Orizzonti 04

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B i o t e c n o l o g i

Aperiodico di informazione, Numero 4

I t a l i a n a

FIBio Magazine

F e d e r a z i o n e

rIFOrMIAMOCI...? lA biochimicA dell'iNvecchiAmeNto

RifoRmA GelmiNi: pAReRi A coNfRoNto

RobeRt edwARds: uN pApà dA… Nobel!


Direttore eDitoriale Federazione Italiana Biotecnologi, sede ammin.: via Gianbattista Ruoppolo n°105, scala C, 80128 Napoli; sede legale: via Leonardo Bianchi n°10, 80131 Napoli reDattore CaPo Stefania Cocco reDazione Sansone M. (DISCOVERY),Crifò I. (FIBIO-WORK IN PROGRESS), Netti F. (BIOTECH EVENTS), Costa R. (L’INTERVISTA), Ferraris R. (VITE PER LA SCIENZA), Cocco S. (VOCE DAL MONDO BIOTECH) Ferraris R. (MISCELLANEA) imPaginazione e grafiCa Antonio Massa Disegni e vignette Marianna Amenta Contatti redazione.fibio@biotecnologi.it Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 559 Nathan Abbott Way, Stanford, California 94305, USA.


SOMMARIO

_________l’editoriale ___diSCoVerY

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-la biochimica dell’invecchiamento

-il sangue artificiale è più vicino

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_____FiBio-WorK iN proGreSS -perché iscriversi alla F.I.Bio

-grande successo della F.I.Bio -chi e come tutela i biotecnologi -apertura all’insegnamento

_____BioteCH

eVeNtS

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________l’iNterViSta

-biotecnologie nel mondo

della criminologia -corso di aggiornamento in nanobiotecnologie

-riforma Gelmini,  pareri a confronto

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____Vite per la SCieNza

-Robert Edwards,  un papa’...da Nobel

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___VoCe dal moNdo BioteCH -i ricercatori

universitari e la riforma universitaria

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______________miSCellaNea


L’editoriale

A

utunno 2010, studenti, insegnanti e ricercatori italiani scendono i piazza, sono numerosi e sono arrabbiati. Stavolta non sono i “soliti comunisti” (come li definirebbe qualcuno) che cercano di ostacolare e boicottare le leggi del governo, sono persone comuni, svincolate da partiti politici e sindacati che fanno quello che possono…manifestano! Quasi unica modalità democratica ancora rimasta per esprimere dissenso, stavolta, nei confronti di una legge che riguarda la loro formazione, il loro lavoro, il loro futuro. Insomma poca roba, questo è quello che viene da pensare se ci si ferma a riflettere che la mobilitazione generale di massa di una classe cosi numerosa di persone non è stata quasi per niente ascoltata o presa in considerazione, soprattutto quando ad esprimere il “no” alla riforma sono intervenute personalità degne di nota quali Claudio Procesi, Accademico dei Lincei e vice Presidente della International Mathematical Union, Margherita Hack, Accademica dei Lincei, Giorgio Parisi, membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d'America, vincitore della Medaglia Max Planck, nonché i ricercatori italiani del CERN di Ginevra. Ebbene, il 14 gennaio 2011, con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale del disegno di legge 240/10, si mette la parola fine alla lunga serie di modifiche, iniziate nel 2008, dei vari decreti legge che hanno definitivamente cambiato il sistema scolastico e universitario italiano. Dal canto suo, la “Riforma Gelmini” ha sempre risposto a suon di “Lotta al baronato, Meritocrazia, Autonomia e Lotta agli sprechi”. Ma forse è proprio quest’ ultimo punto che non ha convinto gli studenti e i ricercatori italiani. Per il prossimo anno il governo aveva previsto un taglio di 1 miliardo di euro al Fondo di Finanziamento ordinario delle università ed un taglio del 90% dei fondi per le borse di studio, per fortuna, dopo le proteste degli studenti e dei docenti, i tagli all' FFO sono stati ridotti a 300 milioni. Nel 2012 il Fondo nazionale per le borse di studio passerà dai 250 milioni del 2009 ai 12,5 milioni del 2012, una riduzione del -95%. Questo significa che migliaia di ragazzi non potranno più ricevere la borsa di studio e di conseguenza studiare. Ogni anno almeno il 20% degli aventi diritto non riceve la borsa di studio per mancanza di fondi. Però, se da una parte vengono ridotte le borse di studio, dall’altra viene istituito il “Fondo per il Merito” che eroga prestiti d'onore a studenti scelti senza alcun requisito di reddito e che gli studenti, indipendentemente dalle loro condizioni economiche, dovranno restituire al termine degli studi. Mentre negli altri paesi europei si investe in diritto allo studio 1,4 miliardi di euro l'anno, l'Italia spende circa 500 milioni, mentre solo lo 0,8% del PIL viene speso in Università e Ricerca contro l’1,4% europeo. D'altronde, questi tagli sono riservati solo alle università pubbliche mentre vengono reintegrati i tagli agli atenei privati, e gli istituti di ricerca privati vengono finanziati. Insomma, per dirla in breve, avremo una università pubblica di scarsa qualità per molti contro una università privata di buon livello per pochi ricchi. Forse allora coloro che hanno manifestato non avevano tutti i torti o forse sono stati solo spaventati dalle dichiarazioni e dalle scelte politiche dei fautori della riforma, ovvero il ministro Gelmini che ritiene così poco indispensabili le scienze umanistiche da eliminare completamente i suoi rappresentati dal consiglio direttivo dell'Anvur (l'agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), il ministro Tremonti che ha dichiarato che “…con la cultura non si mangia…”, ed ancora, il presidente del Consiglio che afferma “…perché dovremmo pagare gli scienziati quando facciamo le migliori scarpe del mondo…”. E intanto i cervelli continuano a fuggire… Stefania Cocco Orizzonti biotecnologici 4


Discovery

“LA BIOChIMICA DeLL’InveCChIAMentO” La telomerasi: la macchina del tempo cellulare

una trascrittasi inversa che sintetizza DNA servendosi di un frammento di RNA stampo che essa stessa contiene. Mutazioni nella subunità catalitica TERT della telomerasi o nel gene TERC che codifica per l’RNA che funge da stampo sono frequenti in pazienti affetti da discheratosi congenita. Altre patologie caratterizzate da invecchiamento precoce quali la sindrome di Werner, l’anemia di Fanconi e l’atassia telangectasia presentano un genotipo comune in cui i telomeri sono accorciati. Un recente studio che coinvolge la funzione della telomerasi nel processo di invecchiamento è stato condotto da un gruppo di ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute di Boston. Il team di DePinho ha studiato l’effetto fenotipico della riattivazione della telomerasi nei tessuti di topi affetti da invecchiamento precoce deficienti dell’enzima telomerasi. I topi knockout per i geni Terc o Tert presentavano telomeri brevi e fusioni cromosomiche a livello genotipico, infertilità e atrofia tissutale a livello fenotipico. Successivamente, i ricercatori hanno generato topi knock-in per l’allele codificante la telomerasi la cui

espressione era inducibile con la sostanza 4idrossitamoxifene. AcuRAdi m. sANsoNe In condizioni normali e in assenza dell’induttore, i topi omozigoti presenta-

Discovery

vano telomeri brevi non funzionali e i classici fenotipi degenerativi. La riattivazione della telomerasi mediante trattamento con 4-idrossitamoxifene causava riallungamento dei telomeri, ringiovanimento dei tessuti e ridotta atrofia tissutale. La telomerasi è quindi in grado di proteggere le cellule dal processo d’invecchiamento e di invertire il fenotipo funzionando come una sorta di “macchina del tempo cellulare” che ringiovanisce i tessuti. La telomerasi rappresenta un potenziale bersaglio biochimico per lo sviluppo di nuovi agenti terapeutici. Alcuni composti sono attualmente in fase di sperimentazione preliminare sull’uomo: si tratta dei vaccini anti-telomerasi ideati per le cellule tumorali. Altri studi sono in corso per la realizzazione di nuovi composti capaci di prevenire o rallentare l’invecchiamento nell’uomo. [Claudia Arbore] Jaskelioff M et al. Telomerase reactivation reverses tissue degeneration in aged telomerase-deficient mice. Nature. 2010 Nov 28. [Epub ahead of print].

AcuRAdi

Discovery

I

telomeri sono strutture specializzate la cui funzione è quella di proteggere le estremità dei cromosomi. Nell’uomo, i telomeri sono costituiti da una sequenza esamerica di DNA, TTAGGG, ripetuta in tandem per una lunghezza che va da 3 a 20 kilobasi. Queste strutture si associano a un complesso di proteine, TRF1, TRF2 e Pot1, e proteggono le estremità cromosomiche dall’attività degli enzimi riparatori del DNA che, altrimenti, le riconoscerebbero come DNA danneggiato catalizzando la fusione indesiderata di due cromosomi alle loro estremità. Nelle cellule somatiche, i telomeri, tuttavia, si accorciano durante i processi di replicazione del DNA in seguito alla formazione dei frammenti di Okazaki. Il meccanismo di accorciamento dei telomeri è stato strettamente associato al processo d’invecchiamento cellulare: i telomeri, infatti, agiscono come una specie di “orologio biologico” che scandisce il numero massimo di mitosi oltre il quale la cellula andrebbe incontro all’apoptosi. Nelle cellule della linea germinale, la lunghezza dei telomeri è preservata dall’attività dell’enzima telomerasi. La telomerasi è

m .sANsoNe


Discovery

IL “sAngue ArtIFICIALe” è pIù vICInO In Canada dai fibroblasti si possono ottenere staminali ematopoietiche.

C’

è chi lo definirebbe il “miracolo della trasmutazione”, ma è solo frutto del duro ed appassionato lavoro dei ricercatori dell’Istituto di McMaster della Scuola di Medicina Michael G. DeGroote nell’Ontario (Canada). Gli studiosi hanno ricavato alcune linee cellulari ematopoietiche partendo da fibroblasti della pelle. Finora si giungeva a tale risultato solo attraverso il re-programming, ove queste cellule sono sottoposte al dedifferenziamento, riportate allo stadio di pluripotenza embrionale (iPSC, induced Pluripotent Stem Cell) e poi indirizzate verso la linea ematopoietica. Il team canadese ha bypassato il dereprogramming: i fibroblasti, infatti, vengono trasformati direttamente in cellule multipotenti ematopoietiche. Protagonista del differenziamento diretto è la proteina OCT-4 (codificata dal gene POU5F1), un fattore di trascrizione importante nel mantenimento della staminalità della linea germinale. Insieme a SOX2 e NANOg, OCT-4 è trasdotto nei fibroblasti ove si lega al DNA attivando un migliaio di geni (tra cui CD451, human panhaematopoietic marker, da cui prendono il nome i fibroblasti CD451Fibs), e silenziandone altrettanti. In questo processo, diversamente dalle iPSC, le linee Fib-derivate non esprimono alti livelli di SOX2 e NANOg, né markers di pluripoOrizzonti biotecnologici 6

tenza come Tra-1-60 o SSEA3 indicativi delle iPSC. A tal proposito, è interessante notare come le CD451Fibs non diventino immortali ma possano sopravvivere per un periodo massimo di 7 generazioni. Successivamente vengono aggiunti alle colture cellulari fattori di crescita induttivi, tra cui il ligando di FLT3 (FMS-like tyrosine kinase 3) e SCF (Stem Cell Factor), importanti per il processo di ematopoiesi, più una serie di citochine differenziamento-specifiche. Al fine di spingere le CD451Fibs verso la linea eritroide, si usa l’EPO, che causa l’ aumento dell’espressione del CD71, della Glicoforina-A e della β-globina adulta. Questa metodica può aprire la strada a molte applicazioni: dalla cura delle leuce-

mie alle trasfusioni continue in pazienti anemici azzerando problemi quali pericolo di rigetto e tempi di attesa. I trial clinici inizieranno dal 2012, dando così una speranza a moltissimi malati. [Mattia Sansone]

fonte: Nature 468 (Novembre 2010) http://www.nature.com/nature/journal/v 468/n7323/full/nature09591.html


F.I.Bio: work in progress

F.I .B io lav o ri in co rso … Perché iscriversi alla F.I.Bio FIBio ha continuato le sue storiche battaglie: ha inviato istanze al ministero dell’istruzione per l’accesso alle scuole di specializzazione, al ministero della salute per l’accesso ai concorsi nel servizio sanitario e al ministro dell’interno per l’accesso ai concorsi nella polizia scientifica. Tale lavoro ha permesso l’ottenimento delle audizioni della Federazione presso i ministeri, ed ha permesso l’ottenimento di pareri da parte del CUN e dell’ ONB. Non ultimo, il parere sull’equipollenza fra biologi e biotecnologi espresso il 13 gennaio del 2011 dal CUN.

mondo della criminologia” concretizzatosi nella due-giorni del 26-27novembre. Ad ottobre è succeduta una nuova riunione del Direttivo cui è seguito un seminario sugli sbocchi lavorativi dei biotecnologi tenutosi presso l’università della Tuscia di Viterbo. Infine a Dicembre c’è stata la prima riunione dei coordinatori regionali e la riunione del Direttivo. Ma oltre a riorganizzarsi, la

primis, dalla volontà e dalla dedizione di chi spende tempo ed energie a titolo gratuito per risolvere i problemi lavorativi dei biotecnologi; in secondo luogo, dai fondi a nostra disposizione provenienti dalle iscrizioni dei soci, biotecnologi che ogni anno ci accordano la loro fiducia per continuare a lottare, e a cui va il grazie più grande e sentito: è solo grazie ai soci che F.I.Bio esiste. Iscri-

E’ dunque un lavoro lungo e complesso sotto molti punti di vista, reso possibile da due fattori: in

versi alla Federazione Italiana dei Biotecnologi è semplice: bisogna ver- AcuRAdi i. GRifò sare una quota associativa annuale e poi registrarsi on-line sul sito della F.I.Bio www.biotecnologi.it. La quota è di: - 30 euro per i Soci Ordinari (possessori di laurea triennale, laurea specialistica, laurea vecchio ordinamento, dottorato di ricerca o specializzazione nell'area delle biotecnologie, e tutti coloro che operano o abbiano operato professionalmente nell'ambito delle biotecnologie) - 10 euro per i Soci Sostenitori (tutti gli iscritti ai corsi di laurea triennale in biotecnologie) - 30 euro per i Soci Affiliati (tutti quelli che non hanno una laurea in biotecnologie, né lavorano nell’ambito delle biotecnologie ma che sostengono le battaglie della F.I.Bio.) Inoltre, è possibile versare la quota associativa in quattro modi: 1. Mediante bonifico bancario 2. Mediante conto corrente postale scaricabile dal nostro sito www.biotecnologi.it 3. Mediante vaglia postale ordinario al numero 000079888376. 4.Versando l'importo ai coordinatori regionali qui di seguito elencati i quali provvederanno a consegnare al neo-iscritto una ricevuta fiscale. Per la Campania, è possibile rivolgersi oltre al coordinatore Vincenzo Guida, anche al consigliere Stefania Cocco, al vicepresidente Ida Crifò ed al presidente Gianluca Ruotolo. Più iscritti saremo più forte sarà la nostra voce.

Work in progress

F.I.Bio: work in progress

C

ome ormai sapete, dal 3 Gennaio sono aperte le iscrizioni alla FIBio per l’anno 2011. Il 2010 è stato un anno denso di novità sia interne che esterne alla Federazione stessa: Ad Aprile si è ufficialmente concluso il mandato delle vecchie commissioni e dei membri del consiglio direttivo e dei probiviri, cui sono seguite le votazioni per i rispettivi rinnovi, ufficializzatesi il 30/5/2010 con la prima riunione del Nuovo Direttivo. I nuovi membri hanno lavorato a diversi progetti che hanno portato alla costituzione della sezione regionale Basilicata in giugno, all’organizzazione del corso di formazione di “Biotecnologie nel

[Roberta Ferraris] AcuRAdi i. GRifò


F.I.Bio: work in progress

Riunione coordinatori regionali Il 04/12/2010 si è svolta la prima riunione nazionale tra i coordinatori regionali e i membri del consiglio direttivo e delle commissioni della F.I.Bio presso la nostra sede legale di Napoli. La riunione si è incentrata sulla valutazione dei seguenti punti: obiettivi della F.I.Bio, organizzazione corsi di formazione e eventi, costituzione sezioni regionali, istituzione della conferenza delle regioni, confronto sulle problematiche locali, consegna dei nuovi libretti di iscrizione e delle locandine ed, infine, organizzazione reclutamento 2011. Sul sito www.biotecnologi.it , alla voce iscriviti è possibile conoscere il coordinatore della propria regione e/o candidarsi a tale ruolo scrivendo all’indirizzo segreteria@biotecnologi.it.

Dibattito per gli specializzandi L’ 11/02/2011 si è tenuto presso l’Aula Magna del II° Policlinico di Napoli il convegno intitolato "Disposizioni per l'equiparazione contrattuali ed economico fra i laureati medici e non medici che afferiscono alle scuole di specializzazione di area sanitaria". L'incontro ha visto come relatori gli On. D'Anna e Vaccaro, il senatore Sanna, i rettori Marelli e Rossi, l'assessore Trombetti, l'on. Schifone, il dott. Sammartino ed il presidente nazionale di Federspecializzandi De Silverio. In questa occasione, la F.I.Bio ha partecipato con un intervento esposto dalla Dott.ssa Claudia Esposito, nostro Segretario Nazionale, la quale ha sottolineato alla commissione gli innumerevoli problemi che affrontano i 1500 biotecnologi già specializzati, e le modalità che la F.I.Bio utilizza per sanare le evidenti sperequazioni tra specializzandi medici e biotecnologi.


F.I.Bio: work in progress

grAnDe suCCessO DeLLA F.I.Bio! Il CUN apre la partecipazione dei biotecnologi ai concorsi Cari Biotecnologi, con entusiasmo vi annunciamo che, dopo quasi due anni di lavoro della F.I.Bio, il Consiglio Universitario Nazionale (organo consultivo del MIUR) ha espresso parere favorevole nei confronti di un’annosa istanza, presentata dalla nostra Federazione, circa il riconoscimento di EQUIPOLLENZA tra BIOLOGI e BIOTECNOLOGI ai fini della partecipazione ai CONCORSI PUBBLICI IN AMBITO MEDICO-SANITARIO. Se a tale parere faranno seguito - come ci è stato assicurato - le revisioni del decreto di accesso alla scuole di specializzazione (D.M. 01/08/2005) e dei decreti che regolamentano la disciplina concorsuale e l’accesso per il personale dirigenziale del Servizio Sanitario Nazionale (DPR 483/97, anch’esse già richieste e sollecitate più volte dalla F.I.Bio), i biotecnologi potranno non solo accedere ad altre scuole di specializzazione ma – traguardo ancor più importante - anche sostenere i concorsi nel SSN come dirigenti. Il parere è stato emesso dal CUN il 13/01/2011 con prot. 1772 (per chi volesse consultarlo può farne richiesta all’indirizzo di posta elettronica presidenza@biotecnologi.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ). Tale parere, pur non soddisfacendo appieno le nostre istanze, costituisce certamente un innegabile passo in avanti che useremo in futuro come baluardo per esigere altri diritti che fino ad oggi ci sono stati negati. Vi riportiamo di seguito le tappe che hanno portato a tale parere: 1. il DPR 483/97 prevede tre requisiti per l’ammissione ai concorsi per il personale dirigenziale del Servizio Sanitario Nazionale: 1)il diploma di laurea in scienze biologiche; 2)la specializzazione nella disciplina oggetto del concorso; 3)l’iscrizione all'albo dell'ordine professionale; i biotecnologi non possiedono solo il primo requisito. La FIBio, dopo incontri con i dirigenti del Ministero della Salute, in data 8 ottobre 2009 fa richiesta al MIUR di equipollenza ex lege tra le lauree in biotecnologie e quelle in biologia. 2. 5/11/2009 la richiesta FIBio viene inviata al CUN dal MIUR. 3. 26 ottobre 2009 l’Ordine Nazionale dei Biologi esprime parere favorevole affermando: “considerato il riconoscimento delle competenze professionali che il DPR 328/01 fa a favore dei biotecnologi non può dubitarsi che il biotecnologo possa svolgere le stesse attività professionali

che può svolgere il laureato in biologia”. Tale parere viene inviato a noi ed al MIUR per conoscenza. 4. 13/11/09 il MIUR invia il parere dell’ONB al CUN. 5. 14/01/2010 il CUN con nota prot. 1717/1759 prende atto e concorda sull’equiparazione del laureato specialista o magistrale in biotecnologie ed il biologo laureato specialistico o magistrale in scienze biologiche per quel che riguarda la richiesta della specializzazione per l’esercizio della professione di analista e ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici. 6. Gli uffici del MIUR giudicano il parere del CUN emanato il 14/01/2010 non del tutto chiaro e ritengono utile richiedere al CUN la riformulazione del parere espresso il 14/01/2010 prot. 1717/1759. 7. 14/09/2010 il CUN convoca in audizione le parti interessate tra cui la F.I.Bio. 8. 15/10/2010 la F.I.Bio inoltra all’ufficio II della direzione per l’università del MIUR un fax chiedendo di fare un sollecito al CUN per l’emanazione del parere. 9. 13/01/2011 il CUN EMETTE PARERE!!! Il testo completo del parere è scaricabile da questo link: http://www.biotecnologi.it/images/stories/parere_biotecnologie_13gennaio2011.pdf Nell’attesa di fornirvi notizie ancora migliori in merito, voglio ringraziare in particolare coloro i quali in questi anni ci hanno sostenuto iscrivendosi alla F.I.Bio, permettendoci di arrivare a questo punto che ci auguriamo sia l’inizio di un percorso pieno di ulteriori successi. [Gianluca Ruotolo]


F.I.Bio: work in progress

ChI e COMe tuteLA I BIOteCnOLOgI Il CUN apre la partecipazione dei biotecnologi ai concorsi pubblici in ambito sanitario.

A

seguito di notizie apparse in rete, in particolare su alcuni siti, richiamandoci alla deontologia professionale ed alla moralità che ha sempre contraddistinto non solo la nostra associazione ma anche gli obiettivi e le modalità di azione della stessa, riteniamo opportuno, anche per onestà intellettuale, fare alcune precisazioni al fine di sgombrare il campo da possibili fraintendimenti ed equivoci. È noto che F.I.Bio si sia da sempre concretamente e fattivamente occupata di ampliare e promuovere gli sbocchi occupazionali dei biotecnologi italiani avvalendosi della collaborazione gratuita prestata dai propri soci, i quali hanno sempre lavorato nel silenzio raggiungendo però risultati importanti. L’ultimo successo ottenuto, attraverso un’azione costante nel tempo e mirata a sensibilizzare prima e sollecitare poi gli organi competenti, è rappresentato dal parere positivo del CUN circa l’equipollenza tra le classi di laurea LM-9 e la classe LM-6 ai fini dei concorsi per dirigente nel S.S.N. Proprio in relazione a tale ultimo risultato, riteniamo necessario portare a conoscenza di tutti i biotecnologi e non solo dei soci F.I.Bio, i quali sono stati già preventivamente informati ed edotti sullo stato dell’arte, l’iter che ha portato all’emanazione del suddetto parere. Preliminarmente occorre sottolineare che l’avvio del procedimento conclusosi con il parere reso dal CUN in data 12/01/11 è ascrivibile esclusivamente a FIBio, la quale, con propria istanza, ha chiesto l’equipollenza totale ai fini dell’accesso ai concorsi nel SSN tra tutte le classi di laurea in Biotecnologia e quella in Biologia. Tale richiesta era motivata dall’intento di ampliare quanto più possibile le opportunità di inserimento lavorativo dei biotecnologi italiani, fornendo loro tutti i requisiti giuridici richiesti dalla vigente normativa per l’accesso ai con-

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corsi previsti per i biologi.Purtroppo è importante evidenziare che i risultati conseguiti con tale istanza, che ha portato al parere del CUN, sono stati soltanto parziali e limitati NON per volontà ascrivibile a F.I.Bio, ma per la non unanimità di vedute sulla questione dell’equipollenza totale da parte di tutti gli organi chiamati a rendere parere in merito. Invero, nel procedimento previsto (ed avviato – si ripete – solo ed esclusivamente dalla FIBio) per l’emanazione del parere da parte del CUN, la normativa richiede che alcuni soggetti interessati debbano essere ascoltati in audizione pubblica. In tali audizioni hanno sollevato dubbi e perplessità circa una totale equipollenza tra biologi e biotecnologi il CBUI (Comitato Biologi Universitari Italiani), l’ANBI(associazione nazionale biotecnologi italiani), nonché alcuni membri della Conferenza dei Presidi e dei Presidenti dei Corsi di Laurea in Biotecnologie (come si evince dalla lettura del parere CUN); si è invece espresso favorevolmente l’ONB (ordine nazionale dei biologi), sia in audizione sia nel parere da esso espresso con nota del Presidente del 26/10/2009, parereindirizzato oltre che ai ministeri di competenza, esclusivamente alla FIBio unica associazione promotrice dell’azione di equipollenza. Tale contrasto di posizioni, in particolar modo i pareri negativi resi dall’ANBI e dalla Conferenza dei Presidi e dei Presidenti dei Corsi di Laurea in Biotecnologie ha fatto sì che il CUN emanasse un parere di equipollenza non totale (per altro affermando imprecisamente al V capoverso del parere che “Constatato che nessuno dei suddetti rappresentanti si è espresso a favore di una equipollenza generale tra le classi di laurea suddette;” ciò risulta inesatto in

quanto la FIBio si è espressa favorevolmente ad una equipollenza totale sia nella richiesta fatta il 08/10/2009 prot. n. S004/09, che ha dato il via a tale procedura, sia in sede di audizione) ma limitato alla classe LM-9 (o 9/S) e richiedendo per l’equipollenza il possesso di un certo numero di CFU in determinati SSD. Pur tutto ciò, rappresentando un successo seppur parziale, F.I.Bio esprime rammarico per non aver altri enti di categoria , chiamati solo a rendere un parere, che avrebbero permesso di raggiungere finalmentel’equipollenza totale tra biotecnologi e biologi ai fini dell’accesso ai pubblici concorsi, e quindi ad un ampliamento di offerta lavorativa per i laureti in biotecnologie. Ciò non toglie che l’impegno di F.I.Bio per giungere ad un’equipollenza totale sarà sempre costante e continuo e quest’ultimo risultato, raggiunto grazie proprio ad un’istanza presentata dalla stessa F.I.Bio, rappresenta un ulteriore volano per il raggiungimento dell’obiettivo. Ad ulteriore conferma dell’impegno di F.I.Bio nella tutela degli interessi dei biotecnologi, anche in relazione ad altre problematiche, vi sono le numerose istanze protocollate presso il MIUR e le relative risposte dei diversi uffici dello stesso Ministero; le diverse riunioni con dirigenti e tecnici del MIUR, le varie interrogazioni parlamentari presentate alla Camera ed al


F.I.Bio: work in progress

Senato da onorevoli sensibilizzati da F.I.Bio al fine di ottenere una revisione del D.P.R. 328/01 circa la mancata equipollenza tra coloro che hanno conseguito un Diploma di Laurea in biotecnologie antecedente al D.M. 509/99 e laureati in biotecnologie con laurea 7/S, 8/S e 9/S per l’iscrizione alla sezione A dell’albo dei biologi, prevista soltanto per i possessori di laurea specialistica in biotecnologie, Giova, altresì, citare l’impegno profuso da F.I.Bio, unica associazione di categoria che si è attivata al riguardo, per quanto concerne l’accesso alle scuole di specializzazione. Rispetto a ciò, in seguito alle istanze che

F.I.Bio ha presentato presso il MIUR, il CUN ha reso già due pareri favorevoli che consentiranno, in sede di revisione del decreto, l’accesso ai laureati 9/S (LM-9) a tutte le scuole di specializzazione per le quali oggi è possibile accedere solo con una laurea 6/S, per i biotecnologi 7/S (LM-7) sarà possibile l’accesso a Scienza dell’Alimentazione. Inoltre, per quanto riguarda la richiesta di equipollenza dei biotecnologi triennali con tecnici di laboratorio, l’inserimento della laurea in Biotecnologie tra quelle richieste per l’accesso ai concorsi nei ruoli tecnici della polizia scientifica e l’apertura

delle classi di insegnamento nelle scuole superiori, la F.I.Bio sta percorrendo parallelamente tutte le strade giuridiche, istituzionali e “politiche” necessarie. Di quanto finora affermato è possibile dare prova in qualsiasi momento attraverso i documenti e gli atti ufficiali conservati da F.I.Bio. FIBio, infine, si riserva, nei confronti di coloro che su tutte le circostanze sopra riportate diffonderanno notizie non rispondenti alla realtà dei fatti, ogni azione nelle competenti e opportune sedi. [Gianluca Ruotolo]

prIMO pAssO versO L’AperturA ALL’ InsegnAMentO per I BIOteCnOLOgI Accolte le richieste di F.I.Bio.

I

l 31 gennaio scorso il MIUR ha pubblicato in gazzetta il decreto 249/10, che andrà in vigore il 15/02/2011, riguardante le modalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado. In tale provvedimento si stabiliscono la programmazione degli accessi e la Formazione degli insegnanti della scuola secondaria. Esso riapre la possibilità, che si era interrotta con la chiusura delle SSIS, per i laureati di accedere alla procedura abilitante per l’insegnamento nella scuola secondaria. Esprimiamo soddisfazione perché in esso sono state accettate le richieste della F.I.Bio in merito al conseguimento dell’abilitazione. Per color che sono già in possesso di laurea e/o la stanno conseguendo in quest’anno accademico, sarà necessario solo il compimento del tirocinio formativo attivo (TFA) al quale si accederà per concorso. Dagli anni accademici successivi gli atenei potranno istituire corsi di laurea magistrale specifici per l’insegnamento, a cui si accederà per concorso, seguiti poi dal TFA. La F.I.Bio ha inoltre inciso sul fatto che i posti annualmente disponibili per l'accesso a tali lauree magistrali sarà determinato annualmente dal MIUR sulla base della programmazione degli organici e del conseguente fabbisogno di docenti nelle scuole statali, maggiorato del 30%. Inoltre, nella valutazione dei titoli che fanno punteggio per la stesura della graduatoria,

viene conteggiato sia il titolo di dottore di ricerca, sia l’attività di ricerca scientifica tenuta sulla base di rapporti a tempo determinato, sia le pubblicazioni scientifiche. Tale decreto è il primo passo verso l’ampliamento per i laureati in biotecnologie del numero delle classi di concorso per l’insegnamento che ad oggi sono solo due: la A060 e A057. Ad esso farà seguito, prima l’accorpamento delle classi di concorso, oggi determinate dal DM 39/98 e dal DM 22/05, e poi la revisione dei titoli di accesso alle neoclassi accorpate, alla quale la F.I.Bio è stata invitata a partecipare sedendo al tavolo tecnico. La F.I.Bio sta monitorando quindi, passo dopo passo, tutto l’iter legislativo della questione “insegnamento”, e tutelerà gli interessi dei biotecnologi in tutte le sedi in cui presenzierà e su tutti gli atti cui sarà interpellata. Nell’attesa di comunicarvi al più presto (tempi legislativi e politici permettendo) gli ulteriori risultati che otterremo, vi saluto cordialmente e vi chiedo di accordarci la vostra fiducia con l’iscrizione per l’anno in corso. Per chi vuole consultare il decreto, cliccare sul link sotto: http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2011-01 31&task=dettaglio&numgu=24&redaz=011G0014&tms tp=1296672463366

[Gianluca Ruotolo] Orizzonti biotecnologici 11


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Le BIOteCnOLOgIe neL MOnDO DeLLA CrIMInOLOgIA Corso di formazione della F.i.Bio. per il 2010

Biotech events

E'

da segnalare l'evento organizzato dalla nostra associazione, il 26 e 27 novembre scorso, dal titolo "Le biotecnologie nel mondo della criminologia" cui hanno partecipato relatori di tutto rispetto come la dott.ssa A. Chambery, ricercatrice del dipartimento di Biochimica della "S.U.N." di Caserta, A. D'Onofrio, professore di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Scienze Ambientali della "S.U.N." di Caserta, S. Papadimitriou, manager della "Trasngenomic", P. Peluso, ricercatore in Criminologia presso la "G.Marconi" di Roma, M. Pizzamiglio, vicecomandante dei R.I.S. di Parma, M. Sbalzarini, account della "Transgenomic" e F. Terrasi, professore di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Scienze Ambientali della "S.U.N." di Caserta. Il corso è stato coordinato dal comitato scientifico-organizzatore della F.I.Bio, costituito da A. Peluso, V. Guida, F. Netti e M. Di Giacomo. P. Peluso ha evidenziato il concetto di criminologia e del suo ruolo nella prevenzione di un crimine, e del ruolo dei biotecnologi sulla scena del crimine. Inoltre, secondo un approccio antropologico, le neuroscienze stanno influenzando l'analisi della criminalità. La crimilologia, che si è sviluppata utilizzando i metodi di ricerca delle scienze umane e in particolare quelli della psichiatria, sociologia, diritto e psicologia si configura come una disciplina multidisciplinare secondo ragionamento empirico di causa-effetto. A livello tecnico-biologico bisogna ottenere il profilo genetico di una traccia biologica rinvenuta in sede di sopralluogo e si compara tale profilo genetico con quello dell'indagato. Il reperto è l' og-

AcuRAdi f. Netti

getto su cui si trova la traccia, e la traccia è un qualsiasi reperto organico. La più classica tecnica di identificazione è quella delle impronte digitali (tecnica identificata da Galton). Per rinvenire le tracce si utilizzano una serie di lampade a torcia di luce bianca a forte illuminazione, laser uv e lampade forensi (crimescope). Si è passati poi alla rassegna di metodi fisici di rilevazione, come la ninidrina che opera una reazione chimica permettendo di visualizzare impronte digitali su superfici porose, mentre si usa il cianoacrilato su superfici non porose. Il tutto viene visualizzato mediante l’AFIS, sistema di identificazione che compara la traccia con un database di tracce preesistenti. Nell'eseguire le indagini, è importante che il criminologo tenga conto del comportamento, del temperamento e del carattere dell’individuo indagato. Secondo alcune teorie sociologiche, l'individuo potrebbe avere una componente biologica e genetica "criminale" dalla nascita su cui potrebbe, poi, incidere l’ambiente sociale in cui l’individuo cresce (teoria deterministica). Successivamente si è passati ad una rassegna sulla tecnica della DHPLC sostenuta da M. Sbalzarini. L'esperto ha spiegato le caratteristiche di base della tecnica e le sue applicazioni e potenzialità nell'ambito criminologico. Lo stesso concetto è stato evidenziato in particolare dagli esperti S. Papadimitriou e M. Pizzamiglio che, rispettivamente, hanno discusso dell’utilizzo della DHPLC per le tecniche analitiche con nucleasi e microvarianti STR, e per rintracciare traccie di Emoglobina. Nella seconda giornata di corso, la dott.ssa A. Chambery ha enunciato le applicazioni della spettrometria

di massa nel campo biomedico e agroaliment a r e , mentre il dottor AcuRAdi f. Netti F. Terrasi ha parlato delle possibili applicazioni delle tecniche isotopiche, concetto approfondito poi da A. D’Onofrio. A fine corso c’è stata la testimonianza dei NAS di Parma che hanno mostrato alcuni casi risolti grazie all’ausilio delle tecniche di laboratorio che ogni giorno noi biotecnologi usiamo. Infine, ha chiuso

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i lavori il nostro presidente Ruotolo che ha messo in evidenza il ruolo centrale della federazione nella difesa dei diritti dei biotecnologi sia in relazione alla medicina legale che alle varie tematiche lavorative in Italia. [Francesco Netti]


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COrsO DI AggIOrnAMentO In nAnOBIOteCnOLOgIe: AppLICAzIOnI e prOspettIve Future

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a Federazione Italiana Biotecnologi è lieta di invitarvi al corso in Nanotecnologie che si svolgerà il 15 Aprile 2011 presso la Sala delle Conferenze della Camera dei Deputati – Palazzo Marini Via del Pozzetto, 158 Roma. Sul sito www.biotecnologi.it è possibile prendere visione del programma dettagliato del corso. Nella stessa giornata presso la stessa sala dalle ore 14 alle ore 15 si svolgerà l’assemblea nazionale F.I.Bio 2011. Finalità del Corso Le finalità del corso di formazione sono: • Divulgare le potenzialità delle nanotecnologie applicate al settore biotecnologico. • Offrire ai partecipanti un approfondimento tecnico-scientifico sulla sintesi e funzionalizzazione di nanoparticelle per scopi biologici. • Fare luce su aspetti etici e sulle problematiche sociali legate alle nanotecnologie. • Presentare l’utilizzo delle nanotecnologie applicate al settore industriale. Costi e prenotazioni Il corso, a numero chiuso per un massimo di 200 persone, è gratuito per i soci* F.I.Bio mentre per tutti gli altri il costo è di 50 euro, che devono essere versati al momento della registrazione (sarà rilasciata una ricevuta).

Il corso comprende: • Accesso ai lavori scientifici • Kit del corso di aggiornamento • Attestato di partecipazione La richiesta di ammissione al corso di aggiornamento dovrà essere inviata via e-mail all’indirizzo corso2011@biotecnologi.it a partire dalle ore 12:00 dell’1 marzo 2011 e fino alle ore 12:00 del 27 marzo 2011. Nella mail va indicato: nome, cognome e indirizzo di residenza (non c’è bisogno del numero di tessera!). Le Mail incomplete o pervenute al di fuori del periodo previsto non saranno prese in considerazione. La graduatoria dei partecipanti al corso verrà pubblicata sul sito www.biotecnologi.it il 31 Marzo 2011 ed avrà come criterio unico la data e l’ora di invio della mail di partecipazione. Sarà data precedenza ai soci. In caso di posti liberi verranno prese in considerazione le mail dei non soci sempre in ordine di arrivo. Per motivi di accredito presso la Sala, anche in caso di rinunce comunicateci, non ci saranno scorrimenti di graduatoria. *Per tale corso sono considerati soci coloro che verseranno la quota associativa del 2011 entro il 27 marzo 2011.

Dress Code: vista l’importanza della sala che ci ospita, per gli uomini è obbligatoria la giacca e la cravatta, per le donne è fortemente consigliato un abbigliamento sobrio. Incentivo alla partecipazione per soci: Per i soli soci ordinari, indipendentemente dal mezzo di trasporto che essi utilizzeranno, sarà possibile beneficiare di un incentivo in base alla distanza dal loro comune di residenza a quello sede del corso come specificato di seguito: Da 0 a 100 Km, nessun incentivo Da 101 a 200 Km 5€ Da 201 a 300 Km 10€ Da 301 a 400 Km 15€ Da 401 a 500 Km 20€ Oltre i 500 Km 30€ La distanza tra il comune sede del corso (Roma) e quello di residenza del socio sarà calcolata con il software di pubblico dominio google maps scegliendo il percorso che il software indica come più breve. Nella graduatoria verrà comunicato a fianco del nome del partecipante l’eventuale entità dell’incentivo. Per qualsiasi informazione scrivere a presidenza@biotecnologi.it [Gianluca Ruotolo]

Orizzonti biotecnologici 13


L’intervista

rIFOrMA geLMInI: pArerI A COnFrOntO

L’intervista

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a legge n.240/10, meglio conosciuta come Riforma Gelmini dell’Università, e definita come Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario, è stata approvata in via definitiva il 23 dicembre dal Senato. La riforma si propone di apportare profondi cambiamenti al nostro sistema universitario, agendo su alcuni punti che, secondo il Ministro Maria Stella Gelmini e la maggioranza del Governo, inquinano l’intero mondo accademico e penalizzano lo sviluppo del nostro paese. Lotta agli sprechi e alla parentopoli, riconoscimento del merito, riorganizzazione interna degli atenei e fusione degli stessi, nonché diritto alla studio e accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica sono stati i punti salienti della nuova legge, ma sono anche quelli che hanno scatenato numerosi dissensi da parte di studenti e ricercatori che, in migliaia, in tutta Italia, il 14 e il 21 dicembre 2010 sono stati i protagonisti di manifestazioni contro l’approvazione della legge. Noi della FiBio, che facciamo parte del mondo universitario in qualità di studenti, dottorandi, post-doc, contrattisti a progetto e borsisti, abbiamo voluto intervi-

AcuRAdi R. costA

stare gli onorevoli Valentina Aprea, Presidente della Commissione Cultura, deputato Pdl, e Walter Tocci, deputato Pd, per discutere con loro alcuni punti focali della riforma Gelmini. Risponde alle domande l’Onorevole Valentina Aprea La qualità del sistema universitario è uno dei principi ispiratori della Riforma Gelmini. Nel testo si legge che università statali di alto profilo vengono equiparate ad università telematiche e ad altri istituti privati. Non pensa che nell’immaginario collettivo studenti, ricercatori, docenti di quelle università di alto profilo si possano sentire non adeguatamente riconosciuti e che questo abbia un effetto “centrifugo”? Le università telematiche si inseriscono in un quadro di modernizzazione della rete dell’offerta formativa proposto dall’Unione europea, che incoraggia gli Stati membri ad esprimere nuovi metodi e approcci di apprendimento e a supportare iniziative nel settore della formazione a distanza nella prospettiva del lifelong learning. Il loro obiettivo è quello di rafforzare lo sviluppo e l’ampliamento delle competenze degli studenti con approcci didattici innovativi, aperti e flessibili. Le università telematiche non sono in concorrenza con quelle classiche, bensì rappresentano una forma di ampliamento dell’offerta anche a fasce normalmente non prese in considerazione dai canali usuali, lavoratori part-time o a tempo pieno e studenti in età avanzata (dai 30 anni in su), cioè un target con gravi difficoltà a frequentare gli atenei tradizionali e che verrebbe conseguentemente escluso per diverse ragioni dal diritto all’istruzione.

Nella legge si parla di trasparenza e di valutazione ex post. La valutazione è affidata ad un ente dipendente dal MIUR i cui membri vengono nominati dal Ministro dell’Università. Secondo lei, si può correre il rischio che un tale sistema di valutazione sia poco oggettivo? La nuova legge parla di introduzione di un sistema di valutazione ex post delle politiche di reclutamento degli atenei. Nell'esercizio della delega, il Governo attribuirà una quota non superiore al 10% del fondo di funzionamento ordinario, correlandola alla valutazione del reclutamento degli atenei. Gli indicatori saranno trasparenti e non lasceranno margini di soggettività. Essi sono: la produzione scientifica dei professori e dei ricercatori, la percentuale di ricercatori che non hanno trascorso il percorso di dottorato nella medesima università, la percentuale dei responsabili di progetti internazionali e, infine, il grado di internazionalizzazione del corpo docente. Bisogna dire che le riforme innescate nei sistemi nazionali dal Processo di Bologna (processo di riforma del sistema di istruzione superiore a carattere internazionale) hanno provocato in molti paesi un cambiamento delle regole di governance e del ruolo dei governi centrali, che continuano a influenzare sistemi universitari. In Francia, ad esempio, l’AERES (Agence d’évaluation de la recherche et de l’enseignement supérieur) è rappresentata da un consiglio di 25 elementi nominati per decreto dai ministri della Ricerca e dell’Insegnamento superiore. C’è un forte collegamento tra valutazione e finanziamento. L’Agenzia francese può, con il suo parere, sospendere o incrementare i finanziamenti con un im-


L’intervista

patto importante sull’autonomia accademica. In Spagna, l’Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y Acreditación (ANECA), nato prima come fondazione e divenuto poi ente pubblico, affianca il suo lavoro a quello di altri organismi pubblici istituiti dalle comunità autonome. Diverso è il caso del sistema accademico anglosassone, dove il peso della società civile è sempre stato più forte che da noi. In Inghilterra opera la Quality Assurance Agency for Higher Education (QAA), organismo indipendente che opera con le università attraverso una valutazione tra pari. Tale valutazione è l’esito del compromesso tra la necessità di esaminare la qualità dell’offerta erogata da università finanziate dal governo e la convinzione che le stesse istituzioni siano i soggetti più interessati a valutarsi. Non mi esprimo su quale possa essere l’approccio più oggettivo alla valutazione ma constato solo la storica differenza che ancora c’è tra il modello mediterraneo e quello anglosassone. Dagli investimenti previsti dalla finanziaria per l’università e la ricerca (circa il 6% e il 16% delle risorse investite rispettivamente da Germania e Francia nello stesso settore) sembrerebbe che la ricerca e la conoscenza per il Governo non siano i veri elementi propulsori dello sviluppo del Paese. Perché non abbiamo seguito la strada percorsa da altri paesi europei orientata, come noi, ad una razionalizzazione delle spese ma allo stesso tempo ad investimenti nel settore del sapere ritenuti strategicamente prioritari? La Riforma Gelmini è stata accusata da studenti e ricercatori di distruggere l’università se non supportata da adeguati finanziamenti. Lo scopo dell’azione di risanamento dell’Università, prevista attraverso una maggiore

autonomia e responsabilità (“accountability”) è, invece, proprio quello di attirare più fondi: anche quelli dei privati se danno sufficienti garanzie di lavorare al bene comune. Come al solito, per trovare le soluzioni alle problematiche esistenti bisogna guardare fuori. Gli ultimi dati Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ci dicono che nell’istruzione universitaria la quota di risorse private che non derivano dall’investimento delle famiglie è per l’Italia dell’8% contro il 12% del Regno Unito, il 16% del Giappone, il 24% del Canada e il 34% degli Stati Uniti. Tutti paesi che sono classificati meglio di noi nelle graduatorie internazionali. L'apertura dell'università al settore privato non ha l’obiettivo di privatizzarla né, come ha ribadito il ministro Gelmini, di “svilire la sua connotazione pubblica”, bensì quello di aprirla al territorio e alla società civile. Un numero limitato di esponenti provenienti da altri mondi è garanzia contro l’autoreferenzialità. Nella legge si parla di fondi per promuovere l’eccellenza e il merito fra gli studenti, nonché di buoni studio e di fondi di premialità per professori e ricercatori assumendo che il merito e il diritto allo studio siano obiettivi primari della Riforma. A tal fine, nella finanziaria, sono stati assegnati circa 800 milioni di euro, essendo tuttavia stato operato un taglio di circa 1 miliardo e 300 milioni. Le risorse stanziate, a suo avviso, sono sufficienti a coprire il fondo di finanziamento ordinario e al raggiungimento di tali obiettivi? Indubbiamente, merito e diritto allo studio sono elementi importanti della Riforma. Gli obiettivi di efficienza, trasparenza e merito si articoleranno attraverso precisi decreti del Governo e il

testo della riforma non manca di fissare direttive circa questi temi. Riguardo alle risorse stanziate, il miliardo di euro che il Governo e il Ministro Gelmini hanno voluto attribuire all’Università (attraverso la Legge di Sviluppo contenuta nella Finanziaria di quest’anno) garantirà l’assegnazione di somme adeguate anche per merito e diritto allo studio. Uno dei principali scopi della riforma è quello di creare un sistema universitario moderno, che possa competere a livello internazionale. Allo stesso tempo, però, si delinea una forte burocratizzazione e una decurtazione delle risorse che penalizzano l’autonomia delle Università. Crede che questo possa condurre ad un risultato diverso da quello prefissato? Come già indicato nelle Linee guida per l’università del 2008, la distribuzione delle risorse per le università sarà coerente con gli obiettivi previsti e con la valutazione dei risultati. Non mi sembra che questo possa costituire in alcun modo una forma di burocratizzazione, bensì il tentativo di responsabilizzare i livelli più vicini al territorio senza aspettare nell’inerzia interventi a pioggia dal centro. In merito alla “decurtazione delle risorse” vorrei far notare che l’autonomia dell’università non si coniuga automaticamente con l’abbondanza dei finanziamenti ma con una gestione efficiente delle risorse. I parametri qualitativi ed economici concordati, lungi Orizzonti biotecnologici 15


L’intervista

dal burocratizzare, serviranno invece a raggiungere l’obiettivo della piena efficienza. La legge Gelmini prevede la scomparsa della figura del ricercatore a tempo indeterminato e l’assorbimento del ricercatore a tempo definito nel corpo docente in un eventuale futuro. In un sistema dove fare ricerca vuol dire cercare spasmodicamente fondi per promuovere progetti e dove tutto avanza a bassa velocità per evidente scarsità di risorse, non pensa che, limitandosi di fatto la produzione scientifica e il conseguente avanzamento di carriera dei ricercatori stessi, possa essere estremamente difficile il passaggio da un ruolo all’altro? Il cosiddetto sistema di “tenuretrack”, che permetterebbe ai ricercatori, dopo un periodo di massimo 6 anni, di diventare professore associato, si presenta come una norma innovativa volta a favorire i ricercatori più bravi. La selezione di merito tra i ricercatori e la premialità verso le realtà accademiche più virtuose serviranno a far lavorare prima il personale universitario in un sistema finalmente risanato, libero dalle pastoie e capace anche di attrarre ulteriori risorse dal contesto territoriale. Risponde alle domande l’Onorevole Walter Tocci La qualità del sistema universitario è uno dei principi ispiratori della Riforma Gelmini. Nel testo si legge che università statali di alto profilo vengono equiparate ad università telematiche e ad altri istituti privati. Non pensa che nell’immaginario collettivo studenti, ricercatori, docenti di quelle università di alto profilo si possano sentire non adeguatamente riconosciuti? Le università telematiche sono lo scandalo dell'università italiana e sono l’esempio del catOrizzonti biotecnologici 16

tivo uso che spesso da noi si fa dell’innovazione tecnologica. La formazione a distanza doveva essere uno strumento diffuso in tutto il sistema e ben integrato con la normale attività didattica. Invece, si è deciso di farne atenei finti che servono come una sorta di lasciapassare per i peggiori vizi dell’accademia e a vendere i titoli di studio e le cattedre. I meccanismi sono ben noti: si bandiscono concorsi non per assumere i vincitori, ma solo per ottenere idoneità da spendere negli atenei pubblici. In generale queste pseudo-università hanno l'effetto di abbassare l'asticella della qualità e indebolire la credibilità dell'intero sistema formativo. Sono state istituite dalla Moratti, ministra presentata a suo tempo come campione di meritocrazia sulle colonne del Corriere della Sera e del Sole-24 Ore. Mussi bloccò le nuove autorizzazioni e poi la Gelmini si impegnò in Parlamento, su richiesta del Pd, ad affrontare la questione. A tre anni di distanza la ministra è ancora inadempiente. Nella legge si parla di trasparenza e di valutazione ex post. La valutazione è affidata ad un ente dipendente dal MIUR i cui membri vengono nominati dal Ministro dell’Università. Secondo lei, si può correre il rischio che un tale sistema di valutazione sia poco oggettivo? Noi diamo molta importanza alla valutazione degli atenei e critichiamo il governo perché non ha fatto nulla di concreto in tale direzione. Poteva farlo già con le vecchie norme, prima dell'approvazione della legge Gelmini, ma la ministra ha bloccato l'attività dell'organismo che avrebbe dovuto occuparsene, il Civr. Sulle performance scientifiche degli atenei italiani non è stato fornito nessun numero dal ministero. I dati che si leggono sui giornali sono vecchi e risal-

gono a quasi 10 anni fa. Ora se ne occuperà l'Anvur, un'agenzia di valutazione istituita dal governo Prodi che non è stata resa ancora operativa. In questi giorni, sono stati nominati i consiglieri che dovrebbero gestirla e, ad un primo esame, ci sembrano persone competenti. È grave però che Tremonti si sia lamentato sulla stampa perché a suo dire si tratterebbe di persone non schierate a favore del governo. Ciò significa che il governo ha intenzione di condizionare politicamente l'Anvur e questo sarebbe gravissimo. In ogni paese civile organi di questo tipo sono indipendenti dalle forze politiche e dal governo. Useremo tutti gli strumenti di controllo parlamentare per impedire la politicizzazione dell'agenzia. Dagli investimenti previsti dalla finanziaria per l’università e la ricerca (circa il 6% e il 16% delle risorse investite rispettivamente da Germania e Francia nello stesso settore) sembrerebbe che la ricerca e la conoscenza per il Governo non siano i veri elementi propulsori dello sviluppo del Paese. Perché non abbiamo seguito la strada percorsa da altri paesi europei orientata, come noi, ad una razionalizzazione delle spese ma allo stesso tempo ad investimenti nel settore del sapere ritenuti strategicamente prioritari? Il governo ha prelevato i soldi dall'università non per risanare la spesa pubblica ma per sperperare le risorse in due direzioni: l'eliminazione dell'Ici per le famiglie ricche e per risanare i debiti dell’Alitalia. Questo accade perché la destra italiana, a differenza di quella francese e tedesca, è contro la cultura e la ricerca scientifica. Lo ha dichiarato lo stesso Berlusconi in un suo viaggio all'estero: “Perché dobbiamo pagare gli scienziati se fabbrichiamo le migliori


L’intervista

scarpe del mondo?” (European Voice 29-7-2010). Questa politica stracciona, che ha dominato per quasi tutto il decennio 2000, ha impoverito i cittadini e ha impedito una vera crescita dell’Italia. Solo la ricerca e la formazione dei giovani possono creare ricchezza nell'epoca della conoscenza. Nella legge si parla di fondi per promuovere l’eccellenza e il merito fra gli studenti, nonché di buoni studio e di fondi di premialità per professori e ricercatori assumendo che il merito e il diritto allo studio siano obiettivi primari della Riforma. A tal fine, nella finanziaria, sono stati assegnati circa 800 milioni di euro, essendo tuttavia stato operato un taglio di circa 1 miliardo e 300 milioni. Le risorse stanziate, a suo avviso, sono sufficienti a coprire il fondo di finanziamento ordinario e al raggiungimento di tali obiettivi? Sul diritto allo studio il governo ha raccontato balle. La realtà è ben diversa. Nello scorso anno accademico gli studenti che non hanno ottenuto la borsa, pur avendone diritto, sono stati circa 30.000 e nel 2010 il relativo capitolo del finanziamento statale è stato tagliato del 60%. Questi dati, che la Gelmini cerca di occultare, sono forniti non dall'opposizione, ma da un organismo ministeriale e consultabili in rete http://www.cnvsu.it/_library/do wnloadfile.asp?id=11778. La sua legge ha introdotto un nuovo fondo - chiamato per il merito - ma non è finanziato dallo Stato con nuove risorse ed è affidato alla beneficenza di eventuali benefattori. Così i diritti degli studenti sono negati e l'opinione pubblica viene presa in giro. Uno dei principali scopi della riforma è quello di creare un sistema universitario moderno, che possa competere a

livello internazionale. Allo stesso tempo, però, si delinea una forte burocratizzazione e una decurtazione delle risorse che penalizzano l’autonomia delle Università. Crede che questo possa condurre ad un risultato diverso da quello prefissato? L'attuazione della legge Gelmini provocherà la paralisi del sistema universitario nei prossimi anni. Si produrrà un’ alluvione burocratica con l'introduzione di 500 nuove norme, l'approvazione di circa 1000 regolamenti di ateneo e di ben 47 decreti governativi. I professori passeranno le loro giornate a districarsi in questa palude di norme e regolamenti. D’altronde, non avendo soldi per la ricerca avranno molto tempo a disposizione per la burocrazia. La legge Gelmini prevede la scomparsa della figura del ricercatore a tempo indeterminato e l’assorbimento del ricercatore a tempo definito nel corpo docente in un eventuale futuro. In un sistema dove fare ricerca vuol dire cercare spasmodicamente fondi per promuovere progetti e dove tutto avanza a bassa velocità per evidente scarsità di risorse, non pensa che, limitandosi di fatto la produzione scientifica e il conseguente avanzamento di carriera dei ricercatori stessi, possa essere estremamente difficile il passaggio da un ruolo all’altro? Qui c'è da chiarire un altro equivoco creato dalla propaganda ministeriale. La ministra ha sostenuto che bisogna farla finita col posto fisso. Ma l'università ormai soffre del problema opposto. Ci sono infatti circa 50 mila giovani ricercatori, cioè un numero quasi uguale a quello delle figure di ruolo, i cui diritti di lavoratori non vengono rispettati e che operano con assegni, co.co.co, contrattini aleatori, in

certi casi anche gratuitamente, e spesso con scarsa autonomia scientifica. Alle nuove generazioni è stata imposta una condizione quasi servile che non premia il merito e frena la crescita della conoscenza. A questi giovani ora la legge offre la finta soluzione della tenure track che dura otto anni e alla fine non garantisce l'ingresso in ruolo al ricercatore, anche se ha raggiunto gli obiettivi scientifici. Infatti, perché questo strumento possa funzionare come negli atenei anglosassoni, sarebbe necessaria una programmazione di lungo periodo delle risorse. Come può l'ateneo garantire l'eventuale accesso al ruolo fra otto anni se i finanziamenti sono tagliati e comunque non sono mai definiti con certezza? Ricordo, ad esempio, che i fondi del 2010 sono stati attribuiti solo nel mese di gennaio 2011. Quando si usa un'espressione inglese in Italia c'è spesso il trucco: dietro l'enfasi anglofila della tenure track si nasconde la conservazione di vizi nazionali. Tutto cambia perché nulla cambi. La speranza per il futuro viene dalla presa di coscienza di tanti ricercatori, professori e studenti, come si è visto nelle manifestazioni di dicembre. Questa forza può davvero cambiare le cose. Spero proprio che continui a farsi sentire nei prossimi mesi per impedire le cose peggiori nell'attuazione della legge. E poi devo dirvi sinceramente che questa presa di parola delle nuove generazioni serve anche a noi che oggi siamo all'opposizione. Sappiamo che non potremo deludere le aspettative quando torneremo al governo. Dovremo porre la ricerca e la conoscenza in cima ad ogni altra considerazione. [Rossella Costa]

Orizzonti biotecnologici 17


Vite per la Scienza

rOBert eDWArDs: un pApà DA… nOBeL! Dal mondo della scienza, una vita al servizio della vita, premiata tra lodi e polemiche.

vite per la scienza

C

on oltre quattro milioni di figli, il signor Edwards sbaraglia tutti e vince il premio Nobel. Com’è possibile ciò? È possibile perché questo signore, noto biologo ed embriologo dell’Università di Cambridge, insieme al ginecologo Patrick Streptoe, ha compiuto un grande passo nel mondo delle scienze con la FIVET (acronimo di Fecondazione In Vitro con Embryo Transfer), premiato soltanto il 10 Dicembre 2010 con il prestigioso premio relativo all’ambito della Medicina. Questa tecnica innovativa, ma anche molto discussa, ha permesso al nostro caro Rob di fare da “cicogna” e regalare il diritto di essere genitore a chi ne è privato. Un donatore di gioia quindi, che ha saputo mettere a punto una tecnica di per se semplice ed intuitiva ma che ha anche scatenato, e scatena tutt’ora, mille e più polemiche di carattere essenzialmente etico. Cosa sappiamo su quest’uomo dal viso simpatico incorniciato da grandi occhiali? Nato a Manchester nel 1925, dopo essersi diplomato, Robert Edwards prestò servizio militare per

AcuRAdi R.feRRARis

l’Inghilterra durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo il conflitto si laureò in Biologia con specializzazione in Zoologia a Bangor, Galles, e continuò i suoi studi sulla embriologia ad Edimburgo dove l’interesse per la fecondazione si fece sempre più evidente. Egli aveva intuito che la fecondazione era possibile a prescindere anche all’esterno dell’organismo. Già nei conigli si era dimostrata la fecondazione in vitro, e Robert era pronto a dimostrarlo con gli esseri umani. Tuttavia, dopo tante prove comunque proficue, la metodica si rivelò quasi un fiasco: l’esperimento

non riusciva a dare più di una singola divisione cellulare. Soltanto dopo il passaggio a Cambridge, avvenuto nel 1963, fu l’incontro col ginecologo Patrick Streptoe

a trasformare il fiasco in un successo. AcuRAdi R. feRRARis Dal canto suo, si era già fatto conoscere come pioniere della laparoscopia che permetteva, come in un “Grande Fratello”, l’osservazione delle ovaie tramite uno strumento ottico. A questo punto, allora, la soluzione fu immediata: si prelevarono cellule uovo che furono messe in coltura, in se-

vite per la scienza


Vite per la Scienza

guito venivano aggiunti gli spermatozoi. Semplice ma efficace, questa volta sul serio: le cellule crescevano arrivando a formare embrioni di otto cellule, dando così giustizia agli sforzi di Robert e Patrick. Possiamo però immaginare il seguito. Moltissimi capi religiosi e insigni scienziati disapprovarono ciò che veniva chiamata IVF, inoltre, il Consiglio per la Ricerca Medica negò la concessione di fondi per finanziare le ulteriori ricerche. Soltanto una donazione privata permise a Streptoe ed Edwards di continuare a mettere a punto il loro metodo che divenne effettivo nel 1978 con la nascita di Louise Brown, la prima “figlia della provetta”. Dal 1978 in poi, il resto è storia. Fu inaugurata la Bourn Hall clinic a Cambridge, prima clinica nel mondo specializzata in IVF, e da qui, con Streptoe come direttore medico e con Edwards come capo delle ricerche, cominciarono a nascere i figli della IVF: aprono anche altre cliniche, ed ecco come i figli diventarono più di quattro milioni. La IVF, prevede, nella donna sotto trattamento, un’ induzione monitorata dell’ovulazione con gonadotropine cui segue, dopo 24-36 ore, il prelievo degli ovociti fatto con una siringa, sempre sotto guida dell’ecografia, (la laparoscopia è prevista solo in casi difficili), ed in-

fine la loro fecondazione in vitro; anche l’uomo può subire il prelievo chirurgico degli spermatozoi, se necessario. Segue, poi, il protocollo FIVET che prevede la fecondazione mettendo a contatto in un mezzo di coltura per 12-18 ore i due gameti. Dal 1993 si utilizza anche la ICSI che prevede la diretta iniezione dello spermatozoo nella cellula uovo. Alla fine, quando la blastocisti si è formata, si reimpianta. Le percentuali di riuscita sono di circa 20-30 %. I rischi? Beh, quelli ci sono sempre, come nascite premature, infezioni ed emorragie, per elencarne solo alcuni. Tuttavia, ciò che sembra più a rischio è la tecnica stessa che, a distanza di anni, si ritrova sempre nel bel mezzo di una bufera e, ora che Edwards ha avuto il suo bel Nobel, il polverone si è rialzato. Tutto il mondo cattolico condanna unanimamente la FIVET come corruttrice della morale poiché toglie all’atto sessuale l’esclusività del fine procreativo, inoltre, con la generazione di più embrioni, si discute un inevitabile spreco di “vite”. Infine, la FIVET è vista come una tecnica che fomenta il puro egoismo di chi, non arrendendosi ad una volontà superiore, trasforma la vita umana in oggetto. In Italia esiste la legge 40/2004 che regolamenta la procreazione

medicalmente assistita, imponendo l’ impianto contemporaneo di tre embrioni la volta e vietando la fecondazione eterologa (gameti non provenienti dalla stessa coppia) e quella post mortem, la crioconservazione degli embrioni e la sperimentazione su essi. Questa legge, tuttavia, è stata riscritta molte volte e a colpi di sentenze ci sono state molte aperture. Queste, però, non sembrano sufficienti a fermare il fenomeno del “turismo procreativo” che spinge tante coppie ad andare all’ estero per diventare genitori, costringendoli a sostenere elevate spese e creando aspiranti genitori di serie A e di serie B. Insomma, Robert Brown, forse inavvertitamente, ha messo in subbuglio l’ordine naturale delle cose con la sua idea. Idea alla quale ha dedicato la sua vita, al servizio delle altre vite, e che ha permesso all’uomo di definire i suoi nuovi limiti sempre più vicini all’orizzonte dei sogni. Uno spietato Frankenstein o un genio saggio e gioioso? Chiunque egli sia, amato o contestato, è una vita per la scienza e il Nobel se lo merita proprio tutto. Bravo Robert! [Marina Severino]

Orizzonti biotecnologici 19


Voce dal Mondo Biotech

I rI CerCAtO rI I tAL I AnI e L A rI FO rMA unI v ers I tArI A COMMENTI DAL FRONTE

La voce degli studenti

N

el 1859 Charles Darwin introdusse il concetto della selezione naturale che recitava: “La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate "selezione naturale" o "sopravvivenza del più adatto" (L'origine delle specie, 1859). Nello stesso libro, lo studioso descrisse il concetto di "lotta per l’esistenza", che si basava sull’osservazione che gli esseri viventi producono una progenie quantitativamente superiore alle risorse, che, di conseguenza, è costretta ad una dura competizione finalizzata alla riproduzione. Come nella società civile, anche a livello universitario la Teoria Darwiniana ha perso colpi, in quanto il DDL Gelmini ha ribaltato il concetto della "lotta per l’esistenza" dei ricercatori italiani con l’introduzione di una nuova figura di professore associato reclutato tra coloro che, previa abilitazione scientifica, posseggono contratti e borse di studio almeno triennali (art. 24). Non che l’avanzamento accademico di forze nuove sia un neo del nuovo sistema universitario, ma perché non continuare a reclutare docenti di seconda fascia tra i ricercatori secondo norme, magari, diverse dalle attuali?E cioè perché mettere ad esaurimento una figura istituzionale a cui tanto è stato chiesto e da cui ancora tanto si pretende (art. 6) senza concedere diritti decisionali e partecipativi agli organi istituzionali? Pensate che, storicamente, un ricercatore universitario non gode del diritto di votare il Rettore dell’Università di appartenenza! Annullando così la legge dei pesi e contrappesi, si è deciso di eliminare la figura del ricercatore e del professore associato da tutte le commissioni comprese quelle con-

AcuRAdi s. cocco

corsuali (art. 18) e di accentrare il potere decisionale nelle mani dei soli professori di prima fascia. E questa sarebbe lotta al “baronato”! Certo nessuno fino al quarto grado di parentela potrà partecipare alla “chiamata” di nuovi docenti, ma noi tutti sappiamo che la “longa manus” baronale arriva molto più lontano della linea genealogica di ciascuno. Del resto se il nostro sistema universitario si è retto nei secoli su un più ossequioso che meritocratico “do ut des” non è colpa né della Gelmini né dei suoi predecessori! Ma intanto questi “figli di un Dio minore” (i ricercatori) ricoprono incarichi scientifici, didattici, amministrativi e quant’altro, soprattutto in quelle Facoltà in cui l’elevato costo di docenti di seconda e prima fascia non ha consentito l’espletamento di concorsi opportuni. Si è optato, quindi, per la “manodopera a basso costo” laddove non si potevano avere competenze di più alto livello. E allora il passaggio logico è stato immediato: perché non reclutare i professori di seconda fascia direttamente tra i neo-dottori? Un po’ come succede attualmente in politica, dove confluisce, magari anche con successo, chiunque voglia cambiar vita, almeno per un po’. Si è così ridotta ad operazione di marketing il lungo e faticoso percorso formativo per l’acquisizione di competenze didattiche. Certo è che il risparmio che si profila è enorme, ma quanto ci guadagneranno le future generazioni in termini di offerta didattica? Mia cugina Maria, americana di nascita, è andata via dall’UCLA perché i tanti docenti reclutati tra gli eccellenti scienziati cinesi e coreani con i curricula pieni di Science e Nature si esprimono in un inglese incomprensibile! Ed ha optato per la più rassicurante e

“CARA” Università di Irvine. Ed anche qui il passaggio è logico: e se questo “legalmente in- AcuRAdi s. cocco flitto” impoverimento di competenze dell’università statale fosse funzionale all’incentivazione di quelle private legalmente riconosciute (art. 12)? Non ho dubbi, è senz’altro così! Ed il confronto tra gli articoli 11 e 12 del DDL Gelmini racconta amaramente proprio questo: un intervento perequativo finalizzato al riequilibrio delle università statali sottofinanziate pari all’1,5% del fondo finanziario ordinario contro una quota del 20% dell’ammontare complessivo dei contributi relativi alle università non statali, con progressivi incrementi negli anni successivi proporzionalmente ai risultati conseguiti. E come non conseguirli questi magnifici risultati, se i criteri di valutazione saranno costituiti dalla media votazioni dei voti e dal numero totale di impiegati? Il confronto con il carrozzone dell’università statale, dove professori ultra-settantenni ed amministrativi ultra-fannulloni fanno massa umana, non regge! E pensare che sarebbe bastato intervenire su queste due categorie per risparmiare risorse da investire in ricerca invece che accanirsi su ricercatori quarantenni e studenti disagiati! Certo questa è propaganda politica, ah scusate...

La voce degli studenti

Agnese Secondo Ricercatore Universitario


Miscellanea

g rA zI e MI L L e! e trO v I un AMI CO Esprimere gratitudine rafforza i rapporti interpersonali: è emerso da uno studio pubblicato su Psychological Science dai ricercatori della Florida State University negli Usa. La ricerca, condotta con tre studi differenti, ha coinvolto 430 soggetti. Dopo ogni esperimento è emerso che chi esprimeva e/o era oggetto di gratitudine stringeva le-

gami interpersonali più profondi poiché il ringraziamento attivava un meccanismo attraverso il quale chi prova riconoscenza si sente responsabile del benessere dell`altro. In pratica, ci si concentra sul bene da questi ricevuto sentendo il bisogno di ricambiare dimostrando la propria riconoscenza.

Miscellanea . AcuRAdi R feRRARis

AuMentO DeI CAsI hIv AnnI 70: e’ COLLegABILe COn LO stOp A vACCInI DeL vAI O LO ? E’ l’ipotesi avanzata dallo studio diretto da Raymond Weinstein della George Mason University in Virginia e pubblicato sulla rivista BMC Immunology. Testando le capacità infettive dell’HIV sui globuli bianchi umani di individui vaccinati e non contro il virus del vaiolo, si

è visto che, nei vaccinati, si riduce di 5 volte l'infettività del virus HIV in provetta, forse perché il vaccino contro il vaiolo eserciterebbe delle modifiche a livello di alcuni recettori di superficie delle cellule immunitarie bersaglio del virus HIV. Tuttavia gli studi sono ancora in fase

sperimentale e sembrerebbe prematuro consigliare una vaccinazione massiva contro il vaiolo per contrastare l’HIV. (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/05/18/visualizza_new. html_1793857688.html)

truCCO per g L I es AMI nAnDI Per memorizzare le lezioni, ripetere ad alta voce è meglio che fare mappe concettuali; lo sostiene un team di studiosi delle Purdue University (West Lafayette, Indiana, Usa), in un articolo pubblicato su Science, che ha esaminato le strategie di memorizzazione di 200 studenti alle prese con materie scientifiche diverse, divisi in due grup-

pi. Un primo gruppo ha studiato con mappe concettuali - diagrammi che collegano varie parti dell’argomento oggetto di studio- mentre il secondo gruppo ha letto gli argomenti assegnati e poi ripetuti per memorizzarli. Dopo una settimana i ragazzi sono stati interrogati dai ricercatori e s’è visto che chi aveva ripetuto, aveva ricordi mi-

gliori fino al 50% rispetto al gruppo che aveva studiato con le mappe concettuali. Perciò se a breve termine i due percorsi di studio danno rese simili, a lungo termine la ripetizione a voce alta è il metodo di memorizzazione più efficace. Buono studio!

Il 04/12/2010 si è svolta la prima riunione nazionale tra i coordinatori regionali e i membri del direttivo e delle commissioni della F.I.Bio presso la nostra sede legale a Napoli. La riunione è stata incentrata sui seguenti punti: obiettivi della

F.I.Bio, organizzazione corsi di formazione e eventi, costituzione sezioni, istituzione conferenza regioni, confronto sulle problematiche locali, consegna nuovi libretti e locandine ed organizzazione reclutamento per il 2011. Sul sito

www.biotecnologi.it alla voce iscriviti è possibile conoscere il coordinatore della propria regione, o se nella propria regione non c’è ancora il coordinatore, candidarsi per tale ruolo scrivendo all’indirizzo segreteria@biotecnologi.it.

10 ° AnnI v ers ArI O DeL L A CO DI FI CA DeL DnA Su Nature, è stato fatto il punto della situazione su ciò che è successo nei 10 anni trascorsi dal completamento del sequenziamento genomico umano (nel giugno del 2000 il progetto internazionale finanziato con fondi pubblici Human Genome Project e la società privata Celera Ge-

nomics annunciarono congiuntamente il completamento della decodifica). Grazie a questo enorme lavoro, si sono visti i punti in cui i genomi umani differiscono, e si è realizzata l'Enciclopedia del DNA, per identificare ogni elemento funzionale nel genoma umano. Il potenzia-

mento della tecnologia e l'abbattimento dei costi hanno fatto si che si moltiplicassero le analisi genetiche. Inoltre, durante lo studio del genoma, i genetisti hanno scoperto che concetti come ”gene” e ”'regolazione genica” sono molto più complessi di quanto si pensasse.

Miscellanea

rI unI O ne CO O rDI nAtO rI reg I O nAL I

AcuRAdi R. feRRARis


Sono riaperte le iscrizioni alla FIBio per l’anno 2011 per essere soci ordinari è necessario essere titolari di laurea triennale o specialistica o laurea vecchio ordinamento o dottorato o specializzazione in biotecnologie. per essere soci sostenitori basta essere iscritti a un corso di laurea triennale in biotecnologie. La quota associativa è di 30 € per i soci ordinari e di 10 € per i soci sostenitori. La quota può essere versata mediante: bonifico conto corrente postale vaglia postale ordinario versando l'importo al proprio coordinatore regionale


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