Oltre la filosofia della storia
Corso di Antropologia Filosofica a.a. 2011/2012
Riprendiamo da Jacob Burckhardt “[La filosofia della storia] non è che un centauro, una contradic)o in adjecto, giacché la storia, ossia il coordinare, è non‐filosofia, e la filosofia, ossia il subordinare, è non‐storia”.
“È…il pericolo di tuLe le filosofie della storia, ordinate cronologicamente, quello di degenerare, nella migliore delle ipotesi, in storie universali della cultura…altrimenO pretendono di perseguire uno schema universale e, nel far ciò, essendo incapaci di non aver presupposO, sono colorite da idee che i filosofi hanno assorbito fin dal terzo o quarto anno di vita”.
“Certo, non soltanto ai filosofi è comune l’errore secondo cui la nostra età è il compimento di tuLe le età, o almeno vi si avvicina, e tuLo ciò che è esisOto è da considerarsi come calcolato per noi. Tu6o ciò che è esis9to, invece, noi compresi, ha la sua ragione d’essere in sé, in ciò che l’aveva preceduto, in noi stessi e nel futuro”.
“Il nostro punto di partenza sta in quell’unico centro permanente, e per noi possibile, ossia l’uomo che paOsce, che anela, che agisce, l’uomo qual è, qual è sempre stato e sempre sarà”. (da Considerazioni sulla storia universale, [1870] 1905)
ALraverso Pasquale Villari “O la materia della storia può essere determinata da leggi, ed allora ricercandole, noi avremo una scienza, la quale non sarà una parte delle scienze naturali; ma avrà comune con esse tuLo quello che le scienze han comune fra loro, dei principii determinaO”.
“O l’uomo e la società camminano un cammino incerto e variabile senza principio di sorta, ed allora noi dobbiamo rinunziare per sempre a trovare i principi del suo operare, e potremo avere degli eloquenO discorsi sulla storia, ma non mai una scienza della storia”.
“Per la filosofia della storia questa non è già una quisOone di sistema, ma è una quisOone di vita o di morte”. (da Sull’origine e sul progresso della filosofia della storia, 1854)
E Wilhelm Dilthey “[Nella Scuola Storica tedesca] viveva un modo di considerare puramente empirico, un approfondimento amorevole della peculiarità del processo storico, uno spirito universale di considerazione della storia che vuole determinare il valore del singolo stato di fa6o solamente a par9re dal contesto dello sviluppo,
e uno spirito storico della doLrina della società che nello studio del passato cerca spiegazione e regola per la vita del presente, e per cui in conclusione la vita spirituale è storica in ogni punto”.
“Ma la Scuola Storica non ha infranto fino a oggi quei limiO intrinseci che dovevano per forza intralciare la sua formazione teoreOca come il suo influsso sulla vita.
Al suo studio e alla sua valorizzazione delle apparizioni storiche mancò la connessione con l’analisi dei fah della coscienza, e quindi una giusOficazione poggiante sull’unico sapere sicuro in ulOma istanza, in breve una fondazione filosofica”. (da Introduzione alle scienze dello spirito, 1883)
I problemi della filosofia della storia (1892/1907)
di Georg Simmel
dalla Prefazione: Simmel intende criOcare il realismo storico, “per il quale la storiografia cosOtuisce un’immagine speculare di ciò che è accaduto…e che così sembra commeLere un errore non minore di quello del realismo arOsOco, quando crede di copiare la realtà, senza notare come questo copiare sia già una completa sOlizzazione dei suoi contenuO”.
Il parallelo storiografia/ahvità arOsOca è ripreso da Simmel nelle conclusioni: • “…la storia si discosta neLamente dalla realtà immediatamente data o vissuta, che siamo soliO designare semplicemente come la realtà”. • “Il senso della storia…viene ad essa conferita da quei presupposO che la disOnguono qualitaOvamente dal puro faLo, così come lo fa quanOtaOvamente la necessità di una selezione dal complesso totalmente coordinato degli evenO oggehvi”.
“Considerare tuLo questo come una sorta di rassegnazione non sarebbe più sensato del voler muovere all’arte l’accusa di non raggiungere la realtà, mentre proprio in questa distanza risiede tuLo il suo diriLo all’esistenza: certo non nell’aspeLo negaOvo del non‐raggiungere, ma nella costruzione posi9va, dotata di valori misura9 secondo criteri propri, e non in base alla grandezza di quella distanza”.
Dopo e oltre Kant • “La liberazione realizzata da Kant nei confronO del naturalismo è necessaria anche nei confronO dello storicismo”. • “Tale liberazione è possibile forse aLraverso una simmetrica criOca della conoscenza, per cui lo spirito, mediante categorie che solo a lui come spirito conoscente sono proprie, forma in modo sovrano anche l’immagine dell’esistenza spirituale che noi chiamiamo storia”.
“L’uomo che è conosciuto è faLo dalla natura e dalla storia; ma l’uomo che conosce – è lui che fa la natura e la storia”.
• “La forma che diviene cosciente di tuLa la realtà spirituale, la quale come storia fa scaturire da sé ogni io, è essa stessa scaturita dall’io datore di forma”. • “È lo spirito che ha tracciato le rive e il ritmo delle onde di quella corrente del divenire in cui esso scorge se stesso, e che solo con ciò diventa storia”.
Il compito che Simmel si propone è dunque quello di… “…salvaguardare la libertà dello spirito, che è produBvità formante, per la stessa via seguita da Kant nei confronO della natura”.
Tesi centrale difesa da Simmel “La storia, se non ha da essere un gioco di marione6e, è storia di processi psichici, e tuh gli evenO esterni da lei descrih non sono altro che, da un lato, i ponO conducenO dagli impulsi agli ah voliOvi e, dall’altro, i riflessi affehvi suscitaO da quegli evenO esterni”.
“Tuh i fah esterni, poliOci e sociali, economici e religiosi, giuridici e tecnici, non sarebbero per noi né interessanO né comprensibili se non scaturissero da movimenO dell’anima e non suscitassero movimenO dall’anima”.
La faLualità psicologica è, così, sostanza della storia “La storia [resta] sempre un’applicazione di leggi psicologiche di universalità incondizionata; il materiale, però, che non è mai ricavabile dalla legge stessa, perché è anzi il presupposto della sua realizzazione, [è] infinitamente molteplice e [dà] quindi luogo a realtà individuali imparagonabili e irriducibili”.
“Certo, la nostra capacità di conoscere le struLure psichiche al di là dei contenuO di coscienza immediaO è sufficiente solo per una rappresentazione simbolica del tuLo approssimaOva, forse anche perché le categorie di cui disponiamo sono formate per tuL’altri contenuO conosciOvi”.
Per Simmel rimane perciò fuori di dubbio che “fossero le medesime leggi a determinare, in Nerone e in Budda, in Raffaello e in Bismarck, l’associazione e la riproduzione delle idee, la sensibilità per le differenze, la formazione della volontà, la capacità di percezione e la suggesOonabilità.”
L’a priori è psicologico! “Ma queste leggi [storiche], per non restare campate in aria senza un punto di applicazione, richiedono, quasi come loro apriori reale, una materia che non sia da loro stesse prodoLa, ma preesistente. Ed è evidentemente la natura di questa materia a decidere della formazione che ne risulta”.
“La corrispondenza tra la vita psichica degli altri uomini e la nostra, anzituLo in quanto connessa alle sue manifestazioni visibili, dovrà sempre rimanere una ipotesi che funziona come un apriori per ogni relazione praOca e conosciOva tra un soggeLo e altri soggeh”.
“Al di soLo delle azioni visibili degli uomini si sohntendono scopi e senOmenO che sono necessari per trasformare quelle azioni in una connessione intelligibile”.
Dilthey manOene una visione meno parziale? “In effeh un individuo nasce, viene sostentato e si sviluppa sul fondamento delle funzioni dell’organismo animale e delle loro relazioni con il corso circostante di natura; il suo senOmento della vita è fondato perlomeno parzialmente in queste funzioni;
le sue impressioni sono condizionate dagli organi di senso e dalle loro affezioni da parte del mondo esterno; la ricchezza e la mobilità delle sue rappresentazioni, la forza come pure la direzione dei suoi ah di volontà li troviamo dipendenO in modo molteplice da alterazioni nel suo sistema nervoso…
Così la vita spirituale di un uomo è una parte, isolabile solo per astrazione, dell’unità psico‐fisica di vita quale si presenta un esserci [Menschendasein] e una vita dell’uomo. Il sistema di queste unità di vita è l’effe6ualità, che cos9tuisce l’ogge6o delle scienze storico‐sociali”. (da Introduzione alle scienze dello spirito)
Per Simmel la storia viene faLa osservando le grandi personalità? “Chi sosOene il caraLere individuale delle moOvazioni porrà dietro agli avvenimenO esterni una coscienza più decisa di quanto faccia chi afferma esserne le collehvità i soggeh unitari. Questa differenza viene espressa dicendo che i grandi uomini sono la coscienza del loro tempo”.
Si ricordi ancora una volta Burckhardt: “Unico e insosOtuibile è soltanto l’individuo dotato di energia intelleLuale o morale abnorme, la cui azione si riferisca a un elemento universale, vale a dire a popoli interi o a intere culture, anzi all’intera umanità”.
“La storia ama talvolta condensarsi d’improvviso in un individuo, a cui per questa ragione il mondo obbedisce”. “Infah i grandi uomini sono necessari alla nostra esistenza, affinché il moto universale della storia si renda periodicamente e di un sol colpo libero da forme di vita ormai inaridite e dalla retorica raziocinante”.
“Solo tra parentesi sia deLo qui che esiste qualcosa di simile alla grandezza anche in interi popoli, e inoltre che vi può essere una grandezza parziale o momentanea, che subentra laddove un singolo dimenOchi interamente se stesso e la propria esistenza nel nome di un universale: un individuo siffaLo sembra, in quel determinato momento, elevarsi al di sopra delle cose terrene”. (dal Capitolo V, L’individuo e l’universale)
di nuovo a Simmel, con un problema… “…difficoltà di decisione e…incertezze riguardo al contributo della coscienza si accrescono…non appena le formazioni sovrapersonali appaiono provviste di proprie energie di movimento e di sviluppo”.
La soluzione offerta da Simmel “…lo storico può ricavare l’immagine complessiva di una personalità solo dalle sue manifestazioni parOcolari, ma può viceversa interpretare e raggruppare correLamente quesO parOcolari solo in base a un’immagine complessiva già presupposta della personalità. È certo facilmente comprensibile come questo circolo si risolva nella prassi”.
“AnzituLo si inizia dogmaOcamente o ipoteOcamente da un qualche punto e, procedendo sempre nella stessa direzione, si mostra la possibilità o l’impossibilità di interpretare nello stesso senso tuh gli altri parOcolari, giungendo così a dare conferma e relaOva certezza a quella prima supposizione o viceversa costringendo a rivederla”.
Una difficoltà fondamentale “QuesO espedienO della prassi scienOfica lasciano però intaLa la difficoltà di fondo che essi cercano di superare e che conduce fino alla metafisica della psicologia”.
Il pensiero di Husserl sulla psicologia “Soltanto ciò che è rivelato dall’auto‐esperienza interna, soltanto le nostre idee sono evidentemente date. TuLa la dimensione del mondo esterno viene esclusa.”
“Così assume un’importanza primaria l’analisi psicologica interna basata puramente sul fondamento dell’esperienza interna, la quale però fa un uso ingenuo delle esperienze degli altri uomini…e quindi fa uso della validità obiehva delle conclusioni riguardanO gli altri”.
“Infah tuLa la ricerca finisce per svolgersi in un ambito obieBvo‐psicologico, anzi ricorre addiriLura all’elemento fisiologico – mentre è appunto questa obieBvità che è stata messa in ques9one”. (da La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, § 22, 1954)
“TuLa la storia della filosofia…è la storia di poderose tensioni tra la filosofia obiehvisOca e la filosofia trascendentale...Il chiarimento dell’origine di questa interna scissione nello sviluppo della filosofia…[riveste] una grande importanza”.
“InnanzituLo questo chiarimento permeLe di intravvedere la profonda aderenza a un senso, che conferisce un’unità a tuLo il divenire della storia della filosofia moderna…un definiOvo orientamento di tuh gli sforzi dei singoli e delle singole scuole”.
“Si traLa…di un orientamento che mira alla forma finale della filosofia trascendentale – alla fenomenologia – la quale include, come uno dei suoi momenO di rilievo, una forma finale della psicologia, che è chiamata a sradicarne il senso naturalisOco moderno”. (da La crisi delle scienze europee…, § 14, 1954)
Husserl sulle scienze esaLe “Le mere scienze di fah creano meri uomini di faLo…Nella miseria della nostra vita – si sente dire – questa scienza non ha niente da dirci. Essa esclude di principio proprio quei problemi che sono i più sco6an9 per l’uomo, il quale, nei nostri tempi tormentaO, si sente in balìa del des9no; i problemi del senso o del non‐senso dell’esistenza umana nel suo complesso”.
e sul senso della storia “…il mondo e l’esistenza umana possono avere un senso se le scienze ammeLono come valido e come vero soltanto ciò che è obiehvamente constatabile, se la storia non ha altro da insegnare se non che tuLe le forme del mondo spirituale,
tuh i legami di vita, gli ideali, le norme che volta per volta hanno fornito una direzione agli uomini, si formano e poi si dissolvono come onde fuggenO...?” (da La crisi delle scienze europee…, § 2, 1954)
Intuizione e mondo‐della‐vita “TuLa la problemaOca trascendentale si aggira aLorno al rapporto di questo mio io – dell’Ego – con ciò che dapprima viene posto come ovvio in vece sua: la mia anima; poi aLorno al rapporto di questo io e della sua vita di coscienza con il mondo di cui l’io è cosciente, e di cui conosce il vero essere, nelle proprie formazioni conosciOve”. (da La crisi delle scienze europee…, § 26, 1954)
“TuLo ciò di cui…gli scienziaO e tuh in generale, possono diventare coscienO nella loro vita naturale nel mondo, nel processo della loro esperienza, della conoscenza…
ciò che può presentarsi alla loro coscienza…nell’auto‐riflessione – tuLo ciò rimane nell’ambito della superficie, la quale tuLavia…è superficie di una dimensione profonda, infinitamente più ricca”. (da La crisi delle scienze europee…, § 32, 1954)
“[Compito del filosofo è] raggiungere una chiara comprensione di sé in quanto soggeBvità originariamente e sorgivamente fungente…Si traLa di una filosofia che, di fronte all’obiehvismo pre‐ scienOfico e anche scienOfico,
ritorna alla soggeBvità conosci)va quale sede originaria di ogni formazione obieBva di senso e di validità d’essere, che cerca di comprendere il mondo essente come una formazione di senso e di validità e di avviare in questo modo un genere essenzialmente nuovo di scien)ficità e di filosofia”. (da La crisi delle scienze europee…, § 27, 1954)
“…l’esperienza è un’evidenza che si presenta puramente nel mondo‐della‐vita e come tale è la fonte di evidenza delle constatazioni obiehve delle scienze, le quali, dal canto loro, non sono mai esperienze dell’obiehvità”.
“L’obiehvità in se stessa non è…esperibile;… se ne rendono conto gli stessi scienziaO quando, contraddicendo i loro confusi discorsi empirisOci, interpretano l’obiehvità come qualcosa di metafisicamente trascendente”. (da La crisi delle scienze europee…, § 34, 1954)
“…mentre il Otolo vago e vuoto di intuizione, invece di qualcosa di trascurabile e di svalutato rispeLo all’alto valore della logica che si supponeva contenere l’autenOca verità, è diventato il problema del mondo‐della‐vita…
…si delinea anche un grande mutamento nella teoria della conoscenza, nella teoria della scienza; infine la scienza perde la sua autonomia…e diventa un problema meramente parziale”. (da La crisi delle scienze europee…, § 34, 1954)
Jan Patočka, a questo proposito: “Husserl fu il primo a vedere chiaramente che la quesOone del mondo naturale riguarda qualcosa che è noto ma non conosciuto, e che il <mondo naturale> dev’essere ancora scoperto, descriLo e analizzato”.
“…egli scoprì che il mondo naturale non può essere colto nello stesso modo in cui la scienza naturale coglie le cose, e che per questo è necessario introdurre una sostanziale modifica di aLeggiamento, che si indirizzi non verso le cose reali, ma verso la loro natura fenomenica, verso il loro modo di manifestarsi”.
“Heidegger ha accolto…l’idea di Husserl… Egli tuLavia intese quell’ente che è l’uomo, a cui i fenomeni si manifestano, come una struLura del tuLo parOcolare, che si disOngue da tuLo il resto per il faLo che comprende l’essere, nel senso che si rapporta con esso, che si comporta verso di esso [sic] (che è questo rapporto)”. (da Saggi ere)ci sulla filosofia della storia, capitolo I, 1975)
Jan Patočka su Heidegger “Questo rapporto è ben lungi dall’essere disinteressato, non è e non può essere una mera, inerte constatazione [come invece secondo Patočka rischiava di accadere in Husserl]”.
“Il suo proprio essere gli [all’uomo] è dato come qualcosa di cui egli è responsabile…”. “Heidegger è il filosofo del primato della libertà e ai suoi occhi la storia non è una rappresentazione teatrale che si svolge soLo i nostri occhi, ma una responsabile realizzazione di quel rapporto che è l’uomo”. (da Saggi ere)ci sulla filosofia della storia, capitolo II, 1975)
Patočka sul senso della storia “Le cose non hanno un senso di per se stesse, ma il loro senso esige che qualcuno abbia un <senso> per loro. Infah il senso non è originariamente negli enO, ma nell’apertura, nella comprensione delle cose, vale a dire in quel processo…che non si differenzia da quello del nucleo stesso della nostra vita”. (da Saggi ere)ci sulla filosofia della storia, capitolo III, 1975)
Tornando ora a Simmel “Per la conoscenza vi è in realtà un circolo anche fra l’accadere esterno e quello interno. Ogni conoscenza reale dell’esterno viene acquisita solo aLraverso l’interno, ma ogni conoscenza dell’interno viene acquisita solo aLraverso il suo essere documentato nell’esterno”.
Come uscire dal circolo? “Questo circolo può tuLavia essere senz’altro risolto, poiché nel singolo caso ciascuno dei due elemenO risulta in linea di principio come autonomamente determinato, e la conoscenza si muove lungo le connessioni reali e simboliche intercorrenO reciprocamente tra i singoli elemenO delle due sequenze”.
Come legare singolo aLo e “anima individuale”? “La vita interiore mostra uno sviluppo del tuLo unilineare dei suoi movimenO, all’interno dei quali certo si intrecciano le più varie relazioni di causalità e di assimilazione, senza che però al di là di esse si possa pervenire…alla realtà autonoma di una fonte da cui tuLe quelle relazioni possano uniformemente scaturire”.
“Solo nel conta6o personale, o nell’intuizione degli elemenO imponderabili che sono in qualche modo compresenO nella tradizione, sorge in noi il sen9mento di una stru6ura psichica unitaria della persona, perdurante al di soLo o all’interno di tuh i suoi processi psichici come una sostanza nel mutare dei suoi accidenO e delle sue vicende”.
Un punto di partenza e un punto di arrivo “L’unità del caraLere assegna alla filosofia della storia problemi assai profondi soLo l’aspeLo della forma non meno che del contenuto. Che essa sia presente nelle persone come nei gruppi è uno dei presupposO a priori di ogni ricerca storica”.
Sulle leggi della storia: “…gli evenO da cui cerchiamo di stabilire le connessioni soLo forma di leggi storiche, mostrano anzituLo proprio questo caraLere di complessità”.
“RispeLo all’evento unico e irripeObile, dal contenuto imparagonabile, non abbiamo alcun mezzo per disOnguere fra il rapporto di vera e propria causalità esistente fra i suoi momenO e una successione temporale puramente causale, priva di interna connessione”.
Una causalità individuale? “Nondimeno, anche come semplice possibilità logica, il conceLo di causalità individuale apre una prospehva ipoteOca sulle relazioni struLurali nell’ambito psicologico”.
“La difficoltà finora insuperata di scoprire le leggi della vita psichica, la sorprendente frequenza con cui l’anima fa nascere da presupposO apparentemente del tuLo idenOci conseguenze del tuLo diverse, – tuLo ciò potrebbe in qualche modo risalire al faLo che i processi psichici sono governa9 proprio da quella causalità individuale”.
Causalità? Libertà? “Con quella libertà che svincola ogni momento della vita interiore dalla determinazione derivante dai suoi antecedenO, questa causalità – in mancanza della possibilità di conoscere la causalità in forma diversa da quella della legge universale – avrebbe certo in comune l’apparenza esteriore, ma in sostanza non avrebbe nulla a che fare con essa”.
“Ogni singola anima umana rappresenterebbe quindi, per così dire, un caso limite: è come se la nomologicità specifica di [una categoria] dell’essere si fosse concentrata in un unico esemplare”.
Quale compito per la metafisica? “La metafisica ha il valore formale di tendere in generale ad un’immagine compiuta del mondo secondo principi onnicomprensivi, – un valore che è del tuLo indipendente dagli errori materiali del suo contenuto e che conOnua a sussistere anche quando un modo di pensare del tuLo diverso da quello filosofico giunge a soddisfare il nostro bisogno di conoscenza”.
L’errore del materialismo storico “La tendenza a considerare gli evenO economici come una connessione causale unilineare, mentre in realtà a determinare ogni loro momento successivo concorrono influssi provenienO da ogni punto cardinale dell’esistenza extra‐economica, – questa tendenza è spinta [oltremodo] dal materialismo storico più radicale…”.
“…invece di conoscere dalle singole sequenze della realtà storica il loro intreccio con tuLe le altre – intreccio che fa di ogni loro punto il risultato del tuLo –, il tuLo viene al contrario sviluppato a parOre da una delle sue singole sequenze”.
Sull’aLribuzione di un senso alla storia “AmmeLere l’esistenza di un essere divino che fa svolgere tuLo il gioco della storia verso un fine a noi nascosto o rivelato, significherebbe solo trasformare la sequenza causale, come noi la esperiamo, in una sequenza teleologica, senza modificarla minimamente nei contenuO e nelle leggi che li meLono in connessione”.
“Per la ricerca storica è indifferente se si consideri come meta della storia la signoria di Dio o dell’AnOcristo, la beaOtudine finale di tuLe le anime o la separazione tra eleh e dannaO, il dissolversi di ogni spirito nel nirvana o il totale farsi spirito di ogni esistenza…”.
“…ciò che ci muove all’ahvità teorica non può essere a sua volta di nuovo qualcosa di teorico, ma solo un impulso della volontà e un senOmento di valore”.
“La sequenza degli evenO arOcolata secondo valori e disvalori morali ha ritmi e colori, momenO di altezza e di caduta assolutamente diversi da quelli che essa possiede nella categoria della storiografia teorica – sebbene entrambe le considerazioni abbiano lo stesso idenOco contenuto, ognuna però in una dimensione a cui l’altra non giunge”.
“A queste si può aggiungere ancora la considerazione esteOca, che a dire il vero è divenuta poco efficace nei confronO dell’agire e parOcolarmente nei confronO della sua totalità storica. Ma questa totalità può essere indubbiamente arOcolata anche secondo valori esteOci. Armonie e contrasO, i fenomeni del leggiadro e del tragico, le gradazioni che vanno dal bello al bruLo…”.
Sul progresso “Che noi vediamo o meno un progresso nella storia, dipende dunque da un ideale il cui valore non scaturisce come tale dalla sequenza dei faB, ma viene inevitabilmente aggiunto a questa dalla soggehvità”.
“Il conceLo di valore non conOene alcun elemento universale che sia applicabile indipendentemente dall’aLribuzione soggehva di valore che opera la selezione”.
“E il mutamento, pur essendo realmente l’elemento universale di ogni progresso, non consente però di per sé solo l’applicazione del suo conceLo, poiché il mutamento è anche l’elemento universale di ogni regresso”.
Anche Pasquale Villari è severo “Alcuni…[che] volevano un mutamento poliOco come unico rimedio ai mali, si sono immaginata una forma perfeLa di governo, che hanno ritrovata nei loro sogni beaO; e la volevano e la vogliono imporre a tuLe le nazioni, a tuLe le condizioni diverse di popoli, che differiscono per costumi, per civiltà, per razze”.
“Altri …compresero che una forma poliOca di governo può applicarsi ad ogni stato della società, ma deve venire come conseguenza dell’inOma natura di essa; onde allora si deLero a ricercare la natura della società, e credeLero di trovarla tuLa nell’ordinamento della proprietà”.
“Fu un primo errore quello di credere che la società stesse tuLa nella proprietà, che ne è solo l’elemento più materiale; fu un secondo errore quello di credere che si potesse trovare un ordinamento migliore del presente, negando la scienza economica, e senza studiare la diversa natura e il diverso caraLere dei popoli;
e finalmente fu un terzo errore, e più grave, quello di credere che trovato il vero ordinamento della proprietà, il vero caraLere del capitale e dell’interesse, ci si potesse andare d’un salto”. (da Sull’origine e sul progresso della filosofia della storia)
Su storicismo e metodo: Popper “…per storicismo intendo una interpretazione del metodo delle scienze sociali che aspiri alla previsione storica mediante la scoperta dei ritmi o dei paFerns, delle leggi, delle tendenze che soLostanno all’evoluzione storica”.
CriOca alle tesi pronaturalisOche “Il risultato di esperimenO è la selezione di ipotesi che hanno superata la prova degli esperimenO, in base all’eliminazione di quelle ipotesi che non vi sono riuscite”.
“Ecco…l’errore centrale dello storicismo. Le sue leggi dello sviluppo si rivelano essere tendenze assolute, tendenze come leggi, che non dipendono dalle condizioni iniziali, e che irresisObilmente ci trascinano in una certa direzione nel futuro. Su di esse si basano profezie non condizionali, in anOtesi alle previsioni scienOfiche condizionali”.