Orizzonti 01

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B i o t e c n o l o g i

Aperiodico di informazione, Numero 1

I t a l i a n a

FIBioMagazine

F e d e r a z i o n e

FARMACOGENOMICA BIOTECNOLOGI E

INSEGNAMENTO SCOLASTICO

CORSO DI

BIOINFORMATICA

INTERVISTA A

LUIGI NICOLAIS


Ad ognuno il suo...

DIRETTORE EDITORIALE Federazione Italiana Biotecnologi, sede ammin.: via Gianbattista Ruoppolo n°105, scala C, 80128 Napoli; sede legale: via Leonardo Bianchi n°10, 80131 Napoli

REDATTORE CAPO Maria Vinciguerra

REDAZIONE Vinciguerra M.(DISCOVERY), Ruotolo G. (FIBIO-WORK IN PROGRESS, VITE PER LA SCIENZA),Catapano O. (BIOTECH EVENTS), Ferraris R. (LA VOCE DEGLI STUDENTI, MISCELLANEA) IMPAGINAZIONE E GRAFICA Antonio Massa

DISEGNI E VIGNETTE Laura del Prete

IN COPERTINA Scena tratta dal cartoon “Alice nel paese delle meraviglie” , rivista e modificata (M. Vinciguerra)

CONTATTI vinciguerra@biotecnologi.it

Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 559 Nathan Abbott Way, Stanford, California 94305, USA.


SOMMARIO L’EDITORIALE

di Maria Vinciguerra

p.4

DISCOVERY

a cura di Maria Vinciguerra

FARMACOGENOMICA: COME I NOSTRI GENI INFLUENZANO LE RISPOSTE AI FARMACI

p.5

Le mutazioni e le traslocazioni del gene jak2 nelle neoplasie mieloproliferative p.8 a cura di Gianluca Ruotolo

FIBIO- WORK IN PROGRESS

BIOTECNOLOGI: LA POSSIBILITÀ DI INSEGNARE NELLE SCUOLE SECONDARIE F.I.BIO: aperte le iscrizioni per il 2009

a cura di Oriana Catapano

CORSO DI BIOINFORMATICA

p.12

L’industria farmaceutica in Italia a cura di Ida Crifò

L’INTERVISTA

VITE PER LA SCIENZA

MARIE CURIE E LA STRAORDINARIA SCOPERTA DELLA RADIOATTIVITÀ (SECONDA PARTE)

LA VOCE DEGLI STUDENTI

a cura di Roberta Ferraris

SFOGO DA BIOTECNOLOGO NONCHÉ ITALIANO DISILLUSO

MISCELLANEA

a cura di Roberta Ferraris

p.19

BIOTECH EVENTS

p.13

INTERVISTA A LUIGI NICOLAIS: UNO SCIENZIATO PRESTATO ALLA POLITICA

a cura di Gianluca Ruotolo

p.11

p.9

p.14

p.16 p.18


P

L’editoriale

oco tempo fa, leggendo un articolo su una prestigiosa rivista scientifica, mi ero fatta un’idea abbastanza precisa di quanto privacy e globalizzazione fossero due grandezze inversamente proporzionali, e di quanto realmente ci fosse bisogno di ridefinire con urgenza i limiti dell’informazione, in ogni campo, da quello politico a quello medico, dalla genetica al web, alla vita dei privati cittadini, sempre più spesso vittime di riflettori indiscreti quanto illegali. Poi è arrivato il terremoto in Abruzzo. Tutti noi sappiamo precisamente e dettagliatamente cosa sia accaduto in ogni casa, angolo della città, dal momento della prima scossa ad oggi. Abbiamo assistito in diretta ad estrazioni di cadaveri e persone vive terrorizzate, abbiamo partecipato ai funerali e alla costruzione delle tendopoli, all’arrivo della protezione civile e del Presidente del Consiglio; abbiamo pianto con gli sventurati che urlavano straziati mentre tentavano di tirar fuori dalle macerie i loro figli, le mogli, i mariti, i genitori. Abbiamo pregato con loro e per loro, e abbiamo mandato sms di solidarietà. Ci siamo messi, noi italiani, a spiare dal buco della serratura le vittime del terremoto, proprio come se guardassimo un nuovo reality; con partecipazione per carità, ma anche con curiosità e quel distacco che la televisione infonde. Ditemi che non vi è sembrato di guardare l’ultima stravagante edizione del Grande Fratello o dell’isola dei famosi! Telecamere puntate 24 ore al giorno a cercare di carpire ogni scena che potesse alzare l’audience: estrazioni in diretta di cadaveri o persone sbigottite, agghiacciate, terrificate; riprese di familiari allucinati e totalmente scossi; interviste a sfollati con fari puntati sulle auto semidistrutte montate appositamente per creare commozione e generare lo stesso tipo di suspense delle migliori soap-opera americane! Quando, dopo due giorni dal terremoto, ho spento la televisione dichiarando che non avevo più intenzione di assistere ed assecondare quell’oscenità, quel furto della dignità umana e della più profonda privacy delle persone, approfittando del loro dolore come sciacalli il cui bottino era rappresentato dalle lacrime della gente, sono stata definita insensibile ed ottusa, perché quello a cui assistevo era semplice informazione, e gli abruzzesi per primi avevano chiesto di essere aiutati e non dimenticati. Mio Dio! Ma come si fa a non capire che i riflettori, questo tipo di riflettori, non sono certo la risposta al disperato grido del popolo abruzzese! Chi di noi desidererebbe essere ripreso mentre muore sotto le macerie di quella stessa casa che per tutta la vita aveva rappresentato forse l’unico punto fermo, l’unico posto sicuro in cui poter fare sonni tranquilli? Chi chiederebbe di essere ripreso mentre scopre tra le macerie il cranio sfondato del suo piccolo bambino, stroncato nel suo lettino? La mia stessa madre mi ha detto di non farla tanto lunga, che non è mica la prima volta che vediamo la morte in TV; lo stesso papa Wojtyla, per esempio, è morto in diretta! Sono inorridita dal fatto che le differenze siano così eclatanti ma allo stesso tempo pare che nessuno le veda. Esistono dei limiti, nell’informazione come nella scienza e nell’utilizzo della tecnologia. Noi, in quanto biotecnologi, siamo chiamati a chiederci spesso se stiamo agendo nei limiti imposti dall’etica. Non abituiamoci a considerare ogni cosa lecita e normale ma usiamo il nostro senso civico e la nostra coscienza etica per operare sempre al meglio, al fine di garantire dei reali vantaggi all’umanità! Maria Vinciguerra

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Discovery

FARMACOGENOMICA: COME I NOSTRI GENI INFLUENZANO LE RISPOSTE AI FARMACI

L’

I progressi della medicina verso una terapia personalizzata trodotto da Fried r i c h Vogel il termine ACURADI M.VINCIGUERRA “Farmacogenetica”, proprio per indicare lo studio delle singole differenze ereditarie nel metabolismo e nella risposte ai farmaci. In seguito al sequenziamento del genoma umano, al progresso della biologia molecolare e delle biotecnologie è ora possibile ampliare lo studio dal singolo gene all’intero genoma. Innovative tecnologie (microarray, elettroforesi bidimensionale, etc) permettono di analizzare contemporaneamente, a livello globale, il complesso network di geni e proteine coinvolti in una malattia e nella risposta farmacologica e la mole di dati possono essere finalmente intergrati grazie alle metodologie bioinformatiche. Si tende, quindi, a sostituire il termine “Farmacogenetica” con quello più ad ampio spettro di “Farmacogenomica”. In letteratura esistono numerosi esempi che evidenziano come alla base di alcune reazioni avverse (“adverse drug reactions”, ADRs) vi sia una predisposizione genetica.

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Discovery

interesse della co- tore, DNA, etc) e gli effetti munità scientifica e cellulari e/o tissutali da esso dell’opinione pub- determinati. blica nei confronti della far- I processi farmacocinetici e maco-genomica è oramai farmacodinamici sono condiindiscusso. Lo testimoniano zionati a loro volta da fattori: quasi 9000 articoli e oltre - fisiologici (età, sesso, 3000 review pubblicate su peso corporeo, condizione fiPub-Med, e persino notizie sica); ANSA. L’efficacia di una te- - patologici (malattie, livello rapia farmacologica si basa sull’interazione tra un farmaco e un bersaglio molecolare pre(ANSA) - ROMA, 18 FEB sente nell’organismo 2009 - Si concretizza ricevente. Un processo in apparenza banale ma sempre più la prospettiva che è dipendente da una della farmacogenomica, molteplicità di fattori sia farmacocinetici che con terapie su misura bafarmacodinamici. sate sul profilo genetico La Farmacocinetica si occupa di tutti i prodel paziente. In sostanza cessi che riguardano le la somministrazione della modalità con cui un farmaco: dose giusta di farmaco, - è introdotto nell’orgache dipende dai geni che nismo (assorbimento); ciascun individuo pos- è trasformato in sua forma attiva (metabolisiede per fabbricare gli smo); enzimi del metabolismo - è trasportato nella sua sede d’azione (distribudei farmaci... zione); - è inattivato ed eliminato dall’organismo stesso (metabolismo/escredi funzionalità epatica o rezione). La Farmacodinamica studia, nale); invece, il meccanismo - ambientali (dieta, alcool, d’azione molecolare di un tabacco, altri farmaci); farmaco, cioè l’interazione - genetici (polimorfismi). con uno specifico bersaglio In merito a quest’ultimo (enzima, canale ionico, recet- aspetto, nel 1959 è stato in-

ACURADI

M.VINCIGUERRA


Discovery

In particolare i primi studi si sono focalizzati sulla variabilità genetica delle proteine e degli enzimi che intervengono nel metabolismo dei farmaci. Alcuni soggetti possono presentare una ridotta capacità di inattivazione di alcuni farmaci e sono dunque esposti ad un aumentato rischio di reazioni tossiche, se trattati alle dosi standard, viceversa altri che hanno una iperattività della via metabolica, necessitano di dosaggi più elevati per il raggiungimento della dose efficace. Riportiamo di seguito alcuni tra i più frequenti difetti farmacometabolici su base genetica. POLIMORFISMO GENETICO NELL’ACETILAZIONE Comporta una differente capacità di acetilazione di alcuni composti di impiego clinico quali isoniazide, procainamide, idralazina, dapsone, sulfametazina da parte dell’enzima N-acetiltransferasi 2 (NAT2). In base alla capacità di acetilazione gli individui possono essere distinti in acetilatori rapidi e lenti. Nel caso dell’isoniazide, negli acetilatori rapidi la tossicità si manifesta come epatopatia, negli acetilatori lenti come neuropatia periferica. POLIMORFISMO GENETICO NELL’OSSIDAZIONE

È riferito, in particolare, al sistema enzimatico del citocromo P450 (CYP). Orizzonti biotecnologici 6

Nell’uomo sono stati identificati 57 CYP che sono suddivisibili in 18 famiglie e 42 sub-famiglie. Una forma particolare di CYP, il CYP2D6, nell’uomo è responsabile del metabolismo ossidativo di più del 25% dei farmaci in commercio; tra questi vi sono antiaritmici (propafenone, encainide); beta-bloccanti (timololo, propranololo); antidepressivi (nortriptilina, desipramina, fluoxetina); antipsicotici (clozapina, tioridazina), antidolorifici (morfina e codeina),anti-tumorali (tamoxifen) etc.. Il CYP2D6 presenta numerose varianti polimorfiche, alcune delle quali influenzano la velocità di metabolizzazione dei substrati o addirittura causano una alterazione nel normale riconoscimento del substrato specifico. In base all’attività di questi isoenzimi è possibile distinguere 4 fenotipi: i metabolizzatori lenti, intermedi, normali e ultra-rapidi. I metabolizzatori ultra-rapidi

presentano una duplicazione del gene e hanno un metabolismo accelerato. I metabolizzatori lenti, omozigoti per un carattere autosomico recessivo, non posseggono l’enzima a livello epatico ed hanno una ridotta capacità metabolica per numerosi composti. Questi avranno una maggiore concentrazione a livello ematico del farmaco e generalmente un maggior effetto, a parità di dosaggio, rispetto ad individui che possiedono le forme dell’enzima cosiddette normali/intermedie. Sono, inoltre, più frequentemente esposti ad effetti indesiderati se trattati con dosi standard di questi composti. Secondo alcuni studi donne, lente metabolizzatrici affette da tumore alla mammella, risultano poco sensibili al trattamento con tamoxifen e più esposte a recidive, a causa dell’incapacità di convertire il tamoxifen nei suoi metaboliti attivi 4-idrossitamoxifen e 4idrossi-N-desmetiltamoxifen


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(endoxifen); tuttavia ci sono ancora controversie nell’introduzione, nella pratica clinica, di un test che “classifichi” le donne in responsive e non al farmaco.

nomici nella fase di approvazione dei loro farmaci, mediante raccomandazioni, raccolte e schematizzate in un documento guida. Come risultato, molte compagnie farmaceutiche e biotecnoloPOLIMORFISMO GENE- giche hanno sviluppato dei TICO NELL’IDROLISI comitati interni di farmacogenomica. Il ruolo di alcuni Il caso più noto è il deficit, di questi comitati è di revisu base genetica, della capacità di idrolisi della succinilcolina. La succinilcolina è un bloccante neuromuscolare periferico, la cui azione dura in genere pochi minuti perché rapidamente inattivato ad opera di una colinesterasi (pseudocolinesterasi) presente nel plasma e nel fegato. In circa un individuo su 2500 il blocco neuromuscolare può durare fino a tre ore per la presenza nel plasma di una psuedocolinesterasi atipica, determinando una para- sionare i dati ottenuti dalla lisi respiratoria chiamata loro ricerca interna, dai trials “apnea da succinilcolina”. clinici, dalla letteratura e da Anche polimorfismi in geni farmaci analoghi, per poter: non coinvolti nel metaboli- identificare biomarkers, smo possono essere correlati mutazioni e/o polimorfismi a spiacevoli reazioni av- di singolo nucleotide (SNPs) verse, di esempio è la corre- di specifici geni; lazione tra l’allele - sviluppare degli approHLA-B*5701 e lo sviluppo priati test genetici al fine di di reazioni avverse nei pa- differenziare i vari pazienti; zienti affetti da HIV trattati - suddividere i pazienti in con ABACAVIR (inibitore “responsivi” e “non respondella trascrittasi inversa di sivi” al farmaco e indivitipo nucleotidico). duare quelli che potrebbero Data l’indiscussa rilevanza essere soggetti a spiacevoli dei fattori genetici come ele- reazioni avverse (“adverse menti condizionanti la rispo- drug reactions”, ADRs). sta farmacologica, la “ Food La conoscenza completa di and Drug Administration” tutti i parametri che sono alla (FDA) ha invitato le compa- base dei meccanismi della gnie farmaceutiche a valutare variabilità interindividuale anche gli aspetti farmacoge- della risposta ai farmaci

potrà aiutare il clinico nelle scelte terapeutiche. Sarà possibile prevedere quale farmaco, tra quelli disponibili in commercio, sia il più adatto ad ogni paziente; stabilire il giusto dosaggio evitando il ricorso a terapie inefficaci o all’eventuale insorgenza di reazioni avverse di tipo dose-dipendente e non. Ci si avvia dunque verso una nuova dimensione molecolare della medicina, in particolare verso un settore definito come “Medicina Predittiva”, ovvero una medicina, che basandosi sulle informazioni ricavabili dalla costituzione genetica di un individuo, possa anticipare una stima del rischio di quest’ultimo di sviluppare una determinata patologia durante il corso della vita. [Oriana Catapano]

R. S. Huang and M. J. Ratain. Pharmacogenetics and pharmacogenomics of anticancer agents. CA Cancer J Clin 2009; 59;42-55. R. Ito and L.M. Demers. Pharmacogenomics and Pharmacogenetics: Future Role of Molecular Diagnostics in the Clinical Diagnostic Laboratory. Clinical Chemistry. 2004; 50:1526-1527. R. Paoletti, S.Nicosia, T.Clementi, G,Fumagalli. Farmacologia Generale e Molecolare. UTET. G. Severino, Maria Del Zompo. Farmacogenomica: realtà e prospettive per una “Medicina Personalizzata”. Caleidoscopio Italiano 177. L. Wang and R. M. Weinshilboum. Pharmacogenomics: candidate gene identification, functional validation and mechanisms. Human Molecular Genetics, 2008, Vol. 17.

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LE MUTAZIONI E LE TRASLOCAZIONI DEL GENE JAK2 NELLE NEOPLASIE MIELOPROLIFERATIVE

L

Nuovi criteri per la diagnosi di neoplasie

e proteine della famiglia JAK (JAK1, JAK2, JAK3 e TYK2) sono tirosine chinasi citoplasmatiche che partecipano al signaling dei recettori delle citochinine nel pathway JAK-STAT e sono cruciali per la normale ematopoiesi. In particolare, JAK2 è attivata in risposta ai ligandi delle citochinine di tipo I, quali: ertitropoietina (EPO), fattori stimolanti le colonie granulociti-macrofagi (GM-CSF) e trombopoietina (TPO). Una volta attivata, JAK2 dimerizza e recluta le proteine STAT, che attivano la trascrizione dei geni target. Identificata nel 1989 sul cromosoma 9p24, JAK2 ha 2 importanti domini: JH1, che è la chinasi attiva al C-terminale, e JH2, che è un dominio chinasico-simile inibente JH1. I domini JH3 e JH4 di JAK2 hanno motivi SH2, mentre JH5-JH7 formano il dominio all’N-terminale omologo a FERM e responsabile del legame non covalente alla regione citoplasmatica juxtamembrana dei recettori delle citochinine di tipo I. Le mutazioni in JH2, ed in particolare quelle nell’esone 14 del gene, bloccano la chinasi in conformazione attiva. Tra queste, la V617F è una mutazione somatica acquisita, non presente nei campioni controllo da donatori sani, importante nella patogenesi delle Neoplasie mieloproliferative croniche (MPN). Nel 2008, le MPN sono state definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) malattie ematopoietiche clonali ed includono la policetemia vera (PV), la trombocitemia essenziale (ET), la mielofibrosi idiopatica (CIMF), dove V617F è, rispettivaOrizzonti biotecnologici 8

mente, nel 90%, nel 55% e nel 50% dei pazienti. Essi mostrano significative differenze cliniche rispetto ai V617F-: più lunga durata della malattia, tasso più alto di complicazioni (fibrosi, emorragie, trombosi, eventi cardiologici), alti livelli di emoglobina (Hb) e globuli bianchi (WBCs), aumento delle dimensioni della milza e di rischio di leucemia. Differenze sono anche state notate tra i pazienti con V671F in omozigosi, perché maggiori sono i rischi di trasformazione fibrotica. In pochi casi di Leucemia Mieloide e Linfatica Acuta (AML e ALL) sono

state riportate mutazioni nel dominio JH2 (D620E, E627E, C616Y, L611S, delIREED, K607N, T875N) e JH1 (esone 12; del GAAATG →R541L+N543-E543del) e in SH2JH2 linker (F537-K539delinsL, H538QK539L, N542-E543del) (fig.1). I pazienti con queste mutazioni sono V617F-, a bassa conta piastrinica (Plt) e di WBCs ed alti valori di Hb. Similmente, inducono attivazione costitutiva di JAK2 in assenza del ligando le traslocazioni di JAK2, che portano alla formazione dei geni di fusione PMC-JAK2, BCR-JAK2 e TEL/ETV6-JAK2. Confrontate con le malattie con le mutazioni puntiformi di JAK2, le traslocazioni sono associate a malattie più aggressive

come AML, ALL e mielofibrosi. I test per la ricerca delle mutazioni di JAK2, altamente sensibili e specifici (sequenziamento diretto, ARMSPCR, RQ-PCR), sono tra i più richiesti in casi di MPN e di pazienti con eventi trombotici al fine di effettuare una diagnosi di MPN latente, permetterne il monitoraggio della malattia minima residua ed ipotizzare un diverso approccio terapeutico usando inibitori di JAK2. Tra questi, INCB018424 (Incute) e XL019 (Exelixis) sono in fase I/II di sperimentazioni cliniche in CIMF e postfibrosi PV o ET, mentre tra gli inibitori off-target MK-0457 (VX-680) è usato in pazienti con CMLo Ph+ALLe T315I mutati perché inibente Aurora Kinasi, Flt-3, Bcr-Abl e JAK2 mutato, e CEP701 (Lestaurtinib) è usato come immunosoppressore in pazienti sottoposti a trapianto renale, in quelli affetti da artite reumatoide o da mielofibrosi perché inibitore di JAK3. In conclusione, la scoperta dell’associazione tra le mutazioni di JAK2 e le MPN ha fornito un marcatore biologico estremamente valutabile nelle diagnosi e monitoraggio delle MPN, perché specifiche e facili da testare, tanto da modificare criteri diagnostici e i protocolli terapeutici, come indicato dalla WHO. [Annalucia Peluso]

Cristina A. Smith MD, Guang Fan MD, The saga of JAK2 mutations and translocations in hematologic disorders: pathogenesis, diagnostic and therapeutic prospects, and revised World Health Organization diagnostic criteria for myeloproliferative neoplasms Human Pathology (2008) 39, 795–810


F.I.Bio: work in progress

B i otecnologi: la p o s s i b i l i t à di i n segnare nell e s c u o l e s e c o n d a ri e .

S

Le normative vigenti e le proposte della F.I.Bio terra e per i biotecnologi, molto pochi in verità, laur eati con indirizzo agro-industriale sono aperte le porte anche delle cattedre di scienze degli alimenti che per lo più esistono in determinati indirizzi degli istituti tecnici femminili e industriali, anch’essi pochi sul territorio italiano se confrontati alle altre s cuole s uperiori. Tale situazione è già da intendersi come una vittoria per i biotecnologi se si pensa che fino al 1998 i biotecnologi (anche se a quella data esistevano pochi laureati in biotecnologie in Italia) non avevano accesso all’insegnamento nelle scuole secondarie per

n e s suna disciplina. D’alACURADI G. RUOTOLO tro canto però altre lauree simili a biotecnologie appartenenti all’area delle “scienze della vita” (ad esempio: Scienze biologiche, Scienze naturali, Scienze geologiche) sono ritenute idonee alla procedura di selezione per molte altre classi di con corso n o nostante non siano riscontrabili d i ff e r e n z e sostanziali tra le competenze di base fornite da questi corsi di laurea e quelle fornite dai corsi di laurea in Biotecnologie . S i pensi che a titolo di es empio la laurea in biologia è idonea per insegnare educazione tecnica nelle scuole medie e quella in biotecnologie no. Il motivo d i t a l i d i s c r e p a n z e è p u rtroppo da attribuire anc o r a una volta alla miopia del legislatore che sovente si limita ad eseguire una “copia-incolla” delle norme precedenti senza peraltro interpretare coloro che sono oggetto della legge e che probabilmente potrebbero dare il loro a pporto per una proposta di modifica coerente e più c o n f o r m e a g l i a t t u a l i p e rc o r s i f o r m a t i v i u n i v e r s i-

Work inprogress

F.I.Bio: work in progress

econdo il DM39/98 ed i l D M 2 2 / 0 5, e le su ccessive modifiche, la laurea in biotecnologie (a p r e s ci n d er e d all’ind irizzo) dà accesso alla procedura abilitante per la classe di concorso A060 (scienze naturali, chimica geografia e microbiologia negli istituti superiori), mentre la laurea in biotecnologie a g r o - i n d u s tr i a l i dà accesso alla procedura abilitante per la classe di concorso A057 (scienza degli alimenti negli istituti super i o r i ) . Tu t t o c i ò t r a d o t t o nella praticità significa c h e i b i o t ec n ol ogi possono insegnare nelle scuole superiori la biologia la chimica e le scienze della

Gianluca Ruotolo, segretario F.I.Bio

ACURADI G. RUOTOLO


F.I.Bio: work in progress

ta r i. La F.I.bio già si era adopera t a p e r tal e q uestione con lo scorso esecutivo (governo Prodi) consegnando nelle mani dell’allora Ministro dell’istruzione G. Fioroni il giorno 31 Magg i o 2 0 0 7 u na lettera contenete la richiesta di modifica della disciplina vigente sui titoli di accesso alle classi di concorso, al fine di consentire l’accesso ai biotecnologi (laureati sia del vecchio c h e d e l n u o v o o r d i n amento) ad alte classi di co n c o r s o o ltre alle già due citate in precedenza. A tale richiesta ci pervenne una missiva del Ministro, tramite l’On.le Gerardo Bianco, in cui ci venne detto che si sarebbero tenute in considerazione le richieste dei biotecnologi ov e m a i s i fo sse proceduto ad una revisione del D M 3 9 / 9 8 e del DM 22/05. Non contenti della risposta del ministero, in data 03 A g o s t o 2 0 0 7 abbiamo prodotto tramite il nostro legale un’istanza di in t e r pe l l o . Scaduti i tempi d e b i t i e n t r o i quali il ministero avrebbe dovuto rispondere, e non avendo percepito entro alcuna risposta, il direttivo della F. I . B i o d e l i b e r ò p e r p r o d u r r e u n a d i ff i d a a l M i n i s t e r o a l f i ne di poterla poi im p u gn a r e , in caso di continuato silenzio da parte dell’ente, ricorrendo al TAR. Tutto ciò accedeva a f i n e F e b b r a io dello scorso anno, ma nei mesi preceOrizzonti biotecnologici 10

denti la nostra associazione aveva già fatto produrre un’interrogazione parlamentare scritta dall’On. Capezzone p er sottolineare al Governo l ’ u rg e n z a e l ’ i m p o r t a n z a del provvedimento che ovviamente a causa della caduta del Governo Prodi il 24Gennaio 2008 non ebbe mai risposta. C o n L’ i n s e d i a m e n t o d e l nuo vo G overno Berlusconi la richiesta fu rifatta al neo Ministro Gelmini (luglio 2008) e a questa fece seguito, nel dicembre dello stesso anno, un incontro con la segreteria politica del Ministro. Ad entrambi i governi, abbiamo chiesto l’apertura per i biotecnologi di altre classi di insegnamento e nello specifico:

− la A012 Chimica agraria per i biotecnologi agrari e industriali;

− la A013 Chimica e tecnologie chimiche per i biotecnologi industriali e farm aceutici;

− la A040 Igiene, anatomia, fisiologia, patologia generale e dell’apparato masticatorio per i biotecn o l o g i m e d i c i e f a r m a c e utici;

− la A058 Scienze e meccanica agraria e tecniche di gestione aziendale, f itopatologia ed entomologia agraria per i biotecnologi agrari; − la A074 Zootecnica e

scienza della produzione animale per i bi o tec nologi agrari e veterin a r i ;

− la A0 33 Educazio n e t e cnica nella scuola media e la A059 Scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali nella scuola media per tutti i biotecnol o gi .

A tale incontro ci fu riferito dalla segreteria del Ministro Gelmini che la riforma delle classi di insegnamento e delle scuole secondarie verrà attuata p robabilmente nel 2 0 1 0 e d è stato fatto esplicito invito alla nostra associazione a presentare richiesta per partecipare al tavolo tecnico per la suddetta riforma. Aspettando la r isposta a tale no s t r a r ichiesta, già inoltrata, abbiamo modo di pensare che le nostre istanze vengano recepite, almeno in parte, allorquando si metterà mano alla riforma dell’accesso alle classi di insegnamento per le scuole s econdarie.

[Gianluca Ruotolo]


F.I.Bio: work in progress

F.I.Bio: aperte le iscrizioni per il 2009 Cari colleghi, si è chiuso un anno importante per la F.I.Bio che ci ha permesso, grazie alla vostra fiducia, di portare avanti tante iniziative e far sentire alle istituzioni la nostra voce. Dopo il successo enorme del 2007 che ha visto la F.I.Bio riuscire in un’ardua impresa, in cui altri non sono riusciti, cioè l’inserimento della laurea in biotecnologie, addirittura anche solo quella triennale, tra quelle idonee allo svolgimento dell’attività di Informatore Scientifico del Farmaco (DM 3 agosto 2007), il 2008 è stato contrassegnato da un continuo dialogo con le istituzioni (MIUR e Ministero della Salute principalmente) che nel frattempo si sono rinnovate nei vertici a causa dell’insediamento del nuovo governo. Il colloquio che abbiamo intrapreso con i tecnici della segreteria politica del neo Ministro Gelmini ha riguardato sia la riforma delle classi di insegnamento nelle scuole secondarie inferiori e superiori, ricevendo l’invito a presentare domanda per essere ammessi al tavolo tecnico per la riforma, sia l’accesso all’esame di stato per i biotecnologi del vecchio ordinamento. Con i tecnici del Ministero della Salute stiamo discutendo invece dell’inserimento della figura del biotecnologo, specializzato e non, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. La F.I.Bio inoltre ha continuato ad aggiornare quindicinalmente i propri iscritti con le offerte di lavoro e di alta formazione tramite il suo portale e anche per quest’anno ha organizzato un convegno ed un corso di aggiornamento, entrambi gratuiti per i soci, pregni di interessanti novità nel campo delle tecnologie biologiche oggi più all’avanguardia: la PCR a scopi diagnostici e la bioinformatica. Siamo consci che servirà ancora molto lavoro per superare le difficoltà che i biotecnologi incontrano quotidianamente, ed il non volersi arrendere

è insito nel DNA di F.I.Bio. Per questo colgo l’occasione tramite questo articolo per esortare i colleghi, che non lo hanno già fatto, ad iscriversi alla nostra associazione. Più ne siamo, più forte sarà la nostra voce, più sarà facile raggiungere i nostri obiettivi. Dal 7 gennaio 2009 si sono aperte le iscrizioni alla FIBio per l’anno 2009 e come ogni anno riceviamo un discreto successo, ma quest’anno serve anche il tuo supporto: iscriviti anche tu! Per essere soci ordinari è necessario essere titolari di Laurea Triennale o Specialistica o Laurea Vecchio Ordinamento o Dottorato o Specializzazione in Biotecnologie mentre per essere soci sostenitori basta essere iscritti ad un corso di laurea triennale in biotecnologie. La quota annuale per i soci ordinari è di 30 € mentre per i soci sostenitori è di 10 €. La quota associativa può essere versata mediante bonifico, vaglia o bolletino postale o direttamente al proprio Coordinatore Regionale. Le info dettagliate per l’iscrizione sono alla pagina iscriviti del sito www.biotecnologi.it. La FIBio è l’unica strada certa per il riconoscimento professionale del biotecnologo nel nostro Paese. Per qualsiasi informazione scrivete a info@biotecnologi.it [Gianluca Ruotolo]


Biotech Events

CORSO DI BIOINFORMATICA

Il

Biotech events

Gli aggiornamenti della F.I.Bio

19 novembre 2008 la F.I.Bio ha organizzato il suo primo workshop in Bioinformatica nell’ambito dei corsi di aggiornamento e perfezionamento per i soci previsti dalla propria “mission”. L’evento, che si è svolto a Napoli nella sala informatica del centro di ricerca “CEINGE - Biotecnologie avanzate”, è stato accolto con grande interesse da parte dei soci e per questo verrà riproposto di nuovo il prossimo autunno. Il corso ha previsto gli interventi introduttivi dei professori Giovanni Paolella ed Adriana Zagari, docenti rispettivamente di Bioinformatica e Biologia Strutturale presso la Facoltà di Scienze Biotecnologiche dell’Università Federico II di Napoli, ed un corso pratico sull’utilizzo della piattaforma Ensembl ad opera di Giulietta Spudich dell’European Bioinformatics Institute (EBI). Gli interventi introduttivi hanno riguardato le tematiche del sequenziamento genomico ed in particolare dei metodi “high – throughput” che permettono di determinare con pochi esperimenti l’intera sequenza del genoma di un batterio. Il corso è poi proseguito spiegando le problematiche dell’annotazione

ACURADI O. CATAPANO

automatica dei genomi e dell’analisi strutturale delle proteine usando sia metodi sperimentali che ab-initio. Dopo le due lezioni frontali, i partecipanti hanno seguito un corso teorico-pratico sull’utilizzo della nuova versione del portale Ensembl che proprio in quel giorno era diventata la versione ufficiale. Il progetto Ensembl, nato nel 1999 dagli sforzi congiunti dell’EBI e del Wellcome Trust Sanger Institute, ha come scopo la creazione di una banca dati informatica consultabile da genetisti, biologi molecolari e da tutti gli scienziati che

s i o c c u p a n o delle analisi dei genomi degli organismi eucarioti. Ensembl si preoccupa di

conservare le sequenze genomiche nei proACURADI O. CATAPANO pri database, di annotarle in maniera automatica, di integrare le proprie analisi con gli altri dati biologici disponibili e di rendere tutto ciò pubblicamente disponibile via web. Durante la sessione pratica, ogni socio ha potuto anche cimentarsi in esercizi da risolvere con gli strumenti di Ensembl usando o un computer della sala informatica o il proprio portatile essendogli stato garantito l’accesso alla rete via wireless. Il corso è stato organizzato dalla commissione Eventi e Formazione di F.I.Bio di cui hanno fatto parte Daniele Silvestro, Luca Cozzuto, Valentina Scala e Danilo Ranaldi.

Biotech Events

[Luca Cozzuto]


Biotech Events

Il

L'INDUSTRIA FARMACEUTI C A BIOTECNOLOGICA IN ITA L I A

rapporto tra industria farmaceutica e biotecnologie in Campania è stato il tema affrontato dal convegno tenutosi, lo scorso 13 febbraio, presso la sala Conferenze della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università di Napoli. L'evento è stato ispirato da una ricerca sulla performance delle imprese biotecnologiche in Italia, condotta in seno alla facoltà di Economia della SUN con la supervisione di Assobiotec (l'Associazione Nazionale per lo Sviluppo delle Biotecnologie). A dare il via ai lavori della prima delle due sessioni previste è stata appunto la presentazione dei risultati di questa ricerca da parte di Mario Sorrentino, ordinario di imprenditorialità e business plan alla SUN. A fronte di un quadro generale di crescita e sviluppo, i dati documentano un particolare ritardo della Campania nell'investimento industriale biotecnologico. Infatti, nonostante l'elevata intensità di ricerca in campo biomedico e biomolecolare, il territorio campano ospita solo una decina su più di duecento aziende biotech italiane. Il Presidente di Assobiotec ha soprattutto sottolineato la necessità di

Le opportunità per la Campania

accrescere l'interazione tra ricerca pubblica, istituzioni ed industria biofarmaceutica, necessità evidenziata dalla maggioranza dei relatori presenti. In particolare Germano Carganico, Direttore Generale del Parco Scientifico Toscana Life Sciences, ha messo in risalto l'importanza del ruolo dei Parchi nella promozione di progetti a carattere industriale e nella creazione di condizioni favorenti la nascita di nuove aziende biotech nei settori farmaceutico, diagnostico e biomedico. Il Prof. Piero Borea, Direttore del Dipartimento di Medicina Sperimentale all’Università di Ferrara, ha trattato invece il problema del coinvolgimento degli accademici negli spin off biofarmaceutici, citando l'esemplare caso di PharmEste, società farmaceutica nata come spin off dell'Ateneo di Ferrara. Nella seconda e ultima parte del convegno è stata aperta una tavola rotonda sulle opportunità di sviluppo industriale e biotecnologico in Campania, alla quale hanno partecipato sia esponenti dell'industria che delle istituzioni (oltre il Rettore e il Pro Rettore all'Economia della SUN ricordiamo gli Assessori Regio-

nali alle Attività Produttive e alla Ricerca Scientifica). La discussione, incentrata in particolar modo sull'aspetto finanziario, ha visto protagonista PierLuigi Paracchi, esperto di venture capital, che ha illustrato il funzionamento delle Sgr (Società di Gestione del Risparmio) e la loro mission nel finanziamento di nuovi spin off della ricerca. Per finire, una notizia tutta positiva per i ricercatori e i biotecnologi campani: il Presidente di BioTek ha presentato la neosocietà CamBio (progetto Campania Biotechnologies), un consorzio a cui partecipano i tre Centri regionali di competenza operanti nel settore della "biologia avanzata e sue applicazioni" (Bioteknet, Dfm e Gear). Sono state indicate linee guida e principali obiettivi del progetto, che mira alla realizzazione di un campus biomedico, presso la sede del Cnr a Via Pietro Castellino, e di un distretto tecnologico per l'organizzazione e il potenziamento di una rete di laboratori pubblici e privati dislocati sull'intero territorio campano. [Ginevra Caratù] Orizzonti biotecnologici 13


L’intervista

INTERVISTA A LUIGI NICOLAIS: UNO SCIENZIATO PRESTATO ALLA POLITICA

Alla scoperta di un pe r s o n a g g i o p o l i e d r i c o, i nguaribile sognatore

L’intervista

A

utore di 7 monografie scientifiche e di oltre 400 pubblicazioni su riviste internazionali, Luigi Nicolais, per i più Gino, è uno tra gli scienziati italiani più citati al mondo. Ha iniziato la sua carriera come professore ordinario di tecnologia dei polimeri e di scienza e tecnologia dei materiali per poi raggiungere una numerosa serie di traguardi ambiziosi nell’ambito accademico e non solo. Dall’inizio degli anni ’80 fino al 2004, infatti, è stato professore aggiunto al Dipartimento di Ingegneria Chimica presso l’Università di Washington a Seattle e all’“Institute of Materials Science” presso l’Università del Connecticut a Storrs. Nel 2004 diviene fondatore e presidente del distretto tecnologico IMAST, e solo un anno dopo presidente di Città della Scienza. Nello stesso anno Nichi Vendola lo convoca a presiedere l’ARTI, l’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione della Regione Puglia. Ma già nel 2000 era iniziata la sua avventura in politica, avendo ricevuto l’incarico di assessore all'università e alla ricerca scientifica, innova-

ACURADI IDACRIFÒ

zione tecnologica e nuova economia, presso la Regione Campania. Nel 2006 entra a far parte del secondo governo Prodi come Ministro della Funzione Pubblica e dell’Innovazione e nel 2009 assume la carica di segretario provinciale del PD a Napoli, da cui si dimette l’anno successivo. Attualmente, è deputato della Repubblica e vice-presidente della Commissione Cultura della camera dei Deputati. Tra un incarico e l’altro, tuttavia, costante è stato il suo impegno per i giovani, sostenuto dalla fiducia nelle loro potenzialità e dalla convinzione che i grandi cambiamenti sono possibili, sempre. Insomma, il concetto che lo rispecchia al meglio è innovazione!

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alla ricerca alla politica: scelta personale o percorso “guidato” dalle circostanze? Il mio ingresso in politica è iniziato con un’esperienza istituzionale che è stata il frutto di una scelta non ordinaria. Ho iniziato il mio percorso con la nomina ad assessore alla ricerca scientifica della Regione Campania nel 2000. La scelta avvenne spontaneamente ad opera del Presidente Bassolino a seguito dell’organizzazione, in vista delle elezioni regionali che si svolsero quell’anno, di un importante convegno con il quale presentavo un modello di rilan-

cio e sviluppo del sistema produttivo campano che traesse la sua forza nel dare piena centralità alla cosiddetta economia della conoscenza. Quel modello, specie in una realtà in crisi come quella campana, risultò vincente e apripista per tante altre esperienze di amministrazione locale. La rottura con schemi classici e tradizionali fu la chiave di volta con la quale le classi dirigenti della politica nazionale e locale cominciarono a guardare me per avviare un processo di innovazione del quadro politico ed istituzionale. Lungo questa scia sono proseguite le mie nuove esperienze in giro per l’Italia, con Vendola a Bari, con il Governo Prodi e alla guida del Partito Democratico napoletano.

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a professore ad assessore regionale prima, a ministro della Repubblica poi: ci avrebbe mai pensato vent’anni fa? Confesso che non avrei mai immaginato un percorso politico ed istituzionale. Ero convinto che tutte le mie attività si sarebbero sviluppate nel settore della ricerca scientifica e della formazione accademica e, invece, sono state il punto di partenza per il mio impegno pubblico.

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uale importanza ha avuto la sua formazione scientifica nel suo lavoro da politico?


L’intervista

È stata determinante. Innanzitutto per la metodologia del lavoro che è integralmente la riproposizione del modello che ho adottato nella ricerca. La mia azione politica ed istituzionale è stata sempre orientata all’individuazione di un obiettivo determinato, allo studio dello stato dell’arte e all’avvio del processo necessario al suo raggiungimento passando attraverso numerosi check dello svolgimento delle attività ad esso funzionali. Questo metodo di lavoro è stato spesso percepito come rottura di tante consuetudini nella costruzione dei processi decisionali della politica tradizionale. Ho creduto, ciononostante, in un radicale cambiamento di tali processi che è stato funzionale ad un miglioramento percepito nettamente dai cittadini in termini di efficacia ed efficienza, condizioni ineludibili per un recupero di credibilità della politica. Infine, voglio ricordare quanto sia fondamentale il rapporto con i giovani nell’applicare nel lavoro politico il metodo scientifico. Nella mia vita accademica ho sempre fatto affidamento su tante leve di giovani studenti e ricercatori, traendo grande linfa dal loro slancio creativo e dal loro entusiasmo. Così in politica, dove un rinnovamento generazionale è sempre più urgente. Ma il rapporto con i più giovani non deve essere deviato da logiche di fedeltà. Ha senso se diventa occasione di crescita delegando e riconoscendo la possibilità di sbagliare per misurare i propri limiti e migliorare nell’azione.

scimento della massima importanza al merito e alla valutazione. Diventa, inoltre, essenziale avere una chiara visione intorno a fattori strutturali

Canalizzazione e verticalizzazione tendono a non far interagire fra loro i diversi domini scientifici e tecnologici. E’ questo un modo di concepire le potenzialità della ricerca non più sostenibile, ma da sostituire progressivamente con modelli di raggruppamento delle conoscenze a rete. Per gli stessi motivi andrebbero perfezionati e rilanciati i rapporti tra Ricerca ed Impresa, rapporti che dovrebbero essere ispirati ad una più feconda osmosi. Così come vanno rafforzati i rapporti tra Ricerca ed Amministrazioni Pubbliche, preservandone le autonomie. E’ Luigi Nicolais l’idea della filiera dei saperi che poggia su una “tripla elica” per la ricerca. Parlo di come atti- mossa da Ricerca, Impresa ed varsi per fare massa critica pas- Amministrazione. sando per la costruzione delle ual è attualmente il condizioni più favorevoli alla suo rapporto con la rirealizzazione di una piena knocerca e quale quello wledge integration tra ricercatori. Integrazione che deve con la politica? passare per il previo raggiungi- Verso la ricerca continuo a promento di livelli di standard supe- vare una naturale attrazione; riori di conoscenza in rimpiango spesso i tempi in cui determinati settori, al fine di riusciva ad essere la mia attività poter ottenere un interscambio di esclusiva. Nei confronti della posaperi tra esperti. litica, alla luce delle mie ultime esperienze elettorali, posso afosa manca, secondo lei, fermare che è forte in me una alla ricerca in Italia componente di delusione deterperché diventi reale minata dalla convinzione che in elemento propulsore di svi- Italia non ci siano ancora le conluppo? dizioni per l’avvio di quel camIndubbiamente l’eccessiva par- biamento necessario a porre al cellizzazione delle attività di ri- centro di una rinnovata classe dicerca rappresenta un punto di rigente i temi della trasparenza, debolezza, come lo è la scarsa fi- del merito e della solidarietà ducia dimostrata verso le sue quali volàno di una riforma delenormi potenzialità dalle ammi- l’intero sistema paese. nistrazione pubbliche. Troppo a lungo il mondo dell’accademia osa serve per fare una ha premiato la verticalizzazione buona politica della ri- delle competenze, spostando la cerca? frontiera della conoscenza in Molto rigore scientifico, ricono- settori sempre più parcellizzati. [Rossella Costa]

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Orizzonti biotecnologici 15


Vite per la Scienza

MARIE CURIE E LA STRAORDINARIA SCOPERTA DELLA RADIOATTIVITÀ

La storia della prima donna che ha ricevuto un premio Nobel (seconda parte)

Vite per la Scienza

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urante la premiazione del Nobel nel 1903 Pierre appare visibilmente stanco, malato. Le mani gli tremano così tanto da non riuscire neppure ad abbottonarsi il gilet. Inavvertitamente fa cadere un poco di radio contenuto nella provetta che ha portato con se e mostrato agli attoniti spettatori; cinquant’anni dopo, in quella sala, se ne rileva ancora la presenza. Sono gli anni della gloria questi; una gloria fatta anche e soprattutto di mondanità, incontri, risposte ai curiosi. Ad un certo punto, Pierre, esasperato, afferma: “ Conduciamo sempre la stessa vita di gente occupatissima a far niente di interessante. È più di un anno che non ho più fatto alcun lavoro, eppure non ho un solo momento per me. Evidentemente, non ho ancora trovato il modo per difenderci dalla dispersione del nostro tempo, e tuttavia è necessario. È una questione di vita o di morte dal punto di vista intellettuale…”. In effetti, Pierre non pubblicherà più nulla dopo il Nobel. Nell’aprile del 1906, in-

ACURADI GIANLUCARUOTOLO

fatti, mentre attraversa pensieroso la strada in una giornata di pioggia, viene investito da un carro a due cavalli che gli stritola il cranio. Per Maria è un colpo durissimo, la fine di tutta la sua sicurezza; non perde solo il compagno dei suoi giorni e delle sue notti, ma colui che l’amava sempre, quando vinceva e quando perdeva, infervorata ed abbattuta, timida e categorica, in ogni modo ed istante. Fortunatamente nel novembre

Marie Curie

dello stesso anno viene insediata in facoltà al posto di Pierre. In questi giorni Maria scrive: “Mio piccolo Pierre, vorrei dirti che i citisi sono in fiore, i glicini, i biancospini, gli iris cominciano a sbocciare – tu avresti amato

tutto q u e s t o . Voglio anche dirti che ACURADI GIANLUCARUOTOLO mi hanno nominata alla tua cattedra e che degli imbecilli si sono felicitati con me”. Sono anni in cui Maria è totalmente presa dal lavoro, dall’estrazione del radio. Ancora scrive: “Trascorro tutte le mie giornate in laboratorio. Non concepisco niente che possa darmi una gioia personale, tranne forse il lavoro scientifico, o forse neppure quello, perché se qualcosa mi riuscisse, non potrei sopportare l’idea che tu non ne potresti mai venire a conoscenza”. Riuscirà. Nel 1911 arriva per lei il secondo premio Nobel, per la chimica questa volta. Ma la notizia del premio arriva insieme ad un grandissimo scandalo amoroso che la vede protagonista insieme a Paul Langevin, un brillante fisico dell’epoca nonché suo amico e collaboratore da tanti anni ormai. Uno scandalo di proporzioni tali che ci vorranno anni perché Maria riesca a venirne fuori. Intanto arriva la

ViteperlaScienza


prima guerra mondiale e tutti i talenti francesi vengono mandati al fronte; tra questi ci sono i cari amici e colleghi di Maria Perrin, Debierne, Langevin. Che fare? Maria decide di partire per il fronte intenzionata a costruire una flotta di automobili munite delle apparecchiature e del personale necessari affinché ovunque nelle zone di combattimento si raccolgano feriti, gli esami radiologici possano essere effettuati immediatamente. Nella missione è coinvolta anche la figlia Irene, di soli 17 anni. Si organizzano al fronte corsi di formazione accelerata per donne volontarie creando presidi radiologici un po’ ovunque. Alla fine della guerra la Francia ha vinto, la Polonia è stata liberata dalle sue catene, la sua famiglia non ha subito danni, i suoi amici più cari sono vivi e l’Istituto del Radio e il Radio stesso sono intatti. Parigi è in festa ma non così la scienza francese….i debiti sono tanti, i fondi pochissimi. Da lì a

“ Conduciamo sempre la

stessa vita di gente occupatissima a far niente di interessante. È più di un anno che non ho più fatto alcun lavoro, eppure non ho un solo momento per me. Evidentemente, non ho ancora trovato il modo per difenderci dalla dispersione del nostro tempo, e tuttavia è necessario. È una questione di vita o di morte dal punto di vista intellettuale…” poco Maria conoscerà una donnina americana dai capelli brizzolati, grandi occhi neri, capo redattore di una rivista femminile di discreta reputazione, Missy Mattingley, che sarà per il resto della vita una delle sue migliori amiche, ma soprattutto farà la sua fortuna organizzandole ben due viaggi in America, da cui tornerà la prima volta con un grammo di Radio e la seconda con fondi sostanziosi per le sue ricerche. Ciò per cui si impegnerà per tutta la vita sarà un’idea: esiste una sola fonte di progresso, la scienza. Tenuta in piedi da passione ed orgoglio, a sole

Vite per la Scienza

sei settimane dalla morte, Maria è ancora intenta a portare avanti il suo la-

voro e i suoi progetti ma l’oscurità si fa sempre più fitta davanti ai suoi occhi, il suo stato di salute, da sempre cagionevole in seguito alle continue e sempre più intense esposizioni al radio, precipita e lei affida sempre più responsabilità alla figlia Irene, a cui lascerà in eredità la sua passione e la sua carriera. Irene di lì a qualche anno, vincerà con il marito, Frédéric Joliot, il premio Nobel per la chimica. Ma Maria non ci sarà già più. Muore infatti nel 1934, a 66 anni. [Maria Vinciguerra]

Orizzonti biotecnologici 17


La Voce degli Studenti

SFO GO DA B IO TEC N O LO G O N ON C H É ITALIANO DISILLU S O

La voce degli studenti

Conviene fare il biotecnologo in Italia da grande?

Attendo con ansia il giorno della mia laurea, è da tempo che sono impegnato a scrivere la mia tesi, tra laboratorio e PC, tra un esame e l'altro, e ormai sono giunto al capolinea. Sono stato sempre un tipo intraprendente ed ottimista. Avevo già pronto il mio curriculum, in cui era citata tra le righe la mia esperienza di tesi sperimentale al dipartimento, avevo preso contatti di persone "del settore" per tirocini formativi, dato che le aziende ci dicono che senza esperienza non si viene assunti e avevo persino preso contatti in politica per ottenere “un posto di lavoro". Ecco arrivare il fatidico giorno la commissione mi dice: “ il candidato è laureato e la nomina dottore in Biotecnologie Industriali ed Alimentari". Un traguardo è raggiunto ma è solo l’inizio, lo scenario fuori dalle università è una guerra. I concorsi pubblici, che una volta ti assicuravano il posto a vita, sono un miraggio; nel privato si licenzia il personale senza i dovuti ammortizzatori sociali. Alcune aziende sembrano tenderti una mano dicendoti “ti formo io con un'esperienza di stage”, ma questa esperienza è velata e fatta pagare cara da istituti o

ACURADI R. FERRARIS

enti di formazione pubblici e privati sotto la voce master e senza nessuna garanzia di assunzione. Decido di non entrare in questo scenario, di non bussare alla porta di nessun "ladro", di nessun "gatto o volpe ", non sono come Pinocchio. I giovani di oggi sono burattini di legno manovrati dalle false promesse e dai posti fantasma. A peggiorare la cosa, la crisi. Di solito dopo la tempesta esce l'arcobaleno in un cielo pulito e limpido. Mi ripeto “non può solo piovere”, eppure il futuro per me e gli altri ragazzi non sembra esistere e probabilmente, come diceva Schioppa, resteremo eterni "bamboccioni". Il termine fotografa pienamente la realtà odierna, un'Italia a due marce: quella dei nostri genitori, toccata solo di striscio dalla crisi, che si risolve pagando una piccola somma mensile ad un istituto di assicurazione per la famosa "previdenza integrativa", e quella nostra, fatta da un esercito di precari, i più colti, il f i o r e all'occhiello della nazione, che non possono crescere, pur volendo…noi che ci si rifugia nelle pizzerie o nei

locali, supp l i cando il "datore di lavoro" ACURADI R.FERRARIS di farci lavorare...non ci dovessero dire pure lì “sei troppo qualificato per poter servire ai tavoli!?! “.Quando la politica e l'opinione pubblica si accorgeranno che stanno uccidendo il loro seguito? Che un padre italiano quasi sicuramente non avrà un suo discendente italiano ma straniero? Garibaldi si sarebbe rivoltato nella tomba. Lui che pensò a consegnare l'Italia Meridionale a Vittorio Emanuele sul ponte di Teano in nome di un sogno, l'Italia unita, dovrebbe sapere che oggi lo scenario è ancora più frastornato e spezzettato, dominato dalle grandi multinazionali che anche abusivamente costruiscono i loro stabili in Italia, dando lavoro "sporco" con contratti precari a migliaia di giovani in cerca di grana. Non credo basti conoscere l'inglese o avere l'ECDL per poter lavorare dignitosamente nel nostro Paese! E mi chiedo se e quando questo sarà possibile.

Lavocedeglistudenti

[Francesco Netti]


200 9 - A NN O D EL L ’ H I V

Miscellanea

Luc Montagnier ha vinto il nobel per aver scoperto il virus dell’HIV ed a fine gennaio una biologa molecolare e biotecnologa, la Dott.ssa Barbara Foglieni ne ha scoperto una pericolosa variante: l'Hiv-1 o “variante Lecco”, nata dalla ricombinazione dei due diversi ceppi di HIV,che non è registrabile

da alcuni test più usati per sapere se l'infezione è in corso o, ad esempio, valutare se nel sangue donato c’è o meno il virus. Unica nota stonata: il suo contratto di lavoro precario scade a fine marzo 2009 e anche lei potrebbe dunque diventare presto un “cervello in fuga”.

È di nuovo possibile acquistare al costo di 3,60 euro i coupons per i soci F.I.Bio, che permettono di usufruire di sconti nei cinema e nei ristoranti convenzionati con l’associazione in

Campania fino al 31/12/09. Questa volta i talloncini sono color fucsia e prevedono l’utilizzo in un ulteriore punto ristoro. Per saperne di più e per comprare i coupons, (che, ricor-

diamo, possono essere usati solo dai nostri soci) basta contattare il segretario Gianluca Ruotolo oppure i soci Maria Vinciguerra e Mirko Cortese (www.biotecnologi.it).

Il deficit dell’enzima Adenosindeaminasi non permetteva la maturazione ed il funzionamento dei linfociti, provocando un’immunodeficienza grave e costringendo i piccoli pazienti a vivere in un ambiente asettico; oggi per guarire basta una sola infusione di cellule staminali

nel midollo osseo, corrette preventivamente con l’enzima mancante. I risultati finali della sperimentazione, messa a punto all'Istituto San Raffaele-Telethon di Milano e resi noti a Gennaio 2009, hanno mostrato che la terapia è efficace e sicura e gli effetti sono duraturi. Forti

di questo successo, al San Raffaele inizieranno due nuovi studi clinici sulla sindrome di Wiskott-Aldrich e sulla Leucodistrofia Metacromatica, ed è prossima un’applicazione clinica anche per la talassemia.

Grazie a una ricerca dell’ Università di Pisa che ha coinvolto gli atenei di Firenze, Cagliari, Sassari, Salerno, Milano, Bologna, Piacenza e l’Istituto nazionale ricerca alimenti e nutrizione di Roma, è stato realizzato il primo pe-

corino che non solo non favorisce il colesterolo ma lo fa diminuire. Il segreto? Nell’alimentazione delle cinquanta pecore coinvolte nell’ esperimento che, grazie a un aumento di cereali di ottima qualità ma soprattutto di semi

di lino (il 30% della miscela), riescono a quintuplicare la percentuale dell’acido linoleico coniugato, che blocca e in alcuni casi fa diminuire le LDL, cioè il colesterolo cattivo.

Vi segnaliamo che dal 7 al 10 ottobre 2009, presso il Centro Universitario di Bertinoro, c’è un Workshop su Stem Cells for Bone Regeneration, che si propone di mettere in contatto medici e

ricercatori europei per scambiare idee ed esperienze nell'ambito della Medicina Rigenerativa applicata al tessuto osseo. È' prevista la partecipazione di alcuni illustri esperti dell'argomento,

sia in campo clinico che sperimentale. Il numero dei partecipanti è limitato a 40. Per chi vuole saperne di più, il sito web del Workshop è http://www.bsc2009.ior.it/."

RITO R N A NO I COUPONS

Miscellanea . ACURADI R FERRARIS

È UFF I C I AL E : L A C UR A I TA L I A NA P ER L’A DA-SCID FUNZIONA

WO R KS H O P S UL L E S TA MI NA L I M I DOL L ARI

Miscellanea

DALL A B U O N A R I C E RC A I TAL I A N A NASCE I L BUON FORMAGGIO!

ACURADI R. FERRARIS



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