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UN NUOVO ROMANZO SULLA DAKAR VENTI, VENTI DI DAKAR

La gara più affascinante, avventurosa e faticosa del mondo per la seconda volta protagonista di un romanzo di Cristina Berra. L’autrice stessa ci spiega la sua passione e la genesi del romanzo, scritto con l’importante e competente collaborazione di Andrea Schiumarini, un pilota che la Dakar ormai la conosce bene

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di Cristina Cardone

Scrivere è sperimentare, osare, rompere gli schemi. È contaminazione: sulle pagine scorre il racconto di una delle gare più dure del mondo, la Dakar. Ma che succede se si inserisce una variabile indipendente? Nella carovana che segue la corsa c’è anche una donna, indisciplinata e ribelle come i suoi vent’anni, Teresa Jasmin, la figlia di Luca Borghese. Un elemento femminile di rottura, o una “rottura”.

Lui è Andrea Schiumarini, pilota all’inseguimento di un sogno.

Non aspettatevi una commedia romantica, perché i toni si fanno presto quelli di una spy story tra luci, ombre e sabbia.

Benvenuti alla Dakar 2020.

Per me da bambina la Dakar era un numero cerchiato di rosso sul calendario in casa dei nonni, a cavallo delle feste natalizie. Immagi-

ni in bianco e nero in TV, una voce alla radio.

Nella mia mente me la immaginavo come il cartone animato “La corsa più pazza del mondo”.

Poi sono cresciuta e sono andata a Dakar. Gli ultimi 80 chilometri della Parigi-Dakar.

E laggiù sulla “spiaggia” vicino al Lago Rosa, guardando le macchie di sabbia, indelebili, sulla T-shirt bianca ho capito cosa era la Dakar: un sogno che non si cancella.

E ho cominciato a scrivere, la mia grande passione, firmando numerosi romanzi. Di cui due sulla Dakar.

A Gennaio ho conosciuto Andrea Schiumarini, all’attivo due Dakar portate a termine, e gli ho proposto una nuova folle corsa, questa volta attraverso le pagine.

Andrea ha cresciuto un sogno tra motori e deserto, partecipando al Tuareg Rally del Marocco e a numerose competizioni italiane che lo hanno visto anche vincitore del Campionato T2 per tre anni consecutivi. Poi la Dakar.

Scrivere questo romanzo è stato come affrontare nuovamente la gara, il deserto, fissando per sempre sulla carta le emozioni, la gioia, le paure, regalando un sogno “per tutti quelli che stanno a guardare”.

Cuneese di nascita, la scrittrice Cristina Cardone vive in Puglia. Ha scritto “Zucchero e Cannella”, “Parigi - Dakar”, “Fermo posta Hotel de Ville”, “Se l’amore fosse come la rosa di Gerico”, “Brichét”, “Da Nato a Forli’, Montmartre a Montparnasse andavamo a Andrea Schiumarini piedi”, “Strada Santa Teresa delle donne”, fin da piccolo “Hotel Angst”. cresce con il L’ultima sua fatica, di cui ci occupiamo in mito dei Rally queste pagine, è “Venti,venti di Dakar”, il suo Raid, grazie alla secondo romanzo dedicato all’epica gara, passione trasmessa che è in vendita su Amazon. dal padre, Cristina scrive anche su lasignoradellapiogimpegnato negli anni 80 e 90 in vari appuntamenti off road. Nel 2012 al Tuareg Rally in Marocco il primo gia.blogspot.it e tutti i suoi titoli sono disponibili su Amazon. La sua prosa ha la capacità di portare il lettore attraverso lunghi viaggi, senza spostarsi troppo da casa. confronto con piloti professionisti Andiamo?... qui di seguito ve ne regaliamo e veicoli ufficiali, dove dopo un breve assaggio, tratto dal terzo capitolo di 2500 km, otto tappe impegnative “Venti, venti di Dakar”.

affrontate senza assistenza meccanica raggiunge un 3° posto, che vale quanto una vittoria. Il 2019 si apre finalmente la porta verso la mitica Dakar. Andrea termina una splendida gara con un meritato terzo posto in T2 a bordo di un Ford Raptor e fa il bis nel 2020 quando, su Mitsubishi Pajero, con il navigatore Enrico Gaspari chiude la gara al 53° posto in categoria “Auto” e all’11° posto nella classe T1 Proto Diesel AT 4X4

Fotografia Duda Bairros

……Il mattino dopo Teresa andò via prima della partenza della corsa. I capelli tenuti in alto sulla nuca da una pinza di plastica dorata, gli occhiali da sole, il kway e i jeans. Parlava francese con un arabo vestito con abiti occidentali che la accompagnava verso un Hummer. Partirono in direzione sud, sud-ovest.

Quel giorno il percorso si snodava da Al Wajh a Neom.

Il terzo capitolo della Dakar era pieno di cambiamenti e per chi come Andrea amava fare sempre cose diverse era sicuramente uno stimolo in più per migliorarsi. -------

-Oggi la macchina sembra volare- commentò Sergio. -Sì, i ragazzi hanno fatto davvero un bel lavoro.-Guarda quelle rocce, che paesaggio meraviglioso.-Sì, ora troviamo un posto per fermarci, dobbiamo gonfiare anche le gomme, sembra da qui in avanti non ci sia sabbia e con la pressione a 1.2 bar siamo a rischio foratura.-

Il sole basso si piantò dritto negli occhi di Andrea che a fatica riusciva a distinguere le tracce davanti a sè.

L’IRITRACK emise un suono acuto e segnalava ALERT COLLISION. Stranamente dei concorrenti provenivano in direzione opposta.

-Oh, oh attento Andrea! Ci vengono contro!- gridò preoccupato il suo navigatore. -Ma che diavolo succede?- rispose Andrea.

L’IRITRACK è un sistema di comunicazione che mette in contatto la Direzione Gara, che è a Parigi, con i concorrenti, ma anche i concorrenti tra di loro. Da questo strumento vedono esattamente dove si trova il veicolo e se il veicolo si ferma per più di tre minuti, senza segnalare tramite il tasto verde (veicolo fermo-equipaggio ok) da Parigi parte una telefonata di controllo, che arriva direttamente allo strumento, il quale trasmette in viva voce e al quale l’equipaggio può rispondere proprio come fosse un telefono.

Inoltre vedendo nel suo sistema tutti i veicoli in gara, è in grado di segnalare se c’è un pericolo di collisione quando due o più veicoli convergono verso la stessa posizione, segnala se c’è un veicolo fermo con un guasto meccanico, ma anche se il veicolo è fermo e l’equipaggio ha bisogno di aiuto.

In questo caso si è obbligati a fermarsi per prestare soccorso e per comunicare alla Direzione Gara le condizioni dell’equipaggio in panne. In caso di bisogno si può richiedere una chiamata e poco dopo si verrà contattati sempre dalla Direzione Gara.

Lo stesso strumento si utilizza anche per segnalare al veicolo più lento che ci precede che lo vogliamo superare, evitando così, almeno in parte, tutti i rischi a cui si è esposti guidando nella polvere del veicolo che precede.

Andrea e Sergio si consultarono e decisero di proseguire perché sembrava che la

direzione indicata dal Road Book fosse quella giusta, direzione 279° per 5,4 chilometri. La 367 procedeva all’interno del canyon ma al chilometro 5,4 invece di trovare i pali dell’alta tensione, come veniva segnalato dalla nota, i ragazzi si trovarono proiettati verso il fine gara, si vedevano le luci della città di Neom che iniziavano ad accendersi, qualcosa non andava. C’erano ancora quattro way-point da passare, non era possibile che si vedesse già la fine, probabilmente gli equipaggi che procedevano in senso contrario avevano commesso lo stesso errore.

-Sergio, abbiamo sbagliato qualcosa.-Certo che abbiamo sbagliato, ma non trovo l’errore- rispose nervosamente il navigatore.

Andrea cercava di leggere la nota insieme a Sergio, in modo da capirne ogni dettaglio, quel dettaglio che poi, sempre con il sole piantato negli occhi, dovrà ricercare sul terreno. -Guarda qui- disse Andrea appoggiando l’indice sul Road Book e seguendo una traiettoria -da qui dobbiamo andare.-Abbiamo girato in tondo per tornare allo stesso punto- disse Sergio con aria preoccupata.

Teresa di ritorno da Turabah aveva incontrato alcuni arabi che le avevano lasciato una cartellina che conteneva una serie di bozzetti della città di Neom e un paio di pagine scritte in arabo.

Neom non esiste.

Il progetto di costruzione di Neom come smart city, è il più costoso e ambizioso progetto nell’intero panorama di ammodernamento saudita.

L’intero intervento andrà a coprire una superficie di circa 26.500 chilometri quadrati nella zona nord-ovest dell’Arabia Saudita, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba.

Luoghi pressoché desertici, dai panorami mozzafiato, scarsamente abitati, che ora aspiravano a popolarsi per un costo di cinquecento miliardi di dollari.

Il progetto era noto dal 2017, tra le firme anche quella dell’architetto Norman Foster, tuttavia aveva subito una battuta d’arresto dopo le notizie sull’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre 2018 all’interno del Consolato saudita a Istanbul. Omicidio di cui l’ONU aveva accusato funzionari sauditi di alto livello, compreso il principe.

Una situazione dalla quale Teresa avrebbe dovuto tenersi a distanza……

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