Carlo Scarpa
Fondazione Querini Stampalia Venezia 1961-63
“Dentro, dentro l’acqua alta; dentro, come in tutta la città. Solo si tratta di contenerla, di governarla, di usarla come un materiale luminoso e riflettente. Vedrai i giochi della luce sugli stucchi gialli e viola dei soffitti, una meraviglia” - Carlo Scarpa. Scarpa così rivela a Giuseppe Mazzariol, amico e direttore della Fondazione il suo intento per il restauro del piano terra, che contrariamente alle aspettative del direttore, vede il coinvolgimento della laguna di Venezia come elemento di collegamento tra il palazzo e la città a lui molto cara. Il ponte disegnato da Scarpa tra il campo e una finestra del palazzo rispetta la preesistenza ma non la replica, mettendo in relazione la città con la sua opera moderna. Gli spazi interni sono costruiti per attendere un evento: quando questo si innesca i canali del pianterreno si riempiono, come volontà di un patto d’alleanza con lo spirito lagunare e i valori della sua opera. Tra la dissonanza e il mimetismo dei materiali Scarpa offre a Venezia una via moderna, ma con il ricorso a tecniche e materiali legate al savoir-faire tipico degli artigiani.
Intrecci di storia e modernità nell’opera di Carlo Scarpa
Filippo Consoli