I DIECI PRINCIPI DELL’ECONOMIA Il termine economia deriva da una parola greca che significa “colui che si occupa della gestione della famiglia”. Una famiglia deve prendere molte decisioni (ad esempio spartire le remunerazioni fra i suoi membri) e quindi deve allocare risorse scarse tra i propri membri tendo conto di capacità, impegno e desideri di ciascuno. Come una famiglia lo società deve affrontare molte decisioni e quando ha attribuito vari compiti ai singoli deve distribuire i beni ed i servizi prodotti. Per la società gestire le risorse è importante perchè le risorse sono scarse: questo significa che la società ha risorse limitate e non può produrre tutti i beni e i servizi che i suoi membri desidererebbero. Per scarsità si intende la natura limitata delle risorse di una società. L’economia è lo studio di come la società gestisce le proprie risorse scarse. Nella maggior parte delle società moderne le risorse non vengono allocate da un pianificatore centrale ma dall’azione combinata di milioni di famiglie e imprese. Gli economisti si occupano anche dell’interazione fra gli individui analizzando, ad esempio, il modo in cui una molteplicità di compratori e di venditori di un determinato bene riesce a definire il prezzo e la quantità venduta.
LE DECISIONI INDIVIDUALI Un’economia è un gruppo di individui che interagiscono in alcuni aspetti caratteristici della loro vita.
Principio 1: Gli individui devono affrontare scelte alternative Per ottenere qualcosa che ci piace di solito siamo costretti a rinunciare a qualcos’altro. Prendere decisioni significa scegliere fra una cosa e un'altra. A livello sociale gli individui devono confrontarsi con scelte alternative diverse: una scelta classica è quella fra “burro e cannoni” ovvero fra il difendere il paese da potenziali invasioni oppure spendere per migliorare il tenore di vita individuale. Un altro esempio significativo è quello sulle leggi sull’inquinamento: le leggi fanno aumentare i costi di produzione e causa di questi costi le imprese realizzano meno profitti o pagano salari più bassi o aumentano i prezzi. Una ulteriore alternativa che le società devono affrontare è quella fra efficienza ed equità. Per efficienza si intende la proprietà grazie alla quale una società ottiene il massimo possibile con le proprie risorse scarse. Per equità si intende la proprietà grazie alla quale la prosperità economica viene distribuita n parti uguali tra i membri di una società. L’efficienza stabilisce la dimensione della torta mentre l’equità ne stabilisce la suddivisione. In politica economica questi due obiettivi sono spesso in conflitto. Al fine di garantire l’equità esistono le imposte sul reddito delle persone fisiche, che impongono a chi guadagna di più di contribuire di più al finanziamento dello stato. Questi provvedimenti però diminuiscono l’efficienza poiché se lo Stato ridistribuisce il reddito dai ricchi ai poveri, gli individui saranno meno motivati a lavorare e produrranno meno beni e servizi. In altre parole possiamo dire che la torta diventa più piccola se si cerca di tagliarla in fette più uguali.
Principio 2: Il costo di qualcosa è ciò che si deve rinunciare per ottenerla Affrontando le proprie scelte gli individui devono confrontare i costi ed i benefici di comportamenti alternativi. Il costo-opportunità di un bene è ciò a cui si è costretti a rinunciare per averlo. Nel prendere qualunque decisione si deve sempre considerare il costo-opportunità di ogni alternativa.
Principio 3: Gli individui razionali pensano “al margine” Difficilmente le decisioni che si prendono nella vita di tutti i giorni sono tra bianco e nero: di solito la scelta è fra diverse tonalità di grigio. Per definire queste variazioni incrementali rispetto a un piano d’azione già definito gli economisti usano il termine variazioni marginali. Per variazioni marginali si intendono modesti cambiamenti rispetto ad un piano d’azione già definito. Si rammenti che margine significa limite per cui le variazioni marginali sono aggiustamenti al limite di ciò che si fa. Mettendo a confronto i benefici con i costi marginali si può valutare se valga la pena modificare qualcosa o no.
Principio 4: Gli individui rispondono a incentivi Poiché gli individui decidono sulla base del confronto fra costi e benefici, il loro comportamento potrà cambiare al variare dei costi e dei benefici stessi. Questo significa che gli individui rispondono agli incentivi. L’effetto del prezzo sul comportamento di compratori e venditori in un mercato è fondamentale per comprendere come funziona l’economia. Chi è responsabile della politica economica non dovrebbe mai dimenticare il ruolo degli incentivi dal momento che agiscono sui costi e quindi sui comportamenti individuali. Un esempio interessante è la legge sulle cinture di sicurezza. Questa provoca una minore quantità di morti sul singolo incidente ma, allo stesso tempo, aumenta il numero degli incidenti stessi. Il risultato netto è un moderato cambiamento nel numero dei decessi tra gli automobilisti ed un aumento dei decessi tra i pedoni. Un altro esempio è come rispondono gli individui alle tasse europee sui carburanti: le automobili sono più piccole che negli Stati Uniti dove sono più basse.
L’INTERAZIONE FRA INDIVIDUI I primi quattro principi si occupano di come gli individui prendono le proprie decisioni. Una decisione non influisce solo su chi la prende ma condiziona anche gli altri.
Principio 5: Lo scambio può essere vantaggioso per tutti Anche se si dice che Giappone e Stati Uniti sono concorrenti nell’economia mondiale, in realtà i flussi commerciali fra questi stati non sono come in una competizione sportiva, dove uno vince e l’altro perde: nella realtà gli scambi commerciali possono apportare benefici ad entrambi. All’interno di una famiglia quando un membro è in cerca di occupazione, compete con altri membri di altre famiglie per gli stessi posti di lavoro. Le famiglie competono poi nel fare acquisti dal momento che ognuna desidera ottenere i beni migliori ai prezzi più convenienti. Però la famiglia non trarrebbe vantaggio dall’isolarsi. Se lo facesse dovrebbe produrre da se il necessario a vivere ed quindi chiaro che la famiglia trae vantaggio dalle possibilità di scambio. Il commercio permette a ogni individuo di specializzarsi in ciò che sa fare meglio e attraverso gli scambi la famiglia si procura una maggiore varietà di beni a costi più contenuti. Allo stesso modo le nazioni traggono beneficio dalla capacità di intrattenere reciproci rapporti di scambio potendosi cosi specializzare in ciò che è loro più congeniale ma potendo allo stesso tempo godere di una maggiore varietà di beni e servizi.
Principio 6: I mercati sono di solito strumento efficace per organizzare l’economia L’organizzazione economica dei paesi comunisti si fondava sull’ipotesi che i pianificatori centrali del governo fossero nella posizione ideale per dirigere l’attività economica a beneficio della collettività. Oggi la maggior parte dei paesi a economia pianificata sta cercando di sviluppare una economia di mercato. Una economia di mercato è un sistema economico nel quale le risorse vengono allocate attraverso le decisioni decentrate di una molteplicità di individui e imprese che interagiscono nei mercati dei bene e dei servizi. Le imprese decidono chi assumere e cosa produrre. Gli individui decidono a chi offrire il proprio lavoro e che cosa acquistare con il reddito che ne ricavano. Imprese e individui interagiscono in un mercato in cui i prezzi ed i propri interessi sono gli elementi su cui si fondano le decisioni. Ognuno è quindi interessato solo al proprio benessere eppure questo sistema è ottimo nel promuovere una benessere economico generale. Adam Smith in “La ricchezza delle nazioni” affermò che: individui e imprese interagiscono su un mercato come se fossero guidati da una “mano invisibile” che li conduce verso il miglior risultato possibile. I prezzi sono lo strumento con cui la mano invisibile coordina le attività economiche e questi riflettono sia il valore di un bene sia il suo costo per la società. Imprese e individui si basano sui prezzi per decidere cosa acquistare e vendere e cosi facendo prendono inconsciamente in considerazione costi e benefici sociali nelle loro azioni. Ne consegue che la natura stessa dei prezzi conduce ogni singolo attore economico ad un risultato che massimizza il benessere della società nel suo complesso. Se si impedisce ai prezzi di adeguarsi naturalmente alle pressioni della domanda e dell’offerta si inibisce l’efficacia della mano invisibile nel coordinare milioni di individui e imprese. Questo spiega perché le imposte hanno un effetto perverso sull’economia: distorcono i prezzi e quindi le decisioni di milioni di operatori di mercato.
Principio 7: L’intervento dello Stato talvolta può migliorare i risultati del mercato Esistono due ragioni per le quali lo Stato deve intervenire sull’economia: promuovere l’efficienza e l’equità ovvero per ingrandire la torta e cambiare il modo in cui è suddivisa. La mano invisibile di solito porta il mercato ad allocare risorse in maniera efficiente ma a volte non riesce a farlo e si viene a causare un fallimento di mercato. Per fallimento di mercato si intende una situazione in cui il mercato, lasciato a se stesso, non riesce ad allocare le risorse in modo efficace. Le cause possibili sono le esternalità e il potere di mercato: Si definisce esternalità l’effetto dell’azione di un soggetto economico sul benessere di altri soggetti coinvolti. Il più classico esempio è l’inquinamento. Si definisce potere di mercato la capacità di un soggetto economico di influenzare sostanzialmente e indebitamente i prezzi del mercato. Un esempio può essere una città in mezzo al deserto in cui esista solo un pozzo di proprietà di un singolo soggetto che può esercitare un potere (monopolio) sul mercato dell’acqua non essendo soggetto a concorrenza, lo strumento attraverso cui la mano invisibile riesce a temperare gli interessi individuali. Dove la mano invisibile presenta evidenti carenze è quindi nel garantire che la prosperità sia distribuita uniformemente. La mano invisibile non garantisce che tutti abbiano cibo a sufficienza, abiti ed assistenza adeguata. L’obiettivo di molte istituzioni è quindi il raggiungimento di una distribuzione più equa del benessere.
IL FUNZIONAMENTO DELL’ECONOMIA NEL SUO COMPLESSO Gi ultimi tre principi riguardano il funzionamento dei sistemi economici.
Principio 8: Il livello di benessere di un paese dipende dalla sua capacità di produrre beni e servizi Le differenze di tenore di vita nei diversi paesi del mondo sono incedibili. Tali differenze di reddito si riflettono nei parametri che si utilizzano per misurare la qualità della vita. Quasi tutte queste differenze sono dovute a differenze di produttività. Per produttività si intende la quantità di beni e servizi prodotti da un individuo in un’ora di lavoro. Nei paesi dove la produttività è alta, la popolazione gode di un tenore di vita elevato. Analogamente il tasso di crescita della produttività determina il tasso di crescita del reddito medio. Gli altri elementi (salario minimo, sindacati e concorrenza) sono solo secondari e spesso non significativi. La relazione fra produttività e tenore di vita ha anche profonde implicazioni per la politica economica. Quando ci si domanda quali saranno gli effetti di un provvedimento sul tenore di vita la risposta va cercata analizzando li effetti che produrrà sulla capacità dell’economia di produrre beni e servizi. Per far crescere velocemente il tenore di vita i politici devono far aumentare la produttività favorendo l’istruzione e facendo si che vi sia disponibilità delle strutture necessarie alla produzione e che queste siano tecnologicamente avanzate.
Principio 9: I prezzi aumentano quando lo Stato stampa troppa moneta Si definisce inflazione la crescita generalizzata del livello dei prezzi in un sistema economico. Poiché un’inflazione elevata impone costi alla società, il mantenimento di un tasso di inflazione moderato è uno degli obiettivi principali della politica economica in tutti i paesi del mondo. Il colpevole di tale fenomeno è sempre lo stesso: la crescita della quantità di moneta. Se lo Stato crea una quantità eccessiva di moneta, il valore di questa è destinato a crollare. In Germania nei primi anni 1920 quando i prezzi triplicavano ogni mese, la quantità di moneta aumentava con lo stesso ritmo.
Principio 10: Nel breve periodo i sistemi economici sono costretti a scegliere tra inflazione e disoccupazione Nonostante sia facile spiegare l’inflazione è molto difficile liberarsene poiché se la si riduce si provoca una temporanea crescita della disoccupazione. Questo rapporto di scambio tra inflazione e disoccupazione viene descritto nella curva di Philips La curva di Philips illustra il rapporto di scambio tra inflazione e disoccupazione nel breve periodo. Questa relazione deriva dal fatto che alcun prezzi non si aggiustano istantaneamente: ci vorranno uno o due anni prima che tutte le aziende aggiornino i listini e affinché i sindacati si mettano d’accordo su aumenti salariali e anche affinché tutti i negozi ristampino i listini. Si dice quindi che i prezzi sono vischiosi nel breve periodo. Se il governo riduce la quantità di moneta, implicitamente riduce la quantità che la gente spende e a livelli sempre più bassi, con i prezzi che rimangono troppo elevati perché vischiosi, corrisponde una diminuzione della quantità di beni e servizi che le imprese vendono con ovvie conseguenze sul personale che può rischiare tagli (licenziamenti). Quindi una riduzione della quantità di moneta porta ad un aumento della disoccupazione. La relazione di scambio tra inflazione e disoccupazione è solo temporanea ma può durare anche anni. In particolare i governanti possono sfruttare questa relazione facendo variare la spesa pubblica, le imposte, al quantità di moneta in modo da influenzare, nel breve periodo, la combinazione di inflazione e disoccupazione all’interno del sistema.