni dopo quelle del padiglione ceco alla Fiera Mondiale di New York del 1939. Lo stesso anno emigra negli Stati Uniti, dove oltre al lavoro svolge attività di ricercatore e docente presso l' Università della California, a Berkeley . Nel 1941, con Victor di Suvero (1927) brevetta una tecnica di progettazione strutturale. Dal 1946 collabora per le strutture con Frank Lloyd Wright, su diversi progetti importanti fino alla morte di Wright nel 1959 ( Guggenheim Museum), New York, Johnson Wax Tower, Racine, Wisconsin, Rogers Lacy Hotel, Dallas, Texas, V.C. Morris House (Seacliff), San Francisco, California, Butterfly Bridge, San Francisco, California, Belmont Racetrack Pavilion, Long Island, New York, Illinois (a mile-high skyscraper), Chicago, Illinois).


internazionale di Parigi del 1937, che in quel periodo lavora come ricercatore associato presso la University of California a Berkeley, ad un progetto di strutture con Victor di Suvero. “…Polivka, sin dal 1941, si era dedicato

agli studi sui paraboloidi iperbolici, che costituiranno uno stimolo fondamentale per le coperture di grandi spazi nel dopoguerra. Allo stesso tempo, aveva studiato con l’ingegnere italo-americano Paul Chelazzi una struttura speciale chiamata “Suspenarch” ampiamente illustrata nel n. 1 di questa rivista dallo stesso autore”. “ L’ingegnere Jaro Joseph Polivka, collaboratore di F.L.Wright.” Victor di Suvero su ACS n. 45 1959

1942 Rientrato a Shanghai, riprende l’attività professionale lavorando per la Standard-Vacuum Oil Co. China Division, ai progetti per la ristrutturazione degli uffici e poi in un gruppo di ricerca sulla produzione di blocchi in calcestruzzo.


Scrive sulla Rivista "Il Marco Polo"10, si mostra versatile e a tutto campo: ingegnere/architetto , ma anche in grado di affrontare argomenti culturali generali. Paul C. Chelazzi

Oriental gleams in Puccini’s Turandot Il Marco Polo anno IV n.13 - 12 ottobre 1942 Nota: Chelazzi ringrazia il compositore A.A. Avshalomoff11 per l’aiuto nelle analisi musicali. Paul C. Chelazzi

Composer Teodorico Pedrini and His Time, (seguita da T. Pedrini, Sonata IX per violino e piano) Il Marco Polo anno IV n.16, Shanghai 1943, 31/37

Si firma col nome anglicizzato in Paul o Paul Cesar Chelazzi. Del resto, l'inglese era la lingua franca a Shanghai e Chelazzi dimostra anche di possedere un ottimo inglese, fattore importante nella sua scelta successiva di andare negli USA. Probabilmente lavora nell’Ufficio stampa della Regia Ambasciata.

10

Rivista trimestrale “ il Marco Polo” edita in italiano a Shanghai tra fine anni 30 e primi 40. E' una rivista culturale fascista. Il primo numero esce in agosto 1939 e ne seguiranno 16 numeri in 4 anni. 11 Aaron Avshalomov (Russia 1894 - USA 1962) ebreo, dal 1920 al 1947 vive in Cina e nel 1943 è direttore della Shanghai Simphony Orchestra, prima diretta da Mario Paci. Internato durante l’occupazione giapponese, dopo la guerra si stabilisce in USA


Dispaccio tramite la Croce Rossa da Shangai di Paolo Chelazzi alla mamma Irene, che era probabilmente sfollata a Ramazzano (PG). Da Chelazzi (Italian) Paul 194 Route Paul Henry apt.6 - Shangai China A Chelazzi (italian) Irene Ramazzano – Perugia Italia

Salute buona, a posto finanziariamente, scrivo sui giornali, gestisco la radio, faccio ricerche di ingegneria, tutto calmo, questo è il posto più sicuro al mondo, felicemente rientrato con l'ultima nave dopo dieci giorni Sanfrancisco baci Maggio 23,1942 .


1943 Dopo l'8 settembre 1943, la comunità italiana a Shanghai si spacca: la maggioranza aderisce alla Repubblica Sociale e rimane libera a fianco dei giapponesi; chi invece non aderisce e si dichiara leale al Re viene internato in campi di prigionia giapponesi. Tra questi vi sono l'ambasciatore F.M.Taliani ed il giovane diplomatico Emilio Bettini da Bologna che a distanza di molti anni, scrisse un libro di memorie. In esso, riporta un rapporto diplomatico di Taliani del 1945 successivo alla loro liberazione. In tale rapporto, emerge come anche Chelazzi, nonostante avesse tardivamente aderito alla RSI, sia stato internato. Taliani dà un giudizio ultranegativo di Chelazzi, tratteggiato come meschino, opportunista, traditore, infido, ecc. (vedi Approfondimenti). Questo è il giudizio personale di Taliani, sta di fatto che anche Chelazzi, che si dichiara repubblicano, fece quasi due anni di campo di prigionia giapponese a Shanghai. dove rimane fino al 1945 con la liberazione da parte degli alleati. Il 29 dicembre muore Irene, la sua mamma.


1945- 50 Dopo la liberazione non c’erano mezzi per tornare in Europa ed ovunque regnava una grande confusione. Più facile sarebbe stato raggiungere gli USA, se non fosse stato che tanti erano gli americani che volevano rimpatriare. La maggior parte degli internati rientrarono in Italia con l’Eritrea della Marina Militare che arrivò in Italia a fine agosto 1946 e con il mercantile Sestriere che arrivò nella primavere del 1947. Chelazzi invece rimane a Shanghai ed è iperattivo, tanto da proporre anche la costruzione di un grattacielo per la locale sede ONU. November 21, 1946 The Eugene Guard from Eugene, Oregon Shanghai una sede per le Nazioni Unite Shanghai (U.P)

In risposta ad un suggerimento del Segretario Generale delle Nazioni Unite Trygve Lie, importanti personalità e la stampa tutta di Shanghai, giovedì hanno lanciato una campagna per la realizzazione di una sede per le Nazioni Unite. I giornali del mattino mostrano disegni e scritti della proposta di un grattacielo progettato dall’architetto Paul C. Chelazzi per la sede locale delle Nazioni Unite. Lie ha sostenuto che sette di questi centri saranno aperti nel mondo.


Marzo,20 1947 Shangai Ta Kung Pao Fonte NCCU libraries - National Chenghi University UN Shanghai building design - Paul C. Chelazzi Quotidiano : Shangai Ta Kung Pao 27.03.1947


L’8 gennaio del 1949 tiene una conferenza dal titolo “The Italian Mind”12, presso la Haikwang Library of Western Thought di Shanghai, che la pubblicherà lo stesso anno nella serie: The Haikwang lectures, no. 3. che contiene questa presentazione dell’autore:

Paul C. Chelazzi - presidente del Comitato Italiano Culturale e Artistico di Shanghai. Un ben noto ingegnere ed architetto, inventore di un nuovo sistema costruttivo brevettato in U.S.A. e vincitore di due primi premi in concorsi internazionali di architettura in Cina, dove ha lavorato negli ultimi 20 anni, di cui due anni in un campo di concentramento giapponese. E' stato un attivo sostenitore in Italia delle tendenze innovative nelle arti e nella cultura, ed ha contribuito con molti articoli per giornali e riviste specializzate. Ora è anche un consulente ingegnere-architetto della Standard-Vacuum Oil Company, Shanghai… Chelazzi mostra una profonda conoscenza della storia dell’arte, della letteratura e filosofia, tralascia però di parlare del periodo fascista. 12

La traduzione del libro è riportata tra gli approfondimenti.


Professionalmente non ha lavoro ed anche la Standard-Vacuum Oil di Shanghai è in crisi. La moglie è invece in America, dove il 14 dicembre 1949 ottiene la cittadinanza USA dal distretto della California. Vera Tatur Chelazzi a S. Francisco, Natale 1949.

Nell’aprile del 1950 gli viene permesso di lasciare la Cina. Si trasferisce in Thailandia a Bangkok, dove lavora alla D.H. Worman & Co. al progetto per l’Ambasciata USA ed altri progetti di edifici direzionali.


1951 Rientra in Italia, a Perugia dove in collaborazione con Sisto Mastrodicasa, lavora a “Coperture ad archi bilanciati e economia meccanica” e ad “Un

nuovo approccio al progetto di protezione delle strutture da forti esplosioni”. Conosce e diviene amico di Myron Goldsmith13, come risulta da questa lettera, conservata presso il fondo Goldsmith del Canadian Centre for Architecture:

Nella mia permanenza a Perugia, durante la borsa di studio Fulbright, Mr. Paul C. Chelazzi mi ha messo a conoscenza di alcuni lavori di uno scienziato locale, Mr. S. Mastrodicasa, 13

Myron Goldsmith è nato a Chicago nel 1918. Nel 1939 si laurea in architettura presso l'Armour Institute of Technology di Chicago, dove ha studiato sotto Ludwig Mies van der Rohe. Lavora in studi di architetti di Chicago fino al 1944, quando viene arruolato nel Corpo degli Ingegneri dell'Esercito. Dopo la guerra, nel 1946, ritorna a Chicago a lavorare nell'ufficio di Mies, e completa un Master ispirato al lavoro pionieristico di Pier Luigi Nervi. Riceve una borsa Fulbright nel 1953 per studiare con Nervi a Roma, di cui resta traccia nei concorsi per il ponte Garibaldi ed il velodromo olimpico. Questa presenza influenzò anche Sergio Musmeci che conobbe personalmente Goldsmith, diventandone amico e di cui successivamente scrisse una recensione, per la rivista Architettura Cronache e storie (AceS) n. 43 del maggio 1959, dell’enorme hangar per la manutenzione degli aerei a San Francisco. Al rientro negli Stati Uniti nel 1955, entra nell'ufficio di San Francisco di Skidmore, Owings & Merrill. Nel 1958 si trasferisce nella sede di Chicago di SOM e diviene poi partner dello studio. Tra i suoi progetti più apprezzati vi sono l'hangar della United Airlines e Flight Kitchen all'aeroporto internazionale di San Francisco, il telescopio McMath-Pierce Solar all'Osservatorio del Kitt Peak in Arizona, il Oakland-Alameda County Coliseum a Oakland, in California, e il progetto non realizzato del Ruck- A-Chucky Bridge, tutti caratterizzati da espressioni scultoree della forma e della funzione. Goldsmith ha anche insegnato all’ Illinois Institute of Technology e nella sua carriera ha ricevuto numerosi premi Nel 1972 è stato nominato nel College of Fellows dell'Istituto American Institute of Architect nel 1972. E' morto a Wilmette, Illinois, nel 1996.


sull’analisi ed il progetto di edifici resistenti ad esplosioni. Io penso che qualsiasi sostegno per ulteriori ricerche può rivelarsi un contributo sostanziale alla soluzione di alcuni problemi di difesa che attualmente sembrano essere di grande interesse negli Stati Uniti. Myron Goldsmith Lo stesso Chelazzi il 6/11/1953, dall’Italia, scrive all’Ambasciatore USA in Italia, per richiedere un interessamento. In questa lettera indica la sua residenza in via Verzaro, 41 a Perugia ( è la casa in cui hanno abitato la mamma e la sorella) La particolare forma delle arcate a guscio ha delle affinità con alcuni studi sui paraboloidi iperbolici che l’ingegnere ceco Josef Polivka sviluppa nell’immediato dopoguerra a Berkeley. Un lavoro certamente noto a Goldsmith, sia per la diffusione di questi studi nel contesto americano, sia grazie alla frequentazione e alla corrispondenza con Paul Chelazzi, ingegnere italiano, conosciuto già nel 1951 nel corso del suo primo soggiorno italiano. Goldsmith considera particolarmente validi gli studi di Chelazzi, noto nell’ambiente professionale e accademico americano per una serie di brevetti per strutture di hangar a grandi luci denominati «Suspenarch», sviluppati proprio grazie alla consulenza di Polivka. Goldsmith si impegnerà nella promozione del lavoro di Chelazzi, in sintonia con i suoi interessi per strutture a grandi dimensioni, presso alcune riviste americane. Si tratta di coperture (costituite da grandi travi curve o da archi in cemento) sospese mediante cavi su piloni centrali: ne risulta un sistema a travata a doppio sbalzo,


chiamata negli Stati Uniti «double cantilever», che permette di ottenere vaste luci libere. Myron Goldsmith e l’Italia (1953-1955) Prof. Arch. Luka Skansi in La concezione strutturale Ingegneria e architettura in Italia negli anni cinquanta e sessanta A cura di Paolo Desideri Alessandro De Magistris Carlo Olmo Marko Pogacnik Stefano Sorace Umberto Allemandi & C.

1952 Il 16 giugno parte dall’aeroporto di Roma per Parigi con destinazione New York. Il 19 giugno è ammesso negli Stati Uniti come “legal resident”14. I rapporti con la moglie sono buoni, dal momento che il 23 giugno Vera Tatur Chelazzi parte da New York sulla nave Saturnia con destinazione l’Italia. Paolo e Vera bevevano molto, forse per l’abitudine presa nelle condizioni estreme del periodo cinese. Paolo si faceva un liquore da se, mettendo un limone e foglie di menta dentro alcool denaturato, che lasciava maturare una notte e beveva il giorno dopo.

14

US Legal Resident is the citizen of other country, who immigrated to US and has legally obtained the Resident status in US to live and work permanently


A New York Chelazzi svolge una intensa attività di promozione del suo brevetto e delle sue idee e contemporaneamente studia nuove idee nel campo delle membrane e di edifici a telai multipiano. Prepara diverse memorie tra le quali una riguardante un nuovo metodo per la costruzione rapida di materiali da costruzione auto-precompresso. Il 10 dicembre parte da New York per l’Italia.

1953 L’otto febbraio riparte da Genova sulla nave Indipendence, proveniente da Napoli ed il 16 è nuovamente a New York. Non sappiamo dove abiti a New York, dal momento che nei documenti di viaggio, indica sempre come riferimento la sede dell’ASCE di NY.15 Il nove maggio riparte per l’Italia da New York, dove ritorna il 1 dicembre a bordo della nave United States proveniente da Le Havre, partita il 27 novembre. Il 21 luglio muore a Perugia, dove è sepolta, la moglie Vera Tatur. 15

Doc. RP-A-7 588791 indirizzo a NYC 33 W 39th st presso l’allora sede dell’ASCE.


1954 L’unica notizia che abbiamo di quest’anno è in un lettera conservata all’Archivio Gerardo Dottori Associazione Culturale (vedi Approfondimenti), indirizzatagli da Raymond F. Piper (1888-1962) professore di Filosofia alla Syracuse University, che sta scrivendo un libro sulle avanguardie artistiche mondiali, in merito ad alcune opere di artisti italuani. Ancora una volta si conferma la poliedricità culturale di Chelazzi. Il 2 giugno riparte da New York sulla Queen Elisabeth. La sorella Elena, viene internata per un breve periodo nell’Ospedale psichiatrico di Arezzo.


1955 Nel numero 1 della Rivista L’architettura cronache e storia, di Bruno Zevi, compare un suo articolo dal titolo:

Strutture d’archi, cavi e membrane architettura. (vedi Approfondimenti).

in

Il 19 aprile parte da Le Havre, sulla nave United States diretto a New York, dove rimarrà fino al 2 agosto, quando riparte sulla Cristoforo Colombo per l’Italia. Presenta alcuni risultati delle sue ricerche in una serie di letture all’Università di Firenze, dove alla Facoltà d’architettura era preside Attilio Arcangeli.

1956 Nel gennaio del 1956, tiene a Roma un seminario per architetti americani borsisti Fulbright, sponsorizzato dalla American Commission for Cultural Exchange with Italy. Il 21 febbraio parte per New York, dove rimane fino all’11 maggio. Tra il 26 aprile ed il 1 maggio si incontra con Pier Luigi Nervi, per esaminare un piano di lavori . 16

16

Vedi pag. 192 del libro di Bologna Alberto : Pier Luigi Nervi negli Stati Uniti. 1952-1979 - Master Builder of the Modern Age -Firenze University Press 2013


Svolge consulenza per la John A. Roebling’s Sons Co. Lavora ad un libro dal titolo “Structures of Architecture”. Scrive un articolo dal titolo “Structures in Membrane on co-Acting Ribs” per il numero di luglio di Progressive Architecture ed uno intitolato “Strutture pensili e sostegni fondali in parete” per L’architettura cronache e storia, n.11. Lavora a progetti di parcheggi pluriplano, centri commerciali, etc. Interviene ad invito sulla rivista cittadina Perugia n. 4/5, luglio-ottobre 1956 per ricordare le sue proposte giovanili ed indicare alcune soluzioni viarie ancora attuali. (vedi Approfondimenti). Prof. Maria Luisa Cianini Pierotti: Nel volume da me curato tanti anni fa, (Una Città e la sua cattedrale-il duomo di Perugia. Convegno di studio Perugia, 26-29 settembre 1988) in un articolo del dr. Mario Roncetti, intitolato "Un approccio bibliografico" compare una piccola scheda a pag. 31 del suddetto volume che trascrivo interamente: " Riesaminando progetti urbanistici dopo trent'anni. Alla memoria di Galileo Guazzaroni. Progetto di ampliamento del vicolo chiuso lungo il lato nord della cattedrale, per stabilirvi un raccordo dal binario tranviario di Piazza Danti a Via Cesare Battisti, attraverso via Baldeschi, per proseguire fino a Monteluce (1925). Progetto di


galleria, larga almeno dieci metri, da Piazza Danti a Piazza Cavallotti (1956). L'autore manifesta di aver assorbito la mentalità americana (New York); però precorre i tempi: molto attuale sembra infatti la sua idea di realizzare parcheggi pluripiano a ridosso del centro storico (Conca, Prome)."

Il 13 dicembre riparte per New York. La sorella Elena viene internata nell’ospedale psichiatrico di Arezzo. Paolo ne è il tutore, vi rimarrà ininterrottamente fino a tutto il 1959, con una breve uscita nel giugno del 1960, per poi rientrarvi fino alla morte.

1957 Tiene conferenze al Carnegie Institute of Tecnology a Pittsburgs, poi alla Tulane University a New Orleans, alla Harward University ed a istituzioni professionali nella West Coast e ad ottobre alla Columbia e Pennsylvania University. Continua la consulenza con la John A. Roebling’s Sons Co. di Trenton New Jersey, in particolare lavora con Brain Birdsall, ingegnere capo della divisione ponti a metodi semplificati per l’analisi di archi e sistemi sospesi e sullo sviluppo matematico della “teoria per l’analisi” per singole travi reticolari Suspenarch. In luglio, presso i laboratori della Roebling, viene presentata alla stampa specializzata, una prova


su modelli dei suoi concetti strutturali. Vi sono: Progressive Architecture17, Architectural Record, Civil Engineering, Engineering News Record, Consulting Engineer ed altri. Il 19 giugno la sorella Elena viene ricoverata in un ospedale psichiatrico ad Arezzo.

1958 Tutto il 1958 lo impiega nella promozione delle sue ricerche tra l’Italia e gli Stati Uniti.

1959 Il 15 febbraio sposa Jeannette Block Jones (nata il 15 nov.1915 a Brooklyn ed attualmente segretaria a N.Y.C) a Greenwich, Fairfield, Connecticut. Paolo è vedovo e lei è al terzo matrimonio, appena divorziata (17 gen. 1915 Mexico). Jannette Block Jones in una foto dell’aprile 1961 a New York 17

“Roebling’s

Suspenarch Demonstrated” Progressive Architecture Sept. 1957


Tiene alcune conferenze al Pratt Institute ed alla Columbia University. Studia attorno ad alte strutture investigando la fattibilità di edifici da 150 a 300 piani. In novembre lavora attorno alla possibilità di utilizzo delle sue tipologie strutturali nella World Fair di New York del 1964, sviluppando diversi disegni di studio per torri ed padiglioni alti da 200’ a 1000’ ( 60-300 mt).

1960 La sua attività è prevalentemente legata a corsi sulle strutture a studenti di architettura. Un suo articolo “Arch and Suspension System” è pubblicato da Progressive Architetture nel numero di febbraio. Come “visiting construction design critic” segue tre gruppi di studenti nei corsi estivi della Columbia University, nello sviluppo di modelli per Padiglioni espositivi basati sulle sue membrane su strutture a costole coagenti (vedi P/A luglio 1956). Un tema, basato sulla combinazione spaziale di archi e sistemi sospesi, prevede una torre con terrazza aperta e affittabile. Studi sono svolti anche per un modello da presentare alla World Fair di New York del 1964 come un “Urbirama”, una visualizzazione dello sviluppo urbano futuro reso possibile dagli sviluppi recenti


nella tecnologia e nei metodi costruttivi. Un’esplorazione include un rinnovo urbano di NYC. Ipotesi sono fatte di tipi strutturali per le costruzioni dell’uomo sulla luna. Viaggia tra l’italia e gli USA. Nel suo CV si dice: United States legal resident of italian nationality Permanente address: c/o American Society of Civil Engineers 33 west 39 th Street New York, NY P/A gli indirizza un plico all’Hotel Embassy - 154 West 70th street, New York, N.Y.

1961 Paul Chelazzi, “Structural Elasto-mechanics” Progressive Architecture Feb. 1961. p 165-168 22 gennaio 1961 Cara sig.ra Perry, ho letto l’articolo “Structural Mechanics” di Paul Chelazzi che mi ha gentilmente spedito. C’è un grande bisogno per gli architetti e studenti di architettura di migliorare la loro conoscenza delle strutture. E questo è un credito di PROGRESSIVE ARCHITETTURE di aver pubblicato molti articoli di Paul Chelazzi ed altri su questo importante argomento. Paul Chelazzi ha contribuito con importanti idee in questo campo. Quest’ultimo articolo è un encomiabile sforzo di semplificare il concetti della meccanica strutturale che sono molto difficili da comprendere per gli studenti di architettura. Myron Goldsmith


1962 La struttura Suspenarch viene utilizzata per il progetto per la costruzione di un hotel di 48 piani a Londra. E.A. Colman group, presenta il progetto del costo di 6 milioni di sterline, per l’approvazione al London County Council. Il progetto, che prevede l’uso di sei suspenarch, è di Mr. Gordon Rose18. Non è stato costruito.

Progetto South Bank Hotel, Londra Sezione trasversale Estratto da Suspended Buildings di Gordon Michel Rose Pubblicato nel giugno del 1964 su Proceding of the Institution of Civil Engineers, paper n. 6727

18

Gordon Michael Rose (Londra 1920-2012) - Ingegnere civile e strutturale, specializzato in calcestruzzo armato e ponti sospesi. Laureato nel 1950, lavora come Gordon M Rose (Structures) Limited e dal 1969 come Rose Associated. Associated member di IStructE (Institution of Structural Engineers UK) dal 1953, nonché associato a FICE (Florida Institute of Consulting Engineers) a Fellow member di ASCE (American Society of Civil Engineers), a ICE (Institution of Civil Engineers, Londra).


Il 21 novembre muore a Perugia la sorella Elena, ancora ricoverata presso l’ospedale psichiatrico di Arezzo, da cui era uscita il giorno prima. Sotto l’aspetto famigliare Paolo ha rotto i rapporti con i cugini Chelazzi, pare a seguito di una brutta vicenda legata ad una villa che si era costruito, con i suoi guadagni, a Villa Pitignano e che durante le sue lunghe assenze dall’Italia, ritiene gli sia stata “defraudata”.


1964 Da una foto conservata nell’archivio degli eredi Chelazzi, la seconda moglie ha qualche problema di salute.

1968 Nel gennaio gli arriva da Londra, un pacco con cui l’ing. Gordon Michael Rose, probabilmente gli restituisce la copia originale delle bozze per un libro sulle strutture in architettura; libro che riassume tutte le sue idee e proposte sull’argomento. Il titolo è “ An approach to structural architecture” ed il sottotitolo: “To whom who makes : me do it”


Paolo Chelazzi muore all’ospedale di Perugia l’otto febbraio. Viene sepolto nel cimitero Monumentale della città, in un loculo, vicino ai genitori, alla sorella ed alla prima moglie. Della seconda moglie non si hanno più notizie.

1969 Sul Chillwack Progress del 7/5/1969, giornale di una cittadina del Canada, quasi sul Pacifico, esce un trafiletto:

Grattacieli alti più di 3000 piedi con 400 piani, sono ora strutturalmente realizzabili con l’applicazione del “suspen-arch” un principio sviluppato dall’ingegnere statunitense Chelazzi.


1972 Nel 1972 tra le relazioni dei professori del corso di disegno e costruzione di strutture spaziali e di volte leggere, tenuti presso il Centro de Educaciòn Contìnua della Facoltà d’Ingegneria della UNAM (università nazionale del Messico), si trova il lavoro dell’ing. José Flavio Madrigal R. dal titolo : Esfuerzoz axiales de compresion, così riassunto dallo stesso:

Studio sulla base di alcuni principi costruttivi, tratti dal lavoro nel Nordamerica dell’ing. Paul Chelazzi, che dichiara di averlo acquisito in Cina. Il presente lavoro analizza questa teoria e si applica ad un esempio pratico.

Poi segue l’oblio ...


Scritti noti Oriental gleams in Puccini’s Turandot Il Marco Polo - Shanghai anno IV n.13 12 ottobre 1942

Composer Teodorico Pedrini and His Time, Il Marco Polo anno IV n.16, Shanghai 1943, 31/37 “The Italian Mind” Pubblicato da Haikwang Library of Western Thought in Shanghai nel 1949

Strutture d’archi, cavi e membrane in architettura L’architettura cronache e storia, n.1 1955 p.67-72

Riesaminando progetti urbanistici dopo trent’anni Perugia – Rassegna di vita comunale n. 4/5 luglio-ottobre 1956

Strutture pensili e sostegni fondali in parete L’architettura cronache e storia, n.11 1956

“Structures in Membrane on co-Acting Ribs Progressive Architecture July 1956. p 81-89

Axially-stressed wide span structures


Progressive Architecture 28 (12) Dic. 1957 p.116

Multistory Structures Progressive Architecture 40 Ott. 1959. p 166-171 Dic. 1959 p. 176-171

Arch and suspension systems Progressive Architecture Feb. 1960. p 174-176

Structural Elasto-mechanics Progressive Architecture Feb. 1961. p 165-168

Presso il MoMa di New York: The Museum of Modern Art Museum Archives Mailing Address: 11 West 53 Street New York, NY 10019-5497 moma.org/learn/resources/archives 744.251 Twentieth Century Engineering: Paul Chelazzi: 300-Story Tower Project

1954-1959


Grazie a Prof. Stefano Piastra Dipartimento di Scienza dell’Educazione Alma Mater Studiorum Università di Bologna Francesca Duranti Archivio Gerardo Dottori, Perugia Dr.sa Antonella Pesola Accademia Belle Arti Perugia Prof. Maria Luisa Cianini Pierotti - Perugia Fiorenza De Bernardi Prof. Paolo Belardi Università di Perugia Dr.sa Lucilla Gigli Università di Siena Al personale della Biblioteca Comunale Augusta Perugia

Architetto - Roma Renata Guttman Centre Canadien d’Architecture Canadian Centre for Architecture Myron Goldsmith archive. Erik Metzger History & Heritage Committee Chair ASCE Metropolitan Section Victoria Mitchell UO Libraries, Document Center University Oregon Al personale dell’URP e dell’Anagrafe e Stato Civile del Comune di Perugia. Prof.ing. Antonio Borri Centro studi Sisto Mastrodicasa Jane Joyce – Londra

Mario Toglia Italian Genealogical Group Long Island, NY Prof. Arch. Luka Skansi IUAV - Venezia Luca Zevi

I parenti: Domenico Mazza, figlio dell’avv. Vincenzo Mazza Marsilia Tassini, nipote di Tasso Tassini zio di P.C.



Fonti Archivio Gerardo Dottori Associazione Culturale via Pompili 38, Perugia Chelazzi Paolo Resume of professional record of Paul C. Chelazzi, engineer-architect 1960 Canadian Centre for Architecture Montreal, Canada Myron Goldsmith archive. Bologna Alberto Pier Luigi Nervi negli Stati Uniti. 19521979 Master Builder of the Modern Age Firenze Un iversity Press 2013 Cianini Pierotti Maria Luisa, a cura di Una Città e la sua cattedrale Il duomo di Perugia : convegno di studio 26-29 settembre 1988 : atti Edizioni Chiesa S. Severo a Porta Sole, 1992 Desideri Paolo, De Magistris Alessandro, Olmo Carlo, Pogacnik Marko, Sorace Stefano, a cura di La Concezione Strutturale Ingegneria e Architettura in Italia negli anni cinquanta e sessanta Umberto Allemandi & C. Denison Edward Ren Guang Yu Modernism in China: Architectural Visions and Revolutions 1st Edition Wiley June 2008 Di Suvero Victor L’ingegnere Jaro Joseph Polivka, collaboratore di F.LI.Wright L’architettura cronache e storia, n. 45 1959

Ferrante Ovidio Missione Aeronautica Italiana in Cina Informazioni della Difesa, n.3/2008 Fondo Mario de Bernardi "Telegrammi e varie, 1930-1933" Museo Storico A.M. Aeroporto "Luigi Bourlot" Bracciano (Roma) Holmes Burton H. Roebling’s suspenarch demonstrated Progressive Architecture, sept. 1957, pagg.98-99 Italiani nella Storia di Shanghai Vita, Opere, Lavoro. Italiani passati e presenti nella perla d'Oriente. La Casa d'Italia (1930-1949 ca) http://italianiashanghai.blogspot.it Sessa Ettore La nuova immagine della città italiana nel ventennio fascista Flaccovio Editore Palermo 2014 Stile Futurista 11,12 1935 Università degli studi di Milano BibliotecaDigitale dell'Università degli Studi di Milano Centro Apice - Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale


Versione del 19 maggio 2017 Sulle tracce di Paolo Chelazzi Vol.1 Paolo chelazzi ed il sogno degli archi sospesi by Fausto Giovannardi is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License

fausto@giovannardierontini.it www.giovannardierontini.it



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