Fanza settembre 2013 derby

Page 1

GENOVA È SOLO BLUCERCHIATA Dato che, da qualche tempo, qualcuno pretende insistentemente di insegnarci la storia, vogliamo fare un passo indietro e ricordare la nostra; una storia fatta di derby e non solo, storie di passione, di calore e di un viscerale attaccamento alla maglia, quella che si suda e non si toglie mai. L’unione calcio Sampdoria, nata il 12 agosto del 1946, disputa la prima partita del campionato di serie A il 22 settembre del 1946 allo stadio Flaminio di Roma, dove perde per 3-1con la squadra giallorossa di casa. Quello stesso anno, il 3 novembre, si disputa il primo derby della Lanterna e davanti alle prime bandiere blucerchiate in Gradinata Sud e ad uno stadio stracolmo, come possiamo vedere dalle immagini dell’epoca, la Sampdoria si impone con il risultato di 3 a 0, tanto per chiarire sin dalle origini chi sarebbe stata da lì in avanti la squadra orgoglio della città. A maggiore conferma di questo dato, anche il derby di ritorno si tinse di Blucerchiato, questa volta con il punteggio di 3 a 2. Da allora, al di là dei risultati sportivi, quello che ci rende più orgogliosi è l’essere oggi i continuatori di una storia che, a partire dai nostri nonni, quelli che nel 1946 sventolavano le prime bandiere in Sud, passando per i nostri padri, ha visto la Gradinata crescere, sempre con il denominatore comune della passione e dell’orgoglio per i nostri colori, quelli che tante statistiche e tanti grandi giocatori dei nostri tempi hanno giudicato la più bella del mondo e che per noi, sia di lana che sintetica, più chiara o più scura, con lo sponsor o senza è, e resterà sempre, il motivo cromatico della nostra vita. Tutti, dai più anziani ai più giovani, abbiamo visto la Sampdoria nelle situazione più disparate: in serie A, in B, in Europa e persino in Coppa dei Campioni e in Champions League, e anche se il mugugno, simbolo della nostra città, spesso non ci è estraneo, abbiamo sempre risposto presente ogni qual volta le strade si sono fatte deserte e allo stadio c’era lei, come direbbe il “poeta”. Siate orgogliosi sempre della vostra storia, ricordatevi e ricordate a tutti che dal


1946, passando per la Sampdoria operaia degli anni sessanta e quella d’oro degli anni ottanta e novanta, fino ai giorni nostri, c’è sempre stato qualcuno che in Gradinata impugnava una bandiera e perdeva la voce tra gioie e delusioni, guidato dall’amore per 4 colori che su una maglietta abbracciano il petto di chi la indossa. Ricordiamoci chi siamo anche oggi quando, passate le forche caudine dei mille controlli, tornelli e prefiltraggi, simbolo del calcio moderno, usciremo dalla bocchetta e saremo ancora una volta a casa nostra, con l’emozione nei nostri cuori e la visione desolante che avremo di fronte non ci farà nessuna paura. Sventoliamo quindi le nostre bandiere, spendiamo la nostra voce senza risparmio, coloriamo la nostra città e il nostro stadio come abbiamo sempre fatto e una volta di più gridiamo in faccia tutti che GENOVA È SOLO BLUCERCHIATA!

Il derby nella storia: chiacchierata con Claudio Bosotin In occasione di questa Fanzine speciale per il derby abbiamo deciso di fare una chiacchierata con un grande della nostra Gradinata che di derby ne ha vissuti tanti da protagonista, Claudio Bosotin. Il mitico Boso ci accoglie a casa sua e appena apre la porta lo vediamo con la maglia dei Fieri Fossato, cosa che non può non riempirci di orgoglio. Dopo un caffè e qualche bicchiere di vino iniziamo a parlare e andiamo subito al sodo. - Boso, Com’erano i derby dei tuoi tempi? - Boso: “Il derby è sempre il derby, lo spirito non può cambiare, a cambiare sono stati solo i tempi. Una volta c’era più libertà rispetto ad adesso, le coreografie erano più spontanee e nascevano sul momento. Rispetto ad ora, la gran parte delle iniziative erano legate al “menaggio” con quelli là, che iniziava settimane prima e durava


-

fino al derby. Lo sfottò era all’ordine del giorno e tutti ci sforzavamo ad inventare qualcosa che non era mai stata fatta. Il nostro obiettivo era anticipare tutti nelle idee, non dimentichiamo che siamo stati i primi a portare un bandierone copri curva, a far suonare trombe elettriche e a portare impianti potentissimi all’interno della Sud. Una volta abbiamo fatto entrare 56 tamburi in Gradinata e potete immaginare che effetto facesse. Loro non avevano le idee che avevamo noi, vivevano solo di ricordi e ancora lo fanno. La settimana del derby pensavamo a come menarglielo, con striscioni, coreografie e iniziative varie. Mi sentivo il Federico Fellini della situazione! Le canzoni che facevamo allo stadio, non solo al derby, nascevano dall’idea dei membri del gruppo e poi venivano provate al giovedì in discoteca, dove ci vedevamo per ballare e appena finiva la musica ci riunivamo e iniziavamo a provare i cori. In sostanza era un modo per stare insieme, facendo qualcosa per la Gradinata, ma anche che per fare gruppo e magari far venire qualche nuovo elemento con noi. All’epoca ogni cosa era fatta con grande entusiasmo, quell’entusiasmo che andrebbe recuperato anche oggi. Faccio solo una piccola parentesi che non c’entra col derby: la società dovrebbe tornare a ad entusiasmare i tifosi, la nostra televisione, invece di passare tante partite, dovrebbe tornare nei club di Genova e della Riviera, dovrebbe andare nelle sedi dei gruppi e sentire la loro voce. Avevamo ventimila abbonati e quest’anno ne abbiamo mille in meno, è sempre un gran numero, ma bisogna fare in modo che chi se n’è andato ritorni e che magari si aggiunga qualcuno di nuovo. Conosco personalmente Edoardo Garrone e credo in lui, ma le cose devono cambiare nel rapporto società-tifosi e poi non sarebbe male dopo tanti anni cucire qualcosa di importante sulla nostra splendida maglia.” Torniamo al derby, qual’è il derby che ricordi con più piacere? Boso: “I ricordi sono tanti, mi viene in mente particolarmente il derby del 1974 con goal in rovesciata di Maraschi, il derby che mandò il Genoa in serie B. Tutto accadde negli ultimi minuti, il Genoa segnò e io incominciai a soffrire come una bestia. Gli amici vicino mi dicevano di stare tranquillo che ce l’avremmo fatta, io ero disperato, quasi pregavo! A un certo punto, a due minuti dalla fine, mentre la nord cantava e ondeggiava a destra e sinistra, ho visto Maraschi al centro dell’area alzarsi in una fantastica rovesciata e la palla entrare in rete. Dall’altra parte sono rimasti gelati e la Sud è esplosa, una gioia immensa. Per tanti giorni,


-

dopo quel derby, nei bar, alla domanda cosa prende, si sentiva rispondere: “ma, io prenderei un “Maraschino”. Lo sfottò era la nostra arte, non gliene facevamo passare una!” Ci racconti qualche episodio divertente accaduto nel derby? Boso: “Sicuramente il derby degli anni 80, quello della scimmia. Da giorni pensavo a cosa fare, volevo fare qualcosa di nuovo, poi ho avuto l’idea. Sono andato al circo Medrano, gli ho dato la catenina d’oro e dei soldi e l’ho pregato di darmi la scimmia. Mi hanno chiesto cosa volevo farne e io gli ho detto che dovevo mettergli una maglia e portarla allo stadio. Il giorno della partita io, una ragazza e la scimmia con la maglia di Eloi, con tre abbonamenti, ci presentiamo ai cancelli della Sud, il carabiniere mi guarda e dice: “gli animali non possono entrare”. Io faccio la faccia dispiaciuta e gli dico: “ma cosa dice, questa è mia figlia, a me i figli vengono così, se è capace di farli meglio faccia pure”. Alla fine riusciamo ad entrare in Gradinata, io entro in campo con la scimmia in maglia rossoblu e ho fatto un giro di campo trionfale. Un’altra volta, qualche anno prima, abbiamo portato anche un asino, anche lui con la sua maglia rossoblu. Era una burla per il giornalista Gianni Brera, di dichiarata fede genoana, che i tifosi del Verona avevano definito in uno striscione “Grande Musso”(grande asino n.d.r.), da lì mi venne l’idea di portare l’asino allo stadio.” A questo punto chiediamo a Boso una foto dell’asino e lui chiama al telefono un altro grande della Sud, Walter, che prontamente ci invia la foto e per questo lo ringraziamo. Walter ci ricorda anche quella volta che venne portato un maiale: Walter: “L’avevo portato io al club dei Fedelissimi. Era un bel maiale, se me lo fossi tenuto me lo sarei mangiato sicuramente”. Ringraziamo Walter e torniamo a Boso che abbandona i ricordi legati agli animali e conclude ricordandoci altri episodi accaduti nei derby. Boso: “Altri ricordi sono legati alle croci rossoblu in Gradinata e ai disegni esposti in Sud dei culi con la maglia del Genoa e i nomi dei giocatori. I ricordi sono tanti e ancora adesso a quelli lì gli brucia che noi fossimo sempre i primi ad avere le idee”. È venuta l’ora di salutare Boso e ringraziarlo per la splendida serata e i tanti ricordi che ci ha regalato. La storia andrà avanti e starà a tutti noi continuarla nel solco di chi ci ha preceduto. Onoriamo il nostro passato: ASFALTIAMOLI!!!!

www.fierifossato.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.