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i t a l i a n a

B i o t e c n o l o g i

fiBio Magazine

f e d e r a z i o n e

Ciao, professoressa rita Levi MontaLCini! coRso dI NutRIgeNoMIca

FIbIo

I Nobel 2012

le cItazIoNI dI RIta levI MoNtalcINI


RITA LEVI MONTALCINI [Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012]

DIRETTORE EDITORIALE Federazione Italiana Biotecnologi, sede ammin.: via Gianbattista Ruoppolo n°105, scala C, 80128 Napoli; sede legale: via Leonardo Bianchi n°10, 80131 Napoli REDATTORE CAPO Roberta Ferraris REDAZIONE Esposito M.T. (DISCOVERY), Di Giacomo M. (FIBIO-MENTORING), Ruotolo G.(FIBIO-WORK IN PROGRESS), Netti F. (BIOTECH EVENTS), D’Oriano V. (L’INTERVISTA), Severino M. (VITE PER LA SCIENZA), Ferraris R. (VOCE DEGLI STUDENTI), Ferraris R. (MISCELLANEA)

IMPAGINAZIONE E GRAFICA Antonio Massa

CONTATTI redazione.fibio@biotecnologi.it Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 559 Nathan Abbott Way, Stanford, California 94305, USA.


soMMario

_________l’editoriale ___discovery

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_____FIBIO-mentoring

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_____FIBIO-work in progress _____Biotech

events

________L’intervista

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____Vite per la scienza

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___Voce dal mondo biotech ______________miscellanea

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L’editoriale a quasi un anno di distanza dalla scomparsa di Renato dulbecco, un altro immenso scienziato italiano ci ha lasciati: Rita levi Montalcini. Per i ricercatori, giovani e meno giovani, è stato uno shock, come se ci avesse lasciato un parente o una vecchia amica di famiglia. Noi tutti eravamo abituati a vederla di tanto in tanto in tv o sui giornali e personalmente, quando ero ancora una studentessa triennale, ho potuto essere a pochi metri da lei quando si recò in visita al ceINge. qui a Napoli, dimostrando che l’entusiasmo per la vita e per il proprio lavoro non ha e non deve avere età. Nel Novecento, ove la matrice comune era la paura, lei si è distinta in tutta la sua vita per l’enorme coraggio di andare controcorrente: il padre la iscrive, insieme alle sorelle, a un collegio femminile che dovrebbe educarle a diventare madri e mogli, ma Rita sceglie non solo di non sposarsi mai ma anche di iscriversi alla facoltà di Medicina di torino; anni dopo, con l’avvento delle leggi razziali, le è impedito di fare ricerca, poiché discende da famiglia ebraica, ma lei prima va in belgio per continuare i suoi studi e poi, quando dopo il 1940, è costretta a tornare a torino, non si perde d’animo e allestisce un piccolo laboratorio di ricerca “casalingo”e clandestino col professor levi per continuare il suo lavoro; nel 1943, quando potrebbe attendere tranquillamente gli esiti della guerra, assume identità clandestina, entra in contatto con i partigiani del partito d’azione e diventa medico volontario per le forze alleate per accelerare il processo di liberazione! dopo la guerra, l’Italia conosce un periodo di boom economico, ma lei decide di andare negli stati uniti e di restarci 30 anni, lavorando ininterrottamente fra Italia e usa sul sistema Nervoso. Nel 1986 è la prima donna Italiana a vincere il Nobel per l’NgF, la molecola che ha cambiato per sempre la concezione del sistema nervoso; ha raggiunto il massimo riconoscimento possibile per uno scienziato, ma lei si mette ancora in gioco: nel 1992, ad 83 anni fonda con la gemella Pao-

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la la fondazione “levi-Montalcini”che ha lo scopo di scolarizzare le giovani donne africane, che così diventano promotrici del “progresso di un paese: l’educazione a tutti i livelli costituisce infatti il più efficace strumento per creare una classe di donne in grado di assumere posizioni direttive a livello sociale, politico e scientifico, di mettere a frutto le possibilità offerte dai programmi di cooperazione internazionale, di educare i giovani delle generazioni successive”, come scrisse lei stessa sulla home page del sito della fondazione; ancora, ha avuto il coraggio di investire nei primi anni duemila (ad oltre novant’anni!) nella ricerca in Italia con la Fondazione ebRI che si concretizza con l’european brain Research Institute, il centro studi di ricerca sul cervello a Roma. Il nostro ex redattore capo, la dott.ssa stefania cocco (che saluto da queste pagine) lavora proprio all’ebRI e grazie a lei, la sottoscritta ha avuto il privilegio di visitarlo un paio di anni fa, e posso assicurarvi che la struttura non ha nulla da invidiare ai laboratori di ricerca statunitensi o del Nord europa, anzi...! e sempre nello stesso periodo (ad essere precisi dall’agosto 2001) è stata nominata senatore a vita, e da allora si è sempre recata al Parlamento non sottraendosi mai ai suoi doveri nei confronti dello stato, ma essendo presente sempre per il bene del paese, lasciando un ultima grande lezione anche su come dovrebbero essere sempre al servizio dei cittadini i politici italiani. abbiamo raccontato la sua vita nel num. 3 di orizzonti, ma qui la severino ha raccolto alcuni suoi aforismi, affinché fosse la stessa Rita a raccontarsi. Prima di augurare a tutti una buona lettura, voglio spendere due parole per ringraziare di cuore Michele di giacomo per la bella sorpresa che mi ha dedicato nella rubrica “voce degli studenti” e per l’affetto che ho ricevuto da tutti voi. Roberta Ferraris – Presidente Probiviri F.I.bio.


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finaLMente viCini aLL’approvazione DeLLa terapia geniCa in europa sanità statunitense (NIH, National Institute of Health) misero a punto il primo protocollo sperimentale per una rara condizione geAcurAdi M. sANsoNE netica, l'immunodeficienza combinata grave (scId) da deficit di adenosin deaminasi (ada), ada-scId. l’equipe generò un vettore retro-virale che codifica per il gene ada. Qualche anno dopo claudio bordignon, Fulvio Mavilio e il loro staff all’HsR-tIget (ospedale san Raffaele- Istituto telethon di terapia genica, Milano) iniziarono per la prima volta un protocollo clinico di terapia genica e cellulare che prevedeva il trapianto autologo di linfociti e cellule staminali ematopoietiche, modificate ex vivo per esprimere il gene ada. I pazienti risposero bene, iniziando a produrre l’enzima mancante. la speranza di poter curare malattie fino ad allora incurabili ebbe forse il sopravvento e portò all’approvazione troppo prematura di protocolli clinici che culminarono nel 1999 con la morte di un paziente. la storia di Jesse gelsinger, il 18enne affetto da un raro deficit metabolico che morì a seguito di una reazione di tossicità acuta al vettore adeno-virale iniettato, fece il giro del mondo. Pochi anni dopo, 5 bambini affetti da un’altra immunodeficienza genetica, la scId-X1, che avevano ricevuto un trattamento basato su un vettore retro-virale, svilupparono una leucemia. Questi episodi inflissero un duro colpo alla terapia genica e sollevarono enormi critiche e discussioni che instillaro-

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AcurAdi

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be fare da apripista per altri protocolli di questo tipo.” la sottoscritta era una studentessa di biotecnologie quando alla fine degli anni 90 si assisteva ai risultati dei primi protocolli sperimentali di terapia genica e ha subìto in prima persona il fascino di quella rivoluzione, tanto da svolgere la tesi di laurea proprio in un laboratorio di terapia genica. la terapia genica “nasce” dalla comprensione delle basi molecolari e genetiche delle malattie e dallo sviluppo delle biotecnologie e delle tecniche per manipolare e introdurre Il dr.tim coté, precedente direttore il dNa in cellule ospiti. all’inizio dedella Fda, Food and drug admini- gli anni ’90 diventa infatti possibile instration, equivalente statunitense trodurre o sostituire un gene difetdell’eMa, definisce questa notizia toso con una copia funzionante “fantastica e stupefacente.” “la te- sfruttando la naturale capacità dei virapia genica costituisce un tratta- rus di penetrare nelle cellule dei mento terapeutico unico per i pa- mammiferi. zienti con rare malattie genetiche. Nel 1990 Michael blese e French l’approvazione di glybera potreb- anderson dell’Istituto superiore di

l’agenzia europea per i Medicinali (eMa, european Medicines agency) ha di recente raccomandato l’approvazione sul mercato europeo di un protocollo di terapia genica, glybera, per il trattamento di una rarissima malattia genetica che colpisce un individuo su un milione, il deficit di lipoprotein lipasi (lPld, lipoprotein lipase deficiency). se il trattamento verrà approvato dalla commissione europea, glybera sarà il primo protocollo di terapia genica disponibile sul mercato europeo e statunitense.

M.T.EsposiTo


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no nell’ opinione pubblica e nella comunità scientifica il sospetto che dati pre-clinici potenzialmente controversi fossero stati mantenuti segreti e che la segretezza dei protocolli fosse stata privilegiata alla sicurezza e alla diffusione di corrette informazioni. Il dr. James Wilson, direttore e responsabile dell’Istituto di terapia genica dell’università della Pennsylvania, responsabile del protocollo sperimentale a cui gelsinger prese parte, fu sospeso dall’attività medica per 5 anni. I protocolli clinici di terapia genica furono messi al bando. da allora s’è fatto un passo indietro e tanti ricercatori in Italia e nel mondo hanno lavorato a quei vettori e a quei protocolli per renderli sicuri e per restituire alla terapia genica la reputazione che sembrava ormai compromessa. Ma cosa andò storto nei primi protocolli? boro dropulic, fondatore della biotech lentigen (stati uniti) commenta “venti anni fa, negli anni cui

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la terapia genica si affacciava alla clinica, c’è stato un ottimismo esagerato. a quei tempi i vettori virali non erano stati ancora ottimizzati.” secondo Patrick aubourg dell’università di Parigi, ove partì la sperimentazione sulla scId-X1 “e’ importante considerare la mortalità e le aspettative di vita dei pazienti che presero parte al protocollo della scId-X1. Il protocollo di terapia genica a cui si sottoposero aveva una mortalità del 5%, che è alta di per sé, ma molto più bassa del 25%, quella associata al trapianto di midollo osseo che resta l’unica alternativa terapeutica per questi pazienti.” Insomma, se da una parte è doveroso menzionare che i vettori usati venti anni fa non erano ottimizzati e che bisognava modificarli per renderli efficaci e altrettanto sicuri, dall’altra è ormai chiaro che non esiste “un’unica terapia genica per tutti” vale a dire che occorre valutare caso per caso scegliendo il vettore e il protocollo più appropriato tenendo conto di tanti aspetti: organo bersaglio, profilo di espressione del transgene e tossicità. Parimenti è necessario stimare l’aspettativa di vita dei pazienti con i trattamenti tradizionali e mettere a punto una terapia ad hoc considerando rischi e benefici. ed ecco perché si è arrivato al glybera! glybera è un vettore virale

adeno-associato in grado di infettare un’ampia gamma di tipi cellulari e mediare un’ottima espressione del transgene, seppure a breve termine. Il virus infatti non si integra nel genoma dell’ospite e di conseguenza non viene ereditato dalla progenie cellulare. In questo modo si sventa il rischio della mutagenesi inserzionale che aveva causato l’attivazione di un proto-oncogene nel protocollo scId-X1 e che costò la leucemia a 5 bambini. Inoltre i vettori adeno-associati, pur appartenendo alla stessa famiglia degli adenovirus, non inducono risposta citotossica garantendo un basso profilo di tossicità. Negli ultimi anni questi vettori sono diventati i più diffusi nelle sperimentazioni cliniche di diverse malattie genetiche, soprattutto per le malattie oculari. Non dimentichiamo che l’occhio è l’organo bersaglio ideale per protocolli di terapia genica, poichè: è accessibile a trattamenti locali e pochi invasivi; è un santuario immunologico, cioè un organo non raggiunto dalle cellule del sistema immunitario; è relativamente semplice monitorare eventuali effetti collaterali. uno studio pubblicato nel 2009 su lancet da un gruppo di ricercatori dell’ospedale pedriatico di Philapelphia (stati uniti) in collaborazione con il tIgeM di Napoli (Istituto telethon di genetica e Medicina) e il dipartimento di oftalmologia della seconda università degli studi di Napoli ha riportato un notevole miglioramento clinico in pazienti affetti dalla amaurosi congenita di leber (lca). sebbene i pazienti non abbiano recuperato completamente la vista, “tutti i pazienti sono ora in grado di spostarsi in un percorso a ostacoli con luce fioca, un risultato spettacolare”, come riportato da Jean bennet, coinvolto nello studio. I 12 pazienti, di cui 5 bambini e 7


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Mavilio, avvierà lo sviluppo di quello che dovrebbe essere la più grande facility al mondo dedicata alla terapia genica. Questo istituto, la genethon bioProd, ospiterà 4 bioreattori da 200 litri. Frederic Revah, ceo della genethon sostiene: “saremo in grado di produrre 20 lotti di vettori adeno-associati o lentivirali gMP (good Manifacture Practice) per anno.” Portare la produzione dei vettori virali dall’ambiente accademico a quello industriale è piuttosto raro, soprattutto considerando la rarità delle malattie genetiche curate con questi vettori. “Nessuna delle grandi case farmaadulti, sono stati sottoposti ad un in- l’ada-scId, attualmente in spericeutiche investirà mai su malattie getervento chirurgico per iniettare un mentazione per la gigantesca farnetiche così rare. se non saremo noi vettore adeno-associato in grado di maceutica londinese glaxosmia farlo non lo farà nessuno.” contiesprimere il gene RPe65, codifican- thKline (gsK) in collaborazione nua Revah. te per una proteina della retina che con HsR-tIget, sia presto approl’approvazione di glybera è il rinon viene espressa correttamente vata dall’eMa. secondo luigi Naldini, sultato di un lavoro lungo anni. direttore dell’HsR-tIget “la terapia nei pazienti affetti da lca. glybera ha ricevuto una risposta nealberto auricchio, coinvolto anch’ genica può curare l’ada-scId angativa dall’eMa un anno fa, e oggi è egli nello studio ha dichiarato: “ab- che meglio del trapianto del midollo raccomandato solo per pazienti afbiamo intenzione di provare a te- osseo” che al momento è l’unica alfetti dalla forma più grave di lPld, stare l’efficacia della terapia genica ternativa terapeutica per questi paper i quali non esiste nessun altra tenon solo per le altre forme di zienti. rapia efficace.testato su 27 pazienamaurosi, ma anche per altre ma- Nei programmi della collaborazioti, glybera ha ridotto i livelli di colattie genetiche oculari come per ne gsK-HsR-tIget c’è anche lo svilesterolo nel sangue entro tre mesi esempio la malattia di stargardt, per luppo di una piattaforma tecnologica dalla somministrazione e ridotto la la quale il tIgeM ha già ottenuto la per la produzione di vettori lentivifrequenza di attacchi di pancreatite designazione di farmaco orfano rali, in grado di infettare un ampia acuta nel 50-60% dei casi. dalla Fda e dalla eMa”, un impor- gamma di cellule e di garantire una la prospettiva di curare i pazienti tante passo verso l’approvazione del duratura espressione del transgene. con un’unica iniezione rende la teprodotto sul mercato europeo e Inoltre, il prossimo anno la generapia genica un trattamento dalle castatunitense. thon (evry, Francia) un istituto di riratteristiche uniche di costo/benesulla scia di glybera la comunità cerca finanziato principalmente dalficio. I grandi punti di domanda sono: scientifica spera che un altro pro- l’associazione Francese distrofia quale sarà il costo di glybera sul tocollo di terapia genica, quello per Muscolare e diretto dal Prof. Fulvio mercato? e come l’azienda farmaceutica produttrice, uniQure, riuscirà a recuperare i costi di produzione Fonti: http://www.bionews.org.uk/page_162896.asp da un trattamento che si prefigge di http://www.nature.com/news/europe-nears-first-approval-for-gene-therapycurare i pazienti con un’unica inie1.11048 http://www.nature.com/nbt/journal/v30/n7/full/nbt.2290.html zione piuttosto che sulla ripetuta http://www.nature.com/nbt/journal/v29/n2/full/nbt.1769.html somministrazione del farmaco? stahttp://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1096719203001690 http://www.jci.org/articles/view/35700 remo a vedere. http://stage.telethon.it/en/node/1902 http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS01406736%2809%2961836-5/fulltext http://www.iapb.it/news3.php?id=1383&ia=43

[M. t. esposito]

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noBeL 2012 per La MeDiCina e fisioLogia. La riprograMMazione CeLLuLare, terreMoto neLLa BioLogia DeLLo sviLuppo.

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e grandi scoper te scientifiche di rado sono accolte e acclamate come tali in tempi brevi. giordano bruno, filosofo e astronomo Italiano del 1600, andò incontro alla mor te pur di non rinnegare le idee copernicane sul movimento della terra; Rita levi Montalcini, fiore all’occhiello della ricerca scientifica italiana scomparsa lo scorso dicembre, attese oltre 30 anni prima di essere insignita del Nobel per l’NgF. eppure ci sono scoper te che annientano ogni pregiudizio e scardinano completamente le nozioni precedenti, cementandosi rapidamente nel sapere scientifico: è accaduto alla “riprogrammazione cellulare”, una scoper ta scientifica che ha fatto guadagnare al giapponese shinya Yamanaka il Nobel per la medicina nel 2012, a soli 6 anni dalla pubblicazione della scoper ta.Il premio è condiviso col britannico sir John gurdon, dell’università di cambridge (Regno unito), che negli anni ‘60 condusse i primi esperimenti a suppor to di questo fenomeno. austin smith, biologo dello sviluppo dell’università di cambridge (Regno unito), ha dichiarato a science: “la riprogrammazione cellulare trasforma completamente i principi su cui si fonda la biologia dello sviluppo. sebbene il premio Nobel venga normalmente conferito decenni dopo che una scoper ta abbia luogo, l’impatto che questa scoper ta ha avuto sulla biologia dello sviluppo è stato talmente Orizzonti biotecnologici

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for te, e lo sviluppo delle tecnologie per generare le cellule staminali pluripotenti indotte (iPs) talmente rapido, che la comunità scientifica ha ritenuto doveroso e appropriato premiare la scoper ta con il Nobel.” Negli anni ’60 gurdon era uno studente di dottorato all’università di oxford (Regno unito) quando effettuò i primi esperimenti di riprogrammazione cellulare. gurdon rimosse il nucleo da cellule uovo di rana e lo sostituì col nucleo di una cellula adulta dell’intestino di un girino. con grande sorpresa, all’interno della cellula uovo, il nucleo della cellula adulta avviò il normale sviluppo embrionale dando vita ad un girino. Il nucleo della cellula matura, nelle appropriate condizioni cellulari, era dunque in grado di percorrere un “viaggio nel tempo,” tornando ad assumere caratteristiche tipiche della cellula da cui orginava, la cellula uovo. la scoper ta fu accolta con enorme scetticismo: l’unidirezionalità dello sviluppo embrionale era uno dei cardini su cui si fondava la biologia dello sviluppo! una cellula adulta, specializzata e differenziata non può tornare indietro nel tempo! la riprogrammazione cellulare non è un ar tefatto di laboratorio. dopo 35 anni l’esperimento fu ripetuto con cellule di mammifero che diedero vita nel 1996 a dolly, la prima pecora nata per clonazione. Questi risultati confermarono che cellule terminalmente specializzate contengono

tutta l’informazione genetica necessaria per lo sviluppo di un intero organismo e che nelle cellule uovo risiedono gli ingedienti per riprogrammare i nuclei delle cellule adulte. dieci anni dopo dolly, il team di Yamanaka dimostrò che i fibroblasti, cellule adulte della pelle di mammifero, potevano essere riprogrammate per assumere le caratteristiche di cellule staminali embrionali (es), immature per eccellenza, e dimostrò che non era neccessario sostituire interamente il loro nucleo con quello di una cellula uovo per avviare il processo. la ricetta della riprogrammazionde cellulare è semplice: un magico cocktail costituito da quattro ingredienti, cioè i fattori di trascrizione oct3/4, Klf-4, c-myc e sox-2. In due ar ticoli pubblicati dalle riviste scientifiche cell stem cell e Nature Medicine, Yamanaka ripercorre le tappe salienti la sua maratona, “ekiden”, per utilizzare il termine giapponese, verso le iPs. la scoper ta di gurdon e la nascita di dolly sono senz’altro state le fondamenta su cui Yamanaka generò l’ipotesi della riprogrammazione cellulare, ma l’identificazione del magico cocktail non sarebbe stata possibile senza gli studi sui geni che regolano lo sviluppo embrionale (“master regulators genes”) che culminarono nel 1987 con la scoper ta di Myod, un fattore di trascizione in grado di convertire fibroblasti in cellule musco-


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lari, e senza gli sviluppi nell’ambito delle tecnologie riguardanti le es e i topi transgenici. Nel 2004 il team di Yamanaka stilò una lista di 24 geni-candidati impor tanti per mantenere le caratteristiche di pluripotenza tipiche delle cellule es. come verificare quali tra questi fossero i geni indispensabili? Yamanaka si avvalse della sua personale collezione di topi transgenici e in par ticolare del topo knock-in Fbxo15-neoR, dove gli elementi regolatori del gene Fbxo15, espresso solo nelle cellule embrionali, guidavano contempor aneamente anche l’espressione del gene della resistenza all’antibiotico neomicina. Quando lo studente di Yamanaka introdusse tutti e 24 i geni candidati nei fibroblasti ottenuti dal topo knock-in Fbxo15-neoR in condizioni di coltura permissive solo alle cellule esprimenti la resistenza alla neomicina, osservò al microscopio la formazione di cellule che avevano assunto caratteristiche morfologiche simili a quelle delle es. Iniettate sottocute in modelli di topo, le cellule in questione generarono teratomi, tumori caratterizzati dalla presenza di cellule dei tre foglietti embrionali. la prova schiacciante che si trat-

tava di cellule staminali pluripotenti. In principio, Yamanaka aveva calcolato che per identificare la combinazione minima di fattori necessari per la riprogrammazione cellulare sarebbe stato necessario testare oltre 1 milione

di combinazioni dei suddetti 24 candidati, un progetto che avrebbe richiesto 30 anni. Invece grazie alla straordinaria intuizione del suo studente Kazutoshi takahashi, il progetto fu completato in un anno solo. dopo aver verificato che introducendo la combinazione dei 24 candidati in fibroblasti di topo si ottenevano iPs, takahashi effettuò esperimenti analoghi testando la combinazione di 23 candidati: se le cellule non diventano più iPs voleva dire che il gene mancante era essenziale

per il processo di riprogrammazione cellulare. da qui l’identificazione dei quattro fattori di trascrizione. Rudolf Jaenisch del Whitehead Institute di cambridge (stati uniti) ha raccontato alla rivista cell stem cell: “ Yamanaka lanciò la sua soper ta-bomba alla conferenza IsscR (International society for stem cell Research) nel 2006. Molti rimasero increduli. Impossibile che il processo fosse così semplice! Ma conoscendo Yamanaka, la sua etica e il suo rigore scientifico, io non ebbi dubbi e credetti immediatamente nei suoi risultati.” anche la sottoscritta in persona ha avuto l’onore di incontrare Yamanaka nel 2007 a stoccolma (svezia) per una conferenza, e vi può assicurare che la sua umiltà e la semplicità con cui illustrò la sua scoper ta lasciarono i presenti senza parole. dunque, quali sono i lasciti di tale scoper ta? la riprogrammazione cellulare apre le por te a svariate applicazioni terapeutiche e farmaceutiche. In giappone il governo ha stanziato un enorme finanziamento per creare una banca di iPs per Orizzonti biotecnologici

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uso clinico. sono già in corso le prime sperimentazioni per il trattamento del morbo di Parkinson, dell’anemia falciforme e della degenerazione maculare. Nel Regno unito il King’s college london e il Wellcome trust sanger Institute (cambridge) hanno ricevuto un finanziamento da 13 milioni di sterline per generare iPs da pazienti affetti da par ticolari malattie, studiarne la patogenesi molecolare e testare in vitro la sensibilità a svariati farmaci. le iPs inoltre costituiscono una stategia estremamente valida per aggirare gli ostacoli etici che impediscono la ricerca e l’uso terapeutico delle es umane in paesi come l’Italia. le iPs infatti

nismi patogenetici della malattia e proporre nuove strategie terapeutiche. Non mancano inoltre gruppi che si dedicano agli aspetti più meccanistici della riprogrammazione cellulare, come quello di giuseppe testa all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e quello di Mattia Pellizzolla dell’Istituto Italiano di tecnologia (IIt) di genova. “Il premio Nobel è un inizio, non un punto di approdo; nonostante abbia lasciato l’ambiente ospedaliero per la ricerca al banco sono un medico e come tale il mio obiettivo è quello di por tare la tecnologia iPs in clinica” sostenne Yamanaka in un’intervista a Nature. un’ ipotesi sperimentale nata

dalla mente di gurdon 50 anni fa in un contesto di pura ricerca di base ha finalmente trovato il suo sbocco traslazionale. “Per questo è impor tante finanziare la ricerca di base -come rilasciato da gurdon alla Fondazione Nobel- non è affatto raro che lo sbocco terapeutico arrivi solo dopo anni dall’iniziale scoper ta.” speriamo che queste parole arrivino in alto, tra i nostri governanti che troppo spesso hanno tagliato i fondi ma non l’ingegno e l’ottimismo nella ricerca scientifica italiana. [M.t. esposito]

Fonti: Science 2012. Reprogrammed cells earn biologists top honor. S. Yamanaka. Cell Stem Cell 2012. Induced pluripotent stem cells: past, present, and future. S. Yamanaka. Nature Medicine 2009. Ekiden to iPS cells. NHK Documentar y- Shinya Yamanaka, Nobel winner: iPS Cell Revolution R. Jaenisch. Cell Stem Cell 2012. Nucelar Cloning and Direct Reprogramming: the long and short path to Stockholm

non derivano da embrioni ma si possono ottenere da un semplice lembo di pelle. e anche in Italia possiamo vantare una ricerca di eccellenza in questo ambito in diversi istituti di ricerca: il team di vania broccoli, all’Istituto scientifico san Raffaele di Milano, ha di recente riprogrammato cellule della pelle di pazienti sani e individui affetti da morbo di Parkinson in neuroni dopaminergici, una svolta sostanziale per studiare i meccaOrizzonti biotecnologici

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F.I.Bio.-mentoring

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el contesto economico attuale, trovare un lavoro soddisfacente può risultare molte volte difficile anche per i biotecnologi. l’autoimpiego rimane una delle possibili vie da percorrere per costruirsi un lavoro da sé e le esperienze di imprenditori di successo possono costituire un’importante fonte di ispirazione. oggi chiediamo ad un brillante biotecnologo napoletano, luca sanguigno, di raccontarci la sua esperienza di imprenditore. “l'entusiasmo che ha preso piede dentro di me quando ho scelto di intraprendere la strada della ricerca e di iscrivermi al “nuovo” corso di laurea in biotecnologie, e che poi mi ha accompagnato per tutto il percorso di studi, non mi ha mai abbandonato, nemmeno nei momenti difficili. Questo entusiasmo mi ha sempre spinto ad andare avanti, con ostinazione e spirito di sacrificio, a non mollare mai, anche quando il futuro mi sembrava nero e le mie certezze sulle scelte fatte incominciavano a vacillare. grazie a questa carica, circa due anni fa, ho fatto nascere la mia company biotecnologica alMabs. In quel periodo stavo ormai concludendo i miei studi e mi si prospettava un futuro incerto, fatto di possibili partecipazioni ad improbabili concorsi, o di precarie borse di studio presso il laboratorio in cui mi ero formato. ero al contempo consapevole della mia formazione, che spaziava dalle tecniche diagnostiche microbiologiche, alla biologia cellulare e molecolare.tra le mie competenze, vi era la generazione di anticorpi monoclonali che si prestava ad essere utilizzata come “merce” nell'ambito del mercato biotecnologico. a questo punto il gioco era fatto. gli anticorpi monoclonali sono molecole sempre più richieste ed io sapevo gestire bene l'intero processo di produzione; è nata così l'idea di creare una piccola società che offrisse un servizio di generazione di anticorpi monoclonali. Ne parlai con i miei capi del laboratorio e chiesi loro un consiglio sulla mia idea. sinceramente mi dissero che era un'operazione molto difficile, soprattutto per la crescita e lo sviluppo della società, tenendo conto anche della concorrenza del mercato molto agguerrita.tuttavia, ritennero l’idea interessante e mi esortarono ad intraprendere questa strada se avevo coraggio e voglia di provarci. Non ave-

vo più scusanti per titubare. Ho trovato una collaboratrice con la quale ho dato vita ad alMabs nel febbraio 2011. Mi darete del pazzo, fondare una società e decidere di confrontarsi con l’aggressività del mercato, decidere di investire e rischiare. Pazzo? Forse, ma senza un briciolo di pazzia non si ottengono risultati importanti e non si raggiungono traguardi che si pensano lontani. le difficoltà non sono mancate, trovare collaboratori, dare un’impostazione alla società, creare il sito internet e pensare a come sponsorizzare le attività, facendo i conti con i fondi che avevamo a disposizione e che volevamo rischiare. sicuramente in queste fasi iniziali è stato importante il poter contare su persone che ci hanno dato consigli preziosissimi. oggi c'è ancora molto da fare, primo tra tutto potenziare l'aspetto del marketing e rendere più visibile la company, ma io non posso che essere soddisfatto di quanto realizzato e guardare al futuro con ottimismo. ai miei colleghi biotecnologi che vogliono intraprendere la strada dell'imprenditoria posso dare solo un semplice consiglio: credete fino in fondo nel vostro progetto e non arrendetevi di fronte alle prime difficoltà; la sfida non è delle più facili ma solo con perseveranza e spirito di sacrificio si ottengono i risultati più difficili”. [M.di giacomo]

AcurAdi

f.i.Bio.-mentoring

LuCa - un riCerCatore iMprenDitore

M. di GiAcoMo


F.I.Bio.: work in progress

BioteCnoLogie: un MoDeLLo Di CoLLaBorazione tra forMazione universitaria e MonDo DeL Lavoro.

Work in progress AcurAdi G. ruoTolo

Work in progress

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AcurAdi

ncontro al MIuR fra biotech ed addetti ai lavori1999-2013: sono passati quasi quindici anni dalla nascita dei corsi di laurea triennali e Magistrali (ex specialistici) in biotecnologie, grazie al decr.Min. 509/99. Per tanto il cuN (consiglio universitario Nazionale) presso la sala conferenze del MIuR ha incontrato il 16 gennaio 2013 esponenti del mondo accademico, delle istituzioni, delle associazioni di biotech, del mondo del lavoro per effettuare un bilancio di questi anni e tastare il polso ad oggi della realtà biotech in Italia, sia come esperienza formativa, sia nei suoi dati occupazionali. Per l’occasione, ha par tecipato una nutrita rappresentanza di FIbio fra Probiviri, Membri del consiglio direttivo, soci ordinari e sostenitori, riconoscibili dalla spilletta recante il logo FIbIo! l’evento, dedicato alla memoria di Massimo Realacci, è stato moderato dal prof cuccurullo (presidente cNbbsv) e dal prof lenzi (presidente cuN). dopo i saluti di rito, si è entrato nel vivo col primo intervento del prof sergio Ferrari, (Preside della G. ruoTolo

conferenza dei Presidi e Presidenti dei corsi di laurea in biotecnologie) ha posto l’accento su come in Italia non vi sia un autentica cultura delle biotecnologie, poiché le piccole e medie industrie italiane si occupano molto poco di ricerca e sviluppo mentre sono più orientate per una mera questione di sopravvivenza al problem solving. eppure in tema di ricerca siamo un paese che ha storicamente fornito ottime preparazioni universitarie (si pensi ai Nobel che hanno avuto esperienze fondamentali nella loro formazione in Italia, come Watson, llurea, giacconi, dulbecco e la levi-Montalcini). Ma siamo anche un paese ove la prospettiva dell’università e delle biotech sta cambiando in seguito a due fattori: la legge 240/12 e l’abolizione dal 2011 del dottorato di Ricerca in biotecnologie.Il prof Fabio Naro, segretario del cuN ha fatto un po’ il punto sulle equipollenze e sulle riforme future che investiranno i biotech, per risolvere le attuali incongruenze esistenti che si ripercuotono sulla nostra vita lavorativa.

come ricordato dallo stesso Naro nella sua presentazione, nel 2009 la sola FIbIo pose il problema di un equipollenza totale presso il cuN, ma tale proposta, anche per opposizione dell’aNbI, altra associazione di biotecnologi, è stata parzialmente accolta per una serie di motivazioni, fra cui la salvaguardia delle diversità delle biotech. Per tanto, il problema è stato scomposto, valutando il problema separatamente per ogni singolo titolo; ciò spiega perché ci sono state solo alcune equipollenze ed in tempi diversi per le varie classi di laurea in biotecnologie: l’iter si è infatti concluso per gli lM-09 e 9/s con i lM-06 (rispettivamente laureati in biotech mediche, farmaceutiche e veterinarie con i laureati in biologia) ed per gli lM-07 e 7/s (laureati in biotech agrarie) con i biologi, mentre ad oggi siamo ancora in attesa per l’equipollenza fra biologi e gli lM-08 e 8/s (biotech industriali), il cui iter è ancora in corso. (nb:per ulteriori dettagli su questo argomento, si rimanda alla lettura degli articoli dedicati sui seguenti numeri di


F.I.Bio.: work in progress

orizzonti biotecnologici : num 6, pag.12-13; num 7, pag 8-10; num 8, pag 8-10; )Il meccanismo con cui sono state decretate le equipollenze è stata la valutazione delle conoscenze in ambito “bIo” in cui si sono conseguiti i cFu all’università; in parole povere, si è misurato il sapere in base ad una “soglia” di crediti accumulati con gli esami universitari, per capire “se ne sappiamo abbastanza” per affrontare quel dato concorso pubblico. ancora in fase di valutazione è quella parte della problematica lavorativa inerente allo svolgimento per i biotecnologi della professione di analista di laboratorio (che invece il biologo svolge senza problemi). dopo l’intervento di a. d’amico di “Repubblica” (che ha evidenziato la situazione del giornalismo scientifico in Italia), è poi partita la tavola rotonda con gli interventi della dott.ssa R. Fucci (che ha ricordato come le aziende biotech sul territorio non possano assorbire tutti i laureati biotech ma solo 4000 circa … a fronte degli oltre 20000 laureati!), del dottor a. spanò del consiglio superiore di sanità (che ha evidenziato come sia necessario che i futuri governi mettano in cima alle loro agende le professionalità del biotech), del prof tommaso Russo dell’università Federico secondo di Napoli (ha messo l’accento su chi secondo lui sia il biotech oggi: un giovane preparato ed entusiasta, che non ha problemi a trovare un lavoro all’estero e che per lo più aspira al dottorato di Ricerca), il prof giovanni antonini, presidente del cbuI e dei presidenti rispettivamente di FIbIo e aNbI dott. gianluca Ruotolo e s. Maccaferri; il primo ha espresso in modo esaustivo tutte le problematiche

relative agli sbocchi occupazionali per i biotecnologi in ambito pubblico, mentre il secondo ha delineato quelle esistenti in ambito privato la cosa più triste, però è stata per gli astanti rendersi conto di come ciascuno “ragionasse” secondo il proprio compar to stagno: la dott.ssa Fucci ha lamentato che il biotecnologo si presenti al colloquio dopo aver sostenuto il dottorato, come se l’aver studiato troppo fosse una colpa; il prof Russo è convinto che dopo la laurea tutti aspirino al dottorato, quando la realtà è che passano anni prima che l’industria si accorga che esistiamo; perciò il dottorato in Italia diventa spesso l’unica occasione di percepire uno stipendio o di “star tranquilli per

tre anni” dopo aver finito gli studi per quei “temerari” che non possono o non vogliono lavorare all’estero. Perciò gettarsi con coraggio nei progetti imprenditoriali delle start-up possono essere alternative di successo al lavoro all’estero o al cambio di settore per il biotecnologo che vuole lavorare. Insomma, ancora una volta la cecità di chi dovrebbe formarci e farci diventare motore trainante della ripresa è sconfortante. ed è purtroppo lo specchio reale dello stato di cose del nostro paese.sono stare tranquilli.” [R. Ferraris]


Biotech Events

La “Marathona” Casertana CoMe teLethon vuoLe aiutare La riCerCa in itaLia

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Biotech events

l 15 e il 16 dicembre2012 in tutta Italia s’è svolta la Maratona telethon ed anche alcune città della Provincia di caser ta hanno dato il loro contributo. due giornate all’insegna della beneficenza, per una giusta causa. la raccolta fondi a favore della ricerca è“lo” spirito di telethon:sin dalla sua nascita negli stati uniti nel 1966, quando fu Jerry lewis a fare la prima “maratona” televisiva per raccogliere fondi per la distrofia Muscolare. In Italia la Fondazionetelethon da anni devolve interamente il ricavato delle sue iniziative alla ricerca accademica. Ma dove finiscono i fondi della raccolta? a chi sono devoluti? In Italia sono quattro gli Istituti a cui telethon destina il ricavato delle sue iniziative benefiche: il “tIget”di Milano, il “tIgeM” di Napoli,

AcurAdi f. NETTi

l’Istituto vir tuale dulbecco e l’Istituto di ricerca tecnologica “tecnothon”a sarcedo. Interessante l’iniziativa della neonata associazione campania viva, che già è scesa in campo per sostenere la causa telethon attraverso la distribuzione di gadgeta tema per le festività natalizie, tra cui sciarpe, candele natalizie, por tapenne e quaderni, in piazze e centri commerciali locali, ab-

binando in alcune città spettacoli con degustazioni di prodotti tipici locali e canori ed in un’altra è stata allestita perfino una pista di pattinaggio su ghiaccio. Insomma, la fantasia organizzativa dei caser tani ha fatto la sua parte. Il risultato della raccolta è stato molto positivo, così come l’adesione degli associati alla manifestazione, che in prima persona si sono attivati nell’allestimento e nella conduzione degli stand e nella vendita dei gadget. l’Italia con la sue scelte politichemolto spesso, commette l’ erro-

Biotech events AcurAdi f. NETTi

re di sottovalutare l’enorme ruolo strategico che potrebbe avere la tutela della ricerca di base, intesa come “star t up” alla ricerca applicata.Infatti, poche sono le strutture e le università pubbliche che nonostante enormi difficoltà, riescono a por tare avanti seri e continui programmi di ricerca. Perché “ricercare” significa “rischiare”. e senza il rischio della ricerca di base, non si può parlare né di innovazione, né di sviluppo.l’opinione pubblica non è adeguatamente sensibilizzata verso le potenzialità che può avere la ricerca nell’aumento di PIl e produttività ed innovazione in un Paese. Il numero di brevetti che ha un Paese è collegato ad una maggiore ricchezza economica. Infatti, i brevetti attirano imprenditori locali e stranieri per investimenti su programmi di ricerca applicata in base ad un successivo programma di produzione aziendale sulla base delle scoperte effettuate. la realtà biotech rappresenta sicuramente un ulteriore valore aggiunto all’uguaglianza “ Ricerca=brevetti=Innovazione=Produttività ”. Per questo, il sottoscritto anche nel suo piccolo ha preso parte attivamente alla manifestazione di “campania viva” che ha por tato chi ama la propria terra ad esporsi per una causa giusta come questa. un grazie di cuore a campania viva ed a telethon per aver dato il loro sostegno alla ricerca. [F. Netti]


Biotech Events

oLtre La nutrizione: geni e aLiMentazione nuovo Corso fiBio

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a FIbio, sempre attenta alle problematiche di maggior interesse per i propri soci, ha deciso di proporre un corso di aggiornamento dal titolo: oltre la nutrizione: le biotecnologie, l’alimentazione ed il benessere. Il corso teorico/pratico, della durata di un giorno, si svolgerà ad aprile 2013 e sarà rivolto a 100 biotecnologi laureati soci e non, interessati alle tematiche della nutrizione. Per la prima volta nella storia della Federazione il corso è in fase di accreditamento per gli ecM. l’obiettivo primario del corso è approfondire diverse tematiche nell’ambito delle tec-

niche usate per la genomica clinica; la descrizione delle principali metodiche caratterizzanti le biotech molecolari e cellulari nella produzione di alimenti modificati e arricchiti; proprietà dei nutrienti e dei non nutrienti presenti negli alimenti; utilizzo di tecniche di rilevamento dei consumi alimentari e le strategie di sorveglianza nutrizionale. Il corso s’ articolerà su diversi argomenti tra cui l’approfondimento delle discipline nutrigenomica (che indica l’effetto della dieta sull’espressione genica globale) e nutri genetica (che invece studia come le variazioni genetiche nel singolo genoma possano modificare la risposta metabolica ad un dato piano alimentare o a specifici alimenti). ambo le discipline hanno un interesse sempre crescente nella ricerca nutrizionale, specie da quando i progetti genomici stanno evidenziando come seri danni al patrimonio genetico evolvano in patologie gravi, e che il rischio di tali danni al dNa sia fortemente legato a scorretti regimi alimentari. ad oggi, si sa ab-

bastanza circa i geni coinvolti nel metabolismo ed il riparo del dNa; s’è visto inoltre che il ruolo di alcuni geni è fondamentale per evitare patologie come il cancro. al contrario si sa davvero poco sull’impatto dei vari nutrienti, come i cofattori o i micronutrienti, sui meccanismi di riparo degli acidi nucleici. lo sforzo che si richiede agli operatori nel campo nutrizionale, dai ricercatori ai nutrizionisti, è focalizzare un’attenzione crescente sui fabbisogni nutrizionali per mantenere l’integrità genomica per garantire la salute ed il benessere di una lunga vita. ai workshop parteciperanno ricercatori di chiara fama che cercheranno di ampliare l’orizzonte su tali nuove discipline da sempre FIbio cerca di creare uno scambio di competenze e rafforzare il network tra i biotecnologi, favorendo la circolazione del sapere. Questo corso di aggiornamento vuole così avvicinare il biotecnologo alle problematiche dell’alimentazione. Infatti il cambiamento di abitudini nella vita quotidiana e il continuo stress, hanno portato ad un cambiamento della concezione del cibo. si rende sempre più necessaria una figura di riferimento capace di approfondire le tematiche di nutrigenomica e nutrigenetica. Questa figura sposa l’idea del biotecnologo che conosca i meccanismi legati alla fisiologia umana ma riesca anche a comprendere i meccanismi molecolari e la genetica degli individui, per creare piani alimentari atti al miglioramento delle condizioni di vita. Per ulteriori informazioni sul corso basterà tener d’occhio il nostro sito www.biotecnologi.it e i nostri spazi sui social facebook e linkedin. [v. brancato] Orizzonti biotecnologici

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L’intervista

La questione Dei “non-MeDiCi” neLLe sCuoLe Di speCiaLizzazione. punti Di vista e stato DeLL’arte per quanto riguarDa i Loro Diritti.

L’intervista

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n questo numero tratteremo di un tema molto scottante: la non retribuzione, dei “non-medici” (inclusi biologi e biotecnologi), alle Scuole di specializzazione di area medica. Una realtà che anche la sottoscritta affronta quotidianamente. Ad oggi le scuole di specializzazione aperte ai biotecnologi sono quelle in Microbiologia e Virologia, Genetica Medica, Biochimica Clinica, Patologia Clinica e Scienze dell’Alimentazione. Il bando relativo all’ammissione a tali scuole afferma:<<La frequenza alle attività delle predette Scuole è obbligatoria e per gli ammessi non è prevista alcuna remunerazione, né l'assegnazione di contratti di formazione specialistica di cui all’art. 37 del Dec.Lgs. 368/99. In considerazione del numero di crediti formativi previsti per lo svolgimento delle attività formative, la formazione non potrà avvenire senza una frequenza giornaliera per un congruo numero di ore necessario a completare la formazione >>. Alla luce di queste disposizioni, tre professionisti non-medici che frequentano le scuole di specializzazione ( il biologo Salvo Di Martino, 31 anni, e i Biotecnologi Medici del nuovo ordinamento Francesco Labonia, 28 anni e Rossella Micaletti, 29), racconteranno la loro esperienza .

AcurAdi V. d’oriANo

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uale indirizzo di Scuola di Specializzazione hai scelto di frequentare? Da cosa è nata questa scelta? Salvo :A dir la verità, l’aspettativa di frequentare altri 5 anni di studi dopo la laurea, non mi allettava, ma dato che con la laurea non avrei mai potuto ambire ad un incarico dirigenziale, (ciò che davvero volevo), provai i test per la scuola di Specializzazione in Biochimica clinica, che è più vicina ai miei interessi. Attualmente frequento il quarto anno e sono abbastanza contento del percorso fatto finora. Francesco: La scelta di frequentare la Specializzazione in Microbiologia e Virologia è maturata con la consapevolezza che la carriera di ricercatore non era davvero quanto volevo. Ho sempre nutrito amore per la diagnostica di laboratorio e reputo l’indirizzo scelto molto affascinante. Sono al primo anno ma, avendo maturato una buona esperienza pratica in ambito laboratoristico negli ultimi anni, ritengo di essere abbastanza in gamba! Rossella : Frequento il corso di specializzazione in Patologia clinica. Questa scelta è nata dalla passione per la diagnostica. Dato il mio particolare interesse per le malattie genetiche, inizialmente intendevo frequentare il corso di specializzazio-

ne in genetica medica, ma il concorso non è andato bene; d'altro canto, sono molto più contenta di essere entrata nel mio attuale corso di specializzazione, meno settorializzato e con più sbocchi ai fini di un concorso pubblico nella sanità. Frequento attualmente il quarto anno e sono soddisfatta dell’iter seguito finora.

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ensi che il titolo che conseguirai alla fine di questo percorso possa avvantaggiarti nella tua carriera lavorativa o solo da un punto di vista culturale? Salvo : Dal punto di vista culturale sicuramente questo titolo mi avvantaggerà rispetto a chi non lo possiede, mentre da quello lavorativo sinceramente non sono così ottimista. La sanità attraversa in questi anni un periodo particolare. Purtroppo i concorsi per incarichi dirigenziali negli ospedali per i biologi sono sempre meno, soprattutto al SUD. Nonostante ciò, non mi abbatto e vado avanti, nella speranza che in futuro le prospettive lavorative migliorino. Francesco : Indubbiamente la cultura costituisce in sé un valore enorme e sono felice del fatto che i miei studi concorrano ad incrementarla. Allo stesso tempo, ovviamente, confido nella possibilità di ottenere di-


L’intervista

verse opportunità, prima impossibili non solo da raggiungere ma anche da pensare. Rossella : Credo che la mia scelta possa avvantaggiarmi, come titolo, perché attualmente il nostro settore è molto competitivo, siamo tutti superspecializzati. Inoltre il conseguimento della specializzazione è l'unica possibilità che abbiamo per lavorare nel sistema sanitario nazionale.

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ome s’ evince dai bandi di concorso, per tutti i non-medici la scuola non è retribuita. Secondo te è giusto? Perché? Salvo : Sinceramente lo trovo assurdo e ti spiego perché: noi “non medici” specializzandi frequentiamo molti corsi ed il tirocinio nei laboratori di analisi insieme ai medici. L’unica differenza è che il medico ha un contratto di formazione specialistica. Il “non medico” non gode nemmeno di una borsa di studio, studio che a mio avviso, è un diritto, non un pregio di pochi. Francesco : Questa è la vera nota dolente della scuola di specializzazione che, per tutti i non-medici, diventa perciò economicamente onerosa. Non condivido la scelta di non retribuire gli specializzandi: credo che il supportarli, non necessariamente con cifre alte, possa aiutarli a far fronte alle spese, spesso elevate. Rossella : Non è assolutamente giusta la non retribuzione, perché lavoriamo a tutti gli effetti! Prestiamo servizi per i pazienti in ospedale giornalmente, così come i medici. Inoltre non mi piace la classificazione "non medici", perché significa dire ciò che non siamo, invece di appellarci per ciò che realmente siamo, ovvero biotecnologi e biologi! ome fai a svolgere la scuola di specializzazione e mantenerti? Ricorri a dei risparmi, all’aiuto dei

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tuoi parenti o svolgi un lavoro? Salvo :Mi ritengo un fortunato. Ho dei genitori che possono mantenermi durante gli studi, a differenza di altri, purtroppo. Nonostante ciò mi do da fare cercando di fare altri lavoretti. Francesco : Sarebbe impossibile farcela senza l’uso dei risparmi e dell’aiuto che la mia famiglia quotidianamente mi offre. Riesco in parte a contribuire con lavori saltuari, svolti in diversi ambiti. Rossella : Ho la mia famiglia che mi sostiene economicamente per frequentare il corso di specializzazione. Ringraziamo i colleghi per aver esternato con sincerità il loro punto di vista; la sottoscritta lo condivide pienamente, lavorando in un laboratorio ove arrivano di continuo campioni di pazienti ospedalieri, e quindi bisogna operare con molta attenzione, per non compromettere l’esito di un referto o di una data scelta terapeutica. Tutto ciò aumenta il carico di responsabilità e di stanchezza, ma anche l’entusiasmo e l’impegno, che, sono caratteristiche basilari per affrontare e ter-

università il 15/02/12 ha comunicato l’apertura ai laureati in Biotecnologie della classe di Laurea 9/S o LM-09, (biotecnologie mediche, farmaceutiche e veterinarie) di tutte le scuole di specializzazione aperte ai laureati in Biologia (classe di laurea 6/S o LM-06). Non dimentichiamo infine che FIBio è in contatto costante con la biologa Elisabetta Caredda, responsabile del gruppo facebook “Biologi e non medici sanitari specializzandi : Legge per i contratti”, che anche lei sta combattendo affinchè anche i biologi siano remunerati. Vista la complessità del problema e l’obiettivo comune nell’affrontare questa causa, la sottoscritta tornerà sull’argomen-

to prossimamente qui su “Orizzonti Biotecnologi”, sia al fine di far luce sulle prospettive future in tale ambito, sia sulle novità in tale ambito, affinchè le cose siano più eque sia per i biotecnologi sia per i biologi, ponendo fine alla distinzione fra medici e non-medici. [V.D’Oriano]

minare in modo intelligente e soddisfacente tale percorso. La FIBio sta combattendo per rendere possibile l’ accesso ai biotecnologi alle Scuole di specializzazione aperte fino a poco tempo fa solo ai biologi: Una Circolare Ministeriale inviata ai Rettori delle Orizzonti biotecnologici

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“quanDo Muore iL Corpo sopravvive queLLo Che hai fatto, iL Messaggio Che hai Dato.”

vite per la scienza AcurAdi M. sEVEriNo

vite per la scienza

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ulla di più vero. ecco perché vogliamo che sia lei a parlare, anche questa volta. soltanto lei, la signora della scienza. ciao, Rita. “la vita non mi ha maltrattata. sono una donna senza rimpianti. se rinascessi ripercorrerei le stesse strade. tutto è stato a mio vantaggio, anche ciò che non ho avuto, anche ciò che ho perso lungo il cammino. certo, avrei potuto essere una donna migliore. sono pessima in matematica. Non conosco la musica, solo un po’ di beethoven e bach, qualcosa di schubert, Mozart e chopin. Non abbastanza. amo molto il teatro, non l’opera. Nei rapporti umani ho trovato la compen-

AcurAdi M.sEVEriNo

sazione ai miei novantanove anni.” “sono nata in un periodo vittoriano. Mio padre, ingegnere che aveva sorelle matematiche e letterate, riteneva che non si fossero realizzate come mogli e madri, avendo tentato di conciliare la loro carriera con il ruolo di madri di famiglia. Per questo motivo quando decisi di iscrivermi alla facoltà di Medicina all’università di torino non approvò la mia scelta. secondo lui la carriera di medico era molto lunga e non adatta ad una donna. Ne ho sofferto molto ed è stato l’unico momento in cui essere donna mi è sembrata una sgradevole realtà. c’è stata poi da parte mia una pacata ribellione quando dissi a mio padre che non desideravo essere né moglie né madre, volevo dedicarmi esclusivamente alla medicina, volevo essere indipendente e il matrimonio richiedeva sacrifici che non avrei sopporto. a quel punto mio padre disse che se quello era il mio desiderio non me lo impediva, pur avendo molti dubbi sulla mia scelta. una volta inserita nel mondo accademico non ho avuto alcun problema in quanto donna. I soli problemi che sono

sopravvenuti sono stati quelli conseguenti alla promulgazione delle leggi razziali.durante quel periodo non sono mai stata pessimista: chi è pessimista è sconfitto in partenza.” “le leggi razziali del 1938 si sono rivelate la mia fortuna, perché mi hanno obbligata a costruirmi un laboratorio in camera da letto, dove ho cominciato le ricerche che mi hanno in seguito portato alla scoperta dell'NgF.” “senza Mussolini e Hitler oggi sarei soltanto una vecchia signora (…). grazie a quei due, invece, sono arrivata a stoccolma. Non mi sono mai sentita una perseguitata. Ho vissuto il mio essere ebrea in modo laico, senza orgoglio e senza umiltà. (…) Non porto come una medaglia il dato storico di appartenere a un genere umano che ha sofferto molto, né ho mai cercato di trarre vantaggi o risarcimenti morali. essere ebrei può non essere piacevole, non è comodo, ma ha creato in noi un impulso intellettuale supplementare. come si può affermare che albert einstein era di razza inferiore? dovremmo abolire anche nella nostra testa il concetto di razza. esistono i razzisti, non le razze.


Vite per la Scienza

e a me interessano soltanto le persone.” “Posso dire che l'unico ideale per cui ho lavorato è stato quello di aiutare gli altri e forse per questo la ricerca mi ha dato molto di più di quanto potessi sperare.” “da adolescente sognavo di emulare albert schweitzer a curare i lebbrosi. adesso nell'ultima tappa della mia vita ho potuto finalmente aiutare le popolazioni sfruttate per secoli.” “a vent'anni volevo andare in africa per curare la lebbra. ci sono andata da vecchia, ma per curare l'analfabetismo, che è molto più grave della lebbra.” “In africa ci sono migliaia di donne intelligenti che non hanno la possibilità di usare il cervello. tutto quello per cui mi impegno in africa è l'istruzione.” “la donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un'affamata. e il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo.” “Il messaggio che invio, e credo anche più importante di quello scientifico, è di affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio unico merito.” “ai giovani auguro la stessa fortuna che mi ha condotto a

disinteressarmi della mia persona, ma di avere sempre una grande attenzione nei confronti di tutto ciò che mi circonda, a tutto quanto il mondo della scienza, senza trascurare i valori della società.” “Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte.” “Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita.” “dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona.” “a me nella vita è riuscito tutto facile. le difficoltà me le sono scrollate di dosso, come acqua sulle ali di un'anatra.”

che nella ricerca scientifica né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine il compito intrapreso siano fattori essenziali per la riuscita e per la soddisfazione personale. Nell'uno e nell'altro contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà: in tal modo possiamo affrontare i problemi che altri, più critici e più acuti, non affronterebbero.” “tutti dicono che il cervello sia l'organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi. Nei ragionamenti del cervello c'è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.” [M.severino] http://www.unica.it/pub/7/s how.jsp?id=4980&iso=96&is= 7 http://www.ritalevimontalcini.org/scheda_rassegna.asp ?IDrassegna=48 http://aforismi.meglio.it/aforismi-di.htm?n=Rita+Levi+Montalcini&pag=2

“credo di poter affermare Orizzonti biotecnologici

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Voce dal Mondo Biotech

per roBerta, La nostra Dottoressa

La voce degli studenti AcurAdi r. fErrAris

La voce degli studenti

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o scorso 19 dicembre, eravamo tutti in uno stato d’ansia mista a felicità. tutta la redazione di orizzonti biotecnologici, i membri del direttivo e delle commissioni di Fibio erano in trepidazione, in attesa di notizie dall’università di Napoli. Molti erano presenti proprio lì, alcuni lo erano solo con il pensiero, tutti partecipavano a quell’evento in un modo o nell’altro; come se qualcosa di bello stesse per accadere ad un familiare, al più caro degli amici. Quando il presidente della commissione ha proclamato Roberta Matilde Ferraris, la nostra redattrice capo, dottoressa specialistica in biotecnologie mediche, la notizia si è diffusa come un fulmine. sMs, messaggi facebook e twit hanno raggiunto tutti noi e da allora è esplosa un’enorme gioia. vogliamo ribadire i nostri auguri per Roberta, proprio qui, sulla rivista che lei guida con entusiasmo e autorevolezza. sempre disponibile, vulcanica, dai mille interessi, Roberta è veramente una persona brillante e tutti noi le siamo grati per la passione che mette nella realizzazione nel nostro orizzonti biotecnologici. se è vero che la laurea non è un punto d’arrivo, ma solo un altro punto di partenza, questo sarà sicuramente an-

AcurAdi r.fErrAris

cor più vero per Roberta. c’è da giurare che la nostra redattrice, dopo questo importantissimo traguardo, moltiplicherà per mille i suoi già numerosissimi impegni. a scorrere il suo cv si rimane impressionati proprio dalla varietà di attività che Roberta riesce a portare avanti. Ricercatrice, scrittrice, poetessa, pianista e ovviamente giornalista scientifica, non sembra proprio che

per lei possano esserci limiti! Facciamo allora qualche domanda a Roberta. “Redattrice capo, sei pronta per il post laurea? cosa bolle in pentola?” “l'aver terminato un ciclo di studi come questo, mi ha dato una carica pazzesca, poiché mi ha permesso di dimostrare non tanto agli altri, ma sopratutto a me stessa, che se non si perde mai di vista un obiettivo e ci si crede sempre prima o poi lo si raggiunge. Per me è stato meraviglioso dimostrare ai

miei cari che si può lavorare e studiare allo stesso tempo (anche se non è assolutamente facile!!!). adesso, ho dei nuovi traguardi da tagliare, sia sul piano personale sia sul piano professionale (il 2013 dovrebbe essere per me l'anno delle abilitazioni come agrotecnico e come giornalista) e inoltre dovrò continuare a portare il mio contributo in questa fantastica avventura chiamata "orizzonti biotecnologici"! Ma ti sei emozionata per la tua laurea? Quali sensazioni ti sono maggiormente rimaste di quel giorno? “anche se sembra strano, ero molto più nervosa alla specialistica che alla triennale poiché stavolta era presente anche mio padre (alla triennale era bloccato col colpo della strega) e anche perché la mia relatrice mi ha cambiato il discorso a 40 minuti dalla discussione!!! Ma è stato anche molto più emozionante, perché dopo la proclamazione, il mio relatore interno, che non mi conosceva bene, mi ha chiesto che lo presentassi ai miei genitori ed è stato bello sentir parlare così bene di me, da una persona che mi conosceva da così poco tempo.” e allora, a nome di tutta la redazione, tanti auguri Roberta!

[M.di giacomo]


Miscellanea

L’ uLtiMo r e Co r D D i r ita Le vi Mo n ta LCin i. dal 01/08/01 al 30/12/12 (giorno della sua dipartita) ha ricoperto l’ incarico. senatore a vita, diventando il senatore a vita più longevo della storia d’Italia. Fu scelta da ciampi,per aver 'illustrato la patria con altissi-

mi meriti' nel suo campo. Ricoprì tale ruolo con coscienza e senso del dovere esemplari, tanto da avere anche un ruolo fondamentale per evitare la caduta del governo Prodi per garantire la stabilità al Paese.

Miscellanea

AcurAdi r.fErrAris

Co Me e q ua n D o è n a to iL n o B e L? Nel 1895 dalla volontà testamentaria di alfred Nobel, inventore della dinamite; egli scrisse che il suo capitale sarebbe dovuto essere impiegato dai suoi esecutori testamentari per costituire un fondo i cui interessi, divisi in 5 par-

ti uguali, si sarebbero distribuiti annualmente sotto forma di Premio a chi, nell’anno precedente, avessero contribuito di più al benessere dell’umanità, indicando i campi della fisica, della chimica, della fisiologia e della medicina,

della letteratura e della pace. la 1ma edizione dei premi fu nel 1901; a questi s’aggiunse nel 1969 il Nobel per l’economia. una curiosità: non esiste il Nobel per la Matematica. [R.F]

pe r Ché Ma n Ca iL n o B e L pe r La Ma te Ma tiCa ? esistono due teorie su questa storia: 1) la disciplina non era tra gli interessi primari di Nobel, più votato alle scienze con applicazioni pratiche (come la chimica) che a quelle di speculazione teorica. 2) (ma non è confermata) Nobel

avrebbe escludso la matematica dai premi dopo aver scoperto che la sua amante lo aveva tradito col matematico svedese, Magnus gustaf Mittag-leffler. Istituendo tale riconoscimento, l’accademia Reale svedese avrebbe forse asse-

gnato proprio al rivale la 1ma edizione del premio per i suoi studi sulle funzioni analitiche, sul calcolo delle probabilità e sulle equazioni differenziali omogenee. Quindi…no! [R.F]

anche qui Nobel indicò come fare: decise che i premi per fisica e chimica fossero assegnati dalla accademia Reale svedese delle scienze; quello per la fisiologia e medicina dal Karolinska Instituet di stoccolma; quello per la letteratura dall'accademia di stoc-

colma, e quello per i campioni della pace da una commissione di cinque persone eletta dal Parlamento norvegese. Nobel inoltre indicò che all’assegnazione dei premi si debba considerare solo il migliore in quel campo, indipendentemente dalla la naziona-

lità dei candidati. Quindi un inno alla meritocrazia, rinnovato il 10 dicembre di ogni anno con la consegna dei premi. [R.F]

ca, a Kobika e lefkowitz per i loro studi sulla chimica dell’adrenalina; per la Fisica, ad Haroche e Windeland per gli studi sulle interazioni tra luce e materia, che potrebbero far creare un nuovo standard di tempo; infine, per l’economia agli

americani Roth, prof. di Harvard, e shapley, prof. all'università della california, per la teoria della "stabile allocazione", definita "capolavoro di ingegneria economica”. [R.F]

i n o B e L D e L 2 0 12 Il premio per la Pace va all'unione europea; quello per la letteratura al cinese Mo Yan; per Medicina e Fisiologia, riconoscimenti agli studi sulla clonazione (all'inglese gurdon) e staminali (al giapponese Yamanaka); per la chimi-

Miscellanea

Chi D e CiD e iL vin Cito r e D e L pr e Mio n o B e L?

AcurAdi r. fErrAris


www.biotecnologi.it

sono riaperte le iscrizioni alla f.i.Bio. per l’anno 2013 per essere soci ordinari è necessario essere titolari di laurea Triennale o specialistica o laurea Vecchio ordinamento o dottorato o specializzazione in Biotecnologie. per essere soci sostenitori basta essere iscritti a un corso di laurea triennale in biotecnologie. La quota associativa è di 40 € per i soci ordinari e di 15€ per i soci sostenitori. La quota può essere versata mediante: Bonifico conto corrente postale Vaglia postale ordinario Versando l'importo al proprio coordinatore regionale

“senza il tuo contributo, fiBio potrebbe non esistere più” per tutti i dettagli vai alla pagina iscrizione del sito www.biotecnologi.it


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