B i o t e c n o l o g i
Aperiodico di informazione, Numero 3
FIBioMagazine
I t a l i a n a
SCIENCE PHOTO LIBRARY
F e d e r a z i o n e
ECOLOGIA ED AMBIENTE VITE PER LA SCIENZA: RITA LEVI MONTALCINI
BIOCARBURANTI:
UNA SCOMMESSA VINCENTE
INTERVISTA A
LUIGI NICOLAIS
La vignetta:
Sviluppo ecosostenibile
DIRETTORE EDITORIALE Federazione Italiana Biotecnologi, sede ammin.: via Gianbattista Ruoppolo n°105, scala C, 80128 Napoli; sede legale: via Leonardo Bianchi n°10, 80131 Napoli
REDATTORE CAPO Stefania Cocco
REDAZIONE Sansone M.(DISCOVERY), Crifò I. (FIBIO-WORK IN PROGRESS), Costa R. (INTERVISTA), Severino M.(VITE PER LA SCIENZA), Netti F. (BIOTECH EVENTS), Ferraris R. (LA VOCE DEGLI STUDENTI, MISCELLANEA)
IMPAGINAZIONE E GRAFICA Antonio Massa
DISEGNI E VIGNETTE Marianna Amenta CONTATTI redazione.fibio@biotecnologi.it
Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 559 Nathan Abbott Way, Stanford, California 94305, USA.
SOMMARIO L’EDITORIALE
p. 4
di Stefania Cocco
DISCOVERY
a cura di Stefania Cocco
RIFIUTI ZERO?. . .
p.5
É POSSIBILE UNO SVILUPPO SOSTENIBILE p. 8
BIOCARBURANTI: UNA SCOMMESSA VINCENTE p. 11
a cura di Gianluca Ruotolo
FIBIO- WORK IN PROGRESS
L’ AGOGNATA EQUIPOLLENZA CON LA LAUREA IN BIOLOGIA
p. 12
BIOTECH EVENTS
a cura di Oriana Catapano
EUROSCIENCE OPEN FORUM 2010: PASSION FOR SCIENCE p. 14
MILANO: UNIVERSITÀ E IMPRESA A CONFRONTO PER IL FUTURO DEI GIOVANI BIOTECH p.15 a cura di Ida Crifò
L’INTERVISTA
INTERVISTA A LUIGI NICOLAIS: UNO SCIENZIATO PRESTATO ALLA POLITICA
a cura di Gianluca Ruotolo
VITE PER LA SCIENZA
RITA LEVI MONTALCINI E LA SCOPERTA DEL NERVE GROWTH FACTOR
LA VOCE DEGLI STUDENTI
a cura di Roberta Ferraris
CAMBIAMENTI NEL MONDO ACCADEMICO
MISCELLANEA
a cura di Roberta Ferraris
p. 21
p. 20
p. 16 p. 18
L’editoriale
S
apete cosa sono i PCB? … Leggendo queste parole, i miei colleghi ed amici sorrideranno perché sono circa sei anni che li ‘’stresso’’ parlando degli effetti tossici per la salute di tali sostanze. Ma mai come questa volta è necessario ricordarlo. I PCB, o meglio, i Policlorobifenili sono delle miscele di idrocarburi aromatici clorurati. Queste sostanze sono state prodotte ampiamente dall’industria chimica, perché avevano diverse applicazioni industriali importanti, fino al 1985, anno della messa al bando del loro utilizzo. Perché? Perché in seguito a due grossi incidenti di contaminazioni della popolazione generale da parte dei PCB, (malattia di Yusho, Giappone, 1984, e malattia di Yu Cheng, Taiwan, 1979) diversi studi dimostrarono che l’esposizione a tali sostanze causava l’aumento di incidenza di malattie quali: differenti forme di cancro del sistema linfatico, ematopoietico e del tratto gastrointestinale, disturbi del sistema endocrino e della riproduzione, alterazioni dermatologiche e del sistema nervoso. Ebbene, da un referto della Provincia di Napoli, Area Ambiente, Tutela del suolo e Gestione Rifiuti, datato 22 luglio 2010, firmato dal dott. Geol. Salvatore Capasso e dal dirigente ing. Maria Teresa Celano, emerge che dai diversi campionamenti effettuati nelle falde acquifere del territorio vesuviano che circondano la discarica di Cava Sari a Terzigno, nel periodo ottobre 2009-maggio 2010, sono stati trovati metalli pesanti e PCB diossino-simile con concentrazioni superiori al consentito. Inoltre, i firmatari del referto chiedono al sindaco di Terzigno e all’agenzia ASIA s.p.a di porre in essere delle misure di prevenzione e sicurezza per la riduzione dei parametri indicati. Chiaramente, queste misure non solo non sono state adottate, ma in seguito ai problemi relativi all’emergenza rifiuti degli ultimi mesi, si è pensato, dapprima, di aprire un’altra discarica (Cava Vitiello), sempre nel territorio di Terzigno, in pieno Parco Nazionale del Vesuvio, e poi di riaprire la discarica Cava Sari già completamente satura di rifiuti. Potete capire adesso la rabbia dei cittadini dei comuni vesuviani, che da una parte vedono i propri familiari morire di tumore, e dall’altro lato vedono i loro Sindaci scendere a compromessi con uno Stato corrotto e strafottente della salute del suo popolo. Durante questo mese i paesi vesuviani sono scesi in campo per rivendicare un diritto inalienabile, il diritto alla VITA! Per dire NO alle discariche e agli inceneritori, per un nuovo piano rifiuti deciso dalle comunità locali auto-organizzate, per l’avvio reale della raccolta differenziata porta a porta, per il riciclo, il riuso e il compostaggio, per un piano straordinario di bonifica delle aree inquinate, per un piano verso RIFIUTI ZERO! Sabato, 30 Ottobre 2010, oltre 10.000 persone, divise tra diversi comitati cittadini, hanno manifestato pacificamente. Dentro quella folla si respirava finalmente un clima di estrema solidarietà da parte di tutti i comitati e movimenti non solo di tutta la Campania, ma anche della Puglia e di Torino. C’era una reale presa di coscienza da parte del popolo che ha finalmente capito lo scempio cui sono state sottoposte le loro ‘’terre’’ durante tutti questi anni e adesso conosce gli strumenti affinché questi luoghi non vengano più abusati. Ha capito che Democrazia vuol dire non lasciare che altri decidano per te ma vuol dire prendere in mano il problema e risolverlo, a modo tuo e in maniera pulita! Terzigno lotta, e lotta non solo per il Vesuvio, lotta per tutta l’Italia e noi abbiamo l’obbligo civile e morale di lottare insieme a lui! Ringrazio tutta la commissione della F.I.Bio. che mi ha dato la possibilità di iniziare questa nuova esperienza. Ringrazio tutti i colleghi che fanno parte della Redazione di ‘’Orizzonti Biotecnologi’’. Infine ringrazio l’ex-caporedattore, Maria Vinciguerra, sperando che possa fare, anche io, bene come ha fatto lei in questi anni.
[Stefania Cocco]
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RIFIUTI ZERO?...
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L’Unione Europea condanna l’ Italia per non avere adottato le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti in Campania e congela i finanziamenti. SE TE ZA DELLA CORTE (Quarta Sezione) 4 marzo 2010: ella causa C 297/08, avente ad oggetto il ricorso per inadempimento proposto il 3 luglio 2008 dalla Commissione europea contro Repubblica italiana ex art. 226 CE, la Corte di giustizia (IV Sezione) ha statuito che “la Repubblica italiana, non avendo adottato, per la regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare, non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza degli artt. 4 e 5 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 5 aprile 2006, 2006/12/CE, relativa ai rifiuti”.
prezzo inferiore per lo smaltimento e una messa in esercizio più veloce. La Fibe, inoltre, promette di consegnare il termovalorizzatore entro il 31 dicembre 2001. In realtà, entro quella data, non solo non viene costruito il termovalorizzatore ma non A CURA DI S.COCCO si arriva neanche ad ottenere le autorizzazioni alla costruzione edile. Inoltre, il termovalorizzatore proposto è tecnologicamente arretrato, come si evince dal diverso punteggio acquisito, non offre garanzie dal punto di vista ambientale e dal punto di vista di una buona realizzazione di energia. A questo punto, la FIBE continua nei suoi impianti a produrre ecoballe che non possono essere bruciate, sia per assenza di un termovalorizzatore, sia perché troppo umide, per cui 6 milioni di rifiuti non smaltibili vengono stoccati in giro per la regione. E’così che nel 2001 si ripresenta un’ulteriore crisi che viene in parte risolta riaprendo discariche come quella di Serre e Castelvolturno, e inviando i rifiuti in Toscana, Umbria, Emilia Romagna e addirittura in Germania. Nel 2007, durante il governo Prodi, si verifica una più importante crisi dei rifiuti, dovuta alla saturazione di tutte le discariche Campane. Prodi nomina commissario per l’emergenza, il capo della polizia di Stato Gianni De Gennaro che si propone di risolvere il problema entro 4 mesi, progettando la costruzione di 3 inceneritori, riaprendo i trasferimenti di rifiuti in Germania (spendendo 215 euro per tonnellata rispetto ai 290 euro necessari per smaltirli in Campania!) e adibendo nuove aree per l’apertura di discariche come quella di Chiaiano e Pianura, scatenando cosi le proteste da parte dei cittadini. La situazione non è per niente risolta quando al governo Prodi subentra, sempre nel 2008,
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A
desso vi racconto la storia della “monnezza”. Certo non è una bella storia, (d'altronde il titolo non promette nulla di buono), ma è una storia vera! Una storia di soprusi e di veleni in cui a farci la pelle è ancora una volta il popolo, i normali cittadini, illusi e raggirati da un sistema politico che li ha comprati in nome di false promesse. L’emergenza rifiuti inizia nel 1994 a causa dell’emergenza ambientale che si era venuta a creare in seguito alla saturazione di alcune discariche.Aquesto punto la gestione della risoluzione di tale problema viene affidata al prefetto di Napoli. Successivamente, nel 1996, al capo della Regione in carica, Antonio Rastrelli, viene affidato l’incarico di costituire un piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti. Rastrelli indice, quindi, nel 1998, una gara di appalto tra diverse aziende che si occupavano di smaltimento di rifiuti. L’azienda vincitrice avrebbe dovuto realizzare due termovalorizzatori e sette impianti di produzione di Cdr, impianti che differenziavano i rifiuti dando origine a un Cdr (combustibile derivato da rifiuti), che potesse poi essere bruciato nei termovalorizzatori producendo energia, e alla Fos (frazione organica stabilizzata), che avrebbe dovuto essere utilizzata nelle attività di bonifica ambientale. Questo sistema avrebbe risolto definitivamente il problema rifiuti in Campania.Avincere la gara di appalto, nel 2000, sotto la guida regionale diAntonio Bassolino, è l’associazione di imprese Fibe controllata dal gruppo Impregilo. Il valore tecnico del progetto Fibe era stato giudicato con 4,2 punti, meno della metà dell’impresa concorrente che aveva ottenuto il punteggio di 8,6 punti. Nonostante ciò, l’impresa si aggiudica l’appalto offrendo un
ACURADI
S.COCCO
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il Governo Berlusconi che emana il decreto legge n°123 del 14 luglio 2008. Il piano del Governo, gestito dal capo della protezione Civile Guido Bertolaso, prevede: 1) l’allestimento di discariche e la costruzione di termovalorizzatori 2) l’impiego dell’esercito a tutela delle aree allestite per gli impianti 3) l’obbligo per Comuni e Province di seguire tabelle precise di marcia per la raccolta differenziata. Il tutto ha come termine ultimo il 31 dicembre 2009. Durante i lavori per la messa in funzione del termovalorizzatore diAcerra, nel febbraio e nel giugno del 2009 vengono aperte, rispettivamente, le discariche di Chiaiano, il cui esaurimento è previsto per il 2011, e diTerzigno, Cava Sari. Il 31 dicembre 2009 si è concluso il mandato del sottosegretario di stato per l’emergenza rifiuti in Campania il quale ha dichiarato: “erano 35 mila le tonnellate di rifiuti per strada l’11 giugno 2008, al momento dell’inizio dell’attività della struttura per l’emergenza rifiuti in Campania. Il piano di governo, che ha varato il 23 maggio il decreto legge n°90 poi convertito nella Legge n° 123, ha permesso di superare la fase più acuta di una crisi ormai decennale, liberando le strade dai rifiuti. Ora si punta ad attivare un ciclo virtuoso di smaltimento dei rifiuti attraverso discariche, termovalorizzatori, raccolta differenziata e consorzio unico di Bacino”. Dunque sembra tutto risolto, il Governo Berlusconi ha fatto il “miracolo della Monnezza”, gli elettori del PDL sono contenti, in televisione vengono trasmesse delle simpatiche “pubblicità progresso” in cui una procace donna napoletana viene salvata da cumuli di immondizia grazie all’intervento della “mano” del governo. Ma allora perché oggi nell’ottobre 2010 siamo di nuovo in emergenza rifiuti, perché il 4 marzo 2010 la corte di giustizia europea del Lussemburgo condanna l’Italia, sul caso dei rifiuti in Campania, per inadempienza alle direttive del 2006? Perché si è costretti ad aprire un’ulteriore discarica a Terzigno, in un’area protetta all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio? La prefettura e le indagini della magistratura dimo-
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strano chiaramente che a gestire tutti i passaggi del ciclo rifiuti in Campania sono le imprese riconducibili direttamente o indirettamente alla camorra. Sono loro a decidere come e quando riversare i rifiuti in discariche piuttosto che per le strade. E sono sempre loro a indurre lo stato di emergenza che rappresenta una situazione economicamente vantaggiosa per la criminalità organizzata campana, la quale, con la gestione illecita dei rifiuti raccoglie profitti maggiori rispetto a quelli derivati dal traffico di droga. Inoltre, dietro l’imprenditoria legale si cela spesso la camorra che approfitta dello smaltimento illegale per abbattere i costi e mettersi a capo della gestione della crisi. Non a caso i vertici di Fibe-Impregilo (la Fibe-Impregilo è la stessa multinazionale che nel 2005 si accaparrò l’appalto della costruzione del ponte sullo stretto di Messina) e l’ex presidente della Regione Campania Bassolino sono sotto processo per truffa aggravata e per truffa in forniture pubbliche. La “monnezza” allora, può essere molto utile e remunerativa, qualcuno osa dicendo anche possa essere stato lo strumento per la vittoria delle elezioni da parte del centrodestra nel 2008. Ma dove sono finiti allora quei rifiuti, considerando anche che il tanto osannato inceneritore di Acerra funziona a scartamento ridotto, una linea su quattro, e le montagne di “ecoballe” non possono essere portate ad Acerra perché all’interno del termovalorizzatore non si può buttare il “tal-quale indifferenziato”? (gli esperti lo definiscono infatti un inceneritore, perché non avrebbe affatto le capacità di termovalorizzare ma si limiterebbe a bruciare i rifiuti, avrebbe una bassa capacità di produrre energia e un alto volume di emissioni atmosferiche). Nessuno dei “Bassolino” di turno ha mai fornito notizie certe in merito. Di certo si sa che sono stati “nascosti” un po’ in giro per la Campania e non solo. Nei territori dei casalesi nelle province di Caserta e Casal di Principe, su un territorio confiscato al boss Francesco Schiavone, sono stati stoccati circa un milione di metri cubi di rifiuti solidi urbani non selezionati e che non possono essere smaltiti in nessun modo. Si parla anche di un accordo tra i casalesi ed alcuni privati di nazionalità rumena per esportare l’immondizia nei Balcani. Ma a noi che non siamo ne camorristi ne politici, a noi che paghiamo la tassa d’immondizia più alta d’ Italia, a noi che facciamo la raccolta differenziata, a noi….queste speculazioni economiche, sinceramente, non interessano! Noi esigiamo che i rifiuti vengano raccolti e differenziati per trarne energia, che non vengano inseriti in discariche più o meno abusive gestite dalla camorra che, pur di abbassare i costi di gestione, se ne frega di costruirle a norma e/o impermeabilizzate. Non vogliamo gli inceneritori che non solo eludono il pro-
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blema ma lo peggiorano visto che i prodotti della combustione richiedono delle spese enormi per lo smaltimento ed in fine devono, anch’essi, essere riversati nelle discariche. Questo significa che chi gestisce gli impianti di smaltimento, più o meno legalmente, non ha alcun interesse economico a smaltire tali rifiuti “estremamente tossici” (stiamo parlando di diossine, PCB e metalli pesanti). Questi, oltre ad essere trasportati nell’aria anche per lunghe distanze, vengono poi sversati in discariche a loro volta non a norma, e finiscono per inquinare terre che hanno fatto della coltivazione e della viticoltura le principali risorse economiche della zona. Studi epidemiologici su larga scala hanno inoltre dimostrato che presso gli inceneritori di rifiuti urbani e le discariche ci sono tassi più elevati di cancro negli adulti e nei bambini oltre che difetti alla nascita. Per tali motivi, attualmente gli inceneritori contravvengono ai diritti umani basilari, come enunciato dalla Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, nella Convenzione di Stoccolma e nella Legge di Protezione Ambientale del 1990. A questo punto, perché al momento dell’emergenza rifiuti non si è creato dei centri di riciclo come quelli di Vedelago? Sto parlando di un impianto di stoccaggio e selezione meccanica di rifiuti ai fini del recupero di materiali, situato in provincia di Treviso, che riesce a riciclare e quindi a trasformare in altri materiali riutilizzabili più del 90% dei rifiuti che vi pervengono, lasciando solo una piccolissima parte di rifiuti non trasformabili e che quindi vengono destinati agli inceneritori e alle discariche. Erano queste le condizioni, inesistenti in Campania, che si sarebbero dovute creare nei lunghi anni della gestione dell’emergenza. Eppure in Campania era stato previsto un piano di raccolta differenziata. Nel 1993 con una legge regionale venivano istituiti 18 Consorzi di Bacino a cui affidare l’attuazione della raccolta differenziata. Con la politica dell’emergenza i finanziamenti e i piani di indirizzo vennero centralizzati e compresi nel bilancio del commissariato straordinario. Dove sono finiti allora questi finanziamenti? Nel 2000 vengono assunti per la raccolta differenziata circa 2.300 lavoratori che vengono distribuiti nei 18 consorzi. Con un bando regionale del 2001 essi vengono stabilizzati. Sono entrati, attraverso una corsia preferenziale, gli iscritti alle cooperative dei disoccupati, dei Lavoratori Socialmente Utili. Di queste assunzioni si sono occupati esclusivamente i commissari straordinari. Questi nuovi assunti erano di varie estrazioni politiche: appartenevano a comitati di sinistra e di destra. Secondo le indagini della Magistratura, questi ultimi avevano legami con la criminalità organizzata la quale induceva gli aderenti al comitato a pagare una quota che variava dai 5 milioni di lire ai 30 milioni di lire, per essere inseriti nella graduatoria regionale per ottenere un lavoro a tempo indeterminato. Dei 2300 assunti ne lavoravano solo 200, come afferma l’ex commissario Catenacci. La spesa per questi “lavoratori” era di 60 milioni di euro l’anno che gravano sui fondi della gestione commissariale. Oltre ai la-
voratori sono stati affidati ai consorzi gli automezzi per gestire materialmente la raccolta.Afferma sempre Catenacci: “…sono stati comprati automezzi per centinaia di milioni” e risulta “che alcuni di questi siano inoperosi ed altri siano dati in uso a strane società, pubbliche o private…” Ecco la risposta quindi!Assodato, grazie all’intervento della comunità europea, che l’utilizzo di sistemi quali inceneritori e discariche sono metodiche obsolete e che non rispettano i parametri ambientali di inquinamento, la soluzione sarebbe la raccolta differenziata accompagnata da centri riciclo e/o Termovalorizzatori, ma con la T maiuscola, cioè quelli che servono a convertire i rifiuti in energia, e non inceneritori che bruciano tutto indistintamente e vengono “spacciati” dal governo in carica per termovalorizzatori. Però i “termovalorizzatori” devono essere costruiti perché l’azienda deve vincere l’appalto, le discariche devono essere fatte perché la camorra deve “vendersi” i territori dove lei stessa e i suoi figli vivono, e quella mezza volta in cui si cerca di fare la raccolta differenziata?… i finanziamenti scompaiono divisi da una parte tra stato, provincia e comuni e dall’altro dalla camorra…che poi alla fine scopri che sono la stessa cosa. La questione è più semplice di quanto sembri: se io sono una multinazionale C, che ha diverse attività, e tra le tante attività quella che frutta maggiormente in termini economici è il monopolio della vendita di scarpe di un paese, perché chiaramente tutti gli abitanti di quel paese necessitano di comprare scarpe per tutta la vita e necessariamente da me. Inoltre, forte del mio monopolio, non avrò interesse a produrre delle scarpe di qualità, anzi, produrrò delle scarpe con dei costi minimi e li rivenderò al prezzo che decido io. E se a questo aggiungo che io, che sono a capo di questa multinazionale, sono anche una persona, diciamo… non proprio “per bene”…secondo voi potrò mai permettere che qualcun altro intervenga sulla mia attività, si prenda il monopolio e poi gestisca questa azienda producendo delle scarpe di qualità vendendolo ad un costo normale? Chiaramente no, non lo permetterò, tutt’al più se questa multinazionale S è altrettanto forte e ha la possibilità non solo di ampliare la mia attività commerciale ma anche di “coprire” eventuali mie inefficienze, posso, al massimo arrivare ad un accordo con essa che sia proficuo per entrambe le aziende.Attualmente, questa risulta essere la situazione “Gestione Rifiuti in Campania”. Quindi, riflettendo…potremmomai “salvarci” dalla monnezza? Io, sinceramente, e con estrema amarezza, ho un’unica speranza… che a salvarci sia l’Europa! [Stefania Cocco]
Wikipedia.it http://www.emergenzarifiuticampania.it/erc/ ERC-ERC_Layout_locale1199880667264_Home.htm Camillo Piazza “La vera storia dei rifiuti Campani” http://www.cortedicassazione.it/Documenti/N otiziarioUE_2010_nu03.pdf
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È POSSIBILE UNO SVILUPPO SOSTENIBILE?
Lo sviluppo di qualunque forma di vita che si basi sull’uso di risorse non rinnovabili è insostenibile per un pianeta finito: o SVILUPPO o SOSTENIBILE
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o sviluppo sostenibile foni accesi 12 ore al giorno per definizione è una d ’ i n v e r n o , c o n d i z i o n a t o r i forma di accrescimento d’estate, deforestazione, in(sinonimo di sviluppo) che quinamento e buco dell’ozonon pregiudica la possibilità no. Perché non cambiamo, o di preservare la qualità e la meglio, perché non su larga quantità delle risorse. La pro- scala? Principalmente perché posta allude alla possibilità di la nostra collettività è malata organizzarsi, globalmente, per e difficile da guarire, e parlo svilupparsi senza deteriorare il livello di civiltà raggiunto, restando comunI nostri figli, manipolati que in equilibrio dai media del con l’ambiente. Il concetto nasce con marketing, vogliono la creazione della diventare veline e WCED ( Wo r l d Commission on Encavalieri, avere sempre vironment and Dedi più, per poter velopment), essa stessa nata per la comprare oggetti di profonda preoccuplastica inutili che pazione del rapido deterioramento delfunzionano al nucleare, le risorse, dell’amal gas o al petrolio e biente e della vita umana da un punto che quando smettono di di vista economico, politico e sociale. funzionare gettano Insomma non è una nell’ambiente bella iniziativa, ma un’esigenza primordiale onde evitare che la natura si rivolti brutalmente contro i sia delle pecore che dei pasuoi stessi abitanti. Siamo stori. Succube dei consumi oggi nell’obbligo di abbas- materiali, la società attuale ha sare i consumi: il nostro li- completamente perso la cavello di sviluppo con un’auto pacità di misurare la qualità di per famiglia, se non due, mi- vita. I nostri figli, manipolagliaia di voli l’ora, termosi- ti dai media del marketing,
vogliono diventare veline e cavalieri, avere sempre di più, per poter comprare oggetti di plastica inutili che funzionano al nucleare, al gas o al petrolio e che quando smettono di funzionare gettano nell’ambiente. E il riciclaggio? Per riciclare dobbiamo usare prodotti riciclabili. Purtroppo le buste, i piatti di plastica e i contenitori di tutte le schifezze che compriamo spesso non lo sono. Forse bisognerebbe obbligare i produttori ad evitare i superimpacchettamenti, tanti altri bisognerebbe eliminarli (parlo dei produttori). E anche se la società X, equa e solidale, vendesse il sapone naturale al litro ad una società evoluta Y che porta il proprio contenitore (non di plastica), ci sarebbe sempre qualcuno a venderlo a prezzo inferiore, non riciclabile e biologico. Attenzione alla menzogna del biologico! Una società che sostiene il suo stesso ecosistema è una società diversa, è la società dei bisogni primari, dove tra i bisogni , oggi primari, includo internet e gli ospedali. Alcune minoranze, soprattutto nei paesi scandinavi e in Australia, vivono in maniera più o meno sostenibile. Uno degli esempi più eclatanti di struttura eco è la “King University of Science and Technology” in Arabia
Saudita, con una fabbrica di desalinizzazione, centro di recupero delle acque sporche, macchine elettriche, due torri solari che soffiano corrente d’aria fresca nelle varie costruzioni…un messaggio simbolico estremamente significativo dal paese dell’oro nero che si prepara all’era post-petrolio! Altro progetto degno di citazione é quello di Richard Register e del suo gruppo di Ecocity builders. Si tratta di una azienda di costruzione di città ecosostenibili. Una ecocity progettata con profonda coscienza dell’ambiente e strategicamente disegnata tenendo conto delle potenzialità di ogni territorio in modo da ottimizzare l’uso del suolo, del sole e dell’acqua, con sistemi di riciclaggio e conversione dei rifiuti in energia. Vivere in maniera ecosostenibile è dunque possibile. Decidiamo tutti insieme di cambiare il nostro stile di vita e di razionalizzare consumi e forme di energia. Rifiutiamo buste di plastica non riciclabili e tutto ciò che è inquinante. Riduciamo i voli e investiamo le nostre risorse esauribili per ricostruire un mondo che si mantenga su risorse rinnovabili quali pale eoliche, pannelli solari e centrali idroelettriche. Certo oggi è complicato fare funzionare un’auto con una risorsa rinnovabile, ma riscaldare è piuttosto semplice! Quindi il calore si, la macchina no! Eccessivo? Probabilmente. E allora usiamo la macchina con moderazione, quando è indispensa-
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bile, e la bici o le gambe per spostamenti fattibili. Io lo so, la gente pensa: Uno degli esempi più “Se son o andati sulla luna, ovviamente troveeclatanti di struttura ranno una soluzione, prieco è la King University ma o poi arriverà il genio che cambierà le cose, of Science and Technoche farà camminare le logy in Arabia Saudita, macchine con l’acqua, che riempirà il mondo con una fabbrica di dedi risorse rinnovabili e ci salinizzazione, centro di risolverà il problema” intanto noi continuiarecupero delle acque mo a far finta di niente e, sporche, macchine bendati, proseguiamo la nostra corsa, accumuelettriche, due torri lando più cose e soldi solari che soffiano possibili- “tanto se e quando ci sarà una crisi corrente d’aria fresca terribile per assenza di nelle varie costruzioni risorse, sarà tra molto tempo e noi, comunque, non ci saremo”. A dirla tutta non è così importante quanto tempo ci resti, il sorse non sono infinite! Giupunto fondamentale è che sto per chiarire il concetto, il comunque questo tempo X nostro cibo non cresce più esiste, visto che tutte le ri- sotto il sole ma è chiuso den-
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tro industrie con macchine al petrolio, luce al nucleare e concimi. In questo clima l’unico sviluppo possibile è una decrescita, un passo indietro. Se ripercorriamo un attimo la nostra storia ci rendiamo conto di quanto stiamo abusando delle risorse ambientali. A partire dal 1950 la popolazione ha iniziato una crescita esponenziale senza precedenti (vedi grafico) e la produzione mondiale e il consumo di petrolio (di cui la metà serve per i trasporti) si sono moltiplicati per 7. La pesca per 5 così come la produzione di carne. La richiesta di energia e le emissioni di biossido di carbonio, principale gas ad effetto serra, per 4. Dal 1900 il consumo di acqua dolce, principalmente utilizzata per l’agricoltura, per 6. Quello che è più assurdo è che nonostante ciò il 20 % della popolazione mondiale non ha acqua potabile, il 40 % non ha servizi sanitari né elettricità e 842 milioni di uomini sono sottoalimentati. Il 50% dell’ intera umanità vive con meno di 2 dollari al giorno. Solo 1/5 della popolazione vive in paesi industrializzati, seguendo un modo di produzione e consumazione eccessivo e inquinante. Il risultato è un deterioramento continuo dell’Ecosistema Terra che ci sta mostrando tutti i suoi limiti:
acqua dolce, oceani, foreste, terre coltivabili, spazi liberi. Se tutti gli abitanti della Terra volessero vivere come gli occidentali ci vorrebbe un pianeta supplementare per soddisfare i loro bisogni … ecco perché li lasciamo morire o li buttiamo fuori dai nostri paesi privilegiati. Bisogna agire! Noi dobbiamo agire! Abbiamo l’obbligo di pro-
muovere e sviluppare delle tecnologie meno inquinanti e più economiche in termini di acqua ed energia, in modo da migliorare le condizioni di tutti i cittadini e di preservarne l’avvenire. Adesso. Dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere e capire quali sono le vere ricchezze: la salute degli essere viventi e della natura ed il valore dell’uguaglianza. Dobbiamo imparare a dare senza pretendere qualcosa in cambio, ad ascoltare il buio, ad assaporare un po’ di freddo e di caldo. A preservare la salute fisica e mentale, a ballare di più, a contemplare la natura, a lavorare meno e lavorare
tutti. I diamanti lasciamoli in Africa! E voi, bambini... giocate a calcio ed inventatevi i ruoli! Queste sono forme di ricchezza, reali. Oggi, lo sviluppo materiale, calcolato esclusivamente secondo indici monetari, danneggia le vere forme di ricchezza rendendoci nemici del nostro stesso ecosistema. Perdonaci Signore, ma non siamo a tua immagine e somiglianza. L’ostia la prendiamo, il vino è un business che va b e n e . L’ a c q u a , più che darla agli assetati preferiamo usarla per il bagno caldo, ed il frutto del nostro operato lo misuriamo con il prodotto interno lordo. Noi siamo così, e in fin dei conti dell’ambiente e del prossimo non abbiamo neanche il tempo di occuparcene. Tu ci hai creati superiori, Darwin ci ha spiegato come ci siamo selezionati. Ora il Sistema ci ipnotizza e ci programma alla produzione. [Diana Molino]
Aritmetic, population and energy, Albert Barlett Home, Yann Arthus Bertrand Ecocities: Building Cities in Balance with Nature, Richard Register SubUtiles, youtube playlist Wikipedia: fig. 1 e fig. 2
BIOCARBURANTI: UNA SCOMMESSA VINCENTE!
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Dalla terra l'energia del futuro: viaggio nel mondo dei carburanti bio
o sfruttamento delle risorse petrolifere per produrre carburanti dovrà necessariamente essere sostituito dalla produzione su larga scala dei combustibili liquidi prodotti dalle parti non commestibili dalle piante, anche perché oltre ad essere dannosa per l’ambiente, la dipendenza dal greggio rappresenta un serio pericolo per la sicurezza e l’economia degli Stati Uniti e dell’intero pianeta. Questo è il messaggio proposto dagli autori che ci guidano nella scoperta dei progressi nel mondo dei biocarburanti. Attualmente si distinguono i carburanti di prima e seconda generazione. I biocarburanti di prima generazione originano da biomasse commestibili come mais, soia e canna da zucchero. Il lato negativo di questi carburanti è che non c’è abbastanza terreno coltivabile per soddisfare più del 10% del fabbisogno di carburanti liquidi nei paesi sviluppati. Inoltre se si considera tutto il processo produttivo questi carburanti sono poco convenienti sia economicamente che per l’ambiente. I biocarburanti di seconda generazione vengono definiti grassoline (da grass, erba e gasoline, benzina) e derivano da materiale cellulosico di piante non coltivate su terreni usati per l’agricoltura. Le biomasse cellulosiche vengono convertite in ogni tipo di combustibile: etanolo, benzina, gasolio. Per ottenere biofuels di seconda generazione è necessaria una strategia a basso costo che distrugga la struttura molecolare rigida della cellulosa; il primo passo è la destrutturazione a diverse temperature della biomassa solida in molecole più piccole e poi la loro raffinazione per ot-
tenere i combustibili. Esistono diversi metodi di destrutturazione a seconda della temperatura. Dalle destrutturazioni a basse temperature tra 50 e 200 gradi Celsius si ottengono zuccheri che fermentando producono etanolo. Il risultato di una destrutturazione tra i 400 e 600 °C è un biopetrolio che raffinato dà benzina e gasolio. Se si usano temperature oltre i 700 °C si producono gas che diventano combustibili liquidi. Le diverse tempera-
metà della benzina. Attualmente ci si sofferma su una soluzione che prevede la liberazione dagli zuccheri dalle piante con metodi chimici (trattamento con acidi e basi) e fisici (trattamento ad alte temperature o al vapore); inoltre, con tecniche di ingegneria genetica, è possibile ottenere microorganismi che degradano la cellulosa. Tuttavia la fase di destrutturazione e pretrattamento deve essere economicamente conveniente, ad alta resa energetica e a basso impatto ambientale. Uno degli autori ha messo a punto un protocollo di pretrattamento definito AFEX (espansione delle fibre mediante ammoniaca) che prevede il riscaldamento della biomassa a 100°C con ammoniaca concentrata sotto pressione. L’ammoniaca distrugge la struttura della biomassa separando la cellulosa dalla lignina. L’ammoniaca viene riciclata, mentre cellulosa ed emicellulosa sono scisse da enzimi in zuccheri fermentabili per produrre ture saranno testate a seconda dei etanolo altamente concentrato perché materiali di partenza. Gli autori pro- non viene diluito con acqua. pongono un altro meccanismo per In definitiva, i biocarburanti presenprodurre biocarburanti mimando la tano alcuni vantaggi come il minor trasformazione naturale che le bio- costo delle materie prime, sono meno masse hanno subìto ad opera di alte dannosi per l’ambiente, e un ultimo temperature e pressione. Per ripro- vantaggio non meno importante è durre l’ambiente naturale si usano dato dalla maggiore sicurezza nazioimpianti di raffinazione in ambiente nale che offrono in quanto non si è privo di ossigeno a 300-600 °C. la più dipendenti da zone come il Medio biomassa è così trasformata in biope- Oriente, già teatro di guerre di intetrolio e in un solido simile al carbone. ressi petroliferi. Il vantaggio di questo metodo è la sua estrema economicità, quindi dimi[Virginia Brancato] nuirebbe il costo del carburante finale. Lo svantaggio è l’alta acidità del prodotto finale che non è miscelabile Huber G. and Dale B., The Fuel of the Future Is Grassoline, American con i combustibili ottenuti dal petroScientist 9, April 2009 lio e il contenuto energetico è pari alla
Orizzonti biotecnologici 11
F.I.Bio: work in progress
L ’ A G O G N ATA EQUIPO L LENZ A C O N L A L A U REA IN BIOLOG IA
Una risoluzione unica per problemi molteplici
F.I.Bio: work in progress
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a federazione italiana biotecnologi, in tutti questi anni di lotte per il riconoscimento professionale, ha evidenziato in primis ad essa stessa ed ai biotecnologi, poi al mondo accademico e a quello politico istituzionale, una serie di problematiche che attanagliavano se non addirittura bloccavano l’ingresso nel mondo del lavoro dei non laureati in biotecnologie. Basta ricordare le numerose lotte condotte sin dalla fonda-
ACURADI G. RUOTOLO
zione di FIBio quali l’inserimento della laurea in biotecnologie tra quelle idonee a svolgere la professione di informatori scientifici del farmaco e l’accesso alle scuole di specializzazione di area sanitaria, entrambe andate a buon fine con il raggiungimento degli obiettivi prefissati, fino a quelle più recenti riguardanti il lavoro all’interno dei laboratori di analisi cliniche, convenzionati o meno con il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), ed alle altre che purtroppo sono ancora in corso. Fu chiaro da subito, appena cominciarono tali lotte, che una soluzione, se non a tutti, ma a gran parte dei problemi dei biotecnologi (sia quelli già risolti che quelli ancora da risolvere vedere pagina obiettivi di FIBio del sito www.biotecnologi.it ) era da cercare nell’equipollenza ex lege tra le laure in biotecnologie e quelle in biologia. I membri di FIBio
allora componenti d e l l ’ A N B I ACURADI G. RUOTOLO (associazione biotecnologi italiani) intuirono subito tale strada risolutiva e proposero di chiedere al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR) l’equipollenza tra le due lauree sopra citate. Tale richiesta venne effettuata nel settembre dell’ormai lontano 2003, ma il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) nella seduta dell’ 8 ottobre dello stesso anno decise di non pronunciarsi a favore della suddetta richiesta di equipollenza poiché riteneva “di non dover rendere alcun parere atteso che trattasi non di equipollenza ai fini di uno specifico concorso, ma di equipollenza valevole “erga omnes” e quindi di carattere generale.”
Work inprogress
F.I.Bio: work in progress
Da quell’ottobre del 2003 sono cambiate (soprattutto grazie all’azione di FIBio) molte cose. È infatti stato emanato il decreto 5 maggio 2004 sostituito poi dal decreto 9 luglio 2009 sulle equiparazioni tra le laurea antecedenti al DM 509/99 (quelle del così detto vecchio ordinamento) e quelle magistrali e specialistiche. Sono stati formulati ben due parere dall’ordine nazionale dei biologi (sempre sotto richiesta della FIBio) in cui l’ordine ha chiaramente affermato che : “considerato il riconoscimento delle competenze professionali che il DPR 328/01 fa a favore dei biotecnologi e la facoltà dei medesimi di iscriversi all’Albo professionale, previo superamento dell’esame di Stato, non può dubitarsi che il biotecnologo possa svolgere le stesse attività professionali che può svolgere il laureato in biologia. In breve potrebbe dirsi che l’iscrizione all’Albo equipara i professionisti pur se provenienti da lauree diverse”. Infatti a dare man forte alla nostra opera c’era sempre il DPR 328 del 5 giugno 2001 che, se pur incompleto poiché non contempla i laureati del vecchio ordinamento, garantiva ai biotecnologi con laurea magistrale e specialistica di afferire alla sezione A del’albo dei biologi previo superamento dell’esame di stato, eqiuiparandoli de facto ai biologi nelle funzioni lavorative. Forti di tali risultati, nell’ottobre dello scorso anno abbiamo deciso di ripresentare al
MIUR la richiesta di equipollenza con la laurea in biologia indirizzandola in special modo a sostegno delle problematiche relative al lavoro nei laboratori di analisi di cliniche, all’ingresso ad altre scuole di specializzazione di area sanitaria (che ancor oggi ingiustamente ci sono precluse) ed ai concorsi per i ruoli di dirigenti nell’SSN. Dopo tale richiesta c’è stato un lavoro paziente e meticoloso eseguito dal sottoscritto con l’aiuto di tutto il direttivo fatto di contatti personali e telefonici continui con il MIUR con il Ministero della Salute e con il CUN. Stavolta, quindi, alla nostra richiesta il CUN non ha potuto più ritenere di non dover dare alcun parere, come fatto nel 2003, ma bensì ha espresso un parere di presa d’atto in cui ha affermato di concordare sull’equiparazione del laureato specialista o magistrale in biotecnologie ed il biologo laureato specialistico o magistrale in scienze biologiche per quel che riguarda la richiesta della specializzazione per l’esercizio della professione di analista e ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici. Adesso mancano gli ultimi passaggi, dei quali siamo in fervida attesa. Ossia la riformulazione dei pareri da parte del CUN e la stesura del decreto di equipollenza ai sensi del decreto ministeriale 270 del 2004 da parte del MIUR con ratifica del Ministero della Pubblica Amministrazione e
dell’Innovazione, ovviamente dopo essere passato al vaglio della corte dei conti. Tale parere aprirà la strada ai biotecnologi per i concorsi pubblici e sarà la base per la modifica del decreto da parte del Ministero della Salute e che darà accesso ai biotecnologi ai concorsi per i ruoli di dirigente nell’SSN. Inoltre tale decreto abbinato ad un altro decreto che è in fase di riformulazione sempre da parte del CUN, scaturito da una richiesta della FIBio, darà il via alla revisione del decreto per l’accesso dei biotecnologi alle scuole di specializzazione di area sanitaria alle quali ancora oggi ci è negato l’accesso. Non ci resta che aspettare e sperare che non si areni l’iter in qualche punto. La FIBio, come sempre, monitorerà l’iter del provvedimento e informerà i biotecnologi in caso di esito positivo e si attiverà mettendo in campo tutte le forze possibili in caso di esito positivo. [Gianluca Ruotolo]
Biotech Events
EUROSCIENCE OPEN FORUM 2010: PASSION FOR SCIENCE
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Biotech events
Un luglio vestito di scienza apre l’estate a Torino
opo Stoccolma, Monaco di Baviera e Barcellona, tocca a Torino la definizione di “città europea della scienza”. Dal 2 al 7 luglio, infatti, il capoluogo piemontese ha ospitato la quarta edizione di Euroscience Open Forum-ESOf 2010, evento che, come ogni volta, ha rappresentato una grande occasione di supporto e promozione ai risultati della ricerca scientifica per l’Europa tutta. Attraverso una serie di iniziative particolarmente dedicate ai giovani, che hanno coinvolto non solo il centro congressi ma anche musei, strade, piazze e istituti di cultura della città, la manifestazione si è evoluta da congresso scientifico puro a un’occasione di incontro internazionale multidisciplinar , rappresentando dunque un vero e proprio momento di “integrazione europea alla luce del sapere”. Il tutto è stato reso possibile grazie all’azione combinata di enti pubblici e privati, tra cui Atenei e mondo dell’impresa, che da sempre sono impegnati per la promozione e il sostegno della ricerca e dell’innovazione scientifica. La kermesse e' stata inaugurata all'auditorium del Lingotto con un videomessaggio del Capo dello Stato Giorgio
ACURADI O. CATAPANO
Napolitano, ed ha visto passare, in 6 giornate di confronto, oltre tremila visitatori provenienti da 80 Paesi, e circa 800 scienziati di cui un terzo donne per la maggior parte under 35. Le sessioni in cui si è articolata la manifestazione, tra seminari e workshop, sono state circa 200, tutte sviluppate intorno a una rosa di temi principali: sviluppo sostenibile, evoluzione, sviluppo e adattamento degli organismi, il mondo quantico, trovare risposte alle esigenze globali, le nuove frontiere nella ricerca
energetica, scienza e conoscenza, memoria e apprendimento, linguaggi, culture e variabilità, comunicazione tra scienza ed infine cura della salute. Oltre allo Scientific programme, come sopramenzionato, Esof 2010 si è ramificato in altri tre filoni: Career programme, evento che ha dato la possibilità' a giovani ricercatori di discutere e dibattere i temi dell'attualita' scientifica; Science to business programme, vetrina per l'industria
e gli istituti di ricerca; Science in t h e ACURADI O. CATAPANO city, oltre 80 appuntamenti tra conferenze sceniche, lectio magistralis, mostre e giochi che hanno portato la scienza per le strade di Torino. Tra gli eventi organizzati da evidenziare certamente è ‘’La notte dei obel’’,una serata informale mediata da Piergiorgio Odifreddi , in cui si è parlato della storia e delle scoperte di quattro uomini straordinari: George Smoot, Peter Agre, Gerard ‘t Hooft, Harold Kroto. Vivere questa esperienza frizzante è stato a dir poco rigenerante, per me come per tutti i giovani, italiani e non, incontrati durante il corso della manifestazione… un modo efficace per convincersi ancora una volta che, nonostante tutte le difficoltà di reperimento fondi e risorse, la ricerca italiana è ancora viva e pulsa frenetica ed impaziente sotto il cumulo di macerie che è oggi la “fu” Italia di menti eccelse e straordinari talenti.
Biotech Events
[Maria Vinciguerra]
MILANO:UNIVERSITÀEIMPRESAACONFRONTO PER IL FUTURO DEI GIOVANI BIOTECH Biotech Events
Resoconto sulla VI edizione del “Bioforum”
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ra il 30/9 ed il 1/10/2009 si è svolta presso il Palazzo delle Stelline di Milano una due giorni dedicata alle biotecnologie … e la F.I.Bio non poteva di certo mancare! La peculiarità del Bioforum è che, in parallelo a seminari e tavole rotonde, si è svolta la nuova edizione “Bio & Pharma Day”, un carrier day dedicato ad imprese di area medica, sanitaria e far-maceutica, che ha sia permesso alle aziende con brevi presentazioni di far capire ai laureati chi sono, come sono snodate sul territorio e che figure ricercano, sia ha messo in contatto i Responsabili del Personale delle varie aziende con chi volesse proporre loro una candidatura: così, non solo parole come “Scientific Area Specialist”, “Clinical Research Associated (CRA)”, “Clinical Monitor” e “Product Specialist” hanno iniziato ad avere significato per chi s’affaccia nel mondo del lavoro ma ha anche permesso a laureati di area medica, sanitaria e farmaceutica, presentando i propri curricula, di condensare molti colloqui in pochis-
sime ore. Contemporaneamente, mercoledì 30 si sono svolti anche i seguenti seminari e tavole rotonde: -“Banca dati DNA: etica, privacy, sicurezza e tecnologie” , dove si è spiegato cos’è il trattato di Prum, com’è stato recepito in Italia e di come si garantisce allo stesso tempo sia la privacy del proprietario del DNA sia la tracciabilità del dato grazie a specifici organi di controllo; -“Le biotecnologie di serie A: Agrarie, Alimentari, Ambientali”, dove partendo da un excursus sugli usi delle biotecnologie in campo agricolo, alimentare e ambientale si è poi passati ad esempi pratici per dimostrare come la relazione continua fra aziende ed università generi collaborazioni produttive; - “L’applicazione delle GMP nell’industria biofarmaceutica”, in cui si è parlato di come le GMP siano principi generali da osservare nella produzione per mantenere elevati standard quantitativi. Giovedì 1°ottobre è invece stata la volta di: - “Criticità, opportunità, prospettive per il Bio-banking-in
particolare: la normativa, l’organizzazione della ricerca, la tutela della privacy”, in cui si è spiegato come accreditare e certificare le bio-banche, che ruolo esse ricoprono nella ricerca e nella medicina e le problematiche del trattamento di questi dati; - “Biomedical imaging: i nuovi traguardi della diagnostica per immagini”; -“Ricerca & impresa : start up & spin off”, al cui interno c’è stata l’assegnazione del Bioforum Junior Award, un riconoscimento per un giovane la cui attività in ambito biotech (scientifica o imprenditoriale) è stata riconosciuta di particolare eccellenza. Questa due giorni milanese è stata una grande occasione di crescita umana e professionale per le due “inviate speciali”(la sottoscritta e la dott.ssa Virginia Brancato) ed un’occasione preziosa per ogni biotech che vuol capire cosa sarà “da grande”, perciò do a tutti loro l’arrivederci alla prossima edizione! [Roberta Ferraris] Orizzonti biotecnologici 15
L’intervista
INTERVISTA A LUIGI NICOLAIS: UNO SCIENZIATO PRESTATO ALLA POLITICA
Alla scoperta di un pe r s o n a g g i o p o l i e d r i c o, i nguaribile sognatore
L’intervista
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utore di 7 monografie scientifiche e di oltre 400 pubblicazioni su riviste internazionali, Luigi Nicolais, per i più Gino, è uno tra gli scienziati italiani più citati al mondo. Ha iniziato la sua carriera come professore ordinario di tecnologia dei polimeri e di scienza e tecnologia dei materiali per poi raggiungere una numerosa serie di traguardi ambiziosi nell’ambito accademico e non solo. Dall’inizio degli anni ’80 fino al 2004, infatti, è stato professore aggiunto al Dipartimento di Ingegneria Chimica presso l’Università di Washington a Seattle e all’“Institute of Materials Science” presso l’Università del Connecticut a Storrs. Nel 2004 diviene fondatore e presidente del distretto tecnologico IMAST, e solo un anno dopo presidente di Città della Scienza. Nello stesso anno Nichi Vendola lo convoca a presiedere l’ARTI, l’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione della Regione Puglia. Ma già nel 2000 era iniziata la sua avventura in politica, avendo ricevuto l’incarico di assessore all'università e alla ricerca scientifica, innova-
ACURADI IDACRIFÒ
zione tecnologica e nuova economia, presso la Regione Campania. Nel 2006 entra a far parte del secondo governo Prodi come Ministro della Funzione Pubblica e dell’Innovazione e nel 2009 assume la carica di segretario provinciale del PD a Napoli, da cui si dimette l’anno successivo. Attualmente, è deputato della Repubblica e vice-presidente della Commissione Cultura della camera dei Deputati. Tra un incarico e l’altro, tuttavia, costante è stato il suo impegno per i giovani, sostenuto dalla fiducia nelle loro potenzialità e dalla convinzione che i grandi cambiamenti sono possibili, sempre. Insomma, il concetto che lo rispecchia al meglio è innovazione!
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alla ricerca alla politica: scelta personale o percorso “guidato” dalle circostanze? Il mio ingresso in politica è iniziato con un’esperienza istituzionale che è stata il frutto di una scelta non ordinaria. Ho iniziato il mio percorso con la nomina ad assessore alla ricerca scientifica della Regione Campania nel 2000. La scelta avvenne spontaneamente ad opera del Presidente Bassolino a seguito dell’organizzazione, in vista delle elezioni regionali che si svolsero quell’anno, di un importante convegno con il quale presentavo un modello di rilan-
cio e sviluppo del sistema produttivo campano che traesse la sua forza nel dare piena centralità alla cosiddetta economia della conoscenza. Quel modello, specie in una realtà in crisi come quella campana, risultò vincente e apripista per tante altre esperienze di amministrazione locale. La rottura con schemi classici e tradizionali fu la chiave di volta con la quale le classi dirigenti della politica nazionale e locale cominciarono a guardare me per avviare un processo di innovazione del quadro politico ed istituzionale. Lungo questa scia sono proseguite le mie nuove esperienze in giro per l’Italia, con Vendola a Bari, con il Governo Prodi e alla guida del Partito Democratico napoletano.
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a professore ad assessore regionale prima, a ministro della Repubblica poi: ci avrebbe mai pensato vent’anni fa? Confesso che non avrei mai immaginato un percorso politico ed istituzionale. Ero convinto che tutte le mie attività si sarebbero sviluppate nel settore della ricerca scientifica e della formazione accademica e, invece, sono state il punto di partenza per il mio impegno pubblico.
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uale importanza ha avuto la sua formazione scientifica nel suo lavoro da politico?
L’intervista
È stata determinante. Innanzitutto per la metodologia del lavoro che è integralmente la riproposizione del modello che ho adottato nella ricerca. La mia azione politica ed istituzionale è stata sempre orientata all’individuazione di un obiettivo determinato, allo studio dello stato dell’arte e all’avvio del processo necessario al suo raggiungimento passando attraverso numerosi check dello svolgimento delle attività ad esso funzionali. Questo metodo di lavoro è stato spesso percepito come rottura di tante consuetudini nella costruzione dei processi decisionali della politica tradizionale. Ho creduto, ciononostante, in un radicale cambiamento di tali processi che è stato funzionale ad un miglioramento percepito nettamente dai cittadini in termini di efficacia ed efficienza, condizioni ineludibili per un recupero di credibilità della politica. Infine, voglio ricordare quanto sia fondamentale il rapporto con i giovani nell’applicare nel lavoro politico il metodo scientifico. Nella mia vita accademica ho sempre fatto affidamento su tante leve di giovani studenti e ricercatori, traendo grande linfa dal loro slancio creativo e dal loro entusiasmo. Così in politica, dove un rinnovamento generazionale è sempre più urgente. Ma il rapporto con i più giovani non deve essere deviato da logiche di fedeltà. Ha senso se diventa occasione di crescita delegando e riconoscendo la possibilità di sbagliare per misurare i propri limiti e migliorare nell’azione.
scimento della massima importanza al merito e alla valutazione. Diventa, inoltre, essenziale avere una chiara visione intorno a fattori strutturali
Canalizzazione e verticalizzazione tendono a non far interagire fra loro i diversi domini scientifici e tecnologici. E’ questo un modo di concepire le potenzialità della ricerca non più sostenibile, ma da sostituire progressivamente con modelli di raggruppamento delle conoscenze a rete. Per gli stessi motivi andrebbero perfezionati e rilanciati i rapporti tra Ricerca ed Impresa, rapporti che dovrebbero essere ispirati ad una più feconda osmosi. Così come vanno rafforzati i rapporti tra Ricerca ed Amministrazioni Pubbliche, preservandone le autonomie. E’ Luigi Nicolais l’idea della filiera dei saperi che poggia su una “tripla elica” per la ricerca. Parlo di come atti- mossa da Ricerca, Impresa ed varsi per fare massa critica pas- Amministrazione. sando per la costruzione delle ual è attualmente il condizioni più favorevoli alla suo rapporto con la rirealizzazione di una piena knocerca e quale quello wledge integration tra ricercatori. Integrazione che deve con la politica? passare per il previo raggiungi- Verso la ricerca continuo a promento di livelli di standard supe- vare una naturale attrazione; riori di conoscenza in rimpiango spesso i tempi in cui determinati settori, al fine di riusciva ad essere la mia attività poter ottenere un interscambio di esclusiva. Nei confronti della posaperi tra esperti. litica, alla luce delle mie ultime esperienze elettorali, posso afosa manca, secondo lei, fermare che è forte in me una alla ricerca in Italia componente di delusione deterperché diventi reale minata dalla convinzione che in elemento propulsore di svi- Italia non ci siano ancora le conluppo? dizioni per l’avvio di quel camIndubbiamente l’eccessiva par- biamento necessario a porre al cellizzazione delle attività di ri- centro di una rinnovata classe dicerca rappresenta un punto di rigente i temi della trasparenza, debolezza, come lo è la scarsa fi- del merito e della solidarietà ducia dimostrata verso le sue quali volàno di una riforma delenormi potenzialità dalle ammi- l’intero sistema paese. nistrazione pubbliche. Troppo a lungo il mondo dell’accademia osa serve per fare una ha premiato la verticalizzazione buona politica della ri- delle competenze, spostando la cerca? frontiera della conoscenza in Molto rigore scientifico, ricono- settori sempre più parcellizzati. [Rossella Costa]
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Vite per la Scienza
RITA LEVI MONTALCINI E LA SCOPERTA DEL NERVE GROWTH FACTOR
LA STRAORDINARIA STORIA DELLA “DAMA DELLE CELLULE”
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inuta e determinata, Rita Levi Montalcini ha dimostrato fin da giovane di avere stoffa e una sfegatata passione per la ricerca scientifica, tanto da ricevere nel 1986, insieme al biochimico statunitense Stanley Cohen, il Premio Nobel per la medicina. Ma andiamo per ordine e tracciamo tappa per tappa la vita di questo affascinante personaggio.
Rita Levi Montalcini nasce a Torino il 22 aprile del 1909 da Adamo Levi e Adele Montalcini. E’ la più giovane della famiglia, insieme alla sorella gemella Paola, dopo i suoi tre fratelli e la sorella Anna. Rita cresce in una famiglia della borghesia colta torinese in un clima sereno ma estremamente tradizionalista, che ella stessa definisce “tipicamente Vittoriano” e insieme alle altre sorelle viene iscritta ad un liceo femminile destinato alla formazione delle future donne di casa. Papà Adamo, infatti, desidera che le sorelle Levi Montalcini ven-
Rita Levi Montal-
gano educate ad un futuro di madri e mogli ma deve fare i conti con il piglio forte e appassionato di Rita, che alla fine riesce ad iscriversi alla facoltà di medicina a Torino. Siamo nel 1930. Il contesto universitario torinese di quel tempo è estremamente fervido e stimola positivamente Rita
nei primi anni dei suoi studi: conosce Renato Dulbecco e Salva- ACURADI GIANLUCARUOTOLO dor Luria, futuri premi Nobel, e il professor Giuseppe Levi, padre della scrittrice Natalia Ginzburg. Quello con Levi si rivelerà uno degli incontri più importanti per Rita e segnerà, di fatto, il suo percorso formativo. Insieme al professore Levi, luminare nel campo dell’istologia, infatti, Rita inizia lo studio del sistema nervoso, conducendo le sue prime indagini scientifiche in embrioni di pollo. Tuttavia, quelli che Rita vive sono anni storicamente difficili. Siamo nell’Italia del regime fascista e delle leggi razziali, che costringono sia il professore Levi che Rita, entrambi ebrei, a lasciare l’Italia e a rifugiarsi in Belgio, rispettivamente a Liegi e a Bruxelles. Qui Rita viene accolta presso l’Istituto Neurologico e vi resta fino al 1940, cioè fino all’occupazione nazista del Belgio che la riconduce a Torino. Ma Rita, alla quale non è consentito svolgere ufficialmente nessuna attività, non si da per vinta e allestisce un piccolo laboratorio “casalingo” insieme con il professore Levi, anch’egli ritornato in Italia e continua a condurre le
ViteperlaScienza
Vite per la Scienza
sue indagini con l’intento di fare luce sui meccanismi alla base dello sviluppo del sistema nervoso. Intanto, l’Italia vive momenti drammatici legati allo stato di guerra e subisce massicci bombardamenti, anche a Torino, che costringono la famiglia Levi a trasferirsi prima nella zona di Asti e poi a Firenze. E’ il 1943. Si apre una stagione di impegno politico per Rita, che assume identità clandestina, entra in contatto con i partigiani del Partito d’Azione e decide di dare un contributo concreto al processo di liberazione diventando medico volontario delle forze alleate. Una volta terminato il conflitto mondiale ritorna a Torino e vi resta fino al 1947, anno in cui viene invitata dallo scienziato Victor Hamburger a recarsi negli Stati Uniti, a Saint Louis, presso la Washington University. Quello che doveva essere solo un breve periodo di permanenza diventa un soggiorno di trent’anni. Fino al 1977 Rita resta negli USA dove conduce i suoi più importanti studi sul sistema nervoso che la porteranno ad
tale all’invecchiamento. Nel 2001 viene nominata senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed è tuttora membro di prestigiose accademie scientifiche. A quanti chiedono alla centenaria Rita Levi Montalcini quale sia il suo segreto, la professoressa risponde semplicemente che il segreto è non pensare a se stessi, ma agli altri e lavorare con passione, convinta che siamo alla vigilia di grandi scoperte. Non c’è trucco né inganno, insomma! A noi non resta altro che prendere esempio da una donna di enorme levatura morale e ammirare il suo amore per la scienza e l’alto valore del sapere che ha voluto trasmetterci.
Vite per la Scienza
Rita Levi Montalcini
identificare nel 1952, insieme al biochimico Stanley Cohen, il Nerve Growth Factor, sostanza che svolge un ruolo essenziale nello sviluppo delle cellule nervose, influenzandone la crescita e il differenziamento. Durante gli anni statunitensi Rita non taglia mai i ponti con l’Italia perché non è mai stata un “cervello in fuga”; anzi, ha voluto trasmettere al nostro Paese il suo sapere. Dal 1961 al 1969, infatti, la professoressa Levi Montalcini dirige il Centro di Ricerche di neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma, e dal 1969 al 1979 il Laboratorio di Biologia Cellulare; successivamente, prosegue i suoi studi come guest professor fino al 1989. La sensazionale scoperta del Nerve Growth Factor, per la quale Rita Levi Montalcini riceve il Premio Nobel per la medicina nel 1986, rappresenta un evento di fondamentale importanza nella storia delle neuroscienze: da un lato modifica radicalmente una visione statica del cervello; dall’altra apre la strada allo studio di nuovi trattamenti terapeutici di alcune patologie che colpiscono il sistema nervoso. Gli studi sul NGF animano le indagini scientifiche degli ultimi anni, quando la professoressa Levi Montalcini fonda l’EBRI, l’European Brain Research Institute , un nuovo centro di studi sul cervello a Roma, dove con i suoi collaboratori approfondisce il ruolo del fattore di crescita, che risulta essere coinvolto nello sviluppo degli esseri umani dalla fase prena-
ACURADI G. RUOTOLO
[Rossella Costa]
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La Voce degli Studenti
CAMBIAMENTI NE L M O N D O AC C AD E MI C O
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La voce degli studenti
L’UNIVERSITÀ DEL DOMANI…
’Università nella vita di ciascuno di noi studenti svolge un ruolo cruciale. Essa ha il delicato compito di guidarci passo passo verso il nostro futuro, permetterci di realizzare i sogni che avevamo fin da bambini. In seguito alla riforma del “3+2”, la situazione sembra essere un po’ migliorata, in quanto un numero maggiore di studenti termina gli studi “in corso” rispetto agli studenti vecchio ordinamento; ci ritroviamo comunque ben al di sotto degli standard degli altri paesi europei. Ad ogni modo, i laureati italiani, a differenza di quelli europei si ritrovano ad affrontare mille peripezie una volta usciti dai banchi accademici, soprattutto in termini di ricerca di un lavoro idoneo con gli studi conseguiti. Qual’è la causa di tutto ciò? L’Italia non è la Repubblica dei lavoratori? Ebbene, l’economia italiana è caratterizzata dalla presenza di piccole e medie imprese, per lo più familiari, in cui più che la manodopera e l’apporto di figure specializzate, è ricercato “solo” una semplice figura generica. Tutto questo si
ACURADI R. FERRARIS
traduce in una perdita di competitività delle nostre imprese a livello europeo e mondiale. Per risolvere tale divario, è necessario far coesistere due mondi, quello accademico e quello lavorativo, impresa per niente facile. L'ostacolo più importante che un neolaureato trova ad affrontare una volta uscito dall'Università è l'inserimento in un mercato del lavoro troppo lontano dagli insegnamenti e dalle qualifiche conseguite in ate-
neo...non basta solo la laurea. Allora, il criterio base per un'ottima azione spin off parte da un alleggerimento della teoria in aula ed una maggiore pratica volta sia in azienda che in ateneo. Andrebbero, inoltre, potenziate le iniziative di promozione di Master più professionalizzati, che formino figure realmente richieste dal mondo del lavoro e che possano essere più accessibili, tramite somministrazione di
borse di studio e di fondi messi a disposizione ACURADI R.FERRARIS dal Fondo Sociale Europeo, Master che siano inseriti nel contesto socioeconomico dell’Ateneo promotore. Inoltre, sarebbe opportuno introdurre il numero chiuso “variabile” di anno in anno a seconda delle reali esigenze del mercato del lavoro, potenziare gli uffici Placement degli Atenei che dovrebbero monitorare le richieste delle aziende locali ed aumentare premi e borse di studio per studenti meritevoli soprattutto per quelli in uscita. In questo modo, diciamo si all'articolo I della Costituzione, secondo il quale il lavoro è un diritto e non va pertanto pagato, come questi Master dalle 4 cifre...non vogliamo una Università cara, che sia per tutti e poi sul più bello facciamo ricattare i nostri studenti da enti senza scrupoli. Tutto questo per dare un senso al futuro dei giovani italiani, fermando la endemica “fuga di cervelli” e perché no attirare anche stranieri, consentendo un processo virtuoso di crescita e sviluppo costante.
Lavocedeglistudenti
[Francesco Netti]
INCO NT R O C O I C O L L E G H I B A R E S I Il 14 gennaio 2010 la FIBio ha tenuto un seminario con gli studenti baresi della laurea triennale di Biotecnologie, illustrando loro le problematiche esistenti a fine ciclo di studi e come la FIBio si sta muovendo per arginarle. Inoltre i col-
leghi pugliesi per in-formazioni sull’iscrizione o altre curiosità possono riferirsi al presidente Regionale Bianca Dibari accedendo alla voce del nostro sito”Coordinatori e presidenti regionali”e cliccando sul suo nome.
SEDE C A MPA N I A F. I .B I O . : O R A C ’E ’!
Miscellanea
Miscellanea . ACURADI R FERRARIS
L’8 febbraio 2010 c’è stata l’inaugurazione della sezione campana della FIBio presso la facoltà di Scienze Biotecnologiche della Seconda Universi-
tà di Napoli nella sede distaccata di Caserta. Quindi ora è possibile rivolgersi al presidente della sezione campana per modalità di iscrizione, dub-
bi e curiosità, accedendo alla voce del nostro sito”Coordinatori e presidenti regionali”e cliccando sul suo nome (Guida Vincenzo).
perché va a rinforzare la tibia e il femore! È la conclusione di uno studio danese pubblicato su Scandinavian Journal of Medicine and Science in Sport. L’equipe di ricerca che fa capo al prof. Kurstop del-
l’università di Copenhagen ha“convocato”un gruppo di donne di età compresa fra 20 e 47 anni neofite del pallone per far fare loro due“partitelle”settimanali per 3 mesi e mezzo. Dopo 16 mesi, le
donne ”nel pallone”avevano un aumento della densità ossea, un maggiore equilibrio e una riduzione dell’indebolimento; insomma i problemi della menopausa vanno presi…a calci!
Vederli boccheggiare nelle vasche non rende loro giustizia, eppure lo Zebrafish (Brachydanio rerio) ha notevoli potenzialità. Infatti questo pesce d’acqua dolce sa rigenerare vari tessuti, tra cui quello cardiaco. Recenti studi hanno dimostrato che questa capacità dipenderebbe da elementi re-
golatori come gata4, un fattore trascrizionale coinvolto sia nell’embriogenesi del tessuto cardiaco sia nella vascolarizzazione di questo nell’adulto. Asportando piccole porzioni di miocardio, i ricercatori hanno verificato che dopo appena trenta giorni dall’operazione il tessuto è totalmente ripristi-
nato. Merito, probabilmente, del connubio tra ipertrofismo dei miociti adiacenti al danno e i processi di proliferazione e differenzazione di una sottopopolazione di cardiociti. Per saperne di più:
Tra le diverse conquiste raggiunte da un mondo scientifico sempre più coraggioso, c’è anche un obiettivo non essenziale ai fini clinici, ma interessante e innovativo: è il progetto Biojewellery, nato da un’iniziativa del Royal
College of Art di Londra e finanziato dalla EPSRC (Engineering and Physical Science Council) dove, con cellule ossee in coltura al Guy’s Hospital, si creano anelli di…osso umano, semplici o con motivi decorativi. Chi
dona le proprie cellule vuole così giurare amore eterno al partner dando tutto di sé. Sarà finita l’era dell’oro e dei diamanti? Per saperne di più:
IL CU OR E I N F RA N T O D I Z E B R A F I S H
ALTR O C HE T R I LO G Y ! A R R I VA B I O J E WEL LERY
www.nature.com/doifinder/ 10.1038/nature08804
Miscellanea
GIO C A R E A C A LCI O FA B E NE A L L E OSSA DELLE DONNE
www.biojewellery.com
ACURADI R. FERRARIS