Carlo Scarpa
Fondazione Querini Stampalia Venezia 1961-63
“Dentro, dentro l’acqua alta; dentro, come in tutta la città. Solo si tratta di contenerla, di governarla, di usarla come un materiale luminoso e riflettente. Vedrai i giochi della luce sugli stucchi gialli e viola dei soffitti, una meraviglia” - Carlo Scarpa. Scarpa così rivela a Giuseppe Mazzariol, amico e direttore della Fondazione il suo intento per il restauro del piano terra, che contrariamente alle aspettative del direttore, vede il coinvolgimento della laguna di Venezia come elemento di collegamento tra il palazzo e la città a lui molto cara. Il ponte disegnato da Scarpa tra il campo e una finestra del palazzo rispetta la preesistenza ma non la replica, mettendo in relazione la città con la sua opera moderna. Gli spazi interni sono costruiti per attendere un evento: quando questo si innesca i canali del pianterreno si riempiono, come volontà di un patto d’alleanza con lo spirito lagunare e i valori della sua opera. Tra la dissonanza e il mimetismo dei materiali Scarpa offre a Venezia una via moderna, ma con il ricorso a tecniche e materiali legate al savoir-faire tipico degli artigiani.
Intrecci di storia e modernità nell’opera di Carlo Scarpa
Filippo Consoli
Venezia e la Fondazione Querini Stampalia Venezia, città unica nel suo genere, da sempre cosmopolita e internazionale, aperta alle influenze dell’estremo e del Medio Oriente “è iscritta […] nel segno della città lagunare che tutto deve importare e tutto rigenerare” 1. Palazzo Querini Stampalia, sede dell’omonima Fondazione culturale, si trova a pochi passi da Piazza San Marco e affaccia sul campiello di Santa Maria Formosa. L’ultimo erede della famiglia, il Conte Giovanni Querini, decise di destinare l’intera raccolta per costituire una fondazione, per il comodo degli studiosi. Nel 1949 il Consiglio di Presidenza della Fondazione decide di dare inizio al restauro di alcune parti del palazzo, Manlio Dazzi, allora direttore della Fondazione, affida a Carlo Scarpa il compito di risistemare il piano terra ed il giardino sul retro del palazzo che si trovano in uno stato di estremo abbandono e degrado. L’inizio dei lavori avverrà solo una decina di anni dopo, nel 1959, con il direttore Giuseppe Mazzariol, amico e sostenitore di Scarpa, il quale gli chiede di risolvere il problema dell’acqua alta che periodicamente inondava gli ambienti del piano terra impedendone l’utilizzo. L’intervento di restauro di Carlo Scarpa si distingue per un misurato accostamento di elementi antichi e nuovi e su una grande maestria nell’uso dei materiali, che sicuramente derivano dalla sua formazione e forte ammirazione per la città lagunare, evidenziando la sua volontà di trasformare l’acqua, protagonista del panorama veneziano, nell’elemento conduttore tra l’edificio e città, in modo che vi sia un rapporto diretto tra interno ed esterno, diventando infine essa stessa elemento architettonico.
L’intervento di Carlo Scarpa La necessità di aggiungere un accesso diretto dal campo di Santa Maria Formosa viene soddisfatta mediante la creazione di un ponte che si collegasse con una finestra della facciata. Una realizzazione complessa, ancor più se con il ponte si vuole raccontare la propria estraneità a tutto quello che lega questo edificio all’immagine della tradizione veneziana, così che avesse forma tipica ma con PASTOR, Valeriano, De Querini Stampalia, Nel segno di Carlo Scarpa, Il Poligrafo, Padova 2017
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identità propria. Scarpa crea un paradosso, entra da una finestra, senza dover modificare la facciata del palazzo, in questo modo ha potuto mantenere l’impaginato gotico della facciata e valorizzare le parti originali del palazzo. Il ponte è realizzato con uno stile che riprende quelli giapponesi, si appoggia alle nuove spalle in pietra d’Istria e la struttura è costituita da una centina, composta da due lame di acciaio, in due corpi a tre cerniere, che reggono i gradini in legno di Larice. I sostegni della ringhiera, realizzati con piatti di ferro saldati e avvitati sostengono un corrimano in legno di Teak che ricorda l’architettura navale, saldato con tondini a sezione rettangolare su di un tubo di ferro. Un montaggio di leggerezza, trasparenza, levità e di appropriatezza di ogni materiale, che giunge a una forma definitiva solo dopo cento ripensamenti e cento schizzi. Un ponte che elogia la capacità inventiva di Scarpa, ma che allo stesso tempo dimostri la sua profonda conoscenza dei materiali. La luce, riflessa dal rio antistante la Fondazione passa attraverso ogni parte della costruzione e nell’insieme ne commenta la leggerezza. Percorso il ponte, si giunge in una bussola di cristallo che separa l’esterno dall’atrio, scendendo i gradini ci si sofferma con lo sguardo sul “tappeto marmoreo” dell’ambiente in opus sectile, realizzato con la tecnica del quarto eccentrico, tanto amata da Scarpa. “Il tema compositivo dell’opus sectile, apparentemente ricerca di incontro con il caso, pare che abbia una risonanza compositiva tanto con l’edicola che con la vasca del giardino, […] nell’edicola in particolare, il gioco planimetrico sul quadrato volge in una volumetria spaziale”1. Il perimetro dell’atrio è concluso con una cimasa continua in calcare fossilifero, intorno a questa cornice corre un canale continuo, che separa il camminamento dalle murature perimetrali. Il canale che circonda gli ambienti consente l’ingresso dell’acqua quando la marea supera i livelli ordinari, garantendo il consueto uso del Palazzo. A fronte dell’ingresso si trova un corridoio che porta alle scale per la biblioteca, mentre a sinistra, superato l’ambiente con le due cancellate, si arriva nella sala delle colonne, l’unico ambiente del pianterreno che nel caso dell’acqua alta si allaga ancora, e pertanto il suo utilizzo è regolato dalla laguna.
Il rapporto con la laguna veneziana I cancelli in ferro proteggono l’ambiente interno, ma permettono all’acqua di entrare, a lato della passerella vi sono una serie di gradini che scendono dal percorso rialzato rappresentando una sorta di “cavana” 2, un approdo protetto. La risposta scarpiana all’ingiunzione di impedire l’ingresso dell’acqua, data dal direttore Mazzariol, volge l’evento naturale in effetto positivo: non un dominio ma un accordo. Le due cancellate sono articolate in due parti, quella superiore in tondini pieni in Muntzmetal e quella inferiore, costituita da profili di ferro di vario spessore, disposti a formare un disegno che evoca motivi orientali. Di fronte alla cancellata si apre il portico, prima della quale troviamo una fantasiosa colonna polimaterica in pietra d’Istria, sagomata secondo una geometria basata sul quadrato, che riprende il pavimento dell’atrio. Nella parte superiore le superfici in cristallo incastonate nelle lastre di pietra sembrano prendere il sopravvento e rendere il parallelepipedo trasparente, utilizzato per coprire un corpo calorifero preesistente. La forma del portego è semplice e chiara nel corpo spaziale, occupa quello che nei palazzi veneziani veniva utilizzato come luogo di scambio, relazione e passaggio; che oggi continua ad essere, insieme alle mostre, e installazioni. “Il timbro materico, valore tattile delle superfici, è fattore fondamentale nell’invito all’abitare il portego; il disegno ne è la marca formale dell’armonia che si trae dall’esserci, manifestata nell’estro della composizione costitutiva” 3 la sala Luzzatto è un esempio evidente della volontà di Scarpa di evidenziare che “il senso dello spazio non è dato da un ordine pittorico ma sempre da fenomeni fisici, cioè dalla materia, da senso del grave, dal peso del muro” 4. Il portico riceve luce dal rio a fronte dell’edificio, con tonalità marine, mentre dal lato sud, riceve una luce solare alta, proveniente dalla corte giardino. La prima è mossa dai riflessi dell’acqua e si anima nella geometria delle forme degli ambienti interni del Palazzo. La luce è l’unico elemento che anima il rigore dell’ambiente del portego, che crea una sorta di “canale luminoso” tra il campiello e il giardino La cavana (cavàna) è un ricovero coperto per imbarcazioni tipico della città di Venezia 3 PASTOR, Valeriano, De Querini Stampalia, Nel segno di Carlo Scarpa, Il Poligrafo, Padova 2017 2
retrostante. Lo spazio si delinea grazie alla luce, e alle contrapposizioni di geometrie e materiali. Il pavimento in calcestruzzo lavato è animato dall’emersione della ghiaia mescolata al cemento, ed è scandito da fasce di Repen, che risale per creare una specie di zoccolatura. Il rivestimento perietale in travertino di Rapolano vede le lastre posizionate in modo che le pezzature e le venature del travertino creino superfici movimentate. Tra i due corsi è inserita una fascia in ottone, si trova all’altezza degli occhi e definisce la linea d’orizzonte della prospettiva. Tra le lastre sono incastonati a filo, a volte accoppiati, stretti vetri opalini contenenti i corpi illuminanti. In fondo al portego, sulla destra, Scarpa inserisce una lastra di travertino posta verticalmente, che sospesa nel vuoto è a filo con le due fasce marmoree del paramento, e soltanto nella parte superiore mostra un taglio che coinvolge la lastra soprastante. Le partizioni del pavimento non sono in relazione con i corpi illuminanti inseriti nella parete, né con le lastre parietali, ogni linea e ogni elemento è completo e pieno, non è la varietà a ricondurlo all’insieme, bensì la relazione contrappuntistica. Scarpa non aveva nessun interesse prospettico, erano i materiali a definire lo spazio degli ambienti. La pavimentazione proseguendo all’esterno collega il portego con il giardino.
Il giardino veneziano Superata la soglia in pietra, si giunge nel cortile esterno. A destra, si trova un capitello collocato sulla continuazione di un muro di contenimento dell’aiuola, Scarpa nella parte terminale inserisce due lastre di calcare veronese, trasformando il setto murario nella simulacro di un tronco di colonna. “La modellazione dei bordi in modo labirintico della fontana di marmo, porta a pensare che Scarpa ritenesse che il modello del labirinto fosse l’analogo figurativo più prossimo ai modi in cui l’architetto compie le continue scelte”4. Negli anni successivi la fondazione ha commissionato a Valeriano Pastor la creazione di un nuovo sistema di collegamento verticale, e a Mario Botta una profonda riorganizzazione spaziale e dei servizi. Dal Co, Francesco, Polano, Sergio, Tesseran, Prosdocimo, Carlo Scarpa. La Fondazione Querini Stampalia a Venezia, Electa, 2006
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Note Biografiche Carlo Alberto Scarpa nacque il 2 giugno 1906 a Venezia. In età giovanile si reca a Vicenza per studiare all’Accademia di Belle Arti, dove nel 1926 ottenne l’abilitazione in Disegno architettonico. Sino al 1931 lavorò nello studio veneziano di Guido Cirilli, dal quale ereditò l’attenzione per i dettagli e per la qualità dei materiali costruttivi. Dal 1932 al 1937 collabora con la vetreria di Paolo Venini, della quale fu nominato direttore artistico. Al compimento dei suoi trent’anni nel 1935-37 realizzò la sua prima opera impegnativa, la sistemazione della Ca’ Foscari, sede dell’omonima Università. Nel 1956 ottenne il Premio Nazionale Olivetti, ma nello stesso anno venne accusato dall’Ordine degli Architetti di esercitare la professione illegalmente e portato in tribunale. Nel 1978 la diatriba sulla legittimità del suo operato ebbe fine a seguito di una laurea honoris causa in architettura conferitagli dall’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, del quale era direttore. Carlo Alberto Scarpa morì a Sendai il 28 novembre 1978.
Bibliografia - MAZZARIOL, Giuseppe, “Un òpera di Carlo Scarpa: il riordino di un antico palazzo veneziano”, Zodiac, 1964, pp. 26-59 - SANTINI, Pier Carlo, “Fondazione Querini Stampalia, Venice, Italy, 1961-63”, Global Architecture, 1979, pp. 18-29 - ZAMBONINI, Giuseppe, “Process and Theme in the Work of Carlo Scarpa, Perspecta, Vol. 20 1983, pp. 21-42 - ZAMBONINI, Giuseppe, “Notes for a Theory of Making in a Time of Necessity”, Perspecta, Vol. 24 1988, pp. 2-23 - ALBERTINI, Bianca, BAGNOLI, Sandro, Scarpa: l’architettura nel dettaglio, Jaca Book 1988 - LYER, Chandroo, “Urban Metamorphosis”, Architecture + design, Vol. 8, Fasc. 2, 1991, pp. 98-99,101,103 - MURPHY, Richard, Querini Stampalia Foundation: Carlo Scarpa, Phaidon 1993 - SOROKA, Ellen, “Restauro in Venezia”, Journal of Architectural Education, Vol. 47, No. 4 Maggio 1994, pp. 224-241 - LOS, Sergio, Carlo Scarpa, guida all’architettura, Arsenale, 1995 - PEGGY, Deamer, “The Subject of the Object”, PRAXIS: Journal of Writing + Building, vol. 1, No. 1, 2000, pp. 108-115 - BRENZONI, Caterina Gemma, “Un’esperienza di didattica museale sull’architettura di Carlo Scarpa”, Arte Lombarda, No. 137, 2003, pp. 134-140 - DODDS, George, “Directing Vision in the Landscapes and Gardens of Carlo Scarpa”, Journal of Architectural Education, Vol. 57, No.3, Febbraio 2004, pp. 30-38 - ABITARE, “Carlo Scarpa, il dettaglio e la materia”, Abitare n.16, 2006, pp. 118-134 - CURTIS, William J.R., L’architettura moderna dal 1900, Phaidon 2006 - GOFFI-HAMILTON, Federica, “Carlo Scarpa and the eternal canvas of silence”, Arq: Architectural Research Quarterly, Cambridge, Vol. 10, Fasc. 3-4, Dicembre 2006, pp. 291- 300 - DAL CO, Francesco, POLANO, Sergio, TESSERAN, Prosdocimo, Carlo Scarpa. La Fondazione Querini Stampalia a Venezia, Electa, 2006 - WOODWARD, Christopher, “Build in truth” (book review), Architectural Association School of Architecture, AA Files, No. 57, 2008, pp. 76-77 - STEANE, Mary anne, The Architecture of Light – Recent Approaches to Designing with Natural Light, Routledge, USA,2011, pp. 57-75
- JEAN, Marie Martin, “Un luogo di inattuale civiltà: la Fondazione Querini Stampalia a Venezia e le opere che vi hanno realizzato Carlo Scarpa, Valeriano Pastor e Mario Botta”, Casabella, Fasc. 831, 2013, pp. 71-77 - SCAPPETTONE, Jennifer, Killing the Moonlight, Columbia University Press, New York, 2014 - NICKELL, Alice, “In the Steps of Scarpa”, Building Material, pp. 123-149 2016 - PASTOR, Valeriano, De Querini Stampalia, Nel segno di Carlo Scarpa, Il Poligrafo, Padova 2017
Sitografia http://www.querinistampalia.org/ita/contemporaneo/architettura/carlo_scarpa.php https://www.dattilioteca.it/carlo-scarpa-alla-fondazione-querini-stampalia/ https://www.metalocus.es/en/news/architecture-details-palazzo-querini-stampaliacarlo-scarpa https://it.wikipedia.org/wiki/Fondazione_Querini_Stampalia#Area_Carlo_Scarpa https://divisare.com/projects/318723-carlo-scarpa-mario-botta-valeriano-pastorriccardo-de-cal-francesco-castagna-fondazione-querini-stampalia https://arquiscopio.com/archivo/2013/08/24/fundacion-querini-stampalia/?lang=it https://issuu.com/trasportiecultura/docs/i_tre_futuri_di_venezia_-_pdf.compressed https://issuu.com/stephelse/docs/dissertation_final_ https://issuu.com/marco_fantoni/docs/marco_fantoni_essayissu https://issuu.com/elisamontagna/docs/2_testi
Schizzo dell’area di interesse del lavoro di Carlo Scarpa, pianta piano terra della Fondazione
Sezione longitudinale e schizzi di dettaglio del ponte SCARPA, Carlo
Schizzi di dettaglio del corrimano in Teak e ferro del ponte di accesso
Ponte di accesso fotografato dal portico, Dettaglio del corrimano in Teak
Atrio di ingresso, in basso a sinistra il pavimento in opus sectile con marmi policromi, a destra l’elemento in Muntzmetal a copertura del quadro elettrico
Schizzo dell’ingresso dal rio con i rialzi a difesa dei movimenti di superficie del rio, e veduta dell’edicola schermo di scorcio a sinistra
Schizzo dei cancelli a protezione del portico e dettagli degli elementi in ferro SCARPA, Carlo
Veduta del portico dal lato dell’atrio, in basso a sinistra la trama dei cancelli in ferro, in basso a destra l’edicola in pietra d’Istria
Veduta del portico dalla sala delle colonne
Sala Luzzatto, in basso a sinistra la porta in travertino, a destra particolare del paramento
In alto la Vera da pozzo, sotto, la fontanella in marmo
Scorcio della vasca con le ninfee attraverso i paramenti in calcestruzzo a vista, mosaico di Mario de Luigi
La vasca parallela al giardino, il gocciolatoio in metallo, la tazza di pietra e sulla destra scorcio della Vera da pozzo